mercoledì 28 novembre 2012
ALLA DE-RIVA! - IL “RAGIONIERE-FATTORINO” NE HA FATTA DI STRADA - EMILIO RIVA NON AVEVA I SOLDI PER RITIRARE IL DIPLOMA, ORA E’ A CAPO DI UN IMPERO - ACQUISTO’ DALL’IRI L’ITALSIDER DEPURATA DAI DEBITI E FU SUBITO BOOM DI UTILI - FORAGGIATORE BIPARTISAN DELLA POLITICA, E’ ENTRATO COL 10% NELLA “NUOVA” ALITALIA - LA “RIVA FIRE”, HOLDING DI FAMIGLIA, INCASSA L’1,3% DEI RICAVI CONSOLIDATI DEL GRUPPO PER ‘’CONSULENZE’’… -
Francesco Manacorda per "la Stampa"
EMILIO RIVA COL FIGLIO FABIO
Non mi sembra che lo Stato abbia fatto un brutto affare a cedermi l'Ilva». Così parlava, già nel lontano 2000, il ragioner Emilio Riva da Milano mettendo a confronto le tasse pagate dal suo gruppo alle perdite pregresse dell'acciaio pubblico. Cinque anni prima il «ragiunatt», classe 1926, nato e cresciuto professionalmente tra i rottami di ferro della ditta Colombo dove entra quindicenne da fattorino ed esce da azionista al 30% - ha fatto il grande salto che porterà la sua Riva & C. tra i grandi gruppi della siderurgia mondiale.
EMILIO RIVA - ILVA
L'Iri mette in vendita la vecchia Italsider di Taranto, depurata dai debiti e trasformata nella Ilva Laminati piani, che con cinque altoforni può produrre fino a 12 milioni di tonnellate l'anno. «All'Ilva - ricorda Gianni Dragoni in un ebook appena pubblicato da Chiarelettere - Riva entra in possesso di un gruppo con impianti nuovi che in seguito al boom dei prezzi produce utili al ritmo di 100 miliardi di lire il mese: è il terzo produttore in Europa di laminati piani dietro giganti quali la francese Usinor Sacilor e l'inglese British Steel».
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E' il punto più alto di una parabola fino a quel momento tutta ascendente. Quel ragioniere che sostiene di non aver mai ritirato il diploma perché «costava 13 mila lire» che potevano essere più utilmente investite, come ricorda in un'intervista al Sole 24 Ore, incarna il sogno dell'Italia del boom meglio di quanto possa fare qualsiasi saggio accademico.
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Nel dopoguerra, in un Paese pieno anche di residuati bellici, Riva naviga alla grande: proprio un sommergibile da 200 tonnellate affondato davanti a Termoli - ricorda - è il primo grande affare: «Guadagnammo 70 milioni e 7 finirono nelle mie tasche visto che in quel periodo possedevo il 10% della Colombo». Poi, all'alba degli Anni 50, il boom edilizio e la Colombo entra nel business del tondino di ferro per il cemento armato. Via verso Brescia, anche se poche cose innervosiscono Riva, nato a Brera, più che essere definito bresciano.
Ma il vero salto avviene nel '54, quando Emilio si mette in proprio assieme al fratello Adriano e fonda la Riva & C. La scommessa è quella di trasformarsi da fornitore di rottame alle acciaierie a produttore autonomo. La data del primo forno elettrico, 7 marzo 1957 a Caronno Pertusella, provincia di Varese, rimarrà segnata nel calendario Riva come la ricorrenza più importante, celebrata ogni anno. Il gruppo si espande e cresce anche all'estero: Spagna e Francia, Belgio e - dopo il crollo del muro - anche l'ex Germania Est, mentre al tondino si è già affiancata da tempo al produzione di laminati piani.
ILVA
Nella Riva Fire, la holding il cui acronimo significa ovviamente Finanziaria Riva Emilio, ci sono oltre al patron anche i figli Fabio - l'erede designato Claudio, Nicola e Daniele, i nipoti - figli di Adriano - Cesare e Angelo, tutti in posizioni dirigenziali. Nell'azionariato, ma non in azienda, invece, le due figlie Alessandra e Stefania. Negli ultimi anni entra anche la terza generazione.
ILVA
L'uomo abituato a far fruttare i rottami di ferro mette a profitto anche la rottamazione dell'industria di Stato. Nell'88 Riva si aggiudica la maggioranza delle genovesi Acciaierie di Cornigliano dall'Italsider. Chiuderà l'altoforno nel 2005 ottenendo nel nuovo accordo con la Regione anche un'estensione fino al 2065 della concessione per l'area demaniale, preziose banchine portuali comprese. Anche l'operazione Ilva appartiene, come è ovvio, alla partita delle privatizzazioni. Nell'ultimo esercizio, quello del 2011, il gruppo fattura oltre 10 miliardi di euro e ottiene un risultato netto di 327 milioni, dopo due anni di perdite.
ILVA
Non di solo acciaio vive comunque Riva. Il Fatto Quotidiano ha ricostruito le donazioni, del tutto legittime, alle forze politiche dell'imprenditore: 98 mila negli scorsi anni a Pier Luigi Bersani e 245 mila tra il 2006 e il 2007 a Forza Italia. E proprio sotto il governo Berlusconi, nel 2008, Riva entra con un ruolo di rilievo nella cordata dei «patrioti» che investono in Alitalia. Sborsa 120 milioni e diventa il primo azionista italiano, con oltre il 10%, dopo Air France che ha il 25%.
Il resto è cronaca, soprattutto giudiziaria, degli ultimissimi mesi. Comprese le schermaglie sul fatto se l'Ilva sia stata o meno un buon affare per i suoi padroni privati. Il 19 ottobre una nota della società afferma che «dal 1995... non è mai stato distribuito alcun dividendo e tutti gli utili sono totalmente stati reinvestiti nell'ammodernamento tecnologico degli impianti».
ILVA
Ma questo non vuol dire che da Taranto al quartier generale dei Riva non sia transitato nemmeno un centesimo. Anzi, come rivela l'Espresso una settimana dopo, l'1,3% dei ricavi consolidati del gruppo siderurgico finisce per contratto in consulenze alla holding Riva Fire. Unica eccezione: se l'Ilva non raggiunge un margine lordo positivo, allora le consulenze scendono allo 0,65% del fatturato. E' comunque abbastanza per assicurare - fonte la stessa Ilva - 253 milioni nei soli quattro anni che vanno dal 2008 al 2011, sebbene la società assicuri che la famiglia non ha incassato dividendi da Riva Fire.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/alla-de-riva-il-ragioniere-fattorino-ne-ha-fatta-di-strada-emilio-riva-non-47360.htm
I SOLDI DELL’UNIONE EUROPEA CONTINUANO A INTASCARSELI LE BANCHE - A QUATTRO BANCHE SPAGNOLE ANDRANNO 37 MLD € DI AIUTI PER LA RISTRUTTURAZIONE, SU 40 MLD € CHE MADRID INTENDE CHIEDERE A BRUXELLES - IN PRATICA, LORO HANNO PROVOCATO LA CRISI, E I CITTADINI LA PAGANO - INTANTO CAIXA ACQUISISCE LA BANCA DI VALENCIA AL COSTO SIMBOLICO DI UN EURO…
Francesca Gerosa per "Milano Finanza"
La Commissione europea ha approvato oggi i piani di ristrutturazione di quattro banche spagnole (Bfa/Bankia, Ncg Banco, Catalunya Banc e Banco de Valencia), sostenendo che sono in linea con le regole sugli aiuti di Stato. Il via libera da parte della Commissione, richiesto sulla base del memorandum d'intesa concordato tra la Spagna e l'Eurogruppo nel luglio scorso, permetterà alle banche di ricevere gli aiuti del Meccanismo europeo di stabilità (Esm).
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Gli aiuti arriveranno alle banche attraverso il Frob, il Fondo di ristrutturazione ordinata bancaria. In base al protocollo d'intesa firmato lo scorso luglio tra Spagna ed Eurogruppo i piani di ristrutturazione approvati costano 37 miliardi di euro, di cui 18 andranno a Bankia, 9 a Catalunya Banc, 5,5 a Ncg Banco e 4,5 Banco de Valencia.
