sabato 26 febbraio 2011

NON DITE ALLO SCARPARO CHE IL PROCESSO PER IL CRAC PARMALAT ARRIVA A CONCLUSIONE (SENTENZA ATTESA PER MAGGIO), GRANDE IMPUTATO GEROVITAL GERONZI CHIAMATO A RISPONDERE DEL DIROTTAMENTO DI CENTINAIA DI MILIONI DI EURO DALLE CASSE DI TANZI A QUELLE DELLA BANCA DI ROMA, PRIMA DEL CRAC DI CRAGNOTTI - ECCO PERCHÉ SI DEFILÒ IN TEMPO DALLA PRESIDENZA MEDIOBANCA: UNA CONDANNA LO AVREBBE COSTRETTO ALLE DIMISSIONI...

Vittorio Malagutti per Il Fatto


CRAGNOTTI
A sette anni dal crac, più di otto da quando non venne rimborsato il primo bond venduto a migliaia di risparmiatori, è cominciato ieri con la requisitoria dei pm l'ultimo atto del processo Cirio. Alla sbarra 35 imputati. Tra loro il patron del gruppo alimentare, Sergio Cragnotti con moglie, figli, genero. E poi manager e banchieri che per anni, secondo la ricostruzione dell'accusa, hanno condotto la danza infernale delle perdite e dei debiti. Un nome su tutti spicca nella lunga lista dei presunti complici di Cragnotti. È quello di Cesare Geronzi, ora al vertice delle Assicurazioni Generali, mentre all'epoca dei fatti, cioè dal 1998 al 2003, era presidente di Banca di Roma (poi Capitalia).

Geronzi è chiamato a rispondere dei reati di concorso in bancarotta distrattiva e preferenziale. Vuol dire che il banchiere romano, insieme a Cragnotti e ad altri dirigenti della Cirio, avrebbe dirottato centinaia di milioni di euro dalle casse della disastrata azienda alimentare a quelle della Banca di Roma. L'obiettivo, ovviamente, era quello di recuperare i crediti prima del prevedibile crac del gruppo di Cragnotti.


CRAGNOTTI GERONZI SOLE24ORE
Tra gli imputati c'è anche Gianpiero Fiorani, il pluricondannato ex presidente della Popolare di Lodi, un'altra banca esposta verso il gruppo dichiarato fallito a fine 2003. La velocissima ascesa di Cragnotti, un ex manager della Montedison dei Ferruzzi, venne finanziata soprattutto dall'istituto capitolino. "Almeno il 40 per cento dei prestiti elargiti a Cirio nel corso degli anni provenivano dalla Banca di Roma", ha ricordato ieri il pm Gustavo De Marinis.

I difensori di Geronzi hanno sempre respinto tutte le accuse, sottolineando, tra l'altro, che il banchiere non avrebbe mai personalmente preso alcuna decisione, perchè non aveva poteri operativi nella banca di cui era presidente. I pm invece si basano su una serie di documenti, tra cui alcuni verbali delle riunioni del comitato esecutivo, di cui Geronzi faceva parte. In quei verbali viene tra l'altro esaminata la grave situazione della Cirio e si descrivono operazioni finanziarie poi messe sotto accusa dai pm.


CESARE GERONZI
Correva l'anno 1999 e Cragnotti era sotto i riflettori, circondato dall'entusiasmo generale (romanisti esclusi) perché aveva portato la sua Lazio in Borsa (prima squadra di calcio in Italia) e poi allo scudetto. Nel frattempo, però, la galassia delle sue aziende, comprese le holding nei paradisi fiscali, era assediata dai debiti e rischiava seriamente il tracollo.


Fu allora che prese il via una girandola di operazioni finanziarie che, nella ricostruzione dei pm, servivano a niente altro che ad allungare l'agonia di un gruppo ormai condannato al fallimento. Tra gli affari sotto accusa c'è la vendita nel 1999 alla Parmalat di Calisto Tanzi della Eurolat e poi i giochi di sponda sulla Cirio, passata dapprima sotto il controllo della holding brasiliana di Cragnotti e dopo poco girata a quella lussemburghese.


CALLISTO TANZI
Il gran finale arriva nel 2000 quando Cirio incomincia a piazzare sul mercato bond per un totale di 1,125 miliardi di euro. Una montagna di titoli che furono venduti ai risparmiatori con l'assistenza del sistema bancario, tra cui alcuni degli istituti che maggiormente avevano finanziato il gruppo alimentare negli anni precedenti come Banca di Roma, San Paolo Imi (poi fusom in Intesa) e Popolare Lodi.


PARMALAT
In questo modo, come hanno ricostruito le indagini, il rischio della sempre più probabile insolvenza delle aziende di Cragnotti si è trasferita dalle banche agli acquirenti delle obbligazioni emesse in Lussemburgo. Almeno 11 mila investitori hanno comprato i bond targati Cirio tra il 2000 e il 2002. Nel 2003 arriva il fallimento e quindi il commissariamento del gruppo.


GIANPIERO FIORANI
Da allora i risparmiatori hanno ricevuto in media rimborsi non superiori al 10 per cento del capitale investito. Nel frattempo Cragnotti, rinviato a giudizio nel 2007 dopo alcuni mesi di carcere preventivo, ha fatto in tempo pubblicare un'autobiografia e ad candidarsi alla presidenza della Lega calcio. Geronzi, coinvolto anche in un filone del processo Parmalat, ha invece spiccato il volo verso Mediobanca e le Generali.

Le eventuali richieste di condanna arriveranno tra meno di una settimana, mercoledì 2 marzo, quando si concluderà la requisitoria dei pm Tiziana Cugini, Guastavo De Marinis e Rodolfo Sabelli. La sentenza, forse, a maggio.

by dagospia

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 9/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 8/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 7/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 6/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 5/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 4/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 3/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 2/9 PARTE

IN UN ALTRO PAESE - DOC. SU FALCONE E BORSELLINO- 1/9 PARTE

Discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford (sottotitoli in italiano)

mercoledì 23 febbraio 2011

GABETTI, PER VENTI ANNI BRACCIO FINANZIARIO DI AGNELLI, RACCONTA IL LUNGO NEGOZIATO SEGRETO PER L’INGRESSO DEI LIBICI IN FIAT - OGGI SI SCOPRE CHE LA FIAT NON AVEVA IL CONTROLLO DELLA SITUAZIONE: “LA NECESSITÀ DI SOLDI CI FECE SUPERARE LA PAURA DI TRATTARE CON IGNOTI. POI, COMINCIARONO LA SCALATA IN BORSA, NON CAPIVAMO COSA STESSE SUCCEDENDO” - NEL 1986, LA FIAT COSTRETTA DAGLI USA A LIBERARSI DI GHEDDAFI. I LIBICI, PARA-GURI, HANNO FATTO GONFIARE IL PREZZO PER RIVENDERE ALLA CIFRA RECORD DI 3 MLD DI DOLLARI…

Salvatore Tropea per "la Repubblica"

«Se me li ricordo, i libici? E come potrei dimenticarmeli: quella sera, a Ginevra, quando abbiamo chiuso l´accordo con cui uscivano dalla Fiat dopo dieci anni, ho stretto la mano ad Abdullah Saudi e gli ho detto: guardi qui, ho appena scritto tre miliardi di dollari. Sappia che lei mi fa firmare l´assegno più pesante della mia vita».

Gianluigi Gabetti, l´uomo per oltre vent´anni più vicino all´Avvocato Agnelli, ha seguito passo passo il negoziato d´ingresso della Libia nell´azionariato Fiat, nel 1976, e ha guidato la trattativa per l´uscita degli uomini di Gheddafi, nel 1986. In quegli anni, ha stretto un rapporto con i plenipotenziari di Tripoli, un rapporto d´affari ma anche personale, con passeggiate sotto i portici di Torino e qualche cena al "Cambio" e al "Gatto Nero". «Ho anche avuto molti inviti ad andare a trovarli. Ma non venga a Tripoli, mi diceva sorridendo Saudi: meglio in Barhein, dove ho una bella casa».


GIANNI AGNELLI A SPASSO - COPYRIGHT PIZZI
Dottor Gabetti, quell´accordo fece scandalo e clamore in tutto l´Occidente. A chi venne l´idea?
«A loro. L´Avvocato un giorno mi disse che un alto dirigente Fiat era stato contattato da un emissario libico che offriva collaborazione. Lui era incuriosito, io diffidavo: dobbiamo vedere chi rappresenta davvero, dicevo, e per che cosa. Pochi giorni dopo capimmo che si trattava di un intervento finanziario, e che dietro c´era il governatore della Banca libica. Incaricammo Mediobanca, e Cuccia prese direttamente in mano la cosa. Nacque un rosario di incontri fissati, disdetti, ripresi, tutti in gran segreto. Finché alla cena decisiva al ristorante Toulà si presentò direttamente Saudi, disse che era l´ideatore della cosa, il negoziatore e il futuro consigliere. Fu chiaro che facevano sul serio».

Quanto tempo durò il negoziato?
«Dieci mesi. E sempre attenti a non farci scoprire. Nessuno seppe mai nulla. Tanto che all´annuncio, il primo dicembre ‘76, l´Avvocato si concesse il lusso di chiedere ai giornalisti: qualcuno ha idea di cosa sto per dirvi? Silenzio. Il segreto era assoluto. Anche questa, disse Cuccia ad Agnelli, era una prova della volontà libica di arrivare fino in fondo».


GHEDDAFI PRIMO PIANO
Ma non era un´alleanza innaturale, tra occidentali e libici?
«Altro che. Le nostre titubanze erano fortissime. Anche perché il partner era un´entità per noi sconosciuta. Quel che conoscevamo bene, però, erano le esigenze finanziarie stringenti della Fiat, che prevalsero sui timori di una trattativa con ignoti».

Realpolitik da parte di Agnelli, o cinismo?
«Diciamo che più del dolor potè il digiuno. Temevamo che a un certo punto nel negoziato si facesse vivo Gheddafi. Non telefonò mai. Agnelli lo incontrò molto più tardi, a Mosca».


E come si comportò Tripoli in Consiglio?
«Con grande correttezza. I due rappresentanti, Saudi e Misallati, avevano modi anglosassoni, parlavano inglese, erano cortesi e preparati. Si erano anche predisposti una base tecnica d´appoggio a Torino, allo studio Mailander. Ottimi partner, mai uno screzio».


CESARE ROMITI
Ma a un certo punto scalano in Borsa: è così?
«Non abbiamo mai capito davvero che cosa stava succedendo. Improvvisamente, circolano voci sulla loro voglia di ampliare la posizione, loro negano, il titolo comincia a correre, studiamo con Misallati una clausola protettiva fatta di medie complicate dei prezzi. Ma a quel punto, il prezzo è altissimo, la plusvalenza troppo allettante. E loro, alla fine sono degli speculatori».

Quando decidono di vendere?
«Il giorno di Ferragosto dell´86 sono in vacanza ad East Hampton quando suona il telefono e il centralino di casa Agnelli mi passa l´Avvocato da Sankt Moritz. Venga subito, mi dice, c´è qui Saudi, vogliono vendere. Arrivo e trovo Cuccia, Romiti e Maranghi con Agnelli. Tutti contenti».


AGNELLI ENRICO CUCCIA
Il socio era diventato troppo scomodo?
«Sì. L´imbarazzo internazionale cresceva e l´America era molto inquieta. La Libia era finita nella lista nerissima, e noi rischiavamo di perdere gli ordini americani per le macchine movimento terra. Agnelli non poteva nemmeno concepire che la Fiat finisse a sua volta sulla lista nera, per Gheddafi, ne parlò direttamente con Bush padre, già capo della Cia, vicepresidente e, poi, presidente degli Stati Uniti».


BUSH FIGLIO E PADRE
Quindi fu facile negoziare l´uscita?
«Difficilissimo. Anzi, drammatico. Non avevamo i soldi. Volevano tre miliardi e mezzo di dollari. Chiesi un mandato speciale ad Agnelli e mi chiusi per una settimana a Ginevra con Saudi. Era una roccia: ho questo mandato, ripeteva, non posso muovermi. Alla fine un poco si mosse, spuntai 500 milioni, e ci stringemmo per l´ultima volta la mano. Si alzò e disse che doveva telefonare».

A chi?
«Non ho mai saputo chi c´era dietro le quinte».

