martedì 31 marzo 2020

giovedì 26 marzo 2020

PERCHÉ IN REALTÀ LA MERKEL VUOLE I CORONABOND - DEUTSCHE E COMMERZBANK HANNO I CONTI A PEZZI ANCHE PER IL RIGORISMO COI PARAOCCHI DELLA NOMEKLATURA TEDESCA CHE HA ATTERRATO I TASSI SUI BUND, COSÌ BASSI DA AVER COSTRETTO LE BANCHE AD AVVENTURARSI IN INVESTIMENTI SPERICOLATI (SPESSO FALLIMENTARI) PUR DI OFFRIRE RENDIMENTi AI CLIENTI. GLI EUROBOND RIALZEREBBERO I TASSI DANDO FIATO ALLE BANCHE - LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI AL MINIMO DAL 2009

GERMANIA: FIDUCIA CONSUMATORI AD APRILE CROLLA DA 8,3 A 2,7, DATO PIÙ BASSO DAL 2009

deutsche bank commerzbank 2DEUTSCHE BANK COMMERZBANK 2
La fiducia dei consumatori in Germania crolla a 2,7 ad aprile dall'8,3 di marzo, a causa dei timori legati al coronavirus e le restrizioni associate. Lo stima GfK, rilevando il dato più basso dalla crisi finanziaria del 2009, 5,6 punti in meno rispetto a marzo. L'istituto ritiene che ci si debba attendere una recessione anche in Germania. Le aspettative dei consumatori sulla situazione economica sono scese di 20 punti a -19,2, il minimo dal 2012, nel pieno della crisi. L'indicatore che misura le aspettative di reddito scende al livello più basso in sette anni a 27,8 punti. L'indagine GfK è stata condotta nella prima metà di marzo, quando ancora molte restrizioni non erano state decise, ma anche prima del maxi-piano economico adottato da Berlino per combattere l'epidemia.


2. I NODI CHE AFFOSSANO LE BANCHE TEDESCHE
Gianpaolo Rossini, Docente ordinario di Politica economica, Università di Bologna, per www.ilsole24ore.com del 12 luglio 2019

ANGELA MERKEL AL G20ANGELA MERKEL AL G20
Anche per il nome a volte scambiato per quello di una banca centrale, Deutsche Bank (Db), prima banca tedesca, è lo specchio di errori della politica economica tedesca di questi due decenni del nuovo secolo. Errori sottovalutati dalle autorità di Eurolandia spesso influenzate da Berlino. I ricorrenti bilanci in forte perdita di Deutsche Bank dal 2014 sono segnali che fanno riflettere. Ma quali le ragioni dei conti in rosso di Db dopo la crisi fotocopia della Commerzbank, seconda banca tedesca? I punti dolenti sono due. Attività di trading-investimento in titoli esteri e tassi d’interesse negativi che dai Bund, titoli del debito pubblico teutonico, si scaricano su tutta l’economia.

financial times su deutsche bankFINANCIAL TIMES SU DEUTSCHE BANK
I grandi investimenti in titoli e derivati della Db scaturiscono dalla grande disponibilità di risparmio che non riesce a trovare impieghi in Germania la quale, per questo, soffre da quasi due decenni di un enorme surplus del conto corrente della bilancia dei pagamenti con l’estero. Uno squilibrio cronico, di cui i governi tedeschi si sono fatti vanto in passato in maniera maldestra, che ammorba i rapporti economici globali, in particolare con gli Usa. In più, impone al sistema bancario tedesco di investire sovrabbondante capitale all’estero anche in forme rischiose.

Si aggiunga poi che il management delle banche tedesche non ha dimostrato negli ultimi anni una capacità di muoversi sui mercati finanziari internazionali all’altezza delle risorse gestite, commettendo costosissimi errori. Deutsche Bank perde in un solo colpo oltre un miliardo di euro in una operazione su bond americani in cui è coinvolto Warren Buffett. Ma da cosa è causato l’eccesso di risparmio tedesco che danneggia le banche ed è alla base degli squilibri commerciali? Semplice: la politica fiscale, ossessionata dallo Schwarze null (letteralmente «zero nero», è il deficit pubblico zero) che porta la Germania nel 2018 ad avere un surplus di bilancio pubblico pari all’1,5% del Pil e un surplus con l’estero vicino all’8 per cento.

