venerdì 23 giugno 2017

Sapete quanto ci costa all’anno non imitare l’escamotage di Germania e Francia? Pubblicato il 2 marzo 2015 da Domenico Proietti

Come promesso, testo completo della relazione sul danno erariale annuale presentato alla Corte dei Conti per non utilizzare gli strumenti che i trattati consentono: non sono Germania e Francia che barano, ma é l’Italia che non vuole adeguarsi.

Le linee guide del nuovo Trattato europeo sono state gettate durante il Consiglio europeo di Bruxelles del 21 e il 22 giugno 2007.
La nuova conferenza intergovernativa (CIG) ha iniziato il 23 luglio i lavori per definire le modifiche giuridiche necessarie per elaborare il nuovo Trattato che dovrà entrare in vigore nel 2009, modificando e riformando i Trattati esistenti.
Il 3 ottobre la CIG ha licenziato la bozza definitiva del nuovo Trattato europeo poi discussa a Lussemburgo il 15 ottobre dai ministri degli Esteri dei 27 paesi membri e il 18 ottobre dai Capi di Stato e di governo.
Il 19 ottobre 2007 il testo è stato approvato durante il vertice informale di Lisbona dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e firmato, di nuovo a Lisbona, il 13 dicembre 2007.
Da qui il nome di Trattato di Lisbona.
Ma in sintesi cosa cambia per ogni Stato Europeo con la sua adozione?
Nel tentativo di mediare le diverse posizioni espresse dai vari Governi Europei, sono stati prima modificati, in modo del tutto insignificante, dei termini giuridici di definizione dell’Unione (esempio la bandiera a 12 stelle, l’inno, il motto etc.), che hanno semplicemente cambiato sostantivo ma nella realtà sono rimasti i medesimi.
Sono inoltre stati mantenuti, senza sostanziali cambiamenti, i seguenti aspetti dell’Unione:
il mandato di due anni e mezzo della Presidenza del Consiglio UE, al posto dell’attuale Presidenza di turno di 6 mesi, e la riduzione del numero dei Commissari europei, dal 2014, da 27 a 15;
il riferimento al principio della concorrenza libera e non distorta nel mercato interno, che rimane nei trattati già esistenti;
l’estensione del voto a maggioranza qualificata, soprattutto in materia di cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia. La riforma istituzionale rafforza il ruolo di colegislatore del Parlamento europeo con il Consiglio, per quanto riguarda questi ambiti;
la delimitazione delle competenze fra l’UE e gli Stati Membri. La politica sociale, il mercato interno, l’energia e la ricerca rimangono competenze condivise dalla UE con gli Stati Membri;
la personalità giuridica unica dell’Unione Europea;
la creazione di un Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che raggruppa le funzioni dell’Alto rappresentante della PESC e del Commissario europeo alle Relazioni Esterne. Sarà il Presidente del Consiglio dei Ministri degli esteri e VicePresidente della Commissione UE;
il diritto di iniziativa civica, che permetterà a un milione di cittadini di invitare la Commissione a proporre soluzioni su determinati problemi;
il riferimento alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa.
Ma il Trattato di Lisbona è fondamentale perché ha introdotto ex novo una serie di provvedimenti che vanno dal nuovo sistema di eleggibilità del Parlamento Europeo, ad un insieme di provvedimenti relativi al controllo climatico, fino al riconoscimento per la prima volta di una qualifica giuridica dell’Unione.
Il Trattato di Lisbona è questo e molto altro, di cui ben pochi sono a conoscenza.
Un esempio: viene chiarito negli articoli dal 2 al 6 come la materia sociale è di competenza concorrente, esclusiva, di coordinamento e di sostegno di ogni Paese membro. Esiste dunque unione laddove il trattato più importante mai ratificato chiarisca che un argomento fondamentale come la cooperazione sociale (con tutte le implicazioni del caso, ovviamente anche economiche), è il frutto della concorrenza tra ogni Stato?
Inutile sottolineare come pensare che non sia una coincidenza che il termine “Costituzione” da quel momento, intendendosi ovviamente una unica europea, sparisce da ogni dissertazione in merito.
Entriamo più nello specifico della concorrenza quindi, esaminando cosa comporta per gli aspetti economico e finanziari, concentrandoci su un articolo del Trattato di Lisbona, il nr. 123, che assume un valore essenziale nella politica economia di ciascun Stato dell’Unione.
