venerdì 30 agosto 2013

SCANDALO SLOT: ECCO COME LO STATO HA CONDONATO 98 MILIARDI AI RE DELL’AZZARDO Cinque anno fa lo Stato chiese 98 mld € di danni alle 10 maggiori concessionarie delle slot machine - Molti apparecchi infatti sfuggirono al controllo dei monopoli - La cifra del risarcimento è spropositata che si sapeva non sarebbe mai stata incassata: nelle casse entreranno solo 700 mln €… - -

Stefano Sansonetti per La Notizia In principio erano 98 miliardi di euro. Cifra stratosferica, già allora apparsa esagerata. Ma per la procura della Corte dei conti si trattava del giusto risarcimento che lo Stato avrebbe dovuto pretendere dai re delle slot machine, sui quali era piovuta un'accusa pesantissima. slot machine SLOT MACHINE Ebbene, dopo 5 anni di processo, e dopo l'ultimissimo decreto con cui il governo Letta spera di coprire l'abolizione dell'Imu con gli effetti di una precedente sanatoria dei contenziosi contabili, lo Stato rischia di incassare solo 700 milioni di euro. Ovvero lo 0,7% dei 98 miliardi originariamente contestati. Succede solo in Italia, verrebbe da dire. slths18 gente agli slot machine SLTHS18 GENTE AGLI SLOT MACHINE La storia Alla fine del 2008 è iniziato un contenzioso contabile che, tra impugnazioni e appelli vari, si trascina ancora oggi. La procura della Corte dei conti, 5 anni fa, aveva contestato a 10 società concessionarie delle new slot e a tre dirigenti dei Monopoli di Stato un danno erariale monstre: 98 miliardi. Le 10 concessionarie erano Atlantis/B-plus (che fa capo all'ex latitante Francesco Corallo, figlio di Gaetano Corallo, sospettato di essere stato anni fa in affari con il clan Santapaola), Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica e Gamenet. Tutti i big del settore. Atlantis_500x340 ATLANTIS_500X340 L'accusa? Semplice. Le slot, per funzionare correttamente ed essere controllate, si sarebbero dovute collegare a un cervellone centrale gestito dalla Sogei, la società di servizi informatici del ministero dell'economia. Questo collegamento sarebbe stato fondamentale per decifrare l'ammontare delle entrate derivanti dal gioco e le tasse da pagarci. Collegamenti e rete, però, secondo la procura hanno fatto acqua da tutte le parti. Secondo stime fatte all'epoca tra il 2004 e il 2006 su poco più di 200 mila apparecchiature da gioco quelle che non dialogavano in rete erano 130 mila. La vicenda, nel 2006, aveva attirato l'attenzione dell'allora governo Prodi, durante il quale venne istituita una commissione d'inchiesta presieduta dall'ex sottosegretario dell'economia Alfiero Grandi. FRANCESCO CORALLO jpeg FRANCESCO CORALLO JPEG Da dove è spuntata la cifra Inutile girarci intorno. La procura della Corte dei conti ha a dir poco esagerato nel chiedere 98 miliardi di euro di danno erariale. Una cifra spropositata, che sin da subito era chiaro non sarebbe mai stata incassata. La procura aveva in primis utilizzato il criterio delle penali previste dalla convenzione stipulata nel 2004 tra i Monopoli e le concessionarie, ovvero 50 euro per ogni ora di mancato collegamento delle slot alla rete. snai SNAI Penale poi letteralmente abbattuta nel marzo del 2008, agli sgoccioli del governo Prodi, quando venne fissata in 5 centesimi. Insomma, le enormi pressioni sul governo e i grandi interessi che ruotano intorno al settore del gioco fecero sentire i loro effetti. In più la procura spiegò che nei 90 miliardi bisognava considerare anche il cosiddetto danno erariale da disservizio, in pratica il valore economico del controllo pubblico non effettuato sul gioco d'azzardo. Tecnicismi e criteri discutibili, che hanno portato la procura a spararla grossa. lottomatica LOTTOMATICA La sentenza e il decreto Sta di fatto che la sentenza è arrivata il 17 febbraio del 2012, quando la Corte dei conti ha condannato le concessionarie e due dirigenti dei Monopoli (Giorgio Tino, ex direttore generale, e Antonio Tagliaferri, tutt'ora direttore centrale) a risarcire 2,5 miliardi di euro. marchio sisal MARCHIO SISAL Tanto, ma pur sempre poco rispetto alla richiesta iniziale. E qui si inserisce il decreto Imu approvato l'altro giorno dal governo di Enrico Letta. Tra le fonti di copertura dell'abolizione dell'imposta sulla prima casa, infatti, i tecnici del ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni, hanno fatto riferimento a circa 700 milioni di euro che dovrebbero arrivare da un condono contabile approvato dall'allora governo Berlusconi con la Finanziaria del 2006. giorgio tino lap GIORGIO TINO LAP In essa si prevede la possibilità di sanare la posizione con il pagamento fino al 30% della somma contestata. Ora, a parte il fatto che nessuno sa se i concessionari aderiranno (nel frattempo hanno fatto tutti appello e stanno aspettando l'udienza). Ma se ciò dovesse accadere dei 98 miliardi contestati nel 2008 lo Stato incasserebbe solo 700 milioni. In ogni caso un'autentica farsa. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/scandalo-slot-ecco-come-lo-stato-ha-condonato-98-miliardi-ai-re-dellazzardo-61905.htm

