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Costantino I | ||
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Testa della statua monumentale di Costantino, conservata ai Musei Capitolini a Roma. | ||
Augusto dell'Impero romano | ||
Regno | 25 luglio 306–22 maggio 337 | |
Predecessore | Costanzo Cloro | |
Successore | Costantino II, Costanzo II e Costante I | |
Nome completo | Flavius Valerius Constantinus | |
Altri titoli | Pius Felix Invictus Maximus Germanicus Maximus IV (nel 307, 308, 314 circa e 328-329[1][2][3][4][5]) Sarmaticus Maximus III[2] (316?, 323[1] e 334[1]) [3][4][5] Gothicus Maximus II (328 o 329 e 332[1][2][3][5][5]) Dacicus Maximus (336[1][2]) Adiabenicus (ante 315[5]) Arabicus Maximus (tra 315 e 319[6]) Armeniacus Maximus (tra 315 e 319[6]) Britannicus Maximus (ante 315[5][6]) Medicus Maximus (ante 315[6][5]) Persicus Maximus (ante 315[5]) | |
Nascita | Naissus, Mesia Prima (moderna Niš, Serbia), 27 febbraio 274[7] | |
Morte | Nicomedia, Bitinia e Ponto (moderna Izmit, Turchia), 22 maggio 337 | |
Dinastia | costantiniana | |
Padre | Costanzo Cloro | |
Madre | Elena | |
Coniuge | Minervina | |
Fausta | ||
Figli | Crispo, Costantina, Costantino II, Costanzo II, Costante I, Elena |
Battaglie di Costantino I nella guerra civile |
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Torino (312) – Verona (312) – Ponte Milvio (312) Cibalae (316)– Mardia (316-317) Adrianopoli (324) – Ellesponto (324) Bisanzio (324) - Crisopoli (324) |
Flavio Valerio Costantino, conosciuto anche come Costantino I e Costantino il Grande (lingua latina: Flavius Valerius Constantinus[8]; Naissus, 27 febbraio 274 – Nicomedia, 22 maggio 337), fu imperatore romano dal 306 alla sua morte. Costantino è una delle figure più importanti dell'Impero romano, in quanto riformò largamente l'impero e ne sancì l'inizio dell'alleanza con la Chiesa cristiana che caratterizzerà gli ultimi due secoli della sua storia.
È considerato santo e "simile agli apostoli" dalla Chiesa cristiana ortodossa.
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Biografia [modifica]
Gioventù [modifica]
Era figlio di Costanzo Cloro e della sua compagna Elena. Si conosce pochissimo della sua gioventù: perfino la sua data di nascita è incerta. Aveva una statura imponente, in grado di terrorizzare i suoi coetanei, ed era detto Trachala per il suo largo collo. Nel 294 con la promozione a cesare d'Occidente il padre dovette sposare la figlia dell'imperatore Massimiano, Teodora, e affidare il figlio all'Augusto dell'impero orientale, Diocleziano. Costantino, quindi, fu educato a Nicomedia presso la corte di Diocleziano, sotto il quale iniziò la carriera militare: fu tribuno ordinis primi, viaggiò in Palestina e partecipò alla guerra romano/danubiana, contro i Sarmati.
Fu ancora con Diocleziano in Egitto nel 296 e quindi combatté sotto Galerio contro i Persiani e i Sarmati. Raggiunse il padre, Costanzo Cloro, quando questi passò dal rango di cesare a quello di augusto nel 305 e lo seguì in una campagna militare in Britannia.
Il periodo della guerra civile (306-324) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Guerra civile romana (306-324). |
Cesare d'Occidente (306-312) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Ponte Milvio. |
Alla morte del padre a Eburacum (York), Costantino, il 25 luglio 306, fu proclamato augusto dal generale Croco e dall'esercito.[9][10][11][12] Solo Lattanzio sosteneva fosse stato designato augusto dal padre sul letto di morte.[13] Per una decina d'anni la sede della sua corte fu Treviri. La sua elezione era avvenuta secondo un principio dinastico, invece del sistema di successione per cooptazione che aveva cercato di instaurare Diocleziano. La crisi del sistema tetrarchico portò ad una lunga serie di guerre civili. Si ebbero inizialmente quattro augusti (Galerio e Massimino Daia in Oriente, Licinio in Illirico e Costantino nelle province galliche e ispaniche, mentre Massenzio, il figlio dell'antico collega di Diocleziano, Massimiano restava, come usurpatore a Roma, in Italia e in Africa).