Dati giuridici alla mano infatti, l’art. 123 TUE che consente agli Stati dell’Eurozona di dotarsi di una banca statale e di usarla per finanziarsi presso la BCE ai tassi che questa pratica alle banche, cioè ora allo 0,25%; lo Stato italiano potrebbe così risparmiare circa 80 miliardi l’anno: non facendolo si macchia di un gravissimo danno erariale nei confronti non solo dei cittadini ma di tutto il sistema Italia.
A far impennare i tassi di interesse, il deficit, l’indebitamento pubblico, e a scatenare il declassamento, è stata la scelta, fatta nel 1981, di rinunciare alla banca centrale nazionale che garantiva l’acquisto per mandare lo Stato a finanziarsi sui mercati finanziari speculativi sovrannazionali.
Prima, il debito pubblico era sotto controllo. Da allora in poi, e sempre più, l’impennata dei rendimenti sta operando un massiccio trasferimento di redditi e assets, attraverso le tasse e i tassi, dalla popolazione generale e dal settore pubblico alla comunità bancaria-finanziaria sovrannazionale.
L’Italia ha un forte, fortissimo avanzo primario, maggiore di ogni altro paese comunitario, e il suo deficit, che capitalizzandosi nel corso degli anni ha prodotto il debito pubblico attualmente di circa 2.100 miliardi, frutto unicamente degli interessi passivi sul debito pubblico.
Ma gli alti tassi, rectius rendimenti, sono oggettivamente ingiustificati (dato l’avanzo primario del Paese), e vanno intesi come artefatti strumentali a “mungere” il lavoro e il risparmio degli italiani, anche attraverso un artificioso liquidity crunch che li costringe a svendere e a svendersi.
Travaso che avviene anche col fatto che la BCE ha prestato migliaia di miliardi allo 0,50% e meno alle banche europee, che poi li hanno usati per comprare btp che rendono loro (e costano agli italiani) oltre il 4%.
Mentre lo Stato potrebbe finanziarsi direttamente allo 0,25% dalle BCE attraverso la predetta banca statale. Ma i governi non lo fanno perché sono al servizio degli stessi beneficiari di questo passaggio.
Possiamo far ripartire l’economia risparmiando oltre a 70 miliardi di euro l’anno, solo come interessi sul debito pubblico. La soluzione è scritta nell’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi.
Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro e lo presta alla banca pubblica allo 0,25% e la banca pubblica lo presta allo Stato a tassi di interesse nettamente inferiori all’attuale 4%.
Lo specifica la stessa BCE: “l’art. 123 pone il divieto di scoperto bancario e di altre forme di facilitazione creditizia in favore dei governi non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”. Ma, in riferimento a banche pubbliche: “gli istituti di credito possono liberamente prestare i soldi ai governi o comprare i loro titoli di stato, nonché prestare soldi a qualsiasi cliente”
Citando letteralmente quando scritto nell’art. 123 del Trattato di Lisbona:
art. 123 della Versione consolidata del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea Comma 1: “Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca Centrale Europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate
«banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali,agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
art. 123 della Versione consolidata del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea Comma 2: “Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”
Il mancato utilizzo da parte del Governo di questo strumento della normativa europea dalla sua ratifica, ha già fatto è un enorme danno erariale ai cittadini e alla finanze dello stato di ben 240 miliardi di euro! Senza contare posti di lavoro persi, suicidi di massa, fallimenti quotidiani di centinaia di aziende, famiglie ridotte allo stremo.
Ci hanno convinto che l’Italia sia uno Stato senza soldi, mentre ciascuna statistica dimostra l’esatto contrario: in Italia esiste la più grande concentrazione di patrimoni personali, oltre a patrimoni erariali di inestimabile valore.
Quindi il problema è ben altro: il debito pubblico è stato creato ad hoc dai mercati finanziari per consentire agli speculatori di poter mettere mano ai gioielli del nostro Paese (cosa che sta succedendo, visto che le maggiori aziende, nel totale silenzio mediatico, vengono svendute all’estero, si pensi ad esempio alla Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe benissimo diventare banca nazionale ed invece è stata per gran parte ceduta alla finanza cinese), che ci vogliono far credere che in Italia si spende di più di quanto si incassa.
Bugie.
