FIDATI DI MEF
Di Stefania Rimini
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Fine 2011. Sui titoli del nostro debito pubblico piovono coltelli e il Tesoro li deve
prendere al volo, quando casca una spada di Damocle da 2 miliardi e 9 che la banca
americana Morgan Stanley poteva pretendere sulla base di un contratto quadro per
operazioni di finanza derivata, stipulato con il ministero del Tesoro nel ‘94. C’era una
clausola tale per cui la banca poteva chiudere tutto e farsi liquidare ad un valore
calcolato discrezionalmente da lei. Quell’opzione per la Morgan Stanley era
l’equivalente di un bancomat e siccome nessuno regala niente a nessuno, cosa
abbiamo avuto noi in cambio?
NICOLA BENINI - VICEPRESIDENTE ASSOFINANCE
In finanza il rischio ha sempre un valore. Posso fare un esempio, visto che sono
casistiche che abbiamo visto in decine di casi negli enti territoriali, l’ente locale paga
meno per un po’ di anni e pagherà di più alla fine. A fronte di questa
ingegnerizzazione del contratto l’ente locale cede questo diritto di opzione alla
controparte bancaria. In questo caso è il Tesoro che ha ceduto l’opzione che ha un
valore economico.
STEFANIA RIMINI
E quale può essere la contropartita?
NICOLA BENINI - VICEPRESIDENTE ASSOFINANCE
Non lo sappiamo, perché per saperlo con certezza basterebbe poter analizzare il
contratto.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Sappiamo solo che la responsabile del debito pubblico Maria Cannata ha dato alla
banca 3 miliardi e 100, ma in base a quali calcoli? Ed erano proprio tutti da dare?
STEFANIA RIMINI
Dalla relazione che il Tesoro ha inviato alla Corte dei Conti, lei che è un tecnico riesce
a capire come hanno calcolato la cifra che si doveva pagare alla banca?
RITA D’ECCLESIA – FINANZA QUANTITATIVA UNIVERSITÀ LA SAPIENZA
No. Non ci sono gli elementi necessari per capire come è stato calcolato.
STEFANIA RIMINI
Quindi il punto è che potrebbero anche aver pagato troppo?
RITA D’ECCLESIA – FINANZA QUANTITATIVA UNIVERSITÀ LA SAPIENZA
Eh, potrebbero aver anche, sì, pagato troppo. Perché sembrerebbe, da quella
relazione, insomma io l’ho letta più volte, sembrerebbe che di fatto il valore sia stato
determinato da Morgan Stanley con poco contraddittorio da parte della, diciamo della
sua controparte che in questo caso era il Tesoro italiano.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Quindi nel ‘94 il nostro Tesoro si era assunto dei rischi a tutto vantaggio della banca,
così ingenti che a distanza di 20 anni ci è toccato versare alla controparte 3 miliardi e
100. Ma in cambio di cosa? Per saperlo ci vorrebbero le carte che sono al Tesoro negli
uffici di Maria Cannata, che oggi ne risponde al Parlamento.
STEFANIA RIMINI
Dottoressa Cannata buongiorno, Stefania Rimini di Report, buongiorno. Volevamo
sapere se ha portato i contratti.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Quello che ho da dire lo dirò in audizione.
STEFANIA RIMINI
I parlamentari le hanno chiesto i contratti, li ha portati?
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
I parlamentari hanno fatto una richiesta di accesso agli atti che è esaminata adesso
dagli uffici competenti.
STEFANIA RIMINI
Di chi è la responsabilità? Il Parlamento vuole sapere. Chi ha approvato il contratto
quadro con la banca Morgan Stanley?
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Il povero dottor Paolillo defunto da molti anni.
PARLAMENTARE
Va bene, allora, siamo in aula con votazione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Buonasera, il dottor Paolillo, pace all’anima sua era un dirigente del Tesoro che ha
messo la firma, ma l’operazione che impegnava pesantemente l’Italia poteva essere
decisa solo dai vertici. Siamo nel ‘94, chi c’era nel ‘94 alla Presidenza del Consiglio
Carlo Azeglio Ciampi, e al Ministero del Tesoro i migliori esperti: ovvero Piero Barucci
ministro, Vincenzo La Via direttore del Debito, Mario Draghi direttore generale, che è
rimasto lì poi fino al 2001, e in quegli anni ha ristrutturato il nostro debito, per
proteggerlo dal rialzo dei tassi, facendo anche un po’ di derivati fra cui le operazioni
che sono state recentemente liquidate dalla Cannata. In seguito Mario Draghi dopo il
Tesoro va in Goldman Sachs, quindi governatore di Banca d’Italia è noto, e quindi
presidente della BCE. Tornando ai derivati del Tesoro, che hanno una loro utilità ma
sono come dei coltelli, dipende da come li maneggi, nel corso degli anni pochi
funzionari ne hanno fatti su 160 miliardi, e poi sono stati continuamente rimaneggiati
per scoprire il 31 dicembre scorso che siamo esposti per 42 miliardi. Bisognerà pur
spiegare che cosa è andato storto, Stefania Rimini.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Che cosa sono i derivati? Anche voi fate un derivato ogni volta che decidete se
prendere o no l’ombrello prima di uscire. Se lo prendete, state scommettendo che
pioverà. Se poi non piove, dovrete sopportare il costo di portarvi in giro l’ombrello per
niente. Se decidete di non prenderlo, state scommettendo che non pioverà e se poi
diluvia, dovrete sopportare il costo di bagnarvi i piedi . Dipende dalle probabilità e
dalla durata. Se dovete stare in giro una settimana, la scommessa è più rischiosa
perché se decidete di portarvi l’ombrello e poi non piove, dovrete sopportare per 7
giorni il costo di tirarvelo dietro. Ora, al posto della pioggia metteteci i tassi
d’interesse e avrete un’idea di che cosa sono i 42 miliardi di valore negativo dei
derivati del Tesoro. Ma qui per proteggere delle scarpe da 30 euro, ci si è infilati in
una storia che ce ne può far perdere 2000. Come già avevano scoperto a nostre spese
sindaci ed assessori, che avevano fatto i derivati con i soldi del contribuente.
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
Il Comune di Milano aveva fatto i derivati perché aveva bisogno di cassa nel 2005. Ma
al di là di questo il meccanismo che era stato costruito con i derivati avrebbe esposto
per 30 anni il comune di Milano all’andamento dei tassi d’interesse, cioè: prendi 100
milioni ma la loro restituzione comunque deve essere data nel tempo, ma in realtà il
problema è che la quantificazione dipendeva dai mercati.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
E infatti nel giro di due anni il comune di Milano si trovò a dover pagare alle banche
milioni. Così quando arrivò Letizia Moratti pensò di risolvere con una ulteriore
operazione in derivati.
