Antonio Troise per “il Giorno”
La storia si ripete. E, anche questa volta, la classifica che arriva da Bruxelles è impietosa: l' Italia continua ad essere il fanalino di coda nell' utilizzo dei fondi europei. Certo, non siamo proprio gli ultimi della lista. Ci sono almeno quattro paesi, sui 28 dell' Unione, che sono stati in grado di fare addirittura peggio di noi: Spagna, Romania, Irlanda, Austria.
Altri due, Croazia e Slovacchia hanno le stesse percentuali di spesa. Ma c' è poco da stare allegri. Perché i fondi comunitari sono strutturati, come si sa, per cicli di sette anni. L'ultimo è partito nel 2014 e si chiuderà inesorabilmente nel 2020. Oggi, insomma, siamo praticamente a metà strada.
E, nei primi 36 mesi, l'Italia è riuscita a spendere appena il 3% della montagna di soldi che l' Europa ha stanziato per le aree più deboli: 42,67 miliardi. Eppure siamo il secondo Paese dell' Unione destinatario di questi denari, superati solo dalla Polonia, che può contare su una dote di circa 105 miliardi di euro.
Ma anche l' Italia non scherza. I fondi europei, insieme con il cofinanziamento a carico del Tesoro, possono infatti attivare investimenti per 73,67 miliardi. Quasi 10 miliardi all' anno da destinare allo sviluppo, una cifra che in tempi di vacche magre per il bilancio dello Stato vale più dell' oro. Ma non basta. Perché siamo fortemente in ritardo non solo sul fronte della spesa ma anche su quello della programmazione. Abbiamo impegnato, infatti, solo il 37% dei fondi a disposizione.
Nella speciale classifica contenuta nella relazione della commissione Ue sui fondi europei, nelle posizioni inferiori troviamo solo Slovacchia, Croazia, Cipro, Romania e Spagna. Per ora nessuno nel governo ha fatto suonare campanelli di allarme. Anzi, c' è un certo ottimismo.
Anche perché negli ultimi tempi, l' Italia ha accelerato il passo. Un dato per tutti. Nel 2011, a due anni dal ciclo di programmazione 2007-2013, la spesa era inchiodata al 15%, con il rischio concreto di dover restituire una buona parte delle risorse assegnate. Poi, però, il ministro della Coesione Claudio De Vincenti ha fatto un piccolo miracolo ed è riuscito a spendere il 110% dei fondi incassando, in più, i complimenti della commissaria Ue per le politiche regionali, Corina Cretu. Inoltre, per il nuovo ciclo, la scelta è stata quella di concentrare le risorse nei cosiddetti patti territoriali, che dovrebbero ribaltare le statistiche. Sempre che, ovviamente, non si perda altro tempo.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/rsquo-europa-sara-rsquo-anche-perfida-ma-noi-siamo-coglionazzi-162867.htm
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