martedì 28 agosto 2018

ALBERTO BAGNAI - CE LO CHIEDE L'EUROPA

TRAVAGLIO E LA FALSA TRASPARENZA DEI BENETTON: ''PUBBLICANO LE CARTE SENZA GLI AGGIORNAMENTI FIRMATI DA B.&LEGA E GENTILONI&DELRIO. SI SONO DATI DUE ZAPPE SUI PIEDI'' 2. COME MAI I COSTI DELLA FAMIGERATA GRONDA SONO LIEVITATI DA 1,8 A 4,3 MILIARDI? PERCHÉ I RENDIMENTI GARANTITI (NETTI!) SONO PASSATI DAL 6,8 ALL'8% ANNUO (MEJO DI MADOFF)? 3. E POI, LA CILIEGIONA: ALLA SCADENZA DELLA CONCESSIONE, SPOSTATA DAL 2038 AL 2042 DAL GOVERNO PD, CHI SUBENTRA DOVRÀ DARE ALTRI 6 MILIARDI ALLA SOCIETÀ DEI MAGLIARI VENETI

I SENZA VERGOGNA
Estratto dall'articolo di Marco Travaglio per ''il Fatto Quotidiano''


Ma chi scrive i testi ai Benetton&Autostrade per l' Italia? Non contenti del tragicomico comunicato sul crollo del ponte Morandi, dei due festini a Cortina a poche ore dalla tragedia, della conferenza stampa-farsa dopo i funerali e della richiesta di danni al governo per le critiche alla loro malagestione, questi professionisti della catastrofe se ne sono inventata un' altra: per dimostrare di non aver nulla da nascondere, hanno pubblicato online una serie di documenti che tenevano segreti da anni sulle concessioni gentilmente ottenute dal 1999 al 4 marzo 2018.

E hanno spacciato il tutto per una desecretazione totale. Purtroppo - come spiega Daniele Martini a pag. 8 - si sono scordati un paio di dettagliucci: le carte sullo scandaloso aggiornamento della concessione nel 2007 (governo B.&Lega) e sulla Gronda di Genova usata come scusa da Gentiloni&Delrio per prorogare il contratto senza gara e riaumentare i pedaggi.


È il progetto che, in barba ai suoi documenti ufficiali, Autostrade gabella per sostitutivo del ponte Morandi (mentre avrebbe consentito ai Benetton di lucrare sia sulla Gronda da 5 miliardi sia sul ponte pericolante). Poche ore dopo il ministero dei Trasporti ha pubblicato tutto, ma proprio tutto online, sbugiardando la finta trasparenza di Autostrade.

Così Benetton e i loro compari politici si son dati non una, ma due zappe sui piedi. 1) Hanno ammesso che i segreti di Stato sulla concessione non avevano ragion d' essere, se non per coprire le vergogne di concessionario e mandanti. 2) Hanno confessato di essere perfettamente consapevoli dei privilegi indebiti ricevuti e di aver tentato di occultarne i dettagli più imbarazzanti fino all' ultimo, pur sapendo che il governo stava per smascherarli.


Ora Pd, FI , Lega & C. dovranno spiegarci perché garantirono quei privilegi indebiti, tenendo i cittadini (e persino l' Autorità che dovrebbe vigilare sui trasporti) all' oscuro non dei continui aumenti dei pedaggi (quelli sono pubblici), ma delle loro motivazioni.

(…)




2. FIGURACCIA DI AUTOSTRADE: LA TRASPARENZA È COL BUCO - PUBBLICA LA CONCESSIONE MA SENZA LA GRONDA E I DATI STORICI. LI SVELA IL MINISTERO
Estratto dall'articolo di Daniele Martini per ''il FattoQuotidiano''

Bisognava che crollasse un ponte e morissero 43 persone per convincere Autostrade per l' Italia (Aspi) e i Benetton a considerare doverosa la pubblicazione dei documenti relativi alla concessione che li lega allo Stato italiano. (…)

Ma non tutte: fino all' ultimo hanno provato a conservare una zona grigia preservandola dalla pubblicazione e c' è voluto l' intervento del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, perché gli atti fossero tutti quanti finalmente desecretati. Da ieri sono online tutti gli atti con i 25 concessionari autostradali.

