CORONAVIRUS, WALL STREET: I GIORNI PEGGIORI DAL 2008. CROLLANO TOKYO E SHANGHAI
Marco Valsania per www.ilsole24ore.com
A Wall Street la grande paura di spirali di epidemie da coronavirus e crisi economiche e' tutta nei numeri.
I tre principali indici americani - Dow Jones, Standard & Poor's 500 e Nasdaq - hanno sofferto giovedi' la peggior perdita di sempre in termini di punti in una singola seduta.
Al di là dell’Oceano Pacifico non vanno meglio le cose, anzi: le Borse asiatiche affondano sotto il peso dei timori sulla diffusione accelerata dell'epidemia del coronavirus che ha ormai raggiunto quasi 50 Paesi partendo dalla Cina: Tokyo cede oltre 3 punti e mezzo ma era arrivata a -4,51%; in area -3% anche Shanghai e Hong Kong.
Pesante anche Seul (-3,35%), dopo che la Corea del Sud ha riportato altri 256 casi di infezione, fino al totale di 2.022, mentre le vittime restano 13. Male anche Singapore, a -2,83%, e Shenzhen, a -4,07%.
Il Dow Jones e' reduce dall'averne bruciati quasi 1.200, pari al 4,4%, portando il totale in quattro giornate a 3.200. E il declino del venerabile indice e' salito al 13% in dieci giorni, il piu' brusco dal 2011. L'S&P non e' stato da meno, anzi: ha ceduto giovedi' la medesima percentuale, il 4,4% scendendo sotto la soglia psicologia dei tremila punti. E in sole sei sedute ha visto evaporare il 12%, battendo in ritirata da un massimo storico raggiunto il 19 febbraio ad una velocita' che e' stata da record assoluto. Anche se va ricordato che questo non equivale al crollo piu' rapido di sempre: il 19 ottobre 1987, ad esempio, perse in poche ore, non da valori massimi, oltre il 20 per cento. L'indice tecnologico Nasdaq ha da parte sua chiuso giovedi' in ribasso del 4,6 per cento.
Tutti e tre gli indici, con le nuove cadute, sono entrati a grandi passi in territorio di ufficiale correzione, vale a dire sono al centro di flessioni superiore al 10% dalle recenti vette. E Wall Street minaccia di chiudere la settimana peggiore dal 2008, dalla grande crisi finanziaria che divenne poi la piu' grave debacle economica dalla Grande Depressione. Solo da lunedi' Dow e S&P sono in particolare scesi di circa l'11 per cento. Il prossimo traguardo negativo diventa adesso un mercato ribassista dell'Orso vero e proprio, che scatta se i ribassi diventano superiori al 20 per cento dai massimi.
In fumo un terzo dei guadagni sotto Trump
Ancora: in un batter d'occhio la Borsa americana ha ormai cancellato ben un terzo dei guadagni messi a segno da quando Donald Trump e' stato eletto alla Casa Bianca nel 2016. Quei guadagni che il Presidente ama citare quale misura del proprio successo. A galoppare e' adesso anzitutto il Vix, l'indice della volatilita' o meglio del terrore basato sulle opzioni: si e' impennato ai valori top in anni, a quota 39,2. I titoli decennali del Tesoro, bene rifugio per eccellenza, sono al contrario al centro di ondate di acquisti con i rendimenti precipitati a nuovi minimi dell'1,296 per cento.
La carneficina azionaria - parole testuali di alcuni operatori - ha punito un amplissimo ventaglio di titoli. Alcuni considerati rischiosi, e che fino a pochi giorni or sono in un clima di ottimismo andavano a ruba piu' di altri, piu' di altri. Tesla ha ceduto il 13% in una giornata. Virgin Galactic il 24 per cento. Tutti gli undici settori che compongono l'S&P sono scivolati in territorio negativo rispetto all'inizio dell'anno e in particolare il settore tecnologico, da tempo leader del mercato, ha visto evaporare in una seduta il 5,3% e il 12% da lunedi'.
Tech, energia, consumi nel mirino
Tra i grandi nomi del tech Apple e Intel hanno perso il 6%, Microsoft e AMD oltre il 7%, Amazon e Alphabet circa il 5 per cento. Anche i titoli dell'energia, alla prospettiva di flessioni della domanda e dell'economia, sono stati scossi: Exxon Mobil ha ceduto il 6 per cento. Tra i martoriati titoli legati ai viaggi e ai trasporti, American Airlines ha perso il 7,7 per cento. In ritirata, attorno al 5%, anche colossi globali della finanza quali JP Morgan, Citigroup e Bank of America come leader nei beni di consumo del calibro di Procter & Gamble e Coca-Cola.
L'allarme di Goldman sui profitti
Goldman Sachs ha suonato l'allarme sull'impatto crescente del Covid-19 che assedia i mercati americani come internazionali. Ha previsto una crescita azzerata per gli utili della Corporate America nel 2020 e un possibile, ulteriore calo ravvicinato della borsa del 7 per cento. Ha inoltre ammonito che “una piu' severa pandemia puo' portare a effetti piu' prolungati e a una recessione negli Usa”. Meta' delle societa' statunitensi in Cina, ha intanto rivelato un sondaggio dell'AmCham, si aspetta crolli delle entrate dal Paese asiatico, con un quinto che teme saranno piu' che dimezzate se l'epidemia proseguira' fino ad agosto. Citigroup, in un rapporto, ha ammonito che il nuovo coronavirus richiederebbe come “ottimali”, a livello mondiale, risposte di politica fiscale per aiutare l'economia e il business, citando in particolare un paese quale l'Italia “altamente esposto attraverso il canale del turismo”.
