mercoledì 27 luglio 2011

AMERICA, INCUBO AD ALTA DISOCCUPAZIONE - ALTRO CHE DEFICIT (SU CUI SI TROVERÀ UN ACCORDO POLITICO), IL VERO DRAMMA PER LE VOGLIE DI OBAMA DI ESSERE RIELETTO È LA DISOCCUPAZIONE, RISALITA A GIUGNO AL 9,2% (IL DOPPIO DI QUANTO ERA NEL 2007, PRIMA DELLA CRISI FINANZIARIA) - I SENZA LAVORO SONO 29 MILIONI E CON L’ECONOMIA FERMA AL PALO, SONO DESTINATI A CRESCERE - LA RISPOSTA DELLE GRANDI AZIENDE? LICENZIARE! - NESSUNO LA NOMINA MA TUTTI LA TEMONO: RECESSIONE…


Danilo Taino per il "Corriere della Sera"
È molto più di un malessere quello che in questi giorni corre sui mercati finanziari internazionali. Certo, la Grecia. Certo, i rischi americani di default. E quindi l'euro e il dollaro, Frau Merkel e Mister Obama. Ma c'è una parola sempre difficile e sgradevole da pronunciare che è tornata sulle labbra di economisti e investitori: recessione.
Obama al mareOBAMA AL MARE
Meglio: la seconda recessione dallo scoppio della crisi finanziaria nell'autunno 2008: il double dip, cioè la ricaduta, la famigerata W, che vuole dire diminuzione del Prodotto interno lordo, sua risalita che illude e nuovo crollo dell'attività economica.
I sussurri di sottofondo fanno di nuovo il parallelo con la Grande depressione degli anni Trenta che sembrava scongiurata ma forse non lo è. Il cuore delle preoccupazioni è il centro dell'impero, l'economia americana. Tre giorni fa, uno degli economisti più influenti degli Stati Uniti, Martin Feldstein, ha detto al Corriere che la possibilità di una nuova recessione Usa è salita a suo parere al 50% e potrebbe crescere nei prossimi mesi.
Obama GuantanamoOBAMA GUANTANAMO
L'analisi di Feldstein- - che molti condividono, sia tra gli studiosi di cicli economici sia sui mercati - parte dal nuovo aumento della disoccupazione americana, che sembrava scendere (a marzo aveva toccato l' 8,8%) e invece è tornata a salire, in giugno al 9,2%, che è il doppio di quanto era nel 2007, prima della crisi finanziaria.
Obama al collegeOBAMA AL COLLEGE
Secondo i suoi calcoli, addirittura, se ai disoccupati ufficiali delle statistiche si aggiungono tre milioni di senza lavoro che non sono conteggiati perché non hanno cercato un posto nell'ultimo mese, e se si aggiungono nove milioni di addetti part time che vorrebbero invece un impiego a tempo pieno, «abbiamo 29 milioni di americani che non possono trovare il lavoro a tempo pieno che vogliono».
Drammatico, per un Paese che da decenni non è abituato a fare i conti con la disoccupazione. È che le imprese e le famiglie non investono e non spendono. Ieri, Scott Davis- l'amministratore delegato di una delle imprese più sensibili all'andamento del ciclo, Ups - ha sostenuto che l'economia americana è debole a causa dell'aumento della disoccupazione e del rallentamento della domanda proveniente dalla Cina (le economie asiatiche rallentano).