azioni deutsche bankAZIONI DEUTSCHE BANK
La rigida politica fiscale frutto di una impostazione legalista (basta vedere quanto è preponderante la presenza di giuristi nelle stanze del bottoni del potere economico pubblico tedesco) aggiunge al già eccessivo risparmio privato quello pubblico, esasperando gli squilibri finanziari. Questa politica errata comincia a presentare i conti. Commerz e Db ne sono le prime vittime. Ma la reazione Usa sui dazi vedrà come seconda vittima l’intera Ue che sopporterà il costo sul piano commerciale, Italia in primis, dell’esagerato squilibrio tedesco. Per fare un confronto la Cina ha un surplus con l’estero tra l’1,5% e il 2% del Pil.

licenziamenti a deutsche bank 6LICENZIAMENTI A DEUTSCHE BANK 6
Una seconda, ma non secondaria, ragione dell’ammaloramento dei conti delle grandi banche tedesche sono i bassi tassi d’interesse scesi a livelli mai visti. Durante la grande depressione degli anni 30 del secolo scorso, i tassi sui titoli pubblici non erano mai andati in zona negativa (neppure quelli a 3 mesi e quelli a 20 anni vicini al 2%). Oggi, in Germania sono negativi i tassi su tutti i titoli con maturità fino a dieci anni.

Un sano mercato di eurobond eviterebbe tutto questo. Purtroppo però Berlino non accetta di dar vita agli eurobond perché ritiene - a torto - che questi caricherebbero sui tedeschi i costi di politiche fiscali non abbastanza severe di Italia e di altri Paesi. Certo gli eurobond farebbero aumentare i tassi tedeschi e diminuire quelli sui titoli italiani e degli altri periferici affetti dagli spread.

deutsche bank commerzbankDEUTSCHE BANK COMMERZBANK
Ma questo non implica alcun esborso dei cittadini tedeschi a favore dell’Italia. Aumenterebbero solo gli interessi che le banche tedesche (e i consumatori tedeschi) percepirebbero sugli eurobond emessi da Berlino. E questo sarebbe ossigeno per le banche (e le assicurazioni) tedesche che eviterebbero eccessivi rischi. Vengono al pettine i nodi di politiche sbagliate per cui i contribuenti teutonici pagheranno per salvare le loro banche e gli europei sopporteranno i dazi Usa, figli dell’esagerato surplus tedesco

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/perche-realta-merkel-vuole-coronabond-deutsche-231280.htm

Il Patto Trasversale per la Scienza di Burioni chiede alla Procura l'osc...

mercoledì 18 marzo 2020

Ecco l’intervista che è stata censurata


P.S. del 3 marzo 2020  –   Se il regime, chiudendo il sito di Vita al Microscopio e assalendo il mio, s’illudeva d’impedire la diffusione dell’intervista, si è tirato la classica zappata sui piedi. Il testo è stato ripreso da altri siti e letto decine di migliaia di volte. Ora ricevo una telefonata dalla Svizzera con cui mi si chiede il permesso di tradurla in francese. Grazie, Regime!
P.S. del 5 marzo  –   E ora arriva la traduzione in polacco. Regime, ma ti rendi conto?

Qui, di seguito, il testo dell’intervista che è stata censurata dopo essere comparsa per qualche ora sul sito di Vita al Microscopio. Ora aspettiamo che il regime blocchi anche questo sito.
Roberta Doricchi intervista il dott. Stefano Montanari.

