SAVONA: GLI ITALIANI SONO FORMICHE CHE LAVORANO PER CICALE ESTERE
Da www.agi.it
"Gli italiani sono tutt'altro che cicale, come una distorta pubblicistica tende a sostenere, mentre sono formiche che lavorano per sostenere molte cicale estere". A dirlo, nell'annuale discorso al mercato, è il presidente della Consob, Paolo Savona, che ha ricordato come alla fine dello scorso anno le famiglie italiane disponessero "di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria, al netto dell'indebitamento, pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile, di cui il 3,7 volte in forma di attivita' finanziarie, per un ammontare di 4.445 miliardi di euro".
Con il loro lavoro e il loro risparmio, ha aggiunto, gli italiani sostengono le 'cicale' "anche quelle di paesi che hanno un ben differente rilievo economico, come il Canada, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Belgio, la Francia e la gran parte dei paesi sudamericani. Ciò è valido guardando sia alle consistenze, sia ai flussi annuali di risparmio dei paesi citati". "Questi dati non tengono conto delle immense ricchezze artistiche e ambientali del nostro Paese, che sono larga parte del patrimonio dell'umanità, la cui produzione di valore aggiunto, attraverso il turismo e gli scambi culturali, va assumendo il ruolo di volano della crescita delle aree economicamente piu' arretrate del Paese", ha concluso Savona.
Parlando della crisi prodotta dal coronavirus, Savona ha spiegato che è stata anomala, e che non è un caso di fallimento del mercato. "L'anomalia della crisi in corso - ha detto - è stata autorevolmente descritta come un evento che non doveva affrontare una bolla inflazionistica, né un boom di domanda aggregata, né alterazioni sistemiche del mercato finanziario, ma uno sconvolgimento dell'offerta produttiva dovuto a fattori esogeni, in gran parte metaeconomici, in quanto afferenti alla reazione alla pandemia Covid-19.
Quella in corso, rispetto ad altre crisi del passato, non è un caso di fallimento del mercato, né della politica economica; anzi, questa ha reagito prontamente in misura abbastanza soddisfacente, andando anche oltre le forme tradizionali di intervento al fine di impedire che l'instabilità uscisse fuori controllo, soprattutto dal lato finanziario".
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È «necessario definire e attuare un nuovo assetto istituzionale che prenda in considerazione e sciolga la dipendenza tra le diverse politiche e i comportamenti dei mercati, finalizzandoli alla crescita del reddito e dell'occupazione, che resta la più efficace forma di protezione del risparmio». L'incontro annuale con i mercati finanziari del presidente della Consob, Paolo Savona, si è caratterizzato per una preponderante spinta «politica» che ha sopravanzato le tematiche economiche di fondo. Il numero uno dell'Authority di Borsa ha così vagheggiato uno scenario nel quale la finanza e le politiche fiscali non siano più relegate in posizione ancillare rispetto alla politica monetaria definita dal sistema delle banche centrali.
Forse l'insieme di proposte nasce anche dalla «subalternità» delle autorità di settore rispetto alla Banca d'Italia che su tutti queste materie ha una naturale primazia. «L'ideale - ha detto Savona - sarebbe di consentire all'insieme delle politiche monetarie e fiscali di cum-petere, concorrere allo stesso fine, ossia integrare o correggere le forze del mercato reale assicurando prezzi stabili per garantire, in condizioni di libertà, la crescita del reddito, dell'occupazione e del benessere sociale».
Di qui due proposte eterodosse. Da un lato, il riferimento (già adombrato nel 2019) alla «nascita di una criptomoneta pubblica» per rendere «indipendente» il sistema dei pagamenti dalla gestione del risparmio, «cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari». Dall'altro lato, occorre istituire «una Consulta», composta da studiosi e operatori, per «definire entro l'anno un documento operativo per dare vita a una nuova architettura istituzionale meglio capace di proteggere il risparmio e incanalarlo verso l'attività produttiva».
La parte «politica» del discorso ha poi ceduto il passo all'attesa disamina sul risparmio degli italiani e sulla sua tutela che è compito della Consob. «Il nostro Paese non rappresenta un problema finanziario per il resto dell'Europa e del mondo, ma una risorsa di risparmio a cui l'estero attinge in diverse forme per la sua crescita», ha sottolineato Savona precisando come «a fine 2019 le famiglie italiane disponessero di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria, al netto dell'indebitamento, pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile, di cui il 3,7 volte in forma di attività finanziarie, per un ammontare di 4.445 miliardi di euro».
Poiché «gli italiani sono tutt' altro che cicale, come una distorta pubblicistica tende a sostenere», è giusto incanalare il risparmio verso il «made in Italy». In primo luogo, anziché attingere ai prestiti del Mes e del Recovery Fund, ha argomentato il presidente Consob, ha auspicato l'emissione di «obbligazioni pubbliche irredimibili» (bond perpetui o Btp di guerra) a un tasso massimo del 2%.
«Se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale», ha chiosato. In secondo luogo, occorre «agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell'indebitamento», favorendo «l'azionariato popolare». Critico il presidente della commissione di vigilanza su Cdp, Sestino Giacomoni (Fi), secondo cui «sarebbe indispensabile discutere quanto prima della possibilità di creare un Fondo sovrano italiano capace di indirizzare il risparmio privato verso le pmi». per puntare sulla crescita dell'economia reale».
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mercato-savona-39-39-italiani-sono-formiche-che-lavorano-239656.htm
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