martedì 30 settembre 2014

Come i Rothschild controllano il Quantum Fund







http://www.movisol.org/soros2.htm
Il Presidente del Movimento Solidarietà Paolo Raimondi, dopo aver presentato nei mesi passati un esposto alle Procure della Repubblica di Napoli, Roma, Firenze e Milano contro George Soros per l'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992, ha distribuito, a partire dallo scorso 25 novembre, la seguente dichiarazione ai magistrati, parlamentari e giornalisti che si sono interessati al caso, per puntualizzare in maniera ancora più definitiva le denunce di cui si è fatto promotore.
Sono venuto a conoscenza del fatto che le reti della banca Rothschild stanno cercando di ostacolare coloro che in qualche forma si oppongono alla politica di assalto piratesco della grande finanza internazionale, che prende la forma di una privatizzazione e che nella sostanza esige la svendita dell'impresa a partecipazione statale. All'inizio di ottobre avevo emesso un comunicato di denuncia del ruolo della Rothschild Italia come advisor nella privatizzazione del Banco di Napoli (La Rothschild ha svolto lo stesso ruolo nella svendita dell'ENI) identificando il nefasto ruolo di Richard Katz , già direttore della Rothschild Italia e al contempo membro del comitato esecutivo e direttore del Quantum Fund di George Soros, l'affondatore della lira nel settembre 1992. La Rothschild vorrebbe ora vantare una nuova verginità che si sarebbe rifatta semplicemente sostituendo Richard Katz al vertice della banca. Per questo ritengo opportuno aggiungere qualche altro elemento su alcune operazioni poco chiare dell'intero gruppo Rothschild, con particolare riferimento alle compenetrazioni operative tra il gruppo internazionale dei Rothschild e il Quantum Fund di Soros.
Sia chiaro: è il gruppo Rothschild nel suo complesso a operare insieme al Quantum Fund. Richard Katz è semplicemente uno strumento, un predicato, di questo intreccio finanziario.
Di seguito si riportano alcuni fatti salienti che non intendono essere il resoconto finale della ricerca. L'urgenza di ostacolare le privatizzazioni impone di intervenire adesso senza attendere il quadro completo. (Per evitare il gioco delle scatole cinesi secondo cui "vi sono differenti banche per differenti rami della famiglia Rothschild", si fa notare che, mentre i legami e le copartecipazioni sono sempre esistite, il 27 ottobre i vari rami bancari-finanziari si sono ufficialmente riuniti per ridefinire una strategia ed un vertice comuni).
I legami dei Rothschild con il Quantum Fund di George Soros risalgono a prima della creazione del Quantum Fund N.V. la cui sede centrale è a Curaçao, nelle Antille Olandesi. Negli anni settanta George Soros insieme al socio Jim Rogers ha lavorato per la Arnold & S. Bleichroeder ,Inc. e per il Bleichroeder Fund, finanziaria che operava in sintonia con i Rothschild. Nel 1969 Soros lasciò in raporti amichevoli la Bleichroeder portandosi con sé un gruppo di investitori della stessa, muovendosi già allora nella direzione che avrebbe condotto alla creazione del Quantum Fund. Si fa notare che la Bleichroeder di New York è attualmente, insieme alla Citibank N.A. di New York, la principale fiduciaria del Quantum Fund.
Ecco i principali personaggi dell'intreccio Soros-Rothschild:
Georges C. Karlweis . Secondo quanto riportato da un ex partner di George Soros, Karlweis è stato uno dei primi partecipanti al lancio del Quantum Fund N.V.. Lo troviamo dal luglio 1985 direttore della banca N.M. Rothschild & Sons LTD di Londra, presieduta da Evelyn de Rothschild. Con Karlweis, nel comitato direttivo della banca troviamo anche Richard Katz, Edmund de Rothschild, E.L. de Rothschild, Lord Jacob de Rothschild (capi dei vari rami della famiglia), Henry Ergas, che conduce l'uffico di Roma, e il noto Alfred Hartmann. Nel 1988 Karlweis figura come direttore della Banque Privée di Ginevra di Edmund de Rothschild. Nel 1991-92 è nel consiglio di amministrazione della Rothschild Bank AG di Zurigo del Barone Elie de Rothschild, presidente della banca di cui Alfred Hartmann ne è il vice presidente. Karlweis è stato anche coinvolto nelle operazioni sporche del mafioso e trafficante di droga Robert Vesco, come la grande truffa dell'International Overseas Service (IOS) creato da Bernie Cornfeld e con sede in Svizzera. Con l'IOS lavorò anche il nostro Beniamino Andreatta, collaboratore di Prodi e attivo partecipante nell'incontro sul Britannia del 2 giungo 1992. Attualmente Karlweis è direttore della NM Rothschild & Sons, vice presidente della Banque Privée di Ginevra e presidente della Banque de Gestion Edmond de Rothschild del Principato di Monaco.
Richard Katz. Direttore del Quantum Fund. In un resoconto pubblico del Quantum Fund del 1993 figura anche come membro del comitato esecutivo. Il suo rapporto con i Rothschild è di lunga data. Lo troviamo nel 1988 ad esempio nella lista dei direttori della N.M. Rothschild & Sons LTD di Londra, guidata da Evelyn de Rothschild. Sulla stessa lista si trovano Georges Karlweis, Alfred Hartmann, Herny Ergas (direttore della filiale Rothschild a Roma) e Lord Jacob de Rothschild, presidente della St. James Place Capital, banca d'affari di Londra. Lo stesso anno Katz figura come direttore capo degli investimenti della Rothschild (NM) Asset Management, responsabile del portafoglio esteri della Rothschild (NM) Fund Management LTD. Almeno fino al 1993 è direttore della Rothschild Italia insieme a Sir Derek Thomas. Sir Thomas è stato ambasciatore britannico a Roma per il periodo 1987-89; nel 1990 diviene direttore della Rothschild Italia e della Rothschild Europa, consigliere europeo per la N.M. Rothschild & Sons, di cui è direttore dal 1991 ad oggi. Sir Thomas dal 1991-92 è uno dei massimi dirigenti del British Invisibles, gli organizzatori del meeting sul Britannia il 2 giugno 1992. (Del British Invisibles parleremo oltre).
Nils O. Taube. Direttore del Quantum Fund. Nel resoconto pubblico del Quantum Fund del 1993 figura come membro del Comitato esecutivo. Taube è socio di Lord Jacob de Rothschild, presidente della banca St. James Place Capital di Londra. Secondo il rapporto annuale della banca del 1993 egli figura tra i direttori insieme a Nathaniel de Rothschild, punto di riferimento della famiglia Rothschild negli USA e a Parigi. Nel rapporto della stessa banca del 1996, egli figura come Principal Investment Advisor (principale consigliere per gli investimenti) della banca. Nel 1988 era il direttore degli investimenti della Rothschild (J) Investment Management LTD di Londra. È doveroso sottolineare il seguente punto: nel resoconto del Quantum Fund del 1993 appaiono 8 direttori di cui 4 sono membri del comitato esecutivo. Due di questi quattro, Richard Katz e Nils O. Taube, lavorano per i Rothschild. Una coincidenza? Questi sono gli uomini che hanno agito nel 1992 per far crollare la lira sotto l'ondata della speculazione.
Vediamo ora brevemente il personaggio di Alfred Hartmann . Lo abbiamo già trovato nel 1988 con Richard Katz tra i direttori del NM Rothschild & Sons di Evelyn de Rothschild Londra. Nelle stesso anno è manager generale della Rothschild Bank AG di Zurigo, presieduta dal Barone Elie de Rothschild. Nel 1991-92 ne diventa vice presidente. Nella dirigenza della stessa banca troviamo Georges C. Karlweis e il Dr. Jürg Heer, famoso anche in Italia. Nel 1992 Jürg Heer dichiarò di aver pagato 5 milioni di dollari ai killer mafiosi di Roberto Calvi. Nella Relazione di Minoranza della Commissione d'inchiesta sulla P2 del sen. Pisanò (p.121) si legge che il 22 aprile 1981 la banca Rothschild di Zurigo fondò a Monrovia (Liberia) una società di nome Zirka per conto di Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din. Otto giorni dopo il Banco Ambrosiano Overseas di Nassau (ex. Cisalpine) erogò a favore della Zirka 95 milioni di dollari che vennero subito trasferiti a Zurigo presso la Rothschild Bank. E 45 dei 95 sembra siano scomparsi durante il periodo della detenzione di Calvi nella primavera-estate del 1981 (Carlo Palermo, Il quarto livello», pag. 245). Nei resoconti bancari svizzeri del 1987-88 Alfred Hartmann figura un po' dappertutto. È direttore della banca The Royal Bank of Scotland AG di Zurigo, direttore della Lavoro Bank di Zurigo (controllata dalla Banca Nazionale del Lavoro), della banca del Gottardo di Ginevra, della finanziaria Creafin di Zurigo, e presidente della Banque de Commerce e de Placements SA (BCP) di Ginevra. La BCP era posseduta dalla Bank of Credit and Commerce International (BCCI), la banca internazionale del riciclaggio, delle operazioni del traffico di armi e di droga utilizzata dai servizi britannici e dalle reti di Bush-North dell'Iran-Contras per operazioni sporche. La BCCI, che controllava anche la Italfinance International Spa di Roma, fu chiusa a seguito di un'indagine condotta dalle autorità americane. Le verità più scottanti di quella vicenda non vennero mai alla luce perché George Bush decretò tutta una serie di insabbiamenti. Queste coperture favorirono anche Hartmann che si dovette dimettere dalla Lavoro Bank, ma lo troviamo allegramente vice presidente della Rothschild AG di Zurigo nel 1991.
Rothschild Italia. È da questi interessi che la Rothschild Italia Spa di Milano, filiale della MN Rothschild & Sons di Londra viene creata nel 1989.
Richard Katz ne è stato direttore , in particolare durante le operazioni speculative contro la lira del Quantum Fund del 1992 (di cui è direttore e membro del comitato esecutivo). Nel 1990 era direttore della Rothschild Italia anche sir Derek Thomas , ex ambasciatore britannico a Roma nel periodo 1987-89 e dal 1990 ad oggi figura chiave del British Invisibles, oltre ad essere direttore dal 1991 della NM Rothschild & Sons LTD di Londra.
Thomas condivide attualmente questa posizione nella banca di Londra con personaggi eccellenti quali Lord Wakeham, già presidente della Camera dei Lords e membro del governo in più occasioni, Norman Lamont, che i Rothschild "prestarono" alla politica nel 1972 passando attraverso parecchi ministeri economici fino a diventare ministro del Tesoro nel 1990 per fare poi ritorno alla "casa madre" nel 1993. Secondo i resoconti del 1996, boss della banca Rothschild Italia è Eric de Rothschild, che figura tra i direttori della NM Rothschild & Sons di Londra, mentre il direttore è Stefano Marsaglia, che proviene dalla Cir di De Benedetti.
British Invisibles (BI) . Sono gli organizzatori del meeting dei banchieri della City tenutosi sul Britannia, alla presenza della regina Elisabetta II, il 2 giugno 1992 per complottare la privatizzazione dell'industria di stato italiana che doveva far seguito alla svalutazione della lira provocata da Soros e co. Citando dal discorso tenuto sul Britannia nelle acque del porto di Dublino, Irlanda, nel 1995, da Neil Jaggers, membro dell'esecutivo del BI e direttore per gli affari dell'Europa orientale, "il British Invisibles è un ente privato che ha per scopo la promozione della City di Londra". Gli "invisibles" sono i "servizi" dell'alta finanza della City. BI funziona come punto di unione tra la finanza privata e il governo britannico. BI conta attualmente 114 membri, tutta l'élite finanziaria di Londra, parecchi rappresentanti del governo e della Bank of England, la banca centrale.
Naturalmente la Rothschild ha un ruolo di primo piano negli Invisibles. Ad esempio, secondo il rapporto del 1996 della BI, Sir Derek Thomas , direttore della NM Rothschild & Sons, già ambasciatore britannico a Roma nel periodo 1987-89, membro del BI dal 1992, è stato fino al 10 settembre 1996 presidente del comitato LOTIS (Liberalization of Trade in Services Committee, Comitato per la liberalizzazione del commercio in servizi). Rory Allan, della NM Rothschild & Sons, è membro del comitato del BI per l'Unione degli Stati Indipendenti ( l'ex URSS). William Lamarque, della NM Rothschild & Sons, è membro del "gruppo Cina" del BI. British Invisibles organizza seminari in tutti i punti strategici del globo appetibili alla City, soprattutto elaborando piani di privatizzazioni, apertura dei mercati alla finanza derivata, eliminazione di ogni barriera alla penetrazione del liberismo selvaggio della City. In molti casi, dice Jagger, BI ha il privilegio di usare lo yacht reale "Britannia", spesso in combinazione con le visite della regina Elisabetta II o del duca di Kent, gran maestro della massoneria di rito scozzese. Il British Invisibles nel passato ha organizzato ogni anno una decina di simili incontri; per il 1997 BI ha già prenotato il Britannia, con o senza la regina, per 20 incontri d'affari.
Sulla base di quanto sopra intendo ribadire la necessità di ritirare il mandato dato dal Tesoro alla Rothschild di operare come advisor nelle privatizzazioni del Banco di Napoli, dell'ENI e di eventuali altre imprese di stato; la necessità di fermare il processo di privatizzazione in quanto basato su premesse che danneggiano l'interesse nazionale, cioè sulla combinazione Britannia-Soros, speculazione-svalutazione-privatizzazione; la necessità di continuare nelle indagini sull'"affaire Britannia-Soros" sia a livello di Procure della Repubblica che a livello di commissioni parlamentari.

