mercoledì 29 maggio 2013

LIBRO MADRON/BISIGNANI, ATTO QUARTO. LE TIRCHIERIE DI AGNELLI, LE AMICIZIE DI LADY FINI CON I GHEDDAFI, CUCCIA E IL GOVERNATORE DI BANKITALIA IN VERSIONE HOT - 2. “BERLUSCONI INCONTRÒ SLIM E FECE IL BAUSCIA. SOGNA UN RUOLO PER ALFIO MARCHINI” - 3. “CUCCIA DA GIOVANISSIMO SI FECE PORTARE IN UN BORDELLO POLACCO, L’EX GOVERNATORE DI BANKITALIA BAFFI SI ERA INFILATO IN UN TAXI CON UN TRAVESTITO FILIPPINO” - 4. “I PREZIOSI REGALI RICEVUTI DA PRODI PREMIER FINIRONO NELLA SEDE DEI SERVIZI SEGRETI” - 5. “MONTI CERCAVA DISPERATAMENTE ENTRATURE IN VATICANO TRAMITE FEDERICO TONIATO” - 6. “MAURO MASI IL PIÙ TALENTUOSO SCIUPAFEMMINE. IN RAI COME UN TOPO NEL FORMAGGIO” - 7. “LA TULLIANI ERA AMICA DI GHEDDAFI JR. IL RAISS SI INVAGHÌ DELLA PRESTIGIACOMO” -

Franco Bechis per "Libero" BERLUSCONI Faccendiere. Piduista. Piquartista. Uomo dei servizi. Promotore di carriere ovunque: politica, finanza, forze armate, perfino Vaticano. Certamente giornalista. Di Luigi Bisignani - Luigino per i potenti della prima Repubblica, Gigi per gli amici che gli sono rimasti - si è scritto, detto e intercettato di tutto. Paolo Madron, direttore di Lettera 43, ha trovato una chiave nuova, azzeccata: L'uomoche sussurra ai potenti, e ne ha fatto uno straordinario libro-intervista (324 pp, Chiarelettere, 13 euro) per raccontare «trent'anni di potere in Italia fra miserie, splendori e trame mai confessate ». MARIO MONTI CON IL SUO PETTINE Un racconto ricco di inediti, di ritratti al curaro e di retroscena passati e quasi presenti che si beve di un fiato. E che sta già facendo tremare molti potenti. Libero ne anticipa oggi le pillole essenziali IL DIVO Di Giulio Andreotti sono molti i ricordi. Come quelli della sua mania sulla puntualità: fissava sempre i consigli dei ministri alle 8,59 del mattino. Solo che gli davano buca Gianni De Michelis, Claudio Martelli e Renato Altissimo, che facevano le ore piccole in discoteca. Così al divo Giulio venne un'idea: mettere al primo punto dell'ordine del giorno le nomine «tanto a loro interessano solo quelle». Gustoso il racconto dello stomaco rivoltato di Andreotti dopo una colazione all'alba da Giovanni Paolo II: «Fagioli, zuppa di cipolla e frittata di patate. Lui era abituato a un cappuccino e mezzo cornetto. Wojtyla, da vecchio minatore polacco, pretese che assaggiasse tutto». ALFIO MARCHINI BERLUSCONI INEDITO C'è anche un Silvio Berlusconi segreto nei racconti di Bisignani. Come quello dell'incontro combinato a palazzo Chigi con l'uomo più ricco del mondo, il messicano Carlo Slim, azionista di Telecom: «Arrivati nel salottino che faceva da anticamera alla stanza del premier, vedemmo uscire Luisa Todini (...) Slim, piuttosto compiaciuto, bisbigliò: «Gran chica guapa». Davanti all'uomo più ricco del mondo Berlusconi volle fare il classico baùscia. ENRICO CUCCIA X Si fece portaredauncommesso un libro fotografico e disse: «Questa è l'ultima villa che ho costruito ai Caraibi, la consideri sua quando ci vuole andare, ci sono una ventina di stanze». Il ricchissimoSlim chenonviveva da ricco, rispose: «Grazie, ma per me è troppo grande, tranne che con figli e nipoti non saprei proprio come riempirla». Del Berlusconi attuale Bisignani dice che «in questo momento gli piace moltissimo l'imprendi - tore Alfio Marchini, pupillo di Gianni Letta e candidato sindaco di Roma, cui vorrebbe affidare un ruolo nel centrodestra contro il parere di tutti». GHEDDAFI I CONGIURATI Feroce il ritratto dell'attuale vicepremier Angelino Alfano, inserito in un elenco di «piccoli uomini creati da Berlusconi dal nulla e improvvisamente convinti di essere diventati super uomini. Il primo che mi viene in mente è Renato Schifani, avvocato della provincia di Palermo. Con Alfano, altro siciliano, lavoravano alla costruzione di una nuova alleanza senza Berlusconi (...) Una volta incoronato nell'estate 2011 contro il parere di tanti, Alfano ha pensato soprattutto a costruire un monumento a se stesso. Passava più tempo coni giornalisti,Facebook eTwitter che non con i parlamentari, la base del partito e gli esponenti del mondo imprenditoriale, bancario e culturale. Inoltre ha una vera mania per i giochini sul cellulare, che non smette di fare nemmeno durante le riunioni. E poi è tutto preso dal regolare le giornate in base a quel che dice il suo oroscopo. il suo astrologo di riferimento è uno solo: Branko, «l'uomo delle stelle». Alfano va molto fiero di essere dello Scorpione. Lo stesso segno, ricorda sempre, di Bill Gates e Leonardo Di Caprio...». ROMANO PRODI JPEG MARIO POCO SUPER Di Mario Monti Bisignani racconta di come cercasse di avere entrature in Vaticano grazie a un funzionario del Senato, Federico Toniato, che Marcello Pera anni fa mandava da Joseph Ratzinger per fare correggere le bozze di un libro scritto a quattro mani. Dopo la nomina di papa Francesco «lo sa che Toniato si è fatto in quattro con tutto l'apparato Vaticano per esaudire una richiesta di Monti? Siccome il Papa si è insediato il 19 marzo, giorno del suo compleanno, voleva che Bergoglio gli facesse pubblicamente gli auguri. Cosa che è avvenuta...» IL TESORO DI ROMANO Di Romano Prodi e di sua moglie Flavia si racconta che «avevano fatto allestire al primo piano di palazzo Chigi una stanza blindata per custodire i regali che ricevevano.I più generosiovviamentegli amici arabi, che gli avevano dato collane preziose, un fucile Winchester tempestato di gioielli, sciabole rare. Dopo qualche polemica si scoprì che i doni non erano mai stati riposti nella camera blindata, ma comparvero improvvisamente nelle stanze ovattate del Cesis, dove a capo c'era un fedelissimo di Prodi, il generale Giuseppe Cucchi». GIANNI AGNELLI IN CORSICA BANCHIERI OSÉ Nel libro ci sono anche - del tutto inediti - racconti di avventure semi osè di insospettabili protagonisti della finanza italiana. Come quello dell'allora governatore della Banca d'Italia, Paolo Baffi, a Manila: «Baffi, noto per il rigore e la galanteria, si avviò verso il taxi con una signora. Ercolani e Battaglia, che l'avevano già osservata prima, avevano capito che si trattava di un travestito (...) Stammati mi disse: "Bisignani, provveda a richiamare il governatore". PAOLO BAFFI Baffi si stava già accomodando nel taxi, gli feci cenno indicando il mio pomo d'Adamo. Lui capì subito e uscì dall'auto». E ancora più insospettabile su Enrico Cuccia, per decenni custode del capitalismo italiano: «Carlo Bombieri, simpaticissimo ex amministratore delegato della Banca commerciale, raccontava che da giovanissimo riuscì a portare il suo grande amico Enrico Cuccia in un bordello a Varsavia. Mentre Bombieri era già all'opera, si presentò al suo cospetto il giovane Enrico chiedendogli: "Ma non è che si saprà in Italia?"». FINI ELISABETTA TULLIANI AVVOCATO BRACCINO CORTO Qualche episodio anche sul Gianni Agnelli, noto per non dare da mangiare ai suoi ospiti. Bisignani pranzò da lui a Roma con il ministro del Tesoro Gaetano Stammati: «La colazione con Agnelli fu brevissima e molto parca: un uovo sodo in un minuscolo letto di spinaci, quattro ma proprio quattro paccheri al sugo di pesce e un piattino di frutta cotta composto da due prugne e mezza pesca sciroppata ». Usciti di lì tutti al bar a farsi un toast... LE TRAME DI VIA SOLFERINO Molto risentito il ritratto che Bisignani fa di Ferruccio De Bortoli, che per anni lo ha chiamato e usato come fonte (come prima accadde ad Eugenio Scalfari: «Ogni volta che lo aiutavo a fare uno scoop mi mandava una bottiglia di champagne»), e poi si è vergognato di quel rapporto una volta esploso lo scandalo P4: «Quella con De Bortoli è una storia personale che mi ha umanamente amareggiato. Sempre compassato, dotato di una camaleontica capacità di infilarsi tra le pieghe del tuo discorso e di non avere quasi mai un'opinione troppo discorde da quella dell'interlocutore: democristiano con i democristiani, giustizialista con i giustizialisti, statalista o liberista a seconda di chi ha davanti. FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA Quando veniva a Roma alle cene della mitica Maria Angiolillo, non mancava mai di salire nel mio vecchio ufficio. Quando invece mi trovavo a Milano, era mio ospite al Westin Palace». Stoccata finale: «Mi sono sempre chiesto come mai il destino abbia voluto che in nessun giornale sia mai uscita una sola conversazione o un sms tra me e il direttore De Bortoli». TOGHE AL MICROSCOPIO C'è un ritratto dei magistrati con cui Bisignani si è imbattuto da indagato. Il primo è Ilda Boccassini, «che non ti guarda mai negli occhi, sorride poco e parla in napoletano con i sottufficiali che la assistono. Mi contestò la grande intimità con un generale della finanza che mi sembrava di non avere mai incontrato. "No", ribattè, "ho la prova". E tirò fuori una vecchia foto di una tavolata all'hotel Hassler. In effetti il generale era da una parte del tavolo e io dall'altra. Replicai: "Se è per questo allora ho più intimità con lei...". MAURO MASI Calò il gelo». Bisignani ricordò allora alla Boccassini un episodio di anni prima alle Terme di Casamicciola: «Stavo facendo l'idromassaggio, quando l'ho vista che aspettava il suo turno. "Prego, si accomodi", dissi, avendola riconosciuta. Lei prese il mio posto e con un grande sorriso scostò il costume per massaggiarsi la pancia con il forte getto d'acqua. Se qualcuno ci avesse fotografato avrebbe pensato che noi fossimo davvero molto intimi... ». Dopo sette ore di interrogatorio John Henry Woodcock «scattò in piedi come fulminato, interruppe di colpo l'interro - gatorio. "Maronna santa, aggio lassato ‘o cane into bagagliaio". E io di rimando: "Ma perché non lo porta qui ad assistere? Sempre meglioche in un bagagliaio".E il pm: "Sì, accussì bbusco n'ata dinunzia e finisco ‘nnanzi ‘o Csm". E io: "Meglio una denuncia per avere fatto assistere un cane a un interrogatorio che una per abbandono di animali"». FEDERICO TONIATO MAMMA RAI Ci sono poi altri ritratti spot, come quelli su personaggi Rai. L'ex dg, Mauro Masi «il più talentuoso sciupafemmine che abbia mai conosciuto». Bisignani disse a Berlusconi di non nominarlo in quel posto: «Caro Silvio, Mauro potrebbe essere un grande ministro, ma ti prego non metterlo in Rai. Lì, con tutte quelle donne, sarebbe come un topo nel formaggio ». Del dg successivo, Lorenza Lei, Bisignani dice invece che «ha anche delle gambe bellissime, che vennero subito notate dal Cavaliere». GHEDDAFI E FINI Un capitolo a sé riguarda i viaggi di MohammarGheddafi, con la rivelazione di un inedito inquietante: «Di recente molti sospetti sono circolati attorno a uno degli archivi di Gheddafi scoperto dopola sua morte, e finitoprobabilmente nelle mani di collaboratori di 007 italiani. Potrebbe contenere indicazioni chiave sui finanziamenti elargiti dal regime ai governi europei. Credo che della questione si sia interessato anche Monti durante la sua blindatissima visita a Tripoli del 2012». PZFAL23 GIANNI DEMICHELIS L'ultima volta a Roma del colonnello nell'agosto 2010 fece scalpore per un incontroconsole donne all'Audi - torium, fra cui tre ministre del governo Berlusconi: Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo. Il colonnello quasi si invaghì di quest'ultima: «tentò invano di invitare la Prestigiacomo a Tripoli per siglare un importante accordo sull'ambiente, ma lei si rifiutò». Bisignani poi racconta che il figlio del Colonnello «era amico di Elisabetta Tulliani», conosciuta quando era compagna di Luciano Gaucci. Gheddafi era anche intimo di Massimo D'Alema, la cui foto campeggiava a Tripoli. I due si videro in Libia quando D'Alema era a palazzo Chigi: «Gheddafi fece notare al premier che poteva essere discendente della famiglia Ben Halima, proveniente dalla città cirenaica di al-Beida, la stessa di sua moglie. D'Alema, maestro nell'afferma - zione dei ruoli, confermò la propria origine araba, ma disse di non aver mai considerato quella cirenaica. Gheddafi lo riteneva l'unico interlocutore internazionale del quale aveva una certa soggezione». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-libro-madronbisignani-atto-quarto-le-tirchierie-di-agnelli-le-amicizie-di-lady-fini-56667.htm

martedì 28 maggio 2013

LIBRO MADRON/BISIGNANI, ATTO TERZO: UNA PIOGGIA DI RIVELAZIONI SULLA STORIA ITALIANA - 2. IL PRANZO DI GRILLO E I SERVIZI SEGRETI USA: “OCCULTATI I DESTINATARI DEL DOSSIER” - 3. ARCHEO: “LA FINANZA ITALIANA, DA AGNELLI A CUCCIA, DA PIRELLI A DE BENEDETTI, SI ALLEÒ CONTRO I PM DI MANI PULITE. MARANGHI FECE SPARIRE LE CARTE SEGRETE: ALLA POLIZIA CHE AVEVA PERQUISITO MEDIOBANCA ERA SFUGGITA UNA PARETE MOBILE - 4. BOMBA: “ANDREOTTI CONVINTO CHE LA PISTA DELLE STRAGI MAFIOSE PORTASSE A MOSCA. FALCONE INDAGAVA ANCHE SUI FINANZIAMENTI DEL KGB AL PARTITO COMUNISTA” - 5. “LA7: ENTRERANNO DE BENEDETTI O DELLA VALLE, GRAZIE AI RAPPORTI CON SERGIO EREDE” - 6. IOR: GERONZI APPOGGIÒ GOTTI TEDESCHI COME MOSSA ANTI-BAZOLI. PAPA FRANCESCO RIFORMERÀ LA BANCA E LA TRASFORMERÀ IN UN ENTE SOLIDALE -