Ogni dato dice che il vero problema italiano non è il debito pubblico, ma quello che si è creato per l’eccesso di pagamento di interessi sul medesimo: basta notare che dal 1992-1993 le spese delle Stato in Italia sono sempre inferiori alle entrate e addirittura, se guardiamo alla situazione attuale nel mondo, l’Italia è oggi il paese in cui lo Stato ha il surplus di bilancio più alto!
Allora, in sintesi, come è stato chiesto direttamente alla Commissione Europea in svariate occasioni e si è sempre ottenuta risposta positiva, se l’Italia fosse dotata di una Banca Pubblica, o quanto meno di una partecipazione pubblica in una banca, potrebbe non solo risparmiare quantità impensabili di interessi da pagare su un indebitamento nei mercati esteri, ma addirittura ridare fiato ad un’economia morente, percependo dalla BCE denari al tasso dello 0,25% da redistribuire nell’economia reale.
Uno stato della UE che controlli enti creditizi potrebbe farsi finanziare da loro i deficit, pagando un interesse vicino a quello che la BCE offre, cioè vicino allo zero e comunque non superiore all’inflazione. L’ideale sarebbe non continuare ad emettere BTP, bensì utilizzare prestiti diretti, ad esempio a tre anni, che rispetto all’acquisto di BTP offrono il vantaggio che il loro valore a bilancio non oscilla di anno in anno a causa di andamenti di mercato e quindi elimina il problema degli attacchi speculativi sul BTP.
Nel caso Italia, su un debito pubblico attuale di circa 2.000 miliardi questo significa arrivare a pagare interessi per ad esempio 10-20 miliardi annui invece che gli oltre 80 miliardi attuali. Anche se occorrerà del tempo perché man mano il debito a scadenza venga rifinanziato con prestiti diretti di banche pubbliche, in pratica l’effetto di “calmiere” sul mercato verrebbe avvertito immediatamente, perché il mercato finanziario si renderebbe conto che lo Stato italiano ha di nuovo accesso diretto alla liquidità, ottenendo un effetto calmieratore sul costo del debito simile a quello che ottengono in Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti con l’accesso diretto alla liquidità della loro Banca Centrale.
Sembra fantascienza?
Lo sarebbe, se non esistesse un esempio su tutti: la Germania e la KfW Bankengruppe, uno dei primi tre gruppi bancari tedeschi.
Nonostante sia posseduta all’80% della Repubblica federale e al 20% dai Länder e svolga molti compiti normalmente appannaggio del settore pubblico, resta al di fuori del perimetro del bilancio federale.
Questo è sancito anche da una pubblicazione della Consob del 03 luglio 2012, tramite la quale si parla dei cosiddetti “Fondi Sovrani” e si evince come non solo l’azionariato della KfW è sostanzialmente pubblico, ma ha addirittura assunto l’aspetto di una holding finanziaria che opera sotto la vigilanza dei Ministeri delle finanze e dell’industria e contrae prestiti o emette obbligazioni direttamente garantiti dal Governo federale.
Attraverso la KfW, il Governo tedesco canalizza tutta una serie di operazioni che altrove figurerebbero nei conti dello Stato per cifre ingenti: l’attivo dell’istituto con sede a Francoforte ha sfiorato nel 2011 i 500 miliardi di euro, più del doppio che all’inizio del decennio passato, soprattutto per effetto del trasferimento sotto la sua egida di molte attività in precedenza di competenza dell’amministrazione pubblica, o di nuove attività, come quelle riguardanti la protezione ambientale.
Nel 2011 la KfW ha avanzato prestiti per 70 miliardi di euro, con utile operativo di circa 2 miliardi: a titolo di confronto, si tratta di quasi il doppio di quelli approvati dalla Banca mondiale.
Quasi un terzo è andato appunto al settore ambientale. Nel 2010 aveva toccato gli 81,4 miliardi di euro, avendo fatto da veicolo al piano di stimolo all’economia per favorirne il recupero dopo la brusca contrazione dell’anno prima, che aveva sfiorato il 5%.
Le politiche keynesiane, insomma, non dispiacciono neanche in Germania, a patto che si tengano fuori, almeno formalmente, dai conti pubblici.
Il raggio di operazioni è ampio, per un’istituzione che a ogni decennio di vita sembra aver aggiunto un nuovo mandato alla propria missione: dalla ricostruzione del 1949, si è passati al finanziamento delle piccole e medie imprese che resta tuttora uno dei principali filoni di attività. “Promozione interna” viene definita nei documenti ufficiali.