Roberta Doricchi – In questo periodo che fa tanto peste manzoniana credo sia impossibile non parlare del Coronavirus.
Stefano Montanari – Io non sono un virologo…
RD – Ma qualcosa sa.
SM – Vede, io sono fuori moda. Lo sono perché ciò che so fa parte della conoscenza basata sulla fisica, sulla chimica, sulla fisiologia, sulla farmacologia, sulla biologia… In più, so quello che ho imparato da quasi mezzo secolo di ricerca personale. Niente a che fare con quello che oggi viene spacciato come scienza.
RD – Mi dia un’opinione su questa epidemia.
SM – Non solo non sono un virologo, ma non sono neppure uno psicologo né un esperto di sociologia. Meno che mai sono uno psichiatra, e ancora meno sono un magistrato, perché è la magistratura che dovrebbe indagare su certi comportamenti. Ciò che posso dirle è che il Coronavirus battezzato  SARS-CoV-2 dopo aver portato per un po’ un nome provvisorio è uno dei non pochi virus fatti in laboratorio.
RD – Fatto apposta?
SM – Questo proprio non lo so e, nel caso specifico, a saperlo non sono in tanti. Ma mica glie lo vengono a raccontare. Ci sono virus che nascono senza volerlo, li classifichi tra gli incidenti, e altri che sono creati da modificazioni messe in atto per motivi di ricerca o per altri motivi su cui mi lasci evitare di entrare. Comunque sia nato questo virus, la cosa ha scarsa rilevanza se non dal punto di vista di investigazioni che nulla hanno a che fare con la salute. Sappia, ma è cosa molto nota, che modificare un virus è tutto sommato semplice ed esistono persino brevetti che proteggono certe metodiche per farlo, e, per quello che c’interessa ora, proprio lavorando anche sui Coronavirus.
RD – I Coronavirus: lei usa il plurale…
SM – Sì, certo. Si tratta di un genere di virus appartenenti alla famiglia Coronaviridae e alla sottofamiglia Orthocoronavirinae, per quello che può interessare chi legge questa intervista. Se ne conoscono diversi ceppi, alcuni dei quali possono provocare patologie negli esseri umani, da un volgare raffreddore a polmoniti, e il nuovo virus cinese condivide tantissime caratteristiche con i suoi fratelli.
RD – La domanda di cui credo chi ci legge aspetta la risposta è: si muore?
SM – Bisogna impegnarsi parecchio.
RD – Che cosa significa?
SM – Premesso che di quel virus in particolare sappiamo poco stante la novità della sua comparsa, non esistono dati che indichino una mortalità significativamente diversa da quella di una qualunque influenza. È indispensabile aggiungere che i pochissimi che sono morti ad oggi non sono morti di Coronavirus ma con il Coronavirus, il che è molto diverso.
RD –  Cioè?
SM – Si trattava di pochissimi casi di persone molto avanti negli anni e già affette da patologie gravi. Per loro sarebbe bastato un normale raffreddore per il tracollo. Indicare come responsabile della loro morte il Coronavirus ha lo stesso grado di comicità che aveva incolpare il morbillo della manciata di morti sopravvenute in pazienti terminali.
RD – È solo comicità?
SM – Se non fosse comicità, dovremmo tirare in ballo condizioni come l’ignoranza e la truffa che non vogliamo tirare in ballo. E, allora, fermiamoci alla comicità.
RD – Una comicità piuttosto costosa, mi pare.
SM – Questo è uno degli aspetti curiosi su cui ho solo domande e nessuna risposta.
RD – Quali domande?
SM – Cominciamo dall’inizio, e sono certo di dimenticare qualche passaggio. Almeno da mesi io sto vedendo delle strane forme influenzali con polmoniti che faticano a rispondere non solo ai farmaci ma all’omeostasi, cioè alla capacità di autoguarigione che, in maggiore o minor misura, abbiamo tutti. Piano piano quei pazienti sono guariti e diventano difficilmente indagabili, anche perché non sono rintracciabili. Dunque, nessuna prova che si tratti del virus cinese. Mi chiedo come mai qualche mese fa si mise in atto una simulazione centrata su un’epidemia  teorica, guarda caso da Coronavirus, che avrebbe fatto sessanta milioni di morti nel mondo. Poi mi chiedo come mai qualche centinaio di soldati americani siano stati ospitati proprio a Wuhan, appena prima del manifestarsi della malattia. Altra domanda: perché i passeggeri dell’aeroporto di quella città venivano irrorati con un aerosol della cui natura niente è stato detto, e questo settimane prima che venisse denunciata l’esistenza del virus? Ma è di fronte alla reazione dei governi che resto ancora più perplesso.
RD – A che reazioni si riferisce?