OBAMA-SONDAGGIO GALLUPOBAMA-SONDAGGIO GALLUP
E molte imprese americane stanno annunciando licenziamenti: ieri, per dire, Rim (il produttore dei Blackberry) ha fatto sapere che taglierà duemila posti e anche le banche di Wall Street sono entrate in una nuova fase di ristrutturazioni con perdite di posti di lavoro. Il risultato di queste tendenze è che l'economia americana è sì salita dell' 1,8%nel primo trimestre, ma in gran parte (per l' 1,2%) solo grazie alla ricostituzione delle scorte, non per la forza della domanda interna o esterna (a fine 2010 saliva di oltre il 3%).
ObamaOBAMA
Da qui i pericoli che i prossimi mesi indichino l'arrivo del double dip. Se si guarda ai numeri, non siamo vicini alla Grande depressione americana degli anni Trenta. Allora, la prima recessione fu lunghissima, dall'agosto 1929 al marzo 1933, con un crollo del Pil del 36%in termini reali (dati del National Bureau of Economic Research) e la seconda, dal maggio 1937 al giugno 1938, vide un'altra caduta della produzione reale del 6%.
La disoccupazione toccò un picco del 25%nel 1933 e scese sotto il 10%solo nel 1941, praticamente in economia di guerra. Oggi, i numeri sono molto diversi e l'esperienza che da allora hanno accumulato gli analisti dell'economia e i responsabili delle politiche finanziarie è enorme. Ciò nonostante, gli errori che si possono fare si presentano sempre con una faccia nuova e anche questa volta potrebbero creare disastri: da qui il nervosismo strutturale dei mercati.
OBAMA LABBRO SPACCATOOBAMA LABBRO SPACCATO
A inizio giugno, il presidente Barack Obama disse alla cancelliera tedesca Angela Merkel che un fallimento della Grecia avrebbe messo in pericolo l'economia americana e l'avrebbe mandata di nuovo in recessione. E con essa l'economia del mondo. Per il momento, attorno ad Atene i governi dell'Eurozona hanno messo una cintura di sicurezza, che per un po' forse funzionerà ma non risolve il problema della crescita economica greca. Resta invece aperta la questione del possibile default americano: anche in questo caso un problema politico, prima che finanziario, che potrebbe creare crolli sui mercati.
OBAMA COMMUNISTOBAMA COMMUNIST
E in America come in Europa (e in Italia) la questione chiave è come rilanciare la crescita di economie avanzate. La domanda che in fondo sottostà allo scontro tra Obama e Repubblicani riguarda infatti il modo di ridare forza all'economia degli Stati Uniti. Favorendo una certa spesa pubblica e aumentando certe tasse, secondo i democratici e la Casa Bianca.
Togliendo alle imprese e alle famiglie la paura dell'esplosione del debito pubblico e dell'aumento delle tasse, secondo i conservatori (e secondo i sostenitori del modello tedesco fondato su un deficit pubblico basso per dare fiducia a chi deve investire). In tutto l'Occidente, insomma, il problema dei problemi è lo stesso: la crescita che non c'è.
 by dagospia