BISIGNANI, IL PRANZO TRA BEPPE GRILLO E AGENTI AMERICANI (ANSA) - I rapporti dei servizi segreti degli Stati Uniti con Beppe Grillo sono il tema di un capitolo del libro intervista a Luigi Bisignani, "L'uomo che sussurra ai potenti", realizzato da Paolo Madron e in uscita giovedì da Chiarelettere. Bisignani oltre a raccontare una vicenda già conosciuta come il pranzo tra Beppe Grippo e alcuni agenti e diplomatici americani e il dispaccio dell'ex ambasciatore Ronald Spogli, aggiunge: "Avendo avuto anch'io il dispaccio in mano, c'é qualcosa che andrebbe approfondito" in quanto sono stati occultati "chirurgicamente quasi tutti i destinatari sensibili" tra cui oltre alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato e alla Cia "c'é da scommetterci ci fosse il Dipartimento dell'energia e la National Secuity Agency, che si occupa soprattutto di terrorismo informatico". GRILLO "Agli americani - spiega Bisignani - è noto il rapporto strettissimo che Grillo ha con due loro vecchie conoscenze. Franco Maranzana, un geologo controcorrente di 78 anni, considerato il suo più grande suggeritore su tematiche energetiche e ambientali non politically correct, in contrasto così con la linea ecologica che viene attribuita al movimento. E soprattutto Umberto Rapetto, un ex colonnello della Guardia di finanza". Secondo Bisignani l'incontro con Grillo dovrebbe essere avvenuto nel marzo del 2008 in quanto il rapporto dell'ambasciatore Spogli dal titolo 'Nessuna speranza. Un'ossessione per la corruzione" reca la data del 7 marzo 2008. Con ogni probabilità, secondo Bisignani, quel documento è finito nelle mani del presidente Obama. Quindi fornisce le conclusioni del rapporto sulle idee di Grillo: "La sua miscela fatta di spumeggiante umorismo, supportata da dati statistici e ricerche, fa di lui un credibile interlocutore per capire dal di fuori il sistema politico italiano". Inoltre, racconta che dopo le elezioni del febbraio scorso una delegazione di grillini "capeggiata dai due capigruppo in parlamento, Vito Crimi e Roberta Lombardi, è andata a omaggiare l'ambasciatore David Thorne. Lo stesso che, parlando agli studenti, ha pubblicamente lodato il nuovo movimento come motore necessario per le riforme di cui ha bisogno l'Italia". 2 - SCALFARI AD OGNI SCOOP MI REGALAVA CHAMPAGNE (ANSA) - Luigi Bisignani e i giornali e, in particolare, i suoi rapporti con i direttori sono descritti nel libro-intervista di Paolo Madron, "L'uomo che sussurra ai potenti" (Chiarelettere) in libreria giovedì. Di Eugenio Scalfari ricorda di avergli offerto diverse notizie quando era capo ufficio stampa del ministero del tesoro Gaetano Stammati. "Ogni volta che lo aiutavo a fare uno scoop - ricorda - mi mandava una bottiglia di champagne. Credo che fosse altrettanto con un'altra sua fonte, Luigi Zanda, portavoce di Francesco Cossiga, Al Viminale e poi alla presidenza del consiglio, con il quale credo abbia conservato una forte amicizia". CARLO DEBENEDETTI 3 - LA7: BISIGNANI, DE BENEDETTI RIENTRERA' IN PARTITA, EREDE PROTAGONISTA (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Carlo De Benedetti "alla fine rientrera' nella partita" di La7. La previsione e' di Luigi Bisignani, nel libro intervista con Paolo Madron dal titolo "L'uomo che sussurra ai potenti". Nel volume, che arrivera' in libreria tra due giorni, il faccendiere ritiene che Telecom Italia, nel vendere La7 a Urbano Cairo, ha scelto "il contendente finanziariamente piu' debole, ancorche' considerato un mago della pubblicita', cosi' da facilitare una possibile futura alleanza con Diego Della Valle o con De Benedetti, a seconda di come buttera' la politica". URBANO CAIRO A sostegno dell'idea che l'editore del gruppo l'Espresso possa rientrare nella partita, Bisignani cita un aneddoto inedito: "Ad accelerare la vendita di La7 ha contribuito anche lo studio legale Erede con una lettera nelle ore che precedettero il consiglio di amministrazione decisivo. Sergio Erede e' il legale che ha assistito Cairo nell'operazione, ha ottimi rapporti con De Benedetti". 4 - MANI PULITE: BISIGNANI, FINANZA ITALIANA SI ALLEO' CONTRO PM MILANO (Il Sole 24 Ore Radiocor) - I principali protagonisti dell'industria e della finanza italiana si riunirono intorno a Mediobanca per fare fronte comune contro la procura di Milano, quando stavano partendo le inchieste passate alla storia come Mani pulite e Tangentopoli. A rivelarlo e' Luigi Bisignani, in un libro intervista con Paolo Madron dal titolo "L'uomo che sussurra ai potenti". In un passaggio del volume, Bisignani parla dei protagonisti dell'economia italiana che "tutti indistintamente, da Agnelli a De Benedetti, cercarono disperatamente di bloccare il pool dei giudici di Milano". SERGIO EREDE Per farlo si riunirono a "Mediobanca" dove "si tenne una riunione riservata, presieduta da Enrico Cuccia, il custode di tutti i segreti. Vi presero parte, oltre all'avvocato Agnelli e Cesare Romiti, Leopoldo Pirelli accompagnato da Marco Tronchetti Provera, Carlo De Benedetti, Giampiero Pesenti, Carla Sama per il gruppo Ferruzzi, e ovviamente l'amministratore delegato dell'istituto Vincenzo Maranghi". In quella riunione "fu unanimemente decisa la totale chiusura a ogni possibile collaborazione con la procura di Milano", continua Bisignani. Tuttavia, "le ammissioni di un dirigente Fiat di seconda fila, Antonio Mosconi, fecero cambiare la strategia decisa. Da quel momento, come a nascondino: 'tana libera tutti'". PIERO MARANGHI 5 - MARANGHI FECE SPARIRE CARTE SEGRETE' (ANSA) - ''I protagonisti sotto assedio'' del capitalismo italiano, ''tutti indistintamente, da Agnelli a De Benedetti, cercarono disperatamente di bloccare il pool dei giudici di Milano''. E' quanto afferma il lobbista Luigi Bisignani nel libro intervista di Paolo Madron 'L'uomo che sussurrava ai potenti'. La 'fortezza' in cui si arrocco' il capitalismo per respingere l'offensiva giudiziaria contro il sistema delle tangenti fu ''Mediobanca''. ''Fu li' - racconta Bisignani - che si tenne una riunione riservata presieduta da Enrico Cuccia, il custode di tutti i segreti. Vi presero parte, oltre all'avvocato Agnelli e a Cesare Romiti, Leopoldo Pirelli accompagnato da Marco Tronchetti Provera, Carlo De Benedetti, Giampiero Pesenti, Carlo Sama per il Gruppo Ferruzzi e ovviamente l'amministratore delegato dell'istituto Vincenzo Maranghi''. Proprio Maranghi, dopo una perquisizione della polizia giudiziaria a Piazzetta Cuccia, organizzo nella notte ''un pulmino che porto' via tutte quelle carte dal contenuto inquietante'' che non erano state scoperte. Agli investigatori era infatti sfuggita una parete mobile ''celata dietro una libreria in una delle sale del piano nobile dell'istituto - dove si custodivano altri segreti''. 6 - GERONZI: BISIGNANI, "PIETI' POLTRONA ALLE POSTE DOPO USCITA DA GENERALI" (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Cesare Geronzi "una volta rimosso dalla presidenza delle Assicurazioni Generali, e' andato da loro (i suoi ex protettori, usando le parole del libro, ndr) a pietire una poltrona alle Poste. Me lo ha confermato Giulio Tremonti, verso il quale Geronzi nutriva un timore reverenziale". E' quanto afferma Luigi Bisignani in uno dei passaggi del libro intervista con Paolo Madron "L'uomo che sussurra ai potenti". Infatti, continua Bisignani, "era stato proprio l'allora ministro dell'Economia, che non lo voleva piu' ai vertici di Mediobanca, a spingerlo verso le Assicurazioni Generali". PAPA FRANCESCO - JORGE BERGOGLIO 7 - IOR: BISIGNANI, GERONZI APPOGGIO' GOTTI TEDESCHI COME MOSSA ANTI BAZOLI (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Uno dei passaggi piu' lunghi del libro intervista a Luigi Bisignani di Paolo Madron, "L'uomo che sussurra ai potenti", dedicati allo Ior, la banca del Vaticano, riguardano le vicende legate a Ettore Gotti Tedeschi. In particolare, Bisignani racconta di alcuni passaggi che hanno portato all'insediamento del banchiere nell'istituto del Vaticano, dal timore che questi aveva su "un veto" al suo incarico messo dallo stesso Bisignani e dal "sottosegretario Letta" (Gianni, ndr), fino ai rapporti con Cesare Geronzi, il quale "ne conosceva tutti i limiti, ma Gotti Tedeschi gli andava comunque meglio del predecessore Caloia" in quanto "allontanare Caloia significava sottrarre lo Ior, che tra l'altro e' azionista di Banca Intesa, dall'influenza di Bazoli" (Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo). GIULIO ANDREOTTI DA GIOVANE Per Bisignani, inoltre, in precedenza "fu lo Ior - dove la guerra tra Caloia (uomo di Martini) e De Bonis (uomo di Stanislao Dziwisz, segretario di Papa Wojtyla e oggi cardinale in Polonia) - a dare in pasto il mio nome e a distrarre l'attenzione da questioni piu' lombarde", aggiungendo che "il cardinal Martini, come lui stesso ha confessato, l'interlocutore privilegiato della procura", e in particolare del pool Mani pulite. 8 - MAFIA: ANDREOTTI CONVINTO CHE PISTA STRAGI PORTASSE A MOSCA (ANSA) - Giulio Andreotti ha sempre avuto un convincimento e cioe' che i motivi delle stragi di mafia in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 'non si dovessero cercare a Palermo, ma fra Mosca e Roma'. Lo sostiene nel libro-intervista 'L'uomo che sussurra ai potenti' (Chiarelettere) Luigi Bisignani. ENRICO CUCCIA02 LAP Andreotti, secondo Bisignani era convinto che Falcone sarebbe stato eliminato 'perche' collaborava a una spinosa indagine della magistratura russa sui finanziamenti del Kgb al Partito comunista'. Bisignani ricorda anche che Falcone avrebbe dovuto incontrare, due giorni dopo la strage, il procuratore penale di Mosca Valentin Stepankov: 'Andreotti era certo che da li' bisognasse partire per capire meglio la strage, e su questo concordava anche Francesco Cossiga. Il quale era al corrente dell'iniziativa di Falcone'. GIOVANNI FALCONE Secondo Bisignani 'la sinistra ha sempre taciuto ma ora 'credo che dovra' fare i conti con Piero Grasso, per anni capo della procura antimafia, ora presidente del senato'. Dovra' fare i conti con lui 'per la sua onesta' intellettuale e perche', tra i primi atti, ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle stragi 9 - IOR: BISIGNANI, PAPA FRANCESCO LO RIFORMERA' IN BANCA SOLIDALE (AGI) - Tra le prime iniziative di Papa Francesco ci sara' "il riordino della parte finanziaria perche' per lui, l'aiuto ai bisognosi e' davvero un punto fermo". Cosi' Luigi Bisignani nel libro-intervista 'L'uomo che sussurra ai potenti', presentato oggi. Tocchera' per primo allo Ior. "Secondo alcune autorevoli indiscrezioni - dice Bisignani - lo riformera' trasformandolo in una vera banca della solidarieta' al servizio dell'evangelizzazione. Uno strumento di aiuto per le chiese povere e per le missioni sparse nel mondo. I centri missionari saranno uno dei punti fondamentali di papa Francesco, secondo la miglior tradizione dei gesuiti". PAOLO MADRON Secondo Bisignani, verranno "riclassificati tutti i conti e autorizzati solo quelli che fanno capo ufficialmente a congregazioni e ordini religiosi. Nessuno potra' piu' gestire fondi, depositi e titoli se non nell'esclusivo interesse di enti religiosi". Delle intenzioni del nuovo Papa la Curia era gia' informata, e sempre secondo Bisignani, proprio per questo motivo, nel "conclave precedente, per scampare il pericolo della sua salita al soglio pontificio come voleva il suo grande elettore di allora, Carlo Maria Martini, gesuita come lui, gli fu preferito Ratzinger. Meglio conosciuto nei palazzi apostolici e quindi considerato piu' malleabile". http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-libro-madronbisignani-atto-terzo-una-pioggia-di-rivelazioni-sulla-storia-italiana-2-il-56625.htm

lunedì 27 maggio 2013

MA QUALE SUPERPOTENZA GLOBALE, ANCHE IL DRAGONE ENTRA IN CRISI: L’INDUSTRIA CROLLA La Cina sperimenta anche l’altra faccia del capitalismo: la crisi - L’alto costo del lavoro, l’incertezza, lo yuan che si apprezza sul dollaro e l’inflazione stanno segnando una battuta d’arresto durissima per il Dragone, che ora è costretto all’austerity - E adesso rischia pure il declassamento del rating...