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
Quindi fu fatto un derivato che generò un’entrata con cui si coprì l’uscita di altri
derivati , quindi una seconda operazione per cui fai il derivato per coprire un problema
di cassa del momento. Fu un, diciamo, succedersi continuo di derivati fatti per coprire
buchi sostanzialmente.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Anche il Tesoro ha fatto derivati, per proteggere il debito dal rischio del rialzo dei
tassi, dicono, solo che poi i tassi sono finiti a zero, e su quelle operazioni stiamo
pagando il 4.40.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Certo se l’avessi saputo prima avremmo evitato di farlo ma in realtà noi avevamo una
storia pregressa di una familiarità, diciamo, malattie registrate in passato che erano
sempre stati shock al rialzo dei tassi, la policy è stata mettiamo in piedi posizioni che
ci proteggano da questo rischio.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il risultato della loro strategia è che questi derivati a settembre erano in rosso di 37
miliardi, a dicembre erano in rosso di 42 e attualmente potrebbe andare anche
peggio, perché è una stima che cambia di ora in ora. C’è da spaventarsi?
STEFANIA RIMINI
Cioè noi che siamo i contribuenti e non ci capiamo niente, ci chiediamo, ma sono 37
miliardi da pagare? Li dobbiamo pagare?
FRANCESCO CORIELLI – ECONOMETRIA E MATEMATICA FINANZIARIA
UNIVERSITÀ BOCCONI
Allora, cerco di essere preciso perché non posso dire né sì né no come risposta perché
sarebbe sbagliato. Nel caso dei derivati finanziari non è mica detto che perdano di
valore, possono acquistare a seconda di come va il mercato, fanno il loro servizio
qualunque sia il loro valore, quindi se il problema non è quello di venderli quel giorno,
chiuderli quel giorno, perché se il problema diventa questo - come successe un paio
d’anni fa - allora il valore si realizza, e quindi quella diventa una perdita chiusa ed
effettiva.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Se il problema non è chiuderli quel giorno…. Ma il problema è proprio quello in quanto
le banche possono obbligare l’Italia a chiudere in anticipo 13 derivati, sui quali a fine
dicembre stavamo perdendo 9 miliardi e 338 milioni, in inglese “mark to market”.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Nel 2016 c’è una posizione per un mark to market pari a 855 milioni negativo, nel
2017 niente, due posizioni nel 2018 che al momento hanno 1772 milioni di mark to
market negativo.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il nostro problema sono le clausole di estinzione anticipata, che già l’anno scorso ci
sono costate 179 milioni. Alcune di queste clausole il Tesoro era riuscito a eliminarle,
ma ci sono costate 3 miliardi perché, ci ha spiegato il dirigente del Tesoro Fabrizio
Tesseri, alcuni contratti con le banche estere sono stati passati ad una banca italiana,
che in cambio ha preteso un tasso più alto. Cosa vuol dire? Vuol dire che i 3 miliardi di
debito sono finiti nel pentolone da 74 miliardi della spesa per interessi, per cui
miliardo più miliardo meno, chi se ne accorge? E queste cifre potrebbero anche
peggiorare perché tutto dipende dalle probabilità. Per esempio, un piccolo comune di 4
mila anime che firma una cosa così quanto può arrivare a perdere?
LAURA CHILESE – ANALISTA FINANZIARIO
Ho una probabilità del 28% di ottenere un valore positivo di 26mila euro, mentre ho
una probabilità del 72% di ottenere una perdita di 70 mila euro.
STEFANIA RIMINI
Riesco a sapere anche quanto al massimo potrei perdere?
LAURA CHILESE – ANALISTA FINANZIARIO
Eh, sì. In questo caso, ad esempio si può giungere anche a 600mila euro.
STEFANIA RIMINI
600 mila euro?
LAURA CHILESE – ANALISTA FINANZIARIO
Sì. A fronte di un guadagno massimo di 98 mila.
STEFANIA RIMINI
Cioè, quindi non è proprio un affarone…
LAURA CHILESE – ANALISTA FINANZIARIO
Non è proprio un affarone.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Questo genere di scenari al Tesoro sicuramente li conoscono, anche le banche li
conoscono, solo al Parlamento non li fanno vedere. E neanche ai sindaci e agli
assessori di 798 enti che nel 2007 erano tutti convinti di aver fatto degli affaroni e in
qualche caso usavano i derivati per sbolognare i debiti alle giunte future. Per esempio
a Napoli.
dalla puntata “IL BANCO VINCE SEMPRE” 14-10 -2007
ENRICO CARDILLO- ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI NAPOLI
Noi ci aspettiamo appunto flussi positivi nelle nostre stime almeno fino al 2010.
Questo era nelle nostre previsioni e nelle nostre stime, ma molto dipende...
STEFANIA RIMINI
Ma ve le aspettate per come sono strutturati i contratti?
ENRICO CARDILLO- ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI NAPOLI
Quando abbiamo strutturato i contratti queste erano le nostre attese.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Allora l’hanno fatto apposta! Hanno fatto un contratto che permette al comune di Rosa
Russo Iervolino di incassare, mentre il suo successore si troverà strangolato senza
saperlo.
STEFANIA RIMINI
Quindi chi arriva a gestire il Comune di Napoli dopo il 2011 si troverà a dover pagare?
MATTEO CARRADORI- CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE
Sì, si troverà ad avere dei pagamenti...
STEFANIA RIMINI
Di quanto?
MATTEO CARRADORI- CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE
Complessivamente per 100 milioni di euro.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Intanto però questa giunta può vantarsi dei risparmi. Sono quelli che arriveranno dopo
che non potranno fare un gran che perché gli swap sono serviti ad avere meno
interessi da pagare nell’immediato mentre il debito è stato spostato avanti negli anni.
STEFANIA RIMINI
Però lei dice queste rimodulazioni per il comune sono a costo zero.
ENRICO CARDILLO- ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI NAPOLI
Sì, nel senso che noi non paghiamo un costo per rimodulare l’operazione.
STEFANIA RIMINI
Cioè però la banca ogni volta che rimodula lo fa per beneficenza.
ENRICO CARDILLO- ASSESSORE BILANCIO COMUNE DI NAPOLI
La Banca, fa ovviamente, dal suo punto di vista, secondo me facendo bene il suo
mestiere, si appresta che nella rimodulazione, di essere più brava nella negoziazione
col comune, ma ovviamente, io mi aspetto che con la bravura nostra e dei nostri
uffici, di essere invece più bravi delle banche.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Forse sono state più brave le banche, come si vede in questo documento a uso interno
dei venditori. Piazzando derivati al comune di Napoli solo nel 2005 si sono messi nel
carniere 3 milioni e 740 mila. Nel 2006 altri 2 milioni e 411 mila. Anche a Marradi,
paese di montagna di 3400 abitanti con un debito di 2 milioni, si erano lanciati nella
finanza derivata con l’Unicredit.