Inizialmente Costantino si alleò con Massimiano, in rotta con il figlio e ansioso di recuperare un ruolo nella politica imperiale, dopo che ne aveva sposato la figlia Fausta. Scoperto però il piano di Massimiano che pensava di ucciderlo alla prima occasione, grazie la stessa figlia, costrinse il suocero a fuggire a Marsiglia dove si tolse la vita nel 310.[14]
Alla morte di Galerio nel 311, i tre augusti rimasti si coalizzarono contro Massenzio. Costantino, ormai sospettoso nei confronti di Massenzio, riunito un grande esercito formato anche da barbari catturati in guerra, oltre a Germani, popolazioni celtiche e provenienti dalla Britannia, mosse alla volta dell'Italia attraverso le Alpi, forte di 90.000 fanti e 8.000 cavalieri.[15] Lungo la strada, Costantino, lasciò intatte tutte le città che gli aprirono le porte, al contrario Massenzio assediò e distrusse quante si opposero alla sua avanzata.[15] Egli dopo aver battuto due volte Massenzio prima presso Torino e poi presso Verona, lo sconfisse definitivamente nella battaglia di Ponte Milvio,[16] presso i Saxa Rubra sulla via Flaminia, alle porte di Roma, il 28 ottobre del 312. Con la morte di Massenzio, tutta l'Italia passò sotto il controllo di Costantino.[17]
Augusto d'Occidente (313-324) [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Battaglia di Adrianopoli (324) e Battaglia di Crisopoli. |
L'anno seguente, nel 313, Massimino Daia veniva sconfitto da Licinio e si dava la morte. Entrando in Nicomedia Licinio emanò un rescritto (impropriamente detto editto di Milano dal luogo dove era stato concordato con Costantino), con cui a nome di entrambi gli augusti rimasti veniva riconosciuta anche in Oriente la libertà di culto per tutte le religioni, ponendo fine ufficialmente alle persecuzioni contro i cristiani, l'ultima delle quali, iniziata da Diocleziano tra il 303 e il 304, si era conclusa nel 311 su ordine di Galerio, prossimo a morire.
Il testo del decreto recita:
(LA) « Cum feliciter tam ego [quam] Constantinus Augustus quam etiam ego Licinius Augustus apud Mediolanum convenissemus atque universa quae ad commoda et securitatem publicam pertinerent, in tractatu haberemus, haec inter cetera quae videbamus pluribus hominibus profutura, vel in primis ordinanda esse credidimus, quibus divinitatis reverentia continebatur, ut daremus et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset, quod quicquid | (IT) « Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità. » |
(Lattanzio, De mortibus persecutorum, capitolo XLVIII) |
Nella prosecuzione il rescritto ordinava l'immediata restituzione ai cristiani di tutti i luoghi di culto e di ogni altra proprietà delle chiese.
Costantino e Licinio, che ne aveva sposato la sorella Costanza, entrarono una prima volta in conflitto nel 314, (in seguito alla riappacificazione l'Illirico passò a Costantino) e di nuovo nel 323. In seguito alla sconfitta di Licinio, che si arrese in seguito alla battaglia di Crisopoli[18] nel 324 e venne successivamente ucciso,[19] Costantino rimase l'unico augusto al potere.[20]
Unico imperatore (324-337) [modifica]
Questo periodo iniziò con una serie di uccisioni, a partire da quella del suo antico rivale Licinio, avvenuta nel 325. L'anno seguente Costantino fece uccidere a Pola il figlio primogenito Crispo, figlio di Minervina, per una presunta relazione con Fausta e inoltre Liciniano, figlio della sorella Costanza e di Licinio. Quindi venne affogata nel bagno (riscaldato oltre la temperatura normale) anche la moglie Fausta. La leggenda vuole che Crispo sia stato eliminato in seguito ad un'accusa di Fausta di averla insidiata, e quindi anche l'imperatrice venne giustiziata quando Costantino riconobbe l'innocenza del figlio. Probabilmente Fausta volle assicurarsi l'eliminazione dei rivali dei propri figli come successori di Costantino.[20]
Una nuova capitale: Costantinopoli [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Costantinopoli. |
Sempre nel 326 erano iniziati i lavori per la costruzione della nuova capitale Nova Roma (Nuova Roma) sul sito dell'antica città di Bisanzio, fornendola di un senato e di uffici pubblici simili a quelli di Roma.