Regine, innominabili e mafiosi filantropicamente nel Quantum Fund

 

Stralci del dossier pubblicato dall'EIR del 1 novembre 1996 che mettono in risalto alcuni dei collegamenti più sporchi e blasonati di Soros La rivista americana Time  lo caratterizza come un "moderno Robin Hood", che ruba ai ricchi per donare ai poveri: a fare le spese delle speculazioni di George Soros sarebbero le grandi banche centrali mentre egli investirebbe i suoi guadagni nelle economie emergenti dell'est Europeo, dove promuove la sua utopia della "Società aperta", qualcosa che si spaccia come "cultura di sinistra".
La realtà è che ruba a tutti per conto di un'élite ristrettissima di ricchi, e che dietro lo zuccherino delle sue imprese "filantropiche" nell'Europa orientale c'è la medicina mortale della "terapia shock" somministrata alle economie dell'est da quelli della sua cordata, dal professorino di Harward Jeffrey Sachs allo svedese Anders Åslun, con i quali ha ampiamente collaborato Romano Prodi.
L'idea di fondo della "società aperta" è creare le precondizioni necessarie per l'acquisto a prezzi stracciati delle immense proprietà minerarie e d'altra natura che costituiscono l'ultima ricchezza tangibile di tutto i paesi ex comunisti. Per questo le sue 19 fondazioni diffuse nei paesi dell'Est fanno proficua opera di conversione degli ex marxisti in liberisti dell'ultima ora. Basta pagare.
Soros salì alla ribalta mondiale nell'autunno 1992, quando orchestrò un'ondata speculativa contro la lira e la sterlina per frantumare il Sistema Monetario Europeo. Disse di essersi messo in tasca, solo speculando sulla sterlina, oltre un milione di dollari. Con la lira fatta a pezzi, i suoi amici in Italia si scatenarono per vendere le partecipazioni statali agli acquirenti stranieri che, anche nella molto improbabile prospettiva di un prezzo equo in lire, avrebbero sborsato il 20-30 per cento in meno del dovuto. Come abbiamo documentato più volte, non fu un'occasione fortuita, ma fu una trappola ordita a bordo del panfilo della corona inglese Britannia, al largo di Civitavecchia il 2 giugno del 1992, quando Mario Draghi e Beniamino Andreatta guidarono un incontro dei grand commì nostrani con i rappresentanti delle grandi banche inglesi tra cui la Warburg e la Barclays. Gli onori di casa al centinaio di ospiti convenuti per discutere la svendita dell'Italia furono fatti dalla regina Elisabetta II.
Da allora Soros si pavoneggia nel suo alone di "re Mida". Come dice lui stesso, quello che tocca diventa oro. Lo scopo è quello di egemonizzare il mondo della speculazione, far correre i polli dove lui getta il becchime. Nel 1993 lanciò un'operazione di acquisto dell'oro (diceva che la Cina aveva deciso di rimpinguare notevolmente le riserve), tutti dietro a comprare e si arrivò al rialzo del 20% del prezzo; poi, insieme al suo compare Jimmy Goldsmith, si disfece segretamente dei suoi acquisti realizzando profitti notevoli. Operazioni analoghe le ha condotte da allora in diverse piazze del mondo, specializzandosi sulle speculazioni contro le monete: ha condotto attacchi contro il marco tedesco e contro le monete della Tailandia, Malesia, Indonesia e Messico.
Dietro il Quantum Fund
Naturalmente il personaggio è artificiale, o meglio, è un personaggio costruito per gestire dei fondi altamente speculativi per investitori che non sono disposti ad esporsi. Il suo fondo d'investimento Quantum Fund gestirebbe somme tra gli 11 ed i 14 miliardi di dollari di depositi e, come dice lui stesso, tra gli investitori più importanti conta la stessa regina Elisabetta.
Insieme alla regina non è difficile intravedere il grosso dell'oligarchia britannica ed europea. Il Quantum Fund è registrato nelle Antille olandesi con tutti i trucchi necessari per non dovere presentare alcuna trasparenza ad autorità di sorta, né sulle entità delle operazioni né sull'identità dei depositanti. Evidentemente si tratta di una "graziosa concessione" della monarchia olandese.
Secondo la commissione dell'OCSE sul riciclaggio del denaro, le Antille Olandesi sono il principale centro di riclaggio del denaro della droga, soprattutto della cocaina dell'America Latina. Di americano Soros ha solo il passaporto, mentre il suo quartier generale è a Curaçao. Per evitare possibili interferenze delle autorità americane Soros non figura nemmeno tra i manager del suo fondo, e a mala pena figura sulla carta come "consulente d'investimento" attraverso la sua ditta di New York, la Soros Fund Management. Soros ha riempito la direzione del suo Quantum Fund di inglesi, svizzeri e italiani, evitando accuratamente cittadini americani.
Mentre il grosso degli investimenti proviene dall'impero dei Rothschild, come è ampiamente documento nlle pagine precedenti, anche gli altri elementi del Quantum Fund costituiscono un quadro inquietante. Il più noto è Edgar De Picciotto, "uno dei banchieri più furbi di Ginevra" che figura nel Consiglio d'Amministrazione del Quantum Fund e presiede la CBI-TDB Union Banque Privée, una banca privata di Ginevra che gestisce grandi capitali sul mercato dell'oro e degli "Hedge Funds", i fondi d'investimento off-shore, soldi che quasi per definizione non possono essere più distinti dai proventi della droga.
De Picciotto è praticamente da sempre socio del banchiere Edmond Safra, proprietario della Republic Bank of New York. Secondo alcune indagini questa banca è la principale esportatrice in Russia di banconote americane, per miliardi di dollari. Il fabbisogno di dollari in Russia cresce in maniera direttamente proporzionale alla criminalità che opera quasi esclusivamente con i "contanti verdi". Safra è indagato dalle autorità americane e svizzere per il riciclaggio dei proventi della droga di turchi e colombiani. La Trade Development Bank (TDB) di Safra si fuse nel 1990 con la CBI di De Picciotto, dando vita alla TDB-CBI Union Banque Privée. Anche se i termini della fusione sono mantenuti segreti, di fatto De Picciotto entrò nel consiglio di amministrazione della American Express svizzera, mentre due direttori della American Express di New York sono entrati nel consiglio d'Amministrazione della Banque Privée. Safra aveva venduto la Trade Development Bank alla American Express Inc. negli anni Ottanta. La American Express, nel cui consiglio figura anche Henry Kissinger, è stata colpita da diversi scandali per il riciclaggio del denaro della droga.
De Picciotto iniziò la sua carriera sotto Nicholas Baring della omonima banca londinese che per secoli è stata la banca della famiglia reale inglese. Dopo il crac del marzo 1995 la Baring è stata rilevata dal gruppo olandese ING, anch'esso molto esposto nel riciclaggio. Si tenga presente che Peter Baring partecipò al vertice del Britannia del 1992 a Civitavecchia.
De Picciotto è inoltre socio di lunga data di Carlo De Benedetti. I due figurano nel C.d'A della Societé Financière de Genève. Il motivo principale dell'uscita di De Benedetti dalla Olivetti è che ha usato i patrimoni industriali come fiches sul tavolo verde dei derivati, evidentemente perdendo. All'inizio degli anni Ottanta De Benedetti ebbe un ruolo di primo piano nella bancarotta del Banco Ambrosiano, tragicamente conclusasi con l'omicidio, secondo un macabro rituale massonico, di Roberto Calvi a Londra. Le responsabilità dell'impiccagione di Calvi sotto il ponte dei Blackfriars sono state rivendicate da ambienti Rothschild (vedi pag. 20, sotto Alfred Hartmann).
Tra i numerosi scandali per riciclaggio di denaro in cui sono stati implicati De Picciotto e la sua Union Banque Privée spicca l'arresto, avvenuto nel novembre 1994, di Jean-Jacques Handali e di altri dirigenti della UBP. Secondo la Procura di Miami, Handali e la UBP costituivano la "swiss connection" in una rete internazionale di trafficanti turchi e colombiani. Tra i personaggi più legati a De Picciotto spicca Helmut Raiser, un misterioso mercante di armi che farebbe affari in società con Grigori Luciansky, il personaggio della mafia russa che controlla la holding russo-svizzera Nordex Group.
Il contingente italiano nel vertice del Quantum Fund di Soros è costituito da Isidoro Albertini, titolare di una delle società d'intermediazione mobiliare più prestigiose di Milano e da Alberto Foglia che dirige a Lugano la Banca del Ceresio.
Rich, Reichmann & Co.
Esperti che hanno condotto inchieste su Soros per conto del Dipartimento di Stato USA affermano che almeno 10 miliardi di dollari del Quantum Fund provengono da investitori "silenziosi", che preferiscono cioè l'anonimato, e che hanno chiesto a Soros di mandare in frantumi la stabilità monetaria europea. Questo spiega perché Soros, che si vanta di avere tra i suoi investitori la regina e le principali case bancarie inglesi, abbia colpito così duramente la sterlina nell'autunno del 1992. La contraddizione apparente svanisce tenendo conto del fatto che era il modo più sicuro di mettere in pratica la decisione strategica inglese di frantumare lo SME, che è la strategia thatcheriana per eccellenza.
Tra gli investitori "silenziosi" vengono segnalati Marc Rich, un mercante di petrolio e di metalli ricercato dalla giustizia americana, e Shaul Eisenberg, ex pezzo grosso dei servizi segreti israeliani che fa il mercante di armi nel Medio Oriente ed in Asia. Il governo dell'Uzbekistan gli ha interdetto gli affari nel paese dopo aver scoperto una serie di truffe e corruzioni colossali. Un altro socio di Soros è Rafi Eytan che in passato teneva a Londra i collegamenti tra il Mossad e lo spionaggio inglese.
Gli affari più grandi, trattando soprattutto alluminio e petrolio, Marc Rich li ha fatti in Unione Sovietica, poi Russia, tra il 1989 ed il 1993. In quello stesso periodo il Nordex Group di Grigori Luciansky raggiunse un fatturato di miliardi di dollari vendendo soprattutto alluminio e petrolio russi. Secondo il Wall Street Journal del 13 maggio 1993 le imprese di Rich in Russia sono finite sotto inchiesta per truffa.
La lista potrebbe continuare all'infinito, ma i contorni del protettore di Romano Prodi e della sua scuola "liberista" dovrebbero essere ormai chiari.