SM  – Oggettivamente ci troviamo di fronte a ben poco: un virus, non importa il suo stato di famiglia, che ha un grado di patogenicità bassissimo e una mortalità irrilevante. Di patogeni infinitamente più diffusi e infinitamente più aggressivi ne abbiamo a iosa e nessuno si agita. Anzi, la stragrande maggioranza di loro è perfettamente sconosciuta alla massa e nessuno ne parla né, tanto meno, se ne preoccupa. Restando all’Italia, in termini di popolazione lo 0,8% del Pianeta, abbiamo 49.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale e lei lo ha mai visto riportato a titoli cubitali? O ha mai visto ospedali chiusi per questo?
RD – Spieghi meglio.
SM – Ogni giorno più di 130 persone muoiono nella sola Italia per malattie infettive, e spesso si tratta di affezioni respiratorie, contratte nel corso di un ricovero in ospedale. Insomma, lei va a farsi togliere l’appendice ed esce con la polmonite, una malattia che, ovviamente, nulla ha a che fare con l’infiammazione dell’appendice ileo-ciecale. Questo semplicemente perché il grado d’igiene dei nostri ospedali è largamente insufficiente e i batteri e i virus strisciano e saltellano allegramente, per usare un’informazione scientifica che ci regalò la ex ministra Lorenzin. E, se a morire sono in 130 al giorno o pochi di più, pensi a quanti si ammalano e guariscono. E pensi a quanti muoiono a distanza dal ricovero e la loro morte non rientra nel calcolo. Di questo non si parla e tutti vivono felici.
RD – Perché non se ne parla?
SM – Io la risposta ce l’ho, ma, essendo suddito di un regime molto attento a non correre rischi sulla propria sopravvivenza, me la tengo. Le dico solo che tenere pulito un ospedale non garantisce vantaggi sulla cui natura mi lasci sorvolare.
RD – Ma, tornando al Coronavirus, perché si sta paralizzando l’Italia se quello che dice lei è vero?
SM – Ecco: è a questo che non trovo una risposta. Insomma, a chi giova? I numeri sono impietosi anche se si finge che chi è morto con il Coronavirus sia morto a causa del Coronavirus. Comunque si guardi la cosa, siamo di fronte all’irrilevanza. E, allora, a chi conviene massacrare la nostra economia già comatosa? A chi conviene dare al mondo l’immagine di un paese di appestati? Proprio ieri sera mi telefonava mio figlio da Tenerife dove abita da anni, e mi diceva che una signora incontrata per caso alla cassa del supermercato, sentendo l’accento, gli ha chiesto se fosse italiano e, ricevuta la ferale conferma, è inorridita. Del resto, è la reazione che non pochi italiani hanno verso i cinesi che incrociano per strada, come se il virus prediligesse un’etnia. Il fatto è che la percezione che rischiamo di dare è quella dei lebbrosi o degli appestati.
RD – Ma, insomma, ci dobbiamo proteggere contro il virus?
SM – Ognuno deve essere libero di comportarsi come crede meglio. Io posso dire che chiudere dei territori e dei luoghi di aggregazione, scuole comprese, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Vedere gente che fa a botte per comprare a qualunque prezzo le mascherine di carta è tristemente ridicolo, se non altro perché molte di quelle proteggono dai virus come un’inferriata protegge dalle zanzare. E pure l’Amuchina… La gente è convinta che basti bagnarsi le mani con l’Amuchina, di fatto quello che chiamiamo commercialmente varechina insieme con alcool etilico, per essere al riparo da virus e batteri.
RD – La gente aspetta con ansia il vaccino.
SM – Dei vaccini e della loro totale inutilità ho parlato molte volte portando prove inoppugnabili e certificate. In questo caso è possibile che ci troviamo nelle condizioni del vaccino contro il tetano.
RD – Cioè?
SM – Il tetano è una malattia decisamente rara non trasmissibile da uomo a uomo e che non dà immunità. Il che significa che, a differenza di quanto accade con malattie come il morbillo, la varicella, la pertosse e non poche altre, chi si è ammalato può ammalarsi di nuovo. Insomma, non si acquisisce immunità. Non è affatto improbabile che il virus cinese sia nella stessa condizione, esattamente come i tanti virus influenzali con i quali condivide affinità: lei sia ammala d’influenza e si può ammalare di nuovo all’infinito perché la malattia non induce alcuna immunità. Quindi, come è il caso dell’influenza, quel vaccino potrebbe essere assurdo fin dalle basi teoriche. Insomma, la solita illusione a spese di chi ci casca, e un’illusione con gli effetti collaterali inevitabili per qualunque farmaco ma senza alcuna contropartita vantaggiosa.
RD  – E, allora, che fare?
SM – Niente.
RD – Niente?