giovedì 21 luglio 2011

MORO SCOOP! - ADNKRONOS INTERVISTA FERDINANDO IMPOSIMATO, L’EX PM ORA LEGALE DELLA FAMIGLIA MORO, E SPARA LA BOMBA: “UN 'COMMANDO' ERA PRONTO A SALVARE IL LEADER DC, MA ALL’ULTIMO MINUTO IL BLITZ FU FERMATO” (DA CHI?) - LA DENUNCIA DI UN BRIGADIERE DEL BATTAGLIONE VALBELLA DELLA FINANZA (UN BRACCIO DI GLADIO?) - “ERA STATO LORO DETTO CHE L'OPERAZIONE DOVEVA ESSERE FATTA L'8 O IL 9 MAGGIO 1978” (MORO VIENE UCCISO IL 9) - SULL’ELENCO DEI COMMILITONI DEL BRIGADIERE È STATO POSTO IL SEGRETO DI STATO…


(Adnkronos) - Un piano militare per liberare Aldo Moro. Avevano deciso di intervenire l'8 o il 9 maggio del 1978. Si erano preparati a fare un blitz dopo aver ispezionato l'appartamento di sopra a quello in cui era prigioniero lo statista. Ma un contrordine, arrivato all'ultimo momento, blocca l'operazione in via Montalcini n. 8. Una pista che sembrerebbe legare il caso Moro all'organizzazione Gladio.
Ferdinando Imposimato, ora, in qualita' di legale di Maria Fida Moro, parte offesa nel processo sulla strage di via Fani e il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978, si oppone alla richiesta di archiviazione, chiedendo la prosecuzione delle indagini.
Aldo MoroALDO MORO
''La verita' sul caso Moro e' piu' vicina -spiega all'ADNKRONOS Imposimato- e vogliamo conoscerla, anche per onorare la memoria dei martiri di via Fani. Senza paura e con fiducia nella giustizia. Ma non c'e' giustizia senza verita'. La vicenda Moro si riapre perche' esiste una denuncia fatta da un brigadiere della Guardia di Finanza, G.L., che appare persona attendibile. E' stato militare dei bersaglieri presso il Battaglione Valbella, di stanza ad Avellino, insieme ad altri 40 commilitoni. Una parte di questi fu portato a Roma, con lo scopo di liberare un 'importante uomo politico'. Questo accadeva durante il sequestro Moro, dopo il 20 aprile 1978, data in cui i militari del 'commando' sarebbero arrivati a Roma''.
rapimento aldo moro manifestoRAPIMENTO ALDO MORO MANIFESTO
''Quando ho letto la denuncia che mi fu consegnata dallo stesso brigadiere il 7 ottobre 2008 -ricostruisce l'ex magistrato esperto di trame- in presenza di altri due sottufficiali inviati da un colonnello della Finanza di Novara, sono rimasto perplesso, data la gravita' delle affermazioni del brigadiere, e ho detto che senza avere dei riscontri al suo racconto, quella storia non poteva essere credibile.
Spiegai loro che non ero in grado di fare una verifica, anche perche' -mi fu riferito dal sottufficiale- nel frattempo il Valbella era 'scomparso', smantellato. Penso che questo Battaglione Valbella poteva essere una struttura di Gladio. Ritengo ci sono tutti gli elementi per fare ulteriori indagini, oltre quelle svolte puntalmente dalla procura della Repubblica di Roma e dalla procura di Novara''.
Aldo MoroALDO MORO
In quella sede, spiega ancora Imposimato, ''sottolineai anche che bisognava identificare i commilitoni che secondo il brigadiere avevano partecipato alla missione nella capitale. Ho quindi consegnato la denuncia al procuratore aggiunto della Repubblica di Roma, Pietro Saviotti, il 20 novembre 2008, per chiedere una verifica delle circostanze riferite dall'uomo.
Ho chiesto che il brigadiere G.L. fosse sentito e di essere informato in caso di una eventuale archiviazione. Allo stesso tempo ho cercato, tra altri atti di cui ero venuto in possesso regolarmente, riguardanti un'altra richiesta di archiviazione disposta dal gip, eventuali conferme o smentite al racconto del sottufficiale della Guardia di Finanza. E ho letto anche gli atti della commissione stragi riguardanti l'inchiesta su Gladio''.
aldo moro prigioniero visto da tullio pericoliALDO MORO PRIGIONIERO VISTO DA TULLIO PERICOLI
''Ho poi esaminato gli atti -spiega l'ex giudice- regolarmente da me acquisiti su autorizzazione del gip di Roma, che riguardavano sia la vicenda di Pierluigi Ravasio, ex carabiniere paracadutista, che prima aveva parlato, per poi ritrattare, di un mancato intervento per impedire il sequestro Moro, e del colonnello Camillo Guglielmi, presente in via Fani la mattina del 16 marzo '78.