[Solidarietà, anno IV n.1, febbraio 1996]
L’inchiesta su Soros stana la "Banda dei cinque" 
L'indagine proposta dal Movimento Solidarietà è entrata nella fase calda. Ciampi &Co. dovevano sapereche nel 1992 la lira non avrebbe retto l'assalto speculativo di George Soros e sperperarono 15 mila miliardi in una difesa a dir poco sospetta
 
"Se, come sembra, l'inchiesta su George Soros andrà avanti, Mani Pulite diventerà una barzelletta", ha dichiarato Paolo Raimondi, presidente del Movimento Solidarietà, a commento dell'incoraggiante notizia che la Procura di Roma ha avviato una nuova fase dell'inchiesta sullo speculatore internazionale. Raimondi era a Roma per una serie di consultazioni alla fine di gennaio, nei giorni in cui alcuni quotidiani davano grande risalto al contenuto dell'esposto con cui il Movimento Solidarietà aveva fatto avviare l'inchiesta.
"Noi non crediamo alle battaglie politiche per vie giudiziarie", ha aggiunto Raimondi, che ha proseguito: "La nostra iniziativa è stata concepita per organizzare e stimolare la riscossa di tutte le forze che si oppongono alla politica di distruzione dell'economia nazionale imposta dal FMI, da Maastricht e dai mercati finanziari guidati da Londra".
Come Solidarietà ha riferito più volte, l'esposto presentato da Raimondi e Claudio Ciccanti (segretario del Movimento Solidarietà) chiede di verificare se l'attacco alla Lira del settembre 1992, che fece uscire la nostra moneta dal Sistema Monetario Europeo svalutandola del 30%, facesse parte della stessa strategia discussa sulla riunione del "Britannia" il 2 giugno dello stesso anno. Sul Britannia erano infatti riuniti i principali banchieri della City per conto dei quali George Soros condusse la speculazione contro la Lira. Alcuni di loro poi parteciparono alla grande svendita chiamata privatizzazione, chi direttamente chi in consorzio con altri alleati della City. Nell'esposto si chiede di appurare se Soros, nel suo attacco alla Lira, abbia goduto di notizie riservate di fonte italiana. Rimane infatti un mistero il comportamento delle nostre autorità monetarie che, sapendo già dal maggio precedente di non poter reggere all'attacco speculativo, riversarono nell'inutile difesa della Lira 48 miliardi di dollari per poi capitolare. Invece, quel comportamento fece guadagnare a Soros 280 milioni di dollari in una settimana e forse molto di più. La perdita secca per le casse della banca centrale, che ha dovuto riacquistare le riserve di valuta a Lira deprezzata, è stata calcolata in circa 15 mila miliardi di Lire, una mini-finanziaria.
L'accusa di complicità sembra concretizzarsi già nella prima fase dell'inchiesta (che procede a Napoli e Roma, mentre Firenze e Milano si sono fatti da parte per motivi diversi), almeno nei confronti di uno dei timonieri della Lira nel settembre 1992, Piero Barucci, allora ministro del Tesoro e membro della "Banda dei cinque" che controllava la politica monetaria (gli altri erano l'allora capo del governo Giuliano Amato, l'allora e attuale Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi, l'allora governatore di Bankitalia e attuale superministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi e l'allora Direttore di Bankitalia e attuale ministro degli Esteri Lamberto Dini).
Infatti, come ha rivelato il Corriere della Sera  in un ampio servizio del 27 gennaio, dedicato all'inchiesta sollecitata dal Movimento Solidarietà, Barucci è oggi presidente della AFV, una società di intermediazione finanziaria (sim). Il guaio dell'AFV non è solo che essa svolge attività speculativa, ma che la lettera "F" sta per Alberto Foglia, fondatore della AFV e nientepopodimenoche presidente del consiglio di amministrazione del Quantum Fund di George Soros!
Lo stesso quotidiano di via Solferino sottolinea la precaria posizione di Barucci quando, nel riferire il testo dell'esposto (vedi riquadro), elenca i nomi di consiglieri del fondo di Soros e nota che Alberto Foglia è "partner nella Sim ora presieduta da Barucci". Naturalmente, dato che le indagini, proprio per la loro serietà, sono coperte dal massimo riserbo, non è dato sapere di più. Ma non è difficile immaginare lo stato di disagio in cui si trovano attualmente il Barucci e il resto della Banda dei Cinque, indicato dal modo in cui si è verificata una prima, agitata reazione alle "cattive" notizie giudiziarie.

Ciampi scende in campo
In una evidente contromossa, i protagonisti del Settembre Nero della Lira hanno anticipato la "loro" versione dei fatti. Come se avesse letto in anticipo il servizio che doveva uscire l'indomani, domenica 26 gennaio, Ciampi si è sentito in dovere di spiegare il comportamento della Banca d'Italia in quella crisi. Si badi bene: finora, dopo quattro anni e mezzo, Ciampi non aveva speso una parola sull'argomento.
Parlando ad una riunione degli operatori di cambio (quindi tra galantuomini), l'attuale vero capo del governo Prodi ha dapprima scaricato ogni responsabilità: egli non fece che obbedire agli ordini del governo. "Le decisioni sulle parità delle monete sono sempre e da sempre di competenza dell'esecutivo." Poi Ciampi è passato all'offensiva. La crisi della Lira, a suo avviso, è stata positiva perché "l'atmosfera di dramma" che l'accompagnò permise "l'adozione di quelle rilevanti misure di correzione di bilancio che il governo aveva invano cercato di varare prima". In altre parole, la battaglia persa contro la speculazione fu lo shock necessario a fare accettare agli italiani quattro anni di stangate che non sono altro che trasferimenti netti di risorse a favore della rendita finanziaria.
Ma Ciampi si spinge oltre: il 31 luglio, quando la Lira era già sottoposta a una pressione speculativa (e la Banda dei Cinque sapeva che non avrebbe retto), Amato era riuscito a strappare ai sindacati il famoso accordo salariale giustificandolo tra l'altro con la necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo e quindi di combattere l'inflazione. "Amato racconta Ciampi riuscì nell'intento perché voleva tenere il cambio: Se avesse detto `io domani svaluto', l'intesa non la faceva". Avete capito bene: Ciampi si fa bello per non aver concesso gli aumenti salariali e per aver invece regalato 15 mila miliardi a Soros attraverso la manovra speculativa!
Perché poi, sembra proprio che quelle decisioni siano state prese più a Via Nazionale che a Palazzo Chigi. Perlomeno a quanto afferma un testimone dell'epoca, l'allora segretario del PSI Bettino Craxi. Le parole di Craxi vanno prese cum grano salis, tenendo presente la situazione particolare dell'esule di Hammamet; ciononostante, le circostanze riferite sembrano veritiere. Craxi ha scritto una lettera al Corriere, pubblicata con risalto in pagina economica, per dire la sua sui fatti del `92 riferiti nel servizio del 27 gennaio. Amato lo chiamò all'inizio della pressione speculativa, scrive Craxi, per chiedere consiglio su quale linea di condotta tenere. È credibile che Amato, nominato Presidente del Consiglio su indicazione del PSI, si consultasse con il segretario del partito. Craxi avrebbe suggerito di non sprecare risorse e svalutare. Amato evidentemente non tenne conto del consiglio, anche se ritelefonò ad Hammamet per avvisare Craxi dell'imminente svalutazione.
Le circostanze riferite da Craxi descrivono un Presidente del Consiglio in cerca di suggerimenti in una crisi più grande di lui. Amato non emerge certamente come la figura del comandante che dà ordini, tantomeno alla Banca d'Italia, come sostiene Ciampi. È più probabile il contrario: che nel panico di quei giorni, il governo abbia seguito le indicazioni di "chi ne sapeva di più", e cioè dei grandi sacerdoti della moneta di Via Nazionale.
Un'impressione confermata dalla lettura del libro L'Isola del Tesoro, del summenzionato Piero Barucci. Evidentemente presagendo di essere il primo capro espiatorio quando fosse scoppiata la tempesta, Barucci ha scritto il libro come una difesa in anticipo. Secondo il libro (e anche qui la descrizione sembra credibile), Barucci piomba dall'esterno in una compagine governativa dove comandano altri e lui assiste impotente ad avvenimenti che gli passano sopra la testa. In ogni caso, il cerchio dei sospetti si stringe sempre più attorno a Ciampi e ai suoi uomini.

I sorosiani si scoprono
A giudicare dallo zelo con cui gli stessi media che hanno amplificato le tardive spiegazioni di Ciampi si sono profusi in sospette apologie di George Soros, si deve presumere che, se ricevevano ordini, i ciampisti li ricevevano dal mega speculatore americano o dai suoi padroni inglesi.
L'oscar spetta a La Repubblica (proprietario Carlo De Benedetti, che fece incontrare Soros e Di Pietro) che, in un sol giorno, il 31 gennaio, ha pubblicato tre articoli, in tre pagine diverse, in difesa della Banda dei Cinque e di George Soros. Prima, un grosso servizio intitolato "Craxi-Ciampi, è polemica sulla svalutazione del `92", in cui ampio spazio viene concesso alle argomentazioni di Ciampi sopra riferite. Nella sezione culturale, un'intera pagina viene dedicata a George Soros, dipinto come un genio che dispensa saggezza filosofica sui mali del... libero mercato. L'autore è il noto scrittore latinamericano Vargas Losa, che come Soros è a favore della legalizzazione della droga. Dimostrando una illimitata fiducia nella imbecillità dei suoi lettori, dipinge Soros come un interprete della dottrina sociale della Chiesa.
In pagina editoriale, l'apologia del genio economico di Soros viene affidata a Giorgio Ruffolo, veterano esponente della sinistra tecnocratica italiana. Ruffolo tratta Soros come un "pentito" della speculazione a cui occorre prestare ascolto perché sa quel che dice. Fa finta di trattare Soros oggettivamente, ma una settimana dopo Ruffolo ha partecipato a Bruxelles ad una conferenza organizzata, finanziata e presieduta proprio da Soros, che ha riunito un gruppo di intellettuali europei. Scopo della conferenza, lanciare la campagna per una "società aperta" nell'Europa occidentale, sulla scorta delle esperienze svolte da Soros nell'Est Europa, con l'obiettivo di varare nel 1988 un'assemblea costituente europea. Non ci interessa sapere se i partecipanti all'iniziativa abbiano ricevuto il solito "rimborso spese" della serie Nomisma, ma piuttosto far capire al lettore l'esistenza di collegamenti e disegni politici che a definire "complotto" si pecca di modestia.
Nell'articolo di Repubblica Ruffolo prende per buona la versione sorosiana dei fatti del `92, con la quale esordisce: "Ebbi il primo segnale - dice Soros nella sua autobiografia - di una crisi imminente della sterlina da un discorso del presidente della Bundesbank, Schlesinger." Dopodiché Soros avvicinò Schlesinger e "capii immediatamente che cosa voleva dirmi. Era un incoraggiamento a vendere la lira italiana". Più in là, Soros rincara la dose: "Abbiamo eseguito gli ordini del nostro maestro, la Bundesbank". La sua teoria è confutata come minimo dal fatto che la Bundesbank ha speso almeno 60 miliardi di marchi per difendere le monete dello SME, principalmente il franco francese.

