mercoledì 24 giugno 2020

DIESELGATE, TANGENTI SIEMENS, RICICLAGGIO DEUTSCHE BANK, ORA IL BUBBONE WIRECARD: BELLO FARSI INSEGNARE L'ETICA DEL LAVORO DAI TEDESCHI - L'ARRESTO DI MARKUS BRAUN, IL MANAGER CHE SI CREDEVA STEVE JOBS, SUBITO RILASCIATO SU CAUZIONE DA 5 MILIONI. I MILIARDI DELLA SUA COMPAGNIA NON SONO MAI ESISTITI - IL MINISTRO SCHOLZ COSTRETTO AD AMMETTERE: ''SIA I REVISORI DEI CONTI SIA LE AUTORITÀ DI VIGILANZA NON SEMBRANO ESSERE STATI EFFICIENTI''

Tonia Mastrobuoni per ''la Repubblica''

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Con il suo perenne maglioncino nero a collo alto, Markus Braun sperava di somigliare al re del nuovo mondo, al guru di Apple Steve Jobs. Ma è stato arrestato a Monaco per lo scandalo Wirecard, per crimini da archeologia della finanza: falso in bilancio e manipolazione dei mercati, cui potrebbe aggiungersi nei prossimi giorni il reato di truffa. Dopo una notte in carcere e dopo aver pagato una cauzione da 5 milioni di euro, l'ormai ex amministratore delegato dell'azienda bavarese è tornato ieri in libertà, ma la Procura di Monaco sta anche cercando uno dei consiglieri, Jan Marsalek.

Il top manager sarebbe a Manila. Non in fuga, sostiene, ma per raccogliere importanti documenti che possano scagionare la società dalle accuse pesanti formulate dai magistrati, che riguardano due conti filippini inesistenti. I grandi millantatori dell'ex start up bavarese sembrano essere finiti in guai seri.

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Saranno torchiati da una procuratrice d'acciaio come Hildegard Bäumler- Hösl, famosa per aver scoperto il mega scandalo di corruzione della Siemens e per aver costretto il re della Formula Uno Bernie Ecclestone a pagare 100 milioni di dollari alle casse della Baviera. Braun, il "visionario" austriaco che era stato festeggiato per anni persino dall'autorità di vigilanza Bafin come il Faust dell'high tech in salsa teutonica, come il deus ex machina in grado di riscattare la Germania dai suoi ritardi sull'economia digitale, si è rivelato un ladro e un truffatore.

Peraltro, la testarda cecità della Bafin dinanzi alle palesi incongruenze nei conti di Wirecard sta sollevando anche una bufera politica. Alcuni parlamentari chiedono la testa dei vertici dell'autorità. E persino il ministro delle Finanze Olaf Scholz, che aveva difeso l'azienda monacense fino a lunedì, si è prodotto in una spettacolare inversione a U.
markus braun 2MARKUS BRAUN 2

«Sia i revisori dei conti sia le autorità di vigilanza non sembrano essere stati efficienti», ha ammesso. Il capo della Bafin, Felix Hufeld, ha tuonato che il caso Wirecard «è una vergogna per la Germania». Ma la prossima settimana dovrà spiegare in Parlamento perché non se n'è mai accorto. Undici anni fa Braun aveva fondato Wirecard in periferia di Monaco. Una start up fintech che aveva esordito in un angolo oscuro del web, quello dei giochi online e del porno, offrendosi come intermediaria per i pagamenti. E in poco tempo il gioiellino fintech era diventato la risposta tedesca a Paypal, utilizzato anche da catene di ipermercati e venditori mainstream. All'ultima assemblea degli azionisti un investitore ha raccontato entusiasta di aver investito tutti i soldi della figlia in azioni Wirecard: «Me ne sarà dannatamente grata, mi creda», aveva esclamato.

Un anno fa quelle azioni valevano 150 euro. Ieri hanno chiuso a 17. Il Financial Times , cui va il merito di una testarda serie di inchieste sulla creatura di Braun - che aveva risposto con pesanti querele - ha rivelato ieri che anche un altro mito dell'azienda, quello dell'uso spasmodico dell'intelligenza artificiale per analizzare i dati dei clienti, era, appunto, un mito. I dipendenti scartabellavano primitivi fogli elettronici per dedurre dettagli sugli acquirenti. Tutto doveva servire ad alimentare l'immagine di un'azienda all'avanguardia.
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E il merito del quotidiano finanziario è stato quello di aver acceso per primo un faro sulle incongruenze nei conti e nelle operazioni finanziarie di Wirecard. Lo showdown c'è stato giovedì scorso, quando il revisore dei conti, Ernst&Young, si è rifiutato di certificare il bilancio di Wirecard. L'appuntamento per la presentazione dei conti è slittato così per la terza volta, scatenando una pioggia di vendite che ha affossato il titolo dell'80% in due sedute.

