sabato 19 gennaio 2013

Mario Moretti, l’Hyperion e la C.I.A.

Mario Moretti, l’Hyperion e la C.I.A. Mario Moretti La procura romana ha riaperto il caso Moro. La notizia era filtrata durante la presentazione, nella sala della libreria trasteverina Bibli, del libro di Fasanella & Rocca “Il misterioso intermediario – Igor Markevitch e il caso Moro”, per i tipi Einaudi. Adesso, la conferma. Con buona pace di Repubblica e Corriere della Sera (ma perché i due maggiori quotidiani italiani vanno ripetendo da settimane che su Moro ormai non c'é più nulla da sapere? bisognerà porsi questa domanda, e dare una risposta,prima o poi). Nella nuova inchiesta, per ora, figura un solo imputato: Innocente Salvoni Salvoni é un personaggio assai interessante. Marito di Francoise Tuscher, segretaria del famigerato istituto di lingue parigino Hyperion e nipote dell'Abbé Pierre, il 16 marzo del 1978, venne riconosciuto da due testimoni come uno dei membri del commando brigatista che, in via Fani, sequestrò Moro. Ma l'Abbé Pierre si precipito a Roma, nella sede democristiana di piazza del Gesù, per incontrare alcuni membri della segreteria scudocrociata. Il risultato di quella visita fu che il nome del nipote venne cancellato dalla lista dei brigatisti ricercati. Ora la magistratura torna ad occuparsi di lui e dell'istituto Hyperion. Durante il caso Moro, l'Hyperion era collegato a un altro istituto di lingue francese che aveva sede in piazza Campitelli, a 150 metri da via Caetani – dove fu ritrovato il cadavere di Moro. Poche settimane prima del sequestro, nel mese di febbraio, l'Hyperion aveva aperto un ufficio di rappresentanza a Roma, in via Nicotera 26 (in quello stesso edificio, c'erano alcune società coperte del Sismi). Quell'ufficio fu chiuso subito dopo il sequestro. Ma che cos'era in realtà l'Hyperion? L'istituto, con ogni probabilità, era in rapporto con servizi segreti di diversi paesi (dell'est, dell'ovest e israeliano). il sospetto - già affiorato in altre inchieste giudiziarie poi abortite - é che intellettuali ad esso collegati facessero parte del cervello politico delle brigate rosse. Significative, a questo proposito, due cose dette dal giudice Rosario Priore (titolare di ben 4 inchieste sul caso Moro) intervenendo alla presentazione del libro di Fasanella & Rocca chez Bibli. La prima: i servizi segreti di diversi paesi sapevano che in Italia si stava preparando il sequestro Moro. La seconda: il direttore d'orchestra Igor Markevitch aveva rapporti con l'Hyperion. Febbraio 2002 Memo Hyperion L'Hyperion di Parigi é una scuola di lingue fondata da tre esponenti della sinistra extraparlamentare italiana, Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio. Tre personaggi ambigui che ebbero un ruolo nella storia delle Brigate rosse. Nel 1969 (con Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mario Moretti), parteciparono al convegno del Collettivo politico metropolitano, in cui venne decisa la nascita delle Br. Secondo quanto dichiarato quasi trent'anni dopo da Franceschini nella sua audizione in Commissione Stragi, Molinaris, Simioni e Berio, malvisti dagli altri brigatisti perché ritenuti troppo violenti, avevano però un rapporto speciale con Moretti a un livello ancora più occulto delle Br: facevano parte di una struttura iperclandestina e dai contorni oggi ancora misteriosi denominata Superclan. Un rapporto che si sarebbe ulteriormente rinsaldato dopo il 1974, quando dopo l'arresto di Curcio e Franceschini avvenuto alla stazione di Pinerolo, Moretti divenne il nuovo leader dell'organizzazione (doveva esserci anche lui, alla stazione, ma una provvidenziale telefonata anonima lo aveva avvertito della trappola preparata dai carabinieri: così non si presentò all'appuntamento con Curcio e Franceschini, e si guardò bene dall'avvisare i due compagni). Con Moretti capo, le Brigate rosse alzarono sempre più il tiro, passando, dalla “propaganda armata“, al terrorismo più brutale. Il