venerdì 22 giugno 2012

BILDERBERG? PEGGIO DEL GRANDE FRATELLO! - LO SCRITTORE LITUANO DANIEL ESTULIN SVELA IL MISTERO DEL “CLUB”: “RAGGRUPPA LE ISTITUZIONI FINANZIARIE PIÙ POTENTI DEL MONDO” - “CONTROLLA GLI STATI, CREA LE CRISI ECONOMICHE PER DESTABILIZZARE I GOVERNI E IMPORRE DITTATURE CORPORATIVE” - “NE FANNO PARTE MONTI (UN BURATTINO NELLE MANI DELLE LOBBY) E DRAGHI” - “LILLI GRUBER È SERVE PER DIFFONDERE L’IDEOLOGIA DEL CLUB SUI MEDIA”…

Silvia Ragusa per "Lettera 43"
IL MARRIOT DI CHANTILLY IN VIRGINIA SEDE INCONTRO BILDERBERGIL MARRIOT DI CHANTILLY IN VIRGINIA SEDE INCONTRO BILDERBERG PROTESTE DI OCCUPY BILDERBERGPROTESTE DI OCCUPY BILDERBERG
Del Club Bilderberg si sa poco o niente. Le cronache lo descrivono come un circolo quasi massonico, i cui componenti appartengono alle alte sfere dell'economia e della società. E, in virtù di questo ruolo, assumono decisioni importanti sugli equilibri mondiali.
Le riunioni annuali sono off limits per i comuni cittadini o per la maggioranza dei giornalisti.
Lo scrittore investigativo e giornalista lituano Daniel Estulin, però, sul club ha scritto fiumi d'inchiostro.
Nipote di un ex agente del Kbg e lui stesso talvolta indicato come 007, Estulin nel 2005 ha pubblicato Il club Bilderberg, diventato un best-seller internazionale tradotto in 24 lingue, in cui ha svelato parecchi retroscena sul club, sulla cui veridicità, ovviamente, non è possibile avere riscontri.
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A pochi giorni dall'ultima riunione del Bilderberg in Virginia, che ha fatto discutere per la vociferata presenza della giornalista italiana Lilli Gruber, Lettera43.it ha intervistato l'autore lituano.
IL MARRIOT DI CHANTILLY IN VIRGINIA SEDE INCONTRO BILDERBERGIL MARRIOT DI CHANTILLY IN VIRGINIA SEDE INCONTRO BILDERBERG
La conversazione si è svolta, per sua esplicita richiesta, solo via email, quindi non c'è stato modo di approfondire alcune risposte sibilline nè di declinarne meglio altre piuttosto tranchant e discutibili, ma Estulin si prende le responsabilità delle sue affermazioni.
DOMANDA. Partiamo dall'inizio. Cos'è esattamente il club Bilderberg?
RISPOSTA. È una riunione di persone che rappresentano una certa ideologia. Un mezzo per mettere insieme le istituzioni finanziarie più potenti di tutto il panorama economico mondiale.
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D. Quale ideologia?
R. È stato uno strumento molto importante delle strutture oligarchiche durante la guerra fredda perché gli interessi privati finanziari furono capaci di imporre le loro politiche ai governi sovrani.
D. Tutto suona così misterioso da sconfinare nella fantascienza...
R. Bildergberg non è un mondo di fantasia cartesiano. Non parliamo della Guerra delle Galassie o del Signore degli Anelli.
D. E quindi cosa fanno i suoi membri?
R. L'idea che sta dietro questi incontri è creare quella che loro chiamano l'aristocrazia dell'intento tra le élite europee e nordamericane per gestire il pianeta.
DANIEL ESTULINDANIEL ESTULIN
D. Cioè?
R. Creare una rete globale per controllare gli Stati.
D. In che modo?
R. Gli accordi di Bretton Woods, per esempio, sono frutto delle decisioni del club che ha il potere di influenzare il Fondo monetario internazionale e la stessa Banca mondiale. È alla base di tutte le crisi finanziarie, sempre più frequenti e profonde.
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D. E perché dovrebbero provocare le crisi?
R. Per creare un'enorme truffa finanziaria e controllare il mondo.
D. Chi ci guadagna?
R. Col pretesto di voler salvare l'economia, si stanno trasferendo enormi quantità di debiti dalle banche private ai conti dei governi. I debiti sono così ingenti che non verranno mai ripagati. E i governi collasseranno.

D. Ma il club Bilderberg cosa intasca?
R. Centra l'obiettivo: rimpiazzare i governi attuali con dittature corporative.
D. Converrà che la versione è un po' fumosa...
R. Mi lasci raccontare. Nella riunione del club del 1968 in Canada, George Ball, un banchiere di Lehman Brothers ed ex sottosegretario agli affari economici sotto i presidenti John Kennedy e Lyndon Johnson, annunciò un progetto per costruire quella che fu definita l'Impresa mondiale SA. L'idea era creare una nuova forma di governo che distribuisse in maniera più equa le risorse del mondo. Altrimenti detto, la globalizzazione.
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D. Quindi la globalizzazione sarebbe l'Impresa mondiale SA?
R. I bancari delle grandi industrie e delle multinazionali oggi governano il mondo, più di qualsiasi potente Stato. In un certo senso è come essere tornati ai tempi della Compagnia britannica delle Indie orientali, ma in chiave moderna.
D. E come reagisce il Bilderberg alla crisi dell'Eurozona?
R. Niente. Grecia e Spagna sono già Paesi morti.
FRANCO BERNABE E SIGNORAFRANCO BERNABE E SIGNORA
D. Ma lei come fa ad avere tutte queste informazioni?
R. Nel 1992 una persona legata ai servizi segreti russi mi parlò per la prima volta di questo misterioso club mentre mangiavamo in un ristorante spagnolo, a Toronto. Da allora non ho smesso di chiedere.
D. Ha partecipato a qualche riunione del Bilderberg?
R. Non sono mai invitato. Ho accesso alle informazioni grazie agli informatori dentro il Club.
D. Ci dica allora se è vero che il presidente del Consiglio italiano Mario Monti è stato invitato all'ultima riunione, in Virginia.
R. Monti fa parte del Bilderberg da sempre. Ma in Italia non dovreste dargli tutta questa importanza. È solo un burattino nelle mani di lobby e potenti. È stato anche a Stresa nel 2004 e a Rottach-Egern, in Germania, nel 2005.
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D. Chi sono gli altri invitati italiani del club?
R. Tutti i più importanti. La famiglia Agnelli, Monti, Giulio Tremonti, Mario Draghi, Franco Bernabè, Tommaso Padoa-Schioppa, Paolo Scaroni.
D. Perché hanno invitato anche la giornalista Lilli Gruber?
R. Perché ha origini ebraiche ed è una persona conosciuta e carismatica, una qualità che serve per infondere le idee del Bilderberg agli italiani attraverso i mezzi di comunicazione di massa come la televisione.
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D. Lei è andato al Parlamento europeo a parlare del Bilderberg con Mario Borghezio, non certo un politico molto inserito...
R. Per forza, Monti non mi invita, né Draghi.
D. Ma quelli del Bilderberg perché le passano ancora informazioni dopo la pubblicazione del libro?
R. Questi sono affari tra loro e me.
D. È vero che suo nonno lavorava come spia per il Kgb, i servizi segreti russi? Ci possiamo fidare?
R. È vero. Anch'io ho lavorato per il Kgb. Tutto può essere vero e tutto può essere una bugia in questo mondo di fumi e specchi.


http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/bilderberg-peggio-del-grande-fratello-lo-scrittore-lituano-daniel-estulin-svela-il-mistero-del-40556.htm

sabato 16 giugno 2012

FANCULO L’EURO! - DOMENICA CHI PREVARRA’ IN GRECIA, LA NECESSITA’ DEGLI AIUTI EUROPEI (IL PAESE DA LUGLIO NON POTRÀ PIÙ PAGARE GLI STIPENDI) O , MA HA TROPPA VOGLIA DI UN CAMBIAMENTO? - DA UNA PARTE LA SINISTRA RADICALE ANTI-EURO DI TSIPRAS, DALL'ALTRA IL CENTRODESTRA DI SAMARAS, CHE INVECE VORREBBE RESTARE NELLA MONETA UNICA - SCONGIURATA UN'ALLEANZA DI GOVERNO CON L'ESTREMA DESTRA DI ALBA D'ORO…

Ettore Livini per "la Repubblica" GRECIA jpeg «Domenica cambieremo la ». Dimitris Tsakantonis, capelli lunghi e barba rada da Nazareno, ha tutta la certezza dei suoi vent'anni. Tra due giorni, un mese dopo la sua prima volta, tornerà a votare. E, sull'esito delle elezioni, lui non ha dubbi: «Qui tutti vogliono cambiare. E per cambiare c'è un solo modo: votare Syriza», dice sventolando alla luce del tramonto la bandiera bianca della sinistra radicale ellenica sotto il palco di Omonoia dove Alexis Tsipras, il 38enne leader del partito anti-austerity che tiene con il fiato sospeso tutta l'Europa, sta per chiudere la sua campagna elettorale. EURO CRAC GRECIA Atene, dopo tre anni da brividi in cui il Pil è crollato del 20% e la disoccupazione è volata al 22%, è arrivata al bivio finale: da una parte l'euro e lo zuccherino di 240 miliardi di aiuti targati Ue-Bce e Fmi. Assieme - conditio sine qua non - al calice amaro di un'austerity da brividi. Dall'altra la catarsi: il "no" ai paletti della Trojka con il rischio del ritorno alla dracma. Sommati, come temono da Bruxelles, a un effetto domino che rischia di travolgere tutto il Vecchio continente, trascinando nel baratro i paesi più deboli, Spagna e Italia in testa. «Questo è un referendum», urla Dimitris in mezzo a tanti giovanissimi mentre "O bella ciao" in versione Modena City Ramblers rimbomba dagli altoparlanti in tutta la piazza. E' vero. PAPANDREOU AL G VENTI Il nuovo voto ad Atene è una sfida a due. «Da una parte il sì al memorandum che ci ha messo in ginocchio, dall'altra il nostro piano di rinascita nazionale», tuona dal palco, camicia bianca e niente cravatta (come tradizione) Tsipras. Da una parte lui, il volto nuovo della politica nazionale, «un abile demagogo come il vecchio Andreas Papandreou», ammette lo scrittore Nikos Dimou. Dall'altra, nelle improbabili vesti di principe azzurro della Ue, il "vecchio" (in senso politico) Antonis Samaras, leader del centrodestra di Nea Demokratia che contenderà a Syriza la vittoria alle elezioni. Primo punto del suo programma: la permanenza del paese nell'euro. E ieri un sondaggio segreto lo dava addirittura in vantaggio (29% contro il 26% di Syriza), tanto che la Borsa di Atene ha brindato con un balzo del 12%. La posta in gioco al voto di domenica, come ci ricordano i mercati ogni giorno, è altissima. E la vera partita comincerà lunedì, quando una Grecia abituata per 37 anni all'alternanza tra i socialisti del Pasok e Nd dovrà provare a formare un governo di coalizione. Un pezzo del copione è già scritto: se vince il centrodestra, Bruxelles tirerà un sospiro di sollievo. Ma sarà costretta in ogni caso a fare qualche concessione ad Atene visto che anche i partiti pro-euro chiedono in un modo o nell'altro un ammorbidimento delle condizioni del salvataggio imposto dalla Trojka. antonis samaras «Dobbiamo rivedere tempi e modi», ha promesso ai suoi elettori Samaras. «Servono uno o due anni in più per far quadrare i conti», sostiene il leader del Pasok Evangelis Venizelos che potrebbe essere l'ago della bilancia post-elettorale garantendo sostegno a un governo di salvezza nazionale. Se a vincere sarà Tsipras e riuscirà pure a mettere assieme una maggioranza di sinistra «sarà tutta un'altra musica», garantisce Yorgos Mitsosakis sotto il palco del leader di Syriza. «Ricostruire la Grecia, cambiare l'Europa», recita lo slogan sullo sfondo del palco, in un campo azzurro che fa tanto Forza Italia. Come? A spiegarlo è senza troppi giri di parole il programma del partito: «Il memorandum è carta straccia», ripete come un mantra il giovane leader dal palco. Atene smetterà di pagare gli interessi sul debito fino a un'intesa con i governi della Ue. Le banche verranno nazionalizzate, il salario minimo sarà rialzato del 22%, i contratti nazionali di lavoro - cancellati dalla Trojka - verranno ripristinati d'ufficio e i 150mila tagli nel settore pubblico imposti da Ue, Bce e Fmi saranno sostituiti da nuove assunzioni per rafforzare la macchina dello Stato. Sperando che la Ue, pur di non far crollare tutta l'architettura dell'euro, accetti di venire a patti con il nuovo governo senza chiudere il rubinetto degli aiuti. TSIPRAS «Non è un programma credibile - grida urbi et orbi da giorni Samaras -. E' un libro dei sogni che costa 45 miliardi a un paese che di soldi non ne ha». Peccato per lui che un bel pezzo di Grecia, stanco dei vecchi partiti che l'hanno ridotta in queste condizioni (Nd compresa) abbia voglia di sognare senza pensare troppo ai costi. Dimenticando che senza il salvagente della Trojka, la Grecia dal 20 luglio non avrà più soldi per pagare pensioni e stipendi statali. La realtà a dire il vero ha già iniziato a presentare il suo conto. Depa, la multitutility nazionale del gas e Den, quella elettrica, non hanno più quattrini in cassa. Le famiglie in crisi (i redditi dei dipendenti pubblici sono calati del 25%) non pagano le bollette e le forniture di idrocarburi - la maggior parte arrivano dalla Russia via Gazprom - vanno pagate. Morale: l'autorithy dell'energia è stata costretta a convocare una riunione d'emergenza per evitare che la crisi di liquidità delle sue grandi aziende finisca per lasciare la Grecia al buio. Il Titanic ellenico naviga insomma in acque agitate verso un voto dall'esito incertissimo. E con i sondaggi off limits da una settimana, ognuno fa campagna elettorale a modo suo. I nazional-socialisti di Chrysy Avgi, ad esempio, stanno provando a combattere il previsto calo di consensi (dovrebbero scendere dal 6,95% al 4% circa) riaprendo nel loro stile la questione immigrazione. «Nessuno di noi si fida più a viaggiare da solo in metro nelle fermate tra Omonia e Kato Patissia», dice Ahmed, 22enne ex muratore arrivato due anni fa dal Pakistan. Tre fermate dove in poche settimane diversi clandestini sono stati attaccati e malmenati da misteriose - ma non troppo - squadracce di presunti giustizieri metropolitani di ultra destra. Sia Samaras che Tsipras, per fortuna, hanno escluso alleanze con i neonazisti di Alba d'Oro. «Riusciremo a fare un governo da soli», assicura sorridendo Dimitris, ripiegando la sua bandiera mentre le canzoni di Patty Smith e del Boss Springsteen assieme all'intramontabile "El Pueblo Unido" - chiudono il comizio finale di Syriza. Domani toccherà a Samaras, che come inno per galvanizzare gli elettori ha scelto la colonna sonora de "I pirati dei caraibi". L'Europa spera che la sfida finale della tragedia greca non finisca con il suo funerale. Magari sulle austere note mitteleuropee del Requiem di Mozart. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/fanculo-leuro-domenica-chi-prevarra-in-grecia-la-necessita-degli-aiuti-europei-il-paese-40323.htm

UCCIDI O SEI MORTO: IL FOLLE MONDO DI GOLDMAN SACHS - UNA CONCORRENZA INTERNA SPIETATA, CONTROLLO SUI DIPENDENTI SOFFOCANTE: DALL'ABBIGLIAMENTO ALLA DIETA, PASSANDO PER I COSTUMI SESSUALI - QUOTATA IN BORSA, FUNZIONA COME UNA LOGGIA MASSONICA - TUTTO È FATTO IN NOME DEI SOLDI: PER ARRIVARE A GUADAGNARE 10 MLN $ ALL'ANNO, I MANAGER RINUNCIANO A 10 O 20 ANNI DI VITA E AD ESSERE PRESENTI IN FAMIGLIA - ESSERE LICENZIATI È FACILISSIMO...