BY DAGOSPIA

CARO AMICO MUAMMAR/2 - ROMITI RIVELA DETTAGLI AGGHIACCIANTI SUL RAPPORTO FIAT-GHEDDAFI (AZIONISTA DAL 1976 AL 1986): “20 GIORNI DOPO IL DISASTRO DI USTICA, CI CHIAMÒ IL SOCIO LIBICO. VOLEVA RECUPERARE IL LORO AEREO DA GUERRA CADUTO SULLA SILA. IO NE PARLAI CON I SERVIZI SEGRETI. E IL MIG FU RICONSEGNATO” - PRIMA DELL’INGRESSO DEL "SOCIO IMPRESENTABILE", AGNELLI CHIESE IL PERMESSO DELLA CIA (BUSH PADRE), DI ENRICO CUCCIA E DI CIAMPI (GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA). TUTTI DIEDERO L’OK - “MA OGGI È DIVERSO, SI È ECCEDUTO NEI RAPPORTI”

Raffaella Polato per il "Corriere della Sera"


DOVE FU RITROVATO IL MIG LIBICO SILA CALABRIA
Trattative lunghissime. Una sola condizione, alla fine: «Non sarebbero mai entrati nella gestione. Non avrebbero mai avuto notizie sensibili» . E così fu, dice Cesare Romiti. «Mai un'interferenza» , nei dieci anni della Libia in Fiat. «Mai nessuna richiesta» . Non sull'azienda, almeno. Perché poi, in realtà, del suo ruolo di azionista Tripoli una volta approfittò. Lui comincia a raccontarla così: «Mi ricordo un unico episodio» .

Ma se sceglie l'esordio minimal, e lo butta lì quasi per caso, quasi a suggerire dettagli di secondo piano, l'uomo che per un quarto di secolo (dal 1974 al 1998) ha guidato il Lingotto ovviamente lo sa già: quello che sta per aggiungere tanto secondario non è. Quell' «unico episodio» ha a che fare con Ustica. Il Dc9 dell'Itavia precipitato in mare il 27 giugno 1980. Il Mig dell'aeronautica militare libica trovato venti giorni dopo sulle montagne della Sila.

È stato, rimane uno dei grandi misteri italiani. E mentre si svolgeva, mentre era ancora soltanto cronaca, Romiti ricevette una telefonata.

Il socio libico?
«Uno dei due consiglieri di Lafico in Fiat, sì. Erano Abdullah Saudi e Regeb Misellati. Li avevo sentiti, naturalmente, subito dopo l'incidente di Ustica. Incidente, poi... Temevamo tutti fosse stato un missile. Uno sconfinamento, una battaglia segreta nei cieli, l'arma che parte e colpisce l'aereo civile. Ne parlammo. Mi rassicurarono» .


I RESTI DELLAEREO DELLITAVIA INABISSATOSI NEI MARI DI USTICA
Ci credette?
«So che qualche settimana più tardi si scoprì il "caccia"libico caduto in Calabria. Misellati mi richiamò» .

Per dirle?
«Che volevano, dovevano recuperare i resti dell'aereo. E ci chiedevano una mano» .

La diede? L'amministratore delegato della Fiat aveva effettivamente quel potere?
«Ne parlai con i "servizi", a Roma. Non sapremo mai cos'era successo, né a Ustica né sulla Sila, né durante né dopo. Sappiamo che il Mig fu restituito» .


Dottor Romiti, non era stato Giovanni Agnelli a definire lo scomodo e imbarazzante - anche allora - socio libico «un azionista che si comporta come un banchiere svizzero» ? Dubbi sull'ingresso di Muammar Gheddafi già ne avevate avuti. Dopo Ustica, il Colonnello rimase per altri sei anni il principale partner nel capitale Fiat. Cos'era: solo realpolitik degli affari?
«Guardi che è vero: con noi i libici si sono sul serio comportati sempre come banchieri svizzeri. Ricordiamo anche le condizioni della Fiat di allora. Quando Tripoli entrò, nel 1976, avevamo un forte bisogno di capitali. Ciò non toglie che le trattative siano state lunghissime, quasi due anni. E questo proprio per i dubbi dell'Avvocato, e miei, sulla loro "presentabilità"» .


MIG LIBICO
Come andò?
«Un giorno venne da me Nicolò Gioia. Era stato direttore generale Fiat, era in pensione, ma continuava a girare per il mondo. Mi riferì dei contatti che aveva avuto in Libia e dell'interesse a investire nel gruppo. Io ne parlai a mia volta con l'Avvocato, che mi chiese: "Romiti, lei?". Dobbiamo stare attenti a non irritare loro da un lato, gli americani dall'altro, risposi. Agli americani pensò naturalmente l'Avvocato. Informò George Bush senior, che allora era alla guida della Cia: ne ricevette una serie di raccomandazioni e il via libera. Poi, insieme, andammo da Carlo Azeglio Ciampi: e ricevemmo la benedizione anche del Governatore della Banca d'Italia» .


CESARE ROMITI
A quel punto, però, l'affare era già fatto: e un ruolo notevole lo ebbe Enrico Cuccia.
«Andai io da lui. Come l'Avvocato, era un uomo curioso del mondo e attratto dalle sfide. La Libia in Fiat sicuramente lo era. Cuccia studiò l'operazione e disse sì. Ma disse anche, a Saudi e Misellati: "Non dovete entrare nella gestione". Eseguirono. Venivano a Torino, partecipavano ai consigli, guardavano i bilanci e se ne andavano. Quando poi uscirono, nell' 86, misurarono il loro affare: la Fiat era rinata, la Libia aveva guadagnato. E parecchio» .


DISCORSO GHEDDAFI
È passato un quarto di secolo. Voi trattavate in segreto e anche nell'imbarazzo. Oggi, tutti hanno negli occhi la sfilata del governo, dei big di Confindustria, dei grandi banchieri davanti alla tenda del Colonnello piantata a Villa Borghese. Era solo un anno e mezzo fa. La «realpolitik degli affari» non è andata troppo, e troppo superficialmente, «oltre» ? Nessuno poteva immaginare quello che sta succedendo dal Bahrein al Marocco, ma per la Libia il rischio-Paese è sempre stato alto. Molto più alto.
«Il rapporto con Tripoli ha certamente ecceduto i limiti dei rapporti tra due Stati. Il Colonnello si è presentato qui, in Italia, con quella foto provocatoria appuntata sul bavero... Eppure andare là, in passerella alla sua tenda, e stringergli la mano ha fatto premio su tutto il resto. Compreso il fatto che nel frattempo la Libia è diventata una dittatura tra le più feroci» .


GIANNI AGNELLI

USTICA BIG
Che cosa teme di più, da quello che sta succedendo tra Medio Oriente e Nord Africa?
«Le decine di migliaia di profughi e immigrati che metterebbero in crisi noi e l'intera Europa. L'impatto economico: pensi solo alla nostra dipendenza energetica» .

E lo spettro dell'integralismo islamico alle porte di casa?
«È l'ulteriore pericolo. Ma sono i giovani, soprattutto, a ribellarsi alle dittature: perciò credo che, al bivio, forse sarà più facile imboccare la strada della democrazia. Vorrei non fosse solo una speranza» .

BY DAGOSPIA

sabato 19 febbraio 2011

steve jobs

Steven Paul Jobs (San Francisco, 24 febbraio 1955[1]) è un imprenditore e informatico statunitense.
È il cofondatore e amministratore delegato di Apple Inc., è stato proprietario di NeXT Computer (poi acquisita da Apple al momento del suo ritorno dopo quasi 12 anni), nonché amministratore delegato di Pixar prima dell'acquisto da parte della Disney. Ha lasciato di recente il ruolo di direttore operativo di Apple Inc. per motivi di salute. È inoltre membro del consiglio d'amministrazione della Walt Disney Company, di cui è la persona fisica con il maggior numero di azioni. È noto per aver fatto produrre e conoscere al grande pubblico il primo computer con mouse e interfaccia a icone.
Jobs è stato classificato al primo posto tra i 25 uomini d'affari più potenti del mondo nell'annuale graduatoria stilata dalla rivista statunitense Fortune per il 2007, staccando di 6 posizioni il suo rivale storico Bill Gates, fondatore di Microsoft.[2]
Inoltre Jobs è stato nominato, nel 2010, persona dell'anno dal Financial Times[3].
Indice [nascondi]
1 La salute di Steve Jobs
2 Biografia
2.1 Nascita e successo di Apple
2.2 L'esperienza di NeXT e Pixar
2.3 Il ritorno in Apple
2.4 iMac, Mac OS X e iPod: il rilancio di Apple
2.5 iPhone e iPad: L'espansione di Apple
3 Visione politica
4 Note
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
La salute di Steve Jobs

Steve Jobs nel 2004 ha scoperto di avere una rara forma di tumore maligno al pancreas, molto meno aggressiva della forma più comune,[4] sviluppatosi nei 9 mesi precedenti apparentemente senza sintomi; è stato così sottoposto a terapia chirurgica per la rimozione della metastasi.
Per i due mesi di assenza di Steve Jobs fu incaricato Tim Cook come amministratore delegato. A distanza di soli 2 anni dalla scoperta del cancro, nel 2006 Jobs è apparso in buona forma di salute. Tuttavia, a causa del cancro e delle conseguenti terapie, Steve Jobs ha sviluppato il diabete di tipo 1, detto anche giovanile e insulino-dipendente, che lo ha costretto a iniziare la terapia insulinica per curare gli scompensi metabolici (perdita consistente di peso e presenza di proteine e zuccheri nelle urine) e a seguire una dieta bilanciata (Jobs è pescetariano[5]) con apporti controllati di carboidrati, proteine e grassi.
Nel 2009 sono state divulgate notizie contrastanti sulla salute di Steve Jobs, a causa anche della sua annunciata assenza al MacWorld di gennaio. Nel comunicato stampa ufficiale del 5 gennaio 2009, Jobs ha affermato di stare "bene" e che ha "solo uno scompenso ormonale" che gli impediva di "prendere peso". Nello stesso comunicato il board dei consiglieri di Apple ribadisce la completa fiducia in Steve Jobs e nelle sue capacità di guidare una azienda il cui titolo dal 1998 (anno in cui Jobs tornò alla guida di Apple dopo l'"esilio" iniziato nel 1986) a oggi è cresciuto del 2.250% circa.
Scrive Steve Jobs:[6] "Ho perso peso nel 2008 ma non riuscivo a capirne il motivo, così ho deciso di andare fino in fondo alla questione mettendola come mia priorità numero uno. Dopo alcuni test i medici mi hanno fatto sapere che il problema è uno scompenso ormonale che mi "ruba" le proteine di cui il mio corpo ha bisogno. Alcuni sofisticati esami hanno confermato questa diagnosi. Il rimedio è relativamente semplice e ho già cominciato la cura, ma visto che non sono diminuito in una settimana o in un mese, i dottori si attendono che ci vorrà fino a tutta la primavera perché recuperi quello che ho perso. Nel frattempo continuerò a lavorare come Ceo di Apple". Dopo questo comunicato, le voci su una recidiva del tumore di Jobs sono diminuite.
Il 14 gennaio 2009 Steve Jobs ha annunciato il suo ritiro temporaneo da Apple per 5 mesi a causa dei suoi problemi di salute, delegando ancora una volta la carica di amministratore delegato a Tim Cook, direttore operativo di Apple. In una lettera aperta ai dipendenti di Apple e diffusa su internet, Steve Jobs dichiara che le sue condizioni di salute sono "più complesse di quello che pensava" e che necessita di cure mediche più complesse.[7]
Il 20 giugno 2009 esce un articolo sul sito internet del Wall Street Journal spiegando che nel corso del mese di aprile 2009, ha subito un trapianto di fegato nello stato del Tennessee e le sue condizioni di salute sono buone. Apple Inc. ha confermato il suo rientro per la fine del mese di giugno 2009[8]
Durante questo periodo Steve Jobs non sale sul palco del Moscone Center di San Francisco a presentare nuovi prodotti per ben due volte. La prima il 6 gennaio in occasione dell'ultima partecipazione di Apple al MacWorld Trade Show della casa editrice IDG, la seconda l'8 giugno per la WWDC 2009. In entrambi i casi sul palco è salito Phil Schiller, vice presidente per il product marketing a livello mondiale, per presentare tra gli altri i nuovi pacchetti iLife e iWork, il nuovo iPhone 3Gs e il rinnovo della linea MacBook Pro.
Il 29 luglio 2009 il portale TMZ.com pubblica una fotografia che lo ritrae davanti il Campus Apple di Cupertino, da cui era stato assente dal mese di gennaio.[9] Il 9 settembre 2009 Steve Jobs torna sul palco a presentare il rinnovo dell'intera gamma di iPod. Appare in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che si mostrò al pubblico e ne approfitta per ringraziare il ragazzo di vent'anni, deceduto in un incidente stradale, che gli ha donato il suo fegato e per invitare tutti a diventare donatori.[10]
Il 17 gennaio 2011 Apple ha annunciato che Steve Jobs ha richiesto un nuovo congedo medico. Jobs rimane il CEO di Apple e continuerà ad occuparsi delle principali questioni strategiche ma verrà sostituito per le operazioni giornaliere da Tim Cook, il COO di Apple[11].
Biografia