Il luogo venne scelto per le sue qualità difensive e per la vicinanza ai minacciati confini orientali e danubiani. La città venne inaugurata nel 330 e prese presto il nome di Costantinopoli. Costantino, in seguito, decise di ampliare la vecchia città, ponendo dove c'era un'antica porta un foro circolare e spostando le sue mura più ad occidente di 15 stadi e tagliando così listmo da una parte all'altra dal mare.[21] La città (oggi Istanbul) resterà poi fino al 1453 capitale dell'Impero bizantino. E proprio qui, una volta battezzato in punto di morte, il suo corpo fu trasferito e seppellito nella chiesa dei Santi Apostoli.
Amministrazione [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Diocesi (impero romano) e Prefettura del pretorio. |
Riprendendo la divisione della riforma tetrarchica dioclezianea, l'Impero venne suddiviso in quattro prefetture (d'Oriente, d'Illiria, d'Italia e di Gallia), all'interno delle quali mantenne rigidamente separati il potere civile e politico da quello militare: la giurisdizione civile e giudiziaria era affidata ad un prefetto del pretorio, cui erano subordinati i vicari delle diocesi ed i governatori delle province.
L'apparato burocratico venne snellito e suddiviso tra gli affari della corte, affidati a quattro alti dignitari, e gli affari dello Stato, affidati a tre alti funzionari: costoro, insieme ai prefetti urbani componevano il Concistorium principis o Sacrum concistorium ("Consiglio del principe" o "Sacro collegio").
I quattro dignitari che regolavano le attività della corte erano:
- il comes rerum privatarum ("ministro degli affari privati"), che si occupava di gestire il patrimonio privato dell'imperatore[22],
- il praepositus sacri cubiculi ("preposito del sacro cubicolo"), una sorta di gran ciambellano che si occupava della vita della corte imperiale e da cui dipendevano cortigiani e schiavi,
- due comites domesticorum ("ministro dei domestici"), responsabili l'uno del personale che svolgeva il proprio servizio a piedi e l'altro del personale a cavallo e della guardia imperiale.
I tre alti funzionari a cui competeva l'amministrazione dello Stato erano:
- il magister officiorum ("maestro degli uffici"), un cancellerie che si occupava dell'amministrazione interna e delle relazioni esterne,
- il quaestor sacri palatii ("questore del sacro palazzo"), con competenza in materia di leggi e di giustizia, che dirigeva inoltre il "Consiglio del principe",
- il comes sacrarum largitionum ("ministro delle sacre elargizioni"), che si occupava delle materie finanziarie statali.
Politica estera [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Invasioni barbariche del IV secolo. |
Già ai tempi in cui era stato Cesare in Occidente, attorno agli anni 306-310,[23] Costantino ottenne grandi successi militari su Alemanni e Franchi, di cui si dice riuscì a catturare i loro re, dati in pasto alle belve durante i giochi gladiatorii.[14]
Divenuto unico augusto in Occidente nel 313 respinse una nuova invasione di Franchi in Gallia.[23] Dopo una prima crisi con Licinio, al termine della quale i due augusti trovarono un nuovo equilibrio strategico nel 317, ottenne nuovi successi contro le genti barbare lungo il Danubio. Egli, infatti, batté sia i Sarmati Iazigi nel 322[1][24] sia i Goti nel 323.[24]
Divenuto unico augusto nel 324, affidò ai figli la difesa dell'Occidente contro Franchi ed Alamanni (contro i quali ottenne nuovi successi nel 328[25] ed il titolo di Alamannicus maximus, insieme a Costantino II[26]) mentre lui stesso combatteva sul confine danubiano i Goti (332[3]) e i Sarmati (335[3][4]). Divise l'impero tra i figli assegnando a Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, a Costanzo II le province asiatiche e l'Egitto e a Costante l'Italia, l'Illirico e le province africane. Alla sua morte nel 337 si preparava ad affrontare in Oriente i Persiani.