L'approvazione dei piani di ristrutturazione delle quattro banche è una tappa importante nell'attuazione del memorandum d'intesa tra i Paesi dell'eurozona e la Spagna", ha commentato a Bruxelles il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia. Intanto in Parlamento il ministro dell'Economia, Luis de Guindos, ha fatto sapere che Madrid intende chiedere a Bruxelles 40 miliardi di euro, di cui 37 miliardi andranno alle quattro banche già nazionalizzate.
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"Gli aiuti europei per le prime banche spagnole arriveranno a metà dicembre", ha aggiunto de Guindos, precisando che al pacchetto di aiuti europeo destinato alla ricapitalizzazione delle banche spagnole sarà applicato un tasso di interesse inferiore all'1%.
L'annuncio arriva nel giorno in cui il Fondo statale di ristrutturazione ordinata bancaria ha dato il via libera alla vendita della Banca di Valencia a Caixa, dopo aver sottoscritto un aumento di capitale da 4,5 miliardi di euro. Dopo l'iniezione di capitale, il Frob trasmetterà a Caixa la sua partecipazione integrale al costo simbolico di un euro.
ALMUNIA
Caixa ha calcolato che l'acquisizione della Banca di Valencia comporterà una ristrutturazione per 223 milioni di euro lordi, anche se stima che, a partire dal 2014, l'integrazione genererà risparmi per 85 milioni annui. La chiusura dell'operazione è prevista per il primo trimestre del 2013.
"Il nostro obiettivo è di ripristinare l'affidabilità delle banche che ricevono gli aiuti, in modo che siano in grado di funzionare senza sostegni pubblico in futuro. Ripristinare un settore bancario più sano in grado di finanziare l'economia reale è indispensabile per la ripresa economica della Spagna", ha concluso Almunia.
MARIANO RAJOY
Un'economia che continua a essere morsa dalla crisi visto che a ottobre le vendite al dettaglio in Spagna hanno registrato una contrazione pari a -9,7% su base annua corretta per gli effetti di calendario. Si tratta del terzo maggiore calo degli ultimi 12 mesi, numeri peggiori solo a settembre (-11%) e aprile (-10%).
Inoltre la Banca centrale spagnola ha previsto che l'aumento dell'Iva sui consumi probabilmente contribuirà al calo del pil della Spagna nel quarto trimestre. Si tratta del sesto trimestre consecutivo in calo dallo scoppio della bolla immobiliare nel 2008. L'istituto centrale spagnolo non ha dato una stima della contrazione dell'economia ma è bastato questo a far si che tra le borse europee oggi la maglia nera vada proprio a Madrid, che segna un -0,89% a 7.792 punti.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/i-soldi-dellunione-europea-continuano-a-intascarseli-le-banche-a-quattro-banche-spagnole-andranno-47384.htm
martedì 27 novembre 2012
ATENE KAPUTT - PUR DI ATTENDERE LE ELEZIONI TEDESCHE DI OTTOBRE 2013, L’EUROPA STA AMMAZZANDO LA GRECIA - PER ADESSO, TUTTI I SALVATAGGI SONO AVVENUTI SOLO VIRTUALMENTE: ATENE NON HA FATTO CHE VENDERE DEBITO PER RIACQUISTARE DEBITO - I GOVERNI DELL’UE STANNO FACENDO IN MODO CHE LA GENTE NON SENTA IL VERO COSTO DEL SALVATAGGIO ELLENICO - MA PRESTO I DEBITI VERRANNO AL PETTINE…
Alessandro Penati per "La Repubblica"
BANCA CENTRALE EUROPEA EURO NELLA POZZANGHERA
La Grecia aspetta 31 miliardi del piano di salvataggio per evitare il default; bloccati dal disaccordo sulle ulteriori condizioni da chiederle. E si assiste a uno scontro tra il numero uno del Fondo Monetario e il presidente dell'Eurogruppo, se il debito greco debba scendere al 120% del Pil nel 2020 oppure nel 2022. Surreale, visto che di questo passo è probabile che al 120% la Grecia non arriverà neanche nel 2090. Intanto il debito salirà al 190% nel 2013, nonostante la più grande ristrutturazione del debito mai vista, che lo ha tagliato di 105 miliardi, pari a 30% del Pil. Il 190% non è un livello sostenibile per qualsiasi economia, tanto meno per quella greca, che attraversa una recessione paragonabile alla Grande Depressione: ha già perso il 20% del Pil, e il prossimo anno raggiungerà il -25%.
ROTTURA DELL EURO
Con queste prospettive, un default caotico sembrerebbe certo, con conseguenze esiziali sull'euro. Ma mercati, governi e istituzioni internazionali non sembrano preoccuparsene. La Grecia è solo un noioso rumore di sottofondo. E gli spread scendono ovunque.
Possibile? Mercati e governi hanno ormai cinicamente capito che prima delle elezioni tedesche (ottobre 2013) non può succedere nulla perché nessuno in Germania vuole fare una campagna elettorale nel mezzo di una crisi potenzialmente devastante per l'euro. E si dà per scontato che, fino allora, si troverà sempre il machiavello per evitare il default greco.
GRECIA CRACK
Di fatto, è dall'inizio della crisi che governi e istituzioni europee hanno messo in piedi quello che ormai assomiglia terribilmente a uno schema di Ponzi: una catena di sant'Antonio che sostituisce vecchio debito con sempre più nuovo debito. I governi, quello tedesco per primo, lo fanno per evitare che il contribuente europeo percepisca l'onere del salvataggio della Grecia, e non si allarmi di fronte alla prospettiva di dover aiutare in futuro altri Paesi per salvare l'euro.
ANTONIS SAMARAS
Può sembrare strano, ma l'unico impatto sul bilancio pubblico tedesco è stato fin ora positivo, visto che i tassi pagati dalla Grecia sui prestiti bilaterali sono più alti del costo al quale lo Stato tedesco si finanzia. Il primo piano di salvataggio da 110 miliardi è stato finanziato dai governi europei emettendo loro debito per 80 miliardi (30 sono del Fondo), di cui solo 22 della Germania. Il secondo, da 130 miliardi, è stato fin qui finanziato da nuovo debito emesso dallo EFSF, a cui i governi concedono una garanzia (non contabilizzata come debito); ma chiedendo come condizione una ristrutturazione che imponesse un taglio al valore del solo debito in mani private (con una perdita del 75%!). Stati e istituzioni europee, pur avendo ormai la stragrande maggioranza del debito greco, non hanno ancora contabilizzato un euro di perdita.
ANGELA MERKEL E SAMARAS
Per convincere i privati ad accettare la ristrutturazione, il governo greco ha dato loro 15 centesimi cash per 100 di vecchio debito; finanziato con i fondi del piano di salvataggio, a sua volta finanziato con debito; debito servito anche a finanziare l'indispensabile ricapitalizzazione delle banche greche. C'è poi il debito occulto della Bce che tiene in vita le banche greche: dei 240 miliardi di prestiti domestici, 130 sono finanziati dalla Banca centrale greca, che ne ha presi a prestito 110 dalla Bce.
MERKEL E SAMARAS
L'ultima trovata tedesca per ridurre artificiosamente il debito greco è il buyback: il governo greco dovrebbe riacquistare, con i soldi della Troika naturalmente, i 70 miliardi di debito (ristrutturato) ancora in mani private, e che oggi vale circa 26 centesimi (per ogni euro). Offrendo 35 centesimi, si eliminerebbero 40 miliardi. Altra operazione di facciata pur di non svalutare il debito greco direttamente o indirettamente in mano degli Stati europei.
E' un castello di carte, destinato a crollare perché la Grecia è insolvibile, e il suo debito carta straccia. Il contribuente, e non solo quello tedesco, per ora non ha sentore del vero costo del salvataggio greco. Ma quando inevitabilmente dovrà mettere mani al portafogli, che fine farà la solidarietà europea?
