mercoledì 1 dicembre 2010

CHI C’È DIETRO IL DIAVOLO ASSANGE? CHI FINANZIA ’STO BIONDINO SLAVATO? CHI LO NASCONDE? COME È POSSIBILE CHE NESSUN MOSSAD O CIA RIESCA A CATTURARE LA "SPIA"? - 2- GLI "ADDETTI AI LIVORI" SI DOMANDANO: A CHI GIOVA IL TERREMOTO DI WIKILEAKS? DI SICURO, IL GIORNO DOPO IL SISMA PER NULLA DIPLOMATICO TUTTI HANNO BUSSATO AIUTO ALLE SOCIETÀ CHE LAVORANO ALLA PROTEZIONE DATI DI TRASMISSIONE INTERNET - 3- IN PISTA CI SONO SOPRATTUTTO SOCIETÀ CINESI E ISRAELIANE E GUARDA CASO, SU CINA E ISRAELE, PUR ESSENDO DA DECENNI AL CENTRO DEL CAOS POLITICO MONDIALE, NON È USCITO NIENTE DI CLAMOROSO DALLE MIGLIAIA DI FILE ROVESCIATI DA ASSANGE... - 4- UN GIORNALISTA DI WIKILEAKS ANNUNCIA L’USCITA DI DIVERSI DOCUMENTI SUL VATICANO -

- DAGOREPORT
Chi c'è dietro il diavolo Assange? Anziché preoccuparsi sul tenore dei "cablo-dispacci" svelati da Wikileaks, grandi cervelli si agitano per scoprire l'arcano: chi chi lo paga 'sto biondino slavato? chi lo nasconde? come è possibile che nessun Mossad o Cia riesca a catturare l'hacker australiano?


Leader secondo rivelazioni wikileaks
Ecco, gira a proposito una teoria, da prendere con le mollette, of course, che risponde alla fatidica domanda: cui prodest? A chi giova il terremoto di Wikileaks?

Di sicuro, il giorno dopo il sisma poco diplomatico tutti sono corsi a chiedere aiuto alle società che lavorano alla protezione dati. Governi, società, partiti: tutti impegnatissimi oggi a consolidare la loro bucatissima rete di trasmissione. E a chi si rivolgono Lor Signori?

In ballo ci sono soprattutto società cinesi e israeliane particolarmente valide in questo campo, aggiungono gli "addetti ai livori". E guarda caso, su Cina e Israele, pur essendo da decenni al centro del caos politico mondiale, non è uscito niente di clamoroso, dicono....


Ex bunker atomico con i server di Wikileaks
2- RETI OCCULTE! MA SCAMUFFE
M. Mag. per "Il Sole 24 Ore"

Nel settembre del 1991, quando l'internet era già stata dismessa dal Pentagono eppure restava sconosciuta al di fuori delle università, il governo americano pensa bene di costruirsene un'altra parallela, per esplicite questioni di sicurezza. Anzi, due. È così che nascono Niprnet e Siprnet. La prima per i messaggi sensibili ma unclassified, e la seconda per quelli più riservati, da classified a secret.


Mappa dei documenti in mano a Wikileaks da "El Pais"
I documenti della diplomazia americana finiti in questi giorni sotto gli occhi del mondo, vengono dal circuito digitale ritenuto più invalicabile: il Siprnet, che gli addetti ai lavori pronunciano sipper-net.

Il guaio è che gli addetti ai lavori sono gli oltre due milioni di dipendenti dell'esercito e del network diplomatico più grande del mondo. E l'ironia è che, nei primi mesi della guerra in Iraq, alle richieste di Londra di poter accedere al Siprnet, Washington rispondeva picche: il rischio di accessi non autorizzati era troppo alto.


der spiegel -wikileaks
Invece è bastato che uno solo, di quell'oceano di utenti autorizzati, prelevasse i messaggi dal server e li mettesse nel megafono del mondo: la stessa internet inventata dal Pentagono, eppure diventata il monumento della libertà di parola.

Certo, il colpevole (forse Bradley Manning, già arrestato in giugno per download non autorizzati quand'era di stanza in Iraq) si è dovuto impegnare a frugare nei server del Siprnet, perché - come accade nell'internet che tutti conosciamo - non è uno scherzo intercettare le email altrui. Ma il fatto incredibile è che sia possibile andare a frugare nel server di posta del Secret Internet Protocol Router Network, senza che un campanello d'allarme si metta subito a suonare.


wikileaks-manning, analista Pentagono che ha consegnatoi i codici di accesso ad Assange
Di reti parallele, che funzionano con il protocollo Ip dell'internet, ce ne sono molte: quella della Nato si chiama Cronos, ad esempio. La loro utilità è chiara: stando fuori dell'internet, non si rischiano incidenti come quello dell'8 aprile scorso, quando per 18 minuti il traffico web dell'amministrazione americana è stato intercettato da un misterioso hacker cinese.