In particolare, E&Y ha sollevato il velo su 1,9 miliardi di euro che sarebbero dovuti essere su due conti correnti nelle Filippine. Ma quando i guardiani della contabilità hanno chiesto dettagli direttamente alle banche, hanno scoperto che i conti erano inesistenti. «Quando ci hanno mostrato il cosiddetto certificato è stato subito chiaro che si trattava di un falso», ha dichiarato alla Reuters Cezar Consing, presidente della Bank of the Philippine Islands (BPI), una delle due dove Wirecard sosteneva di avere una montagna di denaro.

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dieselgate-tangenti-siemens-riciclaggio-deutsche-bank-ora-bubbone-240405.htm

IL CORONAVIRUS E' PARTITO DAGLI USA ?

Analizziamo alcune circostanze sospette e uno strano legame tra laboratori di biocontenimento statunitense e cinesi. E se il coronavirus non fosse davvero nato a Wuhan, come tutto il mondo crede?

















https://www.iene.mediaset.it/video/coronavirus-partito-usa_823598.shtml

mercoledì 17 giugno 2020

IL MERCATO DI SAVONA - ''GLI ITALIANI SONO FORMICHE CHE LAVORANO PER CICALE ESTERE''. IL PRESIDENTE CONSOB SGANCIA UN PAIO DELLE SUE PROPOSTE ETERODOSSE: BITCOIN DI STATO E BOND PERPETUI ''A UN TASSO MASSIMO DEL 2%, ANZICHÉ ATTINGERE AI PRESTITI DEL MES E DEL RECOVERY FUND''. INSOMMA: CONVINCERE GLI ITALIANI A INVESTIRE I LORO RISPARMI NELLA RIPRESA DEL PAESE PER EVITARE CHE LO STATO SIA COSTRETTO A PRENDERSI QUEI RISPARMI SOTTO FORMA DI PATRIMONIALE…

 SAVONA: GLI ITALIANI SONO FORMICHE CHE LAVORANO PER CICALE ESTERE

"Gli italiani sono tutt'altro che cicale, come una distorta pubblicistica tende a sostenere, mentre sono formiche che lavorano per sostenere molte cicale estere". A dirlo, nell'annuale discorso al mercato, è il presidente della Consob, Paolo Savona, che ha ricordato come alla fine dello scorso anno le famiglie italiane disponessero "di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria, al netto dell'indebitamento, pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile, di cui il 3,7 volte in forma di attivita' finanziarie, per un ammontare di 4.445 miliardi di euro".
paolo savonaPAOLO SAVONA

    Con il loro lavoro e il loro risparmio, ha aggiunto, gli italiani sostengono le 'cicale' "anche quelle di paesi che hanno un ben differente rilievo economico, come il Canada, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Belgio, la Francia e la gran parte dei paesi sudamericani. Ciò è valido guardando sia alle consistenze, sia ai flussi annuali di risparmio dei paesi citati". "Questi dati non tengono conto delle immense ricchezze artistiche e ambientali del nostro Paese, che sono larga parte del patrimonio dell'umanità, la cui produzione di valore aggiunto, attraverso il turismo e gli scambi culturali, va assumendo il ruolo di volano della crescita delle aree economicamente piu' arretrate del Paese", ha concluso Savona.

Parlando della crisi prodotta dal coronavirus, Savona ha spiegato che è stata anomala, e che non è un caso di fallimento del mercato. "L'anomalia della crisi in corso - ha detto - è stata autorevolmente descritta come un evento che non doveva affrontare una bolla inflazionistica, né un boom di domanda aggregata, né alterazioni sistemiche del mercato finanziario, ma uno sconvolgimento dell'offerta produttiva dovuto a fattori esogeni, in gran parte metaeconomici, in quanto afferenti alla reazione alla pandemia Covid-19.

GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONAGIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA
Quella in corso, rispetto ad altre crisi del passato, non è un caso di fallimento del mercato, né della politica economica; anzi, questa ha reagito prontamente in misura abbastanza soddisfacente, andando anche oltre le forme tradizionali di intervento al fine di impedire che l'instabilità uscisse fuori controllo, soprattutto dal lato finanziario".