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/atene-kaputt-pur-di-attendere-le-elezioni-tedesche-di-ottobre-2013-leuropa-sta-ammazzando-47234.htm
SI SALVI CHI PUÒ DA “BANCHIERI & COMPARI”! IL NUOVO LIBRO-CHOC DI GIANNI DRAGONI - 2. NEL 2011 LA BCE HA ELARGITO ALLE BANCHE EUROPEE 1019 MILIARDI I. LE ITALIANE SONO QUELLE CHE HANNO OTTENUTO DI PIÙ: 270 MILIARDI. DOVE SONO FINITI QUESTI SOLDI? - 3. IL FISCO HA CONTESTATO LE BANCHE ITALIANE PER QUATTRO/CINQUE MILIARDI DI EURO DI IMPOSTE NON PAGATE E SANZIONI. HA RECUPERATO SOLO UN MILIARDO. E GLI ALTRI? - 4. COME HANNO FATTO DELLA VALLE, MONTEZEMOLO E PUNZO A POSSEDERE IL 33,5% DELLA NTV CON 20 MILIONI, MA HANNO GIÀ INCAMERATO PROFITTI PER QUASI 25 MILIONI DI EURO - 5. NEL 2008 LUCHINO & DIEGUITO CHIESERO A BENETTON E CALTAGIRONE DI ENTRARE IN NTV, MA I DUE RIFIUTARONO PER NON FAR INCAZZARE MORETTI (SUOI SOCI IN GRANDI STAZIONI) -
STRALCI DEL LIBRO DI GIANNI DRAGONI "BANCHIERI & COMPARI" (CHIARE LETTERE EDITORE)
GIANNI DRAGONI BANCHIERI E COMPARI
1. DOVE SONO FINITI?
"Tra la fine del 2011 e il febbraio del 2012 la Bce ha elargito alle banche 1019 miliardi in totale. Le italiane sono quelle che hanno ottenuto di più: circa 270 miliardi. Dove sono finiti questi soldi?"
GIANNI DRAGONI BANCHIERI E COMPARI FRONT
2. MONTE DEI PAZZI DI SIENA
"L'errore maggiore non è stato comprare Antonveneta ma 27 miliardi di titoli di Stato che oggi ci mangiano cinque miliardi di capitale. Senza questi titoli non avremmo avuto bisogno di supporto pubblico." Alessandro Profumo, neopresidente del Monte dei Paschi, 28 agosto 2012.
3. LIGRESTI, QUNATI LICENZIAMENTI
"Ligresti è indebitato per più di due miliardi verso le banche. Nonostante questo, Unicredit ha messo a sua disposizione 205 milioni. La stessa banca ha deciso di tagliare 5200 dipendenti entro il 2015. Ma la perdita causata dal salvataggio di Ligresti corrisponde al costo di mille dipendenti in un anno. E Intesa ha aumentato i tagli da 3000 a 5000 posti."
4. TESORO ALLA DERIVA-TI
"Il 3 gennaio 2012 il Tesoro ha pagato due miliardi e 567 milioni di euro alla Morgan Stanley per estinguere alcuni contratti derivati stipulati nel 1994."
SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
5. FISCO FA FIASCO CON LE BANCHE
"Il fisco ha mosso contestazioni alle banche italiane per una somma tra i quattro e i cinque miliardi di euro di imposte non pagate e sanzioni. Ha recuperato solo un miliardo. E gli altri?"
ALESSANDRO PROFUMO
6. BUSTE PAGA
"Stipendi dei top manager delle banche: nel 2011 Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ha ricevuto 2,93 milioni lordi; Pier Francesco Saviotti del Banco popolare 2,03 milioni; Federico Ghizzoni di Unicredit 2,01 milioni; Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, 1,62 milioni, e l'ex amministratore Corrado Passera 3,26 milioni." "Penso che il momento del rimorso e delle scuse da parte delle banche debba considerarsi finito." Bob Diamond, amministratore delegato della Barclays, al Parlamento inglese nel gennaio del 2011. Un anno e mezzo dopo si è scoperto che la banca manipolava sottobanco il Libor e l'Euribor, i tassi di riferimento del mondo finanziario.
SALVATORE LIGRESTI
FEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO JPEG
7. UN TRENO IN MANO ALLE BANCHE
«Abbiamo investito un miliardo» ha detto Montezemolo alla partenza di Italo per celebrare il nuovo miracolo italiano. E da dove arriva questo miliardo? Non dalle sue tasche, né da quelle di Della Valle, Punzo e Sciarrone. I quattro soci hanno fatto leva sull'incremento di valore di Ntv derivante dall'autorizzazione per l'alta velocità rilasciata dal governo Prodi. Poi hanno fatto entrare con aumenti di capitale altri azionisti, e ogni volta il valore di Ntv è lievitato.
Nel giugno del 2008 è entrata Banca Intesa, che ha comprato il 20 per cento e lo ha pagato 60 milioni. La banca ha fatto anche il piano finanziario, quindi l'istituto all'epoca guidato da Passera è lo sponsor principale dell'iniziativa, come lo è per la Cai-Alitalia. Un passaggio mai raccontato di questa vicenda è che Montezemolo e Della Valle hanno proposto l'operazione anche ai Benetton e al costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, ma questi gruppi non sono entrati nella Ntv perché fanno già parte, con le Ferrovie dello Stato, della società Grandi stazioni.
MORGAN STANLEY
E hanno voluto evitare il rischio di aprire un conflitto con Moretti, il ruvido amministratore delle Fs. Nell'affare entrano invece le ferrovie statali francesi (Sncf ), nonostante siano anch'esse socie di Grandi stazioni. Il 23 ottobre 2008 Sncf ha comprato il 20 per cento di Ntv, pagandolo 84 milioni. Insomma, tra l'ingresso di Intesa in giugno e l'arrivo dei francesi in ottobre il valore della società si sarebbe incrementato del 40 per cento.
FISCO
Gli altri soci imbarcati su Italo sono l'imprenditore Alberto Bombassei (produttore di freni che vende anche alla Fiat e alla Ferrari, cioè a Montezemolo), le assicurazioni Generali e l'imprenditrice di Bologna Isabella Seragnoli. In ognuno di questi passaggi i soci fondatori hanno ceduto quote ai nuovi arrivati con i diritti di opzione per l'aumento di capitale. In questo modo la loro partecipazione si è ridotta: oggi i tre insieme possiedono il 33,5 per cento della Ntv, ma hanno già incamerato profitti complessivi per circa 25 milioni di euro al netto delle tasse.
ALBERTO NAGEL
Questa somma corrisponde ai capitali impiegati dai tre amici-soci per Ntv.10 E il valore della società, secondo il bilancio delle ferrovie francesi, oggi è di 375 milioni. Un terzo del capitale appartiene ai tre moschettieri dell'alta velocità, Montezemolo, Della Valle e Punzo, quindi la loro porzione di Ntv avrebbe raggiunto il valore di 120 milioni prima ancora che il capotreno fischiasse la partenza di Italo.
CORRADO PASSERA
L'altro aspetto curioso della vicenda è che le quote di tutti i soci di Ntv sono in mano alle banche finanziatrici (Intesa, Monte dei Paschi, Bnl e altre), a garanzia dei crediti per i soldi prestati per gli investimenti. Infatti il grosso del miliardo di cui ha parlato Montezemolo, circa 700 milioni, arriva dai prestiti delle banche. I treni Alstom non sono stati comprati ma acquisiti con un contratto di leasing della durata di 144 mesi stipulato attraverso una società del gruppo Intesa, la Leasint. In conclusione, i capitali versati dai soci di Ntv ammontano a 264 milioni.
Di questi, 244 milioni li hanno messi soprattutto le ferrovie francesi, banca Intesa, poi le Generali, Bombassei e Seragnoli. Le società personali di Montezemolo, Della Valle e Punzo hanno versato una ventina di milioni e li hanno già recuperati. Insomma, i soldi veri usciti dalle tasche dei privati che hanno lanciato Italo sono davvero pochi.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-si-salvi-chi-pu-da-banchieri-compari-il-nuovo-libro-choc-di-gianni-47252.htm
L’ITALIAN JOB DI GOLDMAN SACHS - LA BANCA D’AFFARI DI WALL STREET IMPROVVISAMENTE “VEDE” PER L’ITALIA UN FUTURO ROSE E FIORI: POTREMMO ADDIRITTURA ESSERE LA “SORPRESA” DEL PROSSIMO ANNO - GRAZIE A CHI? NATURALMENTE AI DUE GOLDMAN DI RIFERIMENTO, MONTI E DRAGHI - MA C’E’ UN MA: AL TIMONE DEVE RESTARE IL BOCCONIANO - MORGAN STANLEY SMENTISCE I COLLEGHI: “RIPRESINA” SOLO NEL 2014…
Sandro Iacometti per "Libero"
Se è vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno, il soccorso di Goldman Sachs a Mario Monti non poteva mancare. A pochi mesi dalle elezioni la potente banca d'affari americana, che ieri ha aggiornato il suo già fitto scacchiere con la nomina di Mark Carney (13 anni in Goldman prima di approdare alla Banca centrale del Canada) alla guida della Banca centrale d'Inghilterra, ha messo in circolazione un report che definire generoso non è azzardato.