Esercito [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Esercito romano, limes romano e guardia pretoriana. |
La guida dell'esercito era affidata a due comandanti: il magister peditum (per la fanteria) ed il magister equitum (per la cavalleria): i due titoli potevano tuttavia essere riuniti in una sola persona, e in questo caso la denominazione della carica diveniva quella di magister peditum et equitum o di magister utriusque militie.
Nell'evoluzione successiva il generale in campo svolse sempre più le funzioni di una sorta di ministro della guerra, mentre vennero create le cariche del magister equitum praesentalis e del magister peditum praesentalis ai quali veniva affidato il comando effettivo sul campo.
Costantino dopo aver respinto nuove invasioni di Sarmati Iazigi e Goti (tra gli anni 322[24] e 332), potrebbe aver dato inizio alla costruzione di due nuovi tratti di limes: il primo nella pianura ungherese chiamato diga del Diavolo, formato da una serie di terrapieni che da Aquincum collegavano il fiume Tibisco, per poi piegare verso sud e collegare il fiume Mureş, percorrere il Banato fino al Danubio all'altezza di Viminacium;[27] il secondo nella Romania meridionale chiamato Brazda lui Novac, che correva parallelo a nord del basso corso del Danubio, da Drobeta alla pianura della Valacchia orientale fin quasi al fiume Siret.[27]
Vale la pena ricordare che dopo aver sconfitto Massenzio nel 312 sciolse definitivamente la guardia pretoriana e fece smantellare l'accampamento del Viminale.[28] Il posto dei pretoriani fu assunto dalle schole palatine, le quali ebbero lunga vita poi a Bisanzio ormai legate alla persona dell'imperatore e destinate a seguirlo nei suoi spostamenti, e non più alla Capitale.
Monetazione [modifica]
Nel 309-310 Costantino introdusse una riforma monetaria, necessaria anche per fare fronte alla scarsità di monete d'oro. Venne, quindi, introdotto il solido d'oro, con un peso di 4,54 g pari a 1/72 di libbra, cioè più leggero (anche se più largo e sottile) dell'aureo, che in quel momento valeva 1/60 di libbra. Si ritornò inoltre al sistema bimetallico di Augusto coniando la siliqua d'argento, di 2,27 g pari a 1/144 di libbra: il miliarense, con un valore doppio della siliqua, aveva quindi lo stesso peso del solido. Per quanto riguarda i bronzi, il follis, ormai fortemente svalutato, venne sostituito da una moneta di 3 g, detto nummus centonionalis, cioè 1/100 di siliqua.
Fu una riforma duratura, tanto che il peso aureo del solido introdotto con la riforma di Costantino rimase invariato per secoli anche durante l'impero bizantino.
Costantino e il cristianesimo [modifica]
Il comportamento costantiniano in tema di religione ha dato spazio a molte controversie fra gli storici; controversie particolarmente aspre quando essi hanno preteso di valutare non solo il comportamento pubblico ma le stesse convinzioni interiori. In alternativa all'opinione tradizionale, secondo cui Costantino si sarebbe convertito al cristianesimo poco prima della battaglia di Ponte Milvio, è stata, invece, asserita una sua costante adesione al culto solare, mettendo in dubbio perfino il battesimo in punto di morte. Secondo altri, poi, la religione sarebbe stata per Costantino un puro e semplice instrumentum regni. Lo storico svizzero Jacob Burckhardt, ad esempio, afferma: “nel caso di un uomo geniale, al quale l’ambizione e la sete di dominio non concedono un’ora di tregua, non si può parlare di cristianesimo o paganesimo, di religiosità o irreligiosità consapevoli: un uomo simile è essenzialmente ‘areligioso’, e lo sarebbe anche se egli immaginasse di far parte integrante di una comunità religiosa” [29]. Secondo altri ancora, poi, occorre distinguere fra convinzioni private e comportamento pubblico, vincolato dalla necessità di conservare il consenso delle proprie truppe (se non dei propri sudditi), qualunque ne fosse l'orientamento religioso. Da questo punto di vista è utile distinguere fra il comportamento di Costantino antecedente e quello successivo alla battaglia di Crisopoli, grazie alla quale conseguì il dominio assoluto sull'impero.