Marc Roche per "Le Monde Magazine" Traduzione di adr per "Internazionale" GOLDMAN SACHS LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg Contento di sé, della sua vita e del suo datore di lavoro. Nell'ottobre del 2008 Yoël Zaoui affermava senza problemi che tutto andava alla perfezione. Il clamore della crisi finanziaria sembrava lontano dalla fredda sala riunioni della Goldman Sachs International a Londra. All'epoca il manager francese era alla guida della banca d'affari statunitense in Europa. Oggi il piccolo principe di questa finanza spietata non è più sul suo piedistallo. All'inizio di aprile Zaoui si è dimesso dopo 24 anni di servizio fedele e leale. Nel 1998 aveva ottenuto lo status di socio prima di entrare nel management committee (comitato di gestione), il sancta sanctorum della banca d'affari. Laureato all'École des hautes études commerciales de Paris (Hec, una delle grandes écoles francesi specializzata in economia) e all'università di Stanford, Zaoui è stato il primo europeo a far parte del comitato di gestione della Goldman Sachs. Un anno fa, però, ne è stato estromesso e a marzo ha perso anche il suo posto nel consiglio d'amministrazione della filiale europea della banca. LA BUSSOLA MORALE DI GOLDMAN SACHS BLANKFEIN GOLDMAN SACHS FRANKENSTEIN La Goldman Sachs finisce sempre per bruciare chi ha portato alle stelle. Spesso la storia sembra avere una certa ironia, e quella delle aziende non fa eccezione. Il 14 aprile 2012, mentre la banca annunciava che i suoi utili erano raddoppiati superando ogni più rosea previsione, è venuto fuori che negli ultimi diciotto mesi settanta soci su quattrocento avevano lasciato l'istituto. A prima vista l'emorragia di manager avrebbe dovuto rappresentare un duro colpo psicologico, ma non è stato così. Queste dimissioni fanno parte della straordinaria cultura aziendale della Goldman Sachs, secondo cui se i manager restano troppo a lungo al loro posto si adagiano sugli allori e fanno degli errori. GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS E poi gli ex soci, che non hanno certo problemi finanziari dopo aver lavorato duro e beneficiato in media per otto anni di una posizione privilegiata, potranno finalmente realizzare le loro ambizioni personali. Il ricambio è assicurato dall'elevato numero di nuovi partner scelti ogni due anni dopo una selezione spietata. David Viniar, direttore finanziario della banca, ripete in continuazione che "si tratta di un'evoluzione naturale. La nostra panchina è piena di riserve per poter continuare gli affari". Ma quali affari? La banca d'investimento statunitense somiglia a un supermercato dei soldi che offre ogni genere di servizio finanziario: dall'emissione di azioni e obbligazioni alle operazioni di fusione e acquisizione, dagli scambi di monete e materie prime alla gestione patrimoniale. GOLDMAN SACHS La Goldman Sachs non si rivolge ai privati, ma alle grandi aziende e ai governi. La banca, inoltre, non agisce solo per conto dei suoi clienti, ma effettua operazioni usando anche capitali propri. La Goldman Sachs è uscita bene dalla crisi del 2008 e in seguito ha continuato a mietere successi. Ma ora il mondo è cambiato. Da due anni la banca è costantemente sotto gli occhi dei mezzi d'informazione. lloyd Blankfein DI GOLDMAN SACHS La sua immagine si è notevolmente offuscata, anche se continua a mantenere una posizione di leader nella finanza: dalla crisi dei mutui spazzatura ai conti pubblici greci truccati, dalle speculazioni contro i propri clienti alla tentacolare rete di influenze politiche, Goldman Sachs non sa più come fronteggiare gli attacchi della stampa che mettono in crisi la sua reputazione. TESTE CADUTE Nonostante questi problemi, nell'azienda resta intatta la devozione per il segreto. Gli ex colleghi di Zaoui sono rimasti a bocca aperta di fronte alla sua autocelebrazione all'indomani delle dimissioni. Si aspettavano che lasciasse il numero 133 di Fleet street in punta di piedi. GOLDMAN SACHS In ogni caso il manager francese non ha rivelato niente su quello che succede davvero all'interno dello stato maggiore dell'azienda, i cui segreti sono protetti come quelli della curia romana. Sui punti più delicati Zaoui è stato molto generico, in particolare sulle lotte di potere interne, le più sanguinose dai tempi dei Borgia. La Goldman Sachs, infatti, non è mai stata un'azienda tranquilla: negli ultimi dieci anni sono cadute molte teste, tra cui quelle di cinque amministratori delegati. Lloyd Blankfein Presidente e Ceo di Goldman Sachs Anche se è quotata in borsa, la banca statunitense funziona un po' come una loggia massonica. I figli e le figlie della Luce, convinti dell'importanza della loro missione, perseguono tutti lo stesso sogno con la bocca cucita: arricchirsi per edificare la città finanziaria ideale. Così mentre a Manhattan e nel West End londinese il successo delle banche è esibito perfino nelle stazioni della metropolitana, la Goldman non si fa mai pubblicità. Il suo nome non figura neanche all'entrata della sede centrale o delle filiali estere. Il gruppo si limita a vantare il suo ruolo nelle grandi operazioni finanziare, a pubblicare i suoi risultati o gli studi degli analisti, ma non dice mai niente sulla base del suo lavoro: il trading (lo scambio di titoli in borsa). Di fatto sono le speculazioni sui titoli legati alle materie prime, sulle monete, le obbligazioni o le azioni a generare la maggior parte dei profitti. I vertici della Goldman Sachs preferiscono tacere, anche se questo finisce per incoraggiare la teoria del complotto, il classico scontro tra bene e male, come se esistesse il piano segreto di una potenza diabolica che vuole dominare il mondo, una teoria che ovviamente non ha nessun fondamento. GOLDMAN SACHS Oggi quest'azienda orgogliosa del suo prestigio - vanitosa, dicono i suoi detrattori - sta conoscendo la sorte che finora era sempre riuscita a evitare: diventare una banca come tutte le altre. Una prospettiva che fa tremare la nobile casa fondata nel 1869 dall'immigrato tedesco Marcus Goldman. Ma la relativa decadenza di Goldman Sachs fa così clamore perché l'istituto cade dall'alto, da molto in alto. COLLOQUI PER L'ASSUNZIONE Saliamo su un trenino ideale - un po' come nei tour organizzati negli studios di Hollywood - per percorrere questo universo fantasmagorico. Il viaggio comincia con il colloquio di lavoro. L'anno scorso in Europa la Goldman Sachs ha ricevuto 14mila domande di assunzione arrivate da ogni parte del mondo per trecento posti offerti nel suo programma biennale di "iniziazione" a New York. Lloyd Blankfein Presidente e Ad di Goldman Sachs Per i migliori si tratta di un vero e proprio percorso di guerra. I candidati, laureati provenienti dagli indirizzi accademici più diversi, devono sostenere una ventina di colloqui in cui sono interrogati senza sosta su qualunque cosa. "Al contrario delle aziende rivali, la Goldman Sachs non assume mai team già formati per rafforzarsi", spiega l'esperto di finanza William Cohan. "La regola è l'assunzione individuale. La banca preferisce dei giovani pieni di energia e malleabili, e inculcargli il suo metodo di lavoro". L'azienda, inoltre, diffida di chi proviene da una famiglia ricca. Preferisce i giovani delle classi popolari o della media borghesia, che hanno voglia di conquistare un posto al sole. Vuole chi è motivato dalla fame, come diceva il leggendario Ivan Boesky, il truffatore di Wall street al centro di un grave scandalo di insider trading nel 1986. I nuovi arrivati devono sentirsi subito a loro agio con la cultura del posto. I selezionati - giovani in gamba anche se non molto esperti - non devono essere solo i più intelligenti. La banca privilegia anche la capacità di dirigere, la concentrazione nel lavoro e la passione per lo sport. Sono molto apprezzate discipline di squadra come il canottaggio, il rugby, la pallacanestro o il football americano, perché uniscono il duro allenamento allo spirito di gruppo. Chi si candida per un posto alla Goldman Sachs deve avere caratteristiche precise: ambizione, preparazione, uno stile diretto e soprattutto la voglia di diventare molto ricco. MONTI the-goldman-sachs I futuri Goldman boys and girls sono pronti a scattare dai blocchi di partenza e a correre con la ferma convinzione di guadagnare e il sangue freddo per riuscirci. Nomi Prins è stata assunta alla Goldman Sachs nel 2000 alla fine di sedici colloqui tenuti nel corso di nove mesi. All'inizio era stata destinata all'unità incaricata di creare dei prodotti finanziari molto sofisticati: i derivati creditizi. Ricorda bene il suo primo giorno alla sede centrale di New York, un austero e anonimo edificio di cemento. "La direzione del personale ti dà una montagna di libri sull'azienda e sulla sua cultura. Ti ripetono in continuazione che Goldman Sachs è eccezionale e che hai avuto una fortuna incredibile a lavorare in questo regno dell'eccellenza". I nuovi arrivati provano un senso di vertigine davanti a questi professionisti che inseriscono in tutte le loro affermazioni la parola "migliore". Ma un'altra sorpresa attendeva Nomi Prins, che in precedenza aveva lavorato in una banca dove c'erano molte primedonne: alla Goldman Sachs il lavoro di squadra è la regola. Mettersi in evidenza non è molto apprezzato, l'egocentrismo è bandito. Le star e i golden boys cocainomani sono visti come la peste. Quando si scrivono i rapporti, è obbligatorio essere sintetici, il "noi" è di rigore, mentre la prima persona singolare può essere usata solo per spiegare un errore o fare un mea culpa, cosa che non succede spesso. IL QUARTIER GENERALE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK Anche ai gradi più elevati della gerarchia si preferisce il gioco di squadra. "Da noi non c'è posto per chi dà la precedenza agli interessi personali su quelli dell'azienda o dei clienti", dice uno dei manager ai vertici della banca. Se alla Goldman Sachs, quindi, non esistono celebrità, ci sono invece molte persone a cui si chiede di andare via. Una volta all'anno tutti i dipendenti sono giudicati "a 360 gradi". E anche chi viene valutato è obbligato a giudicare la sua prestazione, una specie di autocritica semipubblica con una venatura di stalinismo. Come negli studi statistici, i dipendenti sono divisi in quartili in base alle loro prestazioni. Solo chi rientra nel primo quartile - Q1 nel gergo della banca - può sperare di raggiungere lo status di socio. I perdenti sono licenziati senza nessuno scrupolo o comunque vanno via di spontanea volontà. Ogni anno, dopo Natale, la Goldman Sachs sostituisce sistematicamente il 5 per cento dei dipendenti che hanno le prestazioni peggiori. Un'altra caratteristica della banca è che, al contrario della concorrenza, di solito intrappolata in organigrammi molto complessi, ha una struttura piuttosto orizzontale, che facilita le decisioni basate sul consenso. Lo spirito aziendale è sostanzialmente egualitario. L'espressione back office - che indica la gestione dell'organizzazione e dei procedimenti amministrativi - è vietata e si preferisce parlare di "federazione". Gli uffici dei capi sono accanto a quelli dei dipendenti e la loro porta è sempre aperta. Questa mentalità è legata al modo in cui la banca ha funzionato fino al suo ingresso in borsa nel 1999. All'epoca il capitale era diviso tra i soci manager (partner), che erano responsabili con i loro beni personali delle eventuali perdite ma erano anche i primi a partecipare agli eventuali profitti. STUDENTI ASSALTANO GOLDMAN SACHS A MILANO FOTO SALMOIRAGO Dopo l'ingresso in borsa il modello del partenariato è stato mantenuto, non per nostalgia ma per tenere uniti i vertici e creare una specie di élite "consanguinea" alla guida della banca. Un altro punto di forza è l'informazione: la condivisione della conoscenza è obbligatoria. Yoel Zaoui Sull'esempio delle spie tanto care a John Le Carré, i banchieri della Goldman Sachs carpiscono sistematicamente dai loro clienti - anche se in modo del tutto legale - informazioni utili ai colleghi di altri settori e quindi all'intera azienda (che di conseguenza può pagare premi più alti). Dopo un pranzo o una cena d'affari, le notizie più preziose sono comunicate alla banca con un'email o un tweet. Più di qualunque altra grande istituzione finanziaria, la Goldman Sachs incarna la cultura statunitense del lavoro spinta all'estremo. I suoi banchieri sono sempre sul chi vive. Mangiano, dormono e fanno l'amore con il cellulare a portata di mano. L'iPhone o il BlackBerry non sono mai spenti, anche in occasione di cene intime o familiari. Il dipendente deve costantemente ascoltare sulla sua segreteria gli incessanti messaggi di motivazione della direzione. Marcus Goldman "Molto presto scopri di essere in un posto dove vige un'onnipresente legge della giungla", dice Nomi Prins ricordando il suo ambiente di lavoro darwiniano. "Di fatto ho preso il posto di qualcuno che mi aveva fatto il colloquio di lavoro. Una persona che di certo non immaginava di assumere chi l'avrebbe sostituita. L'obiettivo è incoraggiare l'aggressività ed esasperare le tensioni". Ivan Boesky Kill or die, uccidi o sei morto. "Essere alla testa di un dipartimento della Goldman Sachs è orribile, perché bisogna continuamente sorvegliare i propri collaboratori per individuare i meno motivati". La concorrenza spietata, l'assoluta fiducia in se stessi, il sentimento d'impunità e le lunghe ore di lavoro creano un ambiente poco propizio alla vera amicizia. IL LAVORO DI DIO Questo culto per la vittoria a ogni costo, quest'universo di maschi alfa, di lupi dominanti che guidano il branco, dov'è lecito tutto tranne l'insuccesso, questo teatro della finanza dove sia gli spettatori sia gli attori non sono interessati ai buoni sentimenti, tutto questo crea una cultura piena di disprezzo per gli altri. I crociati della Goldman Sachs sono un esercito di banchieri soldato, come in passato c'erano i monaci soldato: seri, austeri, "puliti" fino alla punta delle unghie ma sempre vincitori. Nell'abbigliamento non è autorizzata nessuna eccentricità. Il papillon è il massimo dell'audacia consentita. "Sono solo un banchiere che fa il lavoro di Dio". Ivan Boesky gordon gekko Anche se si trattava di una battuta, le parole dell'amministratore delegato della Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, dette in pieno dibattito sulla moralità della finanza e sulla presunta avidità dei banchieri, confermano questa arroganza da primi della classe. La Goldman non è solo una macchina per fare profitti, è anche uno stile di vita. Il sistema isola i professionisti dalla realtà. Una serie di assistenti si occupa, giorno e notte, di organizzare l'agenda degli impegni e risolvere i piccoli e i grandi problemi organizzativi. I manager più importanti non prendono mai la metropolitana, ma il taxi, le auto a noleggio, gli elicotteri e i jet privati, anche se si tratta di un piccolo tragitto. Quando si parla della Goldman Sachs è più che appropriato l'accostamento al Grande fratello del romanzo 1984 di George Orwell. La polizia del pensiero, la neolingua, la priorità del collettivo sulle ragioni personali sono tutti elementi che si ritrovano in questa banca. I dipendenti sono sorvegliati in tutte le loro azioni. Un ex manager ha raccontato che tutti sono incoraggiati a mangiare alla mensa aziendale, dove è più facile controllare l'equilibrio dietetico dei pasti. Se un dipendente va troppo spesso in uno degli innumerevoli bar di Wall street o di Fleet street, un dietologo gli offre un aiuto per ritrovare la retta via. La banca inoltre non scherza con le infedeltà, sia in ufficio sia all'esterno. Avere una vita sessuale troppo disinibita è considerato un fatto negativo. fortune È vivamente raccomandata una vita sentimentale stabile, perché un banchiere con una vita di coppia felice e uno stile di vita equilibrato lavora meglio. Gli affari hanno la precedenza su tutto. La vita di famiglia è fagocitata dal lavoro, con la sua serie di videoconferenze, trasferte e riunioni nel fine settimana. I figli sembrano essere stati concepiti tra un contratto finanziario e l'altro. I padri che mancano alla nascita di un figlio sono moltissimi. David Viniar E quando sono presenti, la situazione non è molto migliore: la moglie di un manager ha raccontato che suo marito, incurante delle proteste degli infermieri, ha assistito alla nascita del loro terzo figlio attaccato al telefono perché doveva chiudere un contratto. Cene di compleanno e feste di famiglia sono costantemente annullate all'ultimo minuto. Un dipendente si è visto dimezzare il premio di fine anno dopo aver rifiutato di prendere l'aereo per Mosca per non mancare al suo anniversario di matrimonio. La moglie aveva minacciato di lasciarlo. Un'eredità del puritanesimo che impregna la cultura finanziaria statunitense è che le conquiste si fanno in coppia. Un goldmaniano deve essere sposato per avere serie possibilità di arrivare al vertice. La banca è citata come esempio per il suo impegno a favore dei diritti delle donne. Ma in realtà la vita delle donne manager non è tutta rose e fiori. Il marito di una socia è spesso costretto a restare a casa a badare ai figli. Come si spiega allora la scelta di questa vita infernale? Di fatto i dirigenti concludono una sorta di contratto faustiano con il loro datore di lavoro: sacrificare dieci o vent'anni della loro vita nella speranza di diventare milionari. Nomi Prins Il denaro è la chiave del sistema Goldman Sachs. Bethany McLean, giornalista finanziaria di Vanity Fair, ha lavorato come analista alla Goldman Sachs tra il 1992 e il 1995. "La frase fondamentale è ‘devi essere un bravo agente'", dice McLean. "In altre parole, bisogna essere bravi a fare profitti per alimentare i premi di fine anno". La retribuzione annua di un manager della Goldman Sachs può arrivare a cinque milioni di dollari, ma chi si occupa delle operazioni in borsa può guadagnare anche il doppio. Il risultato è che la banca ha dei dipendenti ricchissimi. "Un patrimonio peraltro sottovalutato, perché queste persone sono dei maestri nel dissimulare", dice Philip Beresford, l'autore della classifica del Sunday Times sui più grandi patrimoni in Gran Bretagna. Bethany McLean Il denaro e la vita senza problemi offerti alla moglie e ai figli compensano le assenze costanti del capofamiglia. Per il manager, inoltre, è rassicurante sapere che in caso di licenziamento lo stile di vita dei suoi familiari subirà pochi cambiamenti. "È il miglior lavoro del mondo. Sono circondato da alcune persone tra le più intelligenti che ci siano. Sono in contatto con clienti formidabili per aiutarli a risolvere dei problemi importanti", ha dichiarato il 25 aprile Blankfein. A torto o a ragione, la Goldman Sachs si sente un'azienda straordinaria obbligata provvisoriamente a rientrare nel gruppo dei normali, ma che continua a disporre dell'arma migliore per spiccare di nuovo il volo: una cultura d'impresa unica al mondo. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/uccidi-o-sei-morto-il-folle-mondo-di-goldman-sachs-una-concorrenza-interna-spietata-40340.htm

