venerdì 28 settembre 2012

ALTRO CHE ROMNEY, GOLDMAN SACHS MANDA ALL’INFERNO OBAMA - IL VENERABILE LLOYD BLANKFEIN: “LA CULTURA DI WASHINGTON SOFFOCA LA CRESCITA: IL ‘FISCAL CLIFF’ (AUMENTO DI TASSE E TAGLIO DELLA SPESA PUBBLICA) È UNA BOMBA A OROLOGERIA: RISCHIAMO 4 PUNTI DI PIL E IL DECLASSAMENTO DEL RATING DEL DEBITO SOVRANO” - DOPO LA MANNAIA DEI POTERI FORTI, ADDIO ALLE SPERANZE DI OBAMA DI ESSERE RIELETTO?.... - -

Francesco Semprini per "La Stampa" LLOYD BLANKFEIN La chiama cultura «gotcha» (di stretta) la stessa che rende complicato a politici e autorità del settore finanziario di assumere il rischio che serve per rilanciare la crescita. E' un vero e proprio affondo a Washington quello di Lloyd Blankfein, ospite della Clinton Global Initiative, il grande simposio ideato da Bill Clinton al termine del doppio mandato da presidente. LLOYD BLANKFEIN CEO OF GOLDMAN SACHS «Business by design: crescita e opportunità» è il titolo della sessione a cui partecipa il numero uno di Goldman Sachs che non lesina critiche alla legge Dodd-Frank, l'ultima in materia di regolamentazione finanziaria, perché si è spinta troppo oltre rispetto alla necessità di limitare i rischi nata dopo la crisi finanziaria. «Ci sono troppe cinte e bretelle», dice Blankfein ricorrendo al consueto linguaggio didascalico. Inoltre, secondo il presidente di Goldman, i politici e le autorità di settore che cercano il dialogo con il mondo degli affari devono sempre guardarsi le spalle. «I funzionari del Tesoro finiscono sempre per essere criticati ogni volta che incontrano i capi delle banche», prosegue Blankfein secondo cui l'economia americana «se la sta solo cavando alla meno peggio», nonostante le azioni della Federal Reserve siano volte a rilanciare la crescita. BARACK OBAMA TIMOTHY GEITHNER Oltre tutto all'orizzonte c'è l'ombra del «fiscal cliff», ovvero la manovra congiunta di aumento della tassazione e taglio della spesa pubblica che scatteranno fra la fine dell'anno e l'inizio del 2013: «La gente dovrebbe iniziare a capire che questa è la vera bomba ad orologeria». Se non sarà raggiunto un accordo, l'impatto potrebbe esseri pari al 4% del Pil: «C'é un rischio sostanziale, se non agiamo l'impatto sarà molto negativo per il rating», prosegue il veterano di Wall Street. E non solo visto che le ricadute sarebbero anche di carattere politico visto che agli occhi degli osservatori la leadership non funziona come dovrebbe: «Meriteremmo una valutazione di governo disfunzionale». E quindi perché «dovremmo meritare di essere la valuta di riserva se non siamo in grado di gestire lo stato di salute della nostra economia?». Blankfein difende comunque l'operato della Fed. Dato il suo mandato, il presidente Ben Bernanke «non aveva altra scelta che esercitare i propri poteri. Non c'é rischio di inflazione ora, ma ci sono timori sul lungo periodo. Nel frattempo però dovremmo preoccuparci dei pericoli attuali di posizioni eccessivamente deflattive». GEORGE W BUSH BILL CLINTON DEMOCRATIC NATIONAL CONVENTION E dopo Washington, il timoniere di Goldman Sachs assesta un colpo anche a Pechino: «La Cina deve ancora dimostrare la sua capacità di riconoscere e correggere gli errori commessi nelle proprie attività di investimento». Non manca infine una considerazione meno tecnica e più sociale, ma che tuttavia ha chiare ricadute economiche, ovvero l'immigrazione. «Più dell'energia - chiosa il banchiere - gli immigrati sono l'asset più importante di questo Paese. Per questo dovremmo rendere loro le cose meno complicate». http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/altro-che-romney-goldman-sachs-manda-allinferno-obama-il-venerabile-lloyd-blankfein-la-cultura-44412.htm

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