STEFANIA RIMINI
Quindi su 2 milioni di euro di debito voi avete avuto subito dalla banca un anticipo?
GRAZIANO FABBRI- SINDACO COMUNE DI MARRADI
Sì, abbiamo avuto subito dalla banca un anticipo di 54 mila euro.
STEFANIA RIMINI
In contanti?
GRAZIANO FABBRI- SINDACO COMUNE DI MARRADI
In contanti.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
L’operazione del comune di Marradi era speculativa e rischiosa perché in caso di rialzo
dei tassi al Comune non sarebbero rimasti gli occhi per piangere. Hanno mollato
l’Unicredit e sono finiti con la BNL, stipulando un secondo contratto e anche la BNL gli
ha fatto saltar fuori un nuovo anticipo in contanti.
GRAZIANO FABBRI- SINDACO COMUNE DI MARRADI
Abbiamo avuto un anticipo in contanti per 25 mila euro, appena fatto questo
contratto, poi dopo...
STEFANIA RIMINI
Avete sostenuto un costo per fare queste operazioni?
GRAZIANO FABBRI - SINDACO COMUNE DI MARRADI
No, a me risulta di no.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Invece i nostri consulenti hanno stimato un costo implicito di quasi 62mila euro. E
facendo analizzare il derivato con la Bnl, veniva fuori che i paesani rischiavano perdite
future fino a 430 mila euro. A distanza di 8 anni, com’è andata a finire?
SISTO MANZI – AVVOCATO
Il Comune ha richiesto l’estinzione anticipata, cioè di uscire prima della scadenza del
derivato, dopodiché il contenzioso con la banca è stato definito, è stato chiuso.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Ma il comune è riuscito a recuperare i 62 mila euro di costi occulti?
SISTO MANZI – AVVOCATO
No, non è riuscito a recuperarli perché questo avrebbe comportato che sarebbe stato
necessario proseguire nel giudizio e giungere ad una sentenza. Questo è avvenuto
anche per molti altri enti locali.
UMBERTO CHERUBINI – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Lì la questione è strana perché, lì come in tutti gli altri casi, è strana perché la
chiusura non tiene conto dei costi occulti dell’apertura.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Gli enti hanno capito che si stavano impiccando e sono andati in banca a dire
“chiudiamo questi derivati”. E la banca dice: “ok ma mi devi dare 10”, anche se ne
aveva già incamerati 4 all’inizio, ma gli enti non lo sapevano. Dal 2007 ad oggi di
contratti ne sono stati chiusi centinaia, da 798 siamo scesi a 216.
UMBERTO CHERUBINI – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
E ora l’ondata di ritorno è che con la chiusura ed eventuale ristrutturazione di questi
contratti si perde memoria del…
STEFANIA RIMINI
Passa in cavalleria i soldi che le banche hanno già incassato?
UMBERTO CHERUBINI – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Assolutamente, assolutamente.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Ma non è ancora finita, perché al 31/12 i derivati degli enti erano sotto di 9 miliardi a
favore delle banche. Solo quelle italiane poi, perché non sappiamo il valore delle
operazioni che le banche estere hanno messo in piedi con le Regioni, come ad
esempio la Puglia.
Dalla puntata “IL BANCO VINCE SEMPRE – COM’È ANDATA A FINIRE” del 24-
5-2009
MICHELE PELILLO – ASSESSORE BILANCIO REGIONE PUGLIA
Se la Merrill Lynch impazzisce e nell’ambito del paniere concordato a suo tempo,
investe tutti i nostri soldi su un titolo sbagliato, noi non abbiamo nessuno strumento
per impedirlo.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
E cosa si è scoperto? Che la banca Merrill Lynch con i soldi della Regione Puglia poteva
comprare un sacco di titoli della Grecia, cosa che stava facendo.
UGO PATRONI GRIFFI – AVVOCATO
Erano oltre 500 milioni di euro. Ma il rischio di default, il rischio di fallimento
dell’emittente, in questo caso la Grecia, gravava sulla Regione, sull’ente locale. E
questo è un rischio che non è stato calcolato nel momento della conclusione del
contratto.
STEFANIA RIMINI
Perché è un rischio che ha un valore economico…
UGO PATRONI GRIFFI – AVVOCATO
È un rischio che ha un valore economico enorme.
STEFANIA RIMINI
La Puglia si è salvata per il rotto della cuffia perché ha chiuso la transazione pochi
giorni prima del fallimento della Grecia, a febbraio 2012.
UGO PATRONI GRIFFI – AVVOCATO
Con il cardiopalm che diciamo, vedevamo arrivare un pericolo e ci domandavamo se
saremmo riusciti a disinnescare la bomba. Come un film, no?
STEFANIA RIMINI
Una bomba che a qualche secondo, a qualche giorno dallo scoppio avrebbe
comportato una perdita di quanto?
UGO PATRONI GRIFFI – AVVOCATO
Eh bè stiamo parlando a quel momento forse di oltre 200 milioni.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
I titoli della Grecia li aveva anche la Regione Lombardia grazie ai derivati sottoscritti
con le banche Merrill Lynch e Ubs. Ma con noi l’assessore Romano Colozzi non voleva
parlare e sosteneva che erano stati bravi. Poi però quando la Grecia stava per saltare,
hanno dovuto mettere da parte 153 milioni di euro per coprire il buco. Sono finiti in
causa con le banche a Londra, e dovevano cercare di recuperare anche i costi occulti:
95 milioni, stimati dalla perizia della procura di Milano.
ENRICO BRAMBILLA – CONSIGLIERE REGIONE LOMBARDIA
Quella era stata…
STEFANIA RIMINI
Quelli li avete recuperati?
ENRICO BRAMBILLA – CONSIGLIERE REGIONE LOMBARDIA
No. A noi risulta che siano entrati complessivamente 1 milione e mezzo, 1 milione da
Merrill Lynch e 500mila euro da Ubs. Dopodiché il resto della transazione è coperto da
un vincolo di riservatezza. In buona sostanza porta a una sorta di pari e patta.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Mica tanto pari e patta, e ci hanno rimesso anche 740 mila euro di parcelle degli
avvocati. Invece il Comune di Milano ha chiuso con la transazione i derivati che aveva
fatto con le banche Depfa, Ubs, Deutsche Bank e JP Morgan, ma ha recuperato
almeno in parte i 75-80 milioni di costi occulti stimati dalle perizie.