Ho analizzato anche i documenti che riguardavano Nino Arconte, che aveva compiuto una speciale missione per andare in Libano e prendere contatti con un agente speciale, in vista della liberazione di Moro. Arconte ha prodotto un documento che e' stato ritenuto falso dagli investigatori, ma che io invece reputo fondamentale sottoporre a una perizia tecnico-grafica per stabilirne l'autenticita' o meno''.
''Altro elemento che ho acquisito - rimarca il legale di Maria Fida Moro - riguarda la presenza a Roma della Sas, Special Air Force inglese, durante il sequestro dello statista della Democrazia cristiana. Secondo Francesco Cossiga, allora ministro dell'Interno, doveva essere impiegato per la liberazione di Moro.
Un riscontro alle dichiarazioni del brigadiere della Guardia di Finanza, che non puo' aver tratto questa ricostruzione dal mio libro 'Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il racconto di un giudice', ne' puo' aver preso dagli atti dei processi che non fanno in alcun modo riferimento alla presenza di agenti inglesi nella vicenda Moro''.
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''Il brigadiere G.L. - spiega Imposimato - viene a sapere che la sua presenza a Roma, insieme ad altri militari, anche stranieri, era finalizzata alla liberazione di questo 'importante uomo politico'. A Roma questa presenza si protrae per 15-20 giorni. Era stato loro detto che l'operazione doveva essere fatta l'8 o il 9 maggio 1978, e avevano capito che li' c'era Moro. Anzi, uomini di questo 'commando' erano stati anche portati in via Montalcini, in un altro edificio vicino a quello in cui era stata individuata la prigione del politico Dc''.
Il sottufficiale, sottolinea l'ex giudice, ''sostiene di aver visto anche la famiglia che abitava nell'appartamento sovrastante quello in cui era prigioniero Moro. Ma l'8 maggio arriva un 'ordine superiore': il blitz viene annullato e tutti gli agenti e i militari devono tornare nelle strutture di origine''. La cosa non e' indolore: ''Nel momento in cui i militari vengono a sapere che l'operazione era stata annullata -spiega Imposimato- hanno una reazione perche' avrebbero voluto liberare l'ostaggo. Fu detto loro di dimenticare quello che era successo. E calo' il silenzio su tutto''.
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Ma ''non e' finita'', incalza l'ex giudice. ''A mio avviso -spiega- bisogna eliminare qualunque tipo di segreto di Stato sulla vicenda. Un segreto che, invece, e' stato posto dall'autorita' militare all'elenco dei commilitoni del brigadiere. Occorre poi interrogare gli altri uomini del 'commando', nel contraddittorio delle parti, come previsto dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dall'art. 111 della Costituzione. E bisogna sentire anche tutti i vertici di Gladio per conoscere la sua reale struttura, e se sia possibile che di essa abbiano fatto parte soldati dell'esercito o di altre forze armate, oltre agli agenti del Sismi''.
''L'obiettivo -rimarca Imposimato- e' capire se era possibile salvare Moro durante la sua prigionia, con un blitz analogo a quello che scatto' per liberare il generale Dozier, senza cedere al ricatto delle Brigate Rosse''. ''Ero e sono d'accordo -precisa l'ex giudice- con la linea della fermezza e con quello che ha detto il Presidente Cossiga, ma prova di maggior fermezza sarebbe stato intervenire 'manu militari' per liberare Moro''.
FRANCESCO COSSIGAFRANCESCO COSSIGA
''E' questa -rimarca il legale di Maria Fida Moro- la pagina che manca e che la famiglia dello statista e direi tutta l'Italia, attende di conoscere per sgomberare il campo da ogni dubbio su quella che, per dirla con il Presidente Ciampi, e' stata la piu' grande tragedia che ha colpito il Paese dalla nascita della Repubblica''.
E a chi gli chiede perche' Moro doveva morire, Imposimato replica: ''Perche' il suo progetto politico era in contrasto con la strategia dell'America e dell'Unione Sovietica. Gli americani non potevano accettare un governo con i comunisti ne' i sovietici consentire il dialogo comunisti-cattolici, perche' questo avrebbe scardinato il 'modello' dell'Est''.
A distanza di 33 anni dall'omicidio Moro, conclude Imposimato, ''bisogna avere il coraggio di accettare degli aspetti che non erano conosciuti dagli inquirenti al tempo delle indagini. Ma ora la verita' e' piu' vicina''.
 by dagospia