Una crisi di fiducia
Ma preoccupa anche la scarsa fiducia che finora ispira l'amministrazione Trump, quando si tratta della gestione di un possibile e probabile contagio negli Usa. Un informatore ha denunciato nelle ultime ore che numerosi dipendenti federali sono entrati in contatto con cittadini americani in quarantena in California dopo il rimpatrio dalla Cina senza adeguato equipaggiamento protettivo. In California sarebbero inoltre gia' 8.400 le persone monitorate per verificare se mostrano sintomi di possibili contatti con il virus. Ritardi nei test continuano, nonostante il Centro per il controllo delle malattie infettive Cdc abbia ampliato i criteri di chi ne avrebbe diritto dopo che che una donna poi risultata contagiata, il primo caso di trasmissione domestica in America, ha dovuto aspettare giorni per ricevere l'esame.
Confusione rimane infine al vertice della campagna contro il coronavirus, tra il ruolo vicepresidente Mike Pence, nominato da Trump alla sua guida, e quello di autorita' sanitarie quali il Cdc. Trump ha promesso di chiamare all'appello rapidamente esperti nelle risposte alle minaccia alla salute pubblica, ma negli ultimi due anni ha decimato non solo i budget ma anche gli scienziati e i responsabili impegnati su fronte del rischio di epidemie e pandemie. Pence, oltretutto, quando era governatore dell'Indiana divenne noto per la sua strategia al cospetto dell'epidemia di Hiv: pregare.
2. ORO, FRANCO SVIZZERO E BOND GLI INVESTIMENTI ANTI-PANICO
R. Amo. per “il Messaggero”
Il panico non ha mai portato buoni consigli agli investitori. È bene ricordarlo in queste fasi di choc, raccomandano gli esperti di navigazione dei mercati. Meglio guardare al lungo periodo e dosare il portafoglio con meno asset rischiosi e qualche scelta più difensiva. Un modo per mettersi al riparo anche dalla volatilità.
Ma quale portafoglio difensivo? L'esposizione ai mercati azionari preferita negli ultimi mesi, spiega Amundi, ha consentito di beneficiare del rally di fine anno e dell'andamento positivo successivo. Ma ora l'incertezza legata all'evolvere del coronavirus sull'economia globale ha suggerito già nei giorni scorsi un alleggerimento. Non basta: per proteggersi dai rischi di scenario, spiega Matteo Germano, chief investment officer di Amundi, meglio puntare sui tassi Usa posizioni lunghe, sull'oro e sullo yen, «asset che fungono da bene rifugio nelle fasi di tensione ma anche di protezioni su azioni e credito». Anche il franco svizzero è un approdo consigliato. Sul fronte dei bond, è preferibile il debito societario europeo investment grade, sostenuto da fattori tecnici, come il Quantitative easing della Bce e la domanda degli investitori. Mentre per il segmento high yield, meglio puntare sull'Europa rispetto agli Usa, un mercato quest'ultimo caratterizzato da maggiore leva finanziaria.
L'irruzione del coronavirus in Italia, terza economia europea e ottava mondiale, conferma la dimensione globale del fenomeno. L'intervento deciso del governo ha convinto i mercati che la lotta al virus è al primo posto delle agende di tutti i governi. Una buona notizia. Ma quest'intervento avrà il suo peso sull'economia del Paese che già scontava gli effetti indiretti dello stop della produzione in Cina. Così si spiega l'impennata dello spread Btp-Bund oltre 160 punti e il rendimento del titolo decennale all'1,07%.
Ma non è detto che la debolezza dei titoli italiani non lasci spazio a qualche occasione. Un po' di pressione è fisiologica sia per le minacce di recessione sia per le vendite di chi preferisce prendere beneficio dopo il forte apprezzamento dei titoli di Stato italiani nel corso degli ultimi mesi. Ma in realtà proprio questa spinta negativa potenziale potrebbe essere compensata dall'influsso positivo di diversi fattori: oltre al piano di acquisti della Bce, va considerato che l'Italia è uno dei pochi paesi sviluppati che offre ancora rendimenti positivi.
Più in generale, l'azione delle banche centrali e gli stimoli fiscali attesi in Asia, potrebbero offrire delle opportunità sul fronte dei bond sovrani asiatici, fa sapere T. Rowe Price Fund. Dunque, anche il settore high yeld asiatico può risultare attraente per chi guarda al di là della volatilità di breve termine.
E l'azionario? Il tema di fondo non cambia, nonostante le minacce del coronavirus. Non si può prescindere dall'azionario in un contesto di così bassi tassi di interesse. Soprattutto per chi punta a conservare il patrimonio a lungo termine, sottolinea Thomas Lehr (Capital Market Strategist). È vero che in caso di pandemia i profitti di molte aziende Usa sono destinati ad azzerarsi; ma c'è un motivo se le valutazioni del mercato azionario americano, per esempio, hanno retto negli anni, nonostante i tassi di interesse record. Basti dire che gli utili aziendali sono al momento superiori del 4-5% rispetto al rendimento di un portafoglio obbligazionario accettabile.
https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/coronavirus-come-lehman-brothers-borsa-peggior-settimana-228242.htm