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
Abbiamo incassato 455 milioni tra valorizzazioni dei derivati sui tassi di interesse di
quel momento e un’aggiunta di 40 milioni da parte delle banche.
STEFANIA RIMINI
Quindi cos’è che rimane in piedi per il Comune di Milano?
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
Rimane in piedi il derivato fatto durante l’epoca del mandato Moratti che era il Credit
Default Swap, il Cds, che noi volontariamente non chiudemmo, tant’è che oggi se
andiamo a fare i conticini sul Credit Default Swap, i meno 200 di allora si sono
avvicinati, sono calati clamorosamente. Ma potete immaginare che a un Comune
possa essere concesso di assicurare il rischio Stato, cioè di fare da assicuratore?
STEFANIA RIMINI
Come ha fatto appunto il Comune di Milano…
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
Eh , come ha fatto il Comune di Milano, perché il Cds è una polizza di assicurazione, le
banche si assicurarono dal rischio Stato, cosa voleva dire: che se lo Stato avesse
avuto dei problemi, pagavano i Comuni.
STEFANIA RIMINI
Pagava il Comune di Milano.
DAVIDE CORRITORE – EX DIRETTORE GENERALE COMUNE DI MILANO
In quel caso il Comune di Milano. Ora, francamente una norma non deve poter
consentire ad un Comune di svolgere la funzione di assicurazione finanziaria.
Francamente mi sembra una roba assurda. E però è successo.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Ahimè è successo e per la norma che consentiva fino a poco tempo fa agli enti locali di
fare le operazioni più truci dobbiamo ringraziare il governo Berlusconi e il suo ministro
Tremonti che all’inizio degli anni duemila hanno aperto alle volpi le porte del pollaio.
Con i meccanismi che abbiamo visto sindaci e governatori potevano indebitarsi senza
dover scrivere sul bilancio alcunché, e scaricare tutti i rischi sulle giunte future.
Adesso chi ne risponde? Al Tesoro devono aver pensato “tombiamo tutto” e ai
governatori e alle Regioni han detto “vi presto io i soldi per chiudere questi derivati. E
per coordinare al meglio le operazioni hanno anche incaricato 4 banche: Barclays,
Deutsche Bank, Bnp Paribas e Citigroup ovvero le stesse che hanno venduto questi
prodotti agli enti. C’è da augurarsi che nella chiusura di queste operazioni non infilino
anche dei costi opachi. Sta di fatto che ad oggi gli enti stanno perdendo quasi 9
miliardi di euro. Ben altra cifra quella del Ministero del Tesoro che la vediamo subito
fra qualche minuto dopo la pubblicità.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Bene, abbiamo visto che per anni comuni e regioni hanno regalato per incompetenza o
malafede, visto che ci sono dei processi in corso, milioni alle banche di costi non
dovuti. Ora uno fa un mestiere e poi ne risponde. In questo caso chi è? Quello che
sappiamo è che il compito di monitorare queste operazioni degli enti dal 2003 è
l’ufficio Debito pubblico del Ministero del Tesoro diretto da Maria Cannata. Ci sono
voluti 12 anni solo per caricare i contratti degli enti dentro la banca dati ed avere
un’idea del fenomeno. Bene, adesso per i contratti del tesoro che gestisce
direttamente lei e della cui onestà non dubitiamo speriamo invece che sappia dove
sono.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Solo, quanto sarà, da pochi mesi a questa parte abbiamo detto “va bè, mettiamoci
con pazienza, ci vorrà quello che ci vuole, caliamo tutti i dati in maniera da ricostruire
puntualmente i piani d’ammortamento, ed ecco fatto”. Però tengo a precisare che, se
gli enti non ci comunicano, noi questo…. eh….
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Quindi il Tesoro nel migliore dei casi ha fatto da passacarte alla Corte dei Conti. La
Corte dei Conti però non è attrezzata per l’analisi dei contratti quindi non è in grado di
comprovare i danni, tant’è vero che nella banca dati delle sentenze abbiamo trovato
solo 2 casi di amministratori comunali condannati in primo grado a risarcire l’erario:
ad Acqui Terme e ad Apice, per complessivi 243mila euro. Il Parlamento dal canto suo
ci è arrivato solo dopo 10 anni a dire a sindaci e assessori “Adesso basta, d’ora in
avanti è permesso solo comprare assicurazioni contro il rialzo dei tassi oppure mettere
a norma quello che già c’è”.
UMBERTO CHERUBINI – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Soltanto che ci sono arrivati nel 2013 nella penultima finanziaria e resistendo come se
fosse una Caporetto alla richiesta di trasparenza: trasparenza sui costi di ora e, se tu
mi ristrutturi un contratto, ai costi di quando si è fatto il contratto.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
E chi ha resistito come una Caporetto? Il Tesoro, che ha risposto “no” ai comuni, che
volevano sapere dalle banche le probabilità di guadagno o di perdita. Se ne era
preoccupato già nel 2007 il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa .
MICHELE PEZZINGA - EX COMMISSARIO CONSOB
L’Industria finanziaria in generale si è opposta all’introduzione di un’analisi
quantitativa, a una misurazione quantitativa dei rischi. Se vogliamo, l’interesse
dell’industria in generale è quello di favorire l’opacità a mio avviso di questi prodotti
perché più c’è opacità più c’è probabilità di inserire commissioni occulte o commissioni
più elevate di quello che sarebbe opportuno e in qualche modo modificare, sbilanciare
quello che può essere l’esito di queste scommesse su questi prodotti. Quindi dal punto
di vista dell’industria l’opacità è l’ideale.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il Tesoro ha sposato il punto di vista dell’industria e per sé rivendica l’interesse a
negoziare con le banche a condizioni non pubbliche. Ma su cifre di miliardi, metti che
qualcuno si sbagli di uno zero virgola, cosa comporta?
ALFONSO SCARANO –ASSOCIAZIONE CONSULENTI TECNICI DEI TRIBUNALI
Sono questioni delicatissime in cui ci deve essere una competenza e delle attrezzature
tecniche, cioè dei computer, dei software e delle capacità operative per avere una
visione indipendente rispetto ai calcoli che ti possono fornire le banche. Noi abbiamo
dato disponibilità di poterli calcolare questi derivati, senza costi, cioè noi ci siamo
messi a disposizione come gruppo di volonterosi a poterli calcolare.
STEFANIA RIMINI
E cosa vi ha risposto il Tesoro?
ALFONSO SCARANO –ASSOCIAZIONE CONSULENTI TECNICI DEI TRIBUNALI
Nulla, nulla.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Maria Cannata non vede nessun conflitto d’interesse nel pagare commissioni
milionarie sui derivati a quelle stesse banche che partecipano alle aste di collocamento
dei titoli di Stato. Per cui è bene che noi non rompiamo tanto le uova nel paniere
chiedendo le carte per sapere esattamente cosa fanno con i nostri soldi.