Negli anni 60 è stata la volta dei finanziamenti all’export, nel decennio successivo del finanziamento delle infrastrutture per conto delle municipalità e delle altre amministrazioni locali, oltre che degli interventi nei Paesi in via di sviluppo, negli anni 90 di nuovo della ricostruzione, stavolta concentrata sull’ex Germania dell’est, dal 2000 in poi del finanziamento dell’innovazione, con un tocco “verde” soprattutto negli ultimi anni.
Ma è utilizzando l’art. 123 che la Germania è riuscita a collocare centinaia di milioni di Bund praticamente a tassi di poco superiori allo 0,25%, riuscendo nel duplice intento di finanziare opere pubbliche e private e camuffare il proprio debito all’interno di quello bancario.
Kfw non paga imposte, né distribuisce dividendi ai suoi azionisti. KfW svolge una molteplicità di ruoli e tra gli altri è da tempo azionista di riferimento sia di Deutsche Telekom (17%) sia di Deutsche Post (21%). Con attività totali superiori a €500 mld, è tra le principali istituzioni finanziarie tedesche e una delle banche di sviluppo più grandi del mondo.
Come riscontrabile anche per istituzioni analoghe operanti altrove, da un lato è sottoposta solo parzialmente alla normativa bancaria nazionale, dall’altro lato la sua adeguatezza patrimoniale viene valutata impiegando i criteri di Basilea (Tier 1 capital ratio a 17,1% a fine settembre 2012).
I fondi necessari per le sue attività sono prevalentemente raccolti attraverso emissioni di titoli a medio-lungo termine (nel quinquennio 2008-2012 €70-80 mld di emissioni ogni anno) che ricevono favorevole accoglienza sia per la copertura statale sia per il massimo rating a lungo termine (AAA) ricevuto dalle tre agenzie internazionali.
Nel 2012 KfW ha raccolto risorse a lungo termine per quasi €80 mld attraverso oltre 200 emissioni in 15 diverse valute (di cui 49% euro, 32% dollaro statunitense). I finanziamenti erogati hanno molteplici finalità e destinatari: imprese (ad esempio, per investimenti in energie rinnovabili o per miglioramento efficienza energetica), enti locali (programmi di housing, costruzione di infrastrutture, etc) ma anche privati.
Nel 2012 l’ammontare complessivo dei finanziamenti di KfW si è attestato a €73 mld. L’attività di promozione internazionale è il focus di KfW IPEX-Bank, costituita nel 2002 e dal 2008 entità giuridica autonoma. Quest’ultimo passaggio è stato espressamente richiesto dalla Commissione Europea per la diretta concorrenza svolta da questa struttura al resto del sistema bancario.
KfW IPEX-Bank è soggetta alle disposizioni di Basilea 3 ed è inserita nell’elenco (provvisorio) delle 27 istituzioni di credito tedesche che prossimamente saranno sottoposte dalla Bce all’esercizio di valutazione complessiva (Comprehensive Assessment).
KfW IPEX-Bank sostiene le imprese tedesche all’estero attraverso credito all’esportazione e finanza di progetto. I finanziamenti possono essere attivati secondo le norme concordate a livello internazionale o anche a prezzo e condizioni di mercato (market window ).
Con una quasi esclusiva proiezione internazionale è anche KfW DEG, una affiliata di minori dimensioni che fornisce consulenza e finanziamenti in occasione di investimenti (statali o privati) in paesi in via di sviluppo, in alcuni casi partecipando direttamente all’investimento con l’acquisizione di quote minoritarie.
Cosa fa in sostanza Kfw?
1) Presta denaro agli enti pubblici (come fa da sempre la CDP usando il risparmio postale).
2) Sostiene (sul serio) le esportazioni delle imprese tedesche (come dovrebbe fare l’ICE).
3) Opera come banca “second tier” che acquisisce denaro dalla BCE a tasso di sconto, dando in cambio propri titoli garantiti dallo Stato, per poi fare leva finanziaria e darlo alle banche a tasso agevolato, affinché queste (obbligatoriamente) lo usino per erogare prestiti alle aziende, “pompando”, così, liquidità nell’economia SENZA interfacciare direttamente i creditori finali, evitando in tal modo pericolosi abusi e distorsioni.