Rita Fatiguso per "Il Sole 24 Ore" L'industria cinese è l'architrave dell'economia mondiale. Prova ne è che se l'indice Pmi va sotto per la prima volta in sette mesi le borse, inevitabilmente, crollano. In Cina rallenta anche l'ottimismo e l'idea di una crescita del 7,5 garantita dai nuovi vertici politici sarebbe comunque la più bassa in 23 anni. XI JINPING Gli ordini non arrivano come dovrebbero (sono a 49,5, il valore più basso da settembre 2012) né dagli Stati Uniti in letargo né dall'Europa in piena crisi da debito sovrano e con l'euro a pezzi. A maggio anche Taiwan e Corea del Sud sono sembrate meno attive. Altro che soft landing, l'industria frena e crea un problema in più alla Cina, ai suoi vertici e al mondo intero. Per un Paese ancora legato all'export in affanno, la mancanza di un valido contrappeso nel mercato interno può risultare fatale. Le follie per l'ultima borsetta Gucci must-to-have sono puro colore. In Cina si risparmia e non si compra, l'incertezza del futuro è forte. LI KEQIANG MANMOHAN SINGH Ma l'indice Pmi in frenata è l'effetto e non la causa di una serie di problemi a monte, visibili a tutti o quasi i cinesi: il costo del lavoro che viaggia a due cifre, l'esercito di quei sette milioni di debuttanti sul mercato del lavoro che si ritrovano senza troppe certezze di trovare un lavoro soddisfacente, allo yuan che si apprezza sempre più sul dollaro (ha raggiunto infatti quota 6.1904 mercoledì scorso, la più alta dal 2005), all'inflazione ovvero l'incubo peggiore che nessuno vuole vivere. Nella Capitale l'uomo della strada si preoccupa anche solo dell'aumento di pochi yuan alla corsa base in taxi. Me you qien, non ci sono soldi, è un refrain continuo. LI KEQIANG Ma se cadono anche i prezzi delle materie prime gli investitori si chiedono se la Cina merita o no di mantenere il suo rating, insomma se le prospettive di crescita non debbano essere riaggiustate verso il basso. Così UBS ha declassato la crescita 2013 a 7.7 dall'8%, Société Générale sembra volerne seguirne le mosse. Bank of America-Merrill Lynch ha tagliato le prospettive agli inizi del mese del 7.6 dall'8 per cento. HEDGE FUND CINA Nel primo trimestre del 2013 il 67% delle grandi imprese ha disatteso le aspettative. Le aziende statali soffrono di più, ma anche grandi gruppi privati segnano il passo. Giganti come Zoomlion (in Italia ha acquistato le betoniere Cifa) segnano il passo, colossi dell'energia come Zte sperano di fare margini che per il momento non si intravvedono. LI YUANCHAO E non ci sono soldi, come nel 2008, per arginare il controesodo di venti milioni di immigrati con un pacchetto di stimolo da 40 trilioni di yuen. Il Governo sta tagliando le spese non necessarie. Una spending review amara per un Paese che ha viaggiato per vent'anni a cifra doppia. E dall'Europa, non bastasse, arrivano attacchi di tutti i tipi: sono le guerre commerciali a preoccuparci, ha detto di recente l'ambasciatore della Repubblica popolare cinese al Wto, e così è e sarà. Ogni giorno c'è una questione di questo tipo da analizzare e rintuzzare, specie in settori ad alto valore aggiunto. Il solare è a pezzi, con grandi colossi ridotti male, perché non sono più profittevoli come un tempo. I dazi sulle piastrelle cinesi stanno innescando un repulisti micidiale nella maggior potenza mondiale del settore con perdite di posti di lavoro. YUAN I magnati del real estate al momento giusto vendono interi lotti ancora da costruire e investono il ricavato in fondi di investimento a Shanghai per metterli al riparo dal Fisco. E dulcis in fundo la Commissione europea ha appena chiesto agli Stati membri un mandato per negoziare con la Cina un trattato sugli investimenti. Servirà, dice Bruxelles, a dare impulso alla liberalizzazione delle condizioni per accedere ai rispettivi mercati. Ma Pechino ha ben altro a cui pensare. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/ma-quale-superpotenza-globale-anche-il-dragone-entra-in-crisi-lindustria-crolla-56507.htm

A PROPOSITO DI HENRY: KISSINGER COMPIE 90 ANNI E LA “CUPOLA MONDIALE” GLI RENDE OMAGGIO Mister K ha 90 anni: megaparty il prossimo 3 giugno a New York - Ci sarà anche Mario d’Urso: “Verrà a Roma a fine giugno, andrà a salutare i due Papi. Ha le chiavi della residenza di Santa Marta” - Incontrerà anche Napolitano: “Ne parla sempre come my best communist friend...”

M.Antonietta Calabrò per "Il Corriere della Sera" A PROPOSITO DI HENRY: KISSINGER COMPIE 90 ANNI E LA "CUPOLA MONDIALE" GLI RENDE OMAGGIO «Ciò che mi interessa è quello che si può fare con il potere». (Affermazione di Henry Kissinger in un'intervista concessa a Oriana Fallaci nel 1974). GIANNI AGNELLI E HENRY KISSINGER Compie oggi 90 anni l'inossidabile Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato americano durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, insignito del premio Nobel per la pace nel 1973, membro del gruppo Bilderberg e della Trilaterale. HENRY KISSINGER 01 LAP «Con duecentocinquanta amici di tutto il mondo, dall'Europa alla Cina, lo festeggeremo lunedì prossimo 3 giugno, all'Hotel St.Regis di New York. Io farò colazione con lui sabato prossimo: sarà a Roma per qualche giorno a fine giugno, con i nipoti parteciperà ad una cena di beneficenza che organizzo a Palazzo Farnese, e troveremo il modo di festeggiarlo con tanti suoi amici romani, in primis "Dudu" Raffaele La Capria, Alberto Arbasino e Desideria Pasolini, suoi vecchi studenti degli anni Sessanta ad Harvard». Racconta Mario d'Urso, ex senatore e di professione banchiere internazionale d'investimenti, di casa nella famiglia Agnelli, intimo dell'Avvocato e amico di una vita di «K» Kissinger. «Ci siamo visti l'ultima volta il 28 febbraio a New York. Gli ho spiegato che da noi la situazione nei giorni seguenti sarebbe stata molto interessante. Era il giorno in cui Benedetto XVI, amico di Kissinger e tedesco come lui, ha lasciato il Vaticano. E quindi in giugno avrebbe potuto forse conoscere il nuovo Papa (oltre magari ad andare a trovare Ratzinger). HENRY KISSINGER LAPO ELKANN 02 LAP Quanto a Papa Francesco, spero che lo possa vedere. Così vedrà i due Papi. Lo sa che quando Kissinger era ospite in Vaticano, della Casa Santa Marta, aveva persino le chiavi?». Cioè le chiavi dell'attuale «casa Bergoglio», per capirci? «Sì, era ospite lì quando era invitato a convegni in Vaticano durante il pontificato di Wojtyla e di Ratzinger e magari la sera usciva e faceva tardi: così gli avevano dato le chiavi del pensionato». KISS001 HENRY KISSINGER MO NANCY D'Urso ha spiegato a Kissinger che a Roma a fine giugno avrebbe trovato certamente anche un nuovo presidente del Consiglio, un nuovo governo e un nuovo presidente della Repubblica. Quanto al capo dello Stato, D'Urso si sbagliava, visto che l'inquilino del Quirinale è rimasto lo stesso, cioè Giorgio Napolitano. «Ma Kissinger è felicissimo di questo: di poter salutare di nuovo il presidente Napolitano». E rivela: «Lo sa che fu proprio lui a firmare il visto d'ingresso negli Stati Uniti per l'allora dirigente del Pci? Ne parla sempre come my best communist friend». HENRY KISSINGER Del nostro Paese oggi cosa pensa Kissinger? «Che in ogni caso ce la farà, perché ha straordinarie risorse sia umane che ecnomiche». Di che si occupa adesso l'ex segretario di Stato? «È sempre molto attivo e lucidissimo: si occupa moltissimo della Cina e continua a presiedere la Kissinger Associates, la sua società di consulenza geopolitica, con cui collaboro». LART10 RAFFAELE LA CAPRIA GIANNI LETTA Se dovesse definire Henry Kissinger come lo farebbe? Dice D'Urso: «Un grandissimo statista pragmatico. Gli amici dell'America anche se erano discussi potevano se necessario avere il suo appoggio». E il suo maggiore pregio? «Grande sense of humor, sempre autoironico, è veramente simpatico quando lo fa». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/a-proposito-di-henry-kissinger-compie-90-anni-e-la-cupola-mondiale-gli-rende-56514.htm

mercoledì 22 maggio 2013

E SE DOPO L’ITALIA RIGOR MORTIS PORTASSE SFIGA ANCHE ALLA BOCCONI, L’ATENEO DEI SAPIENTONI, LA CUI CREDIBILITA’ CONTINUA A CROLLARE NELLE CLASSIFICHE UNIVERSITARIE? - 2. STAVOLTA A RIMEDIARE UNA GRAN BRUTTA FIGURA SONO I BOCCONI BOYS ALESINA-ARDAGNA - 3. LE LORO TESI ASTRUSE SULL’AUSTERITY (CADUTE A PEZZI ALLA PRIMA VERIFICA) BOCCIATE SENZA APPELLO DA PAUL KRUGMAN: IL NOBEL SI CHIEDE PERCHE’ DEGLI STUDI “GIA’ AMPIAMENTE SCREDITATI DA TEMPO” CONTINUINO A GUIDARE LE POLITICHE EUROPEE - 4. LA RISPOSTA DI KRUGMAN: “IL MORALISMO DI ANGELA MERKEL E GLI INTERESSI DEI CREDITORI” -

DAGOREPORT Tempi grami per i bocconiani. E l'anno di governo a guida Rigor Mortis, ex rettore dell'ateneo milanese, non ha certo contribuito ad elevare la sua credibilità e qualità. Almeno a giudicare dai risultati disastrosi conseguiti dall'esecuto dei tecnici proprio nel campo privilegiato del risanamento economico-finanziario. MONTI E MOGLIE Stiamo parlando dell'università tanto cara ai Poteri marci (con l'eccezione di Cesarone Romiti: "Non assumerei mai un loro laureato", disse una volta) che nel frattempo crolla pure nelle classifiche mondiali dell'eccellenza scolastica. Una reputazione a rischio non da oggi. IL TRIO BOCCONI PROVASOLI MONTI E TABELLINI "Stendiamo un pietoso velo sul livello e sulla qualità intellettuale delle istituzioni di gran fama che dovrebbero formare le élite industriali", è il pensiero del professor Giulio Sapelli ("Chi comanda in Italia", Guerini Associati). Una delle poche voci accademiche dal pensiero forte, che sull'argomento aggiunge: "Pensate alla Bocconi, al livello di norma mediocrissimo degli insegnanti, in maggior parte e misura professionisti esperti, ma studiosi infermi...". BOCCONI Stavolta, però, dopo il docente di Storia economica alla Statale di Milano, la solenne bocciatura per i Bocconi Boys, arriva da un peso massimo internazionale del ramo, il premio Nobel Paul Krugman. Già, una gran brutta figura, osserva Federico Rampini su "la Repubblica" di martedì, quella rimediata dal loro esimio collega, il quale "sbeffeggia" pubblicamente Alberto Alesina e Silvia Ardagna sull'ultimo numero della "New York Review if Boook". E proprio sul tema a loro più caro dell'austerity. Nell'articolo-saggio, riportato dall'ottimo Rampini, Krugman ricorda che prima ancora dello scandalo Rogoff-Renhart (i due economisti di Harvard beccati a sbagliare le addizioni) ci fu un altro studio sull'austerity che fece una misera fine". UNIVERSITÀ BOCCONI E chi erano gli autori di quello scempio scientifico pubblicato nel 2009 se non la coppia inedita Alesina-Ardagna. Uno studio, messo a punto, per dimostrare l'indimostrabile: "si possono attuare politiche di austerity senza che queste deprimano l'economia "anzi - continua l'editorialista de "la Repubblica", citando Krugman -, addirittura con l'effetto opposto a stimolare la ripresa". CESARE ROMITI Insomma, Otto-Alesina, orfano stavolta di Barnelli-Giavazzi - che insieme spesso si esibiscono sul "Corriere della Sera" di Flebuccio de Bortoli -, aveva trovato la quadratura del cerchio. "A un esame serio la ricerca firmata Alesina-Ardagna cascò a pezzi", ha sentenziato il premio Nobel per l'economia. Infatti, "un'analisi del Roosevelt Institute dimostrò che tutti gli esempi citati dai due bocconiani erano sbagliati: nessun caso di austerity che rilancia la crescita si è mai verificato nel mezzo di una recessione". GIULIO SAPELLI Conclusione amara di Paul Krugman, con un occhio accigliato (giustamente) sulle ultime vicende del vecchio continente e italiane (governo Monti): "Il mistero è perché degli studi già ampiamente screditati da tempo continuino a guidare le politiche europee". Ma il professor che manda dietro la lavagna dei somari i nostri bocconiani Alesina & Ardagna si è dato pure una risposta: "il moralismo di Angela Merkel e gli interessi dei creditori". http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-e-se-dopo-litalia-rigor-mortis-portasse-sfiga-anche-alla-bocconi-lateneo-dei-56265.htm

lunedì 20 maggio 2013

TREMONTI SI TOGLIE UN MACIGNO DAL MOCASSINO E LO LANCIA CONTRO DRAGHI: “TROPPA LIQUIDITÀ, LA CRISI DEVE ANCORA COMINCIARE” ‘’In Italia c'è stato allora un "dolce coup d'état". Ne ha fatto parte la lettera inviata all'Italia da Trichet e Draghi, nel 2011, imponendo l'anticipo del pareggio di bilancio, dal 2014 concordato in Europa, al 2013. Oggi invece tutti, o quasi tutti, chiedono politiche espansive”