STEFANIA RIMINI
Come potete votare la legge di stabilità senza sapere…
CARLA RUOCCO – VICEPRESIDENTE COMMISSIONE FINANZE
Appunto, ricordiamo che l’articolo 33 della legge di stabilità chiede delle garanzie ai
cittadini italiani su questi derivati, quindi andando a mettere insieme i pezzettini, noi
diamo come cittadini le garanzie, però non possiamo sapere le condizioni, questa è la
situazione attuale.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il perché non si può sapere cosa c’è lì dentro, lo spiega il Ministro dell’Economia.
PIER CARLO PADOAN – MINISTRO DELL’ECONOMIA
Il livello di dettaglio richiesto appare non accoglibile in quanto la divulgazione di tali
contratti avrebbe riflessi pregiudizievoli sull’attività in derivati poiché determinerebbe
uno svantaggio competitivo dello Stato nei riguardi delle controparti e gli altri
emittenti sovrani che fanno uso di questi strumenti.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Il Parlamento non può sapere cosa fa il Tesoro.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Poi riguardo al fatto che se ci chiedete tutti i contratti dal ‘90 ad oggi noi ci
paralizziamo perché dobbiamo andare a scavar nelle cantine, a ripescar chissà che
cosa, questo pure è un dato di fatto, mi spiace, ma è così.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
La responsabile del nostro debito ci dice che i contratti che ci stanno strangolando
deve andare a scavare nelle cantine per ripescarli. Ecco qua dove li tengono i contratti
dei derivati, in inglese “ swap”: dietro le loro scrivanie, insieme ai faldoni dei buoni
pasto. E poi ci dicono, “mi spiace, ma per darvi i documenti ci dobbiamo paralizzare”.
GIUSEPPE BIVONA – INGEGNERE FINANZIARIO
Ma di cosa stiamo parlando, ma si gestiscono così 160 miliardi di derivati? Se la
risposta è “per tirar fuori la posizione del debito mi occorrono 2 mesi e fermo gli
uffici”, allora stai facendo un’attività che non dovresti proprio fare, punto.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Giuseppe Bivona è uno che sa come funziona il meccanismo e quelli del Tesoro li
conosce tutti perché ha lavorato per le più grandi banche d’affari.
GIUSEPPE BIVONA – INGEGNERE FINANZIARIO
Una banca per fare dell’attività di trading, intermediazione, ha a disposizione un
capitale, no? Che viene a disposizione ovviamente anche per assorbire determinate
perdite, no? Non è che il ministero del Tesoro ha un capitale a disposizione, che viene
affidato…
STEFANIA RIMINI
No ma le perdite tanto le assorbiamo noi…
GIUSEPPE BIVONA – INGEGNERE FINANZIARIO
Eh appunto, cioè non si può applicare un’operatività che nasce in un certo modo, ha le
sue regole, le sue logiche, fatta in maniera non voglio dire amatoriale, ma insomma,
in una maniera dove… poi se ci sono, se io mi sbaglio e ci sono enormi competenze,
enormi sistemi… che ce lo spiegassero e allora ne prenderemo atto.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Se poi parliamo delle competenze, devo dire che ho letto un articolo che mi ha fatto
abbastanza arrabbiare i giorni scorsi dove si sosteneva che uno, non ci sono le
competenze al Tesoro, non ci sono persone che sanno fare le cose, e cose di questo
genere. Mi spiace dire che la gestione del debito pubblico italiano è ritenuta una delle
migliori al mondo.
STEFANIA RIMINI
Ma sicuramente saranno bravissimi, il problema però è che un terzo indipendente non
può controllare. E se la dottoressa Cannata sbaglia una decisione che facciamo? Ci
rimettiamo qualche miliardo? Il nostro capo del debito pubblico proviene dalle scuole
medie dove ha insegnato matematica per due anni. Dopo un breve passaggio come
capostazione a Torino è entrata al Ministero del Tesoro nel 1980 come funzionario
statistico e ha fatto lì tutta la sua carriera. Nel 1985 si fa promotrice dell’acquisto del
primo PC del Ministero, poi si fa le ossa sul campo sotto l’attuale direttore generale
Vincenzo La Via e nel 2000 viene nominata capo del debito pubblico. Da allora sono 15
anni che Maria Cannata gestisce migliaia di miliardi.
NICOLA BENINI – CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE
Banalmente, un colonnello della Guardia di finanza – io sono un ex ufficiale Gdf -
necessariamente deve modificare la sua sede operativa ogni 3 - 4 anni, per tutta una
serie di motivazioni…
STEFANIA RIMINI
Così non cade in tentazione diciamo.
NICOLA BENINI – CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE
Credo che a casa tutti possono capire perché. Non capisco perché colui che deve
occuparsi di centinaia di miliardi di euro non debba a sua volta ruotare.
STEFANIA RIMINI
Ruotare ogni tanto.
NICOLA BENINI – CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE
Ruotare perché qualcosa può andare storto però il problema ulteriore è che qui se c’è
qualcosa che va storto non lo viene a sapere nessuno, perché se va storto qualcosa
qui non lo sa nessuno.
STEFANIA RIMINI – VOCE FUORI CAMPO
Via Venti Settembre è il regno delle negoziazioni riservate, anche perché l’interesse
del Tesoro è di tenersi buone le banche che in qualità di “specialiste” ci prestano
regolarmente soldi alle aste del debito. “Io non mi posso permettere di perdere
nemmeno l’ultimo degli specialisti, anche il più fiacco degli specialisti ci serve” dichiara
la Cannata. A fare lo specialista la banca guadagna pochino, ma ogni tanto ci scappa
un’operazione in derivati e allora sì che si ragiona. Come vedete in questo documento
a uso interno, vendendo i derivati alla Repubblica Italiana una banca si è messa in
tasca 20 milioni e 638 mila, solo nel 2005. Nel 2006, altri 3 milioni e 400 mila. E
questa è solo una banca, ce ne sono altre 18 che devono fare giornata a via Venti
Settembre. E l’ignaro contribuente deve solo fidarsi e pagare, mentre tutti quelli che ci
girano intorno fanno carriera.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Domenico Siniscalco dopo aver fatto il direttore generale del tesoro e il ministro, non
ha nemmeno aspettato che scadessero i 12 mesi di legge per cambiare casacca, e lo
troviamo in Morgan Stanley.. Anche il suo successore Vittorio Grilli è passato
velocemente dal Tesoro alla JP Morgan, la stessa banca che già aveva ingaggiato
come consulente l’ex capo di gabinetto del Tesoro Linda Lanzillotta. La Deutsche Bank
si è fatta consigliare dall’ex ministro del Tesoro Giuliano Amato, Dresdner Bank
dall’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, Goldman Sachs dall’ex
sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta . mentre l’ex ministro
dell’economia Giulio Tremonti invece non è passato dall’altra parte, c’è il suo socio di
studio Enrico Vitali che fa da consulente alla Goldman Sachs Italia. Tutta la prima
linea del Tesoro è passata a lavorare o collabora con le banche, che sanno bene com’è
la posizione in derivati del Tesoro, chi non lo sa è il Parlamento che lavora per il
popolo italiano, e deve approvare il bilancio, senza conoscere contratti che possono
incidere sui conti, perché, dice Padoan spiattellare questi affari farebbe un danno al
Paese . Ora non è che bisogna fare i cartelloni, ma incaricare un organismo terzo che
rifaccia i conti e poi dica ai cittadini che pagano, “tranquilli va tutto bene”, perché
no? A meno che questi derivati, non servano ad altro.