Le provocazioni del Financial Times
Come afferma Raimondi nell'intervista citata all'inizio, l'Italia è vittima di una politica economica distruttiva di cui Soros e la Banda dei Cinque sono rappresentanti. Questa politica oggi prende il nome di "Maastricht", anche se non si tratta altro che della vecchia politica del Fondo Monetario Internazionale. La beffa è che, benché la politica di Maastricht sia stata congegnata per distruggere gli stati nazionali, con la Germania come obiettivo principale, il fatto che i primi della classe nell'adottare la politica di bilancio per raggiungere i famigerati parametri siano i tedeschi si presta a manipolare i meno fortunati, come l'Italia, contro la Germania. Abbiamo visto con quale disinvoltura Soros e i suoi cortigiani italiani addirittura accusano la Bundesbank della speculazione contro la lira, senza tema di essere ridicolizzati. Così, alla fine di gennaio, il Financial Times, il principale organo dei padroni di Soros nella City di Londra, è riuscito quasi ad innescare una crisi tra Roma e Bonn inventandosi l'esistenza di un piano segreto tedesco per tenere fuori l'Italia dalla moneta unica.
L'articolo del Financial Times è stato il segnale per una rinnovata campagna internazionale contro la Germania che viene dipinta come il Quarto Reich. Questa è la stessa identica campagna lanciata nel 1989 dalla premier inglese Margaret Thatcher, con cui fu estorta alla Germania la tacita promessa di farsi promotrice della politica di Maastricht in cambio del "nulla osta" per la riunificazione tedesca. Il ricatto ha effetto sui due versanti: contro la Germania, costretta a fare la prima della classe, e contro gli altri che ne sono gelosi.
La provocazione è stata poi rilanciata domenica 9 gennaio da Beniamino Andreatta, in un'intervista al Corriere, dove l'attuale ministro della Difesa accusa la Bundesbank di avere condotto nel passato operazioni di aggiotaggio contro la lira. Da quale pulpito: proprio Andreatta era a bordo del Britannia il 2 giugno 1992, quando si complottò la privatizzazione delle aziende a partecipazione statale assieme ai protagonisti del successivo assalto contro la lira. In una dichiarazione pubblicata sullo Strategic Alert dell'EIR, Paolo Raimondi ricorda che nel 1992, il gioco politico della City e dei suoi alleati fu quello di utilizzare speculatori di grido come Soros per far saltare il Sistema Monetario Europeo e soprattutto di minare un possibile orientamento unitario dell'Europa continentale verso la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali conosciuti come il Triangolo Produttivo e anche come "Piano Delors". Con la vittoria geopolitica britannica, dichiara Raimondi, "abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell'economia produttiva e l'esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l'Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico, la Nuova Via della Seta, che dalla Cina, attraversando l'intera Asia, unisce le nazioni e i popoli fino all'Atlantico, in un grandioso programma di sviluppo e crescita tecnologica e industriale."

[Solidarietà, anno IV n.1, febbraio 1996]

Il Corriere della Sera : "Il sostituto procuratore vuole verificare..."

Il 27 gennaio 1996, il Corriere della Sera  ha pubblicato un servizio in cui si dava ampio risalto all'iniziativa del Movimento Solidarietà che ha portato ad aprire l'inchiesta su George Soros. Eccone alcuni stralci.
"Le due inchieste partono dalle Procure di Roma e di Napoli. Ma al centro hanno lo stesso attacco alla lira del settembre del `92, che portò banche e speculatori internazionali, tipo il famoso George Soros, a soffiare riserve in valuta per 48 miliardi di dollari alla Banca d'Italia. Questa istituzione dello Stato in quei giorni comprò lire ad oltranza per sostenere inutilmente il cambio della moneta nazionale, come voleva il governo di Giuliano Amato. Il sostituto procuratore di Roma Cesare Martellino (...) vuole verificare se influenti italiani hanno operato illegalmente dietro banche e speculatori, quando questi investirono capitali colossali contro la lira, provocandone l'uscita dal Sistema Monetario Europeo (Sme) e una svalutazione di circa il 30 per cento.
Martellino per ora ha iscritto nel registro degli indagati solo Soros (...). Punto di partenza è un esposto presentato da Paolo Raimondi e Claudio Ciccanti del gruppo "Solidarietà", emanazione italiana di un movimento politico Usa, impegnato in una campagna contro la grande speculazione finanziaria e vicino al partito democratico.(...) Le inchieste in corso a Roma e Napoli sembrano interessate soprattutto a verificare se ci fu una diffusione di notizie riservate: un'illegalità sospettata con frequenza negli ambienti finanziari italiani, non solo dal caso Eni-San Paolo del "venerdì nero" della lira nell'85. Per esempio Piero Barucci, come ministro del Tesoro del governo Amato, dovette fare i conti anche con una misteriosa talpa» che avrebbe anticipato informazioni sulla prevista privatizzazione del Credito Italiano. (...)
"Soros è indagato perché si vuol capire come mai rischiò migliaia di miliardi contro la lira con tanta sicurezza. Non è che all'epoca banche e speculatori sapevano che la Banca d'Italia avrebbe difeso a oltranza la moneta italiana, comprando lire in cambio di valuta anche quando poteva sembrare inutile a tanti analisti finanziari? Nell'esposto presentato dal movimento Solidarietà» viene segnalato un rapporto di Soros con Romano Prodi, allora consulente della banca Goldman Sachs, impegnatissima sui mercati finanziari. (...) Sono elencati anche i nomi di consiglieri del fondo di Soros, tra cui l'agente di cambio italiano Isidoro Albertini e i finanzieri svizzeri Alberto Foglia (partner nella Sim ora presieduta da Barucci) ed Edgard de Picciotto. Viene pure ricordata la vicenda del Britannia», il panfilo reale dove, secondo alcune interrogazioni parlamentari, esponenti di banche d'affari straniere avrebbero organizzato l'attacco alla lira, per ridurre il costo delle aziende pubbliche italiane da privatizzare."





Barucci e l'isola del teSoros 
Il ministro del Tesoro all'epoca della crisi della Lira del '92, oggi presidente di una finanziaria di cui è proprietario un socio di Soros, confessa nel libro L'isola italiana del Tesoro, pubblicato nel 1995, che il movimento di LaRouche diede del filo da torcere ai "Piratizzatori", denunciando per primo il famoso meeting sul Britannia e catalizzando l'opposizione alla "banda dei cinque". Barucci rivela che lui era stato invitato sul Britannia e difende i partecipanti, tra cui il Direttore del Tesoro Mario Draghi, dalle accuse allora pubblicate dall'EIR, in un documento intitolato: "La strategia anglo-americana dietro la privatizzazione in Italia: il saccheggio di un'economia nazionale", diffuso nel dicembre 1992.
"Non riesco a comprendere scrive Barucci come mai un episodio come tanti (uno di mille convegni che si tengono in Italia) sia assurto a così grande fama". Il socio di Soros non dice che l'incontro "come tanti" si svolse su territorio britannico, appunto, sul panfilo della Regina Elisabetta, fuori delle acque territoriali italiane. "Ero anche io fra gli invitati a quell'incontro. Non partecipai solo per pigrizia. Potei poi appurare che Draghi vi era andato soltanto per dovere di ufficio e spero che non sia più disturbato per una questione inesistente. Il fatto è che sono dovuto andare come ministro un paio di volte nelle Commissioni parlamentari ad assicurare che quel giorno il Britannia non si era trasformato in un covo di complottardi, decisi a consegnare l'economia italiana a gruppi stranieri facilmente identificabili".
Più avanti, raccontando gli scontri sulle privatizzazioni, Barucci spiega: "Il punto di partenza restava sempre l'incontro sul Britannia; i fantasmi che tormentavano la mente e lo spirito di alcuni commentatori avevano le solite fisionomie. La parola d'ordine era evidente: creare, in tutti i modi possibili, un gran polverone attorno alle privatizzazioni in modo da fermarle.
"Era stato messo in circolazione 'mirata' un appunto [quello dell'EIR] dal titolo La strategia anglo-americana dietro la privatizzazione in Italia: il saccheggio di un'economia nazionale. L'avevo letto, nel tardo autunno del 1992, sia pure senza un grande impegno, perché vi avevo scorto stilemi culturali ben noti. La cosa si fece però improvvisamente seria quando il capo dello Stato, avendone ricevuta copia due o tre mesi dopo, mi chiese un motivato parere. Cosa che feci puntualmente, facendogli avere, anche in questo caso, una risposta che nessuno al ministero ha mai visto (...).
"Si partiva, in questo appunto, dalla certezza che nel mondo è all'opera un gruppo di potere, dai più non conosciuto, fatto di interessati e spregiudicati finanzieri, di volontà di potere, di legami di razza, di relazioni intercorrenti tra società che operano attraverso organizzazioni, non dirò occulte, ma che almeno amano vivere nell'ombra. (...) E poi ci si inoltrava in una lunga disquisizione per dimostrare che la svalutazione della lira era stata oggetto di veri e propri speculatori della finanza internazionale, con Moody's che aveva funzionato da catalizzatore, pronti, a conseguire vantaggi finanziari secondo la loro natura di veri e propri avventurieri»."
Il lettore noti come il banchiere Barucci si mostri scandalizzato all'idea che la lira fu oggetto di un attacco speculativo. Ma se non erano gli speculatori che vendevano lire, allora chi era? "Filantropi" come Soros? Barucci prosegue: "Scrissi a Scalfaro, dopo pochi giorni, che ravvisavo nel documento la vecchia tesi, che è alla radice di ogni nazionalismo e che ha turbato spesso la vita democratica della Nazione, per cui la colpa per i nostri problemi è sempre da attribuire ad altri che, per definizione, sono fuori da noi. Di qui, il passo a credere al complotto organizzato contro di noi è molto breve. Autoassolversi per poter continuare a peccare: ecco ripresentarsi il vizio dei peccatori incalliti e impenitenti". In altre parole, affiancando l'accusa di "nazionalismo" ai "legami di razza" dei banchieri denunciati nel documento, Barucci vuole bollarlo di fascismo. In realtà "i legami di razza" sono inventati da Barucci di sana pianta per far quadrare i suoi "stilemi culturali". Nella calunnia, però, il socio degli speculatori ci va cauto, perché investirebbe anche il capo dello Stato. Proprio in quel periodo, il Presidente Scalfaro aveva infatti levato la voce contro Moody's, rea di un'altra retrocessione dei titoli italiani, accusandola di "destabilizzare" il paese.

AdTech Ad Rothschild, Soros e|: 'Come è stata svenduta l'Italia'

George Soros e Rotschild. Due personaggi che hanno avuto ruoli diversi nella storia della Roma: il primo ha cercato di acquistare la società giallorossa due anni fa; la seconda invece cercherà di venderla, in quanto advisor scelto per trattare la cessione del club. Tuttavia sia Soros che la Rotschild hanno avuto un ruolo oscuro nella crisi economica italiana dei primi anni Novanta. Questa è la tesi di Antonella Randazzo, blogger e scrittrice, che in un suo articolo del 2007, intitolato "Come è stata svenduta l'Italia", ha analizzato alcune questioni economiche controverse (tra cui privatizzazioni e svalutazione della lira). Secondo l'autrice ne sarebbero coinvolti sia il magnate americano (in particolare il suo hedge fund Quantum) sia la banca d'investimenti:
Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell'Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers.
Appena salito al potere, Amato trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.
L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni.

Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.
La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. Sempre per conto degli stessi committenti, egli fece diverse speculazioni contro le monete di alcuni paesi asiatici, come l'Indonesia e la Malesia. Dopo la distruzione finanziaria dell'Europa e dell'Asia, Soros venne incaricato di creare una rete per la diffusione degli stupefacenti in Europa.

In seguito, i Rothschild, fedeli al loro modo di fare, cercarono di far cadere la responsabilità del crollo economico italiano su qualcun altro. Attraverso una serie di articoli pubblicati sul Financial Times, accusarono la Germania, sostenendo che la Bundesbank aveva attuato operazioni di aggiotaggio contro la lira. L'accusa non reggeva, perché i vantaggi del crollo della lira e della svendita delle imprese italiane andarono agli anglo-americani.  La privatizzazione è stata un saccheggio, che ancora continua. Spiega Paolo Raimondi, del Movimento Solidarietà:
"Abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell'economia produttiva e l'esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l'Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico"
Qualche anno dopo la magistratura italiana procederà contro Soros, ma senza alcun successo. Nell'ottobre del 1995, il presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà, Paolo Raimondi, presentò un esposto alla magistratura per aprire un'inchiesta sulle attività speculative di Soros & Co, che avevano colpito la lira. L'attacco speculativo di Soros, gli aveva permesso di impossessarsi di 15.000 miliardi di lire. Per contrastare l'attacco, l'allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò inutilmente 48 miliardi di dollari. Su Soros indagarono le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli, che fecero luce anche sulle attività della Banca d'Italia nel periodo del crollo della lira. Soros venne accusato di aggiotaggio e insider trading, avendo utilizzato informazioni riservate che gli permettevano di speculare con sicurezza e di anticipare movimenti su titoli, cambi e valori delle monete. Spiegano il Presidente e il segretario generale del "Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà", durante l'esposto contro Soros:
È stata... annotata nel 1992 l 'esistenza... di un contatto molto stretto e particolare del sig. Soros con Gerald Carrigan, presidente della Federal Reserve Bank di New York, che fa parte dell'apparato della Banca centrale americana, luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria "Goldman Sachs & co." come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia. In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della "Albertini e co. SIM" di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati. Albertini è membro del consiglio di amministrazione del "Quantum Fund" di Soros.
L'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht "Britannia" della regina Elisabetta II d'Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell'industria di stato italiana. A seguito dell'attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell'economia nazionale e dell'occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all'incontro del Britannia avevano già ottenuto l'autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L'agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l'intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.
I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la "necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo", pur sapendo che l'Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.