Aldo Cazzullo per "il Corriere della Sera" TREMONTI DRAGHI Professor Tremonti, che fine ha fatto? «Sono spesso all'estero, a cercare materiale per il libro che scriverò. Quel che vedo mi ricorda un classico: "La Montagna magica". Il simbolo del presente e del rischio che ci sovrasta». MARIO DRAGHI E TREMONTI Quale rischio? «Dappertutto e tutti stiamo salendo, in un misto tra estasi, euforia e incanto, su una montagna di carta. Un corteo guidato da guaritori, sciamani, alchimisti, stampatori. Fatta con carta moneta di vecchio stampo, con la plastica, con i computer, è una montagna che giorno dopo giorno cresce esponenzialmente. Negli anni 80 la massa finanziaria internazionale era più o meno uguale a 500 miliardi di dollari. A ridosso della crisi, la massa finanziaria globale era già arrivata a 70 trilioni. Da ultimo, tra America, Inghilterra, Giappone, Corea ed Europa si sono aggiunti altri 12 trilioni. Una grandezza fantastica. Vengono in mente i fantastiliardi di zio Paperone». DRAGHI TREMONTI Sta dicendo che le banche centrali immettono troppa liquidità nel sistema? «Il mondo occidentale ha superato il concetto di limite. È uscito dai confini dell'esistente, per entrare in una nuova dimensione che non è materiale né reale, ma surreale, totalmente ignota, e quindi meravigliosa. DRAGHI E TREMONTI Negli anni 60 la dottrina economica era quella dei limiti allo sviluppo. Adesso la dottrina economica è "no limits": non ci sono limiti allo sviluppo della moneta. Non è la prima volta. Quando iniziano le grandi esplorazioni, si creano la bolla dei mari del Sud e la bolla della Louisiana, terra di presunte illimitate ricchezze. Poco dopo, con il crollo della banca di John Law, c'è il crollo dei re di Francia». GIULIO TREMONTI E MARIO DRAGHI John Law, il fondatore della Banque Royale, all'inizio del '700. Ma cosa c'entra? «Il crollo della sua banca segnò la fine di un'epoca. Ora stiamo replicando quella storia. Nella "Montagna magica", il gesuita padre Naphta dice che tutto finisce quando Copernico batte Tolomeo. Il sistema tolemaico, basato sulla centralità della Terra, era controllabile dall'autorità. BEN BERNANKE JPEG E tuttavia nel mondo di Copernico i corpi celesti sono comunque corpi materiali. Nel sistema celestiale della "Nuova Finanza" i corpi non ci sono più. Tutto metafisico, surreale, virtuale. Un tempo gli Stati avevano la moneta; ora è la moneta che ha gli Stati. Ma la magia della moneta non è sempre positiva. È come nel Faust: prima o poi le cambiali vengono alla scadenza». A dire il vero, l'Europa rispetto alle grandi potenze non ha una banca centrale in grado di «battere moneta». «È vero. Ma se guarda il bilancio della Bce, è quasi uguale a quello della Fed. Con una grande differenza: là hanno gli Stati Uniti d'America; noi qui abbiamo gli Stati relativamente divisi d'Europa. BERNANKE JPEG Alla maniera di Bisanzio, dal novembre 2011 si è creata in Europa una "quasi-moneta". La Bce non può finanziare gli Stati, ma finanzia le banche che finanziano gli Stati. Siamo dunque anche noi nel corteo che sale la montagna di carta». Nel 2006 lei diede un'intervista che il Corriere intitolò «L'America rischia una crisi stile '29». Qual è il pericolo adesso? «Alla massa monetaria illimitata corrisponde una quantità di rischio illimitata o comunque indecifrabile. La crisi non è alle nostre spalle, ma ancora davanti a noi. Dalle grandi crisi si può uscire con le guerre, come dalla crisi del '29 uscirono Usa, Giappone e Germania. Oppure con la "grande inflazione". TREMONTI E BERLUSCONI AL G VENTI In Cina si distruggerebbe il risparmio di decenni, destabilizzando il Paese. Potremmo avere un altro tipo di esplosione. Non esiste una matematica della catastrofe. Non esistono libri scritti su una cosa che non c'è ancora. Bernanke, il presidente della Fed, non è andato al G7 in Inghilterra ma a una conferenza a Chicago, dove ha detto: "Stiamo attenti alla prossima bolla". Se lo dice lui!». Ma di questa montagna di carta alle piccole imprese italiane è arrivato poco o nulla. «È vero: soprattutto in Italia e in Spagna, il credito non arriva alle imprese. Ma partiamo dal principio. Ricorda la metafora della crisi come videogame? Ogni volta che abbatti un mostro, ne appare un altro più forte. Il primo mostro è stata la megacrisi bancaria: crollano le megabanche globali; crollano la fiducia e il commercio mondiale. L'arma usata contro il primo mostro furono i bilanci pubblici». Il secondo mostro è stato la crisi del debito sovrano. «Il debito pubblico americano è esploso. A fianco, si è cominciato a stampare moneta: dollari distribuiti dall'elicottero, o meglio dai computer. Non più moneta fisica, ma impulsi elettronici. Il debito pubblico europeo è salito di colpo fino al 90% del Pil. BERLUSCONI-TREMONTI Il paradosso è che l'enorme massa di soldi pubblici è andata alla finanza, non ai popoli. L'intervento pubblico non genera felicità, ma austerità. Marx diceva: il comunismo sarà realizzato quando il denaro sarà a tasso zero. Ora siamo vicini allo 0,5, ma allo 0,5 il denaro non è per le famiglie con il mutuo, ma per le banche. Se vuole, è un tipo nuovo di comunismo: il comunismo bancario». E il terzo mostro? «È nato dal fallimento di tutte queste politiche. È il crollo bilaterale dei bilanci pubblici e delle economie reali. Stanno male gli Stati e stanno male i popoli. Il terzo mostro è il collasso. Crisi sovrana da una parte e recessione dall'altra. Per un anno abbiamo parlato di spread finanziario. Adesso lo spread più rilevante è economico e sociale». CIPRO PERSONE IN CODA AL BANKOMAT Lo spread è dimezzato rispetto ai giorni della caduta del governo Berlusconi. «Lo spread è pur sempre a 260, nonostante l'enorme massa di liquidità. Nei primi tre anni di crisi, e senza immissione di liquidità, era a 120. Fino al novembre 2010 la politica europea era disegnata su due livelli: sopra la responsabilità, sotto la solidarietà; sopra il controllo europeo dei deficit, ma sotto gli eurobond. CIPRO-DICE-NO-AL-PRELIEVO-SUI-DEPOSITI Tutto crolla con la passeggiata di Sarkozy e Merkel a Deauville, i quali dicono: "Gli Stati possono fallire". Ora, che gli Stati possano fallire è nella storia; ma che i governi ne annuncino il fallimento non è nella ragione. I due passarono dal piano politico a quella della prassi bancaria. Alla politica si sostituì la tecnica. E da noi la tecnica è stata applicata dal governo Monti con tragico zelo». CIPRO - TROIKA GO HOME Qual è la soluzione allora? «La soluzione falsa, mascherata sotto il nome positivo di "Unione bancaria", si chiama in realtà "Bail-in". Il "Bail-in" è stato raccomandato dalla Bce ed è in discussione a Strasburgo. Le crisi bancarie prossime venture non saranno più a carico dei contribuenti, ma messe a carico dei "creditori" delle banche: i depositanti; i risparmiatori. Naturalmente si raccomanda che siano preservati i derivati, che sono il software della nuova moneta...». PROTESTE-CIPRO Sta dicendo che, come a Cipro, si corre il rischio di un prelievo forzoso dai conti correnti? «All'opposto, è quello che va evitato. Neanche con la salvaguardia dei 100 mila euro. Quando i padri costituenti discutevano sull'articolo 47 della Costituzione, Togliatti voleva scrivere che "la Repubblica tutela il risparmio popolare". PROTESTE A CIPRO JPEG Einaudi e Ruini dissero di no, perché il risparmio è in sé un valore oggettivo. Per questo la Costituzione dice: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme". Dobbiamo difendere la nostra Costituzione.». Lei è stato ministro dell'Economia dal 2008 al 2011. Cos'avete fatto per evitare la crisi? «Estero, Italia. Estero: se la crisi è epocale e globale - lo è stata, e lo è - puoi solo avvertire; ma al G7 sei 1 a 6, al G20 sei 1 a 19. Il governo Berlusconi si è battuto per gli eurobond e per il "Global legal standard", le regole per limitare lo strapotere della finanza. Votate da tutti gli Stati dell'Ocse». CAMILLO RUINI SUPERSTAR In Italia il vostro ritornello era: usciremo dalla crisi prima e meglio degli altri. «Perfino il Sole 24 Ore ha ammesso che nel 2010 "l'Italia stava come la Svizzera". E c'era ancora la coesione sociale, non l'angoscia collettiva che c'è adesso. Poi non c'è stata una crisi economica, ma politica. Habermas ha scritto che in Italia c'è stato allora un "dolce coup d'état". Ne ha fatto parte la lettera inviata all'Italia da Trichet e Draghi, nel 2011, imponendo l'anticipo del pareggio di bilancio, dal 2014 concordato in Europa, al 2013. Oggi invece tutti, o quasi tutti, chiedono politiche espansive. È un'ironia che oggi, Italia su Italia, la lettera sia tornata per la sua esecuzione proprio a chi l'ha scritta». ENRICO LETTA Tra gli estensori del "Global legal standard", le nuove regole per la finanza, c'era anche Enrico Letta. Cosa pensa di lui? «Sul governo Letta mi sono astenuto politicamente. Personalmente lo stimo molto. Spero che non si limiti ad accarezzare i problemi». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tremonti-si-toglie-un-macigno-dal-mocassino-e-lo-lancia-contro-draghi-troppa-liquidit-56102.htm

sabato 18 maggio 2013

SE TUTTO VA BENE SIAMO ROVINATI – CON IL PROSSIMO GRANDE AZZARDO DI DRAGHI SUI TASSI DELLA BCE FINIREMO DEVASTATI DALL’INFLAZIONE Le banche straniere stracolme di liquidità immessa nel sistema mondiale dalla Bce si precipiteranno a comprare i titoli degli stati europei e tutti dovremmo vivere felici e contenti secondo lo schema predisposto da Draghi ed i suoi tecnici. Ma questa magia finanziaria si trasformerà prima o poi in un incubo…

Superbonus per Dagospia. DRAGHI Nelle sale cambi di tutta Europa gli operatori si stanno preparando all'ultimo grande azzardo di Mario Draghi: portare i tassi di deposito della BCE in territorio negativo. DRAGHI JPEG Di fronte ai dati economici recessivi di Francia, Italia, Spagna e Portogallo ed alla stagnazione tedesca il banchiere italiano metterà ancora una volta in minoranza il suo collega della Bundesbank e segnalerà chiaramente al mercato le sue intenzioni. Tutti inneggeranno alla sua saggezza e al suo coraggio che permetteranno di consolidare, almeno per un poco, i traballanti governi del Mediterraneo. Nessun appartenente al miope establishment europeo si preoccuperà delle implicazioni future di una mossa così azzardata. LOLANDESE DE JAGER IL GRECO VENIZELOS MARIO DRAGHI IL COMMISSARIO UE OLLI REHN Gli investitori compreranno sempre di più i titoli di stato che garantiscono un rendimento accettabile, ed i maggiori beneficiari saranno proprio gli stati più indebitati che usufruiranno di un repentino restringimento degli spread. Le banche Italiane realizzeranno utili importanti grazie alla notevoli quantità di BTP acquistati negli ultimi anni e la domanda interna tedesca aumenterà ancora sospinta da un credito, fin troppo, facile. DRAGHI E SCHAEUBLE Le banche straniere stracolme di liquidità immessa nel sistema mondiale si precipiteranno a comprare i titoli degli stati europei e tutti dovremmo vivere felici e contenti secondo lo schema predisposto da Draghi ed i suoi tecnici. Ma questa magia finanziaria si trasformerà prima o poi in un incubo? A dispetto di Keynes che diceva che "nel lungo periodo saremo tutti morti" questa volta rischiamo seriamente di essere uccisi dalla troppa liquidità immessa nel sistema dalle Banche Centrali chi stanno tentando di curare il male della speculazione finanziaria attraverso un aumento della stessa, è come somministrare barili di vodka ad un alcolizzato, gli effetti immediati possono essere di sollievo ma la morte rischia di essere atroce. DRAGHI L'Italia è il paziente perfetto per questo tipo di cura, un debito pubblico al 134% del PIL ed una crescita negativa saranno curati con dosi massicce di liquidità che abbasseranno il costo dell'indebitamento e miglioreranno i conti delle banche. Nel frattempo la pressione fiscale resterà invariata e dato il livello alto del debito gli investimenti pubblici saranno limitati. Si spera che le famiglie ritornino a consumare grazie ad un minore esborso per i mutui ed ad un ritorno del credito all'economia reale, le imprese in previsione della crescente domanda interna dovrebbero tornare ad investire e creare nuovi posti di lavoro innescando così un circolo virtuoso finanza-economia reale-tasse-finanza che rimetterebbe in equilibrio la nostra scassata economia. DRAGHI, MERKEL E MONTI Tuttavia, come nel titolo di un vecchio film comico, "Se tutto va bene siamo rovinati", per avere un'idea basti pensare che nel decennio dell'inflazione (anni ‘70) la moneta in circolazione era aumentata solo del 30% rispetto al decennio precedente e che solo dal 2009 l'incremento è stato del 200%. Si obietta che "questa volta è diverso" che la liquidità è intrappolata nei bilanci delle banche che comprano titoli di stato e non riversano i soldi sull'economia, ma non è questo il punto? Non si sta forse tentando di far tracimare questa liquidità a valle per inondare il mondo reale di moneta? MUSSARI E DRAGHI Non si sta tentando di limitare l'indebitamento degli Stati così che le banche abbiano più liquidità del debito complessivo e possano erogare montagne di credito? E non è forse questo che sta succedendo in Giappone in USA ed in Gran Bretagna dove i valori immobiliari e la disoccupazione stanno tornando ai livelli pre-crisi? MARIO DRAGHI FIRMA LA NUOVA BANCONOTA DA 5 EURO Possiamo concludere che se tutto va bene nel nostro paese saremo devastati dall'inflazione. Ma non è detto che tutto vada secondo i piani, l'assunto che sta alla base del ragionamento di Draghi e soci è che gli investitori siano "razionali", cioè cerchino di massimizzare i propri profitti in presenza di un contesto monetario espansivo facilitato dalla BCE. Ma sarà proprio la razionalità degli investitori che farà mancare la spinta degli investimenti produttivi alla ripresa economica: in un regime di libera circolazione di beni persone e capitali ed a parità di valuta un industriale "razionale" dovrebbe investire in Italia? La pressione fiscale è la più alta d'Europa, le infrastrutture fra le peggiori e l'indebitamento pubblico è al limite della sostenibilità. Un investitore razionale dovrebbe investire sì in Europa ma mantenersi lontano dai paesi più problematici, venendo meno questa gamba dell'equazione viene meno anche un aumento dell'occupazione e conseguente una sostenibilità dell'aumento dei consumi e tutto rischia di implodere come un gigantesco castello di carta su cui graverà un debito che sarà tranquillamente arrivato al 140% del PIL. DRAGHI MARIO CLUB BILDERBERG CON MONTI DRAGHI NAPOLITANO A conti fatti la mossa di Draghi consentirà a questo establishment ed a questa classe politica di tirare a campare per un poco, sperando che la fortuna sia dalla loro parte, in caso contrario a pagare un conto salatissimo saranno i soliti noti e questa volta con conseguenze ben più gravi di quelle che abbiamo visto nel corso di questa crisi. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/se-tutto-va-bene-siamo-rovinati-con-il-prossimo-grande-azzardo-di-draghi-sui-56052.htm