Che Costantino si sia progressivamente avvicinato al cristianesimo, sono d’accordo molti conoscitori di quell’epoca. Ad esempio, Guido Clemente, titolare della cattedra di storia romana all’università di Firenze, autore di una Guida alla storia romana; Augusto Fraschetti, docente di storia economica e sociale del mondo antico presso la Sapienza di Roma, autore de La conversione. Da Roma a Roma cristiana; Amaldo Marcone docente di Storia romana all’università di Udine, autore di Pagano e cristiano. Vita e morte di Costantino; Robin Lane Fox, docente di Storia antica presso il College di Oxford, autore di Pagani e cristiani; e tantissimi altri titolati studiosi del mondo antico, come Andrea Alfoldi, Franchi de’ Cavalieri, Norman Baynes, Marta Sordi, Klaus Bringmann... Tra costoro il grande archeologo Paul Veyne, di estrazione marxista. Costui sostiene con sicurezza l’autenticità della conversione di Costantino, ricordando, con J.B. Bury, che la sua “rivoluzione [...] fu forse l’atto più audace mai compiuto da un autocrate in ispregio alla grande maggioranza dei suoi sudditi”. E ciò in considerazione che la popolazione cristiana era all'incirca il 10% del totale.
Il contesto culturale [modifica]
Nel III secolo la religione pagana si era fortemente trasformata: sulla spinta della insicurezza dei tempi e dell'influsso dei culti di origine orientale, le sue caratteristiche pubbliche e ritualistiche avevano sempre più perso di significato di fronte ad una più intensa e personale spiritualità. Si era andato diffondendo un sincretismo venato di monoteismo e si tendeva a vedere nelle immagini degli dei tradizionali l'espressione di un unico essere divino.
Una forma politica a questa aspirazione sincretistica fu data dall'imperatore Aureliano (275), con l'istituzione del culto ufficiale del Sol Invictus ("Sole Invitto"), con elementi del mitraismo e di altri culti solari di origine orientale. Il culto era diffuso nell'esercito, soprattutto nell'occidente, e ad esso non furono estranei né Costanzo Cloro, il padre di Costantino, né Costantino stesso.
Costantino fu certamente il primo a comprendere l'importanza della nuova religione cristiana per rafforzare la coesione culturale e politica dell'impero romano.
La religione nelle monete di Costantino [modifica]
Le monete coniate da Costantino forniscono indirettamente notizie sull'atteggiamento pubblico di Costantino verso i culti religiosi. Ancora per alcuni anni dopo la battaglia di Ponte Milvio le zecche orientali (Alessandria, Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, ecc.) continuarono a produrre monete dedicate a Giove salvatore ("Iovi conservatori"); nello stesso periodo le monete delle zecche occidentali (Arles, Londra, Lione, Treviri, Pavia, ecc) continuarono a coniare monete dedicate al Sole invitto compagno.
L'attributo "compagno", che manca in monete analoghe di precedenti imperatori, è singolare e occorre chiedersene il significato. Normalmente viene interpretato come "al compagno (di Costantino), il Sole Invitto"; indicherebbe quindi una indiretta deificazione dell'imperatore stesso. Il vero significato, però, potrebbe anche essere completamente diverso. Nell'età imperiale, infatti, la parola latina "comes", oltre che "compagno" indicava un funzionario imperiale e perciò da essa è derivato il titolo nobiliare conte. Alle orecchie dei cristiani, quindi, questa strana legenda poteva ricordare che il sole non era un dio, ma una potenza subordinata alla divinità suprema. A sua volta l'imperatore si presentava come l'autorità suprema in terra allo stesso modo come il sole lo era in cielo; autorità, però, entrambe subordinate.