Attenzione. Siamo partiti da un punto basilare decretato dal Trattato di Lisbona: la competizione tra uno Stato e l’altro. Se un competitor diretto come la Germania utilizza questo strumento, non fare lo stesso significa pagarne pesantemente le conseguenze da qualsiasi punto di vista, e basta guardare l’andamento della bilancia dei pagamenti italiana raffrontata con quella tedesca a partire dal 1992 per definirci quanto meno autolesionisti.
La KfW eroga mutui a enti locali e piccole e medie imprese. E detiene anchepartecipazioni cruciali in colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom. È vigilata dai ministeri delle Finanze e dell’Industria, e non dalla Bundesbank. Grazie al legame di ferro con lo Stato, la KfW ha la tripla A nella classifica mondiale dell’affidabilità, stilata da GlobalFinance, nonché il massimo rating da parte di Moody’s, Standard Poor’s e Fitch: come l’intera Repubblica Federale. Le sue obbligazioni sono dunque uguali ai Bund. Ma a differenza dei Bund, magicamente non entrano nel conto del debito pubblico. Se vi entrassero, come la logica del Trattato di Maastricht vorrebbe, il debito pubblico tedesco salirebbe da 2076 miliardi a 2504 miliardi (di gran lunga il più alto debito pubblico europeo), e la sua incidenza sul prodotto interno lordo 2011 balzerebbe dall’80,7% al 97,4%. Una bella
differenza.
Ora la Cassa Depositi e Prestiti italiana è simile alla KfW ed è posseduta per il 70% del Ministero del Tesoro mentre per il restante 30% dalle Fondazioni Bancarie (quindi da entità private). La Cdp emette anno dopo anno obbligazioni che godono della garanzia statale e sono collocate dalle Poste sotto forma di buoni e di libretti. Per approssimazione sono almeno 300 miliardi, due terzi reinvestiti in titoli di Stato e un terzo in mutui agli enti locali.
La Cdp emette anche obbligazioni non garantite per una ventina di miliardi destinate alle iniziative per le imprese e detiene partecipazioni rilevanti. Ma il suo debito è per tutta la parte coperta da garanzia pubblica e soprattutto viene conteggiato nel debito pubblico!
E allora, alla luce di quanto sopra bisognerebbe mettersi d’accordo. Le regole sui bilanci devono essere rigide ed uguali per tutti. Quindi, o anche la Germania conteggia tutte le conteggia tutte le passività, oppure a Paesi come l’Italia andiamo a scorporare quelle che per la Germania non vengono fatte valere.
Fatto ciò il quadro cambia di parecchio e sopratutto bisogna chiedersi se il nuovo governo,così amico della Merkel e di Bruxelles, abbia intenzione (e non lo crediamo) di far valere queste ragioni.
Che di fatto, salverebbero la nostra Italia.
BIBLIOGRAFIA:
– Dal sito web ufficiale di Kfw
Public Corporate Governance Code
On 1 July 2009, the Federal Cabinet adopted the “Public Corporate Governance Code” (PCGC).
It is specifically directed at enterprises in which the Federal Republic holds a majority stake and formulates good corporate governance standards in the form of recommendations designed to make the governance and supervision of these enterprises more transparent and comprehensible.
The PCGC primarily refers to limited liability companies. Legal entities incorporated under public law such as KfW are encouraged to follow the PCGC unless specific legal provisions require otherwise.
Legal entities following the PCGC are obliged to report on corporate governance on a yearly basis. Constituent parts include in particular the report on the individualised disclosure of allowances for its bodies (so called “Allowances Report”) and a joint declaration of the enterprise’s management and supervisory body confirming that the recommendations of the PCGC are met, including a disclosure and comprehensive explanatory statement on potential discrepancies (so called “Declaration of Conformity”).
– Dal sito web ufficiale di Kfw
Corporate Governance Report
At the end of 2009, the Executive Board and the Board of Supervisory Directors of KfW decided to implement the PCGC and to adapt KfW’s rules and standards accordingly. The recommendations of the PCGC were applied as far as permitted by KfW’s particular corporate structure and organisation laid down in KfW’s legal provisions and standards. From 1 January 2011, the statutes of KfW oblige the Executive Board and the Board of Supervisory Directors to issue an annual Corporate Governance Report including an Allowances Report and a Declaration of Conformity affirming compliance with the recommendations of the PCGC and to publish the report permanently on the Internet.