punto più alto della nuova strategia fu il sequestro Moro, operazione preparata sin dal 1975. E' stato ancora Franceschini ad avanzare sospetti sui legami tra l'Hyperion e servizi segreti stranieri. In particolare il Mossad, che prima della loro cattura avvicinò Curcio e Franceschini offrendo loro appoggi e protezione, purché le Br accentuassero il loro carattere militare: “Colpite chi volete, purché colpiate: a noi interessa solo che voi esistiate“, era stata la richiesta del Mossad. Ha dichiarato Franceschini alla Commissione Stragi, il 17 marzo 1999: «Duccio Berio era il braccio destro di Simioni: suo padre era un famoso medico milanese a suo dire legato ai servizi segreti israeliani. Ho quasi la certezza che il canale attraverso cui fummo contattati passava per questa persona». Berio, tra l'altro, era anche il genero di Alberto Malagugini, esponente di primo piano del vecchio Pci. Sull'Hyperion indagò anche il giudice padovano Guido Calogero, convinto che lì fosse il cervello politico delle Brigate rosse. Ma la sua inchiesta abortì, perché la notizia di una sua visita segreta a Parigi trapelò e i Servizi segreti francesi negarono ogni aiuto al giudice italiano. In Segreto di Stato, il libro-intervista pubblicato nel 2000 (Einaudi, autori Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri), Giovanni Pellegrino per 7 anni alla guida della Commissione Stragi, avanza il sospetto che Hyperion fosse un punto d'incrocio tra Servizi segreti dell'Ovest e dell'Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di Yalta. Hyperion, in altre parole, poteva essere uno strumento per operazioni comuni contro i nemici di Yalta. E Moro, con la sua politica di apertura al Pci, lo era. Dagospia. 7 Aprile 2002 Giovanni Pellegrino su L’Hyperion L’Hyperion è uno dei grossi nodi con cui in Commissione ci siamo misurati per sei anni, senza giungere a risultati soddisfacenti. Sappiamo che la scuola francese era stata fondata anche su impulso di personaggi che avevano partecipato al convegno di Chiavari, nel ’69, organizzato dal Collettivo Politico Metropolitano che segnò la nascita delle Brigate Rosse. Erano Vanni Mulinarsi, Corrado Simioni e Duccio Berio. genero di Alberto Malagugini, un esponente di primo piano del PCI. Gli stessi fondarono Superclan, e questo è importante: Franceschini ad esempio ha raccontato che L’Hyperion non guidava le Brigate Rosse, ma aveva uno stretto contatto con Mario Moretti sin dall’inizio. Detto questo, continuo a nutrire una serie di dubbi e nessuna certezza: l’ècole ha certamente goduto della protezione di apparati istituzionali, non solo italiani. Quando il giudice Guido Calogero andò a Parigi per indagare su questa struttura ottenendo la collaborazione dela polizia, Silvano Russomanno, il numero due di Federico Umberto D’Amato, fece filtrare la notizia sui giornali. Il personale dell’Hyperion sembrava di matrice di sinistra, ma a un livello superiore di responsabilità è possibile che sia stata gestita da quella tecnostruttura, come la chiama Franceschini, di cui facevano parte elementi che avevano poco a che fare con la sinistra. Il generale Maletti ha rivelato l’esistenza di un vecchio rapporto che risale al ’75-76 in cui denunciava il rischio che le BR potessero rinascere sotto la direzione di uomini di maggior peso culturale, ma a prezzo di mutare considerevolmente la propria matrice politica. E credo che facesse riferimento proprio all’Hyperion. Moretti era una spia? La caccia << all’infiltrato>> da parte delle Brigate Rosse non ha risparmiato alcun personaggio di rilievo delle BR, ed anzi è stata focalizzata in buona parte proprio sull’uomo che può essere considerato il loro capo nel periodo del sequestro Moro: Mario Moretti. Il principale ispiratore di sospetti contro di lui attualmente sembra essere Franceschini. Quest’ultimo in Commisione Stragi ha fatto balenare alternativamente due ipotesi ben distinte, senza prendere chiaramente partito per l’una o