SM – Niente di più di quello che lei fa normalmente per evitare di prendersi il raffreddore o l’influenza. Posso aggiungere che un’alimentazione razionale senza tante delle porcherie che mangiamo e che, ancora peggio, rifiliamo ai nostri bambini, fa miracoli. Con quella non si guarisce: si previene. Tenere in ordine l’intestino, tenere equilibrato il chilo e mezzo di batteri, funghi e virus che ci abitano e che costituiscono il microbiota è fondamentale. Le riserve armate del nostro sistema immunitario, quello che ci difende dalle malattie infettive, stanno in grande maggioranza proprio lì. Poi, se l’infezione arriva, è indispensabile non cercare di eliminare la febbre. Il rialzo della temperatura ha due effetti fondamentali complementari: migliora le nostre difese e indebolisce i patogeni.
RD – Dunque, la Tachipirina…
SM – La Tachipirina è solo uno dei tantissimi farmaci che contengono paracetamolo, un principio attivo che abbassa la temperatura corporea e che, quando è male utilizzato come, purtroppo, è nella stragrande maggioranza dei casi, fa danni. Forse per togliersi di torno le mamme fastidiose che non hanno voglia di accudire i bambini con la febbre, i pediatri propinano paracetamolo a piene mani, infischiandosi del fatto che, così facendo, annientano la prima e più efficace difesa di cui disponiamo. E poi c’è l’abuso degli antibiotici, troppo spesso somministrati a casaccio.
RD – A casaccio?
SM – Gli antibiotici sono farmaci mirati. Il che vuol dire che ognuno di loro è efficace nei confronti di certi batteri e non di altri. Quando non si è certi di quale sia il batterio che ha provocato la malattia, si ricorre quasi di regola agli antibiotici chiamati ad ampio spettro, vale a dire farmaci che si spera arrivino dove il medico non è arrivato con la sua diagnosi. Ma peggio ancora si fa quando si somministrano antibiotici per una malattia virale. Qui c’è l’assoluta certezza che il farmaco sarà inutile e in medicina ciò che è inutile è invariabilmente dannoso, non esistendo nessun medicinale privo di effetti dannosi. Aggiungo che l’abuso di antibiotici ha creato ceppi batterici sempre più resistenti, con questo indebolendo fino,non di rado, ad annullare l’efficacia di quella classe di farmaci formidabili. A margine, le dico che anche la chirurgia soffre di questo problema.
RD  – Perché?
SM – Perché quando il chirurgo lavora espone il suo paziente al mondo esterno e il corpo non è preparato a questa interferenza. Di qui l’indispensabilità di una copertura antibiotica. Ma se l’antibiotico funziona poco…
RD – Quindi, se ho capito bene, non ci sono antibiotici contro il Coronavirus.
SM – No di certo, come non ci sono per i virus in generale, compresa la varietà di Coronavirus responsabile di tanti raffreddori. Di fatto, i farmaci antivirali di cui disponiamo hanno un’efficacia modesta e per il Coronavirus non c’è niente che abbia un’efficacia provata.
RD – E le vitamine?
SM – Le vitamine A, E, D e C sono utili nella prevenzione, così come sono utili certi alimenti.
RD – Per esempio?
SM – Per esempio lo zenzero, la curcuma (sempre presa con il pepe nero, altrimenti perde efficacia), l’echinacea… Poi gli alimenti fermentati come i crauti o il kefir. E, ancora, le verdure, specie quelle in foglia. Insomma, se si mangia correttamente, se si fa una vita sana evitando, ad esempio, il fumo, si mantiene l’organismo capace di difendersi.
RD – Lei ha citato il fumo.
SM – Se vogliamo restare al Coronavirus che tanto terrorizza la gente, la difesa più immediata è quella che riguarda l’efficienza dei polmoni. Di qualunque cosa s’illudano i fumatori, i loro polmoni non sono in condizioni ideali e uno dei problemi è quello dello strato eccessivo di muco, spesso  con caratteristiche non proprio sane, che ricopre i bronchi e che fa scivolare profondamente i patogeni entrati per inalazione. In aggiunta, le ciglia vibratili, specie di fruste che sono presenti sulla parete interna dei bronchi, sono paralizzate dal fumo e non sono più capaci di spingere fuori dei polmoni gli aggressori. E, allora, anche il Coronavirus trova una bella porta aperta. Ma la cosa vale per qualunque patogeno che passi attraverso il sistema respiratorio, comprese le particelle di cui mi occupo da decenni.
RD – Insomma, per stare bene bisogna comportarsi bene.
SM – Sì, è così. E tenga anche conto che, se la paura è utile perché ci fa essere pronti a difenderci, la paura indebolisce le difese.  Dunque, è utile solo se è motivata e se è contenuta nei limiti della razionalità. Qui, invece, siamo al cospetto di una manifestazione d’isteria collettiva indotta per motivi che ignoro da chi approfitta dell’ignoranza e della fragilità intellettuale della gente.
RD – Un consiglio?
SM – Usate la ragione e non date credito a chi vi usa come animali da reddito. Spesso l’imperatore è nudo.
https://www.stefanomontanari.net/ecco-lintervista-che-e-stata-censurata/