The Executive Board and the Board of Supervisory Directors issued the first Corporate Governance Report concerning the year 2010. The complete report is published as part of KfW’s Annual Report and Financial Report. According to the statutes, all Corporate Governance
– Dal sito web ufficiale di Kfw
Corporate Governance
Corporate Governance takes into account the principles and standards of good corporate management und supervision, which will help to improve the enterprise ‘s management and supervision by its bodies, to raise awareness for good corporate governance and to perform the enterprise ‘s tasks better and more efficiently.
Reports will be published including the Declaration of Conformity and the Allowances Report.
If enterprises in which the Federal Republic holds a majority stake operate a group under uniform management, the PCGC adresses to the group management as well. Consequently, the PCGC is also applied to (large) group enterprises of KfW (KfW IPEX-Bank and DEG) and implemented accordingly, while deviations from the Code are explained. Their Corporate Governance Reports can be downloaded here as well.
– Dal sito web ufficiale di Kfw
Investors Shares & Analytics Shareholder Structure
Deutsche Post AG’s share capital is composed of 1,209,672,789 non par value registered shares (registered shares with a principal book value of €1). All shareholders are kept in an electronic share register. You can see how the share capital has developed since the initial public offering on 20 November 2000 under Share capital.
KfW Bankengruppe holds approximately 254 million shares, corresponding to 21.0 % of the share capital. The free float is 79.0 %, of which 11.2 % are held by private investors.
We are obliged under article 26, section 1 WpHG (German Securities Trading Act) to immediately publish voting rights notifications in accordance with article 21 et seq. WpHG. You will find these voting rights notifications in addition to other announcements of Deutsche Post AG here.
In 2013 KfW Group committed a total financing volume of EUR 72.5 billion. Besides small and medium-sized businesses, environmental and climate protection were another main-focus area.
Here KfW committed EUR 27.8 billion, around 38% of the overall promotional business volume.
This means that in 2013 more than one out of every three euros of KfW’s promotional funds went to climate and environmental protection.
– Dal sito web ufficiale di Kfw
Green Bonds made by KfW
KfW Group is committed to a concept of sustainable development.
Business activities and social responsibility intrinsically go hand in hand. KfW Group’s financing activities support sustainable development in order to improve economic, environmental andsocial living conditions on a local, national, European and global level.
KfW also takes on a responsibility as an institutional investor. We have signed the UN’s Principles for Responsible Investments (PRI) and, in doing so, made a commitment to basing our investments on sustainability, encouraging other market participants to invest sustainably and to reporting on the sustainability aspects of our activities.
KfW issues green bonds since mid 2014. This gives investors the option to combine the security and liquidity typical for KfW bonds specifically with the promotion of environmental and climate protection.
By issuing green bonds, we hope to strengthen this growing market overall. The goal is to continue growing this market segment through a further rise in the number of investors looking for sustainability and to give environmental protection activities additional impulse in future through the strong demand.
Characteristics of Green Bonds – Made by KfW:
First Green Bonds with external validation of environmental and social impacts Impacts per million Euros invested:
– GHG reduction of 800 tons per year over the projects’ life cycle
– 9 jobs created or secured for one year
– EUR 68,000 p.a. energy imports to Germany or fossil burning costs avoided
High creditability: KfW is among global ESG leaders; independent 2 opinion for KfW’s
Green Bond process by CICERO.
Investors invest in green projects, without bearing any project risks.
Value for money: excellent credit quality, large size, attractive yield, regular issuance
intended.
– Il ruolo fiscale della KfW; testo di Bill Mitchell
– KfW boosts support for German energy plan by James Wilson for Financial Times
– KfW, così funziona il “motore” della Germania ; testo di Andrea Tarquini per Bloomberg
– Commento al Trattato di Lisbona, a cura del Professor Cesare Pinelli, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Sapienza di Roma
– Quaderni Costituzionali: Il rispetto delle identità nazionali nel Trattato di Lisbona: tra riserva di competenze statali e «controlimiti europeizzati», a cura di Barbara Guastaferro, autrice di Legalità Sovranazionale e Legalità Costituzionale
– Quaderni Costituzionali: una valutazione politica del Trattato di Lisbona a cura di Jean-Claude Piris
– Comunicato stampa Cassa Depositi e Prestiti nr. 34/2013
Annuncio del Ministero Federale dell’Economia e della Tecnologia (BMWi) 1 febbraio 2005, Gazzetta ufficiale federale n ° 47 del 9 marzo 2005, pagina 3445. Comunicato stampa del Ministero Federale dell’Economia e della Tecnologia (BMWi) del 3 giugno 2011; Volantino KfW Banking Group, a partire da luglio 2014; KfW informazioni il 14 novembre 2013.