Nato da madre americana (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano (Abdulfattah "John" Jandali, uno studente che sarebbe diventato più tardi professore di scienze politiche), Steve non fu educato dai suoi genitori naturali, ma fu dato in adozione appena nato. Fu adottato da Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Steve ha una sorella biologica più giovane, Mona Simpson, scrittrice di successo.[12]
Nascita e successo di Apple
Nel 1972 Jobs si diplomò all'istituto Homestead di Cupertino, in California, iscrivendosi al Reed College di Portland nell'Oregon, ma abbandonò l'università dopo solo un semestre per andare a lavorare.
Nel 1974 era alla Atari con il suo amico Steve Wozniak, dove lavorarono su una prima versione della circuiteria del videogioco Breakout. Successivamente i due decisero di mettersi in proprio. Ottennero un finanziamento da un industriale, Mike Markkula e, nell'inverno del 1976, fondarono la Apple Computer. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l'Apple I, che vide la luce il 1º aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vendette il suo pulmino Volkswagen e Wozniak la propria calcolatrice.
Nel 1977 Jobs e Wozniak lanciarono il primo personal computer (all'epoca si utilizzava ancora il termine microcomputer) destinato a conoscere una diffusione di massa: l'Apple II. Le vendite toccarono il milione di dollari. Nel 1980 la Apple si quotò in Borsa.
Dalle ceneri della collaborazione con il PARC (Palo Alto Research Center) e dell'Apple Lisa (primo computer al mondo nella grande distribuzione a interfaccia grafica e mouse), il 24 gennaio 1984 Apple produsse un personal computer compatto e dotato di un nuovo sistema operativo a interfaccia grafica: l'Apple Macintosh. Dotato di icone, finestre e menu a tendina, il Mac riscosse un grande successo. Per il grande pubblico Jobs divenne la persona più in vista nel mondo dell'informatica.
L'esperienza di NeXT e Pixar
Dopo il lancio di Macintosh, il sodalizio Jobs-Wozniak si sciolse. Nel 1985 Wozniak lasciò Apple Computer per cambiare attività; Jobs a sua volta entrò in rotta di collisione con John Sculley, l'amministratore delegato che egli stesso aveva nominato, e anch'egli uscì dalla Apple.
All'età di trent'anni decise di ripartire da capo, fondando una nuova compagnia, la NeXT Computer, con l'obiettivo di avviare una nuova rivoluzione tecnologica. Nel 1986 acquistò la Pixar dalla LucasFilms, una casa di produzione cinematografica con l'ambizione di realizzare unicamente animazioni computerizzate.
La NeXT produsse computer migliori e tecnologicamente più avanzati dei concorrenti, ma con prezzi più alti e non riuscì a imporsi sulla concorrenza, anche a causa della comparsa sul mercato di computer economici "cloni" dei PC IBM.
Nel frattempo nel 1991 si sposò con Laurene Powell, con una cerimonia officiata da un monaco buddista. Dal matrimonio sono nati tre figli e successivamente Jobs ha anche riconosciuto la figlia Lisa, nata da una relazione con una pittrice.
La Pixar si concentrò sulla produzione di lungometraggi al computer, riuscendo a sfondare nel 1995 con la produzione del film d'animazione Toy Story - Il mondo dei giocattoli. Seguì un altro successo planetario con il film A Bug's Life.
Il ritorno in Apple
Nel 1996 la Apple Computer era in crisi; il sistema operativo Mac OS, montato sulle macchine Apple, era ormai obsoleto e l'azienda aveva necessità di cambiare ed offrire qualcosa di nuovo sul mercato. L'azienda decise pertanto di acquistare una software house che disponesse di un moderno sistema operativo, da adattare successivamente a macchine con architettura PowerPC.
All'inizio la società pensò all'acquisizione della Be Inc., azienda fondata da due transfughi della Apple: il maggior candidato a diventare il nuovo sistema operativo di Apple sembrava quindi essere il BeOS, di cui era già in corso la portabilità per l'architettura PowerPC. In seguito, la Apple Computer contattò Steve Jobs. Jobs in cambio chiese che la Apple acquisisse la NeXT – in grave crisi – e l'affare andò in porto. Il NeXTSTEP, sistema operativo della NeXT, diviene la base di quello che fu il futuro OS di Apple, il Mac OS X, mentre lo sviluppo del vecchio Mac OS terminò con la versione 9.2.
iMac, Mac OS X e iPod: il rilancio di Apple


Steve Jobs insieme a Bill Gates
Nel 1997, dopo risultati commerciali altalenanti, l'amministratore delegato di Apple Gil Amelio venne allontanato e Jobs assunse nuovamente la carica di CEO ad interim, ma senza stipendio (scherzosamente veniva chiamato iCEO; riceve tuttora la cifra simbolica di 1 dollaro all'anno). La sua mansione, peraltro, ha comportato diversi premi di produzione, tra i quali un jet privato da 90 milioni di dollari (1999), e poco meno di 30 milioni di dollari in azioni (2000-2002). Questo tipo di retribuzione non deve considerarsi straordinaria, infatti viene usata da molti dirigenti per i considerevoli vantaggi fiscali derivati dal capital gain.
Mentre lo sviluppo di Mac OS X era ancora in corso, Jobs lanciò l'iMac, un fortunatissimo modello di personal computer "all-in-one", cioè comprendente schermo e le altre componenti nello stesso telaio del computer, riducendo notevolmente l'ingombro sulla scrivania, rientrando nel mercato dei prodotti di massa. Fino ad allora la Apple si era accontentata di dominare due mercati di nicchia, quello della progettazione grafica e della musica, isolandosi dal mondo IBM.
Il 2001 fu l'anno del lancio ufficiale di Mac OS X, basato sul NeXTSTEP, che come questo utilizza un kernel Unix. Con il Mac OS X Apple consolidò la propria quota di mercato. Mac OS X da allora è stato costantemente aggiornato e migliorato ed è stato commercializzato in numerose versioni successive, ognuna presentata con significative innovazioni (quella distribuita dal 2009 è Mac OS X 10.6 Snow Leopard).
Quasi contemporaneamente al lancio del nuovo sistema operativo e del nuovo computer, Jobs decise anche di lanciarsi nel settore della musica digitale con l'iPod, un lettore digitale di musica avanzato presentato il 21 ottobre 2001, e iTunes, un software attraverso cui è possibile ascoltare musica e acquistarla attraverso il servizio online iTunes Music Store, che stabilì ben presto un primato di vendite e fu riscritto in seguito anche per il sistema operativo Microsoft Windows per aumentarne ulteriormente la diffusione. Attualmente l'iPod è il lettore multimediale più venduto al mondo, con una quota di mercato superiore all'80%, mentre iTunes Store è il "mercato" digitale più usato al mondo, con 10 miliardi di brani venduti.
Per significare lo spostamento del proprio core business dal mercato dei computer a quello più generale del multimediale, Jobs fece ribattezzare Apple Computer Inc. nel gennaio 2007, chiamandola semplicemente Apple Inc.
iPhone e iPad: L'espansione di Apple
Dopo un battage pubblicitario durato diversi mesi, il 29 giugno 2007 Apple iniziò a commercializzare un nuovo prodotto lungamente atteso, l'iPhone, un telefono cellulare con un tasto solamente posto in basso col quale si interagisce tramite lo schermo multi-touch, comprendente anche le funzioni di navigazione su Internet tramite Wi-Fi (come un computer notebook), fotocamera, lettore di file multimediali (audio, video, immagini). Con l'introduzione di tale prodotto, Steve Jobs pose le basi per l'ingresso di Apple nel settore della telefonia cellulare. Nei primi 200 giorni di vendita, l'iPhone conquistò il 19% del mercato degli smartphone con 4 milioni di unità vendute.[13] Attualmente la Apple è la prima produttrice di cellulari negli Stati Uniti.
Il 27 gennaio 2010, Steve Jobs, alla conferenza Apple allo Yerba Buena Center for the Arts Theater di San Francisco, dopo una attesa reclamata a più voci da fan e media, presenta il tablet targato Apple. Alla base raccoglie il successo dell'iPhone, di nuovo introduce l'iBook store, piazzando l'iPad come gestore e visualizzatore di libri e contenuti cartacei.
Apple con la guida di Jobs continua a produrre e commercializzare Mac OS X, Mac, iPod, iPhone e iPad, prodotti che portarono l'azienda a divenire un riferimento nel campo dell'elettronica di consumo.
Visione politica

È un sostenitore del Partito Democratico statunitense.[14] Nel maggio 2007 propose Al Gore come presidente degli Stati Uniti.[15]
Note

^ (EN) Smithsonian Oral and Video Histories: Steve Jobs
^ 25 most powerful people in business, Fortune, dicembre 2007.
^ macity: Il Financial Times nomina Steve Jobs personalità dell'anno
^ Steve Jobs: «Sto bene e continuerò a guidare la Apple» in IlSole24Ore.com. URL consultato il 2009-02-27.
^ (EN) The Apple Core [1]
^ (EN) Lettera aperta di Steve Jobs pubblicata da Apple, Inc.
^ Il testo della lettera:
« Team,
Sono sicuro che tutti voi abbiate letto la mia lettera della scorsa settimana, nella quale ho condiviso una cosa molto personale con l’intera comunità Apple. Sfortunatamente tutti i rumors e le curiosità sulla mia salute continuano ad essere una distrazione per me, per la mia famiglia e per tutti quelli che lavorano alla Apple. In aggiunta, durante la scorsa settimana ho appreso che le mie condizioni di salute sono più complesse di quello che pensavo.
Per cercare di sottrarmi a tutti quei riflettori puntati su di me e sulla mia salute, consentendo a tutti voi di lavorare meglio e di concentrarvi sui nostri straordinari prodotti, ho deciso di prendermi un congedo medico fino alla fine di giugno.
Ho chiesto a Tim Cook di responsabilizzarsi su tutte le operazioni che giorno dopo giorno svolgiamo alla Apple, e sono sicuro che sia lui che il resto dei dirigenti esecutivi, faranno un ottimo lavoro. In qualità di CEO, resterò comunque coinvolto nelle maggiori scelte strategiche durante la mia assenza. Tutto il consiglio di amministrazione ha appoggiato la mia decisione.
Non vedo l’ora di rivedervi tutti quest’estate
Steve »

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steve jobs un uomo un idea

Discorso di Steve Jobs ai neo-laureati di Stanford
Il 12 giugno 2005, una giornata speciale per i laureandi di Stanford, una delle più famose università al mondo con sede nel cuore della Silicony Valley, è stata anche la giornata speciale di Steve Jobs, invitato a tenere il commencement address, il discorso augurale per i neo-laureati. Sul sito di Stanford è disponibile anche la versione originale e un breve video in streaming della parte finale dei discorso.

So' che è una cosa conosciuta da molti ed ormai passata, ma resta sempre attuale ed interessante. Ecco il testo integrale del discorso (in italiano):

Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull'unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E' cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all'ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?" Loro risposero: "Certamente". Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all'epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E' stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all'epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L'anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposto della morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi "addio".

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po' più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c'era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina del numero finale c'era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c'erano le parole: "Stay Hungry. Stay Foolish.", siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

by marcellosblog

I PM MILANESI HANNO INCONTRATO RUBY, LA SCORSA ESTATE, VENTIDUE VOLTE IN POCO PIÙ DI UN MESE: UNA VOLTA OGNI DUE GIORNI. MA DI QUESTA MESSE DI INTERROGATORI, SOLO CINQUE VERBALI SONO UFFICIALMENTE AGLI ATTI DELL’INCHIESTA. SUGLI ALTRI 17 È GIALLO. UN MARE DI PAROLE E INCONTRI IL CUI CONTENUTO È SCONOSCIUTO. CHE SI CELI QUI LA "PISTOLA FUMANTE" DI BOKASSA BOKASSINI?

Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per Il Giornale

Ventidue faccia a faccia con i magistrati in un arco di poco più di un mese. I pm milanesi hanno incontrato Ruby, la scorsa estate, con una frequenza impressionante: praticamente una volta ogni due giorni. Ma di questa messe di dichiarazioni, solo cinque verbali sono ufficialmente agli atti dell'inchiesta, quella che vede Silvio Berlusconi rinviato a giudizio con rito immediato per concussione e prostituzione minorile. Sugli altri 17 è giallo.


BERLUSCONI RUBY MUBARAK F

RUBY
Dalla procura filtra una mezza conferma: le dichiarazioni raccolte da Ruby sarebbero in effetti ventidue in tutto. E di certo, nel centro di accoglienza per minori di Sant'Ilario, a Genova, diretto da Gigliola Graziani, i magistrati milanesi sono stati di casa, tra giugno e agosto. Ruby, infatti, lascia la casa di Michelle Conceicao Santos Oliveira, la brasiliana a cui l'aveva affidata Nicole Minetti, il 5 giugno 2010. Quel giorno le due donne litigano, interviene la polizia e Karima alias Rubacuori viene portata via.

Il 23 giugno viene affidata al Kinderheim genovese, in via di Sant'Ilario 53. Il primo interrogatorio «ufficiale» porta la data del 2 luglio. L'ultimo, doppio, come noto è quello del 3 agosto, a Milano, nel quale la giovane marocchina offre versioni piuttosto incoerenti e diverse tra loro.

In mezzo altri due verbali di sommarie informazioni vengono redatti il 6 e il 22 luglio. Ma la sorpresa, appunto, è che a margine di questi atti c'è un mare di parole e di incontri il cui contenuto è al momento del tutto sconosciuto.


BERLUSCA RUBY NADIA

RUBY DA VANITY FAIR
Che sia qui che si cela la «pistola fumante» della procura milanese? Si parla di almeno 17 «colloqui» tra i pm (soprattutto Pietro Forno) e la ragazza ospite del centro ligure. Se sono verbali ancora sconosciuti, è un bel pacco a sorpresa per il presidente del Consiglio.

Ma Luca Giuliante, avvocato di Ruby, interpellato sul tema non cade dalle nuvole, anche se la vede diversamente. «A me non risulta che ci siano stati 22 interrogatori, ma solo cinque, uno dei quali doppio. So però che ci sono state numerose visite da parte del pm, che però non mi sono mai state meglio specificate».

Visite? Per il legale è difficile definirle in altro modo: «Non ne conosco il motivo, però che ci siano state visite, non mediate dalla redazione di un verbale, è un dato che non mi sorprende».



RUBY FEDE MORA
L'ipotesi che il colpo di scena in vista del processo di inizio aprile sia nascosto in quei rendez-vous, dunque, non fa presa su Giuliante, che esclude la natura formale degli incontri liguri tra la ragazza e gli inquirenti. Perché «se ci fossero i verbali e non fossero stati depositati ci troveremmo di fronte a un gravissimo abuso, visto che c'è una norma del codice di procedura penale che parla della completezza delle indagini».

Ma allora, quella spola frenetica tra il capoluogo lombardo e Genova che senso aveva se le chiacchiere non venivano messe nero su bianco? «Ho la sensazione che non ci siano verbali, ma una serie di visite di natura colloquiale, variamente giustificate», continua il difensore di Ruby.


ILDA BOCCASSINI DAL CORRIERE
Per parlare di «bunga bunga», per leggere insieme il diario della ragazza? «Se mi domandate di che cosa si è parlato io non lo so, ma se saltasse fuori che si è parlato di Berlusconi, la cosa non mi sorprenderebbe», taglia corto l'avvocato. Lui, di certo, a questi incontri non c'era. E nessun avvocato ha assistito la giovane.


BOCCASSINIOCCHIALI
Eppure di assistenza legale Ruby avrebbe avuto bisogno. Non foss'altro perché sia in occasione del primo fermo (la famosa notte in Questura) per il presunto furto ai danni di Caterina Pasquina, che dopo la lite con la coinquilina brasiliana Michelle Oliveira, la marocchina - parte lesa nel procedimento contro il premier - s'era ritrovata con una denuncia sul groppone da parte delle ex amiche.

Era insomma due volte «indagata in pectore», e dunque anche se non imputata, sarebbe stato opportuno assicurarle il patrocinio legale prima di farla sedere di fronte ai magistrati, «colloqui» o «interrogatori» che fossero. Inoltre, essendo minorenne (elemento la cui conoscenza, incerta in capo a Berlusconi, non poteva invece sfuggire agli inquirenti), avrebbe dovuto essere sempre assistita o da un familiare (ma non è avvenuto) o - e certamente la procura milanese potrà confermare che è stato fatto - da una persona per lei di conforto, uno psicologo o un assistente sociale.



Quale che sia la natura di quegli incontri, sembra fuori di dubbio che siano avvenuti. E già così la novità rispetto a quanto era finora noto è vistosa: per quale fine uno dei pm che vogliono inchiodare Berlusconi tra fine giugno e luglio faceva il pendolare tra Milano e la collina di Sant'Ilario per incontrare Ruby?

by dagospia

SARÀS, MA ME PARE ’NA FREGATURA - COME I FRATELLINI MORATTI QUOTARONO LA LORO SOCIETÀ A PIAZZA AFFARI E FECERO L’AFFARONE DELLA LORO VITA (ALTRO CHE LO SCUDETTO DELL’INTER): MISERO IN TASCA NEL 2006 UN MILIARDO E 600 MILIONI, LE BANCHE 40 MLN - DAGLI ATTI DEL PROCESSO EMERGE PERÒ CHE IL PREZZO VOLUTO DAI MORATTI (ALMENO 6 € AD AZIONE) ERA CONSIDERATO TROPPO ALTO DAGLI ANALISTI - SE NE SONO ACCORTI I RISPARMIATORI, ORA IL TITOLO VALE 1,9 €. MA IL DIRITTO PENALE NON LI TUTELA, E IL PM SUGGERISCE DI FARE UN’AZIONE DI RISARCIMENTO…

Walter Galbiati per "la Repubblica"


FRATELLI MORATTI
«È vitale che davanti al prezzo ci sia un 6». Perché il 10 maggio 2006, due giorni prima della fissazione del prezzo di Saras, l´allora capo di Jp Morgan, Federico Imbert, abbia inviato ai suoi collaboratori questa e-mail, lo si capisce dalla richiesta di archiviazione del pm Luigi Orsi per le accuse di falso in prospetto e aggiotaggio nei confronti dei banchieri di Jp Morgan, Morgan Stanley e Caboto (Intesa Sanpaolo), advisor della società che fa capo alla famiglia Moratti nella quotazione in Borsa.

«Ci stiamo giocando tutto in queste ultime ore e non vorrei lasciare nulla di intentato», diceva Imbert. C´era il rischio che i Moratti bloccassero la quotazione, qualora avessero ritenuto il prezzo della quotazione non soddisfacente. E non era un´ipotesi remota, perché i due fratelli hanno ribadito nei loro interrogatori che la «quotazione non era una necessità» e che ritenevano la società sottovalutata. «La raffineria vale tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Non sono un tecnico di valutazioni ma il valore di Saras al prezzo di 6 euro dà un totale di 5,3 miliardi», ha sostenuto l´ad di Saras Massimo Moratti, confortato in un verbale fotocopia dal fratello e presidente Gianmarco.


MORATTI AL COMPLETO
Del resto, non era stato facile convincere la famiglia a quotare la società. Ci avevano provato qualche anno prima gli stessi banchieri di Jp Morgan, ma senza successo, e ora si era arrivati a un passo da un traguardo storico e da uno dei più grossi affari dell´anno. Come? Lo spiega a verbale Matteo Manfredi di Banca Leonardo, il principale collaboratore di Gerardo Braggiotti, amico della famiglia Moratti e subentrato in seguito come advisor.

«Le banche - sostiene Manfredi - tendono inizialmente a invogliare l´emittente con valutazioni molto positive e, quando poi il procedimento è avviato, il cliente pensa che quelle valutazioni possano essere mantenute. Nel caso concreto, le banche (prevalentemente le due americane, Jpm e Ms) avevano rivisto al ribasso le valutazioni fatte alla fine del 2005. Non ricordo i numeri. I Moratti ci chiesero di assisterli nella gestione del rapporto con le banche, appunto... Da parte dei Moratti c´era un momento di minore fiducia nei confronti delle banche collocatrici. Spiccava, tra i temi delle iniziali discussioni, il tema della valutazione di Sarlux... C´era anche un problema di andamento dei mercati, con dei multipli che intanto erano scesi».


RAFFINERIA SARAS
In una prima riunione (19 aprile) per fissare il prezzo, è Braggiotti a spingere sull´acceleratore. Le banche, secondo quanto dichiarato nei verbali, propongono una forchetta tra 4,6 e 5,8 euro, mentre il consulente della famiglia la alza, tra 5 e 6 euro. I responsabili del syndacate desk (Vas Pinto per Jp Morgan e Henrik Gobel di Morgan Stanley), quelli che più hanno il polso del mercato, avevano fatto notare «unanimemente che era più prudente una forchetta di prezzo più bassa in quanto era di là da venire una vera e propria formazione del libro delle domande».



RAFFINERIA SARAS
Alla riunione decisiva quella del 12 maggio, due giorni dopo l´e-mail di Imbert, non si può più tergiversare, il prezzo deve essere fissato. La quota di azioni (il 20% del totale) destinata ai piccoli investitori è interamente sottoscritta da almeno una settimana, bisogna valutare la qualità degli istituzionali, quelli che ne capiscono, e trovare un punto di incontro con la famiglia. Non è facile, perché qualche problema c´è.

A raccontare quello che accadde è Andrea Levantini di Morgan Stanley: «Braggiotti provocatoriamente propose di fissare a 6,5 suggerendo di aumentare la quota retail dal 20% al 40%. Fu Prosdocimi (Massimo, di Caboto, ndr) a opporre a Braggiotti che aumentare l´offerta al retail avrebbe irrigidito il mercato».


MATTEO MANFREDI
I Moratti e Braggiotti escono dalla riunione, nel frattempo Jpm aveva proposto a Ms e Caboto 6,1 euro. Quando rientrano i Moratti hanno fatto la loro scelta: «Secondo noi il prezzo giusto è 6,2, abbiamo capito che per voi l´operazione è fattibile a 6,1. Tuttavia questa che è una bella operazione, diventa una ottima operazione a 6 euro».

Il 6 là davanti è garantito, le banche incasseranno 40 milioni di euro di commissioni, i Moratti 1,6 miliardi. Il pm ha chiesto l´archiviazione per le banche nonostante i dubbi del consulente tecnico su utili non ricorrenti, magazzino, margine di raffinazione, costi di manutenzione, valore di Sarlux elencati nel prospetto, e ha suggerito ai piccoli azionisti di intraprendere un´azione civile. Oggi il titolo vale 1,9 euro.

by dagospia

mercoledì 16 febbraio 2011

IO AVEVO LA P2, COSSIGA LA GLADIO E ANDREOTTI L’ANELLO". L’ANELLO? "SÌ, MA NE PARLEREMO LA PROSSIMA VOLTA". CON POCHE PAROLE, CLAMOROSE, L’EX VENERABILE GELLI INDIVIDUA PER LA PRIMA VOLTA NEL SENATORE ANDREOTTI IL REFERENTE DI UN’ORGANIZZAZIONE CLANDESTINA QUASI SCONOSCIUTA (DETTA ANCHE IL "NOTO SERVIZIO"), DESTINATA A SVOLGERE I "LAVORI SPORCHI" CHE NON DOVEVANO COINVOLGERE DIRETTAMENTE GLI UOMINI DEI SERVIZI, POSSIBILE ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA I SERVIZI SEGRETI (USATI IN FUNZIONE ANTICOMUNISTA) E LA SOCIETÀ CIVILE - 2- L’EX VENERABILE DÀ GIUDIZI SU BERLUSCONI ("LA SUA POLITICA NON MI PIACE. SI È DIMOSTRATO UN DEBOLE, HA PAURA DELLA MINORANZA E NON FA VALERE IL POTERE CHE IL POPOLO GLI HA DATO. OGGI IL PAESE È IN UNA FASE DI STALLO. MOLTO PERICOLOSA. BERLUSCONI È STATO TROPPO GOLIARDICO, AVREBBE DOVUTO DEDICARE PIÙ TEMPO AD ALTRI INCONTRI, AD ALTRE CENE") E SU FINI. "È UN UOMO SENZA CARATTERE" -

Con poche parole, clamorose, l'ex venerabile Gelli individua per la prima volta nel senatore Andreotti il referente di un'organizzazione quasi sconosciuta, un sorta di servizio segreto parallelo e clandestino che possibile anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile.