(Disinformazione.it) 
 http://www.calciomercato.com/news/rothschild-soros-e-come-e-stata-svenduta-l-italia

L'EPIDEMIA DI EBOLA, SOROS, IL LABORATORIO DI ARMI BIOLOGICHE E...

Alcuni puntini che dovresti collegare :
    •    la fondazione di George Soros sovvenziona il laboratorio per armi biologiche, Kenema, nel mirino della epidemia di Ebola e che sta per essere chiuso, apparentemente nel mezzo di una investigazione.
    •    Il coordinatore per i media della OMS, Glenn Thomas, molto probabilmente era assai coinvolto nello schierare i media ed altre inchieste relative alla questione e a quel che era pianificato sul controverso laboratorio Kenema. Forse che Thomas sapesse che il laboratorio stava manomettendo diagnosi positive di Ebola — Tulane University? — per poter giustificare poi il fatto che le persone venissero obbligate a dei trattamenti che avrebbero potuto trasmettere loro Ebola? Si è forse rifiutato di continuare a coprire la storia?
    •    i mainstream media tacciono sulla chiusura del laboratorio di armi biologiche, il Kenema, cosi come tacciono sull’ordine alla Tulane University, di smettere di fare dei test per Ebola. Dunque che canali di informazione restano, per far sì che questa notizia entri nel pubblico dominio o sia diffusa nei network dei social media, se la OMS (Organizzazione Mondiale Sanità- WHO in ingl) non rilascia l’informazione o fa per questo una azione?
    •    George Soros ha dei collegamenti con il Presidente della Sierra Leone, Ernest Koroma
*Soros ha anche collegamenti con il governo della Ucraina, governo non eletto e di estrema destra e controllato dai banchieri, che è implicato  nello schianto dell’MH17, che ha ucciso Glenn Thomas
* Il governo della Ucraina ha abbattuto l’MH17; di questo discute un blogger tedesco: chi lancia i missili BUK usa un radar i cui segnali possono essere tracciati dalla NATO. Se la NATO sopprime le coordinate radar dei missili, è perché tali missili vengono lanciati dal governo ucraino.
*Soros partecipò alle nozze del principe olandese Johan Friso, che sposò, nel 2004, un’ impiegata di Soros. (1, 2)
* Il governo olandese ha riportato a casa 40 corpi delle vittime dell’MH17, chiedendo una prova di crimini di guerraIl primo Ministro olandese ha detto che altri 200 corpi venivano trasportati via ferrovia. Ma sull’ MH17 c’erano solo 188 passeggeri, secondo la Malayasian airlines. Da dove vengono tutti questi altri corpi?
    •    Il Primo Ministro della Ucraina, controllato dai bankster, ha dato nei giorni scorsi le dimissioni, dato che risse hanno messo ko il parlamento sui progetti per dare un giro di vite ai diritti civili e per fare una escalation nel conflitto con le province dell’Ucraina orientale, etnicamente russe
    •    La Open Society Foundation di Soros e i fondi di investimento sono attivi nel “triangolo della morte di Ebola” in Sierra Leone, Liberia e Guinea.

Mettendo insieme questi puntini… potrà sembrarti che il miliardario abbia avuto:
    1.    un motivo perchè si uccidesse il portavoce OMS Glenn Thomas, fermando così la diffusione di notizie in canali ufficiali, relative all’epidemia di Ebola, orchestrata in un laboratorio sovvenzionato da Soros.
    2.    un motivo per metterlo a tacere molto presto.
    3.    mezzi per metterlo a tacere mettendo in scena un falso abbattimento di un aereo in Ucraina?
    4.    il sostegno della elite globale del Bilderberg?
interessante il completo silenzio dei mainstream media, sulla chiusura del laboratorio Kenema, postato sul sito Facebook del Ministero della Salute della Sierra Leone
Se i media fossero veramente una stampa libera, interessati ad investigare scandali nel pubblico interesse e nel riportare fatti come il cosiddetto “quarto stato” , questa storia della chiusura del laboratorio di Kenema sarebbe sulle prime pagine dei giornali di tutto il globo, cosi come avrebbe dovuto esserlo la storia della Baxter [digitare in google semplicemente “baxter contaminazione” e ne vedrete…ndt] che aveva contaminato 72 kg di vaccino per influenza stagionale, nel suo laboratorio a biosicurezza livello 3, mandandoli  in 4 paesi. Questo avvenne nel 2009.
La questione chiave del 21° secolo è che siamo entrati in un’era delle armi biologiche. La battaglia principale in tal senso non è condotta tra nazioni, ma tra la élite e i popoli del globo, per mezzo di vaccini, virus “armati” e inganni di massa.

Fonte originale
traduzione di Cristina Bassi
Fonte: The Living Spirit
http://www.nexusedizioni.it/it/CT/lepidemia-di-ebola-soros-il-laboratorio-di-armi-biologiche-e-4555

sabato 27 settembre 2014

LA PIOVRA DI WALL STREET - UNA FUNZIONARIA DELLA FED INDAGA SU GOLDMAN SACHS E VIENE SILURATA DAI SUOI CAPI. MA HA REGISTRATO TUTTO E I NASTRI SONO LA PROVA DELLA SUDDITANZA DEI CONTROLLORI VERSO I BANCHIERI Carmen Segarra viene cacciata dopo sette mesi di lavoro sul dossier Goldman. Ma ha portato con sé 46 ore di riunioni registrate in gran segreto, dove i suoi ex capi lamentano le pratiche dubbie e pericolose di Goldman Sachs. Poi insabbiano tutto - Il potere tentacolare della banca che assume politici e regolatori per tenerseli buoni…

Federico Rampini per “la Repubblica
CARMEN SEGARRA CARMEN SEGARRA

Per la prima volta nella storia c’è una “gola profonda” che viene dalla Federal Reserve. E lancia alla banca centrale americana un’accusa grave: «Succube di Goldman Sachs ». La storia è clamorosa, protagonista una funzionaria licenziata in tronco, Carmen Segarra. Lavorava alla Federal Reserve di New York, l’ufficio che all’interno della banca centrale ha i compiti di vigilanza sugli istituti di credito.

La Segarra si rese “colpevole” di un’indagine troppo dura su Goldman Sachs. Proprio quella severità le è costata il posto di lavoro. Ma la vendetta della Segarra è implacabile: prima di andarsene ha registrato intere sedute degli ispettori della Federal Reserve. E ieri mattina quelle registrazioni sono andate in onda sulla National Public Radio (Npr). Creando un imbarazzo enorme: è la prima volta che la Fed si trova al centro di un simile scandalo. In particolare nelle riunioni interne, registrate segretamente dalla Segarra, si sentono i dirigenti della Fed che definiscono “shadowy”, cioè torbidi, alcuni comportamenti di Goldman Sachs.
carmen segarra carmen segarra

 Ma poi non hanno il coraggio di andare fino in fondo. La banca d’affari è troppo potente? Metterla sotto accusa può avere effetti destabilizzanti sull’intero sistema? O si tratta semplicemente di un atteggiamento di sudditanza, quello che gli esperti definiscono “regulatory capture”: il regolatore viene catturato da colui che dovrebbe disciplinare.

La vicenda della Segarra è esemplare di questi conflitti d’interessi che hanno reso tutte le banche centrali cieche o impotenti alla vigilia del grande crac sistemico del 2008. Il fallimento dei controllori fu evidente a New York quando la bancarotta di Lehman portò alla luce frodi su una scala gigantesca. Uno dei colpevoli della mancata vigilanza, Timothy Geithner, sarebbe stato di lì a poco “promosso”: da capo della Fed di New York a ministro del Tesoro della prima Amministrazione Obama...
GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS

In un momento di autocritica, incalzato dal Congresso, il successore di Geithner alla testa della Fed di New York, William Dudley, decise di aprire un’indagine su quello che non aveva funzionato. Affidò l’incarico a un esperto esterno, David Beim, docente di finanza alla Columbia University. Dandogli ampio accesso a tutti i funzionari della Fed. La conclusione dell’indagine di Beim fu pesante: una requisitoria contro la «cultura della Fed». Troppo «deferente e rispettosa» verso quelle banche che avrebbe dovuto controllare e punire.

Timorosa di mettersi in rotta di collisione coi padroni di Wall Street. Insomma una vigilanza pavida e imbelle aveva contribuito al disastro del 2008. La conclusione del rapporto di Beim: bisognava iniettare nella Fed forze nuove, elementi venuti dall’esterno, con un atteggiamento più indipendente e senza timori reverenziali verso Wall Street.
GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS

Nel 2011, anche in seguito al rafforzamento dei poteri di vigilanza (con la legge Dodd-Frank varata dal Congresso), la Fed di New York fa proprio quello che le era stato raccomandato. Assume nuovi ispettori per la vigilanza. Una è Carmen Segarra. Ha un curriculum prestigioso, ha studiato alla Sorbona di Parigi, alla Columbia e Cornell University, infine Harvard.

LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg
Poliglotta, parla inglese francese spagnolo e italiano. Non è una burocrate, ha anche lavorato nel settore privato: 13 anni fra la Citigroup americana e la Société Générale francese. Conosce gli ingranaggi del sistema “da dentro”. E non ha complessi d’inferiorità. Neppure nei confronti dei suoi capi alla Federal Reserve. I quali all’inizio le fanno fiducia, affidandole il dossier Goldman Sachs.
LLOYD BLANKFEIN CEO DI GOLDMAN SACHS CON PRODI DRAGHI MONTI LETTA LLOYD BLANKFEIN CEO DI GOLDMAN SACHS CON PRODI DRAGHI MONTI LETTA

La più potente delle banche d’affari, detta anche La Piovra. Un colosso che oltre alla finanza sa curare i rapporti con i potenti del mondo intero. Nel sistema delle “porte scorrevoli” di Goldman Sachs, dove si alternano incarichi pubblici e privati, la banca ha annoverato tra i suoi capi o alti consulenti un segretario al Tesoro Usa (Robert Rubin) e l’attuale presidente della Bce Mario Draghi.

LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
Dopo soli sette mesi di lavoro sul dossier Goldman Sachs, la Segarra viene cacciata. Ma ha portato con sé 46 ore di riunioni registrate in gran segreto, usando un gadget da film di spionaggio, un micro-registratore comprato da Spy Store. Sono le riunioni andate in onda su National Public Radio. Dove i suoi ex capi lamentano le pratiche dubbie e pericolose di Goldman Sachs. Poi insabbiano tutto.


GEITHNER GEITHNER TIM GEITHNER AL GIURAMENTO OBAMA TIM GEITHNER AL GIURAMENTO OBAMA 

 http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/piovra-wall-street-funzionaria-fed-indaga-goldman-sachs-85343.htm

venerdì 26 settembre 2014

CRAXI TOP SECRET - DAI MILIARDI IN SVIZZERA ALL’ORDINE DI PROTEGGERE BERLUSCONI: I DOCUMENTI RISERVATI DEL LEADER SOCIALISTA - IL BURATTINAIO CHE VUOLE AFFOSSARE IL PSI? GIANCARLO ELIA VALORI - E AMATO SCRIVE A BETTINO: SAREI ADATTO PER LA CORTE COSTITUZIONALE Il giornalista Carmelo Abbate squaderna in un libro i documenti riservati del leader del Psi portati in salvo dal suo fotografo personale Umberto Cicconi e nascosti sotto terra in Francia - Craxi ha paura di essere intercettato e i servizi lo mettono in guardia da Elia Valori, “uomo la cui potenza è ben superiore a quella di Licio Gelli”…

Emiliano Liuzzi per il “Fatto quotidiano

Un camion carico di carte che nella notte parte per il nord della Francia dove viene sotterrato: è una delle ultime disposizioni di Bettino Craxi dopo le monetine all’hotel Raphael la sera del 30 aprile 1993, quando capisce che la fine si è consumata.
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libro Bolero libro Bolero

È in quell’albergo dietro piazza Navona, simbolo del potere del Partito socialista, che Craxi fa sparire l’archivio hanno cercato e mai trovato, le informative che gli spedivano i servizi segreti e i tabulati degli intestatari dei conti correnti in Svizzera.