MARIO MONTI E IL CALICE DI VINO
GOLDMAN SACHS
In uno scenario ottimistico per l'intera Europa, scaturito principalmente dalle iniziative del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, manco a dirlo un altro Goldman Boy, gli esperti della banca di Wall Street, non escludono che l'Italia possa rivelarsi la «sorpresa» del prossimo anno. Certo, nel report si ammette che il Paese ha «toccato il fondo» in termini di crescita e che, quindi, la ripartenza sia in qualche modo inevitabile. Ma l'analisi dei superesperti di finanza va oltre la previsione di un semplice percorso obbligato.
Per l'Italia sembra a portata di mano un possibile inaspettato rimbalzo dell'economia, che spinge la banca d'affari ad accostare addirittura il nostro listino azionario a quello dei mercati più interessanti del momento, come Cina, Russia e Brasile. Previsione che non può essere presa troppo sottogamba, considerata che a sottoscriverla è il presidente di Godman Sachs Asset Management, Jim O'Neill, proprio l'economista a cui si deve l'invenzione dell'acronimo Bric per indicare i Paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina).
MONTI THE-GOLDMAN-SACHS
LOGO " GOLDMAN SACHS "
I rischi collegati allo scenario nella periferia della zona euro, ovviamente, restano. Ed è qui che si innesta il secondo aiutino al nostro presidente del Consiglio, che di Goldman è stato international advisor di Goldman tra il 2005 e il 2011. Tra le criticità indicate dalla banca d'affari compare in prima fila quello relativo all'implementazione delle riforme strutturali decise a livello centrale.
L'Italia, si legge nel report, resta l'unico Paese nella regione dell'Europa del Sud dove il costo del lavoro relativo non è calato. In questo contesto, il pacchetto lavoro messo a punto dal Governo tecnico (da ultimo con l'accordo sulla produttività) diventa un elemento chiave per il riavvio del motore economico, considerato che altri paesi della regione hanno già investito sulla competitività.
MARK CARNEY
MARIO DRAGHI
Lasciare il lavoro a metà, suggeriscono dunque gli esperti di Goldman, potrebbe mettere a rischio una sorpresa a cui, a dire il vero, non credono in molti. Al di là degli organismi internazionali (Commissione Ue, Banca mondiale e Ocse), tutti molto cauti nel definire il futuro dell'Italia, anche il giudizio di una banca d'affari autorevole come Morgan Stanley non sembra alimenta molte speranze. In un rapporto dedicato all'eurozona, gli analisti parlano addirittura di un «political cliff» che appesantirà uno scenario economico dove la mini ripresa dello 0,5 per cento del Pil non è prevista prima del 2014.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/litalian-job-di-goldman-sachs-la-banca-daffari-di-wall-street-improvvisamente-vede-per-47280.htm
martedì 20 novembre 2012
COSA CAMBIA PER CHI HA UN CONTO CORRENTE IN SVIZZERA E QUANTO COSTERÀ MANTENERE L'ANONIMATO – ACCORDO ENTRO IL 21 DICEMBRE: LA SVIZZERA SI IMPEGNA A VERSARE ALL’ITALIA UN’IMPOSTA TOMBALE PER I PATRIMONI DETENUTI DA CITTADINI ITALIANI NEL PASSATO - UNA SPECIE DI SANATORIA PER CHI NON HA USUFRUITO DEI PRECEDENTI SCUDI, CON UN’ALIQUOTA DEL 30-35% (LA SANZIONE MASSIMA È DEL 480%)
FISCO, ENTRO IL 21 DICEMBRE POSSIBILE FIRMA ACCORDO TRA ITALIA E SVIZZERA. SPUNTA UN CONDONO TOMBALE
Alessandro Galimberti per "Il Sole 24 Ore.com"
SVIZZERA
Il negoziato bilaterale tra Svizzera e Italia in materia fiscale potrebbe essere concluso entro il 21 dicembre, quantomeno sul tavolo tecnico. Lo ha dichiarato l'ambasciatore Oscar Knapp, capo della direzione della segreteria per le questioni Finanziarie internazionali, incontrando una delegazione di giornalisti italiani. Il trattato tocca cinque temi, dalla regolarizzazione dei depositi in Svizzera e l'imposizione alla fonte dei redditi futuri, alla revisione della Convenzione per la doppia imposizione fino allo stralcio dalla lista nera. Gli accordi dovranno comunque poi essere firmati in sede politica e quindi ratificati dai rispettivi Parlamenti.
EVASIONE FISCALE
Con l'accordo la Svizzera si impegna a versare allo Stato italiano un'imposta tombale - con aliquota ancora da definire - per il passato in relazione ai patrimoni detenuti da cittadini italiani, oltre a un prelievo periodico per il futuro sulle rendite finanziarie. Questo accordo così strutturato - sul modello di quelli già firmati con Gran Bretagna, Germania e Austria - salva il segreto bancario, nel senso che non prevede l'automatismo nello scambio di informazioni (richiedibili solo per casi e contribuenti specifici e sospetti) e vieta agli Stati contraenti di acquistare i cd con i dati dei depositi esteri dei propri contribuenti.
EVASIONE FISCALE
2 - ECCO CHE COSA CAMBIA PER CHI HA UN CONTO CORRENTE IN SVIZZERA E QUANTO COSTERÀ MANTENERE L'ANONIMATO
Vito Lops per "Il Sole 24 Ore.com"
Svizzera e Italia sono vicinissime a un accordo per tassare i patrimoni detenuti dagli italiani in conti svizzeri con l'effetto combinato di regolarizzare i rapporti passati, prevedere successive regolari imposte sui fondi depositati mantenendo allo stesso tempo l'anonimato.
EVASIONE FISCALE
L'intesa con le autorità elvetiche - già raggiunta da Germania, Austria e Gran Bretagna il mese scorso - dovrebbe essere ratificata il 21 dicembre, stando alle ultime dichiarazioni dell'ambasciatore svizzero Oscar Knapp, responsabile divisioni Mercati della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie. Vediamo, più nel dettaglio, cosa potrà cambiare, alla luce di questo accordo, per un italiano che attualmente ha un conto corrente in Svizzera.
sanzione massima fino al 480% delle somme detenute all'estero in modo illecito.
EVASIONE FISCALE
Condono tombale
Innanzitutto bisogna distinguere tra chi ha già fatto ricorso a uno dei quattro scudi fiscali "concessi" dal Governo negli anni passati (2001, 2003, 2009, 2010) e chi no. «Chi ha già scudato si è già messo a posto perché questo accordo Svizzera-Italia è una sorta di sanatoria per chi non ha usufruito dei precedenti scudi - spiega Fabrizio Vedana, vicedirettore dell'Unione fiduciaria -.
EVASIONE FISCALE
La differenza con i precedenti scudi riguarda l'aliquota. Con il nuovo accordo le attività finanziarie (sia titoli finanziari che somme liquide, ndr) dovrebbero essere sanate pagando un'aliquota che dovrebbe attestarsi tra il 30 e il 35%. Una stangata rispetto al 4% pagato mediamente (nel 2001 il 2%, nel 2004 il 4%, nel 2009 il 5%, nel 2010 il 7%, ndr) da chi dal 2001 al 2010 ha fatto ricorso agli scudi».
In ogni caso si tratta di percentuali irrisorie se si considera che la sanzione massimo per chi detiene somme all'estero in modo illecito è del 480%.
EVASIONE FISCALE
Le differenze tra l'accordo Rubik e l'euroritenuta
Nei fatti l'accordo Rubik tra Svizzera e Italia - così chiamato dalle autorità elvetiche evocando non a caso il cubo magico - è un'opzione in più per chi oggi vuole mantenere l'anonimato sui fondi in terra elvetica e, allo stesso tempo, sanare posizioni pendenti pregresse.