mercoledì 13 giugno 2012

EURO-CRAC - I DIRIGENTI DELLE BANCHE CENTRALI HANNO GIÀ DISEGNATO IL CALVARIO PER CHI LASCIA LA MONETA UNICA: FRONTIERE BLOCCATE, LIMITI AI BANCOMAT, CONTROLLI VALUTARI ALLA DOGANA - ANCHE SE LE CANCELLERIE CIANCIANO CHE LA GRECIA “NON SI MOLLA”, LA NUOVA TORNATA ELETTORALE AD ATENE PUÒ ESSERE IL CAPOLINEA PER L’EURO - NON SI ESCLUDE DI SOSPENDERE L’ACCORDO DI SCHENGEN SULLA LIBERA CIRCOLAZIONE FRA I 26 PAESI EUROPEI…

Eugenio Occorsio per "la Repubblica" EURO CRISI Severi limiti ai prelievi dai Bancomat, rigorosi controlli valutari alle frontiere, radicali limitazioni alle libertà finanziarie. La storia torna indietro: il peggior incubo per gli europei si materializza, la libera circolazione dei capitali diventa un ricordo. Il piano esiste, studiato in tutti i dettagli ed è pronto a scattare. Lo hanno discusso segretamente i dirigenti dei ministeri del Tesoro e delle banche centrali, probabilmente sotto l'avallo della Bce, analizzandone tutti i particolari e le implicazioni. EURO CRISI L'ha rivelato ieri l'attendibile agenzia Reuters, con la precisazione che questo scenario worst-case si applicherebbe "almeno alla Grecia" (ovvero a tutte le transazioni da e per quel territorio) se Atene decidesse di lasciare l'euro (o se a ciò venisse spinta da irrecuperabili situazioni di mercato), lasciando però intendere che progetti segreti di emergenza di questo tipo esistono ormai per tutti i Paesi a rischio, e forse non solo per questi. Chi si sgancerà dalla moneta, Spagna o Italia o chiunque altro, incorrerà nello stesso regime. L'agenzia di stampa, con fairplay tutto britannico, è attenta nel sottolineare a chiare lettere che l'esistenza di questi piani non implica la loro attuazione, e anzi che nessuno degli Official interpellati si è mai sognato di dare per sicura e neanche per probabile l'uscita della Grecia né di chiunque altro dall'euro, ma insomma la sostanza non cambia: l'Europa si sta preparando al peggio. Il ritmo di tale preparazione è aumentato dopo gli inconcludenti risultati delle elezioni greche del 6 maggio e in previsione della nuova tornata di domenica prossima, che potrebbe avere risultati ancora più sconfortanti. BANCOMAT Tutto questo «rende necessario avere piani d'emergenza pronti a scattare», hanno confermato alla Reuters "fonti dell'Unione europea". Le quali insistono che malgrado nessuna decisione sia stata presa, «le discussioni in seno al nucleo operativo dell'Eurogruppo costituito dai viceministri delle Finanze e dai capi dipartimento del Tesoro, sono scese fino all'ultimo dettaglio in una fitta serie di teleconferenze». Non sono discussioni politiche, tengono a rimarcare le fonti interpellate dalla Reuters, ma i tecnici hanno bisogno di essere perfettamente preparati per ogni eventualità. Fa da sottofondo a tutta questa mobilitazione una doppia consapevolezza. La prima è che se alle elezioni vince Syriza, il partito di estrema sinistra greco che ha detto di voler rinegoziare gli accordi con l'Ue e l'Fmi, si andrà inesorabilmente verso l'abbandono dell'euro. E la seconda certezza sembra essere quella che davvero se esce la Grecia, l'intera moneta ha i mesi contati. I caposaldi del piano d'emergenza sono le limitazioni all'attività finanziaria di cittadini e imprese, ma non solo. GRECIA È stata discussa anche la possibilità di sospendere l'accordo di Schengen sulla libera circolazione fra 26 Paesi europei. Su questa così come sulle altre misure in discussione è stata messa al lavoro una task-force di giuristi internazionali per verificare le basi legali "di provvedimenti così estremi", dicono sempre le fonti europee. D'altronde nella stessa conference call del 21 maggio l'Eurogruppo aveva raccomandato a ciascuno dei Paesi membri di preparare piani d'emergenza pronti a scattare nel caso in cui la Grecia fossa uscita dalla valuta. MANIFESTI MERKEL-HITLER E pochi giorni dopo il ministro belga delle Finanze, Steve Vanackere, ha ribadito che «dobbiamo fare tutti gli sforzi per evitare l'exit scenario ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere pronti a quest'eventualità». Quindi è «necessità di base per ogni Paese essere preparato». Al problema non sono insensibili neanche i Paesi fuori dall'euro: la Svizzera ha detto senza mezzi termini qualche giorno fa di essere pronta a introdurre nuovi controlli sui capitali se qualcosa di grave capita all'euro. E se lo dice la Svizzera c'è da aver paura. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/euro-crac-i-dirigenti-delle-banche-centrali-hanno-gi-disegnato-il-calvario-per-chi-40159.htm

venerdì 8 giugno 2012

Le associazioni massoniche: il trait d'union tra le lobby dell'alta finanza che gestiscono le multinazionali - che hanno in mano l'economia globale - ed i governi del mondo. La rete del potere mondiale. Chi è Mario Monti e a quali poteri risponde. Il golpe italiano, chi c'è dietro e quali sono i loro obiettivi.