mercoledì 20 luglio 2011

CHI MUORE (MARIO CAL) GIACE E CHI VIVE (DON VERZÈ E DON VENDOLA) SI DÀ UN OSPEDALE - CARLO VULPIO METTE IL DITONE NELLA PIAGA DEL “SAN RAFFAELE DEL MEDITERRANEO” DI TARANTO - UN'INUTILE E AMBIGUA OPERAZIONE, IGNORATA DA TUTTI, PER LA QUALE LA REGIONE PUGLIA HA STANZIATO PRIMA 60, POI 80, INFINE 120 MILIONI DI EURO - " NON È STATO DON VERZÈ A DICHIARARE PUBBLICAMENTE CHE “VENDOLA È UNO DEI POCHISSIMI POLITICI ITALIANI AD AVERE UN FONDO DI SANTITÀ”?...


NIKI VENDOLANIKI VENDOLA
E' davvero strano, molto strano, che ieri e oggi - appresa la notizia del suicidio di Mario Cal, il vice di don Verzé, nume tutelare dell'ospedale-centro di ricerca-università "San Raffaele" di Milano - tutti i giornali, le tv e le agenzie di stampa abbiano "dimenticato" l'affare più importante che lo stesso "San Raffaele" ha in corso, e cioè la realizzazione di un altro "San Raffaele", a Taranto, ribattezzato come "San Raffaele del Mediterraneo".
Così come è strano, molto strano, che tutti i giornali, le tv e le agenzie di stampa, abbiano "dimenticato" il gran lavoro promozionale dell'ultranovantenne don Verzé a favore di Nicola Vendola durante (e dopo) l'ultima campagna elettorale.
DON VERZEDON VERZE
Fosse stato anche solo per esaudire l'esigenza di "ritratti" un po' più completi, gli attenti giornalisti che si sono occupati del caso, dei retroscena, dei debiti della fondazione Monte Tabor, del solito Berlusconi eccetera eccetera, avrebbero potuto ricordare queste due o tre cosette non proprio irrilevanti.
Prima cosetta. Non è stato don Verzè a dichiarare pubblicamente che "Vendola è uno dei pochissimi politici italiani ad avere un fondo di santità"? E non è stato sempre lui a chiedere ai pugliesi di votarlo e a promettere, qualora non lo avessero fatto, che lo avrebbe "assunto" lui, nominandolo presidente - appunto - dell'erigendo San Raffaele del Mediterraneo?
Seconda cosetta. Non è stata, subito dopo lo spot pro Vendola di don Verzè, la Regione Puglia a stanziare prima 60, poi 80, infine 120 milioni di euro per far decollare un'iniziativa che alla fine, si è stimato, costerà almeno il doppio (in pratica, un nuovo grande ospedale realizzato con i soldi pubblici e gestito da un privato?).
Don Verze' e Mario CalDON VERZE' E MARIO CAL
Terza cosetta. Come mai nessuno ha ricordato la "mossa" dell'assessore regionale pugliese al Bilancio, Pelillo, sostenuta dalla giunta regionale e dallo stesso Vendola, di far nominare presidente della nuova Fondazione San Raffaele del Mediterraneo un socio di studio, tale avvocato Ciaccia, dell'assessore Pelillo?
Quell'anonimo avvocato è stato poi costretto a dimettersi in seguito alle polemiche scaturite dalle interrogazioni presentate in Regione dalla opposizione di centrodestra, ma non è che con le dimissioni di una "testa di legno" scoperta un po' per caso, "il caso" possa dirsi chiuso, no?
CUPOLA DELL'OSPEDALE SAN RAFFAELECUPOLA DELL'OSPEDALE SAN RAFFAELE
Infine, perché nessuno cerca di rispondere alla domanda più semplice, che è la seguente: serve davvero questo San Raffaele del Mediterraneo a Taranto? Per chiunque presti alla vicenda un po' di attenzione e abbia un barlume di intelligenza non sarebbe difficile rispondere che no, questo nuovo ospedale non serve. Taranto infatti ha già due ospedali - il Moscati e il Ss. Annunziata -, che assieme, contano cento posti letto in più dell'erigendo San Raffaele (680 contro 580) e che abbisognano solo di attenzione e cura per non perire, come avviene invece per il resto della sanità pugliese (e meridionale) rovinate da buchi di bilancio mostruosi che sono per lo più conseguenza dell'assalto criminale e clientelare alle risorse.
ospedale_san_raffaele_milanoOSPEDALE_SAN_RAFFAELE_MILANO
A meno che, don Verzé e don Vendola, commossi e addolorati per la sorte dei malati di cancro e di leucemia della città più inquinata d'Europa per emissioni industriali, non abbiano pensato di "regalare" a Taranto un nuovo ospedale per completare secondo "standard europei" la macabra "filiera" toccata in dote ai tarantini: l'industria li avvelena e il nuovo ospedale li accoglie. Per morire lo stesso. Ma in pace. E sotto una sigla prestigiosa.
 by dagospia

martedì 19 luglio 2011

BANCAROTTA A STELLE E STRISCE - L’ACCORDO TRA OBAMA E I REPUBBLICANI SUL TETTO ALL’INDEBITAMENTO SI FARÀ (CONVIENE A TUTTI), MAGARI CON UNA PARACULATA: DARE AL PRESIDENTE L’AUTORITÀ DI ALZARE IL TETTO PER TRE VOLTE ENTRO LA FINE DEL PROSSIMO ANNO - IL CONGRESSO OGNI VOLTA VOTEREBBE UNA RISOLUZIONE CONTRO LA MANOVRA E OBAMA USEREBBE IL SUO POTERE DI VETO PER BLOCCARLA - COSÌ IL PROBLEMA SI RIMANDA AL DOPO ELEZIONI DEL NOVEMBRE 2012 - IN OGNI CASO OCCORRE RIDURRE IL DEFICIT DI 1.500 MLD $ IN DIECI ANNI CON TAGLI ALLA SPESA SOCIALE E NUOVE TASSE…