EVASIONE FISCALE
Oggi esiste già una possibilità in questa direzione: l'euroritenuta. Vale, ad esempio, per chi detiene dei bond in un conto svizzero. «In questo caso viene pagata un'aliquota intorno al 35% - continua Vedana -. Ma ci sono delle limitazioni. Questa aliquota si paga solo sui redditi di capitale e non sui redditi diversi. Inoltre l'euroritenuta non trova applicazione alle società. Per queste motivazioni si tratta di un anonimato zoppo».
Dal 21 dicembre potrebbe esserci una nuova via, quella appunto in via di definizione tra Italia e Svizzera, sulla scia degli accordi in tale direzione già raggiunti con la Svizzera da Gran Bretagna, Germania e Austria. «Con il nuovo accordo in fase di approvazione tra Svizzera e Italia i limiti attuali dell'euroritenuta dovrebbero essere superati. L'anonimato dovrebbe essere garantito in tutte le situazioni (redditi di capitale, redditi diversi, persone giuridiche, ndr). Ma avrà un costo».
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/cosa-cambia-per-chi-ha-un-conto-corrente-in-svizzera-e-quanto-coster-mantenere-46919.htm
martedì 13 novembre 2012
PER DECIDERE L’EURO-COMMISSARIAMENTO DI ITALIA, SPAGNA E GRECIA, I GREMBIULINI DEL GRUPPO BILDERBERG, QUASI COME SE FOSSE UNA PROVOCAZIONE, DOMANI SBARCANO IN GRAN SEGRETO A ROMA MA SCELGONO IL POSTO SBAGLIATO: L’HOTEL DE RUSSIE - 2. IN PIENO CENTRO, L’HOTEL È INVASO NELLE STESSE ORE DA TROUPE A CACCIA DI STARLETTE, ATTRICI, PAPPONI E VELINE VENUTI A SMIGNOTTEGGIARE PER IL FESTIVAL DEL CINEMA - 3. REQUISITI I MUSEI CAPITOLINI PER UNA CENETTA DA 1000 EURO A CRANIO PER 80 PERSONE -
DAGOREPORT
Nel momento politico più drammatico per l'Italia e per l'Europa il gruppo Bilderberg, quasi come se fosse una provocazione, ha scelto proprio Roma per tenere da domani la sua 61° sessione di lavori che si concentrerà soprattutto sul commissariamento dei paesi euro più a rischio Italia, Spagna e Grecia. Della riunione non c'è' traccia neppure sul sito ufficiale della più potente e misteriosa organizzazione mondiale che raccoglie manager, banchieri e imprenditori da tutto il mondo.
CLUB BILDERBERG CON MONTI DRAGHI NAPOLITANO
MARLIEKE DE VOGEL
Marlieke de Vogel, segretaria organizzativa del Gruppo Bilderberg è però disperata: l'incontro segretissimo di Roma del più potente circolo finanziario para-massonico mondiale, previsto per domani, rischia un clamoroso flop. Perche' mai, visto i successi di questi meeting super riservati che si tengono ininterrottamente dal 1954 e che prende il nome dall'albergo olandese dove si tenne il primo incontro?
Semplicemente perchè i geni dell'organizzazione hanno piazzato gli ospiti che vengono per discutere i destini del pianeta, all' indomani della conferma di Obama e con le borse in fibrillazione, nel prestigioso Hotel de Russie di via del Babuino, angolo piazza del Popolo, invaso però nelle stesse ora da troupe televisive alla ricerca di starlette, attrici, papponi e veline venuti a smignotteggiare per il Festival cinematografico di Roma.
CLUB BILDERBERG 001
Addio quindi alla segretezza e a quell'aria super ovattata che caratterizza tutti gli incontri che il Bilderberg organizza solitamente solo in posti ultra riservati due volte l'anno lontano da telecamere e pettegolezzi. L'ultima riunione si è' tenuta nella riservata cittadina di Chantily in Virginia, Usa, dal 31 maggio al 2 luglio.
CLUB BILDERBERG
Ma a Roma, si sa, tutto finisce a puttane e così, tanto per non farsi notare, l'ottantina di congiurati si trasferirà in gita domani pomeriggio con decine di pulmini con i finestrini oscurati e i lampeggiatori e le sirene a palla, ai Musei Capitolini che chiuderanno i battenti addirittura in anticipo, alle 17, per permettere ai grembiulini una visita guidata a partire dalle 19 facendo infuriare centinaia di turisti che verranno allontanati con conseguente blindatura dell'intera area.
Il catering che sovrintende l'organizzazione, ha previsto un aperitivo all'ingresso e poi la visita, divisa in due gruppi, della sala degli Orazi e Curiazi, del Tabularium e nell' Esedra di Marco Aurelio dove si svolgerà' la cena.
HOTEL DE RUSSIE ROMA
A proposito, pare che il vecchio Enrico Bondi abbia avuto sotto gli occhi il preventivo per la visitina guidata e la cenetta. Per circa 80 persone pare oltre 100 mila euro, un prezzo di saldo, poco più di 1000 euro a grembiulino... Mangeranno caviale e tartufo ? Berranno solo Crystal? Ma chi paga?
ENRICO BONDI JPEG
Lo vorrà sapere certamente l'austero Mario Monti dato per certo alla cena e forse anche ai lavori del mercoledì assieme al sempre presente Corradino Passera, al ministro dell'istruzione Francesco Profumo, all'immancabile duo femminile Paola Severino ed Elsa Fornero. Anche se per la verità ai lavori non sono mai previsti per tradizione esponenti di governo ma si sa che SuperMario non resiste quando si tratta di Aspen, Bilderberg, Trilateral e consorterie varie...
FRANCESCO PROFUMO
Nonostante l'appannamento per la clamorosa sconfitta della sua Roma la più lucida rimane la ministra dell'interno Anna Maria Cancellieri che, sentendo puzza di bruciato ha declinato l'invito cosa che non ha fatto ovviamente Giuliano Amato, indicato nei documenti ufficiali come semplice Presidente della Treccani.
Inserito nella lista degli ospiti il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, per la delicatezza dei temi che verranno trattati e che in un certo senso lo coinvolgono istituzionalmente, ha fatto sapere al francese Henry de Castries, presidente del Bilderberg che seguirà prudenzialmente gli sviluppi dei lavori da Francoforte per evitare con la sua presenza a Roma inevitabili strumentalizzazioni.
MARIO MONTI
La povera de Vogel e' inoltre sbiancata quando ha notato che tra gli ospiti italiani oltre alla ormai habitué Lilli Gruber, già attovagliata a Chantily, c'e' una new entry del giornalismo come Chicco Mentana proprio per far vedere che La7 di Bebe' Bernabe', gran cerimoniere, è di casa. Flebuccio de Bortoli, con il suo impermeabile bianco ed il bavero alzato per passare inosservato, è in forse fino all'ultimo momento. Attesa anche per l'arrivo probabile di Vendeline von Bredow del ‘'The Economist'' la testata più anti berlusconiana del mondo.
LILLI GRUBER
Ma chi sono gli ospiti che per ora hanno confermato? Tra gli italiani l'ex sindacalista della CGIL il ferroviere Mauro Moretti, Alberto Nagel, ad di Mediobanca, Angelo Cardani, presidente di Agcom, Federico Ghizzoni ad di Unicredito, Enrico Cucchiani di Intesa, Fulvio Conti dell'Enel, la presidente della Rai Anna Maria Tarantola, il neo presidente della CIR Rodolfo De Benedetti il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, ancora indeciso, ed il solito Gabriele Galateri.
Per provare a farsi le ossa anche in questa sessione parteciperà' il sempre verde Enrico Letta presentato, non si capisce perché' mai, come leader del Partito Democratico. Ci tiene moltissimo anche se spera che lo zio Gianni non lo venga a sapere.
Quelli più furbi che hanno capito l'andazzo vedendo il programma ed hanno preferito rinunciare, per non finire paparazzati, sono invece Squinzi, Montezemolo, Della Valle, Mario Greco, John Elkann e Renato Pagliaro.