E' IN CORSO UN BRUTTO BRACCIO DI FERRO TRA I DIFENSORI DEI PETRODOLLARI E IL LORO ANTAGONISTI RUSSI E CINESI. LE NAVI DELLA FLOTTA DI MOSCA RIENTRANO NEL MEDITERRANEO PER LA PRIMA VOLTA DAI TEMPI DELLA GUERRA FREDDA. E PUTIN INCONTRA OBAMA - 2. IL GIRO DI BOA, NEL BRACCIO DI FERRO “PETRODOLLARI/ PETRO ALTRE VALUTE” SI VERIFICA IL 6 SETTEMBRE 2012, CIOÈ IL GIORNO IN CUI LA CINA HA ANNUNCIATO LA SUA INTENZIONE DI BYPASSARE IL DOLLARO PER LA COMPRAVENDITA MONDIALE DI PETROLIO E HA INIZIATO LA COMPRAVENDITA IN YUAN (NOTIZIA CHE NON HA AVUTO GRANDE RISALTO IN ITALIA) - 3. SE UNA CERTA PARTE DEL MONDO COMINCERÀ A BYPASSARE IL DOLLARO E ACQUISTERÀ IL PETROLIO IN ALTRE VALUTE, ALLORA TUTTO IL PESO DEL DEBITO USA E LA DIMINUITA STRUTTURA PRODUTTIVA CROLLERÀ SULLE TESTE DEL POPOLO AMERICANO -

Glauco Benigni per Dagospia Ogni giorno mi affaccio alle diverse "finestre" grazie alle quali osservo l'Esterno, l'Altro da me, il Mondo, anzi The World. Da bravo microbo galattico, nei miei molti ruoli di elettore, consumatore, civile di Nazioni Alleate, blogger e soggetto fiscalizzato, mi "affaccio" alle molte schermate di Internet, ai molti canali digitali della tv, alle pagine dei giornali. E mi affaccio anche alla finestra della mia casa e alla porta. Guardo... e vedo l'impotenza dei Popoli ex Sovrani. PETRODOLLARI Vedo moltitudini che hanno cominciato a capire alcuni aspetti "esoterici" della Geopolitica globalizzata ma che pensano di poter ancora reagire con gli strumenti, arrugginiti e spuntati, delle loro tradizioni: partitelli, votazioni, Parlamenti, Costituzioni. Tutta roba bellissima, però local/nazionale e un po' datata. PETRODOLLARI Guardo e mi viene voglia di smaterializzarmi e ricompormi da un'Altra parte. Poi mi chiedo: ma c'è ancora un'Altra parte dove, in serenità, vivere, lavorare, allevare i figli, etc...? Negli ultimi tempi mi sembra di no! Me lo dice, attraverso messaggi ormai subliminali, l'Agenda della Global Power Elite, l'Agenda del G 20, della WTO, del FMI, dei Paesi del Brics. Me lo dicono le molte notizie di enorme portata che giungono dalle "finestre" e - come le butterfly news - durano un giorno e poi scompaiono. Me lo dice il fatto che, dopo qualche tempo, la notizia rilevante che era scomparsa il giorno prima, seppellita dal brusio del Condomino locale e offuscata dal coro eccitato dei media locali... quella notizia ha generato delle mutazioni in sedi e territori, apparentemente remoti rispetto alla Fonte, ma che in realtà riguardano me, la mia famiglia, il mio conto in banca, la mia pensione, la mia salute. PETRODOLLARI Obama ha detto che ... , la Lagarde ha detto che ... , Draghi ha detto che ... , Putin ha risposto che ... , etc... Tutti personaggi che si muovono in un Teatro dove la rappresentazione, le battute, le azioni sembrano "lontane" o almeno vengono narrate come tali. Nethaniau ha detto che ... e vabbè; a Kabul non c'è soluzione ... e vabbè; le scie chimiche sono diventate un gran problema in Usa ... e vabbè; il prezzo del petrolio continua a salire , ricomincia la corsa all'oro , Cipro è "solo un esperimento" ... e vabbè. PETRODOLLARI Non c'è voglia di occuparsene seriamente, non c'è tempo, non ci sono le competenze ... c'è solo la "mischia" a centrocampo del Condominio Italia: Napolitano, Letta, Grillo, Berlusconi, Monti che si azzuffano, che si insultano ... e mi chiedo, come la maggior parte degli italiani ormai: "ma perchè"? "Ma sarà vero che non si rendono conto che siamo sul baratro"? "Ma saranno un po' strani"? Poi... dopo qualche tempo, vedo annotare le nuove norme, provocate da quelle notizie, nella Gazzetta Ufficiale... Così. Semplicemente così. Perchè era "un'azione dovuta", inevitabile". Perchè era previsto dai Trattati Internazionali sottoscritti dalla Repubblica Italiana, perchè la Sovranità si è ridotta ad una Signora nevrotica che ha subito diversi elettroshock (da Ustica al fiscal compact), e sopravvive, sedata, a forza di talk show ansiolitici. PETRODOLLARI E mi rendo conto allora che la ventilata Apocalisse del 21.12.2012 , quella Apocalisse bifronte, che da un lato mostrava la Catastrofe e dall'altro la Rivelazione ... quell'Apocalisse è cominciata ed è in corso, eccome! Però non è stata registrata nel Diario della Coscienza Collettiva nel modo giusto. Torniamo all'Agenda dei Potenti, quei Potenti che io identifico e individuo da tempo in 4 maggiori Caste Planetarie. Quattro Caste "rivisitate" rispetto alle definizioni del passato, ognuna delle quali, per il proprio valore e le proprie facoltà, fornisce le Visioni del Futuro: i Bramini (politici e religiosi), i Mercanti (finanza, banche e grande distribuzione), i Guerrieri (eserciti e servizi segreti) e gli Scriba (media e artisti). Di cosa stanno discutendo gli altri rappresentanti delle 4 Caste ai piani alti, nei palazzi del Washington Consesus, nelle Borse di New York e Londra, negli incontri dei Bilderberg, al Cremlino e allo Zhongnanhai di Pechino? PETRODOLLARI In dettaglio non lo sapremo mai però credo di aver capito che all'Ordine del Secolo ci sono alcuni punti rilevanti, ognuno ovviamente gigantesco, ognuno aggrovigliatissimo, ognuno che rimanda a cambiamenti epocali. A grandi blocchi, la lista appare essere questa: 1) il cambio della valuta di riferimento mondiale ; 2) un accordo transnazionale che stabilisca che le tasse si paghino in modo equivalente su ogni territorio del Pianeta; 3) un accordo che "equilibri" il costo dell'ora lavoro in ogni territorio; 4) la gestione della transizione dal modello di sviluppo basato sul petrolio ad altre fonti energetiche, e infine 5) la gestione della rivoluzione digitale e delle risorse dei Media... e pertanto (udite, udite!) il CpT o Costo per Mille , ovvero quanto devono pagare gli inserzionisti pubblicitari per raggiungere con un loro messaggio 1.000 potenziali consumatori. In questa sede affronterò solo il primo punto. Quello che a detta di molti analisti è "il nodo gordiano, quello che, se si sciogliesse, allenterebbe tutti gli altri: la valuta di riferimento mondiale. E' di fatto l'unità di misura più importante in un mondo globalizzato che adora il Dio Denaro. La questione si pose già durante gli incontri del 1944 a Bretton Woods, laddove John Maynard Keynes sosteneva la nascita di una moneta intergovernativa, detta Bancor. Purtroppo l'economista britannico non la spuntò contro il rappresentante del governo Usa, Harry Dexter White che, grazie al suo Piano, agganciò la maggior parte della moneta circolante al Dollaro Usa. Si consentiva in tal modo la nascita del Dollar Standard e della supremazia fondata, al dunque, sui capricci e sulle scelte del Paese Leader. Le cose si erano già messe male per il Resto del Mondo, ma peggiorarono quando nel 1971 il Presidente Nixon, a Camp David, sospese la convertibilità Dollaro/Oro. Un'azione che generò una doppia causa/effetto: 1) i Dollari si potevano stampare ad libitum in quanto, a seguito dell'accordo del 1970 tra Kissinger e Re al Saud, il petrolio si poteva comprare solo in dollari. Ergo 2) il Dollaro era coperto (backed), non più dalle riserve auree, ma dal bisogno crescente di petrolio delle nazioni. PETRODOLLARI DOLLARO YUAN Nonostante negli anni (sin dal 1969), in casa Fondo Monetario Internazionale, si sia parlato di una Unità di Conto detta SDR, Special Drawing Rights che viene comunque usata , su scala mondiale per le questioni del trasporto aereo e marittimo, per computare i disastri provocati dalla gestione degli idrocarburi e altre sostanze pericolose e nocive, per la Posta universale e (molto indicativo) per il calcolo del roaming internazionale . E nonostante l'ex Direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn (e la sua equipe), ancora nel 2010 sostenesse l'esigenza di inserire la valuta cinese, lo yuan, nel paniere di monete che formano attualmente l'SDR, ovvero Dollaro Usa, Euro, Lira Sterlina e Yen. La valuta utile all'acquisto di fondamentali materie prime, tra cui l'orrendo petrolio, è/è stata il Dollaro USA. Ciò ha costretto le diverse Banche Centrali a "tenersi in pancia" trilioni e trilioni di dollari da utilizzare per gli approvvigionamenti e le emergenze. Tali trilioni, negli ultimi tempi, appaiono però sempre più solo "carta stampata", cambialoni firmati dalla FED, formalmente non incassabili a meno che non si metta in ginocchio l'intero Impero Usa. Ancora nel primo trimestre del 2012 la percentuale di detenzione di valuta estera da parte delle Banche centrali era: 62% Dollaro Usa e 25% Euro. A più riprese, negli ultimi 10 anni, qualche "nazione canaglia", tra cui Iraq e Libia tentò di offrire petrolio in cambio, anche, di altre valute e ... abbiamo visto l'esito di tali tentativi. PETRODOLLARI Il (primo) vero giro di boa però avviene 5 anni fa, il 17 giugno del 2008. In questa data, alla 29esima riunione del Consiglio dei Ministri del Fondo OPEC per lo Sviluppo Internazionale, tenuta nella città iraniana di Isfahan, il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, disse all'auditorio: "La caduta del valore del dollaro è uno dei problemi più grandi che oggi il mondo deve affrontare. I danni già provocati hanno colpito l'economia globale, in modo particolare i paesi esportatori di energia. [...] Quindi, ripeto il mio suggerimento iniziale, ossia che una combinazione delle più forti monete diventi la base per le transazioni del petrolio, o che i paesi membri (dell'OPEC) determinino una nuova moneta per le transazioni petrolifere." Un mese dopo l'Iran apre su un isola del Golfo Persico, a Kish, la Borsa del Petrolio e comincia a offrire prodotti derivati dal petrolio pagabili in Euro, Rial iraniani e un paniere di altre valute ma... non in dollari. Tre anni dopo, a luglio 2011, comincia a offrire 600.000 barili di petrolio lanciando la sfida ai Mercati che hanno il monopolio in dollari Usa ( New York Mercantile Exchange e Intercontinental Exchange di Londra ). Cina, India e Russia ( aderenti al patto detto "Shangai Cooperative Group") e altri paesi vedono l'operazione di buon occhio e assecondando il Governo di Teheran. Lo assecondano fino al punto di proteggerlo militarmente. E' di ieri una notizia: "È la prima volta dalla guerra fredda che la marina militare russa rientra dal Pacifico al Mediterraneo. Per gli esperti è un passo finalizzato a controllare i movimenti occidentali in Medio Oriente." LO YUAN CINESE VISTO DA KOEN IVENS PETRO-YUAN Il comandante della Marina militare russa, l'ammiraglio Viktor Cirkov, non ha escluso che alla flottiglia, diretta (guarda caso) a Cipro, si aggiungano anche sottomarini nucleari, la cui presenza però non viene quasi mai annunciata ufficialmente, come succedeva ai tempi dell'Urss e come successe nel 1999, durante la guerra del Kosovo. Sarà per questo che 2 giorni fa Obama e Putin hanno deciso di incontrarsi al più presto a Mosca? Anticipando la data dell'incontro G 20 a Pietroburgo? Non sappiamo. Un altro giro di boa, nel braccio di ferro "Petrodollari/ Petro altre valute" si verifica il 6 settembre 2012, cioè il giorno in cui la Cina ha annunciato la sua intenzione di bypassare il dollaro per la compravendita mondiale di petrolio e ha iniziato la compravendita in yuan. La notizia non ha avuto grande risalto in Italia , ma ... DALL'ECONOMIST 11 LUGLIO - DOLLARO A YUAN Al riguardo, il pastore Lindsey Williams, ex ministro per le compagnie petrolifere globali, ha annunciato 5 giorni dopo: " E' l'avvenimento più importante nella storia del dollaro americano, fin dalla sua nascita ... qualcosa è successo che influenzerà la vostra vita, la vostra famiglia, il vostro tavolo da pranzo più di quanto possiate immaginare... la Cina ha detto: il nostro sistema bancario è pronto, tutti i nostri sistemi di comunicazione sono a vostra disposizione, tutti i sistemi di trasferimento sono pronti per partire e da giovedì 6 settembre ogni nazione del mondo che, d'ora in poi, vorrà comprare o vendere greggio lo potrà fare utilizzando la valuta cinese e non il dollaro americano" YUAN La posizione cinese, sostenuta anche dai Russi, è dunque uno dei cambiamenti più significativi nel sistema economico e monetario globale. Le conseguenze di questa decisione possono essere enormi e potrebbe benissimo essere il catalizzatore che detronizzerà il dollaro come valuta di riserva globale e cambierà l'intero scenario di come il mondo acquisti e distribuisca energia. PETRO-YUAN Dal momento che la Cina non è una nazione produttrice di petrolio, la questione che la maggior parte delle persone si chiederà è: come potrà la potenza economica asiatica influenzare l'egemonia del petrodollaro? La risposta è : grazie ad un accordo commerciale che è stato firmato il 7 settembre tra la Cina e la Russia, in cui la Federazione russa ha accettato di vendere petrolio alla Cina in grandi quantità: quanto ne desiderano. Secondo Lindsey Williams "Il petrolio greggio è la valuta standard del mondo. Non lo yen, non la sterlina, non il dollaro. Viene scambiato più denaro in tutto il mondo con petrolio greggio che con qualsiasi altro prodotto". Se una certa parte del mondo comincerà a bypassare il dollaro e acquisterà il petrolio in altre valute, allora tutto il peso del debito Usa e la diminuita struttura produttiva crollerà sulle teste del popolo americano. L'accordo tra la Russia e la Cina ha anche ramificazioni gravi per quanto riguarda l'Iran, la Siria e il resto del Medio Oriente. DOLLARO YUAN Le sanzioni degli Stati Uniti contro l'Iran non avranno più un effetto certo perché le "nazioni canaglia" potranno semplicemente scegliere di vendere il proprio petrolio alla Cina, ricevere yuan in cambio, usare quella valuta per commercializzare le risorse necessarie di cui hanno bisogno, per sostenere le proprie economie e i loro eventuali programmi nucleari. YUAN DOLLARO Il mondo è cambiato radicalmente 9 mesi fa, il 6 settembre 2012.Il processo di destabilizzazione della moneta imperiale è dunque in corso. Il prezzo di questa guerra però, perchè di guerra si tratta, lo stiamo pagando tutti e continueremo a pagarlo fin quando, nelle sedi adeguate, non si perverrà ad un accordo di Pace che costituirà la premessa di un Nuovo Ordine Mondiale, sì, ma sostenibile. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-e-in-corso-un-brutto-braccio-di-ferro-tra-i-difensori-dei-petrodollari-56063.htm