STEFANO MONTANARI: ecco cosa penso di quello che stiamo vivendo - BN POD...

lunedì 9 marzo 2020

LA NASCITA DELL'IMPERO AMERICANO E DEL GOVERNO DEL MONDO - Gianfranco Pe...

CAOS MES/ Ecco come funziona il “mostro” che colpirà l’Italia

 - Giulio Sapelli

Il Mes è la prova che un’Europa senza Costituzione è in balia di poteri che possono decidere di fare a meno dei suoi cittadini e della democrazia

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Giuseppe conte con l'ex presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker (Lapresse)
Sul Financial Times del 22 novembre 2019 in seconda pagina un articolo di quattro colonne ha un titolo che parla da solo e che dice sull’Europa molto di più di quanto spesso non si dica nel dibattito pubblico (che non esiste quasi più) e in quello politico, ossia della e tra la classe politica (che meglio sarebbe non chiamar più con questo nome che rimanda ai classici della scienza della politica e alle élite che oggi sono scomparse). Ma ecco il titolo: “Africa insurgees. France urges EU allies to join fight against Isis in the Sahel”.
Mentre leggo l’articolo penso al fatto che il 17 e il 18 ottobre il Consiglio europeo si riunì a Bruxelles per discutere del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Era un tema che si poneva prima della questione scaturita dalle povere macchine della politica odierna allorché è esploso il problema del cosiddetto Mes su cui Alessandro Mangia ha parlato da maestro su queste pagineCiò che si indica con l’acronimo Mes altro non è che un trattato internazionale, un trattato tra Stati che si presenta ai più come un veicolo finanziario, ma che del veicolo finanziario non ha né la forma, né la sostanza. Il Mes è in realtà un istituto di diritto internazionale che è stato abilitato dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea a esercitare attività bancaria, dotandosi tuttavia – e qui sta l’anomalia perniciosa – di norme statutarie e di garanzia tipiche di un soggetto privato o – per dir meglio – “sovrano”. Non è un fondo d’investimento, ma può finanziare gli Stati oppure i sistemi bancari degli Stati e così facendo agisce tuttavia con le regole del diritto commerciale e del diritto bancario. 
Questa è la prima grande anomalia che disvela il fatto che, non possedendo l’Unione Europea una Costituzione, è il diritto privato che regola il diritto tra gli Stati. Il Mes infatti, ripeto, è un trattato tra Stati e dovrebbe intervenire in caso di crisi bancarie o di crisi di insolvenza dei debiti pubblici degli Stati (il debito sovrano), così da supplire a ciò che manca alla Banca centrale europea e che fa sì ch’essa non possa agire come prestatore in ultima istanza, così come agiscono tutte le banche centrali del mondo. In fondo il periodo Draghi alla presidenza di quest’ultima altro non è stato altro che la creazione di speciali programmi di finanziamento del debito e del credito bancario (così da separare con una muraglia cinese il credito bancario dal debito sovrano, salvando, finché è stato e sarà possibile, le banche europee dall’insolvenza) con il famoso programma Omt (Outright monetary transactions). Più comunemente denominato molto spesso con altri acronimi che tutti in sostanza sottintendevano la medesima funzione: sostenere tanto le banche quanto gli Stati con acquisti massicci di titoli di debito pubblico, che le banche da sole tutte non potevano acquistare senza porre in discussione la loro stessa esistenza. 