2. BITCOIN DI STATO E BTP DI GUERRA LE IDEE ANTICRISI DELLA CONSOB
Gian Maria De Francesco per “il Giornale

È «necessario definire e attuare un nuovo assetto istituzionale che prenda in considerazione e sciolga la dipendenza tra le diverse politiche e i comportamenti dei mercati, finalizzandoli alla crescita del reddito e dell'occupazione, che resta la più efficace forma di protezione del risparmio». L'incontro annuale con i mercati finanziari del presidente della Consob, Paolo Savona, si è caratterizzato per una preponderante spinta «politica» che ha sopravanzato le tematiche economiche di fondo. Il numero uno dell'Authority di Borsa ha così vagheggiato uno scenario nel quale la finanza e le politiche fiscali non siano più relegate in posizione ancillare rispetto alla politica monetaria definita dal sistema delle banche centrali.

PAOLO SAVONAPAOLO SAVONA
Forse l'insieme di proposte nasce anche dalla «subalternità» delle autorità di settore rispetto alla Banca d'Italia che su tutti queste materie ha una naturale primazia. «L'ideale - ha detto Savona - sarebbe di consentire all'insieme delle politiche monetarie e fiscali di cum-petere, concorrere allo stesso fine, ossia integrare o correggere le forze del mercato reale assicurando prezzi stabili per garantire, in condizioni di libertà, la crescita del reddito, dell'occupazione e del benessere sociale».

Di qui due proposte eterodosse. Da un lato, il riferimento (già adombrato nel 2019) alla «nascita di una criptomoneta pubblica» per rendere «indipendente» il sistema dei pagamenti dalla gestione del risparmio, «cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari». Dall'altro lato, occorre istituire «una Consulta», composta da studiosi e operatori, per «definire entro l'anno un documento operativo per dare vita a una nuova architettura istituzionale meglio capace di proteggere il risparmio e incanalarlo verso l'attività produttiva».

La parte «politica» del discorso ha poi ceduto il passo all'attesa disamina sul risparmio degli italiani e sulla sua tutela che è compito della Consob. «Il nostro Paese non rappresenta un problema finanziario per il resto dell'Europa e del mondo, ma una risorsa di risparmio a cui l'estero attinge in diverse forme per la sua crescita», ha sottolineato Savona precisando come «a fine 2019 le famiglie italiane disponessero di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria, al netto dell'indebitamento, pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile, di cui il 3,7 volte in forma di attività finanziarie, per un ammontare di 4.445 miliardi di euro».

giuseppe conte al senatoGIUSEPPE CONTE AL SENATO
Poiché «gli italiani sono tutt' altro che cicale, come una distorta pubblicistica tende a sostenere», è giusto incanalare il risparmio verso il «made in Italy». In primo luogo, anziché attingere ai prestiti del Mes e del Recovery Fund, ha argomentato il presidente Consob, ha auspicato l'emissione di «obbligazioni pubbliche irredimibili» (bond perpetui o Btp di guerra) a un tasso massimo del 2%.

 «Se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale», ha chiosato. In secondo luogo, occorre «agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell'indebitamento», favorendo «l'azionariato popolare». Critico il presidente della commissione di vigilanza su Cdp, Sestino Giacomoni (Fi), secondo cui «sarebbe indispensabile discutere quanto prima della possibilità di creare un Fondo sovrano italiano capace di indirizzare il risparmio privato verso le pmi». per puntare sulla crescita dell'economia reale».


https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mercato-savona-39-39-italiani-sono-formiche-che-lavorano-239656.htm

















venerdì 12 giugno 2020

Colpo di scena: Conte garantisce il prestito a Travaglio

Alla società editrice del Fatto Quotidiano un finanziamento di 2,5 milioni da Unicredit con garanzia legata al Decreto Liquidità
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Anche il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio si finanzia con i prestiti garantiti dallo Stato e varati con il decreto Liquidità di Giuseppe Conte. La società editrice del Fatto, la Seif, ha infatti sottoscritto un finanziamento di 2,5 milioni di euro con un decreto con garanzia al 90% dal Fondo Centrale di Garanzia. La somma andrà restituita in sessanta mesi. Il finanziamento, spiega la società in una nota, "sosterrà il progetto di sviluppo industriale" del quotidiano. In una prima nota era stato spiegato che il finanziamento sarebbe stato garantito da Cassa Depositi e Prestiti, e quindi teoricamente non sarebbe stato legato direttamente al decreto Liquidità. Poi, però, è arrivata la rettifica. I soldi che arriveranno nelle casse di Travaglio e soci saranno proprio quelli garantiti attraverso il provvedimento del governo. Che, quindi, pur non volendolo, finirà col dare una mano a un giornale "amico". Quando si dice la fortuna...
https://www.iltempo.it/politica/2020/06/11/news/colpo-di-scena-giuseppe-conte-garantisce-prestito-a-marco-travaglio-fatto-quotidiani-fondo-centrale-garanzia-editoria-potere-23256720/