. EDITORIALE A CURA DI ALESSANDRO RAFFA PER NOCENSURA.COM Che il nominato premier Mario Monti sia parte integrante dei gruppi di potere che cercano di controllare - o forse, che controllano - il mondo, lo sappiamo bene. Fa parte dell'Aspen Institute, ha preso parte a diverse riunioni del gruppo Bilderberg, e ha ricoperto addirittura il ruolo di "Presidente europeo" della Commissione Trilaterale, estensione del super magnate Rockfeller, braccio destro della potentissima famiglia Rothschild, che ha in mano quasi tutte le banche centrali del mondo. Monti ha ricoperto importanti incarichi (è stato advisor) per la superbanca d'affari USA Goldman Sachs, definita "il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare" con una capacità d'investimento di 12.000 miliardi di euro all'anno (il debito pubblico che sta mettendo in ginocchio l'Italia ammonta a poco meno di 2.000 mld di euro) e un valore di oltre un trilione, ovvero un miliardo di miliardi. (1.000.000.000.000.000.000) una banca Goldman Sachs, responsabile di aver mandato sul lastrico svariate decine - se non centinaia - di migliaia di famiglie americane e di altre parti del mondo, in particolare nei paesi poveri che più si prestano alle speculazioni, visto che pur di ingrassare il proprio business, i dirigenti Goldman Sachs non si fanno alcuna remora a speculare sulle carestie, derrate alimentari, sulla povertà della povera gente. Generare profitto: si occupano di questo, all'interno della "super banca", ben 30.000 dipendenti che percepiscono una media di 700.000 dollari all'anno, che grazie ai "premi" riconosciuti a chi è stato particolarmente produttivo possono superare - anche di molto - il milione di dollari. I dirigenti di spicco, ovviamente prendono molto di più, anche oltre 10 volte tanto. Oltre a Goldman Sachs ci sono altre banche molto influenti, legate anch'esse alle associazioni massoniche sopracitate, una di queste è Morgan Stanley, dove - guardacaso - lavora "Monti jr", il figlio di Mario Monti, alla quale il Ministero del Tesoro italiano a Gennaio 2012 ha elargito in gran silenzio, 2 miliardi e 567 milioni di euro per un affare (per la banca, non per il governo) di "derivati". Soldi che il governo - visto i tempi difficili, almeno per i cittadini - avrebbe potuto rimborsare in comode rate, e magari girare una parte agli imprenditori italiani che hanno fornito merci e servizi allo stato, a cui l'erario deve un totale di 70 miliardi di euro. Un'altra banca d'affari molto influente è JP Morgan. Le associazioni di stampo massonico citate sopra (Aspen Institute, ma ancor di più gruppo Bilderberg, Commissione Trilaterale ma anche altre: club di Roma, il CFR) e le lobby dell'alta finanza, le "super banche" d'affari (Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan) sono legate a doppio filo, in quanto gli uomini che ne fanno parte sono gli stessi: i dirigenti di punta delle lobby dell'alta finanza e i loro uomini di fiducia (uno di questi, evidentemente, Mario Monti) sono tutti membri delle associazioni massoniche, nel cui ambito interagiscono con i politici più importanti, e quindi i governi del mondo. Da molti anni a questa parte tutti i presidenti degli Stati Uniti che si sono avvicendati sono stati - tutti - membri del Bilderberg, o legati a doppio filo ad esso, così come gli uomini di Goldman Sachs (ufficialmente "ex") ricoprono ruoli chiave all'interno del governo americano, come il Ministero delle finanze. Queste banche d'affari, vere e proprie lobby dell'alta finanza, sono proprietarie/azioniste legate a doppio filo alle 147 multinazionali che controllano, condizionano e gestiscono a loro uso e consumo l'economia globale: hanno in mano i mezzi d'informazione più autorevoli, mediante i quali "costruiscono" l'immagine dei politici che i cittadini di tutto il mondo eleggeranno. Laddove sorgano organi di informazione di cui non sono direttamente proprietari, possono sempre "addomesticarli" mediante cospicui contratti pubblicitari. Il vero editore dei giornali infatti sono le agenzie pubblicitarie, che consentono a un determinato organo di ricevere ottimi introiti ed espandersi, ma possono affondarlo se decidono di boicottarlo in quanto contrasta i loro interessi. Le grandi campagne pubblicitarie non vengono gestite direttamente dalle aziende: queste si affidano ad agenzie, che stabiliscono come e dove investire: e la maggior parte - in termini di valore economico - dei contratti pubblicitari è gestito da poche agenzie, riconducibili in un modo o nell'altro, alle associazioni di stampo massonico e/o alle lobby dell'alta finanza sopracitate. Nel panorama dell'alta finanza, dei mercati finanziari, dell'economia delle nazioni, dell'industria e del commercio, rivestono un ruolo importantissimo, fondamentale le agenzie di rating, deputate a stabilire, mediante una classificazione definita "rating" quanto siano "affidabili" governi e imprese. Le agenzie di rating principali sono tre, soprannominate "le tre sorelle" Standard & Poor's, Moody's e Fitch Ratings. Quando le agenzie di rating "declassano" una nazione, (o un'impresa) questa viene ritenuta meno affidabile; investire su di essa (cioè concedere credito a una determinata nazione, mediante titoli obbligazionari, o ad un'impresa) viene considerato più rischioso, pertanto aumentano i tassi di interesse che questa deve corrispondere. Questo è un potere immenso, in quanto un abbassamento eccessivo del rating può significare tassi di interessi talmente elevati da determinare la bancarotta, sia per le imprese che per le nazioni, che sono costrette ad aumentare la pressione fiscale per pagare gli interessi necessari per avere liquidità. Da notare come le agenzie di rating siano aziende private, e guarda caso legate a doppio filo alle lobby dell'alta finanza che le gestiscono a proprio uso e consumo, visto che in molti caso hanno favorito (inconsapevolmente?) alcune società, attribuendo loro un rating positivo anche in assenza dei presupposti per farlo: è il caso della Lehman brothers, che poco prima di dichiarare bancarotta era ritenuta assolutamente affidabile (classificata A2) fattore che ha spinto numerosi investitori a investire forti somme, mentre in altri casi, alcune società (e nazioni) hanno ricevuto un rating eccessivamente penalizzante, mettendole in difficoltà poiché per avere "accesso al credito" erano costrette a corrispondere tassi di interesse elevatissimi. Per maggiori informazioni, leggi "agenzie di rating, ecco chi controlla le tre sorelle" Ora viene il "bello"... La procura ha accertato che una di queste agenzie di rating, Moody's, remava contro l'Italia. E guarda caso, MONTI ERA UN COLLABORATORE DI MOODY'S, prima di essere NOMINATO premier! Vedi articolo: L'agenzia di rating “Standard & Poor’s" mirava a destabilizzare l’Italia La procura chiude le indagini sull'agenzia di rating. Cinque le persone coinvolte con l'accusa di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata. "Fornivano intenzionalmente ai mercati un’informazione falsa in merito all’affidabilità creditizia italiana, in modo da disincentivare l’acquisto di Btp e deprezzarne il valore” Leggi tutto Ricapitolando: Monti è legato a praticamente tutte le associazioni di stampo massonico e alle principali lobby dell'alta finanza, che controllano anche le agenzie di rating. Le agenzie di rating hanno manovrato CONTRO l'Italia, fornendo informazioni FALSE ai mercati sulla nostra attendibilità. Monti lavorava ANCHE per una delle più importanti agenzie di rating, Moody's. Grazie alla manipolazione delle agenzie di rating lo spread è salito a livelli vertiginosi = tassi elevatissimi per avere liquidità = tasse e aumento debito pubblico - e la situazione che tutti conosciamo. Per "risolvere" i problemi che hanno deliberatamente provocato, hanno imposto la nomina di Monti, che lavorava per l'agenzie di rating che ci hanno penalizzato (lavorava anche per i poteri dell'alta finanza che controllano le agenzie di rating) E tutt'oggi l'Italia è costretta a pagare interessi altissimi (lo spread) per avere liquidità, un vero e proprio COMPLOTTO ordito a danno dell'Italia, che ha affidato il governo a un collaboratore della stessa agenzia di rating che stava remando contro di lei! Le conclusioni: Questa lunga - necessaria - premessa mi auguro che sia stata sufficientemente chiara, per cercare di decifrare la situazione, e sopratutto chi c'è dietro a tutto questo. L'Italia è vittima di un complotto, un feroce complotto, e i nostri politici anziché difendere i nostri interessi, si sono piegati a compromessi con questi poteri forti. Il fatto che Enrico Letta, vice-presidente del PD abbia partecipato al meeting Bilderberg di quest'anno, è piuttosto eloquente. Lo stesso Berlusconi, che inizialmente - nei giorni di Novembre, immediatamente precedenti alle sue dimissioni, quando "l'attacco" all'Italia era nell'apice - sembrava intenzionato a opporre resistenza, dopo che "i mercati" (controllati ad uso e consumo dei poteri descritti sopra) hanno fatto perdere 10 punti percentuali alla sua Mediaset in un solo giorno, ha dichiarato la "resa incondizionata", piegandosi a sostenere Monti - in cambio sicuramente di accordi personali - anche se questo gli è costato la PERDITA DI TUTTO IL CONSENSO che (incredibilmente) aveva mantenuto fino a quel momento. Tra l'altro, Mario Monti, presentato da tutti i politici e dai media come il "salvatore della patria" già in passato aveva fatto grossi danni all'economia italiana: danni che però, hanno rappresentato un beneficio per le lobby dell'alta finanza di cui Monti è emissario. Ormai siamo un giocattolino in mano agli speculatori, incentivati anche dalle direttive dell'Unione Europea, che si stanno arricchendo sempre di più alle nostre spalle, con la complicità di quei politici che gli hanno steso un tappeto rosso, e cercano di farci sopportare tutto questo seminando paura (lo spettro di conseguenze economiche ancora più terribili), con discorsi fuorvianti ("è necessario" - "salva Italia" etc) e le solite promesse da marinaio di "ripresa" (ripresa che non ci sarà mai, ma sarà sempre peggio, almeno per noi cittadini... le grandi aziende hanno delocalizzato o stanno delocalizzando: non c'è lavoro, non c'è soldi.. QUALE RIPRESA PUO' ESSERCI?). I poteri forti dell'alta finanza mirano innanzitutto alla nostra riserva aurea: alla quale punteranno "se non molto presto, abbastanza presto" - come ha dichiarato Nigel Farage in occasione dell'ultima intervista che gli ho fatto - ma anche AI BENI PUBBLICI ITALIANI: ad iniziare dalle percentuali di proprietà delle aziende che lo stato possiede ancora, fino al patrimonio immobiliare che l'Italia sarà COSTRETTA A VENDERE - anzi: a Svendere - per ripianare il debito pubblico. Nel frattempo, Monti ha varato - sta varando - varerà - altre leggi che favoriscono tutti i poteri forti citati in precedenza, da quelli economico-bancari alle multinazionali, proprietari della "grande impresa" e della "grande distribuzione", facendo chiudere i negozi dei cittadini, grazie all'oppressione fiscale e al calo dei consumi, che saranno soppiantati da centri commerciali o catene di negozi legate alle grandi aziende, che a capo hanno sempre gli stessi proprietari: le lobby dell'alta finanza. Svenderà la nostra sovranità e i nostri beni, con un occhio di riguardo per le caste: ormai credo che tutti si siano resi conto che Monti sta purgando solo i cittadini del ceto medio-basso: questo perché avere i potenti contro potrebbe nuocere al suo disegno, per esempio difficilmente i notai potranno dare contro a Monti, visto che ha abolito la "tariffa massima" e potranno guadagnare di più. Avere contro loro, non sarebbe stato semplice come avere contro gli operai della FIOM che si sono visti eliminare l'articolo 18... ci farà aderire alla fregatura colossale rappresentata dal MES, che è una DITTATURA ECONOMICA spacciata per fondo di stabilità - le manovre finanziare "salva Italia" in realtà, sono servite esclusivamente a rastrellare i soldi necessari per aderire ad esso... Quello a cui stiamo assistendo oggi è la naturale prosecuzione del processo che è iniziato nel 1992, a bordo del Panfilo Britannia, come illustra l'articolo DOSSIER: Ecco quando è iniziata la crisi dell'Italia; era il 1992 sul panfilo Britannia Si sta verificando TUTTO quello che aveva previsto il movimento "No Global", che è stato distrutto a Genova nel 2001: movimento composto da centinaia di movimenti di ogni estrazione politica e sociale perché non era composto solo dalla 'sinistra radicale' come pensano molti: al Genoa Social Forum avevano aderito Acli, WWF, Rete Lilliput, associazioni studentesche e altro ma all'opinione pubblica è stato dipinto in modo fuorviante, come se fosse composto solo da "punkabbestia" e scalmanati dei centri sociali più aggressivi. Movimento che faceva discorsi giusti, stava crescendo troppo rapidamente e per i potenti del mondo era troppo pericoloso. Con la sospensione dei diritti democratici alla quale il mondo ha assistito in quei giorni, è stato spazzato via. Purtroppo ormai di quel Movimento se ne parla quasi esclusivamente in chiave "violenze delle forze dell'ordine" al G8 di Genova, che innegabilmente ci sono state: i fatti della "Diaz" e di "Bolzaneto" sono emersi in tutta la loro gravità, dopotutto era inevitabile che accadesse. Anzi doveva venire fuori, perché se le violenze fossero state tenute nascoste e non fosse stato seminato il terrore, al G8 successivo probabilmente a manifestare ci sarebbero state molte più associazioni e persone: invece quel "Movimento" è finito li, a Genova, affogato nel sangue di Carlo Giuliani e di migliaia di persone pestate senza motivo. Le forze dell'ordine, "caricate" con la strategia del terrore di chi aveva messo in guardia gli agenti da minacce di ogni tipo, preparandoli come se fossero dovuti andare in guerra, sono stati esecutori materiali di quella che era una volontà che andava ben oltre, probabilmente, del governo italiano. Quel movimento doveva essere fermato. Personalmente nel 2001 avevo 20 anni, non ho partecipato alle manifestazioni e non ero un simpatizzante "no global". Il fatto che oggi stia accadendo praticamente tutto quello che avevano previsto l'ho appreso pochi anni fa, approfondendo, leggendo ciò che sosteneva quel movimento. Il mondo è succube di una minoranza, un'élite composta da poche centinaia di potenti che dopo essersi appropriati del governo USA (1) stanno estendendo il loro dominio a tutte le altre nazioni del mondo, ad iniziare dalle nazioni europee e quelle che hanno in mano le materie prime. Laddove non possono conquistare il potere con le armi politico-economiche, lo fanno con le armi. Hanno in mano le redini dell'economia, dei mercati finanziari, industriali e del commercio: e stanno rastrellando a se tutte le ricchezze del mondo. Ma quello che vogliono non sono i soldi, ne hanno fin troppi. Quello che vogliono, è il POTERE: che senza dubbio è detenuto da chi è proprietario di tutto. E chissà che quei "complottisti", che sostengono che l'élite vuole instaurare un "governo mondiale", con una moneta mondiale - il tutto ovviamente gestito da loro - non abbiano ragione... (1) J.F. Kennedy parlò di questi "poteri oscuri" che intendeva sconfiggere: ma purtroppo non c'è riuscito, ed è stato eliminato. E il suo successore annullò immediatamente l' "ordine esecutivo 11110" con il quale Kennedy consentiva al Ministero del Tesoro USA di stampare moneta senza il controllo della FED, la banca centrale USA - privata - che dal 1913 gestisce il Dollaro, dominando quindi l'economia statunitense. Alessandro Raffa per nocensura.com

EURO-CRAC - SIAMO RIDOTTI COSÌ: “SE L'EUROPA SI COMPORTA CON MADRID COME HA FATTO CON ATENE SARÀ UN DISASTRO - ANCHE BERLINO NON CRESCE PIÙ, ED È LOGICO: A CHI PUÒ VENDERE LE SUE AUTOMOBILI SE IL RESTO D'EUROPA VIENE STRANGOLATO? - UNO SCATTO SUBITO, ALTRIMENTI L'EURO ESPLODE, LE MONETE VENGONO SVALUTATE DEL 50%, IL DEBITO RADDOPPIA, I PAESI EUROPEI ENTRANO IN UNA VIOLENTA RECESSIONE CHE PORTA ALLA FAME, A RIVOLTE E A ELEZIONI DAGLI ESITI PERICOLOSI, VEDI HITLER”…