ENRICO MENTANA NELLO STUDIO DEL TG JPEG
Tra gli stranieri brillano invece Tom Enders, ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, Edmund Clark, canadese boss della Td Bank group, Kenneth Jacobs gran capo della Lazard, l'americano Klaus Kleinfeld chairman dell'Alcoa (che spera di non essere contestato dopo la chiusura dell'impianto in Sardegna), Jorma Ollila della Shell. Hanno dato forfait immaginando forse il casino di Roma due pezzi da novanta come David Rockefeller e Jean Claude Trichet.
MONTI SEVERINO PASSERA JPEG
Riusciranno i nostri eroi a salvare il mondo, magari commissariando ancora i governi più deboli come Grecia, Spagna e Italia, ed a passare inosservati grazie ad un imponente servizio d'ordine che ancora una volta paralizzerà il centro di Roma? Una cosa e' comunque ormai decisa: prima di riunirsi di nuovo in Italia passerà molto tempo...
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-per-decidere-leuro-commissariamento-di-italia-spagna-e-grecia-i-grembiulini-del-gruppo-46589.htm
sabato 10 novembre 2012
SIAMO UOMINI O GENERALI? LE FORZE ARMATE SONO UN ARSENALE DI SPRECHI E PRIVILEGI - MENTRE I NOSTRI MILITARI A KABUL RINUNCIANO ALLA MENSA AMERICANA PERCHE’ COSTA TROPPO, I GRADUATI SPERPERANO A TUTTO SPIANO - APPARTAMENTI SUPERLUSSO GRATIS, INDENNITA’ SU INDENNITA’, AUTISTI, PENSIONI D’ORO, SCATTI DI CARRIERA A GO-GO, PROMOZIONI “DI CARTA”, SUPERSTIPENDI, LIQUIDAZIONI MILIONARIE, MASERATI “DI SERVIZIO”…
Fabio Tonacci per La Repubblica
Le mandorle salate dell'ammiraglio Giuseppe De Giorgi non si toccano. I benefit dei generali nemmeno. Le pensioni devono rimanere dorate, anche se calcolate in base a logiche risalenti ai tempi della Guerra Fredda. La spending review delle forze armate faccia pure il suo sporco lavoro, ma da un'altra parte. Si riduca la truppa, se serve, o si taglino i marescialli, però i privilegi delle alte sfere militari devono rimanere. In tempi di austerity c'è ancora qualcuno che lucida le maniglie d'oro degli sfarzosi appartamenti di rappresentanza. Chi sono oggi i privilegiati della Difesa italiana? Quali sono i benefit arcaici ancora concessi?
GIUSEPPE DE GIORGI JPEG
IL BUFFET DELL'AMMIRAGLIO
Bisogna leggerla tutta la mail che il Capitano di Vascello Liborio Francesco Palombella spedisce ai suoi sottoposti, il 3 maggio 2012, alla vigilia della visita dell'ammiraglio Giuseppe De Giorgi sulla "Caio Duilio" ormeggiata a La Spezia. «All'arrivo del Cinc (Comandante in capo della squadra italiana, ndr) prevedere in quadrato l'aperitivo con vino bianco ghiacciato, mandorle salate, grana, olive verdi, pizzette, rustici, tartine. Prepararsi a servire caffè d'orzo o tè verde». In un'altra mail, un ufficiale ricorda a tutti i gusti dell'ammiraglio, guai a sbagliare: «Il caffè con orzo in tazza grande, senza zucchero, macchiato caldo. Il tè verde, senza zucchero».
Quell'accoglienza da impero borbonico riservatagli a Taranto l'8 settembre scorso a bordo dell'incrociatore Mambella (camerieri, tartine, champagne e ovviamente mandorle), di cui hanno dato conto i giornali, non era dunque un caso. E mentre a la Spezia si domandano se l'ammiraglio gradisca il caffè in tazza grande o piccola, a Kabul ai soldati italiani non è più concesso di andare a mangiare alla mensa americana, più abbondante e costosa. Stona, in tempi di crisi, qualsiasi forma di sperpero di denaro pubblico. E quella dell'ammiraglio De Giorgi è solo una delle 400 e passa casi di benefit e favori goduti da chi ha il grado di generale.
BIAGIO ABRATE
COMANDANTI E COMANDATI
Parlano i numeri. Tra Esercito, Marina e Aeronautica ci sono 425 generali per 178 mila militari. Negli Stati Uniti sono 900, ma guidano un comparto che con 1.408.000 uomini è quasi dieci volte quello italiano. Per dire, noi abbiamo più generali di Corpo D'Armata, 64, che Corpi d'armata, circa una trentina. «A essere generosi, in Italia basterebbero 150 generali per svolgere gli stessi compiti - scrive Andrea Nativi nel rapporto 2011 della Fondazione Icsa, che si occupa di Difesa e intelligence - gli esuberi concentrati nei gradi apicali degli ufficiali devono essere smaltiti in fretta attraverso provvedimenti straordinari, altrimenti rimarranno una zavorra costosa e penalizzante».
Siamo arrivati al paradosso che i comandanti sono più dei comandati: 94 mila ufficiali e sottoufficiali, 83.400 uomini e donne della truppa. Nei prossimi due anni il personale, civile e militare sarà tagliato di 8.571 unità. Entro il 2024, si legge nel ddl di revisione appena approvato dal Senato, i 178 mila scenderanno a 150 mila. Ma i generali no, loro non si toccano. Perché avere la greca sulla spallina significa godere di uno status privilegiato.
Un generale di Corpo d'armata (il grado più alto, tre stellette) percepisce in servizio uno stipendio annuale di 120 mila euro, circa 7 mila euro netti al mese. Non ha limitazione alle ore di straordinario che può fare. Ha diritto all'alloggio di servizio a canone agevolato nelle zone migliori della città, al telefonino, in alcuni casi all'autista (l'anno scorso sono state acquistate dalla Difesa 19 Maserati per gli alti ufficiali), a soggiorni low cost nelle decine di foresterie della Difesa, alcune in località turistiche di pregio come Bardonecchia o Milano Marittima. E quando raggiunge la pensione, per effetto di indennità varie, del sistema retributivo ancora in vigore per gli anziani e della cessazione del versamento dei contributi all'Inpdap, si ritrova con un mensile superiore a quello in servizio.
IL SUPERSTIPENDIO DEL VICE
Si chiama Sip l'eldorado dei generali. Speciale indennità pensionabile, un emolumento ad personam che fa schizzare lo stipendio dei dirigenti in alto. Molto in alto. Spetta al Capo di stato maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate, (482.019 euro all'anno), ai tre Capi di stato maggiore di Esercito, Aeronautica e Marina (481.006 euro), al comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli (462.642 euro) e al segretario generale della Difesa Claudio De Bertolis (451.072). Cifre che superano ampiamente i 294 mila euro annuali (il trattamento riservato al Primo presidente di Cassazione) indicati dal "decreto salva-Italia" come tetto per gli stipendi dei manager pubblici. In sei costano al ministero 2,8 milioni di euro.
LEONARDO GALLITELLI JPEG
Gli stessi soggetti, quando lasciano, ricevono una liquidazione che sfiora il milione di euro e una pensione da 15 mila euro netti al mese. Una Sip, anche se ridotta nel valore, viene misteriosamente concessa anche al vice comandante dei Carabinieri. «Ciò aveva un senso fino a quando c'era un generale dell'Esercito a ricoprire il ruolo di vertice dell'Arma, non ancora promossa a forza armata - spiega una fonte qualificata del Cocer, l'organismo di rappresentanza militare interna - era un modo per gratificare il carabiniere più alto in grado. Dal 2000 però c'è un Comandante carabiniere ma la Sip al suo vice è rimasta». E non è un caso che per quel ruolo si siano avvicendati, dall'inizio del 2012 ad oggi, già tre ufficiali e di media non si rimane in carica più di un anno.
LE PROMOZIONI DI CARTA
Si scopre poi che la carriera della dirigenza militare, e solo quella, è un moto inarrestabile verso l'alto. Nelle amministrazioni pubbliche si viene promossi quando si libera un posto. Qualcuno esce, qualcuno entra, elementare principio di contenimento degli sprechi. Sotto le armi no. I generali vengono promossi a prescindere dall'esistenza di un posto vacante. La commissione Difesa della Camera l'ha messo nero su bianco, prevedendo che il generale di Divisione (2 stellette) con almeno un anno di permanenza in quella posizione possa avanzare al grado superiore anche se in soprannumero.