Il problema è che le nuove regole con cui recentemente si è modificato il ruolo del Mes dettano che si può ricapitalizzare Stati e istituti bancari in crisi solo seguendo determinate condizioni: quelle proposte due anni or sono dal ministro tedesco Schäuble, bloccate dalle resistenze del Parlamento europeo e dall’allora europarlamentare Roberto Gualtieri e che oggi, invece, dopo un accordo franco-tedesco dell’anno scorso, dovrebbero iniziare ad agire ponendo di fatto le politiche di bilancio degli Stati sotto il controllo di un Fondo che è in realtà un trattato (così come la non partorita Costituzione europea, che a suo tempo da Costituzione in potenza si trasformò in trattato tra Stati in atto), così come ora è il regime giurisprudenziale che detta le direttive europee per mano della Corte di giustizia europea. Essa non a caso si scontra ogni giorno con le Corti costituzionali dei singoli Stati. 
La conseguenza è che i funzionari del Mes sono sottratti a ogni giurisdizione e godono di una sorta di immunità che è assimilabile a quella diplomatica: non li si può perquisire e sottoporli a ispezioni e sono non perseguibili per qualsivoglia atto compiuto nell’esercizio delle loro funzioni. 
D’altro canto essi sono tenuti al segreto professionale come se fossero dei consiglieri di amministrazione e questo anche se essi fossero, così come sono, ministri della Repubblica. L’articolo 34 è impressionante: si è tenuti al “segreto professionale” tanto durante quanto dopo l’esercizio delle funzioni di componente dell’esecutivo del Mes, anche se come Ministri si dovrebbe sempre rispondere dinanzi ai Parlamenti nazionali, così come dinanzi al Parlamento europeo. 
Il problema è veramente enorme perché duplice. Lo statuto del Mes disvela anche ai ciechi la natura anfibia dell’Unione economica europea: né federazione, né confederazione e regolata più dal diritto commerciale e privato che dal diritto pubblico. Il diritto internazionale è l’architrave su cui poggia questa anfibia creatura che chiamiamo Europa unita, ma non ne risolve le intime contraddizioni di ermafrodito. Un ermafrodito potentissimo come quello descrittoci da Publio Ovido Nasone nelle sue Metamorfosi. Ricordate che la ninfa Salmace chiese agli dèi di potersi unire a Ermafrodito per sempre e di non esserne mai separata. Il suo desiderio venne accolto e i due divennero un essere solo. Ma Ermafrodito ottenne in seguito dagli dèi che chiunque si fosse immerso in quella stessa fonte avrebbe subito perduto la virilità. Così è successo alla democrazia liberale in Europa proprio nel punto delicatissimo della sfera decisionale più intima di uno Stato democratico e liberale: le transazioni monetarie, che sono, con il monopolio dell’imposta, l’essenza stessa della democrazia statualizzata.
Infatti, secondo le regole testé attuate, sarà il Mes a valutare con meccanismi automatici quale sarà l’eventuale modo di ristrutturare i debiti pubblici degli Stati in caso di non solvibilità, così come potrebbe determinarsi con la preclusione dell’accesso ai mercati. Le politiche economiche sarebbero decise in tutta segretezza e dovranno essere applicate secondo modi e forme e tempi che decideranno i “diplomatici” che hanno sostituito i Ministri e i Parlamentari. Ma come la mitologia greca, affascinante e terribile insieme, che questo accada, come accada e perché accade rimane ignoto ai più.
Ed ecco il richiamo tanto alla Francia che combatte l’Isis, quanto il riferimento al bilancio pluriennale europeo. Entrambi questi strumenti di regolazione dall’alto delle economie europee attraverso non sistemi giuridici ma giurisprudenziali, rendono impossibile una politica della spesa che soddisfi i bisogni di potenza che le singole nazioni europee esprimono allorché il disegno imperiale di ciascuna di esse si rende manifesto. Il caso dell’impero africano francese è esemplare: la Francia non può gestirlo da sola perché non ne ha le risorse e quindi auspica l’aiuto europeo svolgendo indubitabilmente un ruolo di difesa dei valori non solo francesi ma occidentali e quindi europei lottando contro il fondamentalismo islamico. Ma questa chiamata a raccolta e alle armi per una giusta causa è impossibile con le regole dell’ordoliberismo di cui tanto il Mes quanto il piano pluriennale o bilancio pluriennale europeo sono una manifestazione.