STEFANIA RIMINI – VOCE FUORI CAMPO
L’Italia ha un debito pubblico di 2166 miliardi, i derivati li hanno fatti solo su 160,
circa l’8% del debito. Ne vale la pena?
GIUSEPPE BIVONA – INGEGNERE FINANZIARIO
Ora l’8% è un numero che mi lasci dire, è molto grande in termini di quattrini che uno
può perdere su queste operazioni, ma è anche molto poco in termine di incidenza che
questa operatività può avere sulla struttura complessiva del debito.
STEFANIA RIMINI
È così poco che non ci sposta un granché in pratica?
GIUSEPPE BIVONA – INGEGNERE FINANZIARIO
Esattamente. Secondo me la rilevanza non è tale da spostare i numeri, quindi
effettivamente da stabilizzare il costo della raccolta, diciamo raggiungere certi obiettivi
di finanza pubblica, d’altra parte invece è un numero estremamente rilevante per
poterci perdere sopra magari non so, 30 – 40 miliardi.
STEFANIA RIMINI
E infatti al 31 dicembre avevamo un “mark to market” negativo, cioè un rosso, di 42
miliardi. Anche se non è corretto dire che se il valore dei derivati è negativo abbiamo
perso soldi, perché bisogna andare a guardare anche il valore del debito a cui sono
associati. “Se i derivati sono stati fatti per copertura, da un lato stai versando soldi
alle banche, ma dall’altro stai risparmiando sugli interessi delle nuove emissioni e
quindi in un certo senso vai in pari”. È quello che continua a ripetere la Cannata.
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
È vero, adesso aver fatto questa sorta di assicurazione per fissarci dei tassi a lungo
termine a un livello che fino a pochi anni fa era basso ci sta costando.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Ma poi salta fuori che il Tesoro ha venduto delle “swaption”. La Commissione Finanze
vuole capire e convoca Marcello Minenna che è l’esperto della materia in Consob e
docente. È una cosa che ci espone a dei rischi?
MARCELLO MINENNA – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ BOCCONI
Direi più dirompente perché vedete, nella vendita di swaption poi abbiamo diverse
possibili opzioni con cui uno Stato sovrano, come dire, batte cassa subito e si espone
a rischi nel futuro. Il che vuol dire che io sto scommettendo, non c’è da discutere, e
per questa scommessa io ricevo una remunerazione, che è il premio. Quindi vendere
swaption ha finalità di carattere speculativo.
STEFANIA RIMINI
Allora sono delle scommesse, ma perché le hanno fatte?
MARIA CANNATA - CAPO DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
Swaption perché? si tendeva un po’ a combinare i due obiettivi: da un lato avere un
beneficio in termini immediati, e quando si vende una swaption si incassa oppure si
abbassa il tasso su uno swap, e quindi quello è il beneficio immediato .
STEFANIA RIMINI
La sintesi è: avevano bisogno di incassare oppure volevano evitare di pagare subito.
Ma non ci aveva sempre detto che era un’assicurazione contro il rialzo dei tassi?
NICOLA BENINI - VICEPRESIDENTE ASSOFINANCE
No l’operazione è diversa, è una cosa un po’ diversa, con le swap options quello che tu
hai è che ti porti a casa un premio, parliamoci chiaro.
STEFANIA RIMINI
Quindi con questi strumenti lo Stato ha fatto l’assicurato, cioè si è coperto lui da un
rischio oppure abbiamo offerto noi copertura a un rischio alle banche?
NICOLA BENINI - VICEPRESIDENTE ASSOFINANCE
No, noi abbiamo fatto gli assicuratori per le banche.
STEFANIA RIMINI
Con questo strumento.
NICOLA BENINI - VICEPRESIDENTE ASSOFINANCE
Certamente sì. Il problema è che questo rischio che tu hai assunto magari potrebbe
comportare delle perdite ben superiori rispetto al risparmio finanziario dell’Irs.
STEFANIA RIMINI
Per il momento queste swaption erano negative per noi per 9 miliardi e 188 milioni al
31/12. Alcune hanno una clausola di estinzione anticipata, allora la banca potrebbe
chiederti un po’ di questi 9 miliardi. Cosa fai per non pagare? Prendi i contratti e ci
rimetti le mani più e più volte. Fai del debito e lo spalmi nella spesa per interessi. Ma
alla fine quanto ci costerà? Tra i derivati fatti da Maria Cannata ci sono anche delle
scommesse e a dicembre erano sotto di 42 miliardi su 160. È proprio vero che
possiamo sempre recuperare?
MARCELLO MINENNA – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ BOCCONI
È molto difficile che ce la puoi fare. In realtà si tramuteranno in rate da pagare con
elevatissima probabilità.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Ma la direttrice del debito ci aveva detto che questa voragine di 42 miliardi è tutta
colpa del ribasso anomalo dei tassi. E quindi non è colpa del Tesoro, o no?
MARCELLO MINENNA – FINANZA MATEMATICA UNIVERSITÀ BOCCONI
Noi già dal 2007 abbiamo 18 miliardi di mark to market negativo quindi ben prima di
quando i tassi hanno preso quell’andamento che hanno preso . E quella motivazione
non sta in piedi. Quindi forse è legata a questo tipo di operatività speculativa, forse.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Bisognerebbe che al Tesoro tirassero fuori le carte, e allora si potrebbe accertare se è
colpa del destino o se ci sono altre speculazioni che ci stanno nascondendo. Ma
intanto tutto questo brigare ci ha coperto nel 2011 quando avevamo lo spread a 550 e
tutti i tassi all’8%?