Intervista a Michel Rocard di Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera" Qual è il suo primo pensiero nel vedere l'Europa, che lei ha contribuito a costruire, sull'orlo del baratro? «Penso che o ci inventiamo al più presto qualcosa di mai veramente osato finora, cioè la federazione politica, o siamo destinati tutti alla rovina. Le farò un esempio: da più di 100 anni la Corsica non riesce a portare in equilibrio i suoi conti. Un pasticcio di corruzione, abitudini estremamente mediterranee, diciamo così, e pure un po' mafiose. MICHEL ROCARD MICHEL ROCARD Eppure non si è mai sentito un direttore del Tesoro né un ministro dire "ne abbiamo abbastanza della Corsica, d'ora in poi finanzierà il suo debito da sola sui mercati internazionali, con i tassi che riuscirà a spuntare". Non è mai successo perché l'addio alla Corsica si sarebbe trasformato nel disastro monetario, economico e politico di tutta la Francia. In Europa, con Grecia e Spagna, ci dobbiamo comportare esattamente nello stesso modo». Incontriamo Michel Rocard negli uffici sugli Champs Élysées del think tank progressista «Terra Nova», molto vicino alla presidenza Hollande. Rocard, 81 anni, è stato primo ministro e allo stesso tempo rivale di François Mitterrand: laddove quest'ultimo teorizzava «nessun nemico a sinistra» e si alleava con i comunisti, Rocard diventava il leader della deuxième gauche, quella socialdemocratica, modernizzatrice, apertamente favorevole all'economia di mercato. ANGELA MERKEL FRANCOIS HOLLANDE Eppure anche lei oggi critica lo strapotere dei mercati sulla politica. «Più che altro sono stupefatto dal permanere, nella cultura dei dirigenti europei, del pensiero monetarista. L'ultimo Nobel conferito a un monetarista risale a Milton Friedman nel 1976, eppure non ne siamo ancora usciti. L'idea che il mercato debba essere lasciato libero di riequilibrarsi da solo, anche quando palesemente non ci riesce, è alla base del modo di procedere della cancelliera Merkel». La Germania spinge per un'unione politica, ma continua a opporsi alle misure per la crescita. «È inconcepibile, perché da tre mesi anche Berlino non cresce più, ed è logico: a chi può vendere le sue automobili e le sue lavatrici se il resto d'Europa viene strangolato? Quando si comincia a tagliare la spesa pubblica destinata agli investimenti e alla ricerca è la fine. Io posso anche capire che la Germania, di fronte alla richiesta di pagare per gli altri, abbia delle esitazioni; solo che ormai non può più permetterselo». La nuova emergenza arriva dalla Spagna. «Se l'Europa si comporta con Madrid come ha fatto con Atene sarà un disastro. Se aiutiamo la Spagna alla condizione che paghi gran parte del suo debito, finirà per crollare. Immaginiamo che Madrid esca dall'euro, e che nascano magari due monete, una dell'Europa del Nord e una del Sud: per la Spagna significherebbe una svalutazione del 50%, l'impossibilità di comprare petrolio, gas, di avere la corrente elettrica nelle case. È uno scenario spaventoso, e verosimile». FRANÇOIS MITTERRAND RONALD REAGAN Che cosa pensa degli incitamenti di Obama a intervenire? «Spero abbiano effetto. Detto questo c'è da dire che non è certo l'Europa continentale all'origine della crisi. Nel 2007, con Lehman Brothers, le garanzie offerte dalle autorità politiche al sistema bancario sono arrivate al 70% del Pil in Usa e Gran Bretagna, e in media solo al 36% in Europa. Questo perché noi europei siamo stati meno pazzi degli anglosassoni. L'Italia, dove pure la classe politica ha dato spettacolo, è stata gestita bene da ottimi tecnocrati, che sono riusciti a limitare i danni. Ora siete messi meglio della Francia, perché il vostro equilibrio primario è salvo. Prendete denaro solo per rifinanziare il debito, non per pagare il funzionamento dello Stato o la Difesa. Il guaio è che lo prendete a tassi troppo alti. Negli Stati Uniti, la Fed ha prestato soldi alle banche americane allo 0,01 per cento. La povera Grecia paga il denaro al 6%, cioè 600 volte più caro. Ovvio che sia in recessione». MARGARET TATCHER Colpa degli anglosassoni quindi? «Colpa di un elemento culturale e di un altro istituzionale, e nel primo gli anglosassoni c'entrano qualcosa. Da prima della II Guerra mondiale al 1980 il debito americano totale (sommando famiglie, aziende e Stato) è rimasto stabile, intorno al 120% del Pil. Dall'elezione di Ronald Reagan in poi (e con la Thatcher in Gran Bretagna) è schizzato fino a raddoppiare. È una follia che ha contagiato tutti, anche politici, banchieri ed economisti europei, tuttora intellettualmente paralizzati davanti a quel che sta succedendo, perché imbevuti di monetarismo, che spinge all'indebitamento». ADOLF HITLER E l'elemento istituzionale? «Quella è la vera colpa europea. All'inizio della crisi greca, con un debito inferiore al 2 per cento del Pil totale del continente, sarebbe bastato che un presidente europeo dicesse "basta, metto 300 miliardi di euro sul tavolo, scoraggio gli speculatori e salvo la Grecia", e adesso staremmo a parlare di altro. L'Europa deve darsi, subito, delle istituzioni unitarie che le permettano di agire in fretta e di non dipendere più dagli umori della cancelliera tedesca del momento». Altrimenti? «Altrimenti l'euro esplode, le singole monete vengono svalutate del 50%, il debito raddoppia, i Paesi europei entrano in una violenta recessione che porta alla fame, a rivolte e a elezioni dagli esiti pericolosi, vedi Hitler. Con il suo mezzo miliardo di abitanti e le sue qualità l'Europa potrebbe diventare una grande potenza mondiale. Se solo riuscisse a sopravvivere». http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/euro-crac-siamo-ridotti-cos-se-l-europa-si-comporta-con-madrid-come-ha-40009.htm

giovedì 7 giugno 2012

CHE COSA SI SONO SPUPAZZATI I “POTENTI DELLA TERRA”, BLINDATI PER 3 GIORNI - IN UN HOTEL DI WASHINGTON, CON OSPITI DEL CALIBRO DI LILLIBOTOX ED ENRICO LETTA? - 2- ECCO FATTI E MISFATTI DEL MEETING CHE HA VISTO IL TORELLO SPAGNOLO MATATO SULL’ALTARE DELLA FINANZA: “SAREBBE IMPOSSIBILE CONVINCERE I TEDESCHI A SUPPORTARE LA SPAGNA, UN PAESE MESSO IN GINOCCHIO DA CORRUZIONE E INEFFICIENZA” - 3- CALCI IN CULO ALLA VICEPRESIDENTE SPAGNOLA SORAYA SAENZ: “PERCHÉ DOVREMMO SALVARTI SE LA SPAGNA HA MENTITO SUL DEBITO E SUI SUOI PROBLEMI FINANZIARI? IL VOSTRO SISTEMA BANCARIO FA SCHIFO. AVETE UN PATRIMONIO CHE POTREBBE INTERESSARE A QUALCUNO?”. LA RISPOSTA HA RISUONATO PER TUTTA LA SALA, “NO” - 4- LA SENTENZA È GIÀ SCRITTA: LA SPAGNA DEVE IMMEDIATAMENTE LASCIARE L’EURO - -

Dagotraduzione dell'articolo di Daniel Estulin, autore de "il Club Bilderberg", per il suo blog "danielestulin.com" http://www.danielestulin.com/2012/06/05/bilderberg-reportinforme-2012-part-1/ SORAYA SAENZ DE SANTAMARIA Durante i tre giorni del meeting di Bilderberg, i banchieri europei, i funzionari del governo americano e i manager internazionali hanno discusso sulla possibilità di chiudere le porte in faccia alla cautela della Germania e di allargare il credito ai Paesi europei indebitati. MARIANO RAJOY Un membro tedesco ha fatto notare che le risorse della Germania sono limitate, mentre un altro ha appuntato che "sarebbe impossibile in questo clima economico e politico cercare di convincere i tedeschi a supportare la Spagna, un paese messo in ginocchio da corruzione e inefficienza". Il messaggio chiave dell'incontro: qualsiasi cosa accada, l'imperativo è preservare il sistema bancario. La vicepresidente spagnola ha dovuto fare un bagno di umiltà quando ha provato a convincere i potenti colleghi tedeschi a cedere sulla questione degli Eurobonds, facendo leva sulla "responsabilità". La risposta è stata eloquente: "Vedi di andartene!". Questa è stata la replica della potente elite di Bilderberg alle pretese di Soraya. KGR 05 GRUBER BERNABEI La conclusione non poteva essere più spaventosa per l'immediato futuro della Spagna. Madrid sarà sacrificata sull'altare dell'alta finanza. "Perché dovremmo salvarti se la Spagna ha mentito sul debito e sui suoi problemi finanziari?", ha chiesto uno dei membri tedeschi alla vicepresidente spagnola. "Il vostro sistema bancario fa schifo. Avete un patrimonio che potrebbe interessare a qualcuno?". La risposta ha risuonato per tutta la sala, "No". Uno dei membri americani ha dichiarato che "è giunto il momento di premere il bottone di allarme". ENRICO LETTA Il senso di panico è aumentato durante il week end man mano che le discussioni si facevano più tese. A differenza dei cittadini spagnoli, Bilderberg ha accesso all'elenco completo dei depositi bancari che sono "volati via" dalla Spagna e che si crede possano raddoppiare la cifra già annunciata di 66.2 miliardi di euro a marzo. JOHN ELKANN "Marzo è un'eternità in termini finanziari", ha fatto notare uno dei membri di Bilderberg. Ma i numeri parlano da soli. Il debito delle istituzioni finanziarie spagnole è il 109% del Prodotto Interno Lordo, il doppio di Francia e Germania e il triplo di quello degli Stati Uniti. i prestiti insoluti nel settore delle costruzioni sono il 40% del Prodotto Interno Lordo e non il 20%, come Rajoy ha voluto far credere al resto del mondo. Un altro membro di Bilderberg ha dichiarato che "il problema della Spagna è che il suo settore delle costruzioni è come un gorilla di 800 chili in un negozio di souvenir giapponese", grande come tutto il settore manifatturiero. Al contrario, in Germania, le costruzioni rappresentano solo il 20% dell'industria manifatturiera. OCCUPY BILDERBERG JPEG IL MARRIOT DI CHANTILLY IN VIRGINIA SEDE INCONTRO BILDERBERG Un altro membro ancora ha puntato il dito sul fatto che, un anno fa, il Prodotto Interno Lordo era sceso da 8 trilioni di dollari a 6.1 trilioni. Un trilione di questo calo era da attribuire al collasso di Lehman Brothers, all'acquisto di Bear Stearns da parte di JPMorgan Chase e alla fusione Bank of America-Merrill Lynch. OCCUPY BILDERBERG JPEG In conclusione, il sistema bancario spagnolo sta morendo. La principale banca del Paese, il Banco Santander, ha un debito di oltre 800 miliardi di euro. Bilderberg ovviamente lo sa. Le metastasi hanno infettato tutto il sistema. I "Signori dell'Ombra" hanno parlato e il copione è già stato scritto. Non resta che restare a guardare quanto tempo impiegheranno gli attori a fare la loro parte. OCCUPY BILDERBERG JPEG C'è un'unica soluzione. La Spagna deve immediatamente lasciare l'euro e tornare ad essere una nazione indipendente. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-che-cosa-si-sono-spupazzati-i-potenti-della-terra-blindati-per-3-giorni-39959.htm

mercoledì 6 giugno 2012

IN THE MOODY’S FOR LOVE - UN ANNO FA, I PM DI TRANI CHIAMARONO MONTI PER UN PARERE SULL’INCHIESTA DEL RATING, MA LUI NON ANDÒ - ORA, DOPO AVER COMUNICATO IL SUO PASSATO IN MOODY’S, POTREBBERO SENTIRLO COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI - LUI STESSO IL 13 GENNAIO, DOPO IL DOWNGRADE DI S&P ALL’ITALIA DA LUI GUIDATA, AVEVA PARLATO DI “ATTACCO ALL’EUROPA” - I PM PRONTI A DIMOSTRARE CHE S&P HA MANIPOLATO I MERCATI CON ANALISTI INESPERTI E TEMPISTICHE SCORRETTE…