Che vengono ora svelate nel libro in uscita per Piemme dal titolo ‘’Bolero’’, una perfetta storia italiana. E in cui tutti i fatti raccontati sono veri e provati, quella scritta da Carmelo Abbate, che ripercorre la storia di Umberto Cicconi, diventato prima fotografo personale poi uomo di fiducia di Craxi.

Proprio Cicconi riesce a portare in salvo le carte in modo rocambolesco, con un furgone che attraversa le strade di Roma nella notte per finire dentro la pancia di un tir. Dentro ci sono lettere e documenti riservati dei servizi segreti . Che Abbate svela una per una.

Intervento di Giuliano Amato Intervento di Giuliano Amato
GIULIANO AMATO SCRIVE A CRAXI: SAREI ADATTO PER LA CORTE COSTITUZIONALE
Siamo all’inizio degli anni Ottanta. Ma Amato ha già chiaro cosa vuol fare. E scrive a Bettino: “Mi ha fatto molto piacere il consenso che ho visto crescere nel partito attorno alla mia candidatura per la Corte costituzionale. Questo mi rafforza nella convinzione che il partito è davvero la mia casa. Io credo di essere adatto, anche perché, lo dico senza iattanza, so esercitare in ambienti come quello della corte, una notevole autorità”.

I DUE MILIARDI DEL PSI IN SVIZZERA PER LE OPERAZIONI SPECULATIVE
L’appunto sui soldi: “In relazione a verifica su personalità del dottor Gritti, eseguita in loco (Ginevra), si è potuto, con la collaborazione dei servizi di sicurezza elvetici, accertare che il Psi trovasi attualmente in disponibilità di due miliardi di franchi svizzeri, in quanto i dollari sono stati impegnati a garanzia di operazioni speculative”.

UN NON PRECISATO AMICO ORDINA: ”PROTEGGETE BERLUSCONI “
GIANCARLO ELIA VALORI GIANCARLO ELIA VALORI
I servizi segreti scrivono a Craxi: “Si sta eseguendo il suggerimento ricevuto dal comune amico di proteggere la posizione di Berlusconi”.

PERICOLO INTERCETTAZIONI: “ABBIAMO CHIESTO LE APPARECCHIATURE PER PROTEGGERLA”
L’ex presidente del consiglio chiede se è intercettato: “In relazione alle sue preoccupazioni sulle linee telefoniche, le confermo che il nucleo investigativo di Milano è a sua disposizione nei tempi e nei modi che ella riterrà opportuno, e che il collega tedesco mi ha garantito la sua disponibilità a consegnare eventuali responsabili. Le comunico altresì di aver provveduto a richiedere al fornitore del governo Usa le apparecchiature necessarie a proteggere la sua tranquillità”.
LICIO GELLI E ANDREOTTI LICIO GELLI E ANDREOTTI

“IL GRANDE BURATTINAIO CHE VUOLE AFFOSSARE IL PSI È GIANCARLO ELIA VALORI”
In una risposta, ancora dei servizi, viene annotata il potere di Giancarlo Elia Valori: “In relazione alle richieste sulla congiura diretta contro il Psi e la sua persona, dopo lunghe indagini si ritiene di poter affermare di aver individuato il burattinaio che sta dietro a tutto quanto succede attualmente in Italia. Trattasi di Giancarlo Elia Valori, uomo la cui potenza è ben superiore a quella di Licio Gelli”.
umberto cicconi 03 umberto cicconi 03

 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/craxi-top-secret-miliardi-svizzera-all-ordine-proteggere-85313.htm

BERLI-NO! - SCHAEUBLE ATTACCA DRAGHI PER L’IPOTESI CHE LA BCE POSSA ACQUISTARE PRESTITI BANCARI CARTOLARIZZATI - NO ANCHE ALL’IMPIEGO DI 80 MILIARDI DEL FONDO SALVA STATI PER INVESTIMENTI A FAVORE DI CRESCITA E LAVORO L’interferenza tedesca nella sovranità e indipendenza della Bce e delle sue scelte si fa di giorno in giorno più pesante e non conforme alla divisione dei poteri in Europa - È il secondo siluro tedesco a Draghi dopo le recenti dichiarazioni della Merkel contro l’uso degli investimenti pubblici per la ripresa…

Andrea Tarquini per “La Repubblica

SCHAEUBLE DRAGHI FOTO LAPRESSE SCHAEUBLE DRAGHI FOTO LAPRESSE
Il governo Merkel contro la Bce di Draghi. Il duello si fa sempre più duro. Wolfgang Schaeuble, il potente ministro delle Finanze tedesco, ha lanciato un duro attacco alla decisione prospettata dalla Banca centrale europea di acquistare Abs, cioè prestiti bancari cartolarizzati. Ed ha anche sparato a zero contro l’eventualità, all’esame del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, di impiegare almeno 80 miliardi del fondo salva Stati dell’eurozona, l’Esm, per investimenti a favore di crescita e occupazione.

Draghi non gli ha risposto direttamente, e alla Eurotower le dichiarazioni di Schaeuble sono stati accolte con il più assoluto no comment. Tuttavia il presidente della Bce ha annunciato ancora una volta che l’istituto è pronto a ricorrere a «nuove misure non convenzionali» per rilancio economico e lavoro, perché la ripresa è troppo lenta, l’alta disoccupazione rende la bassa inflazione, e quindi davanti alle emergenze interventi di tipo nuovo sono assolutamente entro i limiti del mandato della Eurotower.

Draghi e Schaeuble Draghi e Schaeuble
Duello a distanza, dunque, e non si vede come le posizioni dei due blocchi possano riavvicinarsi. Tanto più che l’interferenza tedesca nella sovranità e indipendenza della Bce e delle sue scelte si fa di giorno in giorno più pesante e non conforme alla divisione dei poteri in Europa. Wolfgang Schaeuble ha parlato ieri mattina al Bundestag, la camera bassa del Parlamento federale. Mario Draghi a Vilnius, dove è accorso a dare il benvenuto alla Lituania che entrerà in gennaio nell’euro.

Posizioni contrapposte, e il terzo protagonista del duello è il presidente della Commissione Juncker: ha vinto le elezioni europee per i Popolari (il blocco della Merkel), ma la linea dura tedesca sembra spingerlo ad avvicinarsi, con i suoi appelli per ripresa e lavoro, ai socialisti.

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«Non sono particolarmente felice del piano di acquisti di prestiti bancari cartolarizzati (Abs) da parte della Banca centrale europea », ha detto Schaeuble nella grande, luminosa aula del Reichstag ridisegnata da Sir Norman Foster. «Ciò potrebbe creare conflitti d’interesse tra le attività della Bce, che da novembre assumerà anche il ruolo di vigilanza centrale sulle banche europee ». E ha aggiunto: «Bisogna agire con prudenza, evitare conflitti d’interesse o loro parvenze tra politica monetaria e vigilanza, che devono essere rigorosamente separate».
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È il secondo siluro tedesco alla Bce e a Draghi in poche ore, dopo le recenti dichiarazioni della cancelliera contro l’uso degli investimenti pubblici per la ripresa, consigliato invece dal presidente della Banca centrale. Poi è venuta la frustata a Juncker: sono contrario all’uso di liquidità dello Esm per misure a favore di lavoro e ripresa, ha detto ancora Schaeuble: «Gli 80 miliardi di euro previsti dal programma di salvataggio europeo sono fondi per difendere la moneta unica e creare credibilità, non sono a disposizione per idee creative».

jean claude juncker jean claude juncker
Posizioni lontane anni luce quelle esposte da Mario Draghi a Vilnius in festa per l’arrivo dell’euro, «che rafforzerà la vostra sovranità», ha detto esaltando i lituani che vedono nella moneta unica anche uno scudo contro le minacce di Putin.

Il consiglio direttivo della Bce, ha proseguito, è pronto ad avvalersi anche di nuovi strumenti non convenzionali di politica monetaria, nell’ambito del suo mandato, se constatasse un peggioramento delle prospettive d’inflazione a medio termine. I due problemi centrali, secondo Draghi, sono il livello «inaccettabilmente alto» della disoccupazione e il credit crunch che frena l’economia reale. La disoccupazione, ha ripetuto ancora una volta, «è il principale nemico dell’Europa».
 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/berli-no-schaeuble-attacca-draghi-ipotesi-che-bce-possa-85262.htm

Strumento derivato Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (Reindirizzamento da Derivati) bussola Disambiguazione – "Derivati" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Derivato.

In finanza, è denominato strumento derivato (o anche, semplicemente derivato) ogni contratto o titolo il cui prezzo sia basato sul valore di mercato di un altro strumento finanziario, definito sottostante (come, ad esempio, azioni, indici finanziari, valute, tassi d'interesse).
Gli utilizzi principali degli strumenti derivati sono la copertura di un rischio finanziario (detta hedging), l'arbitraggio (ossia l'acquisto di un prodotto in un mercato e la sua vendita in un altro mercato) e la speculazione.
Le variabili alla base della quotazione dei titoli derivati sono dette attività sottostanti e possono avere diversa natura: può trattarsi di azioni, di obbligazioni, indici finanziari, di commodity come il petrolio o anche di un altro derivato, ma esistono derivati basati sulle più diverse variabili, perfino sulla quantità di neve caduta in una determinata zona, o sulle precipitazioni in genere[1].
I derivati sono oggetto di contrattazione in molti mercati finanziari, e soprattutto in mercati al di fuori dei centri borsistici ufficiali, ossia in mercati alternativi alle borse vere e proprie, detti OTC, over the counter: si tratta di mercati creati da istituzioni finanziarie e da professionisti tramite reti telematiche e che, di solito, non sono regolamentati.

Storia

Alcune forme di strumenti derivati hanno origini antiche. In particolare, i contratti a termine erano usati anche ai tempi dei greci e dei romani e i primi mercati organizzati per il loro scambio risalgono al XVII e XVIII secolo.[2] La recente notevole diffusione è dovuta a vari fattori:[3]
La prima notevole diffusione dei derivati si ebbe nel periodo 1989-1992, al termine del quale la loro consistenza complessiva arrivò a sfiorare i 20.000 miliardi di dollari.[4] Si ebbe un rallentamento dopo le ingenti perdite accusate da grandi aziende, quali la Metallgesellschaft nel 1993[5] e la Procter & Gamble nel 1994,[6] e il fallimento della Barings Bank nel 1995, ma l'espansione poi riprese. Al dicembre 2010 il volume dei derivati - più esattamente, il valore complessivo delle attività sottostanti i derivati - ammontava a circa 670.000 miliardi di dollari, 601.048 dei quali per derivati OTC, con prevalenza tra questi degli Interest Rate Swap (364.378 miliardi di dollari).[7] Per un confronto, si può considerare che il PIL mondiale ammonta a circa 70.000 miliardi di dollari.

Finalità

Gli strumenti derivati possono essere utilizzati per tre scopi principali:
  • copertura dei rischi (hedging);
  • speculazione;
  • arbitraggio.