LICIO GELLI X
Il settimanale OGGI, che pubblica l'intervista a Gelli nel numero in edicola da domani (anche su www.oggi.it ) ha chiesto un commento ad Andreotti, che ha immediatamente fatto sapere di non voler commentare.


ANDREOTTI
«L'Anello (o, più propriamente, il cosiddetto «Noto Servizio»)», spiega su OGGI lo storico Aldo Giannuli, già consulente della Commissione Stragi «fu un servizio segreto parallelo e clandestino, scoperto solo di recente nel corso della nuova inchiesta sulla strage di Brescia. Fondato nel 1944 dal generale Roatta per i «lavori sporchi» che non dovevano coinvolgere direttamente uomini dei servizi, subì diverse trasformazioni, scissioni e nuove entrare, per sciogliersi definitivamente intorno al 1990-91. La storia di questo servizio si incrocia con molte delle vicende più oscure della storia del nostro paese: da piazza Fontana al caso Moro al caso Cirillo. Il termine Anello non compare in alcun atto ma è citato da alcuni appartenenti all'organizzazione che si attribuiscono il ruolo di anello di congiunzione tra i servizi segreti (usati in funzione anticomunista) e la società civile».


GELLI

COSSIGAPP
Nell'intervista a OGGI, Gelli dice anche che «se avessi vent'anni di meno mobiliterei il popolo, bloccherei ferrovie e autostrade per protestare contro l'ingerenza dell'Europa. Per bloccare chi vieta di esporre il Crocifisso negli edifici pubblici».


Sulla P2 dice: «La rifarei. Anche se tanto del mio Piano di rinascita è stato realizzato. Mi sarebbero bastati altri quattro mesi. Solo quattro. E avrei cambiato il sistema politico senza colpo ferire».


LICIO GELLI
L'ex venerabile dà giudizi su Berlusconi («La sua politica non mi piace. Si è dimostrato un debole, ha paura della minoranza e non fa valere il potere che il popolo gli ha dato. Oggi il Paese è in una fase di stallo. Molto pericolosa. Berlusconi è stato troppo goliardico, avrebbe dovuto dedicare più tempo ad altri incontri, ad altre cene») e su Fini.«È un uomo senza carattere».


0 GELLI REP
Alla domanda se ci siano suoi documenti segreti, magari all'estero, Gelli risponde sibillino: «Non me lo ricordo... I servizi segreti italiani hanno pagato per avere un mio archivio, falso, nascosto a Montevideo. 400 milioni di vecchie lire. Una valigia piena di cartacce, giornali, inutili fogli». E nega «nel modo più assoluto» di conservare dossier su personaggi politici.


by dagospia

lunedì 14 febbraio 2011

Shawn Fanning

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Shawn Fanning
Shawn Fanning, soprannominato Napster (Brockton, 22 novembre 1980), è un informatico statunitense.
È un programmatore famoso per aver sviluppato nel 1999 Napster, con l'aiuto di Sean Parker [1], la prima piattaforma peer-to-peer ad aver conosciuto il successo di pubblico.
Carriera [modifica]

Spinto dal suo compagno di stanza al college, desideroso di poter accedere ai file MP3 preferiti, Fanning passò mesi interi a scrivere il codice di un programma che fornisse un modo semplice di scaricare e condividere musica.
Sviluppò il programma mentre frequentava la Northeastern University di Boston. Fanning arrivò alla notorietà grazie alla copertina del Wired magazine. Poco dopo, Napster fu al centro di numerose denunce da parte dell'industria musicale che portarono alla completa cessazione del servizio. Dal novembre del 2002 il marchio e il logo Napster sono di proprietà della Roxio, Inc.
Nel 2003 Fanning fondò una sua compagnia operante nel multimedia, la SNOCAP, assieme a Jordan Mendelson e Ron Conway. Nel dicembre 2006 sviluppò Rupture, uno strumento per il Social Networking progettato per condividere i profili individuali dei giocatori e facilitare la comunicazione tra i giocatori di World of Warcraft.
Curiosità [modifica]

Nel film del 2003 The Italian Job, l'esperto informatico Lyle (interpretato da Seth Green) afferma di essere stato lui il vero inventore di Napster, pertanto si fa chiamare dai compagni "The Real Napster". Lo stesso Shaw Fanning fa un cameo nella pellicola, nel ruolo del "ladro" che avrebbe rubato l'idea a Lyle.
Note [modifica]

^ http://www.vanityfair.com/culture/features/2010/10/sean-parker-201010

napster

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Questa voce riguarda il servizio di file sharing. Se stai cercando l'omonimo music store, vedi Napster (servizio a pagamento).

Questa voce o sezione sull'argomento software non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.
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Napster

Screenshot di Napster 2.0 Beta 7
Sviluppatore Shawn Fanning
Ultima versione 2.0 (2001)
SO Windows, Mac os
Genere Peer 2 peer
Licenza Software proprietario
Sito web www.napster.com
Napster è stato un programma di file sharing creato da Shawn Fanning con l'aiuto di Sean Parker[1] e attivo dal giugno 1999[2] fino al luglio 2001. Si diffuse su larga scala a partire dal 2000.
Napster fu il primo sistema di peer-to-peer di massa e divenne disponibile nell'estate del 1999. Tuttavia non era un peer-to-peer puro in quanto utilizzava un sistema di server centrali che mantenevano la lista dei sistemi connessi e dei file condivisi, mentre le transazioni vere e proprie avvenivano direttamente tra i vari utenti. Infatti questo è un sistema molto simile al funzionamento dell'instant messaging. Tuttavia già esistevano dei mezzi relativamente popolari che facilitavano la condivisione dei file, per esempio IRC, Hotline, e Usenet.
I sostenitori di Napster furono sconcertati a causa del processo. Per loro, sembrava che il file sharing fosse la caratteristica principe di internet e consideravano Napster essenzialmente un motore di ricerca. Molti notarono che qualsiasi tentativo di chiudere Napster avrebbe spinto gli utenti ad utilizzare altri mezzi per lo scambio di file su internet (cosa che puntualmente è avvenuta mediante software peer-to-peer come Kazaa, Winmx e eMule). Analogamente i sostenitori di Napster erano sconcertati da come i media descrivevano il servizio, come se fosse un sito web invece che un programma, e questo faceva credere che Napster fosse esso stesso un distributore di file musicali protetti da copyright, piuttosto che un programma che facilitava la condivisione degli stessi.
Nel luglio 2001, un giudice ordinò ai server Napster di chiudere l'attività a causa della ripetuta violazione di copyright. Il 24 settembre 2001 la sentenza fu parzialmente eseguita. L'accordo prevedeva che Napster pagasse come indennizzo 26 milioni di dollari come risarcimento per i danni del passato, per utilizzo non autorizzato di brani musicali e 10 milioni di dollari per royalties future. Per poter pagare queste parcelle, Napster tentò di convertire il servizio da gratuito a pagamento. Un prototipo fu testato nella primavera del 2002, ma non fu mai reso pubblicamente disponibile.
Il 17 maggio 2002, Napster venne acquistato da Bertelsmann AG per 8 milioni di dollari.
Secondo i termini dell'accordo il 3 giugno 2002 Napster chiese l'applicazione del Capitolo 11 al fine di mettersi sotto protezione delle leggi degli USA. Il 2 settembre 2002, un giudice fallimentare bloccò la vendita a Bertelsmann imponendo a Napster di liquidare i suoi asset secondo le disposizioni contenute nel capitolo 7 che regolavano i casi di bancarotta negli U.S.A. La maggior parte dei dipendenti di Napster venne licenziata e il sito web chiuse affiggendo la scritta: "Napster era qui".
Dopo la chiusura di Napster vennero rilasciati diversi programmi peer-to-peer di condivisione file, tra i quali possiamo annoverare Morpheus e Kazaa. Ormai questi programmi hanno superato come utenze quelle di Napster come sorgente primaria di condivisione file MP3.
Il server centrale utilizzato da Napster divenne un obiettivo perseguibile legalmente (tuttavia un programma Napigator permetteva al software di Napster di collegarsi con dei server non ufficiali), in quanto su di esso operava un'attività illegale, rendendo Napster colpevole di negligenza per non aver effettuato i relativi controlli per evitarla. Altri sistemi ibridi come KaZaA e Audiogalaxy sono stati colpiti dall'industria discografica, invece sistemi peer-to-peer puri come Morpheus e LimeWire basati sul protocollo Gnutella hanno dimostrato la difficoltà da parte delle major di chiuderli, a causa della loro distribuzione su server decentralizzati.
Indice [nascondi]
1 Stato corrente
2 Voci correlate
3 Note
4 Collegamenti esterni
Stato corrente [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Napster (servizio a pagamento).
Dopo l' offerta di 2,23 milioni di dollari alla Private Media Group, azienda di materiali pornografici,[3] il marchio Napster e il logo sono stati acquistati dalla Roxio che ha rilanciato il servizio di download musica come Napster 2.0.

Sean Parker

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sean Parker
Sean Parker (3 dicembre 1979) è un imprenditore e informatico statunitense, specializzato nella tecnologia di rete.
Fu co-fondatore di Napster, Plaxo, e Causes[1], e parte del team di sviluppo di Facebook. Continuò il suo lavoro di guida ed assistenza su Facebook in via più rilassata e non ufficiale[2].
Biografia [modifica]

Sean Parker iniziò la sua carriera di programmatore prestissimo. Suo padre gli insegnò a programmare già all'età di sette anni, e quando ne ebbe sedici fu imputato da una community di hackeraggio[3]. Parker si diplomò alla Oakton High School nel 1998. Nel 1999, divenne co-fondatore di Napster, un servizio di condivisione libera e gratuita di musica che scatenò ben presto l'ira delle etichette di registrazione e della Recording Industry Association of America.[4] Cause legali da parte di numerose aziende del settore riuscirono ad arrestare il servizio[5][6]. La vittoria delle case discografiche fu però solo sulla carta, in quanto dopo Napster l'era del file-sharing è cominciata su larga scala, compromettendo largamente i profitti dell'industria musicale.
Nel novembre del 2002 Parker lanciò consecutivamente Plaxo, una raccolta online di indirizzi e servizio di social network che integrava Microsoft Outlook[7]. Lasciò Plaxo per ragioni sconosciute legate a dispute con i suoi due azionisti, Sequoia Capital e Ram Shriram[4].
Nel 2004 Parker cominciò a consigliare informalmente i creatori di Facebook e diventò suo presidente ricevendo il 7% delle azioni di Facebook, quando la società venne costituita lo stesso anno[8]. Venne obbligato a lasciare Facebook dopo essere stato arrestato per possesso di cocaina[3].
Nel 2006, Parker si è iscritto al Founders Fund, un fondo di capitale di rischio con sede a San Francisco, come Socio Dirigente[1][4].
Nella cultura popolare [modifica]

Il periodo in cui Parker collaborò con Facebook è rappresentato nel film del 2010 The Social Network diretto da David Fincher[3]. Parker è interpretato da Justin Timberlake.
Nel 2010 Parker ha versato 100,000 dollari in una campagna per la legalizzazione della marijuana in California[9]. Un profilo di Parker è stato stilato da Vanity Fair nell'ottobre 2010[10].

Mark Zuckerberg genio o copione ?

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Mark Zuckerberg
Mark Elliott Zuckerberg (Dobbs Ferry, 14 maggio 1984) è un dirigente d'azienda, imprenditore e informatico statunitense, fondatore di Facebook.
Nel 2008 la rivista statunitense Forbes lo ha nominato "Il più giovane miliardario del mondo"[1]. Al 2010, ha un patrimonio netto di 6,9 miliardi di dollari[2] di cui condivide il 24% con la sua società Facebook Inc. Recentemente, pochi giorni prima dell'uscita nelle sale del film The Social Network che lo avrebbe messo in cattiva luce, ha donato 100 milioni di dollari per sostenere l’istruzione pubblica nel New Jersey.
Indice [nascondi]
1 Biografia
2 L'idea di Facebook
3 Mark Zuckerberg ed i media
4 Note
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Biografia [modifica]

Sebbene sia nato e cresciuto in una famiglia di origini e tradizioni ebraiche, si considera ateo[3].
Mentre era studente ad Harvard ha co-fondato il sito di social networking Facebook con Eduardo Saverin e con l'aiuto del collega e specializzato in informatica Andrew McCollum, insieme ai compagni di stanza Dustin Moskovitz e Chris Hughes. Oggi è amministratore delegato di Facebook. Ha 3 sorelle: Donna, Arielle e Randi. Quest'ultima è una sua collega di lavoro.