per l’alta : che Moretti sia stato una spia; che avrebbe procurato svariati arresti; la seconda, che sia stato un agente attraverso il quale la scuola di lingue parigini <> avrebbe egemonizzato le BR, imponendo loro la propria strategia, così come a livello europeo essa faceva con IRA, RAF ed altri gruppi ancora. Durante la sua audizione parlamentare, peraltro, Franceschini disconobbe la paternità delle congetture su Moretti in veste di delatore : “” E’ stata costruita un’interpretazione anche pubblica – e Curcio in questo ha le sue responsabilità – da cui sembra che io abbia sempre pensato che Moretti fosse una soia. No è vero. La prima persona che mi ha detto questo è stato Renato, e sono pronto a sottopormi ad un confronto con lui e documentarlo. Nel’ 76 eravamo alle carceri Nuove di Torino… .durante l’ora d’aria ci dirigiamo verso il VI braccio, al secondo piano, e prima di entrare in cella Renato mi ferma, perché deve dirmi qualcosa di importante. Quindi prima di entrare in cella facciamo una passeggiata ( sic) e Renato mi dice – e lo fa con un’espressione sconvolta – di avere la certezza che Mario è una spia, e mi racconta l’episodio poi citato da Flamigni “ Il confronto diretto con Curcio non c’è mai stato, ma in compenso si può fare riferimento alle posizioni pubblicamente assunte da quest’ultimo a commento delle tesi del suo compagno: “ Il fatto grave,,,, è che sotto questa montagna di chiacchiere, di evanescenti sospetti, venga seppellito un uomo, Mario Moretti, che la giustizia di Stato, già per conto suo, ha provveduto a sotterrare sotto montagne di ergastoli. Ora, non sta a me giudicare Franceschini. Devo però che personalmente non ho alcun motivo per condividere l’operato e le parole di chi getta fango, discredito o sospetti su Mario Moretti. E perciò provo molta amarezza quando altri, con cui ho condiviso una parte importante della mia vita, lo fanno” Per Gallinari, non fu “ il gruppo dei capi storici in carcere” a mettere in circolazione le inquietanti voci sul conto di Moretti, bensì “ una notizia uscita su un giornale (?) poco dopo la strage del maggio 1974 a Brescia, Secondo Gallinari, era una “ provocazione”, di fronte alla quale i brigatisti, già vaccinati sul problema che aveva portato all’arresto di Franceschini e Curcio ( il primo arresto), attraverso <>, si erano “ posti il problema di capire perchè. E basta. Ancora più pesanti le critiche di altri ex-brigatisti nei confronti di Franceschini e delle illazioni da lui disseminate. Si veda ad esempio un eloquente passaggio dell’intervista resa da Antonio Bellavista, nel luglio 1999, al giornalista Mario Scialoja: Scialoja – Franceschini, sempre in Commissione Stragi, ha rilanciato anche la sua vecchia tesi secondo la quale Mario Moretti era un infiltrato nelle BR, per conto di oscuri mandanti. Lei, che è stato inquirente dell’organizzazione, che ne pensa? Bellavita – Ritengo che di oscuro ci siano solo i motivi per cui Franceschini dice queste cose. Quello che ha fatto Moretti è criticabilissimo, ed io l’ho criticato aspramente. Ma no esiste il benché minimo elemento concreto per sostenere che sia stato un infiltrato. Anche gli altri ex terroristi direttamente interpellati dalla Commissione – in ordine cronologico: Morucci, Faranda e Maccari – hanno giudicato assolutamente infondata l’ipotesi che Moretti facesse il gioco di qualcuno che stava al di fuori della loro organizzazione. Del resto persino Franceschini, raccontando che le BR avevano aperto un’inchiesta interna su Moretti, - a seguito di sollecitazioni provenienti sia dai carcerati di Torino tra i quali lui stesso, sia Giorgio Semeria – dovette riconoscere che essa “ non portò ad alcun risultato”. L’altra versione di Franceschini, come si è accennato, dipingeva Moretti quale emissario dell’istituto << Hyperion>>. Già la Commissione Moro aveva” fissato la sua attenzione” su questo centro, “ a ciò stimolata anche dalle dichiarazioni dell’onorevole Craxi