ERP fondo iniziale
Finanziamento: Partecipazione
Area Finanziamento: Start-up & -festigung; Ricerca e Innovazione (restrizioni tematiche)
Regione assistita: Cintura
Finanziamento autorizzato: Imprenditori / a; Affari
Contatto: KfW Banking Group
Obiettivi e finalità
KfW Banking Group partecipa nel quadro del fondo ERP start-up di imprese innovative piccole tecnologiche
nel settore industriale.
L’investimento è quello di coprire le esigenze di finanziamento per lo sviluppo e il lancio di nuovi o sostanzialmente migliorati prodotti, processi e servizi.
I candidati ammissibili sono le piccole imprese tecnologiche innovative nel settore industriale con sede operativa in Germania.
L’azienda deve soddisfare i criteri della definizione di PMI dell’UE per le piccole imprese incontrano (meno di 50 dipendenti e un totale di bilancio o un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro).
Una partecipazione KfW è possibile nella maggior parte dei casi, se un altro investitore partecipato come investitore principale almeno pari alle aziende di tecnologia e co-supervisione sulla base di un accordo di cooperazione partecipazione di KfW.
Cooperando con gli investitori di piombo KfW holding e privati, persone giuridiche possano essere poste dal capitale partecipazione delle società.
La società di tecnologia può essere il momento della domanda non più vecchio di dieci anni.
Lo sviluppo del gioco per quanto riguarda il nucleo innovativo delle attività della società deve essere eseguita all’interno dell’azienda stessa.
Elaborazione e imprese in difficoltà sono esclusi dalla promozione.
Il finanziamento è erogato nel patrimonio netto, la partecipazione forma KfW dipende principalmente dalla forma di partecipazione da parte del principale investitore. Il livello di coinvolgimento è fino a 5 milioni di euro per impresa e un massimo di 2,5 milioni di euro in un periodo di dodici mesi. C i sono varie tornate di finanziamento possibili.
Le applicazioni sono in forme di KfW insieme a una spiegazione del investitore cooperare per prendere in consegna i propri investimenti in KfW Banking Group Ludwig-Erhard-Platz 1-3 53179 Bonn Info C enter: (08 00) 5 39 90 01 E-mail: info@kfw.de Internet: http://www.kfw.de
Informazioni importanti
La Commissione europea nel novembre 2013, venture sovvenzione agli investimenti di capitale approvati nell’ambito della disciplina di capitale di rischio come aiuti pubblici. Per quanto riguarda la partecipazione congiunta di investimenti sovvenzionati dai business angels, con fondi di venture capital pubblico non notificati – come il fondo di start-up ERP – la C ommissione europea non ha dubbi. Così, i business angels che hanno presentato domanda per una borsa di agire come gli investitori di piombo nei fondi di avviamento ERP. Come legge sugli aiuti di concessione per la Business Angel è considerata capitale pubblico e il Fondo di avvio ERP, tuttavia, può riflettere solo la quota di investimenti privati, l’80% degli investimenti business angel di essere co-regola.
La combinazione con il co-finanziamento da parte Angels Fondo europeo (EAF) il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e dal Ministero Federale dell’Economia e della Tecnologia (BMWi) è possibile, in modo che il pro rata rifinanziato dagli investimenti EAF Angelo con fondi del Fondo di avvio ERP può essere raddoppiata.
Fondatori orientate alla tecnologia possono essere finanziate sotto la High-Tech Start-Up Fondo ottenuto, che è stato lanciato dal governo federale, KfW e l’industria.
Il co-finanziamento di investitori di piombo con maggioranza azionisti pubblici e investitori di piombo i cui investimenti hanno un valore di sovvenzione dal 1 luglio 2007 sono per taciti sulla base del entrambi aperti regolamento de minimis .

http://guardforangels.altervista.org/blog/sapete-quanto-ci-costa-allanno-non-imitare-lescamotage-di-germania-e-francia/

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