Mark Zuckerberg
L'idea di Facebook [modifica]

Nel febbraio 2008 i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, colleghi universitari di Zuckerberg, intentarono una causa civile contro Mark Zuckerberg, co-fondatore di Facebook, per furto di proprietà intellettuale, al fronte di una richiesta di 600 milioni di dollari, ne ottennero 65 [4] [5]. Quattro anni prima i fratelli avevano avuto l'idea di un social network universitario per gli studenti di Harvard al quale avevano dato nome ConnectU. Chiamarono Zuckerberg per sviluppare l'idea sotto il profilo tecnico, ma quest'ultimo, appresa l'idea dei due gemelli ed assunto l'incarico, dapprima si rese irreperibile adducendo come pretesto di essere molto impegnato, dopodiché realizzò egli stesso, assieme a Saverin (il quale fornì peraltro 1000 dollari di capitale), il medesimo progetto sotto il nome di TheFacebook [6]. Saverin riuscì a trovare, grazie anche ai contatti della famiglia della propria ragazza, investitori che furono pronti a scommettere sull'idea sottratta ai due gemelli Winklevoss. Secondo alcuni documenti Saverin avrebbe detenuto, inizialmente, il 30% della società; tuttavia mentre egli si trovava a New York in cerca di nuovi investitori, Zuckerberg strinse accordi con alcuni venture capitalist californiani in modo che quest'ultimi investissero nella società ricevendo in cambio quote della stessa sottratte all'amico Saverin. Tra Zuckerberg e Saverin è ancor oggi in corso una causa legale, che si aggiunge a quella dei fratelli Winklevoss, i quali avrebbero riaperto la causa asserendo alcune illegalità nella determinazione del risarcimento in 65 milioni di dollari.
Mark Zuckerberg ed i media [modifica]

Nel 2009, lo scrittore statunitense Ben Mezrich ha pubblicato il libro Miliardari per caso - L'invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, in cui descrive la vita di Mark Zuckerberg e la nascita di Facebook. Da tale libro, divenuto bestseller, viene tratto il film The Social Network diretto da David Fincher e distribuito nel 2010, in cui Zuckerberg viene interpretato da Jesse Eisenberg.
Nel dicembre 2010 la prestigiosa rivista staunitense Time lo ha eletto "personaggio dell'anno" dedicandogli la copertina, sebbene avesse vinto, per numero di voti Julian Assange, la rivista decise di eleggere il secondo candidato per evitare problemi legati alla politica. [7]
Lo stesso Mark Zuckerberg ha un profilo su Facebook,[8] sebbene le impostazioni della privacy non consentano di aggiungerlo come amico.
Note [modifica]

^ The World's Billionaires - Forbes.com
^ Forbes.com - Mark Zuckerberg
^ http://online.wsj.com/public/article/SB119621309736406034.html
^ Facebook vs Winklevoss, la guerra continua?
^ Ombre nel passato di Mark Zuckerberg
^ Canottaggio: Cameron e Tyler Winklevoss gli inventori di FaceBook?
^ www.repubblica.it
^ Facebook | Mark Zuckerberg
Bibliografia [modifica]

Adam Woog, Mark Zuckerberg: Facebook Creator, Kidhaven, 2009
Ben Mezrich, The Accidental Billionaires: Sex, Money, Betrayal and the Founding of Facebook, Random House, 2010
Voci correlate [modifica]

Facebook
Servizio di social network
Web 2.0
Privacy
Altri progetti [modifica]

Wikimedia Commons contiene file multimediali su Mark Zuckerberg

mercoledì 9 febbraio 2011

FINIS FIAT - LA LEZIONE TEDESCA VW E BMW: PARLANO POCO E SI OSTINANO A PRODURRE BELLE AUTOMOBILI, GUADAGNANDO DA ANNI UN SACCO DI SOLDI - A QUESTO PUNTO, ANZICHÉ DISCETTARE DI GLOBALIZZAZIONE E SPARARE PROVOCAZIONI, MARPIONNE CHIUDA LA BARACCA E SE NE VADA A DETROIT - DA TORINO ABBIAMO AVUTO SOLO UNA COSA: GIANNI AGNELLI, IL PIÙ GRANDE EVASORE FISCALE D’ITALIA (GRAZIE ALLA FIGLIA ABBIAMO SCOPERTO SOLO UNA PARTE DEI MILIARDI IN NERO PORTATI ALL’ESTERO)...

- IN GERMANIA SONO DEI GRAN PROVINCIALI...
Bankomat per Dagospia


MARCHIONNE BIG
In Germania sono dei gran provinciali. Altro che Marchionne eroe dei due mondi e della globalizzazione. Parlano poco e si ostinano a produrre in Germania belle automobili, guadagnando da anni un sacco di soldi. Farebbe bene Marchionne a passare al quartiere generale della Volkswagen, ad esempio, e dir loro di svegliarsi. Perche' si ostinano a impiegare centomila operai nelle fabbriche tedesche? Ma li leggono i giornali?

Poi, incuranti della crisi mondiale dell'auto della quale i giornalisti amici delle PR Fiat discettano a sproposito da anni, accade pure che Audi segni un aumento del 22 per cento delle sue vendite. E perche' - come ci informano sempre i giornali oggi - da MF a Repubblica - dare pure un aumento del tre per cento ad un personale dipendente, quello Volkswagen, che notoriamente gia' guadagna bene e molto meglio dei colleghi italiani di Fiat?


LOGO VOLKSWAGEN
Questi crucchi fra l'altro sono davvero insolenti: adesso insidiano pure il primato Fiat in Brasile!

Pensate poi che BMW a gennaio porta a casa un più' 28 per cento delle vendite. Per dare un occhiata agli altri, Toyota nei primi 9 mesi del suo bilancio 2010-2011 (chiude a marzo) quadruplica gli utili. Delle vendite Ford e GM, in ripresa ben più' di Chrysler, qualcosa era trapelato neo giorni scorsi. Mentre, come Dagodenunciato, pochissimo si e' parlato delle critiche Usa alla gestione Marchionne.

Adesso pero' si mette male per il figlio del carabiniere Concezio residente in Svizzera: sabato lo ha convocato Berlusconi, vuole chiarezza. Marchionne se la sta gia' facendo sotto dalla paura. Con tutto il filo da torcere che Scajola prima e Romani dopo gli hanno gia' notoriamente dato ...con il loro silenzio, qui si rischia che Berlusconi gli faccia delle domande.

Marchionne fra l'altro e' gia' impensierito dal silenzio pensoso del Governatore Cota del Piemonte, che era a Detroit con lui e della delocalizzazione di Fiat in Usa dice di non aver saputo nulla.

2 - VOLKSWAGEN VOLA E AUMENTA I SALARI...
Luciano Mondellini per "MF-Milano Finanza"



AUDI
La crescita di Volkswagen sui mercati mondiali comincia a produrre effetti benefici sui lavoratori. Ieri il colosso di Wolfsburg ha raggiunto un accordo con il sindacato Ig Metall, annunciando un aumento del 3,2% in busta paga per i circa 100 mila operai assunti negli stabilimenti tedeschi del gruppo.

L'intesa, che entrerà in vigore il primo maggio e avrà una durata biennale, prevede anche un pagamento una tantum di almeno 500 euro. La Ig Metall, che aveva inizialmente chiesto un aumento del 6%, ha comunque ottenuto un miglioramento superiore a quelli recentemente concessi in Germania dalla Opel e dalla Ford (2,7%).

I sindacati, d'altronde, sapevano che il gruppo guidato da Martin Winterkorn non poteva permettersi tensioni sindacali in un momento in cui le vendite record a livello globale dei brand del gruppo (7,14 milioni di vetture nel 2010) stanno mettendo sotto pressione la capacità produttiva della casa tedesca. «Volkswagen e Ig Metall hanno trovato una soluzione equa che offre un aumento molto adeguato, proteggendo allo stesso tempo la competitività» della società, ha commentato ieri Horst Neumann, membro del cda e responsabile delle risorse umane del gruppo di Wolfsburg.


DETROIT
Per i lavoratori l'accordo rappresenta una boccata di ossigeno di fronte all'inflazione che a gennaio ha toccato il 2,4% nell'area euro, registrando la più elevata accelerazione dei prezzi in Germania negli ultimi 29 anni.

L'intesa, inoltre, chiude definitivamente la pagina della crisi che aveva colpito la casa tedesca nel 2004 e che aveva portato a una moratoria nella dinamica della retribuzione, con un'intesa storica per tutto il settore auto tedesco. «Gli aumenti sostenibili della paga base devono essere allineati ai risultati economici del settore. Questo è estremamente significativo per la competitività dei siti di Volkswagen in Germania», ha spiegato il responsabile delle relazioni industriali Jochen Schumm.


ROBERTO COTA
A conferma dell'ottimo stato di salute di Volkswagen, che punta a diventare il maggior produttore automobilistico al mondo entro il 2018, sono stati resi noti ieri i dati di vendita di Audi. La casa di Ingolstadt, controllata a da Volkswagen, dopo aver chiuso il 2010 con il più brillante risultato della sua storia, ha iniziato il 2011con una crescita a doppia cifra delle vendite in gennaio, più 22,6% a livello mondiale con oltre 95mila vetture grazie in particolare al forte slancio fornito dai mercati europei, dove le performance della casa sono migliorate ulteriormente nonostante un clima economico definito difficile.

I principali contributi al risultato sono arrivati dalla nuova A1, dalla crescita continua delle vendite a clienti corporate e dagli sviluppi positivi negli Stati Uniti e Cina. «Sulla base dell'attuale situazione degli ordini, ci aspettiamo un forte primo trimestre nel 2011», ha sottolineato Peter Schwarzenbauer, membro del consiglio di Audi. «Lo sviluppo del business nei mercati di esportazione europei è importante per il nostro obiettivo annuale, che prevede vendite per 1,2 milioni di auto».

COSI DAGO SCRISSE IN DATA 24 GENNAIO 2011 Da Dagospia del 24 gennaio 2011 http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-22109/1.htm - Pare proprio che la vicenda di Ruby Rubacazzi abbia dato il colpo di grazia a Emilio Fede, facendo un favore non da poco a Piersilvio il quale stava cercando da piu' di un anno un motivo per sostituirlo alla guida del Tg4. Si dice che il rampollo stia gia' facendo circolare i nomi dei nuovi candidati alla direzione del telegiornale. E il nome più gettonato è quello di Salvo Sottile che ha risollevato, con "Quarto Grado", gli ascolti di Rete4.... EMILIO FEDE Vedi anche Dagospia del 26 gennaio 2011 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-22173/1.htm 2- UNA BUONUSCITA DA OLTRE 10 MILIONI DI EURO? Oggi.it ALFONSO SIGNORINI Una buonuscita da oltre 10 milioni di euro. Sarebbe questa, secondo i ben informati, la cifra che Mediaset potrebbe offrire a Emilio Fede per lasciare la direzione del Tg4. Probabilmente ben prima dell'estate e dell'ottantesimo compleanno del giornalista. IL TG4 SI FA SOTTILE - Tutto è precipitato nella giornata di ieri. Nel tardo pomeriggio, Dagospia anticipa i lanci del settimanale Chi, tra i quali una notiziola intitolata "Il tg4 si fa Sottile". Nella breve, il giornale diretto da Alfonso Signorini scrive che dal prossimo giugno Salvo Sottile «prenderà il posto di Emilio Fede». J FEDE BERLUSCONI ARTEFATTI Niente di nuovo sotto il sole, la cosa era già stata scritta giorni fa dal sito Lettera43 e dal sito di Oggi La novità è che stavolta a dirlo è quello che viene unanimemente considerato l'organo ufficiale della real casa. E Fede fa un salto sulla sedia. GIRO FURIOSO DI TELEFONATE - Secondo quanto si racconta nei corridoi di Cologno Monzese, il direttore ha preso il telefono e verso le 18 ha chiamato Signorini. Il quale avrebbe tentato di rassicurare l'interlocutore attribuendo la notizia alla leggerezza di un collaboratore. Fede non se l'è bevuta, e ha cominciato un furioso giro di telefonate dirette ai vertici dell'azienda. FEDE MORA B La risposta della dirigenza, sempre secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, non si sarebbe fatta attendere, e ci sarebbe stata un'accelerazione della trattativa per l'addio di Fede al Tg4. Un'offerta assai cospicua (si parla appunto di oltre 10 milioni) per levare le tende, e soprattutto levare tutto il gruppo dall'imbarazzo per il procedimento penale che si sta per aprire. MURATORI IN REDAZIONE - Se finirà davvero così, lo capiremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Nel frattempo, una cosa è certa: nella redazione del Tg4 i grandi lavori sono già cominciati. Nel vero senso della parola: ci sono muratori e operai al lavoro per spostare pareti e rifare il layout.