Altro regalo che ha resistito ai tagli è la promozione automatica immediatamente prima del congedo. Il giorno antecedente alla pensione si sale di grado. Più stelle sulle spalline, più benefit. Il sistema delle "promozioni di carta" riesce anche ad aggirare il blocco delle buste paga imposto alle amministrazioni pubbliche fino al 2014 grazie all'istituto della omogeneizzazione stipendiale: gli ufficiali dopo 23 anni in servizio senza demerito ottengono, a prescindere dal grado ricoperto, la retribuzione fissa del generale di brigata, circa 3.100 euro netti. «Certo, gli stipendi medi dei soldati italiani sono nel complesso inferiori rispetto a quelli dei colleghi inglesi o francesi - sostiene Emilio Ammiraglia, segretario nazionale di Assodipro, associazione di militari in pensione che punta a introdurre nelle forze armate un sindacato con una vera autonomia operativa - ma quando si parla dei capi, il discorso cambia». E più guadagnano, meno devono spendere.
CLAUDIO DE BERTOLIS JPEG
GLI APPARTAMENTI EXTRALUSSO
A oggi sono 44 i generali e gli ammiragli a cui è stato concesso l'alloggio di servizio e rappresentanza, il famoso Asir, l'extralusso del parco immobiliare della Difesa. Per mantenerli tutti, lo stato spende 4 milioni di euro all'anno. Del resto si devono lucidare appartamenti con 400 metri quadri di parquet, 143 mq di marmo, 188 mq di maioliche, ascensore con moquette e terrazzo di 275 mq, come nel caso della residenza riservata al Capo di stato maggiore dell'Aeronautica in via del Pretoriano a Roma. Nessuno mette in dubbio che il ministro, i quattro Capi di stato maggiore, i sottocapi, gli alti comandanti abbiano diritto agli Asir, anche perché devono ricevere ambasciatori e cariche estere.
Ma andando a sfogliare l'elenco di chi li occupa, qualche perplessità sorge. Ad esempio, non si capisce quale siano i compiti di rappresentanza del comandante della 1° Regione aerea dell'Aeronautica, che pure vive in via Gaio a Milano in un alloggio di 450 mq rivestito in parquet, leggermente più ampio del collega delle Operazioni aeree, che ne ha uno di 445 mq in via Cavour a Ferrara. A Firenze il Comandante dell'Isma si deve stringere in 233 mq, ma può sfruttare un balcone da 158 mq. A Pozzuoli il direttore dell'Accademia aeronautica ha un alloggio di 189 mq, con un terrazzo faraonico da 287 mq. «La metà dei 44 Asir concessi - sostiene la stessa fonte del Cocer - rappresentano oggi un retaggio superfluo del passato».
Chi li occupa si difende sostenendo di pagare regolarmente l'affitto mensile sulla parte residenziale, cioè le camere, la cucina, il soggiorno e i bagni. Verissimo. Ma a canoni più che vantaggiosi: 1 euro a metro quadrato. Che sia in centro a Roma o a Pozzuoli o nella strada più in di Firenze, sempre quello è il prezzo.
UFFICIALE E CAPPELLANO
Equiparato per grado e stipendio al generale di corpo d'armata è anche l'ordinario militare, ruolo attualmente coperto da monsignor Vincenzo Pelvi, che è a capo di un'arcidiocesi speciale composta dai 182 cappellani militari, tutti inquadrati come ufficiali che svolgono l'attività pastorale nelle caserme. Il vicario equivale a un generale di brigata (6000 euro al mese lordi), il vicario episcopale, il cancelliere e l'economo sono equiparati al tenenti colonnello.
MONSIGNOR VINCENZO PELVI JPEG
Alla Difesa nel complesso costano 10 milioni di euro in buste paga annuali, più altri 7 milioni per la liquidazione di 160 pensioni, che mediamente ammontano a 43 mila euro all'anno ciascuno, tranne quella dell'ordinario a cui vanno 4 mila euro al mese. L'attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, nei fatti è un baby-pensionato. È stato arcivescovo ordinario militare dal 2003 al 2006, a 63 anni ha ottenuto il vitalizio dalla Difesa, un po' meno di 4 mila euro, con appena tre anni di contributi. Il suo successore, monsignor Pelvi, ha mandato una lettera al presidente della Repubblica, a cui spetta la nomina, e a Papa Ratzinger per chiedere una proroga fino al 2014, così da maturare gli anni necessari per la pensione da generale.
I Radicali qualche giorno fa hanno provato a sganciare questi compensi dal bilancio della Difesa con un emendamento al ddl di revisione. Respinto.
L'EREDITÀ DELLA GUERRA FREDDA
Discorso a parte merita l'indennità di ausiliaria. Una volta in congedo per il raggiungimento dei limiti di età (tra i 60 e i 65 anni), ufficiali e sottoufficiali possono chiedere di restare per 5 anni a disposizione della Difesa, nell'eventualità di essere richiamati in servizio in caso di necessità. «È un'eredità della Guerra Fredda - sostiene Luca Comellini, ex maresciallo dell'Aeronautica ora segretario del Partito per la tutela dei diritti per i militari - quando lo scoppio di un conflitto rientrava nel ventaglio delle ipotesi. Ma che senso ha oggi, per chi ha già ha una pensione cospicua da 7000 mila euro netti al mese?» Il "disturbo" di restare a casa, ma a disposizione, viene comunque pagato. L'ausiliaria, introdotta per il fatto che i militari escono dal servizio per limiti di età prima degli altri dipendenti statali, è pari al 70 per cento della differenza tra il trattamento percepito in pensione e quello spettante nel tempo al pari grado in servizio.
Un calcolo complesso. E con il blocco delle retribuzioni per l'impiego pubblico, non è nemmeno più vantaggiosa per gli ufficiali intermedi. Per un generale di corpo d'armata invece può raggiungere 700 euro al mese alla pensione. Inizialmente c'era un bacino relativamente stretto di 35 ufficiali e 500 sottoufficiali a cui spettava. Oggi in deroga viene concessa a centinaia di militari. Nel 2011 la Difesa ha speso per l'ausiliaria 326 milioni, quest'anno 355. «Ma i casi di richiamo in servizio sono rarissimi », sottolinea Comellini. Qualche generale ha partecipato alle commissioni di concorso interno, qualcun altro è stato richiamato durante l'emergenza rifiuti a Napoli. E quando un pezzo grosso torna al lavoro, lo fa con tutti i crismi. Stipendio pre-congedo, macchina con l'autista, alloggio, spese di diaria, straordinari. Che uno torni in servizio o rimanga a casa, i cinque anni di ausiliaria vengono comunque conteggiati ai fini del trattamento pensionistico e della liquidazione. La casta dei generali non sventola mai bandiera bianca.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/siamo-uomini-o-generali-le-forze-armate-sono-un-arsenale-di-sprechi-e-privilegi-46527.htm
il primo pc al mondo era italiano ......Olivetti Programma 101 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'Olivetti Programma 101 o P101 è un calcolatore da scrivania, con stampante integrata, sviluppato dalla ditta italiana Olivetti negli anni tra il 1962 e il 1964. Progettato da Pier Giorgio Perotto, la P101, con la sua innovativa concezione e il design avveniristico per l'epoca, può essere considerato il primo personal computer.
Indice [nascondi]
1 Successo commerciale
2 Descrizione
2.1 Caratteristiche
2.2 Design
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Successo commerciale [modifica]
La novità della sua concezione è spiegata così dal suo progettista Pier Giorgio Perotto:
« Nel 1965 non esisteva l'idea stessa di strumento di elaborazione "personale", con programma, supporto magnetico per l'ingresso e l'uscita dei dati e delle istruzioni, totalmente autosufficiente, da mettere sulla scrivania di un qualsiasi impiegato di un ufficio. Potevamo pensare che la macchina avrebbe potuto più facilmente essere accolta negli ambienti tecnico-scientifici, ma anche lì c'era il timore che questi fossero abituati ad usare strumenti di elaborazione più potenti, anche se più scomodi e meno accessibili. Questi ambienti avrebbero rappresentato comunque un mercato abbastanza limitato. »
(Pier Giorgio Perotto, 1995, cit.)
