Acque molto agitate a Torino. Nell’inchiesta sui rapporti tra Juventus e ultrà legati alla ‘ndrangheta è stato sentito anche Francesco Calvo, che all’epoca era direttore commerciale della squadra, braccio destro nonché migliore amico di Andrea Agnelli. Nel frattempo Andrea si è innamorato di sua moglie Deniz, con cui ha avuto una figlia, e Calvo è volato a Barcellona con una liquidazione da due milioni come premio per il suo signorile silenzio.

Calvo come avvocato ha pensato bene di scegliere Cantamessa, legale del Milan, che si è sentito spesso con la difesa di Agnelli per tenere una linea comune davanti alla Procura. Ma il suo riavvicinamento con la società potrebbe andare ben oltre. Anche per le pressioni della moglie Lavinia Borromeo, che mal sopporta Andrea per i suoi poco sabaudi pasticci sentimentali, John Elkann avrebbe offerto a Calvo il posto di amministratore delegato della Juventus al posto di Aldo Mazzia.

Non è un’idea folle: Calvo vuole tornare in Italia, visto che con Deniz ha una figlia, e ora che è nata la sorellina, è sempre più difficile gestire il ménage familiare diviso tra Spagna e Italia. Per avvicinarsi a Torino ha fatto anche un colloquio con l’Inter, che però non sarebbe andato come sperava.
 
E cosa fa Andrea davanti a tutto questo? Non può fare nulla. La procura federale punta a 3 anni di squalifica per il caso ‘ndrangheta, anche se chi conosce la giustizia sportiva pensa che la decisione finale oscillerà tra 6 e 12 mesi. La potente Juve ha chiesto di non emettere la sentenza prima della finale di Cardiff, perché sarebbe stato un disastro di immagine e morale. È stata accontentata, e il verdetto è stato spostato a settembre.

Se questo ha (per ora) salvato la faccia della squadra, questo costringe il presidente a un ulteriore periodo di silenzio, soprattutto sulle manovre intorno alla squadra.
 
Per Agnelli è un boccone amaro dopo l’altro. L’ultimo caso? La (mancata) festa scudetto. Dopo la vittoria del titolo italiano, la dirigenza ha pensato bene di rinviare a dopo la finale Champions i festeggiamenti in città, per non distrarre la squadra a una settimana dalla partita più importante della stagione.
 
Il trio addetto al marketing (Giorgio Ricci, Federico Palomba, Silvio Vigato) non aveva badato a spese e allestito un mega evento da un milione di euro. Con un dettaglio non secondario: una penale da 400mila euro da versare agli organizzatori in caso di annullamento.
 

Andrea è venuto a conoscenza di questa penale-monstre solo due giorni prima di Cardiff, quando era troppo tardi per cambiare le cose. Sappiamo com’è andata. Non solo la sconfitta cocente con il Real, ma la tragedia organizzativa di piazza San Carlo. La festa è ovviamente saltata, e la società ha dovuto staccare l’assegnone a vuoto.
 
CHE SUCCEDE AL TITOLO JUVE?
Le acque agitate non riguardano solo la parte gestionale. Anche sul piano finanziario i movimenti non mancano. Il titolo nei mesi scorsi è decollato a livelli mai raggiunti negli ultimi 10 anni. Gli scambi tra febbraio e giugno sono stati massicci, e anche oggi – dopo la sconfitta in Champions – l’azione vale quasi il doppio (50-60 cent) del prezzo medio (22-30) cui è rimasta inchiodata per stagioni intere (la finale di Champions nel 2015 non spostò molto).

Da dove arrivano questi movimenti? Forse qualche fondo sta comprando il flottante della Juve? È possibile, anche perché a Torino si mormora che Andrea avrebbe proposto uno scambio storico al resto della famiglia. Lui e la madre Allegra rinuncerebbero al 12% che hanno in Exor, la cassaforte che controlla tutte le attività principali, in cambio della quota che Exor detiene nella Juventus (63,77%).
 
Il figlio di Umberto in questi mesi è stato messo all’angolo dal cugino John, così tenta un ‘all-in’ pokeristico: butta sul piatto tutto quello che ha, sperando di ribaltare il suo destino incerto. Vuole passare da socio minoritario e maltrattato a padrone di tutto.
 
