giovedì 20 luglio 2017

HA RAGIONE FIAMMETTA BORSELLINO: DALLA SPARIZIONE DELL'AGENDA ROSSA ALLE INGERENZE DI SERVIZI DEVIATI DELLO STATO E IL DEPISTAGGIO DEL FALSO PENTITO SCARANTINO, LA MORTE DI PAOLO BORSELLINO È ANCORA TUTTO UN MISTERO - LA PROCURA MASSONICA DI CALTANISSETTA, LA TRATTATIVA STATO-MAFIA E LE PAROLE DEL PM NINO DI MATTEO…

La figlia più giovane di Paolo Borsellino, Fiammetta, spalleggiata dall' intera famiglia, ha detto che la procura di Caltanissetta ha avuto un ruolo centrale in venticinque anni al vento, con «pentiti costruiti a tavolino tra lusinghe e torture», e culminati «in uno dei più colossali errori giudiziari».

La procura di Caltanissetta in due processi ha ricostruito la strage di via D' Amelio sulle basi fasulle del pentito Vincenzo Scarantino, e ha contribuito a «nascondere verità inconfessabili», non so se per colpa o per dolo, ha detto Fiammetta. Poi ha fatto i nomi dei magistrati nisseni, fra cui quello di Nino Di Matteo, pm del processo sulla trattativa fra Stato e mafia e probabile ministro dell'Interno di un governo a cinque stelle.


Un attacco durissimo, a cui quei magistrati debbono una risposta. Di Matteo in passato ha detto che allora era giovane. Il che non dovrebbe rassicurare gli imputati di pm giovani. Mi viene in mente quando, poco più che ventenne, fui processato per diffamazione (assolto in appello) e l'avvocato addusse a mia discolpa la condizione di esordiente; ma la pm, molto sveglia, replicò che proprio per questo sarei dovuto stare più attento. Chissà chi aveva ragione, se lei o Di Matteo. E però è un altro aspetto a sorprendere: se il depistaggio fu un effetto della trattativa, come fa il maturo pm di Palermo, Di Matteo, a occuparsi del giovane pm di Caltanissetta, Di Matteo?

2 - VIA D’AMELIO, MATTARELLA AL CSM

Grazia Longo per “la Stampa”

Non ci sono solo le figlie a chiedere giustizia e verità per la morte di Paolo Borsellino. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a 25 anni dalla strage di via D' Amelio, punta il dito contro i «troppi errori in ricerca della verità. Ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato».


Le parole del Capo dello Stato, durante il plenum del Csm, sono in sintonia con il grido di dolore delle figlie del magistrato trucidato, insieme ai 5 agenti della scorta, da 90 chili di tritolo per mano dalla mafia. Fiammetta Borsellino, ultimogenita del giudice, è convinta che siano «stati buttati al vento 25 anni di indagini e di processi sotto il peso di depistaggi».


E soprattutto in un'intervista al «Corriere della Sera» prima, e durante l'audizione in Commissione antimafia poi, Fiammetta Borsellino stigmatizza il ruolo dell' attuale sostituto della Procura nazionale antimafia Nino Di Matteo, che dopo l' attentato del 19 luglio 1992 si occupò del caso. Le sue parole pesano come pietre: «Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all'epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c'erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo...».


Di Matteo, dal canto suo, invita a «non strumentalizzare le parole» dell'ultimogenita di Borsellino. La quale incalza: «Sono trascorsi venticinque anni di schifezze e menzogne.
All'Antimafia ho consegnato inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D'Amelio».

Tra il materiale offerto alla Commissione Antimafia, riunita a Palermo, anche la lettera dell'allora pm Ilda Boccassini, applicata alla Procura di Caltanissetta, che esprimeva dubbi sull'attendibilità di Vincenzo Scarantino. E Fiammetta Borsellino, riferendosi al recente processo di revisione che ha mandato tutti assolti, chiede al posto delle istituzioni «pubblicamente scusa per uno dei più colossali errori giudiziari commessi»

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ha-ragione-fiammetta-borsellino-sparizione-dell-39-agenda-rossa-152638.htm

Dalla sparizione dell'agenda rossa del magistrato ucciso, alle ingerenze di servizi deviati dello Stato e il depistaggio del falso pentito Scarantino, è ancora tutto un mistero. Sul quale si insinuano anche le parole del procuratore nazionale antimafia Roberti che dà per scontata la trattativa Stato-mafia che ancora non ha una verità processuale: «Cosa nostra intuì che la nomina di Borsellino alla procura nazionale antimafia avrebbe costituito una pietra tombale sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia che proprio nei primi giorni di giugno era stata avviata».


Al plenum del Csm interviene l'altra figlia, Lucia Borsellino: «Chiedo, a fronte delle anomalie emerse e riconducibili verosimilmente al comportamento di uomini delle istituzioni, che si intraprendano iniziative necessarie per fare luce e chiarezza su quello che accadde veramente nel corso delle indagini».



Concetto ripreso anche dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini: «Verso i familiari delle vittime di via D' Amelio avvertiamo il dovere di sostenere con forza un' insopprimibile domanda di giustizia e ribadiamo la necessità di fare luce piena su quegli eventi di sangue, fino in fondo e senza temere lo scorrere del tempo».

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