Papa: «La politica si occupa di finanza e banche, non di chi muore di fame» «La mancanza di etica fa male all'umanità» dice Bergoglio di fronte a 200 mila fedeli dei movimenti ecclesiali

ROMA - «Non interessa se la gente muore di fame, se non ha niente. Ci si preoccupa delle banche o della finanza...». Papa Francesco parla davanti ai 200 mila fedeli (un record) appartenenti ai movimenti ecclesiali arrivati in piazza San Pietro per la veglia di Pentecoste. Bergoglio - che nella mattina ha avuto un lungo colloquio con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha toccato anche il tema della crisi economica - ha più volte sottolineato il suo messaggio alla politica: «Nella vita pubblica se non c'è l'etica tutto è possibile. Lo leggiamo i giornali quanto la mancanza di etica fa tanto male all'umanità intera». E ancora, parlando sempre a braccio :«Se cadono gli investimenti, le banche, tutti a dire che è una tragedia. Se le famiglie stanno male, non hanno da mangiare allora non fa niente... Questa è la nostra crisi». IL LAVORO: LAMA TAGLIENTE - Parole, quelle del Papa, che ricordano il discorso pronunciato poche ore prima dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: «Il lavoro è la lama più penetrante e tagliente nella carne della gente ed è il criterio per giudicare qualunque urgenza» da parte della politica. I casi di suicidio che si sono verificati negli ultimi mesi - da ultimo quello di un ceramista cassintegrato del Viterbese -«sono tutti segnali tragici da recepire» ha concluso Bagnasco parlando a Genova al convegno per il 75° anniversario dell'istituto Gaslini. Il Papa tra la folla (Afp) QUESTION TIME - Papa Francesco ha risposto a una sorta di question time dei fedeli. Gli appartenenti ai 150 movimenti, nuove comunità, associazioni e aggregazioni di laici presenti in piazza San Pietro hanno interrogato su temi come la fede, l'evangelizzazione, l'etica pubblica, il modello di sviluppo la politica, la testimonianza e la sofferenza di chi nel mondo cammina per una Chiesa-movimento. L'orazione del Papa (Ansa) I MARTIRI DI OGGI- «Ci sono più martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa, fratelli e sorelle nostri che soffrono» ha detto Bergoglio. «Fa male al cuore dire che trovare un barbone morto di freddo non è notizia mentre lo è uno scandalo; pensare che tanti bambini non hanno da mangiare non è notizia, questo è grave» ha aggiunto il Pontefice. «Ma il martirio - conclude Francesco - non è mai una sconfitta, è il grado più alto della testimonianza che dobbiamo dare. Noi siamo il cammino e il martirio». La folla record su piazza San Pietro (Ap) LA FOLLA - Il Papa ha voluto salutare da vicino tutta la folla assiepata su piazza San Pietro e lungo via della Conciliazione da ormai diverse ore. Un record di presenze che supera anche quello della cerimonia di insediamento di Bergoglio stesso, il 19 marzo scorso (150 mila). Per salutare i tanti fedeli lungo via della Conciliazione, il Papa è uscito a bordo della jeep da Piazza San Pietro, quindi dal territorio Vaticano, e ha percorso la strada benedicendo e salutando le due ali di folla. Tutte le strade in prossimità del Vaticano sono chiuse al traffico BATTUTO IL RECORD - Papa Francesco batte ogni record. Con le 200mila presenze in piazza San Pietro e via della Conciliazione è stato superato il numero di persone che avevano assistito alla cerimonia di insediamento di Bergoglio stesso, il 19 marzo scorso. Un record, questo di oggi, che era nell'aria già dalla mattina, quando già di prim'ora il flusso di fedeli in rappresentanza di quasi 150 realtà fatte di movimenti, associazioni, comunità e aggregazioni laicali italiani e stranieri era apparso subito consistente e continuo. Le stime iniziali parlavano di 120mila, al massimo 150mila persone presenti, poi però il dato della sala stampa che indica in 200mila le persone presenti. L'incontro tra Papa Francesco e Angela Merkel Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto102Invia contenuto via mail Link: INCONTRO CON MERKEL - Nella mattinata di sabato, Papa Francesco e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno avuto un lungo colloquio a tu per tu nella Sala della Biblioteca. Oltre tre quarti d'ora di parole che ha sorpreso la stampa tedesca: la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) scrive che «di solito il Vaticano non invita nessun capo di governo in prossimità delle elezioni», e che nell'udienza privata «di norma sono previsti solo 20 minuti». Merkel e Bergoglio hanno parlato molto di Europa e solidarietà, nel quadro dell'attuale situazione di crisi economica. La Merkel, figlia di un pastore luterano, è arrivata stamane al Palazzo Apostolico in abito blu di seta: era in Italia solo per incontrare il Papa, ed è ripartita subito dopo. 107 CD - Angela Merkel ha fatto dono a Papa Francesco di tre volumi del poeta Friedrich Holderlin, in un'edizione del 1905. Il poeta, da lui citato in un recente intervento, è uno dei preferiti di Bergoglio. Un altro regalo della cancelliera è stata una confezione di 107 cd di brani classici diretti dal maestro Wilhelm Furtwangler. «Non so se lei troverà il tempo di ascoltarli», ha detto la Merkel al Pontefice. Carlotta De Leo @carlottadeleo http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_maggio_18/papa-veglia-pentecoste-2121211494091.shtml

L'AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO ERA LÌ DOVE AVREBBE DOVUTO ESSERE. A TERRA, INTEGRA, ACCANTO AL CORPO CARBONIZZATO DEL MAGISTRATO (LA FOTO) Una macchia di colore nitida, rossa, vicino a un corpo straziato. E un uomo misterioso: Paolo Borsellino non si separava mai dalla sua agenda rossa con lo stemma dell'Arma dei carabinieri: e fra quei fogli, annotava i suoi appunti più riservati dopo la morte dell'amico Falcone…

Francesco Viviano per La Repubblica L'agenda rossa di Paolo Borsellino era lì dove avrebbe dovuto essere. A terra, integra, accanto al corpo carbonizzato del magistrato ucciso da un'autobomba in via D'Amelio insieme ai cinque uomini della sua scorta. L'agenda era lì, ben visibile ancora pochi minuti dopo l'esplosione, almeno fino a quando un uomo, non in divisa, si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro alza un pezzo di cartone che copre l'agenda rossa. L'agenda è lì, per terra, accanto ad una delle auto blindate del magistrato e della scorta che ancora fumano dopo l'esplosione. L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO L'uomo misterioso che si era allontanato di qualche metro torna indietro e sposta quasi del tutto quel pezzo di cartone. Eccola qui l'agenda rossa di Paolo Borsellino, quella da cui il magistrato non si separava e che tutti cercano invano da vent'anni. STRAGE DI VIA D'AMELIO - I SOSPETTI CHE HANNO POTUTO TRAFUGARE L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO Ora c'è una prova schiacciante, un documento finora inedito, un filmato di oltre due ore girato nell'immediatezza della strage dagli operatori televisivi dei vigili del fuoco, accorsi in via D'Amelio quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, per spegnere le fiamme causate dallo scoppio dell'autobomba piazzata da Cosa nostra sotto casa della madre del giudice. In quel filmato un'agenda rossa si vede nitidamente a fianco del corpo carbonizzato del magistrato. È quella di Paolo Borsellino? Certo, difficile pensare a una singolare coincidenza e che sia l'agenda di qualcun altro. A stabilirlo con certezza saranno i magistrati della Direzione Distrettuale di Caltanissetta che proprio nei giorni scorsi avevano acquisito numerosi filmati girati da tv nazionali e private e da videoamatori, nei minuti e nelle ore successive alla strage. Il tentativo era quello di trovare tracce di quell'agenda dove si presume che il magistrato avesse annotato appunti di lavoro e riflessioni. FOTO GRAMMA DELLUOMO CHE PRESE LAGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO JPEG PAOLO BORSELLINO Proprio queste avrebbero potuto far luce sul reale movente della strage e sulle possibili responsabilità istituzionali a fianco di Cosa nostra. Perché il sospetto dei Pm di Caltanissetta è che Paolo Borsellino nelle ultime settimane della sua vita avesse scoperto la trattativa tra Stato e Mafia. Il filmato dei Vigili del Fuoco era stato acquisito, insieme ad altri video dalla Procura di Caltanissetta già 20 anni fa, ma evidentemente tra centinaia di ore di registrazione, questi chiarissimi fotogrammi che mostrano un'agenda rossa accanto al corpo di Paolo Borsellino sono sfuggiti all'esame degli inquirenti. Che il magistrato anche quella domenica del 19 luglio avesse l'agenda rossa con sé è certo, lo hanno ribadito più volte la moglie, Agnese Piraino Leto scomparsa da alcuni giorni, e i figli. Un'agenda che il magistrato teneva spesso in mano e che non lasciava quasi mai nella sua borsa di lavoro che invece, come avvenne il 19 luglio, affidava spesso alla custodia degli uomini della sua scorta. La borsa del giudice fu ritrovata sul sedile posteriore della macchina blindata ma al suo interno l'agenda rossa non c'era. Probabilmente perché, come dimostra ora il filmato di cui Repubblica è entrata in possesso, prima di salire a casa della madre, Borsellino l'aveva presa con sé. IL POOL ANTIMAFIA NEL A GIOVANNI FALCONE PAOLO BORSELLINO OSCAR LUIGI SCALFARO GIUSEPPE AYALA DA SINISTRA ANTONINO CAPONNETTO CON FALCONE E BORSELLINO PICCOLA Chi è dunque quell'uomo che indossa mocassini neri, pantaloni beige su una camicia bianca e con un borsellino nero, che si avvicina a così tanto e ripetutamente al corpo martoriato di Borsellino, prima ancora che venga coperto pietosamente con un lenzuolo e per ben due volte sposta con un calcio quel pezzo di cartone che copre parzialmente l'agenda? Certamente un uomo in divisa, un "addetto ai lavori" che nessuno allontana dalla scena della strage in quei drammatici momenti in cui decine di poliziotti e carabinieri cercavano di mandare via tutti i curiosi. BORSELLINO CON MOGLIE E FIGLIO Un'immagine in linea con la testimonianza resa alcuni anni fa dall'ispettore di polizia Giuseppe Garofalo ai magistrati di Caltanissetta: "Ricordo di avere notato una persona in abiti civili alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell'auto blindata. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l'ho vista con la borsa in mano o comunque nei pressi dell'auto del giudice. Di sicuro io ho chiesto a questa persona chi fosse e lui mi ha risposto di appartenere ai "servizi". Posso dire che era vestito in maniera elegante, con una giacca di cui non ricordo i colori". LA STRAGE DI VIA D AMELIO IN CUI MORI BORSELLINO Negli anni sono state molte le ipotesi seguite sulla sparizione dell'agenda rossa. Un filmato sembrava indicare nell'ufficiale dei carabinieri Giovanni Arcangioli l'uomo che cammina in via D'Amelio con la borsa del magistrato ma, inquisito, è stato prosciolto perché non c'è la prova che l'agenda si trovasse dentro la borsa. Una relazione di servizio della Polizia di Stato, invece, racconta che quella borsa venne portata alla squadra mobile e consegnata all'allora dirigente Arnaldo La Barbera. Ora il nuovo filmato fornisce una pista decisiva sul giallo dell'agenda rossa. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/l-agenda-rossa-di-paolo-borsellino-era-l-dove-avrebbe-dovuto-essere-a-terra-56064.htm

mercoledì 15 maggio 2013

CHI HA SISDE-MATO L’AGENDA ROSSA DI BORSELLINO?IN QUESTE FOTO L’UOMO CHE L’HA RUBATA Il procuratore capo Lari è sicuro: “Non è stata rubata dalla mafia. Qualcuno all’interno delle istituzioni sa dov’è finita l’agenda di Paolo” - Passati al setaccio i filmati di quel giorno, nel mirino le immagini tra le 17 e 15 e le 17 e 30 - All’interno dettagli e spunti sulla “trattativa”?

Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo per "la Repubblica" I LADRI DELL'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO http://video.repubblica.it/edizione/palermo/i-ladri-dell-agenda-rossa-di-borsellino/128418/126917?ref=&ref=HRER2-1 STRAGE DI VIA D'AMELIO - I SOSPETTI CHE HANNO POTUTO TRAFUGARE L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO Stanno cercando una faccia, stanno inseguendo un uomo. Quello che ha rubato l'agenda rossa di Paolo Borsellino. È lì, in un vortice di immagini girate in mezzo a carcasse di auto in fumo. È lì, fra la folla, qualche minuto dopo la strage. L'ultimo mistero sulla famosa agenda che il procuratore Borsellino teneva sempre con sé si nasconde probabilmente in un video di una decina di minuti che gli investigatori della Dia e della polizia scientifica hanno consegnato ai magistrati di Caltanissetta. Un filmato fatto di frammenti messi insieme incastrando riprese di operatori televisivi di Rai, Canale 5, emittenti private e anche di qualche videoamatore. PAOLO BORSELLINO «Tutto quello che esiste come immagini di quel pomeriggio adesso ce l'abbiamo e siamo certi che qualcosa troveremo», dice il procuratore capo della repubblica Sergio Lari. Aggiunge poi il procuratore: «Non è stata rubata dalla mafia. Qualcuno all'interno delle istituzioni sa dov'è finita l'agenda di Paolo». Fra quelle mille facce che compaiono e scompaiono in pochi attimi dal filmato, gli inquirenti sono convinti di individuare il ladro dell'agenda rossa. I loro sospetti si sono concentrati su un funzionario degli apparati di sicurezza che era lì, sul luogo della strage. Dal quartiere generale dell'intelligence italiana sono stati spediti alla procura di Caltanissetta alcuni album con i volti degli agenti in servizio a Palermo nell'estate del 1992, le loro foto saranno confrontate con quelle degli uomini che si vedono nel filmato ricostruito dalla Scientifica. PALERMO 19 LUGLIO 1992 - STRAGE IN VIA D'AMELIO È questa adesso l'ultima pista per tentare di scovare il ladro dell'agenda rossa. Dalle carte dell'inchiesta sull'uccisione di Paolo Borsellino, i procuratori hanno ripescato un verbale di interrogatorio di un poliziotto della «squadra volanti» arrivato fra i primi in via Mariano D'Amelio dopo l'esplosione. Una testimonianza che non risale al 1992, ma a soli alcuni anni fa. Ha dichiarato l'ispettore Giuseppe Garofalo: «Ricordo di avere notato una persona, in abiti civili, alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell'auto. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona menzionata mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l'ho vista con la borsa in mano, o comunque nei pressi dell'auto del giudice». PAOLO BORSELLINO LAP E ancora: «Di sicuro, io ho chiesto a questa persona chi fosse, per essere interessato alla borsa del giudice. Lui mi ha risposto di appartenere ai servizi. Posso dire che era vestito in maniera elegante, con la giacca, di cui non ricordo i colori». È lui, l'uomo che stanno cercando. L'agenda rossa di Paolo Borsellino - un regalo dell'Arma dei carabinieri - era dentro una borsa di pelle, il giudice l'aveva sistemata dietro il sedile del suo autista, sulla Croma blindata. La borsa del procuratore è stata recuperata con tutti gli oggetti personali, tutti tranne l'agenda rossa. PAOLO BORSELLINO BOMBA LAP La prima relazione di servizio sul ritrovamento di quella borsa risale a cinque mesi dopo la strage, è firmata da un altro ispettore della «squadra volanti» della polizia, Francesco Paolo Maggi, lo stessoche nel pomeriggio del 19 luglio l'ha portata alla squadra mobile e consegnata al dirigente Arnaldo La Barbera. È un altro dei «gialli » della strage. Perché tutto questo tempo per redigere un verbale sulla borsa? Le nuove indagini dei procuratori di Caltanissetta hanno ristretto l'arco di tempo in cui è stata rubata l'agenda. Prima le indagini si erano concentrate tra le 16.58 - l'ora dell'esplosione - e le 17.20 - il momento in cui la borsa di pelle è stata vista, fotografata e ripresa dalle telecamere fra le mani di un ufficiale dei carabinieri - ma adesso tutta l'attenzione è dedicata ai quindici minuti che vanno dalle 17.15 alle 17.30. Uno spostamento per polarizzare l'investigazione sulle immagini raccolte nel video della Dia e della polizia scientifica. ATTENTATO VIA D'AMELIO Alle 17.20, infatti, l'allora capitano Giovanni Arcangioli viene ripreso con la borsa di Paolo Borsellino mentre cammina in via Mariano D'Amelio e si dirige verso via Autonomia Siciliana. L'ufficiale è inquisito in un primo momento per avere rubato l'agenda rossa (raccontò di averla avuta da due magistrati, che però lo smentirono), ma poi è stato prosciolto: non c'è prova che in quel momento l'agenda rossa si trovasse ancora nella borsa. Questo ha scritto un giudice, e la Cassazione ha confermato. Ieri, Arcangioli è stato ascoltato al processo Borsellino quater. E ha ribadito la sua versione: «Non so nulla di quell'agenda rossa, nella borsa non c'era alcun elemento utile per le indagini». IL GIUDICE PAOLO BORSELLINO Ora l'indagine è tutta intorno ai cinque minuti precedenti all'immagine che fissa la borsa nelle mani di Arcangioli e sui dieci successivi, quando la zona di via D'Amelio viene recintata. Chi, prima o dopo di quell'ufficiale, ha prelevato e trasportato la borsa del procuratore ucciso? L'agenda rossa è stata prelevata prima o dopo delle 17.20? GIOVANNI FALCONE PAOLO BORSELLINO LAP Così da qualche settimana è ripartita l'inchiesta - con questo video - sulla scomparsa di quello che viene considerato il documento- chiave non solo della strage di via Mariano D'Amelio, ma anche della strage di Capaci. A esplorare i misteri del 19 luglio è un pool, con Lari anche Nico Gozzo, Gabriele Paci e Stefano Luciani. Nell'agenda rossa il procuratore aveva registrato tutto ciò che era accaduto dalla morte di Giovanni Falcone. Poi qualcuno l'ha rubata. Perché? «Sono convinto che la scomparsa sia strettamente collegata ai misteri della trattativa fra alcuni pezzi di Stato e Cosa nostra», dice il capo dei pubblici ministeri di Caltanissetta. Sergio Lari lancia un appello: «Chi sa, parli. Non è tollerabile che dentro le istituzioni qualcuno stia zitto». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/chi-ha-sisde-mato-lagenda-rossa-di-borsellinoin-queste-foto-luomo-che-lha-rubata-55825.htm

martedì 14 maggio 2013

EMANUELA ORLANDI, UNO “SCAMBIO” PER CHIUDERE L’ACCORDO DA 400 MILIONI IOR-AMBROSIANO? - Svolta nel caso Orlandi. L’indagato Marco Fassoni Accetti, per gli esperti, è credibile quanto si autodenuncia come telefonista del sequestro - Emanuela pedina nelle mani dei fautori della Ostpolitik vaticana? - Il ritrovamento del flauto…

Giacomo Galeazzi per La Stampa EMANUELA ORLANDI Svolta nel caso Orlandi. "E' emersa una nuova pista", dichiara a "Vatican Insider" il giornalista e scrittore Fabrizio Peronaci, autore con Pietro Orlandi del libro "Mia sorella Emanuela" sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana. In che maniera l'ex supertestimone e attuale indagato Marco Fassoni Accetti lega il sequestro di Emanuela Orlandi a vicende interne al Vaticano? "Quest'ultima pista fornisce uno scenario mai emerso in questi termini. Per la prima volta una persona si autoaccusa del sequestro Orlandi, attribuendosi il ruolo di telefonista, e parla dell'esistenza di un "nucleo di intelligence e controspionaggio" operante all'ombra del Vaticano, nato all'indomani dell'elezione del papa polacco, incaricato di "lavori sporchi" anche per conto di personalità ecclesiastiche. EMANUELA ORLANDI Questo sorta di "ganglio", nel quale sarebbero confluiti ex collegiali come Fassoni Accetti, elementi dei servizi segreti ed esponenti della banda della Magliana, nel 1983 sarebbe giunto all'apice con i sequestri Orlandi-Gregori, ma avrebbe compiuto altre azioni di pressione e dossieraggio. EMANUELA ORLANDI Presunti obiettivi? Esercitare influenza sulla gestione dello Ior, sulla riforma del codice di diritto canonico di cui si discuteva all'epoca, così come sulle nomine interne e sulla politica dichiaratamente anti-comunista di Karol Wojtyla, mal digerita dai fautori della Ostpolitik". Quali sono i riscontri finora emersi a favore della credibilità di Fassoni Accetti? "Il personaggio dimostra un'impressionante conoscenza dei fatti: telefonate, date, protagonisti. Potrebbe trattarsi di un abilissimo manipolatore che ha letto tutti i giornali e i libri pubblicati, ma su alcuni punti l'esattezza dei suoi riferimenti va oltre. EMANUELA ORLANDI Nessuna aveva mai preso in considerazione né tantomeno decodificato, ad esempio, un articolo su una lettera scritta da Agca nell'autunno 1982 al cardinale Oddi, pubblicato su "Il Tempo" solo il 25 giugno 1983, tre giorni dopo la scomparsa di Emanuela, in cui il terrorista dichiarava di "aspettare risposte" dal Vaticano. Secondo Fassoni Accetti, si trattava di un messaggio criptato stampato grazie a un loro "agente" (soprannominato "Ecce homo") nelle redazioni: la "risposta" attesa era proprio il sequestro della Orlandi, per premere a favore della scarcerazione del turco, che in cambio avrebbe ritrattato le sue accuse ai bulgari di complicità nell'attentato a papa Wojtyla, cosa che avvenne. MARCO FASSONI ACCETTI Anche la decrittazione del codice 158 per contatti telefonici diretti con il Vaticano (da leggere come 5-81, mese e anno dell'attentato), o di alcuni testi firmati Phoenix (in realtà il Sisde), o delle lettere giunte da Boston sono novità oggi all'attento esame della Procura". Il rapimento di Emanuela fu un'intimidazione rivolta a Marcinkus? Il ruolo di Fassoni Accetti nel caso Orlandi lo collega agli scontri di potere allo Ior? "L'ipotetico scenario è il seguente: il "ganglio" operava ricatti su più livelli, inerenti singoli personaggi avversati e da distruggere nella sfera privata, così come le scelte di politica estera e finanziarie. Quindi non è da escludere che Emanuela Orlandi, ostaggio più "redditizio" di Mirella Gregori per la sua cittadinanza vaticana, sia stata utilizzata, con il passare dei mesi, nell'ambito di pressioni di diversa natura. MARCO FASSONI ACCETTI Una lettera inviata da Boston il 15 ottobre 1983 annunciava nuovi "prelevamenti" di ragazze, fissando il termine del maggio 1984: guarda caso proprio in quel mese a Ginevra, sostiene l'indagato, verrà siglato l'accordo Ior-Ambrosiano per la restituzione di 400 milioni di dollari, che avrebbe rappresentato l'obiettivo, vinto, della trattativa segreta". Quanto incidono sulla credibilità del supertestimone i suoi precedenti? "Occorre distinguere tra oggi e ieri. Fassoni Accetti vive in maniera totalizzante la sua attività creativa, di fotografo d'arte e regista indipendente. E' istrionico, provocatore. Crede di poter dominare gli eventi, compresa l'autodenuncia sulla sua partecipazione al sequestro Orlandi alla quale è stato indotto confidando nel "nuovo clima portato da papa Francesco". Anni fa si presentò in tv travestito come Roberto Benigni e dandosi il nome di Alì (Agca) Estermann (il comandante delle guardie svizzere ucciso nel 1998) per rispondere pubblicamente, racconta, a qualcuno che lo aveva minacciato. PAPA FRANCESCO - JORGE BERGOGLIO A New York organizzò uno show simile ad uso dei media. Con analoghe tecniche (travestimenti, foto scattate per strada, contatti con amiche e compagne per trarle in inganno) Accetti spiega che avrebbe ideato il "sequestro simulato" della Orlandi, che sarebbe dovuto durare pochi giorni e invece, per motivi ancora non chiari, si trasformò in tragedia. Quanto ai precedenti strettamente giudiziari, l'unico noto è per omicidio colposo legato all'investimento di un bambino nel 1983. Non risulta sia stato mai accusato di molestie o pedofilia. Sostiene che fotografava anche adulti e anziani per ispirare le sue opere, e che per i minori è in possesso della liberatoria delle famiglie. In una telefonata intercettata a fine anni Novanta, la sua ex fidanzata esclamò: "Eri anche in quella storia della Orlandi!". Il che suona come una conferma, un indizio in più". Quale valore attribuisce la Procura di Roma alla ricostruzione di Fassoni Accetti? "E' centrale la questione del flauto che ha fatto ritrovare "per alzare la temperatura emozionale", mi ha detto, prima di iniziare la sua deposizione. Se gli esami tecnici dimostreranno che si tratta proprio del flauto traverso di Emanuela, la sua posizione ovviamente si aggraverà. PAPA FRANCESCO BERGOGLIO Ma già adesso la Procura, decidendo di indagarlo per sequestro di persona, dimostra di voler andare fino in fondo, in attesa delle necessarie verifiche. Anche i lunghi e numerosi interrogatori - sei in poco più di un mese - depongono a favore di un consistente impegno investigativo". Ilario Martella, il giudice istruttore dell'inchiesta sull'attentato al Papa, che indagò anche sul caso Orlandi, ha rivolto un appello a papa Francesco. L'impegno diretto del Santo Padre potrebbe sbloccare la situazione? "Il giudice Martella ha sollecitato un appello corale al pontefice, perché la Santa Sede chiarisca se quanto affermato all'epoca da Wojtyla, vale a dire che il sequestro di Emanuela si inquadrava nell'intrigo internazionale, è ritenuto tuttora valido. PAPA FRANCESCO In caso di risposta affermativa, ha aggiunto, papa Francesco potrebbe darne le motivazioni, chiarendo una volta per tutte se il Vaticano è stato "cointeressato" alla vicenda o del tutto estraneo. Come è evidente, anche questa presa di posizione di Ilario Martella conferma la delicatezza di questa fase". Siamo vicini alla soluzione del caso Orlandi? "Ritengo di sì. Se i riscontri già in possesso della Procura sono, come è prevedibile, ben più numerosi e incisivi di quelli trapelati, ci troveremmo di fronte all'attesissima svolta: contesto geopolitico, logica e movente del doppio sequestro, 30 anni dopo, sarebbero finalmente chiari. Con l'effetto di poter scartare le altre piste - sessuale, messe nere, puramente economica con l'esclusivo coinvolgimento della Magliana, allontanamento volontario - che spesso in passato, tra speculazioni e voci incontrollate, hanno aggiunto dolore allo strazio infinito delle due famiglie". http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/emanuela-orlandi-uno-scambio-per-chiudere-laccordo-da-400-milioni-ior-ambrosiano-55761.htm

sabato 11 maggio 2013

SALTANO I TAPPI DEL “DIVO”: IL GENERALE DEI SERVIZI MALETTI RICHIAMATO IN ITALIA DOPO LA MORTE DI ANDREOTTI E’ rimasto in esilio in Sudafrica per 17 anni, ignorato da tutti, e poi, dopo la morte del “Divo Giulio”, gli viene notificato l’ordine di esecuzione pena per una vecchia condanna a 14 anni - Ex Sid e P2, se il 92enne Gian Adelio Meletti decidesse di parlare, potremmo riscrivere la storia d’Italia dagli anni Settanta ai Novanta…