Copertura dei rischi

Le zone di produzione del caffè:
a: varietà arabica
r: varietà robusta
m: varietà arabica e robusta
In generale, si dice che chi acquista assume una posizione lunga, nel senso che acquistando una merce o un titolo si espone al rischio che nel tempo il prezzo di mercato diminuisca (compro a 90, ma la quotazione scende gradualmente a 80); al contrario, si dice che chi vende assume una posizione corta, nel senso che si espone al rischio di un rialzo del mercato (vendo oggi a 80, ma se avessi aspettato domani avrei potuto vendere a 85). La copertura dei rischi avviene assumendo una posizione lunga per bilanciare il rischio insito in un'operazione che comporta l'assunzione di una posizione corta, e viceversa.
Ad esempio, l'impresa A stipula un contratto che la obbliga ad acquistare fra tre mesi una certa quantità di caffè a un prezzo fissato (posizione lunga); il rischio consiste nella possibilità che tra tre mesi il prezzo del caffè risulti minore di quello fissato. Per bilanciare il rischio, l'impresa A assume una parallela posizione corta impegnandosi a vendere, ad un soggetto B che a sua volta si impegna ad acquistare, quella stessa quantità di caffè ad un prezzo un po' superiore a quello fissato nel primo contratto. In questo modo l'impresa A rinuncia ai maggiori guadagni che deriverebbero da un forte rialzo del prezzo del caffè, ma si pone al riparo dal rischio di una sua diminuzione.
Tali impegni a vendere e acquistare a termine sono strumenti derivati nel senso che hanno un loro proprio mercato, ma eventuali guadagni e perdite scaturiscono da variazioni del prezzo del cosiddetto sottostante (nel caso dell'esempio è il caffè), non del loro. Evidente la differenza con una azione: se si acquista un'azione, il fattore decisivo è il prezzo dell'azione stessa; se si acquista un derivato, ciò che decide è il prezzo del sottostante.

Speculazione

I derivati possono anche essere usati per scopi speculativi, sfruttando quello che in finanza è chiamato l'effetto leva. In generale, per effetto leva si intende il maggior guadagno rispetto al capitale proprio investito che si ottiene se un'operazione, che richiede un investimento di un certo ammontare, viene effettuata ricorrendo all'indebitamento per buona parte di quell'ammontare, se cioè l'operazione viene effettuata con l'impiego di una quota contenuta di capitale proprio (l'effetto positivo, peraltro, si ha solo se l'operazione ha successo).
Nel caso dei derivati, l'effetto leva consiste nel fatto che si assumono impegni o diritti ad acquistare o vendere versando importi che ammontano a percentuali molto contenute (orientativamente dal 2% al 7%) del valore del sottostante.[8]

Vantaggi

Restando all'esempio sopra proposto, il soggetto A che si impegna ad acquistare il caffè potrebbe non effettuare alcuna operazione di segno opposto per tutelarsi; potrebbe infatti essere convinto che il prezzo del caffè salirà nettamente tra tre mesi e scommettere, "speculare", sul rialzo. Stipula quindi contratti che lo impegnano ad acquistare caffè a tre mesi a un prezzo fissato, versando una piccola percentuale dell'importo corrispondente. Se il prezzo del caffè risulterà davvero più alto tra tre mesi, lo speculatore A guadagnerà: potrà acquistare il caffè ad un prezzo inferiore a quello di mercato e rivenderlo così subito a un prezzo più alto.
Lo speculatore A potrebbe acquistare un derivato sul caffè, potrebbe cioè impegnarsi ad acquistare caffè tra sei mesi, per 5.000.000 di euro versando una somma iniziale di 100.000. Se tra sei mesi il prezzo del caffè risulterà aumentato del 10%, lo speculatore potrà acquistare caffè per 5.000.000 di euro rivendendolo immediatamente a 5.500.000 euro, con un guadagno di 500.000 euro. L'effetto leva consiste in questo: se non intervenisse il derivato e si acquistasse oggi a 5.000.000 per rivendere tra sei mesi a 5.500.000, si realizzerebbe un guadagno del 10%, equivalente al 20% su base annua; se invece si acquista un derivato, si impegnano solo 100.000 euro e il guadagno ammonta quindi al 400% su sei mesi, all'800% su base annua.

Rischi

Andamento del prezzo del petrolio (in dollari al barile) dal 1971 al 2007.
Tuttavia, si configurerebbe uno scenario nettamente diverso se il prezzo del caffè invece diminuisse. Lo speculatore A si troverebbe a dover effettuare l'acquisto a un prezzo più alto di quello di mercato. Non solo gli sarebbe poi difficile rivendere il caffè (in ogni caso, dovendolo vendere a un prezzo più basso, registrerebbe una perdita), ma potrebbe aver assunto un impegno eccessivo: l'importo da sborsare per acquistare il caffè sarebbe infatti nettamente maggiore di quanto aveva già pagato.
Da notare la differenza con un investimento in azioni. Se si acquistano azioni per 100.000 euro, la perdita massima che si può subire non può superare l'importo versato. Si può invece acquistare un derivato (si può cioè assumere l'impegno ad acquistare caffè, o altro) per 5.000.000 di euro versandone solo 100.000. Se però il prezzo diminuisse del 10%, da un lato per far fronte all'impegno si dovrebbero pagare 5.000.000 di euro, dall'altro rivendendo il sottostante (caffè o altro), si incasserebbero solo 4.500.000 euro, con una perdita di 500.000 euro pari a cinque volte la somma originariamente impegnata. Lo speculatore B rischia quindi di trovarsi in una situazione di insolvenza, di fallire.
È noto al riguardo il caso della tedesca MetallGesellschaft, che nel 1993 effettuò una simile speculazione confidando in un pronto rialzo del prezzo del petrolio, che stava calando, ma il prezzo invece continuò a diminuire. La società evitò il fallimento solo grazie a una operazione di salvataggio per 1.9 miliardi di dollari organizzata da 150 banche tedesche e internazionali.[5]

Arbitraggio

Un terzo uso è quello di effettuare arbitraggi. In tali casi, peraltro, si tratta essenzialmente di acquistare dove il prezzo è più basso per rinvendere immediatamente dove il prezzo è più alto e l'effetto finale è quello di pareggiare i prezzi sui diversi mercati.

Tipologie

Nascono nuovi derivati ogni giorno, con diversi profili finanziari e diversi gradi di sofisticazione. In gergo, le tipologie standard vengono dette plain vanilla, mentre i tipi più complessi sono detti Esotici. Le tipologie più note e diffuse sono:

Futures

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Futures.
I contratti futures sono simili a contratti a termine. Si tratta di contratti che comportano l'impegno ad acquistare o vendere merci o attività finanziarie ad una certa data e ad un prezzo prefissato. A differenza di un vero e proprio contratto a termine, i futures sono contratti standardizzati per quanto riguarda importi e scadenze e, inoltre, si riferiscono a merci o attività finanziarie indicate solo nelle caratteristiche (caffè di un certo tipo, non una specifica partita di caffè; titoli di Stato con una scadenza residua di almeno 15 anni, non necessariamente titoli quindicennali emessi oggi o ventennali emessi cinque anni fa). Si distinguono:
  • financial futures, che hanno un sottostante di natura finanziaria:
    • interest rate futures per i titoli a reddito fisso;
    • currency futures per le valute;
    • stock index futures per gli indici azionari;
  • commodity futures, contratti che hanno come sottostante generi alimentari (riso, caffè, cacao ecc.), metalli, petrolio ecc.

Interest rate futures

Gli interest rate futures possono essere usati per la copertura dei rischi derivanti da variazioni nei tassi di interesse, che possono incidere negativamente sul valore di un portafoglio di titoli a reddito fisso.
Ad esempio, una banca che acquisti titoli di Stato appena emessi dal governo americano per 1.000.000 di dollari è esposta al rischio di un aumento dei tassi di interesse. I possessori dei titoli hanno infatti diritto a percepire interessi annuali in misura prefissata; in particolare, se un titolo di durata ventennale ha un valore nominale di 100 dollari e offre interessi del 5%, per venti anni il suo possessore incasserà ogni anno 5 dollari. Se i tassi di interesse di mercato non variano, il possessore potrà in ogni momento vendere il titolo al nominale, in quanto il nuovo acquirente lucrerà comunque il 5% di interessi ogni anno. Se però ad un dato momento il tasso d'interesse di mercato su un titolo di pari durata aumenta al 7%, perché i 5 dollari annui della cedola uniti al differenziale tra prezzo d'acquisto e prezzo di rimborso (pari al valore nominale) garantiscano un tale rendimento il prezzo dei titoli acquistati dalla banca dovrà calare secondo la formula R=(C+(Vr-Pa)/n)/Pa x 100 dove: R=rendimento di mercato (7%), C=cedola del titolo (5%), Vr=valore di rimborso del titolo (100), n=durata residua del titolo in anni (per es. 10). Tralasciando l'incidenza delle ritenute fiscali, se ne ricava che il prezzo di acquisto del titolo a dieci anni dalla sua scadenza, per poter garantire interessi pari a quelli di mercato per i titoli decennali (7%), dovrà scendere a 88,23. Un aumento dei tassi di interesse comporta quindi una diminuzione del valore di mercato dei titoli, ovvero una perdita patrimoniale per la banca.
La banca può tutelarsi vendendo dieci contratti futures da 100.000 dollari ciascuno (taglio standard), cioè, in sostanza, sottoscrivendo l'impegno a vendere a 1.000.000 di dollari (alla pari) i suoi titoli ad una data prefissata. È ovviamente necessario trovare un acquirente, quindi qualcuno a cui interessi difendersi dal rischio di una diminuzione dei tassi di interesse (o uno speculatore), ma la conclusione dell'operazione è facilitata dal fatto che si tratta di dieci contratti distinti, ciascuno di taglio standard.
L'operazione, inoltre, non è conclusa direttamente con le controparti, ma con una struttura di intermediazione quale una borsa (per i titoli del governo americano si tratta del Chicago Board of Trade).
Acquirente e venditore di un contratti futures devono versare un deposito iniziale di garanzia, detto margine obbligatorio, pari a 2.000 dollari per ciascun contratto (il 2%). Inoltre, i contratti vengono sottoposti ogni giorno a valutazione secondo i valori di mercato (cosiddetto marking to market); un aumento del prezzo del sottostante comporta una potenziale perdita per chi si è impegnato a vendere, un potenziale guadagno per chi si è impegnato ad acquistare. Il potenziale guadagno aumenta il deposito di garanzia, la potenziale perdita lo fa diminuire; se tale diminuzione porta il deposito al di sotto del valore minimo obbligatorio (pari o poco inferiore al deposito iniziale), la parte che fronteggia la potenziale perdita deve versare denaro in misura tale da ripristinare il margine obbligatorio.[9]

Currency futures

La sede del Chicago Mercantile Exchange
Per intendere l'uso tipico dei currency futures, si può pensare a un'azienda americana che abbia venduto merci ad un'azienda tedesca concordando un pagamento di 1.000.000 di euro dopo due mesi. Trascorsi i due mesi l'azienda americana riceverà euro che potrebbero valere di meno a seguito di variazioni dei cambi e quindi, convertiti in dollari, comportare una perdita.
Per tutelarsi da tale rischio, l'azienda americana può stipulare contratti futures che la obblighino a vendere (e contestualmente obblighino una o più controparti ad acquistare) 1.000.000 di euro a due mesi al tasso di cambio corrente. Potrebbe ad esempio stipulare contratti simili presso il Chicago Mercantile Exchange.[10]

Stock index futures

I gestori di fondi comuni di investimento o di fondi pensione e le compagnie di assicurazione effettuano cospicui e articolati investimenti in azioni e, pertanto, sono esposti al rischio di cadute generalizzate dei loro prezzi, ovvero di cadute degli indici di borsa (cosiddetto rischio sistematico).
I contratti stock index futures, che prevedono il trasferimento di somme in contanti, consentono di tutelarsi. Se un soggetto A vende un contratto di 250.000 dollari sull'indice S&P 500 a una data scadenza, accetta di versare 250 dollari per ogni punto di quello che sarà l'indice alla scadenza; chi acquista accetta invece di versare 250 dollari per ogni punto dell'indice attuale. Ciò comporta che, se l'indice scende chi ha venduto guadagna (versa meno di quanto riceve), se l'indice sale guadagna chi ha acquistato.[11]
Si vede così che il possessore di un portafoglio ampio e variegato si copre dal rischio di una caduta generalizzata dei corsi di borsa vendendo stock index futures. Per intendere la convenienza ad acquistare, si può pensare a un soggetto che, convinto del rialzo di un indice tra tre mesi, non disponga di liquidità da investire nell'immediato; non può quindi acquistare titoli ora, ma può acquistare stock index futures in quanto, per farlo, deve versare solo il margine obbligatorio (analogamente a quanto avviene per gli interest rate futures e, in generale, per i contratti futures). Se l'indice di borsa salirà effettivamente, ciò gli consentirà di realizzare un guadagno analogo a quello che avrebbe realizzato se avesse potuto acquistare ora titoli e rivenderli dopo tre mesi.[12]

Commodity futures

Si tratta di derivati che hanno come sottostante merci scambiate a livello mondiale, come il petrolio o il caffè. La loro meccanica è stata già illustrata nella sezione relativa alle finalità dei derivati. Altri aspetti, quali il meccanismo dei margini, sono analoghi a quelli in uso per altri contratti futures.