Per rendersi conto di quanto lontano fosse per i dirigenti della società Benetton l' obiettivo della vera trasparenza (…) Manca la serie storica degli atti (per esempio il piano finanziario del 2007) e mancano pure gli atti trasmessi alcuni mesi fa dal governo italiano all' Europa per la Gronda di Genova, grande opera che oggi è il cuore vero del business autostradale Benetton alla quale è legata pure la durata della concessione. Stando ai documenti pubblicati da Aspi, la fine della concessione sarebbe nel 2038, mentre ormai molti sanno che non è così perché il precedente ministro dei Trasporti Graziano Delrio aveva concordato con i Benetton una nuova scadenza nel 2042 e inoltrato il tutto all' Unione europea sollecitando il suo assenso all' operazione.

Tanto per fare un altro esempio molto concreto, dai documenti resi pubblici da Autostrade per l' Italia non si può capire perché i costi della stessa Gronda siano lievitati così tanto e così in fretta dal 2007 al 2018, da 1,8 miliardi di euro iniziali a 3,1 e infine a 4,3.

(…) In cambio sta ottenendo il prolungamento della concessione e un diritto di subentro della bellezza di 6 miliardi di euro. Cioè, nel 2042, chiunque, Stato o privato, volesse prendere il posto di Autostrade nella gestione dei 3 mila chilometri della rete, dovrebbe sganciare ai Benetton o ai loro eredi una somma così elevata da scoraggiare qualsiasi velleità di cambiamento.


Negli atti aggiuntivi consegnati dall' Italia all' Europa c' è un cambiamento di rilievo anche per quel che riguarda il tasso di remunerazione dei capitali investiti dal concessionario (il Wacc, costo medio ponderato del capitale). Negli atti pubblicati, quel tasso è fissato al 6,85 per cento dopo le tasse (10,2 lordo), negli atti a base della concessione futura quel valore sale al 7,98 per cento. Un incremento che appare ingiustificato in un periodo di tassi sostanzialmente fermi.

Così come ingiustificati appaiono gli aumenti annuali al casello, superiori all' inflazione programmata.

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/travaglio-falsa-trasparenza-benetton-39-39-pubblicano-carte-181687.htm