« Si può dire che più che venduta veniva risucchiata dal mercato; e questo per il personale di vendita, abituato a sudare sette camicie per vendere un prodotto tradizionale, risultò un fatto assolutamente imprevisto e piacevole. »
(Pier Giorgio Perotto, 1995, cit.)
Presentata alla fiera di New York del 1965, riscosse un notevole interesse ed ebbe un buon successo di vendita grazie anche al suo costo relativamente limitato (3.200 dollari, contro i 25.000 di un PDP-8) e alla sua programmabilità senza l'intervento dei tecnici: in pochi anni ne furono venduti 44.000 esemplari in tutto il mondo, il 90% dei quali negli Stati Uniti. Le caratteristiche della macchina, potenzialmente rivoluzionarie, non vennero però percepite dai vertici aziendali Olivetti, orientati ancora alla promozione della propria tecnologia meccanica.
Il brevetto su soluzioni tecniche adottate dal P101 fu violato dalla società statunitense Hewlett Packard con la sua HP9100; ammettendo il fatto, l'HP accettò nel 1967 di versare 900.000 dollari di royalties alla Olivetti[1].
Dei circa 44.000 modelli venduti ne esistono soltanto 8 ancora funzionanti[2].
Descrizione [modifica]
Un esemplare del calcolatore Programma 101.
La denominazione di primo Personal Computer non va ovviamente intesa secondo l'accezione odierna, ma con il significato di macchina da calcolo per uso personale, che possiede un set di istruzioni interne ben definito, che lo classificano come computer, anche se la memoria per i dati temporanei e le costanti è molto limitata e l'informazione minima gestibile non è un valore binario ma un numero a 11 digit.
Progettata dall'Ing. Pier Giorgio Perotto alla Olivetti di Ivrea, la Programma 101 era in grado di fare le 4 operazioni oltre alla radice quadrata.
La memoria era organizzata in 10 registri, 3 dei quali di calcolo, 2 di memoria ed altri 3 di memoria dati e/o memoria di programma (ripartibili a seconda dell'esigenza). Gli ultimi due erano riservati alla memorizzazione del programma.
La stampa avveniva su un nastro di carta e i programmi potevano essere registrati su schede delle dimensioni approssimative di 10 cm × 20 cm che recavano due piste magnetiche leggibili una alla volta, inserendo la scheda prima in un senso, poi nell'altro.
La memoria di lavoro era costituita da una linea magnetostrittiva e l'elettronica era realizzata a componenti discreti (transistor e diodi montati su schede in resina fenolica: i microprocessori non esistevano ed i circuiti integrati erano ai primordi.
Lavorava con la precisione di 22 cifre a virgola fissa e 15 cifre decimali. La programmazione era analoga all'Assembler, ma più semplice: consentiva fondamentalmente lo scambio fra registri di memoria e registri di calcolo e le operazioni nei registri.
Per fare un esempio, il programma per calcolare i logaritmi occupava entrambe le facce di una scheda magnetica.
Caratteristiche [modifica]
Dimensione: 48x61x19 cm
Peso: 35.5 kg
Consumo: 350 W
Display: stampante a 30 colonne su carta di 9 cm
Precisione: 22 digit e fino a 15 decimali
Operazioni: somma, sottrazione, moltiplicazione, divisione e radice quadra
Memoria: circa 240 byte in tecnologia magnetostrittiva
Archivio: lettore di card magnetiche
Design [modifica]
Il progetto della carrozzeria, in un primo tempo affidato a Marco Zanuso, fu riaffidato a Mario Bellini, all'epoca giovane architetto, e il risultato fu talmente ergonomico ed innovativo per i tempi, che valse all'azienda l'Industrial Design Award. Alcuni esemplari di P101 sono infatti esposti in musei come esempi di design innovativo[3].
Pier Giorgio Perotto aveva brevettato la Programma 101, ma vendette i diritti alla Olivetti per la somma simbolica di un dollaro. Egli stesso ha affermato che "mai un dollaro fu speso meglio da un'azienda".
Note [modifica]
^ Adriano Olivetti e Piergiorgio Perotto. La continuità in 7 passi. URL consultato in data 31 agosto 2009.
^ Quando Olivetti Inventò il PC. History Channel, 26 giugno 2011.
^ Powerhouse Museum Collection. URL consultato in data 18 dicembre 2008.
Bibliografia [modifica]
Pier Giorgio Perotto, Programma 101, Milano, Sperling & Kupfer, 1995.
Voci correlate [modifica]
Olivetti
Altri progetti [modifica]
Commons contiene file multimediali su Olivetti Programma 101
Collegamenti esterni [modifica]
Cinegiornale CIAC 1966 - Presentazione della Programma 101
Pier Giorgio Perotto, Programma 101. L'invenzione del personal computer: una storia appassionante mai raccontata
(EN) Il brevetto della Programma 101 sul sito dell'Ufficio brevetti USA
(EN) Francesco Bonomi, Introduzione alla Olivetti Programma 101
101project Sito dedicato alla storia della Programma 101. In particolare, contiene brani del film Quando Olivetti inventò il PC realizzato da History Channel.
(EN) C. Gordon Bell; Allen Newell, Chapter 19: The OLIVETTI Programma 101 desk calculator in Computer Structures: Readings and Examples, McGraw-Hill [1971], pp. 237-242. ISBN 0-07-004357-4 URL consultato nel aprile 2010.
Olivetti, Programma 101 General Reference Manual, presso Old Calculator Museum, (accesso del 4-3-2010)
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sabato 3 novembre 2012
venerdì 2 novembre 2012 La causa primaria del Cancro fu scoperta nel 1931 da uno scienziato premio nobel
Una notizia che ha dell’incredibile: la causa principale del cancro è stata ufficialmente scoperta decenni fa da uno scienziato premio nobel per la medicina nel 1931.
E da allora nulla è stato fatto in base a tale conseguimento, se non continuare a raccogliere in tutto il mondo soldi per la ricerca, attraverso associazioni come ad esempio l’italiana AIRC.
Quando la causa primaria del cancro era già conosciuta.
Pochissime persone in tutto il mondo lo sanno, perché questo fatto è nascosto dall’industria farmaceutica e alimentare.
Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro.
Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel.
Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico.
Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido (nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule).
L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.
Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha anche l’altro”.
Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.
Egli ha anche detto: “Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno”.
Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.
Egli ha dichiarato: “Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro”.
“Tutte le cellule normali hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza di esso”. (Una regola senza eccezioni).
“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”
Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).
Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno.
Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno.
Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.
In sintesi:
Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.
Importante:
Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole … tutto dipende unicamente da ciò che si mangia.
Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro.
È importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule..per funzionare correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7).
In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45.
Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.
Gli alimenti che acidificano il corpo:
Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido)
Carne. (Tutti i tipi)
Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)
Il sale raffinato.
Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc)
Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti)
Margarina.
Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato)
Alcool.
Tabacco. (Sigarette)
Antibiotici e medicina in generale.
Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”)
Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.
Il sangue si ‘autoregola’ costantemente per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbano il corpo.
Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.
Gli alimenti alcalinizzanti:
* Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no.
* I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti - non fatevi ingannare dal sapore acidulo)
* I frutti producono abbastanza ossigeno.
* Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini.
* I cereali integrali: l’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti.
Il miele è altamente alcalinizzante.
* La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.
(Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera, noto anche come aloe)
* L’acqua è importante per la produzione di ossigeno. “La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj.
* L’esercizio ossigena tutto il corpo. “Uno stile di vita sedentario usura il corpo.”
L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti.
Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.
Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi.
Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.”
Inutile dire altro, non è vero?
Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: “Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.”
Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido.
In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.
Mencken ha scritto: “La lotta della vita è contro la ritenzione di acido”.“Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi”.
Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire” (alcaline o Die):
” In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale: Molte scorie acide nel corpo”
Dr. Robert O. Young ha detto:
“L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.”
E la chemioterapia ?
La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli.
Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla stare senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte.
Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative che esistano..Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato.
Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l’altro al profitto.
Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l’industria alimentare.
Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Poteva capitare a chiunque …”
No, non poteva!
“Che il cibo sia la tua medicina, la medicina sia il tuo cibo”.
Ippocrate (il padre della medicina )
Fonte: pmbeautyline.wordpress.com - tratto da ecplanet.com
http://www.nocensura.com/2012/11/la-causa-primaria-del-cancro-fu.html
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