Gianni Barbacetto e Andrea Sceresini per il "Fatto quotidiano" Che strano. Per 17 anni il generale dei servizi segreti Gian Adelio Maletti è rimasto tranquillo nel suo "esilio" a Johannesburg, in Sudafrica. Proprio la notte dopo la morte di Giulio Andreotti, la giustizia italiana si è ricordata di lui e gli ha finalmente notificato l'ordine di esecuzione pena, per una condanna a 14 anni diventata definitiva quasi due decenni fa, nel 1996. Da oggi, Maletti è ufficialmente latitante. GIULIO ANDREOTTI E ANNA MAGNANI "Con Andreotti mi sono sempre scontrato", racconta al telefono il generale. "Ho sempre detto: finché è vivo, in Italia non mi fanno tornare. Se anche dovessi presentarmi volontariamente alla frontiera, mi caccerebbero via a calci". La sera del 7 maggio, il giorno dopo la scomparsa del Divo Giulio, una squadra di cinque poliziotti lo va invece a cercare al suo indirizzo romano. "È la casa di mia figlia. Lo sanno tutti che io da anni vivo in Sudafrica. Sono stati letteralmente gettati fuori casa da mio genero che ha detto che non poteva tollerare l'invasione di un'abitazione privata e che io vivo a Johannesburg, non a Roma". GIULIO ANDREOTTI E ANNA MAGNANI IL SID E LA FAIDA TRA L'ALA "AMERICANA" E QUELLA "FILO-ARABA" Gian Adelio Maletti arriva al comando dell'ufficio D (il controspionaggio) del Sid (il servizio segreto militare), un paio d'anni dopo la strage di piazza Fontana. Appartiene all'ala dei servizi vicina agli americani e agli israeliani. Entra subito in contrasto con l'ala filo-araba e con Andreotti, che di quell'ala è il punto di riferimento politico. Il dossier più scottante che gestisce è quello su piazza Fontana, naturalmente: depista l'inchiesta giudiziaria - secondo quanto dice una sentenza definitiva - facendo fuggire all'estero alcuni indagati (Giovanni Ventura, Guido Giannettini, Marco Pozzan). TOTTI E ANDREOTTI Nel 1981 il suo nome viene trovato negli elenchi della loggia P2. Processato, è uno dei pochissimi che esce dal dibattimento P2 con una condanna: a 14 anni, non per l'appartenenza alla loggia segreta di Licio Gelli, ma per rivelazione di segreti di Stato e sottrazione di atti e documenti concernenti la sicurezza dello Stato. Gli viene contestato di aver fatto uscire dagli archivi dei servizi un dossier, chiamato Mi.Fo.Biali: conteneva la storia segreta di deviazioni istituzionali e ruberie di Stato attorno all'enorme business del petrolio comprato dalla Libia. Qualcosa di quelle ruberie viene alla luce anni dopo, quando i vertici (andreottiani) della Guardia di finanza sono coinvolti nello "scandalo dei petroli". Nella vicenda, scrivono i giudici, "è evidente l'interesse di Giulio Andreotti, che nella sua qualità di ministro della Difesa aveva autorizzato lo spionaggio politico utilizzando mezzi illegali". Il dossier è formato dal Sid nel 1974-75. Negli anni seguenti esce dagli archivi del Nod (una struttura del servizio) e invece di approdare nelle cassaforti di Forte Braschi, sede del Sid, plana sulla scrivania del giornalista Mino Pecorelli, che lo pubblica in parte sul suo giornale, Op. Maletti viene condannato in primo grado nel 1994. MINO PECORELLI La sentenza diventa definitiva nel 1996. Il difensore del generale, l'avvocato Michele Gentiloni Silverj, tenta di ottenere la revisione del processo dopo che un ufficiale dei servizi, il colonnello Antonio Viezzer, rivela di essere stato lui a dare il dossier al mitico capitano Antonio Labruna, che poi lo passa a Pecorelli. Revisione respinta , perché restava intatta la catena di comando: sopra Labruna e Viezzer, c'era il capo dell'ufficio D, il generale Maletti. "Ma quella condanna definitiva del 1996 non è mai stata eseguita", dice oggi l'avvocato Gentiloni. "Si svegliano adesso, 17 anni dopo. In una vita di avvocatura penale, non avevo mai visto una cosa simile". Dal Sudafrica, il vecchio generale (ha compiuto 92 anni) negli ultimi tempi ha fatto due volte capolino nei processi italiani:in quello di Milano su piazza Fontana (in cui era imputato e da cui è uscito assolto); e in quello di Brescia sulla strage di piazza della Loggia (in cui era teste). Ora sa di non avere più nulla da perdere. Alla sua età difficilmente sarà rinchiuso in una cella. È l'ultimo testimone vivente di una stagione che nasce in piazza Fontana e si chiude con la scoperta degli elenchi P2 e poi di Gladio. Adesso che Andreotti non c'è più, è saltato l'estremo tappo politico su quella stagione. Se Maletti decidesse di parlare, potremmo riscrivere la storia d'Italia dagli anni Settanta ai Novanta. PECORELLI "La grazia? Il senatore disse: meglio che resti a Johannesburg" "Sì, Andreotti non amava il mio assistito", racconta l'avvocato Gentiloni. "Quando provammo a chiedere la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per farlo tornare in Italia, domandammo un sostegno ad alcune personalità. Io chiesi anche ad Andreotti che, gentilissimo, mi rispose: ‘Avvocato, per me il generale sta bene in Sudafrica'". A leggere l'ordine di esecuzione della pena, firmato dal pubblico ministero di Roma Nicola Maiorano, si scopre che la pena da scontare, dopo condoni e indulti, resta di sei anni. Il pm ordina "di procedere all'arresto e alla traduzione del condannato presso l'istituto di detenzione più vicino". La data in calce è 18 marzo 2013, dunque prima della morte di Andreotti. Ma comunque 17 anni dopo la sentenza. "Eipoliziottisisonomossipropriolaseradopoche Giulio se n'è andato da questo mondo, portando con sé i suoi tanti segreti. Ora spero che i suoi archivi e i suoi diari vengano resi pubblici", sillaba Maletti. "Guardi, io sono convinto che un archivio ci sia. Esiste, non c'è dubbio. Non so dove possa essere e che cosa contenga, anche se immagino che si tratti di un contenuto molto interessante. Andreotti sapeva tutto e aveva certamente informatori in Italia, in Vaticano e in ambienti internazionali. Alcune cose sono state forse ibernate, a causa dell'esistenza in vita di Andreotti. Adesso che è morto, potrebbero essere scongelate. Non dubito che si sia costituito un archivio privato, come giustificano il carattere e la lunga carriera dell'uomo. È forse lì che potrebbero trovarsi nuovi importanti elementi o informazioni. Ma chi oggi ha interesse a cercarli e soprattutto la facoltà di farlo? E poi, se quelle carte esistono, dove saranno finite? A ogni modo, mi creda: qualche cosa verrà fuori, non c'è dubbio". http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/saltano-i-tappi-del-divo-il-generale-dei-servizi-maletti-richiamato-in-italia-dopo-55601.htm

venerdì 10 maggio 2013

IL COMPASSO DIETRO LA CROCE: LOGGE MASSONICHE E POTERI OCCULTI IN VATICANO Arriva in libreria “Vaticano massone”, libro-inchiesta di Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti sui rapporti tra Loggia e Cilicio - Documenti e testimonianze che raccontano di “obbedienze” tra le Mura Leonine, infiltrazioni e guerre di potere, servizi segreti e strani simboli: mejo de Dan Brown…

Alberto Statera per "La Repubblica" VATICANO E MASSONERIA Il "fumo di Satana" evocato da Papa Paolo VI quarant'anni fa è filtrato da qualche fessura pure nell'ultimo conclave, che ha eletto il gesuita Francesco a capo di una Chiesa ridotta come quella profetizzata dal vescovo Malachia, percorsa da lotte di potere e guerre per bande. Quel fumo ha l'odore acre della massoneria, una parola che fa tremare da secoli persino le foglie dei giardini vaticani. Eppure, logge ufficiali, logge segrete e logge spurie sono avvinghiate nel cuore di San Pietro. Questa, almeno, è la tesi di un libro-inchiesta di oltre 500 pagine che stanno per mandare in libreria Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti (Vaticano Massone. Logge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di Papa Francesco - Edizioni Piemme). MASSONERIA Il tema, naturalmente, si presta di per sé all'accusa di complottismo, di insana volontà di vedere ovunque trame segrete e cospirazioni. L'ha messa in burla il Segretario di Stato uscente Cardinal Bertone quando ha irriso ai giornalisti che si improvvisano Dan Brown. Ma il libro è talmente documentato, ricco di testimonianze e di documenti inediti che una confutazione con questo argomento non reggerebbe. LETTERA DI ODDI E GAITO A PAPA GIOVANNI PAOLO DI Tra l'altro, contiene la copia anastatica di una lettera scritta da Virgilio Gaito, ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, insieme al Cardinale Silvio Oddi, a Papa Giovanni Paolo II per chiedere un "grande patto" di pacificazione tra Chiesa e massoneria, il riconoscimento ufficiale da parte del Vaticano della conciliabilità tra fede cattolica e appartenenza alla libera muratoria. GIACOMO GALEAZZI «Pienamente consapevoli delle finalità perseguite dalla Massoneria universale, da sempre votata al miglioramento dell'individuo per il miglioramento ed il progresso dell'Umanità raggiungibili solo attraverso l'Amore e la tolleranza - scrivono il Gran Maestro e il Cardinale - riteniamo giunto il momento di lanciare un doveroso appello alla riconciliazione che ponga fine a quella secolare incomprensione tra Chiesa Cattolica e Massoneria». Oddi, morto nel 2011, è stato considerato un grande protettore dell'Opus Dei, ma anche sponsor della discesa in campo nel 1994 di Silvio Berlusconi, tessera 1816 della Loggia P2 di Licio Gelli e, secondo il massone dissidente Gioele Magaldi, fondatore di una sua obbedienza denominata "Loggia del Dragone". Wojtyla, del resto, si servì in Polonia a favore di Solidarnosc e contro il comunismo del bancarottiere piduista Roberto Calvi, finito ucciso con rito massonico a Londra sotto il Ponte dei Frati neri. LETTERA DI ODDI E GAITO A PAPA GIOVANNI PAOLO DI LETTERA DI ODDI E GAITO A PAPA GIOVANNI PAOLO DI Come il suo predecessore Paolo VI, che fece realizzare simboli esoterici sulla tomba della madre, si era servito dell'altro bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona. Ma sotto il papato di Wojtyla, nel 1983, vide la luce la "Dichiarazione sulla Massoneria" elaborata dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, che dichiarava inalterato il divieto di appartenenza alla libera muratoria. Divieto disatteso durante il suo papato, secondo la messe di documenti e testimonianze raccolta da Galeazzi e Pinotti, tanto da aver probabilmente contribuito a provocare le dimissioni di Benedetto XVI e forse l'elezione di Francesco, primo Papa gesuita della storia, dopo che la Compagnia di Gesù, considerata uno dei canali dell'infiltrazione massonica in Vaticano, era stata commissariata da Wojtyla nel 1981. COPERTINA DEL LIBRO VATICANO MASSONE JPEG Durante il pontificato di Ratzinger è cresciuto in Vaticano il potere dei gruppi integralisti in lotta tra loro, come Opus Dei, Comunione e Liberazione, Focolarini, Legionari di Cristo, che si sono contesi il controllo delle finanza e dello Ior. Ma l'ex banchiere Cesare Geronzi, intimo del cardinal Bertone, il quale raramente parla a caso, ha rivelato di recente di aver trovato simboli massonici in evidenza nello studio di un cardinale e che nella finanza cattolica l'Opus Dei non conta molto perché a contare è la massoneria. E dentro le Mura Leonine? Di certo la massoneria è entrata con prepotenza nel processo al maggiordomo corvo di Ratzinger che sottraeva documenti nella scrivania di uno degli uomini più potenti del mondo. AVVOCATO VIRGILIO GAITO EX GRAN MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE DITALIA «Mi sono messo al servizio di una loggia massonica che opera dentro il Vaticano - ha testimoniato tra le lacrime un dipendente laico della Segreteria di Stato - della quale fanno parte anche dei cardinali. Scopo della nostra azione portata avanti nella convinzione di fare il bene della Chiesa, è quello di mettere fine all'attuale situazione di anarchia che mette a rischio la cristianità». Tra le migliaia di documenti sequestrati il 23 maggio 2012 nell'abitazione del maggiordomo "moltissime riguardavano la massoneria e i servizi segreti", come hanno dichiarato gli agenti della gendarmeria che fecero le perquisizioni. Con un'attenzione quasi ossessiva per la figura del piduista Luigi Bisignani, che era di casa allo Ior fin dai tempi del riciclaggio della tangente Enimont. CARDINALE ODDI La rete di confidenti dell'ex maggiordomo comprendeva il vicario papale per la città del Vaticano monsignor Angelo Comastri e l'ex vicecamerlengo Paolo Sardi, indicati come appartenenti a una loggia massonica interna; il vescovo Francesco Cavina, ora alla diocesi di Carpi, ma in precedenza alla Segreteria di Stato, e l'ex segretaria di Ratzinger, Ingrid Stampa. Bergoglio cresce e si forma in Argentina, una repubblica fondata su squadra e compasso, dove la massoneria e la Chiesa sono molto forti. È sostenibile la tesi che lo strapotere dei gruppi integralisti abbia originato come reazione la sua elezione al trono di Pietro? O che sia invece frutto di un patto tra massoneria e gruppi della destra cattolica? FERRUCCIO PINOTTI Nel libro di Galeazzi e Pinotti non troverete una risposta certa, ma la non peregrina ipotesi che la decisione di Ratzinger di dimettersi possa essere stata presa nella previsione dell'elezione del gesuita su un trono che lui non riusciva più a governare tra scandali e guerre intestine tra fazioni contrapposte per il potere e il denaro. Nella prima fase del conclave del 2005, del resto, il cardinale Bergoglio aveva raccolto il maggior numero di voti, ma poi rinunciò per convogliarli su Ratzinger. LETTERA DI ODDI E GAITO A PAPA GIOVANNI PAOLO DI Che fosse fumo di Satana o aria salubre quella respirata in conclave, i Gran Maestri delle tante massonerie italiane sembrano concordi nell'entusiasmo per l'avvento di Francesco. Uno per tutti: «Con Papa Francesco nulla sarà più come prima. Chiara la scelta di fraternità per una Chiesa del dialogo, non contaminata dalle logiche e dalle tentazioni del potere temporale». Firmato: Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/il-compasso-dietro-la-croce-logge-massoniche-e-poteri-occulti-in-vaticano-55577.htm