L’offerta per Elkann è ghiotta. In borsa la Juve vale oggi 528 milioni, ma la società è valutata intorno a 1,5 miliardi, dunque la quota Exor vale circa un miliardo. Exor – che oltre alla Juve ha in pancia il 29,4% di Fca, il 100% di PartnerRe, il 22,9% di Ferrari, il 26,9% di Cnh e il 43,4% dell’Economist – in borsa vale circa 12 miliardi. Quindi il 12% si avvicina molto a quel miliardo di cui si parlava.
 
In tutto questo reticolo societario, John avrebbe offerto ad Andrea di fare il presidente della Ferrari al posto di Marchionne, che ha annunciato (rimandandolo 5 volte) il suo abbandono di FCA nel 2018-2019, ma non quello al vertice di Maranello, dove anzi conta di rimanere fino al 2021. I suoi piani sono emersi leggendo sul bilancio il programma di bonus destinati al manager col pullover (28 milioni), che arrivano fino a quella data.
 
IL RUOLO DI MARCHIONNE
Ma Sergione non è più stabile come un tempo. Il suo ruolo è in discussione, anche agli occhi degli azionisti internazionali. Una delle ragioni principali ha il volto arancione di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti intenzione di smantellare buona parte delle scelte fatte da Obama, e tra queste c’è l’aver consegnato la Chrysler in mano a Marchionne e agli Agnelli.
 
Peraltro, dopo l’iniziale salvataggio del 2009, negli ultimi anni è stata la controllata americana a portare a casa il grosso degli utili, e ora Trump vuole riportare le galline nel pollaio. Il suo programma ‘hire American, buy American’ suona stonato se una delle tre grandi case di Detroit è in mano italiana.
 
Le pressioni su Marchionne per cedere il business a qualcuno più ‘local’ sono molto forti, e l’inchiesta della EPA, l’agenzia per la protezione ambientale, sul dieselgate della Chrysler, è un chiaro segnale di ostilità da parte del nuovo governo. Il Dipartimento di Giustizia, il 23 maggio scorso, ha portato in tribunale la società, in una causa che potrebbe rivelarsi molto costosa, anche in termini di immagine, per FCA.
 
E’ un caso, secondo voi, che certi giornali italiani che molto devono a Fiat, tra pubblicità e controllo, sparino contro Trump in modo spesso incontrollato?

L’impulloverato, dopo i suoi tentativi disperati (e respinti) di fondersi con GM, continua a ripetere il mantra dei volumi: per sopravvivere, bisogna vendere milioni di veicoli più di oggi. In America sono d’accordo. Ma se ci sarà, la fusione avverrà secondo i loro termini.

Per chiudere sulle notizie dal magico mondo torinese, una storia divertente su Roberto Ginatta, che con Umberto Agnelli costituiva un universo parallelo (e molto ostile) al duo Gianni-Romiti. Il manager è attualmente socio di Andrea ed è tornato sulle pagine economiche quando qualche anno fa comprò i capannoni di Termini Imerese, ex impianto Fiat in Sicilia scaricato da Marchionne, per costruirci auto elettriche. Incassati gli incentivi statali per resuscitare l’area, dei veicoli naturalmente non c’è traccia.
 
Ma non è questo l’aneddoto divertente, che riguarda invece la villa dei Ginatta nel parco della Mandria, lo stesso dove vive (e dove fu derubata) Allegra Agnelli. Un paio di anni fa il figlio 35enne Mario fu indagato dopo che i due puma selvatici che la famiglia teneva in casa erano scappati, terrorizzando i facoltosi vicini.
 

Ebbene, si è tenuta l’udienza del processo a suo carico per detenzione di animali esotici, e lui e i domestici hanno sostenuto davanti al giudice che i due gattoni se li erano ritrovati casualmente in casa, e che la famiglia decise di adottarli e accudirli non sapendo di avere davanti pericolosi animali selvatici…

da Dagospia.com

http://www.calciomercato.com/news/elkann-vuole-calvo-nuovo-a-d-andrea-agnelli-ha-un-piano-per-pren-29279