FRANCESCO CORIELLI – ECONOMETRIA E MATEMATICA FINANZIARIA
UNIVERSITÀ BOCCONI
In realtà quello che è successo è che noi abbiamo dovuto pagare sui Btp tassi alti, ma
i tassi di mercato erano bassi, il che vuol dire che sugli swap di copertura con ogni
probabilità ci stavamo perdendo. Cosa succede allora, avete in qualche modo il
peggiore dei mondi possibile, avete fatto una copertura che non vi copre perché il
vostro rischio non è quello di cui avevate timore, cioè un rialzo dei tassi ma
un’apertura dello spread di credito.
STEFANIA RIMINI
Cioè, il fatto che il vostro debito è diventato...
FRANCESCO CORIELLI – ECONOMETRIA E MATEMATICA FINANZIARIA
UNIVERSITÀ BOCCONI
Il vostro debito diventa diciamo meno desiderato dal mercato e quindi dovete
emettere voi a tassi più alti, mentre nel mercato ci sono tassi più bassi. Lo swap vi
copre dal livello dei tassi di mercato, non dal livello dei tassi del vostro credito.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Una storia bella complessa ma alla fine di tutto questo brigare, dove da una parte su
un tavolo le banche ci prestano i soldi comprando i nostri titoli di stato, dall’altro lato
noi ce le ingraziamo facendo fare derivati, alla fine tutto questo ci si è ritorto contro. E
il Tesoro ha dovuto rimetterci le mani prendendosi altri rischi. A noi dicono “state
tranquilli noi abbiamo fatto solo un’assicurazione”, un’assicurazione un po’ anomala
perché ci sta giocando contro nel momento del bisogno, e si è trasformata in rate vere
da pagare: 2011 più di 2 miliardi di euro, nel 2012 3 miliardi e 8, nel 2013 2 miliardi e
9, nel 2014 3 miliardi e 3. E andrà avanti così ancora per un po’. Adesso però è
arrivata un’occasione irripetibile, che potrebbe farci svoltare. Fra qualche minuto Dopo
la pubblicità.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
La Banca Centrale Europea ha deciso di stampare più di 1 trilione di euro nuovi di
zecca, per far ripartire l’Europa e per noi forse l’ultima occasione. Nulla di regalato
ovviamente, cosa fa la BCE, compra dalle nostre banche i titoli del debito pubblico così
hanno soldi da prestare al mercato. il meccanismo funziona più o meno così
VOCE FUORI CAMPO
Il paese è in crisi da anni, il debito pesa, produzione e consumi sono calati. Un giorno
arriva un ricco turista che entra in albergo . Vorrebbe prendere una stanza ma prima
la vuole vedere. Mette sul bancone un biglietto da 100 euro e si avvia al piano di
sopra. Appena il turista sale le scale, l’albergatore prende la banconota e corre a
pagare il suo debito con il macellaio. Il macellaio prende i 100 euro e li porta
all’allevatore di mucche che doveva pagare da tempo. L’allevatore di mucche prende i
100 euro e va a pagare il debito che aveva con il consorzio agrario. Il ragazzo del
consorzio agrario prende i 100 euro e corre a pagare il debito con la prostituta del
paese. La prostituta va all’albergo e paga la stanza che non aveva pagato a suo
tempo. Giusto in quel momento il turista scende le scale, dice che le stanze non gli
piacciono, si rimette nel portafoglio la banconota da 100 euro e se ne va. Sono tutti
liberi da debito e molto più ottimisti, anche se nessuno ha prodotto niente.
STEFANIA RIMINI
Al posto del ricco turista metteteci Mario Draghi e la Banca Centrale Europea, che ha
iniziato a mettere sul banco un trilione e 100 miliardi al ritmo di 60 miliardi al mese.
In America, la banca centrale ha stampato moneta per otto anni. Adesso il ricco
turista se ne è andato e qual è stato da loro l’impatto sulla vita quotidiana?
Quella è la prigione di San Quintino. Oggi la California ha più fondi da investire nella
sicurezza e nella politica industriale anche grazie all’iniezione di liquidità. E la
disoccupazione che da noi è al 12,7%, da loro è al 5,5.
PIZZAIOLO
L’economia americana sta tornando al suo livello, diciamo che è stata piuttosto dura
per un po’, per 3 o 4 anni, una specie di depressione. Ma si sta riprendendo bene. Un
sacco di miei amici fanno due o tre lavori adesso. Ci sono molte opportunità per chi ha
voglia di darsi da fare.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Perfino gli studenti trovano da lavorare.
STUDENTESSA
La cosa difficile è trovare un lavoro che sia in linea con il tuo diploma. La gente vuole
lavori ben pagati per far carriera. Ma se ti accontenti di un part-time, allora non ci
sono problemi.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
In America l’iniezione di moneta ha funzionato anche perché c’è la mentalità che
ognuno può far partire la sua impresa e avere successo. Basta guardare i reality in
televisione. Noi abbiamo Briatore, loro hanno questo show dove la gente si presenta
con un’idea di fronte a investitori veri, che se ci credono ci mettono i soldi e fanno
nascere la nuova impresa. Ma se è vero che la classe media adesso un lavoro lo trova,
non si può dire che si sia arricchita.
SALUMIERE
Per quanto mi riguarda sono a posto, ma quello che vedo in questo paese… Belle le
vostre case enormi, belli i vostri jet. Io ho venduto auto di lusso e Suv per vent’anni
per cui li conosco tutti. Dicono che sono aumentati i posti di lavoro… c’è il salario
minimo per venti ore alla settimana. No. Siamo al declino sociale.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
I prezzi delle case sono aumentati 13 volte i salari. E gli affitti sono aumentati di
conseguenza, in particolare a San Francisco.
COMMERCIANTE
Io vivo in città, ma sono in affitto in un appartamento.
STEFANIA RIMINI
Non potete permettervi di comprare?
COMMERCIANTE
No, e posso permettermi di stare in affitto soltanto perché ci abito da tanto tempo. Se
arrivassi adesso e cercassi di prendere in affitto lo stesso appartamento, costerebbe il
doppio, quindi…
STEFANIA RIMINI
Anche in Borsa l’indice tecnologico è tornato ai massimi della bolla del 2000.
UOMO
Se avessi tante azioni sarebbe bello, ma in generale…
STEFANIA RIMINI
Le azioni sono salite e le case pure.
UOMO
Sì, anche se avessi una casa sarei a posto, ma non ho né questo né quello.
TASSISTA
La gente che lavora per le grandi aziende internet, nelle nuove tecnologie, quelli
stanno facendo soldi. E i poveri possono essere poveri per il resto della loro vita. E
sapete, quelle aziende arrivano e comprano gli edifici e sbattono fuori gli inquilini e li
affittano a prezzi più alti ai ricchi. E quindi i vecchi inquilini finiscono su una strada .
Sono vent’anni che guido il taxi qui e non ho mai visto niente del genere.
STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO
Obama ha fatto quello che ha potuto, ma sono gli effetti collaterali di tassi di interesse
fermi da 7 anni tra lo zero e lo 0,25%. E adesso anche da noi in Europa è partito un
treno che non costa niente e ci conviene correre, saltar su e metter fuori tutti i Btp
che si può, perché c’è la Banca Centrale che li compra sul mercato e ci regala
rendimenti bassissimi. Peccato per quei derivati che ci fanno da palla al piede. Li
hanno fatti tutti i governi, ma chi ha incominciato? Bisogna andare indietro agli anni
‘90, quando al Tesoro c’erano Mario Draghi e Carlo Azeglio Ciampi. All’inizio si faceva
solo lo swap di fine anno per abbellire i conti, poi sempre di più. Nel 1995 l’Italia
aveva un deficit di bilancio del 7,4%. Nel ‘97 ce l’ha del 2,7.
DAL TG 1 DEL 6 GENNAIO 1997
Negoziati alla stretta finale per varare il nuovo trattato di Maastricht che delineerà
l’Europa del Duemila. Uno dei nostri inviati.
“Tra pochi anni avremo in tasca una moneta come questa, un euro.”
STEFANIA RIMINI
Erano gli anni in cui l’Italia, Cenerentola del debito, cercava di aggiustarsi per entrare
nell’euro.
DAL TG 1 DEL 9 FEBBRAIO 1996
“L’Italia ha assicurato che la politica economica sarà coerente con gli impegni presi”.
STEFANIA RIMINI
“Adesso facciamo il gran ballo dell’euro, ed entra solo chi ha il deficit piccolo”. E noi
col nostro piedone 43 siamo riusciti ad infilarlo nella scarpetta ed entrare lo stesso.
DAL TG1 DEL 2 GENNAIO 1998
Domenica di grande festa in tutta Europa per la moneta unica, che si appresta a
compiere i primi concreti passi. Addio lira, addio marco, addio franco. Fino a tutto il
2001 ci alleneremo così per imparare a far di conto con la nuova moneta, magari con
l’aiuto di una calcolatrice speciale piccola come questa.
STEFANIA RIMINI
Ma non è che abbiamo abbellito i conti anche con i derivati per riuscire ad entrare? E i
tedeschi potevano non sapere visto che ne abbiamo fatti proprio con la Deutsche
Bank? La verità ce la può raccontare uno dei protagonisti di quella stagione storica,
l’ambasciatore Joachim Bitterlich, consigliere politico del cancelliere Helmut Kohl.
STEFANIA RIMINI
Voi vedevate che noi avevamo dei tassi d'interesse molto bassi?
JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LA
POLITICA ESTERA DI HELMUT KOHL
Grazie ai derivati. Ma, beh, in qualche misura era un sistema di scommesse, se
vogliamo.
STEFANIA RIMINI
Era, scusi?
JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LA
POLITICA ESTERA DI HELMUT KOHL
Un sistema di scommesse. O avrebbe funzionato e l’Italia sarebbe stata a posto,
oppure avreste corso dei rischi, allo stesso tempo. Se l’economia non fosse migliorata,
avreste corso dei rischi con questi derivati. E l’Italia ne era consapevole.
STEFANIA RIMINI
E i tedeschi lo sapevano?
JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LA
POLITICA ESTERA DI HELMUT KOHL
La Germania lo sapeva, e anche le banche tedesche lo sapevano. E alcuni funzionari
governativi ortodossi si erano rivolti al Cancelliere e gli avevano chiesto “per favore,
non possiamo accettare l’Italia nell’unione monetaria”.
STEFANIA RIMINI
Quindi lo sapevano tutti che gli Italiani non avevano i numeri per entrare, ma
dovevano essere ammessi per altre ragioni?
JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LA
POLITICA ESTERA DI HELMUT KOHL
Per ragioni politiche. Perché era l’Italia. Scusi, immaginiamo solo per un momento che
gli Stati membri dell’Unione Europea avessero deciso di andare avanti senza l’Italia.
Abbiamo accettato i trucchi di quasi tutti, da una parte o dall’altra, ma non quelli degli
italiani? Noi sapevamo e Ciampi aveva detto ai tedeschi “Vi prego, abbiamo bisogno di
questa unione monetaria per riuscire a salvare l’Italia e la sua economia”. E aveva
ragione.
STEFANIA RIMINI
Ciampi era considerato in Europa il garante dell’Italia e sosteneva il progetto di Kohl di
costruire in parallelo l’unione monetaria e quella politica, con un esercito e una polizia
in comune, la giustizia in comune. Ma gli altri Stati membri non seguirono il sogno
franco-tedesco.
JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LA
POLITICA ESTERA DI HELMUT KOHL
E la speranza di Kohl era “ Va bene, faremo questa unione zoppa, svilupperemo
gradualmente l’unione politica e monetaria, e il resto seguirà. Gli altri capiranno
l'esigenza di cooperare per esempio e prendiamo l’attualità, nelle politiche
dell'immigrazione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Non è andata esattamente così e i primi a non cooperare sono proprio i tedeschi. Ora,
l’ambasciatore di Kohl che c’era dice che l’Italia avrebbe abbellito i conti per entrare in
Europa. Hanno detto sempre tutti “non è vero”. Però, se guardiamo i flussi dei
pagamenti vediamo che dal ‘98 in poi, con i derivati si incassava, non moltissimo, ma
insomma, si incassava. Fino al 2006 quando cominciano a perdere e perdono ogni
anno sempre di più e il conto già pagato ad oggi, prudenziale, è di 14 miliardi e 8 a cui
si aggiungono i costi infilati nelle ristrutturazioni di cui non sapevamo nulla fino a 2
giorni fa; dato Eurostat, sono altri 4 miliardi e mezzo. Solo la Grecia perde più di noi.
La convinzione comune era che grazie all’euro che abbassava i tassi, avremmo ridotto
la pressione del debito, fatto le riforme che servono e rilanciato l’economia. Non
abbiamo fatto nulla di tutto questo; poi nel 2007 è arrivata la crisi che ha fatto
esplodere tutte le magagne. Adesso, però, si sta presentando una grande altra
occasione. Passa il treno della BCE di Draghi carico di soldi a buon mercato. La
finestra però è breve, ovvero: se non ci diamo una mossa ad approfittarne subito
facendo le riforme che servono, si apre uno scenario dove il nostro debito addirittura
potrebbe anche aumentare. Anche perché in Europa sono cambiate le regole e fare i
trucchi con i derivati non conviene più. Come dire: l’occasione c’è, approfittarne
dipende solo da noi.
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-4b39b896-2dd0-477c-b32d-f0bdb238cd74.html
Nessun commento:
Posta un commento