domenica 26 agosto 2018

Così la Francia di Macron deruba 14 Stati africani

Con il franco coloniale la Francia di Macron controlla, deruba e impoverisce 14 Stati africani. Da qui le migrazioni in Europa
Verso metà settembre si terrà a Roma una manifestazione politica piuttosto singolare. A scendere in piazza saranno infatti solo giovani africani, emigrati da tempo in Italia e in altri paesi europei, che si siederanno per protesta davanti all’ambasciata francese, in piazza Farnese, per contestare la politica africana della Francia di Emmanuel Macron. A guidarli sarà Mohamed Konare, originario della Costa d’Avorio, che si definisce “attivista panafricano” ed ha fondato un movimento politico che, per usare un termine corrente, potremmo definire sovranista. L’obiettivo, come lui stesso afferma in una lunga intervista sul web (Byoblu), è di spiegare agli europei i metodi di tipo coloniale con i quali la Francia continua a comandare e depredare in Africa ben 14 Stati, un tempo sue colonie, diventate indipendenti negli anni Sessanta, ma soltanto sulla carta.
Il giogo francese su questi Paesi, sostiene Konare, è soprattutto economico e monetario, ed è congegnato in modo tale da garantire a Parigi un ferreo controllo della loro moneta, oltre a un monopolio esclusivo sulle ricche materie di cui abbondano (oro, uranio, petrolio, gas, cacao, caffè), con un risultato duplice: arricchire la Francia e le sue élites imprenditoriali da un lato, con uno smisurato trasferimento di ricchezza (circa 500 miliardi di dollari l’anno, secondo alcune stime); dall’altro lato. impoverire fino alla miseria i popoli indigeni, che sono così costretti a fuggire per fame verso l’Italia e l’Europa, in cerca di fortuna.
A questo sfruttamento sistematico della Francia, dice Konare, è giunto il momento di dire basta: “Manifesteremo davanti a tutte le ambasciate francesi in Europa e non solo, con l’obiettivo ambizioso, oggi quasi utopico, di giungere alla creazione degli Stati uniti d’Africa, dove i 14 Stati, che sono ancora sotto il giogo francese, diventino veramente sovrani, liberi di usare le loro risorse naturali per lo sviluppo delle economie locali, e non per arricchire sempre più la Francia parassitaria di Macron e i governi burattini da lei insediati in Africa”.
Il perno attorno al quale ruota l’intero sistema del controllo francese sui 14 Paesi africani è il franco coloniale, detto franco Cfa, moneta che la Francia impose alle sue colonie nel 1945, subito dopo l’accordo di Bretton Woods, che regolò il sistema monetario dopo la Seconda guerra mondiale. In origine l’acronimo Cfa stava per “Colonie francesi d’Africa”, ma negli anni Sessanta, a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle colonie francesi deciso da Charles De Gaulle, il suo significato è cambiato: “Comunità finanziaria africana”.
Un riconoscimento puramente formale della fine del regime coloniale, in quanto il franco Cfa ha conservato tutti i vincoli ferrei e giugulatori che aveva fin dall’inizio sulle economie locali. Stiamo parlando di 14 Stati dell’area subsahariana e del Centro Africa, con una popolazione di circa 160 milioni di unità, per i quali la moneta ufficiale è il franco Cfa, coniata e stampata in Francia, paese che ne ha stabilito tutte le caratteristiche e ne detiene il monopolio. Ecco il loro elenco: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.
Il primo vincolo del franco Cfa consiste nell’obbligo per i 14 Paesi che ne fanno uso di depositare il 50% delle loro riserve monetarie presso il Tesoro francese. In pratica, quando uno dei 14 Paesi del franco Cfa esporta verso un paese diverso dalla Francia, e incassa dollari o euro, ha l’obbligo di trasferire il 50% di questo incasso presso la Banca di Francia. In origine la quota da trasferire in Francia era pari al 100% dell’incasso, poi è scesa al 65% (riforma del 1973, dopo la fine delle colonie), infine al 50% dal 2005. Così, per esempio, se il Camerun, previo un esplicito permesso francese, esporta vestiti confezionati verso gli Stati Uniti per un valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila alla Banca centrale francese. Un sistema al quale non sfugge neppure un soldo, in quanto gli accordi monetari sul franco Cfa prevedono che vi siano rappresentati dello Stato francese, con diritto di veto, sia nei consigli d’amministrazione che in quelli di sorveglianza delle istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie.
Grazie a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la Francia gestisce a suo piacimento il 50% delle valute estere delle 14 ex colonie, investendoli massicciamente in titoli di Stato emessi dal proprio Tesoro, grazie ai quali ha potuto finanziare per decenni una spesa pubblica generosa, sovente ignara dei vincoli di Maastricht. E Konare, nell’intervista sul web, ricorda che quando Angela Merkel ha chiesto ai vari governi francesi di depositare il 50% delle riserve delle 14 ex colonie presso la Bce, invece che presso la Banca centrale francese, la risposta è sempre stata un secco no.
Tra i numerosi vincoli imposti dagli accordi sul franco Cfa, vi è anche il “primo diritto” per la Francia di comprare qualsiasi risorsa naturale scoperta nelle sue ex colonie. Da qui il controllo di Parigi su materie prime di enorme valore strategico: uranio, oro, petrolio, gas, caffè, cacao. Soltanto dopo un esplicito “non interesse francese”, scatta il permesso di cercare un altro compratore. Ma attenzione: i maggiori asset economici di tutte le 14 ex colonie sono in mano a francesi che si sono insediati da tempo in Africa, diventando miliardari a palate (su tutti, Vincent Bolloré e Martin Bouygues). Tanto che Konare trova giusto dire che “gli africani vivono in Paesi di proprietà dei francesi. Mentre agli africani, la Francia di Macron lascia solo le briciole. E spesso neppure quelle: soltanto miseria”.
Da questa povertà diffusa, sostiene l’attivista panafricano, hanno origine le ondate migratorie verso l’Europa. “Un viaggio che sono il primo a sconsigliare”, dice Konare. “L’Italia non ha lavoro a sufficienza per i suoi giovani, non è pensabile che lo trovi per quelli africani. Per questo ha fatto bene Matteo Salvini a chiudere i porti. I giovani africani devono impegnarsi di più nei loro Paesi per chiedere la fine del colonialismo e delle ruberie francesi, e costruire gli Stati Uniti d’Africa, una federazione di Stati indipendenti e sovrani. Un’utopia che può diventare realtà”.

http://va.newsrepublic.net/a/6592166507713659398?user_id=6513162613249458185&language=it&region=it&app_id=1239&impr_id=6592492883733907718&gid=6592166507713659398&c=fb