giovedì 1 agosto 2013

COM’ERA “DEMOCRATICA” LA BANK OF ENGLAND QUANDO AIUTÒ I NAZISTI A VENDERE L’ORO RUBATO AI CECHI! La Bank Of England ebbe un ruolo fondamentale nel vendere l’oro che Hitler sottrasse alla Cecoslovacchia dopo l’invasione - Il governatore inglese Norman lo fece senza informare il governo, sia per le sue simpatie tedesche sia perché voleva il sistema finanziario libero dalle interferenze politiche…

Mara Gergolet per il "Corriere della Sera" OTTO NIEMEYER OTTO NIEMEYER ADOLF HITLER ADOLF HITLER È una delle pagine più nere, e imbarazzanti, nel passato della Old Lady. Come svela un documento scritto negli anni Cinquanta - e pubblicato solo ora sul suo sito - la Bank of England, la «Vecchia Signora», ebbe un ruolo cruciale nel vendere l'oro di Hitler, sottratto dai nazisti dopo l'invasione della Cecoslovacchia. Siamo nel 1939. A Praga nonostante l'accordo di Monaco, firmato nel settembre dell'anno prima, sono arrivati i tank del Führer. Sono i tesissimi mesi finali che precedono la guerra, in Inghilterra i beni del Reichstag, su ordine del governo, sono già stati congelati. MONTAGU NORMAN MONTAGU NORMAN «Il 21 marzo - si legge nel documento pubblicato - il cassiere capo (della Bank of England, ndr) riceve l'ordine di trasferire circa 5,6 milioni di sterline d'oro (ai valori attuali 736,4 milioni, ndr) dal conto della BRI n.2 al conto BRI n.17. E sebbene non fosse affar suo, la banca era certa che il n.2 fosse il conto nazionale ceco e che il numero 17 probabilmente un conto della Reichsbank. La somma è stata trasferita in giornata, e una piccola parte il giorno dopo». BANK OF ENGLAND BANK OF ENGLAND La BRI (BIS in inglese), ossia la Banca dei regolamenti internazionali, era stata creata per permettere le riparazioni tedesche dopo la Prima guerra mondiale. Nota anche come «la banca dei governatori centrali», era l'embrione del sistema finanziario europeo. All'epoca era guidata da Otto Niemeyer, direttore della Bank of England e braccio destro del suo governatore, Montagu Norman. La sottrazione dell'oro dei cechi da tempo pesava sulla reputazione della BRI. Nulla invece si sapeva dell'intermediazione svolta della Bank of England che custodiva, nei sotterranei di Threadneedle Street, buona parte delle riserve auree della BRI. Non solo. I nazisti hanno provveduto subito a muovere i 2.000 lingotti d'oro arrivati sul conto del Reichstag. Tra il 22 e 31 marzo, 4 milioni sono andati alla National Bank of Belgium e alla Nederlandsche Bank, il resto è stato venduto a Londra. BANK OF ENGLAND AIUTO I NAZISTI A VENDERE LORO SOTTRATTO AI CECHI BANK OF ENGLAND AIUTO I NAZISTI A VENDERE LORO SOTTRATTO AI CECHI Si scopre inoltre che c'è stata una seconda doppia vendita di oro nazista alla Bank of England nel giugno 1939: prima 440 milioni di sterline, poi un carico di lingotti per altri 420 milioni spedito da Londra a New York. Qui cominciano le domande degli storici. Perché la Bank of England ha agito senza informare il governo britannico? Perché ha eseguito un'operazione a favore di un Paese con cui poco dopo gli inglesi sarebbero entrati in guerra? Molto si è discusso sulle simpatie filo-tedesche, almeno fino al 1939, del governatore inglese Norman, invitato a Berlino al battesimo del figlio del capo della Reichsbank. Ma dai documenti emerge anche un'altra verità. MONTAGU NORMAN jpeg MONTAGU NORMAN JPEG I banchieri inglesi volevano preservare il sistema finanziario dalle interferenze della politica. Quando il governatore della Banca di Francia telefona a Norman, il 22 marzo, chiedendo che i due ministri del Tesoro mandino una nota congiunta di protesta alla BRI, perché ha fatto trafugare l'oro ceco sui conti tedeschi, Norman risponde che «è sbagliato e pericoloso per il futuro della BRI cercare di influenzare per motivi politici le sue decisioni» . Perfino quando Downing Street si fa sentire, quando il cancelliere dello scacchiere chiede informazioni a Norman, il banchiere è evasivo. Lo informerà solo della seconda transazione. Una tragica ironia, quest'ostinazione dei banchieri a preservare per la ricostruzione dell'Europa il sistema finanziario, senza rendersi conto che attorno a loro l'Europa si stava già incendiando . http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/comera-democratica-la-bank-of-england-quando-aiut-i-nazisti-a-vendere-loro-rubato-60552.htm