Antonio Massari per il "Fatto quotidiano" LOGO MOODY In estate gli avevano chiesto un aiuto, come rettore della Bocconi ed esperto di finanza mondiale, per districare la matassa dei report di Standard & Poor finiti nel fascicolo d'indagine. Da ieri - avendo saputo della nota ufficiale di Palazzo Chigi sul passato di Mario Monti in Moody's - la procura di Trani sta prendendo un'altra decisione: interrogare il presidente del consiglio come persona informata sui fatti. La questione sarà vagliata nelle prossime ore. La sua testimonianza sarebbe importante per almeno due motivi. Il primo: appena insediatosi al Governo, dinanzi al report di S&P che declassava l'Italia, Monti parlò di "attacco all'Europa". Il secondo: avendo collaborato con Moody's, il presidente del Consiglio può - a maggior ragione - spiegare quelle parole. Perché "l'attacco all'Europa" - o meglio alla "zona Euro" - è il sottofondo che sembra sostenere tutta l'indagine condotta dal pm Michele Ruggiero e dal suo capo, il procuratore Carlo Maria Capristo, che per ben due mesi hanno intercettato i vertici di S&P. MARIO MONTI Un sottofondo, appunto, nel senso che di questo presunto "attacco", negli atti dell'indagine appena chiusa, non c'è alcuna menzione. Il concetto è espresso in questi termini: S&P avrebbe operato una "destabilizzazione" dell'area euro e dell'Italia in particolare. Il metodo: artifici informativi e tempistiche non corrette nell'emanazione dei report. E sono state proprio le intercettazioni, oltre che l'analisi delle email interne al colosso del rating, a spingere gli inquirenti in questa direzione. E così, considerato che Monti, già a gennaio, aveva espresso un pensiero simile a quello degli inquirenti, oggi avrebbe il modo di dare una mano concreta. All'epoca - per vie informali - rifiutò l'invito di vestire i panni dell'esperto, del "super consulente" della piccola procura pugliese. Ora - da persona informata sui fatti - può aiutare i pm a fare chiarezza. Una chiarezza tanto più necessaria, alla luce delle intercettazioni e delle email, come quella "valorizzata" dagli inquirenti soltanto pochi giorni fa: Renato Panichi, Responsabile Team Banche italiane Standard & Poor's, a ridosso di un ulteriore report negativo sul sistema bancario italiano, scrive agli analisti. Nel testo, si legge che Panichi è in totale disaccordo con la valutazione, parla di situazione "esattamente contraria", ed invita i colleghi a rettificare il tiro. Ma questo non avviene. STANDARD & POOR'S Quell'inciso, sul sistema bancario italiano, non sparirà mai. Per gli inquirenti, questa mail, fa il paio con un'intercettazione telefonica di sei mesi prima. Siamo in estate e la responsabile di S&P Italia parla al telefono con Deven Sherma, il numero uno dell'agenzia in Usa. La Panichi si lamenta del grado di professionalità degli analisti che redigono i report per l'Italia, chiede di avere a disposizione dei "senior", ma anche questa richiesta non troverà risposta. La procura di Trani ascolta in diretta il tracollo di Sherma, che aveva declassato anche gli Usa, sulla base di un presunto errore da 3 miliardi di dollari, e viene silurato all'istante, dopo la reazione di Barack Obama. La piccola procura con vista sul mare, sulla scorta di una denuncia del senatore Idv Elio Lannutti, tra agosto e settembre 2011, entra così nei templi della finanza mondiale, ascolta le reazioni dei capi, fino al numero uno, Sherma (poi silurato per aver osato mettere in discussione la stabilità degli Usa). Ma quel che importa, per l'indagine italiana, è altro: la violazione di alcuni principi "etici" alla base dei report. ELIO LANNUTTI La qualità degli operatori che li redigono, la tempestività della loro pubblicazione. Sulla qualità degli analisti - a giudicare dall'intercettazione tra Sherma e Pierdicchi e dalla mail di Panichi - sono proprio i vertici italiani di S&P ad avere forti dubbi. Sulla tempestività usata per la pubblicazione dei report, invece, la procura è convinta di avere il cosiddetto asso nella manica. Siamo sempre nell'estate 2001, tra agosto e settembre, e l'ennesimo report è pronto. È negativo. Dovrebbe essere pubblicato rapidamente ma, invece, gli investigatori ascoltano gli analisti di S&P prendere tempo: "Berlusconi deve andare al Quirinale. È meglio aspettare", dicono, in sintesi, gli analisti intercettati. E non si tratta di una questione che riguarda soltanto Berlusconi. Tra i motivi che portavano S&P a considerare l'Italia poco affidabile, oltre quelli finanziari, c'erano delle considerazioni politiche: il Paese era in una sorta di "stallo", nell'incapacità di rimediare alla crisi con una serie di riforme. Pochi mesi dopo, però, Berlusconi lascia il posto a Monti. Lo spread sale vertiginosamente. Il nuovo presidente del Consiglio organizza una conferenza stampa il 4 dicembre, di domenica, ed è chiaro il segnale per gli investitori prima che, il lunedì, aprano i mercati: siamo pronti alle riforme e a un'inversione a "U". Lo "stallo", quindi, sta per essere superato. Eppure il giorno dopo arriva un "credit watch" negativo, una sorta di preavviso di declassamento, che arriva puntuale il 13 gennaio, nonostante il clima politico - almeno quello, sia cambiato. Ed è in quell'occasione che Monti parla di attacco all'Europa. La procura è della stessa idea. E il presidente del Consiglio, da esperto, potrebbe spiegare cosa intendeva dire, davvero, con quelle parole. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/in-the-moodys-for-love-un-anno-fa-i-pm-di-trani-chiamarono-monti-39898.htm

PALAZZO CHIGI RISPONDE ALL’ARTICOLO DI INDYMEDIA RILANCIATO STAMATTINA DA DAGOSPIA, DICENDO CHE SÌ, MONTI È STATO MEMBRO DELL’ADVISORY COUNCIL DI MOODY’S PER QUASI 4 ANNI, MA CHE NON HA MAI PARTECIPATO ALLA “VALUTAZIONE DI STATI O IMPRESE SOTTO IL PROFILO DEL RATING”, PARTECIPANDO A DUE-TRE RIUNIONI L’ANNO IN CUI SI “SCAMBIAVANO VEDUTE” UNA SERIE DI CAPOCCIONI, POLITICI E BANCHIERI - 2- BENISSIMO. NELLO STESSO QUADRIENNIO, L’INFATICABILE PROFESSORE “SCAMBIAVA VEDUTE” COME PRESIDENTE DELLA BOCCONI. COME EDITORIALISTA DEL “CORRIERE”, COME PRESIDENTE DELL’ATLANTIC COUNCIL, DENTRO IL CLUB BILDERBERG, NELLA TRILATERAL - 3- CON TUTTI QUESTI PALCHI, PLATEE, FORI, PULPITI, L’ATTUALE PREMIER HA COMUNQUE RITENUTO INDISPENSABILE “SCAMBIARE VEDUTE” PURE NEL SENIOR EUROPEAN ADVISORY COUNCIL DI MOODY’S, UNA SOCIETÀ CHE SI OCCUPA ESCLUSIVAMENTE DI RATING E VALUTAZIONI CHE HANNO FORTISSIME RICADUTE GLOBALI. MA NON FINISCE QUI. NELLO STESSO QUADRIENNIO (PER LA PRECISIONE, DAL 2005 AL 2011), È STATO “INTERNATIONAL ADVISOR” DI GOLDMAN SACHS -

FONTI P.CHIGI, MONTI IN MOODY'S NON HA MAI VALUTATO RATING (ANSA) - Durante il periodo in cui ricopriva l'incarico di membro del Senior European Advisory Council di Moody's, l'allora presidente della Bocconi Mario Monti non ha mai partecipato alla "valutazione, neppure in via indiretta, di stati o imprese sotto il profilo del rating". E' quanto precisano fonti di palazzo Chigi, in risposta ad alcune ricostruzioni dei media. MARIO MONTI SI PETTINA "In riferimento ad indiscrezioni di stampa si conferma che il Prof. Mario Monti (come a suo tempo venne pubblicamente comunicato) è stato membro del Senior European Advisory Council di Moody's dal luglio 2005 al gennaio 2009, periodo in cui ricopriva l'incarico di Presidente dell'Università Bocconi", ricordano le fonti. VIGNETTA MANNELLI MARIO MONTI SOSPENDE LA PENISOLA PER DUE O TRE ANNI "Tale Advisory Board - proseguono le stesse fonti - comportava la partecipazione a due-tre riunioni all'anno che avevano per oggetto scambi di vedute sull'integrazione europea e sulla politica economica dell'Unione europea e non la valutazione, neppure in via indiretta, di stati o imprese sotto il profilo del rating. Nel periodo in questione, gli altri membri del Board erano Hans Tietmeyer, ex Presidente della Deutsche Bundesbank; Francis Mer, ex Ministro francese dell'Economia e delle Finanze; Howard Davis, ex Presidente della Financial Services Authority britannica; Olle Schmidt, membro svedese del Parlamento Europeo; Leszek Balcerowicz, ex Ministro delle finanze della Polonia". 2- DAGO-RISPOSTA: NON AVRÀ "VALUTATO RATING", MA HA LAVORATO PER GLI ENTI CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA CRISI CHE ORA DOVREBBE RISOLVERE L'ufficio stampa di Palazzo Chigi risponde all'articolo di Indymedia rilanciato stamattina da Dagospia, dicendo che sì, Monti è stato membro dell'Advisory Council di Moody's per quasi 4 anni, ma che non ha mai partecipato alla "valutazione di stati o imprese sotto il profilo del rating", partecipando a due-tre riunioni l'anno in cui si "scambiavano vedute" una serie di capoccioni, politici e banchieri. Qui l'articolo cui si fa riferimento: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-oltre-il-conflitto-di-interessi-ce-solo-rigor-montis-membro-di-moodys-vale-39823.htm VIGNETTA MANNELLI - MONTI IL MAZZO E' IL MESSAGGIO MARIO MONTI PARLA A TAVOLA CON LA MOGLIE ELSA JOHN KERRY GIULIO TERZI E ANTONELLA CINQUE Benissimo. Bisogna a questo punto sottolineare che, nello stesso quadriennio, l'infaticabile professore "scambiava vedute" come presidente della Bocconi nei seminari e lezioni da questa organizzata. "Scambiava vedute" coi lettori del "Corriere", di cui è stato editorialista per vent'anni. "Scambiava vedute" nell'Atlantic Council, di cui era uno dei presidenti del Business and Economics Advisors Group. "Scambiava vedute" in innumerevoli conferenze italiane e internazionali, dove era relatore e ‘distinguished guest'. Infine, "scambiava vedute" dentro il Club Bilderberg (è stato nello ‘steering committee') e nella Trilateral Commission, di cui era addirittura presidente per il ‘lato' europeo. OBAMA - MONTI SUPER MARIO MONTI Con tutti questi palchi, platee, fori, pulpiti, tavole rotonde, uditori, lettori, l'attuale Presidente del Consiglio ha comunque ritenuto indispensabile "scambiare vedute" pure nel Senior European Advisory Council di Moody's, una società che si occupa ESCLUSIVAMENTE di rating e valutazioni che hanno fortissime ricadute globali. Advisory Council dire Comitato dei Consulenti, non ‘pigliamoci un caffè e raccontiamoci che abbiamo fatto negli ultimi sei mesi', e in quegli incontri le sue vedute sono state "scambiate" per un bel contratto di consulenza. E' lecito aspettarsi che Moody's pagasse lui e gli altri esperti per "vedute" che poi, anche indirettamente, sarebbero finite nei report della società. Ma non finisce qui. Nello stesso quadriennio (per la precisione, dal 2005 al 2011), è stato "International advisor" di Goldman Sachs. E dove? Sempre in un Advisory Council! Tenendo a mente questi elementi, si possono fare vari ragionamenti. Primo: forse non è saggio, per uno stimato economista di 65 anni (nel 2008) assumere tanti incarichi contemporaneamente, manco fosse uno stagista ventenne che cerca di ingolfare il curriculum, o un politico che accumula poltrone (malcostume che proprio Monti dovrebbe combattere). Secondo: nel gennaio 2009, quando Monti dichiara di aver lasciato l'incarico presso Moody's, erano già passati 4 mesi dal crac di Lehman Brothers, in cui il grande pubblico ha scoperto il disastro combinato dalle agenzie di rating sui mutui subprime (tutti garantiti con tripla "A") e gli stessi titoli Lehman, che da "AAA" sono passati a "C" a fallimento avvenuto. Questa ‘inversione di rotta fuori tempo' è alla base di centinaia di migliaia di cause civili e penali contro le società di rating, e ha reso impossibile per chiunque continuare ad appoggiarne le strategie o i metodi di analisi usati fino a quel momento. MOODY Si potrà anche dire che 4 mesi sono il tempo che serve per mollare il contratto di consulenza con una società "impresentabile". Ma quello che tutti gli economisti e finanzieri sanno, è che la bolla immobiliare era già scoppiata da un anno, e ufficialmente dal collasso di Bear Sterns (marzo 2008), e che il ruolo delle agenzie di rating era chiaro a tutti da tempo. GOLDMAN SACHS Terzo: se anche vogliamo ammettere che ognuno è libero di lavorare per chi gli pare, perfino per le cattivone agenzie di rating (almeno finché non entra in politica, e allora lì è tenuto a renderne conto), è comunque lampante un altro conflitto di interessi: quello tra essere consulente di Goldman Sachs, una banca d'affari che emette titoli e gestisce quotazioni, e Moody's, che quei titoli e quelle quotazioni deve valutare (teoricamente) in modo indipendente. Tra merchant bank e rating dovrebbe esserci separazione assoluta, è un obbligo sia nei confronti dei mercati che della legge. Per chi a questo punto se lo fosse scordato, Monti è quello che ha inserito il divieto di doppi incarichi in società finanziarie concorrenti. Norma meritoria, per quanto aggirata da tutti, ma il cui principio non pareva essere chiaro al Professore nel (lontano?) 2008. MONTI THE-GOLDMAN-SACHS Quarto, pleonastico: ma se uno non "valuta il rating", come dicono i portavoce di Monti, che ci va a fare da Moody's, che non risulta avere una bocciofila? Con le tante poltrone che aveva per "scambiare vedute" aggratis, o a pagamento ma senza imbarazzanti conflitti di interesse, Monti ha scelto di farlo per due società che hanno contribuito ad affossare l'Italia declassandola in modo sospetto (Moody's), e vendendo i suoi titoli di Stato scatenando la fuga dai Btp che ha devastato i bilanci di banche e assicurazioni italiane (Goldman). E tacciamo delle possibili influenze che hanno avuto gli incontri Bilderberg e Trilateral nell'attuale crisi europea e italiana. MARIO MONTI E IL DITINO ALZATO Monti è stato chiamato a "salvare" l'Italia dalla speculazione di quei soggetti per cui ha lavorato per anni. Anni (2008-2011) in cui gli avvoltoi del mercato hanno spostato il loro attacco dalle banche americane ai debiti sovrani europei. Questa anomalia la stanno pagando il governo, i partiti che lo hanno appoggiato, e i bilanci delle società finanziarie. Ma più di tutti, se ne sono accorti gli italiani. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-palazzo-chigi-risponde-allarticolo-di-indymedia-rilanciato-stamattina-da-dagospia-dicendo-che-s-39882.htm