Questa interpretazione è confermata dall'emissione del 316 (durante la prima guerra civile contro il pagano Licinio), la cui legenda recita: SOLI INVIC COM DN (soli invicto comiti domini), che potrebbe essere tradotto come "al sole invitto compagno del signore", ma che sembra più logico tradurre "al sole invitto, ministro del Signore".
Verso il 319 la maggior parte delle zecche sia in oriente che in occidente passarono ad emissioni laiche benaugurali, fra cui per prima quella con la legenda Liete vittorie al principe perpetuo (victoriae laetae prin. perp.).
Le monete con simboli cristiani o supposti tali sono rare e costituiscono solo circa l'1% delle tipologie conosciute. La zecca di Pavia (Ticinum) coniò nel 315 un medaglione d'argento in cui il monogramma di Cristo era riprodotto sopra l'elmo piumato dell'imperatore. Solo dopo la vittoria su Licinio compare la tipologia con il labaro imperiale e il monogramma di Cristo, che trafiggono un serpente, simbolo appunto di Licinio[30], e simultaneamente scompaiono del tutto dalle monete sia le immagini del sole invitto sia la corona radiata, altro simbolo apollineo e solare.
Nel 326 appare il diadema, simbolo monarchico di derivazione ellenistica, e poco dopo il sovrano viene raffigurato con lo sguardo rivolto in alto, come nei ritratti ellenistici, a simboleggiare il contatto privilegiato tra l'imperatore e la divinità.
L'ambiguitas constantiniana [modifica]
Quanto sopra osservato a proposito delle monete di Costantino, cioè la volontà imperiale di presentarsi come un prediletto dal cielo, senza, però, mettere in chiaro quale fosse la divinità, può essere rilevato in molti altri aspetti dell'impero di Costantino.
Il ruolo determinante giocato da Costantino nell'ambito della chiesa cristiana (ad esempio tramite la convocazione di concili e il presiederne i lavori) non deve oscurare il fatto che Costantino svolse funzioni analoghe nell'ambito di altri culti. Egli infatti mantenne la carica di pontefice massimo della religione pagana; carica che era stata di tutti gli imperatori romani a partire da Ottaviano. Lo stesso fecero i suoi successori cristiani fino al 375.
Anche la battaglia di Ponte Milvio, con cui nel 312 Costantino sconfisse Massenzio, diede origine a leggende discordanti, che, però, potrebbero risalire tutte a Costantino, sempre attento a presentarsi come prescelto dalla divinità, qualunque essa fosse. Per queste leggende si veda la voce in hoc signo vinces.
Sia l'editto di Milano del 313 (conferma rafforzata di un editto di Galerio del 311), sia l'iscrizione sull'arco di Costantino, citano una generica "divinità", che poteva dunque essere identificata sia con il Dio cristiano, sia con il dio solare. L'ambiguità dell'Editto di Milano, però, è ovvia, dato che esso fu proclamato dal pagano Licinio.
Costantino perseguiva probabilmente il proposito di riavvicinare i culti presenti nell'impero, nel quadro di un non troppo definito monoteismo imperiale. Le festività religiose più importanti del cristianesimo e della religione solare furono fatte coincidere. Il giorno natale del Sole e del dio Mitra, il 25 dicembre, divenne anche quello della nascita di Gesù. Le statue del dio Sole erano spesso adornate del simbolo della Croce, ma a Costantinopoli furono eretti anche dei templi pagani.
Nel 321 fu introdotta la settimana di sette giorni e fu decretato come giorno di riposo il die solis ("il giorno del sole" che corrisponde alla nostra domenica).
(LA) « Imperator Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat commoditas caelesti provisione concessa. * Const. A. Helpidio. * » | (IT) « Nel venerabile giorno del sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la cura delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo. » |
( Codice Giustiniano 3.12.2) |
Benché dopo la sconfitta di Licinio il cristianesimo di Costantino trovi sempre più conferme pubbliche, occorre non dimenticare che Mentre egli e sua madre abbelliscono la Palestina e le grandi città dell’impero di sfarzosissime chiese, nella nuova Costantinopoli egli fa costruire anche dei templi pagani. Due di questi, quello della Madre degli dèi e quello dei Dioscuri, possono essere stati semplici edifici decorativi destinati a contenere le statue collocatevi come opere d’arte, ma il tempio e la statua di Tyche, personificazione divinizzata della città, dovevano essere oggetto di un vero e proprio culto [31].