Flavio Pompetti per "il Messaggero"
Barack ObamaBARACK OBAMA
«Basta con questo inconciliabile dibattito sul tetto di indebitamento del governo americano. Aboliamo il limite una volta per tutte, e leghiamo l'indebitamento a nuovi parametri di bilancio che assicurino una spesa responsabile». La proposta che l'agenzia di rating Moody's ha lanciato all'interno di un rapporto pubblicato ieri, sembra a prima vista l'uovo di Colombo.
Gli Usa sono uno dei pochi Paesi al mondo obbligati a fissare per legge il limite del debito pubblico. Lo hanno fatto per la prima volta nel 1917 con un intento tutt'altro che rigoristico: dovevano affrontare spese straordinarie per rilanciare l'economia alla fine della prima guerra mondiale, e volevano liberare il governo dal tedioso controllo del Congresso su ogni nuova assunzione di debito. Ha ancora senso mantenere la procedura oggi, con il rischio di insolvenza continuamente alle porte?
La questione avrà anche un suo interesse nel lungo termine, ma al momento la tensione politica che si è venuta a creare nel Paese è troppo alta perché possa davvero essere presa in considerazione. E quindi le trattative sul debito sono riprese ieri dopo la breve interruzione del fine settimana, che ha visto i rappresentanti vecchi e nuovi della squadra economica presidenziale duellare in televisione con i rappresentanti politici repubblicani sui tagli della spesa sociale (sicuri e profondi) e sull'ampliamento della raccolta fiscale (incerta e fortemente osteggiata dal tea party).
casa biancaCASA BIANCA
La novità è che si è passati dalla Casa Bianca al Campidoglio, cioè al Parlamento. Segno che, come dice il segretario del Tesoro Geithner, «le parti si stanno finalmente avvicinando, e un accordo appare possibile».
Quali saranno i termini di questo accordo, e quale l'iter congressuale, è più difficile da definire, tanto che al momento di annunciare l'apertura dei lavori, il senatore democratico Reid ha ammonito: «La sessione continuerà fino a che non saremo riusciti a risolvere l'impasse». Saranno i repubblicani a fare la prima mossa presentando nelle due camere un progetto di revisione costituzionale che chiede bilanci rigorosamente in parità.
GEITHNERGEITHNER
Obama ha già detto che se dovesse arrivare sul suo tavolo opporrà il diritto di veto, in difesa degli interessi della classe media del Paese. La misura potrebbe in ogni caso passare alla Camera ma non al Senato, dove invece a metà settimana sarà in arrivo il vero oggetto di contesa: un testo scritto a due mani dai capigruppo dei due partiti, Reid e McConnell, che prevede una riduzione del deficit di 1.500 miliardi di dollari in dieci anni tramite tagli alla spesa sociale, senza considerare nuove tasse. Il consenso al Senato è scontato, ma non è chiaro se il presidente della Camera Boehner accetterà di portarlo in aula, vista l'alta resistenza dei repubblicani.
OBAMA & GEITHNEROBAMA & GEITHNER
Un progetto di legge separato darebbe poi a Obama l'autorità di alzare il tetto del debito per tre volte entro la fine del 2012, per un totale di 2.500 miliardi di dollari. Il Congresso ogni volta voterebbe una risoluzione che disapprova la manovra, e il presidente userebbe il suo potere di veto per bloccarla.
Una soluzione salomonica e un po' ipocrita, e soprattutto un modo pratico per rinviare la questione al dopo elezioni del novembre 2012. Esattamente quello che il presidente aveva giurato di non poter accettare non più tardi dello scorso lunedì, prima che le estenuanti trattative della settimana, unite ad una buona dose di realpolitik, non lo convincessero a cambiare idea e a caldeggiare il progetto di legge.
BOEHNER OBAMABOEHNER OBAMA
Nel complesso la situazione appare così intricata, e il dibattito così stridente, da scoraggiare ogni proiezione ottimistica. Eppure un barlume di consenso ci deve essere se l'agenzia di rating Fitch può permettersi di prevedere che lo stato di insolvenza del Tesoro sarà evitato il prossimo 2 agosto, e che il Paese manterrà intatto il favore degli investitori internazionali.
by dagospia