Marco Cobianchi per "Panorama"
MASSIMO D ALEMA INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN
Iniziamo male. Sarà l'ora, sarà la tensione, sarà che è il giornalista più odiato dai giornalisti, ma quando Alan Friedman risponde al telefono non lo fa con l'aplomb che uno si aspetterebbe. Sarà che da quando ha rivelato che nel giugno del 2011 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano già stava sondando la disponibilità di Mario Monti a sostituire Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, è stato aggredito al grido: «Lo sapevano tutti». Poi si calma...
Non ti preoccupare, Alan, so che hai un cattivo carattere.
Non credo di avere un cattivo carattere, è che alle 19 devo andare da Al Jazeera. Volevo avvertirti che l'intervista è iniziata. Facciamo così: io registro te e tu registri me. Ok?
ALAN FRIEDMAN
Perfetto (quando si dice la fiducia).
È che da quando ho rivelato il mio scoop ne ho viste di tutti i colori.
In effetti i giornalisti italiani non ti sopportano.
Non lo so, non credo, ma dovrei fare un sondaggio. Però ho tantissima stima per i giornalisti italiani, e ho simpatia per chi si può sentire un po' frustrato. In base a una regola non scritta del giornalismo italiano, alcuni segreti di Pulcinella, per motivi che non capisco sono conosciuti da dozzine di giornalisti o uomini di Palazzo, ma vengono riportati parzialmente o come voci o come rumors. Io quello che ho saputo l'ho scritto e l'ho dimostrato. Una mia collaboratrice mi ha detto che in italiano esiste un'espressione che definisce tutto questo: rosicare.
Comunque pare che le tue rivelazioni non siano ancora finite.
Infatti. È vero. Ho intervistato, audio e video, cinque ex primi ministri, Massimo D'Alema, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti e Giuliano Amato, nello stile... hai presente David Frost con Richard Nixon? Come no? Bene, alcuni di loro danno dei retroscena, altri vere e proprie rivelazioni. Per esempio sul voto del 19 aprile 2013.
RN27 ALAN FRIEDMAN EGON FURSTENBERG
Oh, Madonna... quando Napolitano è stato eletto presidente della Repubblica per la seconda volta. E cosa aspetti a mandarle in onda?
Lo avrei già fatto, ma in questi giorni sono stato un po' impegnato. Appena ho un po' di tempo...
Giuliano Ferrara ha definito il tuo giornalismo «giornalismo coloniale».
Quando scrivevo per lui diceva che ero uno dei più bravi giornalisti che avesse mai conosciuto.
MASSIMO D ALEMA E SILVIO BERLUSCONI
Il «Fatto» ti ha attaccato per i tuoi programmi sulla Malesia mandati in onda dalla Bbc e prodotti da una società della quale eri presidente e che aveva tra i suoi clienti proprio la Malesia.
Ora la società non c'è più, è chiusa perché ho preferito tornare a fare il giornalista: mi annoiavo a fare il produttore televisivo. In quegli anni la Bbc faceva un programma suo che si chiamava Country Direct che si finanziava con la pubblicità turistica di quel paese. Io chiamerei questi servizi dei «publiredazionali ».
Quando il loro ispettorato interno ha indagato sulla qualità dei programmi, hanno scoperto che i programmi della Bbc erano finanziati dall'Onu e dalle grandi multinazionali e uno dei capi della Bbc è stato addirittura licenziato. Hanno indagato anche i nostri programmi e hanno scritto che una società che produce programmi editoriali e ha anche un dipartimento che raccoglie pubblicità, potrebbe dare l'impressione di un conflitto d'interessi, ma i programmi prodotti dalla società sono stati giudicati «imparziali ed equilibrati». Quindi io sono grato all'articolo del Fatto.
PRODI DALEMA 2006 LAP
Il tuo vero peccato originale è che nel 2001 hai fatto «Mister Euro», programma Rai per convincere gli italiani che l'euro era una specie di manna. Sei pentito?
Per niente. E anche oggi, che non esiste più la possibilità di svalutare la moneta, se noi uscissimo dall'euro, lo spread con i titoli tedeschi salirebbe a mille, duemila punti. E questa è l'economia, bellezza.
MARIO MONTI E SILVIO BERLUSCONI E PRODI L MEDIUM
Perché dici «noi»? Tu sei americano.
Ma a questo Paese devo molto, mi ha insegnato molto e lo amo molto e quando scrivo dell'Italia sono incazzato come un italiano.
Sì, ma i nostri politici ce li critichiamo noi. Non ci va che sia un americano a farlo.
Io non sono uno di quegli arroganti che vogliono insegnarvi come dovete vivere. Quello che penso è che in Italia ci sono milioni di piccoli imprenditori che rappresentano la spina dorsale di questa economia, che sono bravissimi e io ho imparato ad apprezzarli, ma sono sfruttati dai politici e penso che sia ora di cambiare. Come ho già detto, questa è l'ultima chance.
MARIO MONTI E GIULIANO AMATO
Il problema è Angela Merkel. O no?
È arrivato il momento di dire ai tedeschi: basta! Matteo Renzi deve assolutamente tentare di rinegoziare i vincoli di Maastricht dopo avere, però, riformato il mercato del lavoro, fatto una piccola patrimoniale, assicurato un minimo vitale a tutti, tagliato le pensioni a chi non ha versato i contributi e abolito la cassa integrazione in deroga. Poi può andare dalla Merkel.
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