3- «WIKILEAKS FA TERRORISMO» HILLARY SCATENA - L'FBI: IL FONDATORE DEL SITO È UNA SPIA
Maurizio Stefanini per "Libero"

Tre sono le strategie con cui l'Amministrazione Obama risponderà a Wikileaks, come si desume anche dalle parole di Hillary Clinton. Anche se c'è forse una quarta strategia cui gli Stati Uniti dovrebbero ricorrere e che va più a monte del caso Wikileaks; e una quinta strategia che Assange sta offrendo involontariamente. A meno che non sia a sua volta la più raffinata delle contromosse.


wikileaks-assange
Innanzitutto, dunque, l'Amministrazione Obama ha portato avanti una strategia che potremmo definire "per lo ieri": avvertire subito tutti gli Alleati che sarebbero saltate fuori un bel po' di rivelazioni in apparenza imbarazzanti, ma da non prendere troppo sul serio; perché si sa che quando la gente parla in privato va a ruota libera. Appunto, come ha spiegato Hillary: "posso comunque dire che gli Stati Uniti sono profondamente dispiaciuti di questa rivelazioni di documenti nati per rimanere confidenziali, frutto di discussioni private tra controparti o osservazioni dei nostri diplomatici".


Julian Assange Fondatore di Wikileaks Ovviamente chi ha interessi strategici per essere amico degli Usa non si lascia distrarre da questo gossip, e chi era nemico lo resterà comunque. Però è vero che da ora in poi chi parla con un diplomatico americano ci penserà due volte prima di esporsi troppo. Infine il Dipartimento di Stato ha disconnesso il network militare Siprnet, da cui sono stati rubati i 250mila documenti.

La seconda strategia è quella per l'oggi: togliere in qualche modo di mezzo Assange il prima possibile. Per la verità, mosse del genere erano già cominciate da tempo: dalle noie al sito, alle due accuse per stupro che sul 39enne australiano sono piombate addosso tra capo e collo. Ma si trattava di mosse indirette, mentre ora gli ultimi sviluppi permettono un'incriminazione diretta per violazione della legge Usa sullo spionaggio. E i federali sono già al lavoro.


ASSANGE «Puniremo chi ruba i dati», ha avvertito Hillary. «Non commenterò e non confermerò le informazioni rubate e pubblicate al Dipartimento Stato». Come ha ricordato l'ex-consulente della Cia Jeffrey H.Smith, la lettera inviata sabato scorso dal Dipartimento di Stato Usa ad Assange, per invitarlo a non pubblicare i documenti e a restituire tutti i file classificati, serviva appunto a far scattare i rigori della norma, secondo cui chiunque entri «in possesso in maniera non autorizzata di informazioni riguardanti la difesa nazionale» che ritiene possano danneggiare gli Stati Uniti, può essere perseguito se le diffonde o le trattiene «deliberatamente», quando invece il governo ne ha chiesto la restituzione.


assange-greenberg
La terza strategia è sul domani, e corrisponde a quella parte del suo commento in cui Hillary ha promesso che "non accadrà mai più". Si tratta semplicemente di tappare il buco: ma qui entra in campo anche quella che abbiamo definito la quarta strategia, e che riguarda uno storico problema degli Usa con i servizi segreti.

Quando Assange difende le sue azioni richiamandosi ai valori americani, in effetti fa appello a una certa retorica che si insegna nelle scuole Usa e per cui ad esempio George Washington "non diceva bugie", la Costituzione prescrive che i trattati internazionali vanno ratificati a maggioranza dei due terzi e Wilson al primo dei suoi famosi Quattordici Punti del 1918 mise il no alla "diplomazia segreta".


wikileaks
In realtà, poi, senza l'accordo segreto stipulato nel 1778 tra Franklin e la Francia gli Stati Uniti non sarebbero neanche nati. Ma fino al 1947 gli Usa non ebbero servizi segreti permanenti. Poi nacque la Cia, ma a quel punto nel clima della Guerra Fredda un po' tutti si misero a creare servizi, e in questo momento ce ne sono ben 16: oltre alla Cia quelli di esercito, marina, aviazione, marines, guardia costiera, Dipartimento della Difesa nel suo complesso, agenzia geospaziale, satelliti artificiali, Dipartimento dell'Energia, nuovo Dipartimento alla Sicurezza interna stabilito nel 2002, Dipartimenti di Stato e del Tesoro, oltre alla National Security Agency specialista in decrittazione, all'Fbi e alla la Dea anti-droga.


assange
Il Direttore della Cia doveva coordinarli tutti, ma in seguito al botto dell'11 settembre dal 2005 l'incarico gli è stato tolto, per darlo a un nuovo Direttore della National Intelligence. Adesso, viene forse da pensare che minimo un certo accorpamento dovrebbe avere luogo, per prevenire nuove crisi. Il quinto problema, però, è quello dello stesso Assange.

