Antonio Grizzuti per “la Verità”
Chi fa da sé, fa per tre. Dalla regola aurea che la Germania applica nei settori più svariati, dall' industria alla politica estera, ovviamente non poteva essere esente il comparto bancario. Quando c' è da introdurre nuove regole, o applicare alla lettera quelle già esistenti, Berlino è sempre in prima fila.
Nel momento in cui si tratta, invece, di lavare i panni sporchi in casa, Angela Merkel e soci hanno sempre pronto un valido escamotage per aggirare le norme esistenti. L' ultimo, recentissimo, esempio è rappresentato dal salvataggio di Norddeutsche landesbank girozentrale (più comunemente nota come Nordlb), una delle banche commerciali più grandi a livello nazionale.
Nordlb è una delle sette banche regionali tedesche (landensbanken), una particolare tipologia di istituto bancario che esiste solo in Germania, partecipato dallo Stato tramite i Lander (cioè i governi federali) e dalle associazioni regionali delle Casse di risparmio.
La maggioranza delle azioni della banca, attualmente, è di proprietà dello Stato federale della Bassa Sassonia (59,13%), mentre lo Stato della Sassonia Anhalt detiene poco più del 5% del pacchetto.
I riflettori si erano accesi su Nordlb lo scorso novembre con la pubblicazione dei risultati degli stress test condotti dall' Eba, l' Autorità bancaria europea. Nell' occasione, l' istituto aveva conseguito il peggiore risultato sul piano nazionale. Fino a ora, la banca aveva retto all' urto della crisi, tuttavia sui bilanci hanno pesato oltre 7 miliardi di crediti deteriorati erogati alle imprese del settore navale.
Dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test, nonostante le rassicurazioni dei dirigenti, è stato da subito chiaro che le cose si stavano mettendo per il verso sbagliato. Fallito il tentativo di fusione con un' altra banca locale, hanno iniziato a circolare con sempre più insistenza le voci che davano come probabile un dissesto, qualora entro febbraio non si fosse trovata una soluzione alternativa.
Ma in Germania non si sono fatti prendere dal panico, e anziché invocare il tanto amato bail in (la procedura europea che regola la risoluzione degli istituti di credito) hanno pensato bene di giocare la partita in casa. Per prima cosa hanno rifiutato, cortesemente ma con decisione, le offerte di due fondi americani (Cerberus capital management e Centerbridge partners), riservandosi però la possibilità di vendere loro gli Npl.
Quindi, è stato orchestrato un vero e proprio salvataggio casalingo. Sul piatto, la ragguardevole cifra di 3,7 miliardi di euro: 1,2 miliardi sono stati messi a disposizione dall' associazione tedesca che riunisce le Casse di risparmio, mentre altri 1,5 li ha sganciati il governo della Bassa Sassonia. Quest' ultimo, poi, si è riservato di staccare un altro assegno da 1 miliardo di euro qualora si rendesse necessario.
Anche se consentirà di salvare la banca dal fallimento, l' operazione non sarà indolore. Come detto, i due fondi esteri faranno razzia di crediti deteriorati, verosimilmente con ampio margine. Gli analisti stimano che, a seguito delle perdite derivanti dalla cessione di Npl, l' anno prossimo il Cet1 ratio (l' indice che misura la stabilità patrimoniale degli istituti di credito) dovrebbe scendere sotto le soglie regolamentari, anche se solo temporaneamente.
Ma con questa piroetta finanziaria Nordlb si sgancia anche da un comparto industriale nel quale è attiva da sempre, quello navale appunto. L' allarme lanciato nelle ultime settimane dagli armatori tedeschi riguarda il rischio che questa vicenda incida negativamente su un settore già di per sé molto provato, rendendo ancora più debole la posizione della flotta mercantile di Berlino. Ma le critiche più imponenti, anche sul versante interno, riguardano la natura stessa del sistema bancario tedesco.
Nella sessione del Parlamento della Sassonia svoltasi ieri, verdi e liberaldemocratici hanno contestato aspramente la decisione di mettere in atto l' intervento statale che, sostengono i detrattori, produrrà inevitabili ricadute sui contribuenti. Le opposizioni denunciano anche il pericolo che l' Unione europea, finora anche fin troppo tollerante nei confronti della «manina» tedesca sulle banche, possa sollevare l' obiezione che l' operazione si configuri come aiuto di Stato.
Senza dubbio il nostro sistema bancario sconta un problema di capitalizzazione ma, come dimostrano i risultati economici del 2018 diffusi ieri da Intesa Sanpaolo, i nostri istituti sanno perfettamente come realizzare profitti. Viceversa, il modello tedesco non è affatto esente da limiti e difetti.
È singolare perciò parlare di unione bancaria quando uno dei suoi pilastri, il sistema di risoluzione delle banche, viene disatteso oppure applicato con tanta discrezionalità.
Salvo poi, da parte degli stessi Paesi che lo aggirano con tanta facilità, esigerne la rigida applicazione altrove.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/germania-se-comanda-angela-merkel-salva-rsquo-ennesima-banca-194869.htm
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/germania-se-comanda-angela-merkel-salva-rsquo-ennesima-banca-194869.htm
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