Forward Rate Agreement

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Forward Rate Agreement.
Il forward rate agreement, detto anche brevemente FRA, è un contratto mediante il quale due soggetti si impegnano a scambiarsi un importo in denaro che viene determinato sulla base della differenza tra un tasso fisso concordato (contract rate) e un tasso di riferimento quale il LIBOR.
Chi acquista un FRA si impegna a pagare un importo commisurato al tasso concordato, chi lo vende si impegna a pagare un importo commisurato al tasso di riferimento. Alla scadenza il regolamento avviene per differenza: se l'acquirente deve pagare 1000 e il venditore 1100, sarà il venditore a versare la differenza di 100 all'acquirente.
L'acquirente potrebbe essere un soggetto che ha contratto un debito regolato a un tasso variabile; se questo tasso sale, l'acquirente del FRA riceve dalla controparte un importo analogo ai maggiori interessi che deve riconoscere al suo creditore. Il venditore potrebbe essere un soggetto che ha erogato crediti a un tasso variabile; se tale tasso scende, riceve dall'acquirente un importo analogo ai minori interessi che percepisce dal suo debitore.[13]

Swap

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Swap (finanza).
In generale i contratti swap impegnano i contraenti a scambiarsi flussi monetati futuri. I due tipi principali sono gli interest rate swap e i currency swap.

Interest rate swap

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Interest Rate Swap.
In un interest rate swap i due contraenti convengono di scambiarsi flussi monetari periodici calcolati come interessi su un capitale nozionale di riferimento. In particolare, una parte si obbliga a pagare interessi calcolati su tale capitale ad un tasso fisso, l'altra si obbliga a pagare interessi calcolati a un tasso variabile.
A paga interessi secondo un tasso variabile (floating) a breve, ma preferirebbe un tasso fisso. B paga un tasso fisso (ad es. su obbligazioni emesse), ma preferirebbe un tasso variabile. Grazie all'interest rate swap sia A che B possono effettuare pagamenti secondo il tipo di tasso preferito. Normalmente ciò avviene grazie a un intermediario finanziario, come una banca, che trae il proprio guadagno da differenze nei tassi di interesse praticati ai due contraenti.
Per intendere la convenienza a contrarre operazioni del genere, si può pensare a due intermediari finanziari:
  • la banca A si indebita a breve (ad esempio sul mercato interbancario) ed eroga prestiti a lungo termine (ad es. mutui); si troverebbe quindi in difficoltà in caso di aumento dei tassi a breve termine;
  • la finanziaria B si indebita a lungo termine (ad es. emettendo obbligazioni) e presta a breve termine (ad es. finanziando l'acquisto di beni di consumo); si troverebbe quindi in difficoltà in caso di diminuzione dei tassi a breve termine.
Il contratto che può giovare a entrambi assume le seguenti caratteristiche:
  • la banca A si impegna a versare alla finanziaria B, per dieci anni, importi periodici calcolati come interessi a tasso fisso; ciò consente alla finanziaria di ottenere flussi che le permettono comunque di onorare il suo debito a lungo termine;
  • la finanziaria B si impegna a versare alla banca A, per dieci anni, importi periodici calcolati come interessi ad un tasso pari al LIBOR aumentato di mezzo punto; ciò consente alla banca di ottenere flussi che le permettono di sostenere l'onere dei prestiti contratti a breve.[14]
Il contratto appena descritto viene detto coupon swap. Vi sono anche schemi diversi quali il basis swap, nel quale i due contraenti si riconoscono importi calcolati su due diversi tassi variabili, lo zero coupon swap, nel quale i flussi calcolati al tasso fisso vengono pagati in unica soluzione alla scadenza, ecc.[15]
Gli interest rate swap sono di gran lunga i derivati più diffusi. A dicembre 2010 il loro valore complessivo (364.378 miliardi di dollari) era oltre la metà del volume totale dei derivati.[7]

Currency swap

Sono analoghi agli interest rate swap ma, oltre ad avere come oggetto lo scambio di flussi in valute diverse, prevedono flussi di capitali oltre che di interessi: vi è un iniziale scambio di capitali in valute diverse, poi un periodo di flussi di interesse, infine la restituzione dei capitali scambiati in origine.[16]

Opzioni

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Opzione (finanza).
Le opzioni, a differenza dei futures, conferiscono al loro acquirente la facoltà, non l'obbligo, di acquistare o vendere il sottostante a una certa data (opzioni dette europee) oppure entro una certa data (dette americane), a un prezzo prefissato. Le opzioni call conferiscono la facoltà di acquistare, le opzioni put quella di vendere. Le caratteristiche principali sono:
  • l'attività sottostante, che può essere dei tipi più vari: merci, valute, titoli di Stato, indici di borsa, tassi d'interesse ecc., ma più spesso futures;[17]
  • il prezzo d'esercizio, detto strike price;
  • la data di scadenza;
  • il premio, che rappresenta il prezzo di acquisto del contratto e viene tipicamente versato al momento della stipula.[18]
Nel caso di un'opzione call europea, l'acquirente alla scadenza può scegliere se:
  • esercitare il diritto di opzione, acquistando il sottostante al prezzo d'esercizio, se questo risulta inferiore al prezzo di mercato;
  • rinunciare all'acquisto, nonché al premio versato, nel caso contrario.
Analogamente, nel caso di un'opzione put l'acquirente alla scadenza può scegliere se:
  • esercitare il diritto di opzione, vendendo il sottostante al prezzo di esercizio, se questo risulta superiore al prezzo di mercato;
  • rinunciare alla vendita, nonché al premio versato, nel caso contrario.
Nel caso di opzioni americane si può esercitare il diritto di acquistare o vendere anche prima della scadenza, si lascia decorrere la scadenza se non si è interessati.
In ogni caso, l'acquirente di un'opzione rischia al più il premio mentre può andare teoricamente incontro a guadagni di notevole entità.
Ben diversa e sostanzialmente opposta la posizione del venditore. Questi incamera sicuramente il premio, ma:
  • se vende un'opzione call, si impegna inderogabilmente a vendere il sottostante al prezzo d'esercizio, e ciò accadrà proprio quando questo risulterà inferiore al prezzo di mercato (dovrà vendere "sotto costo");
  • se vende un'opzione put, si impegna inderogabilmente ad acquistare il sottostante al prezzo di esercizio, e ciò accadrà proprio quando questo risulterà superiore al prezzo di mercato.
Il venditore di opzioni, siano esse call o put, rischia quindi perdite teoricamente illimitate.[19]

Mercato dei derivati

Il mercato italiano dei derivati è l'Italian Derivative Market (IDEM). Il primo mercato a trattare derivati fu il CBOT fondato nel 1848. Vengono negoziati sia in Borsa che in mercati over the counter (fuori borsa) e sono generalmente caratterizzati da leva finanziaria, rappresentando quindi strumenti finanziari di particolare rischio. Inoltre, i mercati su cui vengono negoziati sono normalmente caratterizzati da liquidità molto minore rispetto al mercato azionario, ed ancora peggio per i derivati tipicamente "sartoriali" (per esempio gli swap, che vengono "confezionati su misura"). Vengono spesso concettualmente equiparati alle scommesse, più che a degli "investimenti".
La massa di derivati circolante nel mondo ammonterebbe al 2013 tra i 600.000 ed i 700.000 miliardi di dollari, anche se la quantificazione reale è incerta, per la natura stessa di questi titoli[20].
La legislazione statunitense prevede la denominazione di un fondo pensionistico per le istituzioni finanziarie private che investono almeno il 25% del loro capitale in entità finanziarie classificate a loro volta come fondi pensione, che sono soggette a limitazioni prudenziali nelle scelte d'investimento in difesa del capitale che dovrà pagare la pensione ai titolari di quote del fondo. Per l'elevato rischio, un derivato dovrebbe essere presente negli investimenti dei fondi pensione solamente per tutelare da un rischio di segno opposto maggiore: più direttamente il fondo se veramente seguisse una politica di investimenti prudenti e a basso rischio, non avrebbe necessità dei derivati per tutelarsi (eviterebbe l'alto rischio e basta). In particolare, è di discutibile legalità la vendita di derivati a soggetti non qualificati (vedi sentenza N. 2709/2007 della Corte di Appello di Milano), vista la difficoltà di determinarne correttamente il valore di mercato corretto, particolarmente ardua nel caso di derivati esotici e strutturati.
Alcuni fondi pensione sostengono di investire in derivati allo scopo di aumentare le entrate, a fronte delle fluttuazioni di mercato. Uno studio della Bank of New York e della Casey, Quirk & Associates prevede per l'anno 2008 un aumento degli investimenti delle aziende private in derivati da 5 a 300 miliardi di dollari. Privati ed aziende, quasi sempre privi di una conoscenza finanziaria sofisticata, non hanno normalmente alcun modo di determinare correttamente il pricing dei derivati esotici e strutturati, ne' di valutarne il rischio.
Alan Greenspan diede impulso all'emissione e diffusione di strumenti derivati. È rilevabile la particolarità di un titolo su mutui e ipoteche già esistenti, e di asset nominali registrati in attivo di bilancio anche se non rappresentano entità reali, diversamente da azioni e obbligazioni che sono almeno teoricamente collegate a investimenti in beni reali.

Note

  1. ^ Derivati quotati al Chicago Mercantile Exchange
  2. ^ G. Petrella (1997), pag. 12.
  3. ^ G. Petrella (1997), pp. 3-5.
  4. ^ G. Petrella (1997), pp. 5-6.
  5. ^ a b Anan Shetty e John Manley, Metallgesellschaft’s Hedging Debacle, intervento alla International Business and Economy Conference del 2005.
  6. ^ Lawrence Malkin, Procter & Gamble's Tale of Derivatives Woe, New York Times, 14 aprile 1994.
  7. ^ a b Committee on the Global Financial System, The macrofinancial implications of alternative configurations for access to central counterparties in OTC derivatives markets, Banca dei Regolamenti Internazionali, novembre 2011, pag. 4.
  8. ^ G. Petrella (1997), pp. 10-11.
  9. ^ G. Petrella (1997), pp. 39-47; F.S. Mishkin et al. (2007), pp. 693-694.
  10. ^ F.S. Mishkin et al. (2007), p. 695.
  11. ^ F.S. Mishkin et al. (2007), p. 698.
  12. ^ G. Petrella (1997), p. 32.
  13. ^ G. Petrella (1997), pp. 67-70.
  14. ^ F.S. Mishkin et.al (2007), pp. 710-711.
  15. ^ G. Petrella (1997), pp. 79-82.
  16. ^ G. Petrella (1997), pp. 79-82.
  17. ^ F.S. Mishkin (2007), p. 701.
  18. ^ Il premio può anche essere sostituito, per una o entrambe le controparti, da un meccanismo di margini di garanzia analogo a quello sopra visto per i futures. Ciò avviene, in particolare, per le opzioni scambiate nei mercati regolamentati. Cfr. G. Petrella (1997), p. 106.
  19. ^ G. Petrella (1997), pp. 109-112.
  20. ^ (EN) autore: Steve Denning, Big Banks and Derivatives: Why Another Financial Crisis Is Inevitable in Forbes, 1º agosto 2013.

Bibliografia

  • Giovanni Petrella, Gli strumenti finanziari derivati. Aspetti tecnici, profili contabili e regme fiscale, Milano, EGEA, 1997.
  • Emilio Girino, I contratti derivati, Milano, Giuffré Editore, 2010.
  • Frederic S. Mishkin, Stanley G. Eakins; Giancarlo Forestieri, Istituzioni e mercati finanziari, Milano, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.p.A., 2007.

Collegamenti esterni