Che forse avrebbe creato più impatto se avesse dato ad esempio la notizia dello spionaggio all'Onu da sola, invece di annegarla nel mare di tutti questi pettegolezzi. Dunque, forse una mano agli Usa a parare il disastro la sta dando involontariamente il suo eccesso di protagonismo. A meno che anch'esso non sia una finta per indurre Obama e Hillary ad abbassare la guardia, del tipo «va be', il peggio è passato».


assange
Per poi far partire i colpi veramente devastanti dopo. Certo che questa stessa strategia da parte dello hacker australiano può suggerire le contromisure ai suoi avversari. Aspettiamoci quindi un'ondata di controinformazione con una dose massiccia di nuove "indiscrezioni" e "cable" rivelati - una quantità tale di "rumore" tale da rendere indistinguibili o addirittura noiose le poche notizie vere rivelate dal sito.

4- NIENTE PAURA. MA L'AFFARE S'INGROSSA ANCHE IN VATICANO
Paolo Rodari per Il Foglio.it

In Vaticano fanno sapere che non son preoccupati. Ma intanto oggi, in un'intervista con il Telegraph, James Ball, un giornalista che lavora per Wikileaks, ha fatto sapere che diversi documenti sul Vaticano devono ancora uscire.
Ecco qui il video dell'intervista di Ball: Vatican, Israel and North Korea in firing line as disclosures to continue 'for months'. http://bit.ly/dOm6g1


wikileaks-assange
5- PALADINO DELLA LIBERTÀ DI STAMPA O, COME CREDE L'EX CONSIGLIERE DI JIMMY CARTER, BRZEZINSKI, UOMO DEI SERVIZI DI UN PAESE NEMICO DEGLI USA (LA CINA?) - IL "NY TIMES" PUBBLICA ARTICOLI NON TROPPO BENEVOLI E LUI GLI NEGA I DOCUMENTI (CNN E "WSJ" NON HANNO ACCETTATO CONDIZIONI CAPESTRO) E CHI LO CONOSCE LO DIPINGE COME UN UOMO SOLO, TIRANNICO E PARANOICO, TANTO CHE I SUOI EX COMPAGNI FONDERANNO L'ANTI-WIKILEAKS ACCUSANDOLO DI CULTO DELLA PERSONALITÀ...
Alessandro Carlini per "Libero"

L'uomo che proclama di «voler rivelare a tutto il mondo i documenti che fanno la Storia» ha una storia personale tutt'altro che trasparente. Julian Assange, 39 anni, è un personaggio oscuro, paranoico, inafferrabile. Vive come un fuggitivo e di lui non si conosce nemmeno la data esatta di nascita. Ha fondato Wikileaks nel 2006, ma solo quest'anno è stato pubblicato il materiale riservato che lo ha fatto diventare famoso, amato da pochi e odiato da molti. E la sua vita si è trasformata in un incubo. Si sposta di continuo, abita da amici di amici, si rifiuta di dire da dove viene e dove è diretto, cambia ripetutamente numero di telefono e lo diffonde col contagocce.


Grattacielo del New York Times by Renzo Piano Alto, magro, il sorriso sarcastico, pesa ogni parola con lentezza e voce monocorde. Taglia e tinge di nero i suoi capelli biondo platino che gli danno un aspetto un po' dandy, un po' agente segreto.

Uno così non poteva non avere nemici e rivali. Fino a ora è sfuggito a tutti, alla polizia svedese che ha emesso nei suoi confronti un mandato d'arresto per violenze sessuali, agli australiani e agli americani che lo vedrebbero bene dietro le sbarre. Tanti i lati oscuri. Come quelli emersi nella trattativa con i media americani e britannici che hanno pubblicato in anteprima i dispacci del Dipartimento di Stato Usa, da cui è nato lo scandalo internazionale di questi giorni.

Assange si era rifiutato di darli al New York Times a causa di alcuni articoli non molto lusinghieri che lo riguardavano. Quindi ha preferito altre testate, prima fra tutte il Guardian, rivelando così che quando si tratta del suo conto e della sua vita il giornalista-hacker non è più così tanto trasparente.


Brzezinsky
Ma il New York Times è comunque riuscito ad avere il materiale, grazie a un accordo col Guardian. Assange si era rivolto anche ad altri, Cnn e Wall Street Journal, ma non hanno voluto i suoi dispacci riservati perchè consideravano inaccettabili le condizioni dell'accordo, che comprendeva una penale di 100mila dollari.
Non solo, Wikileaks si riservava il diritto di scegliere presso quale tribunale fare ricorso in caso di contenzioso.

C'è poi chi è pronto a sfidarlo. Si tratta dell'ex portavoce del sito di "spioni", il tedesco Daniel Domscheit-Berg, che il prossimo mese lancerà un portale concorrente, così per contrastare, come ha detto lui stesso, il culto della personalità dell'australiano. Con lui c'è anche uno studente islandese di 25 anni, Herbert Snorrason, che era stato un collaboratore di Assange.

Snorrason ha detto che il fondatore australiano «agisce come un imperatore» e ha tradito lo spirito originario del sito. Se non bastasse il Pentagono ha arruolato uno dei migliori hacker per fermare Wikileaks. E mentre l'Ecuador offre asilo ad Assange, l'ex consigliere di Carter, Zibi Brzezinski, adombra il fatto che dietro Wikileaks ci siano i servizi di un Paese nemico di Washington.





by dagospia

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