COSI DAGO SCRISSE IN DATA 24 GENNAIO 2011
Da Dagospia del 24 gennaio 2011
http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-22109/1.htm
- Pare proprio che la vicenda di Ruby Rubacazzi abbia dato il colpo di grazia a Emilio Fede, facendo un favore non da poco a Piersilvio il quale stava cercando da piu' di un anno un motivo per sostituirlo alla guida del Tg4. Si dice che il rampollo stia gia' facendo circolare i nomi dei nuovi candidati alla direzione del telegiornale. E il nome più gettonato è quello di Salvo Sottile che ha risollevato, con "Quarto Grado", gli ascolti di Rete4....


EMILIO FEDE
Vedi anche Dagospia del 26 gennaio 2011
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-22173/1.htm


2- UNA BUONUSCITA DA OLTRE 10 MILIONI DI EURO?
Oggi.it


ALFONSO SIGNORINI
Una buonuscita da oltre 10 milioni di euro. Sarebbe questa, secondo i ben informati, la cifra che Mediaset potrebbe offrire a Emilio Fede per lasciare la direzione del Tg4. Probabilmente ben prima dell'estate e dell'ottantesimo compleanno del giornalista.

IL TG4 SI FA SOTTILE - Tutto è precipitato nella giornata di ieri. Nel tardo pomeriggio, Dagospia anticipa i lanci del settimanale Chi, tra i quali una notiziola intitolata "Il tg4 si fa Sottile". Nella breve, il giornale diretto da Alfonso Signorini scrive che dal prossimo giugno Salvo Sottile «prenderà il posto di Emilio Fede».



J FEDE BERLUSCONI ARTEFATTI
Niente di nuovo sotto il sole, la cosa era già stata scritta giorni fa dal sito Lettera43 e dal sito di Oggi La novità è che stavolta a dirlo è quello che viene unanimemente considerato l'organo ufficiale della real casa. E Fede fa un salto sulla sedia.

GIRO FURIOSO DI TELEFONATE - Secondo quanto si racconta nei corridoi di Cologno Monzese, il direttore ha preso il telefono e verso le 18 ha chiamato Signorini. Il quale avrebbe tentato di rassicurare l'interlocutore attribuendo la notizia alla leggerezza di un collaboratore. Fede non se l'è bevuta, e ha cominciato un furioso giro di telefonate dirette ai vertici dell'azienda.


FEDE MORA B
La risposta della dirigenza, sempre secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, non si sarebbe fatta attendere, e ci sarebbe stata un'accelerazione della trattativa per l'addio di Fede al Tg4. Un'offerta assai cospicua (si parla appunto di oltre 10 milioni) per levare le tende, e soprattutto levare tutto il gruppo dall'imbarazzo per il procedimento penale che si sta per aprire.

MURATORI IN REDAZIONE - Se finirà davvero così, lo capiremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Nel frattempo, una cosa è certa: nella redazione del Tg4 i grandi lavori sono già cominciati. Nel vero senso della parola: ci sono muratori e operai al lavoro per spostare pareti e rifare il layout.

martedì 8 febbraio 2011

IL LIBRO SU DI PIETRO È GIÀ FINITO IN TRIBUNALE, SOMMERSO DI QUERELE - MARIO DI DOMENICO, IL SUO NEMICO PIÙ INTIMO, PUBBLICA “COLPO ALLO STATO”, CHE SCODELLA LE PRESUNTE RELAZIONI PERICOLOSE DELL’EX PM - DALLA CENA CON CONTRADA E I SERVIZI ALLE FOTO AMERICANE, FINO A UNA MISTERIOSA VALIGETTA PORTATA A HONG KONG - LA REPLICA DEL LEADER IDV: “OGNI INIZIATIVA CIVILE AVVIATA CONTRO DI ME, DI DOMENICO L’HA PERSA. NON HA PAGATO LE SPESE PROCESSUALI E LA CASA È FINITA ALL’ASTA” - IL PESSIMO FIUTO DI TONINO NELLA SCELTA DEGLI AMICI…

Gianluigi Nuzzi per "Libero"


MARIO DI DOMENICO - DIPIETRO
"Colpo allo Stato", la biografia non autorizzata di Antonio Di Pietro è appena arrivato in edicola (Edizioni Si), per poi giungere anche nelle librerie, che già fioccano le querele tra i protagonisti. Da una parte il leader Idv che dopo aver ricevuto copia del libro venerdì, dopo un fine settimana di valutazione del testo ha deciso di presentare atti di citazioni nei confronti dell'editore e dell'autore del saggio, l'avvocato Mario Di Domenico, il civilista co-fondatore dell'Idv e amico per molti anni dell'ex pm.


DIPIETRO
«Sui racconti fantasticati da Di Domenico nel suo libro - scrive Di Pietro in un comunicato - sono già intervenute plurime sentenze di condanna dei diffamatori certificando la correttezza dei miei comportamenti. Sentenze, peraltro, note da tempo, che sono state ampiamente pubblicate e riportate anche in Rete. Ciò a dimostrare che la macchina del fango viene portata avanti da un'organizzazione criminale, montata proprio allo scopo di intimidire tutti coloro che si oppongono al governo Berlusconi. I diffamatori risponderanno delle loro azioni nelle sedi giudiziarie, ma dobbiamo reagire a questo modello dell'infamia e della calunnia usato per bloccare chi non si adegua al regime».


GIANLUIGI NUZZI
Sembra che Di Pietro voglia ricostruire passo dopo passo la realizzazione di questo volume per verificare l'intera genesi dell'opera. Insomma, Di Pietro parla di «falsità» e di «folli tesi» portate avanti anche con l'ausilio di noti «faccendieri coinvolti nella vicenda Telecom Serbia». Il riferimento è a Pio Maria Deiana che nel libro giura di aver visto Di Pietro entrare in una banca a Hong Kong nel 1993 portando una pesante valigia per poi uscirne a mani vuote.

E Di Domenico? Valutate le dichiarazioni di Di Pietro, in una intervista pubblicata ieri su Libero e nel comunicato diffuso alle agenzie, anche lui annuncia iniziative legali contro l'ex pm. In mezzo, la verità ancora tutta da accertare. Anche perché il libro ipotizza una serie clamorosa di accuse addossando su Di Pietro colpe dirette e indirette su numerosi passaggi ritenuti poco chiari della vita del pm, a iniziare dai diversi e casuali "inciampi" con i servizi segreti, fino alla nascita e ai primi passi dell'Italia dei Valori. Diverse vicende trattate nel libro sono già note.


BRUNO CONTRADA
Di Domenico le ha collegate tra loro sollevando dubbi inquietanti e tutti da dimostrare sull'ex pm. Non vi è solo la condanna di un ex amico per la gestione da "tiranno" del partito, ma anche la denuncia di una serie di episodi, coincidenze, retroscena ancora da verificare. Spetterà ora agli ex colleghi di Di Pietro capire fino a dove si spinge la verità e quanto di rilevante contiene questo libro per il quale il leader dell'Idv scommette che riceverà numerosissime querele da parte dei diversi soggetti indicati.

2 - DI PIETRO: UN LIBRO SVELA I SUOI SEGRETI...(L'ARTICOLO CHE IERI HA SCATENATO IL PUTIFERIO)
Gianluigi Nuzzi per "Libero"

Da oggi sarà in edicola con diecimila copie: «Il "Colpo" allo Stato, la legge è uguale per tutti... salvo alcuni». È una biografia non autorizzata di Antonio Di Pietro. Letta in anteprima da «Libero», è stata scritta dall'avvocato civilista Mario Di Domenico, ex amico e co-fondatore dell'Italia dei Valori. Una premessa: il libro accusa Di Pietro di aver compiuto una nutrita serie di irregolarità, scorrettezze, persino reati.

Nel saggio si indicano somme stornate dai conti del partito. Si indicano casi di raccolta di firme false. Si citano nomi e cognomi dei presunti testimoni che avrebbero visto addirittura Di Pietro in una banca a Hong Kong con una «pesante valigia» in mano. Ancora, Di Domenico scandaglia i rimborsi elettorali, i soldi all'Idv provenienti addirittura dal Vaticano, le operazioni immobiliari ritenute stravaganti. Verità, balle? Di certo Di Domenico ha goduto di un punto d'osservazione privilegiato. Da parte sua il leader dell'Idv ha più volte denunciato l'ex amico e ha cercato con ogni diffida di evitare la pubblicazione del libro. L'editore, invece, è andato dritto per la sua strada. Visto, si stampi.


LASSEGNO DI BIANCHINI ALLITALIA DEI VALORI DA LIBERO
QUEGLI SCATTI
Quindi delle due l'una: o Di Domenico ha scritto delle baggianate e risarcirà Di Pietro per le diffamazioni. Oppure le sorprendenti cose scritte meritano un approfondimento. «Da parte mia - annuncia Di Pietro - preparerò le querele». Di certo è un libro atteso. Perché indica aneddoti e retroscena inediti della vita dell'ex pubblico ministero che già hanno fatto rumore. Infatti, già un anno fa uscì una prima esplosiva anticipazione del volume.


Il «Corriere della Sera» pubblicò in prima pagina la storia di una cena del 15 dicembre del 1992 con commensali d'eccezione. Tra i quali l'allora pubblico ministero, il Tonino nazionale, e l'ex numero tre dei servizi segreti Bruno Contrada, che sarà arrestato poco dopo. Il «Corriere» pubblicò anche alcune foto dei dodici scatti che immortalano quell'incontro, tratti proprio dal libro che era già in lavorazione.


FOTO INEDITA LAGENTE DEI SERVIZI SEGRETI USA OSCURATO CONSEGNA UNA TARGA A DI PIETRO ALLA CENA CON CONTRADA NEL DA LIBERO
Oggi, nel saggio si trovano tutte le altre foto di quella cena che sollevò i dubbi di via Solferino. Solo una cena certo, niente di male. Ma dal «Corriere» ci si chiedeva come mai nove giorni dopo, quando viene arrestato Contrada, parte l'ordine di far sparire quegli scatti. Allora partiamo proprio da quell'articolo: «Una cena immortalata da una macchina fotografica senza pretese - scrive Felice Cavallaro - che salta fuori giusto per un ricordo, appena qualche scatto, dodici per l'esattezza, come si accerterà nove giorni dopo, quando tutti si preoccupano e a tutti fanno giurare di bruciare ogni copia.

Tante le telefonate incrociate quel maledetto giorno, il 24 dicembre del 1992. Il giorno dell'arresto di Bruno Contrada, allora numero 3 del Sisde, funzionario sotto mira dei colleghi di Paolo Borsellino sin dalla strage di via D'Amelio, cinque mesi prima. E scatta una gara a farle sparire. Ognuno assicura che lo farà. Forse per evitare di ritrovarsi un giorno davanti al funzionario mascariato dalle rivelazioni di alcuni pentiti come Gaspare Mutolo, scagliatosi in ottobre contro «‘u dutturi» e contro Domenico Signorino, pm con Giuseppe Ayala al primo maxi processo.


DI PIETRO NELLA SEDE DELLIDV IN FLORIDA INSIEME A TALBOTT MURA BIANCHINI STALK DA LIBERO
MAFIA E GIUDICI
Un giudice antimafia nelle mani dei Riccobono, secondo i primi scoop. Seguiti dal suicidio di Signorino, il 3 dicembre. Un drammatico evento del quale non si può non parlare alla cena organizzata con i vertici dei Servizi nella caserma del comando Legione di via In Selci dal capo del reparto operativo dei carabinieri di Roma, Tommaso Vitagliano, allora colonnello, oggi generale di brigata.