La conversione [modifica]
Costantino non ricevette il battesimo cristiano, se non forse in punto di morte: il suo consigliere, il vescovo ariano Eusebio di Nicomedia, racconta, infatti, di averlo battezzato egli stesso. Alcuni storici, però, ritengono che questo racconto possa essere stato fatto per motivi politici e propagandistici. Il battesimo ricevuto sul letto di morte da catecumeno era comunque un'usanza del tempo, quando non esistendo ancora il sacramento della confessione si preferiva annullare tutti i propri peccati prima della morte, che avveniva così in albis.
Dal papiro di Londra numero 878, che contiene una parte di un editto del 324, e da un'attenta riconsiderazione storica pare però che Costantino fosse animato da "un effettivo accostamento al sentimento cristiano"[32].
Che sia stato per convinzione personale o per calcolo politico, Costantino appoggiò comunque la religione cristiana, costruendo basiliche a Roma, Gerusalemme e nella stessa Costantinopoli; conferì alle chiese il diritto di ricevere beni in eredità e quelle maggiori furono dotate di vaste proprietà; diede ai vescovi privilegi e poteri giudiziari; concesse gli episcopalis audientia.
A Costantino è attribuita anche un'ingente donazione (detta infatti Donazione di Costantino) in favore della Chiesa, che sarebbe stata dettata nell'anno 324: in realtà il documento di tale donazione è stato provato essere falso dall'umanista Lorenzo Valla. La sua redazione risale al periodo dell'iconoclastia, quando il papato voleva difendersi dal cesaropapismo degli imperatori bizantini.
Il riformatore cristiano [modifica]
San Costantino | ||
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Nascita | 27 febbraio 274 | |
Morte | 22 maggio 337 | |
Venerato da | Chiesa cristiana ortodossa | |
Santuario principale | Chiesa dei Santi Apostoli, Istanbul |
La politica di Costantino mirava a creare una base salda per il potere imperiale nella stessa religione cristiana, di cui era dunque importantissima l'unità: per questo motivo, pur non essendo battezzato, indisse diversi concili, come "vescovo di quanti sono fuori della chiesa". Il primo fu quello convocato ad Arelate (Concilio di Arles), in Francia nel 314, che confermò una sentenza emessa da una commissione di vescovi a Roma, che aveva condannato l'eresia donatista, intransigente nei confronti di tutti i cristiani che si erano piegati alla persecuzione dioclezianea: in particolare si trattava del rifiuto di riconoscere come vescovo di Cartagine Cipriano, il quale era stato consacrato da un vescovo che aveva consegnato i libri sacri.
Ancora nel 325, convocò a Nicea il primo concilio ecumenico, che lui stesso inaugurò, per risolvere la questione dell'eresia ariana: Ario, un prete alessandrino sosteneva che il Figlio non era della stessa "sostanza" del padre, ma il concilio ne condannò le tesi, proclamando l'omousia, ossia la medesima natura del Padre e del Figlio. Il concilio di Tiro del 335 condannerà tuttavia Atanasio, vescovo di Alessandria, il più accanito oppositore di Ario, soprattutto a causa delle accuse politiche che gli vennero rivolte.
Per la sua sepoltura l'imperatore fece costruire un mausoleo vicino alla chiesa dei Santi Apostoli, tra le reliquie di questi ultimi.
Costantino è considerato santo dalla chiesa cristiana ortodossa, che secondo il Sinassario Costantinopolitano lo celebra il 21 maggio assieme alla madre Elena. La santità di Costantino non è riconosciuta dalla chiesa cattolica (infatti non è riportato nel Martirologio Romano), che tuttavia celebra sua madre il 18 agosto.
In onore di "san" Costantino imperatore, il 6 e 7 luglio di ogni anno si corre a Sedilo, in Sardegna, l'Ardia: una sfrenata corsa a cavallo che rievoca la vittoria del 312 a Ponte Milvio.
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