IL CARDINALE E LE RAGAZZINE (QUANDO A VOLARE NON ERANO I CORVI, MA I MAIALI) - 2- IL CORRIERE RIFILA UNA MICIDIALE SECONDA PUNTATA SUL CASO EMANUELA ORLANDI - 3- NEL 1984 L’ARCIVESCOVO BERNAD LAW TRASFERITO DA ROMA A BOSTON DOPO LA SCOMPARSA DI EMANUELA E A PARTIRE DALL’84 CI FU UN BOOM DI ABUSI NELL’EAST COST - 4- SPUNTA LA PISTA (E LA POSTA) AMERICANA: LETTERE DEI SEQUESTRATORI (RICHIESTA DI SCAMBIO ORLANDI-AGCA) SPEDITE DALLA STESSA CASELLA POSTALE DEI PRETI PEDOFILI - 5- IL SISDE ERA SULLE TRACCE DE “L’AMERIKANO” (LEGATO AL “MONDO ECCLESIASTICO”) E CONOSCEVA IL MOVENTE DEL RAPIMENTO: “TRAFFICO INTERNAZIONALE BAMBOLE” -

Fabrizio Peronaci per il "Corriere della Sera" IL CARDINALE BERNARD FRANCIS LAW BACIA LA MANO DI PAPA RATZINGER CARDINALE BERNARD LAW C'è stato anche questo e nessuno ha mai neanche provato a spiegarlo, nell'intrigo che ha coinvolto le segrete stanze vaticane, cancellerie di mezzo mondo e servizi di intelligence dell'Est e dell'Ovest attorno alla scomparsa di una ragazzina divenuta sua malgrado il simbolo delle macchinazioni più feroci: un momento in cui sembrava fatta, era fatta. La trattativa per il rilascio della figlia del «postino» papale non era incerta o in corso: era conclusa. Siamo a fine settembre 1983. CARDINALE BERNARD LAW Lo Stato, nella persona di un agente del Sisde, bussò a casa Orlandi: «Emanuela tornerà tra 10-15 giorni, ma mi raccomando, portatela fuori, lontana dai giornalisti, è molto provata...». Papà Ercole, mamma Maria, il fratello Pietro e le altre tre sorelle si abbracciarono. Erano passati tre mesi. Novanta giorni da incubo: ogni ora un messaggio, una rivendicazione, un depistaggio, un pugno alla bocca dello stomaco quando al telefono si faceva vivo l'«Amerikano»... CARDINALE BERNARD LAW È quella promessa caduta nel vuoto, quell'annuncio fallace che gettò nella costernazione gli Orlandi la lente da usare, oggi, per mettere a fuoco gli ultimi inquietanti sviluppi sulla pista che lega il sequestro di Emanuela, ma anche della coetanea Mirella Gregori, ai preti pedofili di Boston. Perché il giovane 007 Giulio Gangi, che in seguito si rimangiò le parole dette, comunicò l'imminente lieto fine? Già, da chi l'aveva saputo? La «ragazza con la fascetta» a settembre - dunque - era indubitabilmente viva, il che autorizza a spazzar via ogni ricostruzione che la vuole morta prima? XB42 CARDINALE BERNARD LAW Una spiegazione mai data dagli inquirenti - non nella fase iniziale delle indagini né tantomeno negli ultimi 5-6 anni, avviluppati attorno alla pista della banda della Magliana - sta nelle carte, ma non solo. La si trova con ragionevole certezza nelle lettere, ritenute «le uniche attendibili», che in quella fine d'estate arrivarono da Boston al corrispondente romano della Cbs, Richard Roth, con il timbro di Kenmore Station. E la si intravede nello scenario terribile, seppure ancora sgranato, che ci consegna quel «Box 331» del network pedofilo di Boston, ubicato anch'esso in testa ai binari di Kenmore. EMANUELA ORLANDI La congiunzione - il fermo posta chiamato Fag Rag, che sta per «Giornalaccio omosessuale» - era a disposizione di chi avesse voluta vederla già dal 2002, quando lo scandalo-pedofilia più grave della storia della Chiesa portò alle dimissioni dell'arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto le pratiche dei «suoi» sacerdoti. Di Kenmore Station si parlò davanti alla Corte di Suffolk, come rivelato ieri dal Corriere, durante la deposizione dell'imbarazzato prelato. Però attenzione alle date, adesso. Da quando Sua Eminenza Reverendissima B.F. Law presiedeva alla cura delle anime negli States? Esattamente dall'11 gennaio 1984, giorno in cui fu nominato arcivescovo di Boston. Una coincidenza che si aggiunge a un'altra: il fatto che le prime denunce sulla East Coast, poi deflagrate nelle 456 cause delle giovani vittime di abusi sessuali contate nel 2002, risalivano all'anno del suo arrivo. EMANUELA ORLANDI I mesi precedenti Bernard Law, a Roma, tesseva i fili della potente Chiesa d'America facendo base a Santa Susanna, sede dell'American Church, zona stazione Termini. Un trasferimento inaspettato, il suo: il rettore Humberto Sousa Medeiros morì il 17 settembre 1983 e chi poteva aspettarsi un avanzamento di carriera in loco lo vide volare oltreoceano, salvo nel 1985 accumulare la carica e diventare, lo stesso Law, anche il cardinale titolare di Santa Susanna. EMANUELA ORLANDI È in questo contesto che torna in scena l'agente Gangi. Come si spiega il suo ottimismo? Qualcuno, almeno ai familiari di Emanuela, dovrà pur spiegarlo. L'esame incrociato delle rivendicazioni telefoniche e per lettera dell'«Amerikano» e dei messaggi di una sigla fino ad allora sconosciuta, tuttavia, fornisce già di per sé l'evidenza della segretissima trattativa. MIRELLA GREGORI Ecco le date. 4 settembre da Roma e 27 da Boston: due missive (stessa grafia) insistono nella richiesta di scambio Orlandi-Agca, l'attentatore di Wojtyla. 24 settembre: si appalesa «Phoenix», misterioso gruppo che nei comunicati usa toni sanguinolenti, minaccia «sentenze immediate», chiede «rispetto», invita «gli elementi» (esecutori del sequestro) a contattare «il conduttore» (mandante). E usa strane sigle, come «order NY», o «A.D.C». La stampa italiana abbocca: è la mafia americana, quella del boss Aniello Della Croce, coinvolta anch'essa nell'affaire Orlandi, si buttano i cronisti. No, spiega Pietro Orlandi, il fratello: «Phoenix altro non era che il Sisde, me lo confidò lo stesso Gangi a casa mia davanti a un caffè...». PIETRO ORLANDI Sì, così è chiaro. Quei messaggi rappresentarono un'operazione di intelligence (un po' goffa e di dubbio gusto) per tentare di stanare i sequestratori, utilizzando i mass media. E dove venivano fatti trovare? Due nelle chiese di San Bellarmino e di San Silvestro, un altro sotto l'immagine di una Madonna vicino piazza di Spagna. Scelta casuale? Il senso, a una lettura attenta, non può che essere: sappiamo chi siete, vi bracchiamo. L'«Amerikano», d'altronde, nelle stesse ore veniva descritto dal prefetto Vincenzo Parisi, vicecapo del Sisde, come persona legata al «mondo ecclesiastico». ALI AGCA Ma non basta: «Phoenix» (città dove era già scoppiato un caso di pedofilia nel clero, altra coincidenza?) l'8 ottobre 1983 testualmente dichiara: «È cosa nostra porre termine alla situazione Orlandi... Nell'eventualità di una mancata obbedienza estirperemo alla radice questa pseudo organizzazione causa di spiacevoli inconvenienti». Tradotto: rapitori di Boston, badate, vi abbiamo in pugno. In coda, poi, una riga rivelatrice dell'ipotetico movente. Tre parole: «Traffico internazionale bambole». Non potevano saperlo, ovvio, quelli di «Phoenix», ciò che sarebbe accaduto a Boston 19 anni dopo... Ma forse, chi lo sa, era solo un modo di dire da sbirri, in una storia di poteri, complotti e dolore che sarebbe ora di scrivere una volta per tutte. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-il-cardinale-e-le-ragazzine-quando-a-volare-non-erano-i-corvi-ma-39862.htm

IL CORALLO PIACE A TUTTI - IL CENTRODESTRA CI PROVA E IL GOVERNO DEI TECNICI APPROVA: PASSA UN EMENDAMENTO CHE PERMETTE CHE LE CONCESSIONI DI SLOT VENGANO AFFIDATE ANCHE A CHI HA PARENTI COINVOLTI IN INCHIESTE GIUDIZIARIE - LA NORMA CADE A PENNELLO SULLA CONCESSIONARIA DEL LATITANTE FRANCESCO CORALLO - IL PDL CI AVEVA MESSO LO ZAMPINO MA L’INDEBOLIMENTO ANTI-CRIMINALITÀ È OPERA DI MONTI & CO…

Ferruccio Sansa per "il Fatto Quotidiano" LOGO ATLANTIS Una riga. Un emendamento proposto dal centrodestra che ha spalancato le porte ai concessionari di slot con parenti coinvolti in inchieste giudiziarie. Oggi si scopre che quella norma ha ottenuto in Parlamento anche il parere favorevole del governo Monti. Una decisione che, si legge negli atti parlamentari, ha suscitato pesanti attacchi all'esecutivo: "La norma...riguarda la società concessionaria Bplus, ex Atlantis, investendo anche la vicenda giudiziaria che coinvolge il signor Corallo", ha sostenuto in Commissione Finanze, senza troppi giri di parole, Alberto Fluvi (Pd): "Si tratta di una vicenda della quale il governo dovrebbe essere perfettamente consapevole". ATLANTIS_500X340 Niente da fare: l'esecutivo, attraverso il sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani, ha dato via libera all'emenda - mento del centrodestra. Così ecco che la norma procede spedita verso il definitivo via libera al Senato. Eppure il nome di Francesco Corallo, evocato dai deputati Pd, non è sconosciuto alle cronache. Parliamo, appunto, di uno dei signori delle slot. All'inizio di quest'anno la Finanza piomba nella sua casa per acquisire materiale su un finanziamento da 148 milioni che sarebbe stato concesso dalla Bpm di Massimo Ponzellini. Ma le Fiamme Gialle all'inizio restano fuori dalla porta. LABOCCETTA JPEG Viene accampata l'immunità (si dichiarò diplomatico della Repubblica di Dominica presso la Fao). Poi ecco arrivare il deputato Amedeo Laboccetta (in seguito indagato per favoreggiamento) che si porta via un pc sostenendo che sia suo. Sì, proprio quel Laboccetta ex plenipotenziario di Fini a Napoli e amministratore di Atlantis Group of Companies Nv (ora è in Parlamento, vicino a Berlusconi e giura di non avere più niente a che fare con le slot). Oggi nei confronti di Corallo pende una misura cautelare per associazione a delinquere (non mafiosa) e, ricordano fonti giudiziarie, "risulta latitante". "È solo residente all'estero ", spiega il suo avvocato Bruno La Rosa. GIANFRANCO FINI Tutto comincia quando in Parlamento viene presentato il decreto legge che dovrebbe dettare nuove regole sul mondo delle slot. Per contrastare i rapporti con la criminalità lo stesso governo inizialmente introduce una norma restrittiva: le concessioni non potranno essere affidate a indagati oltre che a rinviati a giudizio e a condannati per una serie di reati tipici della criminalità organizzata (tra l'altro reati di mafia in senso stretto, riciclaggio, illeciti in materia di rifiuti e di droga). Il divieto è esteso anche ai coniugi e ai parenti e affini fino al terzo grado. MARIO MONTI SI PETTINA "Sarebbe una norma contro-Corallo, perché si è messo contro grandi interessi. Ma un cittadino non può essere già punito solo perché è indagato. O perché un suo parente, come il padre di Corallo, è stato condannato tanti anni fa per associazione a delinquere (non mafiosa) e ha scontato la sua pena", commenta l'avvocato La Rosa. Ma ecco che a marzo (come scrisse L'Unità) in Commissione al Senato arriva un emendamento del Pdl. Si restringe l'ambito ai coniugi non separati. Spariscono i parenti e gli affini. E non si parla più degli "indagati", lo stop riguarda soltanto chi abbia condanne almeno in primo grado. MASSIMO PONZELLINI Ma qui entra in gioco l'esecutivo: "I relatori e il rappresentante del governo esprimono, poi, parere favorevole sugli emendamenti 10.4, 10.5 e 10.7", proprio quelli che escludono parenti e affini dai controlli . Risultato: la norma giunge alla Camera indebolita, proprio nel punto chiave che prevedeva importanti novità "in considerazione dei particolari interessi coinvolti nel settore dei giochi pubblici e per contrastare efficacemente il pericolo di infiltrazioni criminali". Eccoci alla Commissione Finanze della Camera, il 16 aprile scorso. Dove il testo arriva già con le correzioni volute dal Pdl. Ma le modifiche vengono "sposate" dal governo. E qui il centrosinistra di nuovo prova a fare muro, a cominciare da Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione Antimafia. Che presenta dei contro-emendamenti: lo scopo è riportare la legge alla formulazione iniziale, molto più restrittiva. Attacca Garavini: "Le norme introdotte dal Senato sembrano favorire un concessionario dei giochi pubblici ". LOGO BPM Niente da fare: Gianfranco Conte, presidente della Commissione e Relatore, ricorda "che il governo ha rinunciato alla posizione, la quale sembrava eccessiva, secondo cui la documentazione antimafia nel settore dei giochi pubblici doveva riguardare oltre che il coniuge del socio della società concessionaria, anche i parenti entro il terzo grado ". Il sottosegretario Ceriani si oppone soltanto all'esclusione dei limiti per indagati e rinviati a giudizio. Ma la maggioranza di centrodestra tira dritta per la sua strada. La norma originaria resta così spolpata fino all'osso. E Garavini aggiunge: "Pur troppo il governo ha dato un parere favorevole che a noi è parso infelice. Non so se sia stata un'incredibile leggerezza o una disattenzione. Adesso, però, speriamo che si impegni a varare una disciplina che eviti allo Stato di pagare 285 milioni ai concessionari (come ha raccontato l'inchiesta del Fatto della settimana scorsa, ndr). Ma ci auguriamo soprattutto che si affronti la questione delle scommesse legali e delle slot nel suo complesso, con tutti i danni sociali che implica. Cominciamo dal divieto di ogni forma di pubblicità". http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/il-corallo-piace-a-tutti-il-centrodestra-ci-prova-e-il-governo-dei-tecnici-39859.htm

lunedì 4 giugno 2012

I SIGNORI DELLE SLOT HANNO FATTO BINGO! - GRAZIE AL DECRETO BANANONI, LE CONCESSIONARIE RICEVERANNO UN BONUS DA 285 MLN € (OLTRE 70 MLN € ALLA B-PLUS DI CORALLO, INDAGATO PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE NELL’INCHIESTA BPM, LATITANTE ALL’ESTERO!) - LE STESSE SOCIETÀ HANNO UN DEBITO CON LO STATO DI 2,5 MLD € PER AVER EVASO I CONTROLLI SULLE GIOCATE - L’AZZARDO DI MONTI: SE DEVOLVERANNO IL BONUS AI TERREMOTATI, IL GOVERNO NON RISCUOTERÀ IL CREDITO…

Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano" SLOT MACHINE VIDEOPOKER SCOMMESSE Ci sono 285 milioni di euro che potrebbero essere destinati alla ricostruzione dell'Emilia. Sono lì nelle casse del governo, e potrebbero essere usati per aiutare le popolazioni colpite dal doppio sisma di martedì scorso e del 20 maggio. E invece il tesoretto sarà distribuito ai concessionari delle slot machine mentre il conto del terremoto sarà pagato dai soliti grazie all'aumento delle accise sui carburanti. SLTHS18 GENTE AGLI SLOT MACHINE Il primo tesoretto da 62 milioni Proprio il giorno dopo la prima scossa in Emilia, l'associazione di categoria delle imprese del settore slot, l'Assotrattenimento, ha emesso un comunicato entusiasta sintetizzato così dalle agenzie di stampa: "I gestori delle slot machine avranno un rimborso da 133 milioni di euro, grazie agli oltre 29,7 miliardi di euro raccolti dalle ‘macchinette' nel 2011". VLLGAY20 SLOT MACHINE Il decreto anti-crisi del governo Berlusconi del novembre 2008 prevede, infatti , un meccanismo diabolico che riduce l'aliquota delle tasse sugli introiti delle slot machine, quando la raccolta aumenta. Il tesoretto deriva quindi dalla riduzione dell'aliquota dal 12,6 per cento al 12,15 della raccolta grazie al boom del gettito del 2011, più 8,3 miliardi rispetto al dato di riferimento del 2008. In realtà, secondo i calcoli dell'Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato, il rimborso per i gestori sarebbe pari alla metà. Il direttore dell'AAMS, Raffaele Ferrara, è in partenza. Per lui è pronta la poltrona di amministratore di Fintecna Immobiliare. Ma i tecnici dell'AAMS raggiunti dal Fatto in questo clima di smobilitazione, spiegano che "la differenza tra gli acconti versati finora e quella dovuta sulla base dell'aliquota ridotta non è di 133 milioni ma solo di 61 milioni e 922 mila". ATLANTIS CASINO NASSAU BAHAMAS Una montagna di soldi comunque che dovrà essere girata dai concessionari delle slot alle imprese dei gestori che installano le slot nei bar e raccolgono le monetine. Ma non c'è alcuna ragione logica per attribuire i benefici della crescita delle giocate a chi già ha guadagnato tanto in questi anni grazie al boom del gioco mentre le conseguenze negative sul piano sociale ricadono sulla comunità. Il secondo tesoretto da 233 milioni di euro Sempre dall'AAMS però fanno notare che ai 62 milioni bisogna aggiungere un secondo tesoretto ben più consistente che sta per essere restituito proprio ai concessionari delle slot: 223 milioni di euro (poco meno dei danni strutturali in Emilia della prima scossa del 20 maggio) che lo Stato pagherà per il raggiungimento dei livelli di servizio da parte dei concessionari. ATLANTIS-MG-1_1 La somma è attribuita grazie a un decreto del precedente governo Berlusconi del dicembre 2005 che premiava con lo 0,5 per cento della raccolta le concessionarie che investivano sulla rete telematica attraverso la quale devono controllare le slot sparse nei bar della penisola. Grazie a questa norma, modificata nel 2008, sempre da Berlusconi, in seguito alle rimostranze dell'Unione europea, se le slot sono collegate correttamente alla rete dei concessionari e trasmettono i dati al cervellone della Sogei, cioè se fanno semplicemente il loro dovere rispettando gli obblighi della convenzione con i Monopoli, ai concessionari spetta un premio pari fino allo allo 0,5% della raccolta dell'anno. Questa somma per l'anno 2011 dovrebbe essere pari a 223 milioni. Entrambi i tesoretti dovranno essere divisi tra i concessionari pro quota: Alla BPlus di Francesco Corallo andrà il 24,3 per cento delle somme; a Lottomatica il 15 per cento; alla HBG il 9,6 per cento; alla Gamenet il 12,8 per cento; alla Cogetech il 9,6 per cento; alla Snai il 7,1 per cento. Alla Gmatica il 5,3 per cento; a Codere il 2,6 per cento. SILVIO BERLUSCONI La condanna da 2,5 miliardi Il paradosso è che la Corte dei conti nel febbraio scorso ha condannato i medesimi concessionari a pagare 2,5 miliardi perché molte slot non hanno trasmesso i dati alla rete controllata dalla Sogei per mesi, talvolta per anni, impedendo il controllo di legalità sulle giocate dalla fine del 2004 fino al 2006. Il leader del mercato delle slot, la Bplus di Francesco Corallo, inseguito da un mandato di cattura emesso lunedì scorso dal Gip di Milano per associazione a delinquere, è stata condannata in primo grado a pagare 845 milioni di euro. La sentenza è stata impugnata e la sua efficacia è sospesa, ma un'eventuale conferma del verdetto in via definitiva porterebbe probabilmente al dissesto di Bplus e di molti concessionari. Per la Corte dei conti, Cogetech deve 255 milioni; Sisal 245 milioni; Gamenet 23 milioni; Snai 210 milioni; Hbg 200milio ANGELINO ALFANO Le stesse dieci concessionarie che incasseranno tra breve dall'Aams 223 milioni per l'assolvimento dei livelli di servizio nel 2011 devono ancora pagare - per i giudici contabili di primo grado - una somma dieci volte maggiore per l'inadempimento del periodo 2004-2006. Per fare un esempio, Bplus ha già incassato un centinaio di milioni di euro per il riconoscimento da parte di AAMS dei livelli di servizio negli anni passati (secondo i bilanci, 51 milioni per il 2007-2008 e 37 milioni per il solo 2009) e potrebbe incassare altri 55 milioni di euro per il 2011 mentre - per la Corte dei conti - deve pagare 845 milioni per i suoi inadempimenti passati. Compensazione per le slot Il governo Monti - dopo aver fatto propria l'idea di Angelino Alfano della compensazione dei crediti tra Stato e imprese a favore delle imprese - potrebbe proporre ai concessionari una compensazione a favore stavolta dell'erario e quindi dei terremotati. Per chiudere la vertenza sulle maxi-multe che si trascina da cinque anni (la Procura chiedeva inizialmente 90 miliardi di euro) i re delle slot dovrebbero rinunciare ai loro crediti verso l'AAMS destinando i 223 milioni di euro dei livelli di servizio all'aiuto dei terremotati. In cambio lo Stato rinuncerebbe alla sua pretesa sui 2,5 miliardi. D'altro canto, proprio con la scusa del reperimento di somme in occasione del terremoto in Abruzzo i concessionari delle slot machine hanno ottenuto il via libera al grande affare delle videolottery, le slot, simili a quelle dei casinò, che permettono di vincere fino a 500 mila euro con una giocata. E in Abruzzo stanno ancora aspettando i soldi promessi per la ricostruzione. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/i-signori-delle-slot-hanno-fatto-bingo-grazie-al-decreto-bananoni-le-concessionarie-riceveranno-39775.htm

SOROS SOS: “L’EUROPA HA TRE MESI DI VITA E L’EURO E’ STATO UNA BOLLA” - LO SPECULATORE CHE AFFOSSO’ DA SOLO LIRA E STERLINA DIVENTATO FILANTROPO METTE IL CATETERE ALL’EURO MORENTE: “LE RESPONSABILITÀ DI BERLINO SONO ENORMI: UN´UNIONE MONETARIA SENZA UN´UNIONE POLITICA È INUTILE. LA FONTE DI TUTTI I PROBLEMI È CHE GLI STATI HANNO CEDUTO ALLA BCE I LORO DIRITTI DI CREARE MONETA”…

Il testo - pubblicato da "la Repubblica" - è uno stralcio del discorso fatto da George Soros al Festival dell´Economia di Trento - Traduzione di Anna Bissanti GEORGE SOROS Sono giunto alla conclusione che la crisi dell´euro minaccia di distruggere davvero l´Unione Europea. L´Unione Europea è essa stessa una bolla. Nella fase del boom, la Ue era quella che lo psicoanalista David Tuckett definì un´"idea fantastica", irreale, ma affascinante. Era l´incarnazione stessa di società aperta, un´associazione di nazioni basata sui principi democratici, i diritti umani, la legalità, e nella quale nessuna nazionalità avrebbe avuto una posizione dominante rispetto alle altre. GEORGE SOROS La Germania è sempre stata in prima linea in questa impresa. Quando l´impero sovietico iniziò a disintegrarsi, i leader tedeschi si resero conto che la riunificazione del loro Paese sarebbe stata possibile soltanto nell´ambito di un´Europa più unita e furono disposti a fare considerevoli sacrifici per riuscirci. Quando giunse il momento di negoziare, furono disposti a dare qualcosa di più e a prendere un po´ meno degli altri, facilitando così che si arrivasse all´accordo. All´epoca gli statisti tedeschi erano soliti affermare che la Germania non aveva una politica estera indipendente, ma soltanto una politica europea. GEORGE SOROS Il processo è culminato con il Trattato di Maastricht e con l´introduzione dell´euro, ai quali ha fatto seguito un periodo di stagnazione che dopo il crollo del 2008 si è trasformato in un processo di disintegrazione. Il primo passo lo ha fatto la Germania, quando Merkel - dopo la bancarotta di Lehman Brothers - ha dichiarato che la garanzia virtuale estesa ad altre istituzioni finanziarie sarebbe dovuta arrivare dall´azione di ogni Paese, e non dall´azione congiunta dell´Europa. Il Trattato di Maastricht era difettoso in partenza. Il suo punto debole principale era del resto ben noto ai suoi artefici: instaurava un´unione monetaria senza che esistesse un´unione politica. Ma l´euro aveva anche altre imperfezioni strutturali delle quali i suoi artefici erano inconsapevoli e che perfino oggi non sono comprese appieno. In retrospettiva, la fonte principale di tutti i problemi è che gli Stati membri della zona euro hanno abdicato e ceduto alla Bce i loro diritti di creare moneta a costo forzoso. ANGELA MERKEL Non si sono resi affatto conto di quello che ciò implicava, e così pure le autorità europee. Quando l´euro è stato introdotto, i regolatori hanno consentito alle banche di acquistare quantità illimitate di titoli di Stato senza però accantonare alcun capitale azionario. E la Banca centrale ha accettato tutti i titoli di Stato al suo sportello-sconti alle stesse condizioni. Le banche commerciali hanno così scoperto che era vantaggioso accumulare i titoli dei Paesi membri della zona euro più deboli per guadagnare qualche punto extra percentuale. È questo ad aver fatto sì che i tassi di interesse convergessero e che la competitività divergesse. La Germania, affaticata per gli oneri della riunificazione, ha intrapreso riforme strutturali ed è diventata più competitiva. Altri Paesi hanno goduto di bolle immobiliari e dei consumi, alle spalle di credito a basso costo, e ciò li ha resi meno competitivi. Poi è subentrato il tracollo del 2008, che ha creato situazioni lontane da quelle previste dal Trattato di Maastricht. Molti governi hanno dovuto trasferire i passivi bancari sui loro bilanci e impegnarsi in una massiccia spesa in disavanzo. Questi Paesi si sono ritrovati nella posizione di quelli del Terzo mondo: indebitati in una valuta sulla quale non avevano controllo. A causa delle divergenti performance, l´Europa si è spaccata in due: da una parte i paesi creditori, dall´altra i paesi debitori. E tutto ciò sta avendo implicazioni politiche molto più ampie. MARIO DRAGHI La zona euro sta adesso ripetendo quello che è spesso accaduto nel sistema finanziario globale. C´è uno stretto parallelismo tra la crisi dell´euro e la crisi bancaria internazionale scoppiata nel 1982. Allora le autorità finanziarie internazionali fecero tutto quello che era necessario per proteggere il sistema bancario: inflissero l´austerità alla periferia per proteggere il centro. Adesso la Germania e gli altri Paesi creditori stanno inconsapevolmente rivestendo quello stesso ruolo. BUNDESBANK I creditori stanno rifilando l´onere dell´adeguamento ai Paesi debitori, eludendo le proprie responsabilità per ciò che riguarda gli squilibri. Proprio come negli anni Ottanta, tutta la colpa e l´onere stanno ricadendo sulla "periferia", mentre la responsabilità del "centro" non è mai stata neppure adeguatamente riconosciuta. Eppure, nella crisi dell´euro la responsabilità del centro è di gran lunga maggiore di quanto fu nel 1982. GEORGE SOROS Il "centro" è responsabile per aver messo a punto un sistema bacato, per aver promulgato trattati e perseguito politiche piene di imperfezioni, e per aver sempre fatto troppo poco e troppo tardi. Negli anni Ottanta l´America latina soffrì a causa di un decennio perduto; oggi un simile destino incombe sull´Europa. Questa è la responsabilità che la Germania e gli altri Paesi creditori devono riconoscere. Invece, non ci sono segnali che ciò stia accadendo. Le autorità hanno ancora tre mesi per correggere i loro errori. Dicendo "le autorità" intendo il governo tedesco e la Bundesbank. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/soros-sos-leuropa-ha-tre-mesi-di-vita-e-leuro-e-stato-una-bolla-39770.htm