DI PIETRO NEL FALCON A DUE POSTI USATO PER GLI SPOSTAMENTI IN USA
Ma le storiacce di mafia non sono l'unico argomento di conversazione perché quel 15 dicembre, a metà giornata, l'Ansa ha ufficializzato con un dispaccio l'avviso di garanzia contro Bettino Craxi per concorso in corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. È il provvedimento firmato con Saverio Borrelli e gli altri colleghi del pool di Milano proprio da Tonino Di Pietro la sera precedente, il 14.


DI PIETRO CON GLI AMERICANI FOTO DI SILVANA MURA
E, ventiquattro ore dopo, il giudice per il quale mezza Italia ormai tifa sta lì a tavola, Contrada seduto accanto a lui, l'agente americano pronto con la targa premio». Interrogativi che oggi tornano d'attualità, anche a quella cena con unico magistrato presente proprio Di Pietro, c'era anche l'agente del Secret Service americano Mario Mediati. Nel volume compare anche la foto inedita di Mediati che consegna un attestato ricordo a Di Pietro. Mediati è l'unico senza cravatta tra i vari 007 italiani presenti ma viene tenuto in grande considerazione dagli altri commensali.


DI PIETRO A CENA CON CONTRADA NEL A GIORNI DALLARRESTO
Nel volume si trovano anche gli scatti in quel viaggio negli Usa della primavera del 2000 che per Di Domenico fu organizzato alla ricerca di finanziamenti e che Di Pietro ha sempre minimizzato. Vicenda incredibile appare invece il presunto avvistamento nella primavera del 1993 «ai piedi dell'edificio della Hong Kong Shangai Bank» dell'allora pm Di Pietro.

IL TESTIMONE
Di Domenico indica un testimone oculare che avrebbe stretto la mano al Tonino nazionale mentre stava entrando in banca con una pesante valigia in mano per poi uscirne a mani vuote. Si tratta dell'imprenditore Pio Maria Deiana, una figura controversa già finita alla ribalta delle cronache nella vicenda Telecom Serbia. Deiana giura che all'epoca confidò di aver visto Di Pietro a Marco Loi, un dirigente del gruppo telefonico che nel libro conferma.

by dagospia

sabato 5 febbraio 2011

UN DAVIGO STORTO PER LEGNOSTORTO - UN APPREZZAMENTO DIVENTA UN INSULTO CHE COSTA CARO: 100MILA EURO. LEGNOSTORTO.COM, IL PORTALE CHE SI OCCUPA DI GIUSTIZIA, STA PER CHIUDERE I BATTENTI DOPO CHE L’EX PM DI MANI PULITE PIERCAMILLO DAVIGO HA CHIESTO UN MAXI RISARCIMENTO AGLI AUTORI DEL SITO PERCHÉ SI È SENTITO DIFFAMATO DA UN ARTICOLO CHE ADDEBITAVA TANGENTOPOLI AI "POTERI FORTI INDUSTRIALI E BANCARI ITALIANI ED ANGLO-AMERICANI"....

Felice Manti per "il Giornale"


PIER CAMILLO DAVIGO
Un apprezzamento diventa un insulto che costa caro: 100mila euro. Legnostorto.com sta per chiudere i battenti dopo che l'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo ha chiesto un maxi risarcimento agli autori del sito perché si è sentito diffamato da un articolo pubblicato dal portale che si occupa di giustizia.

L'autore del pezzo, Vittorio Zingales, il 21 giugno 2009, pubblica su legnostorto un articolo dal titolo «Quel golpe che fece mezza fetecchia» e «Cova sotto la cenere», in cui ipotizza che in realtà il crollo della Prima repubblica innescato da Tangentopoli sia stato orchestrato da «poteri forti industriali e bancari italiani ed anglo-americani». Sono loro, insiste Zingales, i «veri organizzatori della rivoluzione». L'obiettivo da colpire era «Bettino Craxi, costretto all'esilio in Tunisia, dove poi morirà tra la totale indifferenza dei nostri politici, eccezion fatta solo per pochissimi».


CRAXI IN TRIBUNALE
E i pm del pool di Milano? Che ruolo avrebbero avuto? Quello dei pupi? «È chiaro che un Borrelli, un Di Pietro, un Davigo, un D'Ambrosio (...) non possono avere nessuno spessore culturale per organizzare il golpe, e nemmeno il regista Violante che ha il compito di girare le piazze italiane e le procure per indicare di volta in volta il nemico da abbattere». È in questo passaggio la Scatta la denuncia per diffamazione, ovviamente al tribunale di Milano.



BORRELLI GIUDICE01
L'escamotage giuridico in voga tra chi si sente «diffamato» da un articolo di giornale o da un servizio televisivo è quello di rivolgersi direttamente al giudice civile perché sia lui stesso ad accertare l'eventuale reato - penale - di diffamazione e perché stabilisca l'ammontare dell'indennizzo. Una specie di scorciatoia, lamentano i curatori del sito, che «consente anche di tappare velocemente la bocca ai giornali piccoli e basati sul volontariato, come legnostorto.com», per i quali le cifre ipotizzate (100mila euro, ndr) sono ovviamente fuori portata». Peraltro l'autore, dell'articolo, considerato «non solvibile», non rischia di pagare neppure un centesimo. L'obiettivo è il sito.


ANTONIO DI PIETRO
All'udienza del 27 gennaio scorso il giudice, anticipando il giudizio, aveva proposto di transare un indennizzo di 40mila euro. «Ma - si legge su legnostorto.com - anche questa proposta è per noi altrettanto impraticabile, ammesso e non concesso che il reato sia stato commesso. E poi noi non prendiamo soldi da nessuno, nessuno ci sponsorizza. Tutti lavoriamo gratis...».


HOMEPAGE DE _IL LEGNO STORTO_.PNG
Senza soldi il sito chiuderà, ma questo (par di capire) non significa che Davigo resterà a mani vuote. I curatori del sito saranno costretti a pagare comunque. Ecco perché i due giornalisti Antonio Passaniti e Marco Cavallotti hanno lanciato un appello ai lettori chiedendo loro un sostegno economico: «Legnostorto.com va sostenuto per evitare che una voce libera del web venga cassata brutalmente dallo strapotere irresponsabile di parte della magistratura italiana, anche se sappiamo che la cifra che dovremo versare è impossibile da raccogliere». Finora sono stati raccolte poche centinaia di euro. E intanto il processo va avanti, come in un film il cui finale è praticamente già scritto.

by dagospia

giovedì 3 febbraio 2011

te la do io la libertà di stampa! - Anna Maria Greco de "Il Giornale" racconta: "A un certo punto, mi hanno detto che dovevano fare anche la perquisizione "personale". Non volevo capire, ma mi sono preoccupata seriamente quando ho visto la donna carabiniere indossare i guanti di lattice. Mi ha fatto entrare in un bagno e mi ha detto di spogliarmi. Mi sono tolta i vestiti. "Anche la biancheria intima". Non volevo crederci. "Non penserete che nascondo documenti segreti nelle mutande? Manco fossi una delinquente..."

Anna Maria Greco per Il Giornale


Ilda Boccassini «Mia moglie dorme». «Mi faccia entrare in camera da letto». Sono state queste frasi dietro la porta, a svegliarmi poco prima delle nove. Non riuscivo proprio a capire. Davanti ai miei occhi, nella penombra, c'era una donna con la divisa dei carabinieri. E dietro di lei, altri quattro colleghi dell'Arma.

«Che succede?», ho chiesto proiettandomi fuori dalle lenzuola. «Abbiamo un ordine di perquisizione della Procura di Roma», mi hanno risposto. «Mi posso lavare la faccia?». È cominciata così una giornata da «non» dimenticare.


anna_maria_greco
Dunque, con tutta la mia famiglia mezzo stravolta intorno, mi sono vista presentare il decreto di perquisizione, firmato dalla pm romana Silvia Sereni. Disponeva di cercare sia a casa mia che nella redazione del Giornale atti di procedimenti disciplinari del Csm «oggetto del reato». E cioè abuso d'ufficio. Dal documento risultava che non ero io a essere indagata, ma la mia presunta fonte (sul nome c'era un omissis ).


Matteo Brigandi
Naturalmente, ho subito pensato all'articolo scritto sulla questione di Ilda Boccassini, ma non c'erano riferimenti. Prima di iniziare, i carabinieri mi hanno concesso di chiamare il mio legale. L'ho fatto, ma c'è voluta un'ora e mezzo prima che l'avvocato arrivasse.

Intanto, hanno incominciato a rovistare nei cassetti della biancheria di mia figlia Ludovica. Fa la praticante avvocato e doveva andare allo studio. «Vuoi che resti io, per darti appoggio legale? », mi ha chiesto un po' sconvolta un po' scherzosa. Ma una volta che i carabinieri hanno controllati i suoi libri, gioielli e vestiti le ho detto di andare, che me la sarei cavata. Le ore passavano. «Ci dia i documenti, così la finiamo qui: dove li ha nascosti?». Ho risposto: «Non ce li ho. Quello che fate è inutile».

A un certo punto, mi hanno detto che dovevano fare anche la perquisizione «personale ». Non volevo capire, ma mi sono preoccupata seriamente quando ho visto la donna carabiniere indossare i guanti di lattice. Mi ha fatto entrare in un bagno e mi ha detto di spogliarmi. Mi sono tolta i vestiti. «Anche la biancheria intima ». Non volevo crederci. «Non penserete che nascondo documenti segreti nelle mutande? Manco fossi una delinquente... », è stata la mia flebile e inutile protesta.


Il CSM - Consiglio Superiore della Magistratura
Rivedevo certe sgradevoli scene di film sui trafficanti di droga. Forse potevo oppormi, ma in quel momento ero troppo confusa. Comunque, mi è sembrato davvero troppo. Intanto, i colleghi dell'Arma sequestravano il mio computer portatile, una serie di agende e fogli sparsi che, chissà perché, a loro sembravano sospetti. Il fatto è che dove trovavano scritto «Csm», si allarmavano. Hai voglia a spiegare che da 15 anni mi occupo di giustizia al Giornale e sono accreditata al Csm, quindi gran parte di quello che faccio per lavoro riguarda il Consiglio.


Il Giornale
L'avvocato si è opposto ai sequestri e allora il tenente colonnello ha chiamato col cellulare la pm per chiedere conferma. Lei ha detto di portare via tutto. Loro, sempre gentili ma fermi, sono andati avanti. «Eseguiamo gli ordini ». Mio figlio Matteo, studente universitario, si è disperato quando si è visto togliere il suo adorato computer. Ha protestato che era personale e io non lo usavo mai, nemmeno conoscevo la password per accedervi, figurarsi. Ma alla fine ha dovuto staccare lui stesso i fili e consegnarlo.


SALLUSTI Per cercare di riaverlo appena possibile, più tardi è venuto al comando dei carabinieri per far mettere a verbale tutto questo. Però, ci hanno anticipato che se va bene lo rivedrà tra almeno una settimana. In mezzo alle mazze da golf di mio marito non hanno trovato nulla, neppure negli album di fotografie in libreria e tra i prodotti da trucco in bagno. Ma non bastava. La perquisizione è proseguita in cantina e poi in ognuna delle nostre tre macchine.

Naturalmente, neppure l'ombra del corpo del reato. Finito a casa, mi hanno detto di seguirli al Giornale , dove un sesto carabiniere aveva già notificato il decreto del pm al capo della redazione. Poco prima di mezzogiorno, seconda perquisizione e nuovo sequestro, questa volta del mio computer al Giornale , insieme a un'altra agenda e ad altre carte (assolutamente ininfluenti, cercavo di spiegare).


LA GIOVANE BOCCASSINI
Ancora non era finita, malgrado a questo punto cominciassi a essere esausta. La terza tappa è stata al comando dell'Arma di via in Selci, per stendere un dettagliato verbale e catalogare tutti gli oggetti sequestrati. Altre ore, altro stress. Tra l'altro eravamo in una stanza della sezione omicidi, piena di faldoni sul ritrovamento di corpi carbonizzati e vari casi di assassinii. E mi sentivo sempre più fuori posto. Possibile che tutto questo succedesse proprio a me? E per che cosa poi?

L'avvocato continuava a opporsi e a cercare di limitare i danni, ma si scontrava contro un muro inflessibile. Gli ordini del pm, prima di tutto. «Noi eseguiamo», dicevano, quasi scusandosi, i carabinieri. Sono uscita alle 16, finalmente libera . E appena fuori, mi sono accesa una sigaretta. Peccato, da tre mesi ero riuscita a smettere.

by dagospia