Il quadro finanziario pluriennale, infatti, è un bilancio a lungo termine, che si differenzia dal bilancio annuale. E gli Stati membri dovranno giungere a un accordo entro dicembre 2019. Il regolamento del piano stabilisce i livelli di spesa comunitari e fissa lo stanziamento delle risorse comunitarie, quindi non dei singoli Stati ma dell’Unione, per finanziare programmi appositi volta a volta definiti. La Commissione propone e il Consiglio si deve impegnare a trovare le politiche di finanziamento concordate, tra cui spiccano quelle che dovrebbero essere destinate a trovare forme di finanziamento per i settori del bilancio medesimo: come le politiche giovanili e la difesa delle frontiere esterne con un simultaneo abbassamento delle spese a sostegno delle politiche agricole e (si noti bene) un “meccanismo per la protezione del bilancio da eventuali shock sui mercati finanziari”. 
Di qui il contatto strettissimo con il Mes che deve essere vieppiù chiarito, tanto più che la procedura prevista è di quelle più rivelatrici del volto illiberale del costrutto giuridico dell’Unione. Si pensi che la procedura per l’adozione del bilancio pluriennale inizia per impulso della Commissione, preparando il documento su cui i membri del Consiglio si confronteranno per giungere all’approvazione del bilancio pluriennale, che avviene solo con voto unanime. Il bilancio approvato dal Consiglio si presenta poi al Parlamento europeo, che può sì discuterlo, ma senza possibilità di proporre emendamenti: prendere o lasciare, privando di decisioni compulsive il Parlamento stesso. Eppure, il Parlamento rappresenta direttamente i cittadini europei! Al termine dei lavori del Consiglio europeo gli Stati membri hanno chiesto alla Presidenza finlandese di presentare un documento per il Consiglio previsto per il mese dicembre 2019. 
È certo, quindi, uno slittamento decisionale, tanto più dopo le dichiarazioni del commissario Oettinger sulla possibilità di trovare un accordo tra gli Stati. La ragione di ciò? La frattura tra alcuni Stati membri che sono desiderosi di limitare le risorse dell’Ue all’1% del Pil – tra questi Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca e Svezia – e altri, tra cui la Francia e l’Italia, che richiedono una maggiore dotazione di spesa. 
Mi chiedo a questo punto di cosa si stia discutendo oggi in Italia. Di tutto ciò non vi è nulla nel dibattito odierno, tutto rivolto allo studio delle questioni che altro non sono che uno schermo fumogeno e atto a imputare di illiberalismo attori che illiberali non sono, ma solo tutori, spesso maldestri ma benevolenti, dell’interesse prevalente, dell’interesse nazionale, di questa povera Italia.
Hegel sosteneva che la filosofia è simile alla “nottola di Minerva” l’uccello sacro alla Dea della Sapienza. Essa inizia il suo volo al crepuscolo, quando il sole è già tramontato. La filosofia per Hegel sorge quando una civiltà ha ormai compiuto il suo processo di formazione e si avvia al declino. Il declino europeo e italico è preclaro. Ma ogni tragedia, nell’Europa e nell’Italia di oggi, si trasforma in farsa. 
https://www.ilsussidiario.net/news/caos-mes-ecco-come-funziona-il-mostro-che-colpira-litalia/1952239/