che aveva ammonito a non cercare lontano il << grande vecchio>>, ma a concentrare la ricerca sui personaggi che, dopo aver svolto attività politica in Italia, si erano ritrovati in Francia”; il che aveva indotto la stampa a fare il nome di Corrado Scimmioni. “ ricordando la sua giovane milizia nel PSI e la sua successiva attività eversiva. Invero, una volta posto di fronte a questa ipotesi, lo stesso Craxi ripiegò su una linea di estrema prudenza” La scuola di lingue venne fondata a Parigi, appunto, da Corrado Simioni insieme ad altri italiani che, fino al 1970, avevano stretti contatti con Renato Curcio, Franceschini e le nascenti Brigate rosse, dopo di che si erano allontanati e si erano trasferiti all’estero. Si deve notare che la data di nascita dell’istituto << Hyperion>>, collocata da Franceschini subito dopo il “ 1973-1974”, non si accorda con l’idea che esso possa avere condizionato le BR, nate prima, e che ciò sia avvenuto tramite Moretti, il quale sempre secondo Franceschini sarebbe entrato definitivamente nelle BR solo nel 1971. Ammesso e non concesso che in un secondo tempo i dirigenti dello << Hyperion>> siano riusciti a recuperare il ritardo iniziale , e che fossero effettivamente dediti ad attività politica clandestina, - il che non risulta in sede giudiziaria, laddove essi nel 1990 sono stati assolti da ogni accusa -, in che cosa sarebbe consistito il loro progetto? Ed in quale modo si sarebbero avvalsi di Moretti? L’appartamento di via Gradoli, 96 L’ingegner Mario Borghi, alias Mario Moretti,acquista un appartamento a Roma in via Gradoli, nel 1975. Una zona residenziale a Nord di Roma. Zona elegante e molto tranquilla, qui Mario Moretti vi installerà la prima base del nucleo operativo per il rapimento di Aldo Moro. L’elegante condominio composto da 68 appartamenti, di cui ben 24 risultano intestati a società immobiliari, tra i cui amministratori figuravano personaggi che saranno poi individuati come elementi appartenenti ai servizi segreti italiani. Nella stesa palazzina al secondo piano vi è un’informatrice della polizia, al n° 89 di via Gradoli abita un ex ufficiale dei carabinieri, agente segreto militare e compaesano di Moretti, Sono solo alcune delle particolarità di una scelta inquietante, che, anche al di là della verificabilità dei singoli particolari, fa porre legittimamente l’interrogativo sul perchè, in una città enorme con migliaia di appartamenti, le Brigate rosse abbiano scelto come base proprio un luogo così “ particolare” contravvenendo peraltro a tutte le proprie regole di riservatezza. Unica attenuante in favore della scelta di Moretti di acquistare l’appartamento di via Gradoli è che la via si trova a pochissimi chilometri ( 7) da via Fani e dalla abitazione di Aldo Moro, forse strategicamente una scelta valida per evitare di percorrere moli chilometri nei mesi che l’organizzazione pedinava il presidente della DC. Breve biografia di Mario Moretti Mario Moretti nasce a Porto San Giorgio in provincia di Ascoli Piceno nel 1946 da una famiglia di tradizioni comuniste. Termina gli studi grazie all'interessamento della marchesa Casati Stampa e nel 1966 si trasferisce a Milano. Presso la Sit-Siemens, dove viene assunto, partecipa alle prime mobilitazioni degli operai per le rivendicazioni sindacali. In fabbrica incontra Corrado Alunni, Giorgio Semeria e Paola Besuschio. Con loro entra a far parte del Collettivo politico metropolitano di Renato Curcio e di Margherita Cagol. Tra l'estate e l'autunno del 1970 il gruppo della Sit-Siemens e del Cpm dà vita a quello che sarà il nucleo storico delle Brigate Rosse. A pieno titolo nell'organizzazione terroristica, Moretti sarà protagonista di tutte le più importanti operazioni del gruppo, sfuggendo fortunosamente all'agguato di Pinerolo del 1974 dove furono arrestati gli altri leader delle Br. In seguito assume la guida della formazione per condurre nel 1978 la cosiddetta "campagna di primavera" che porterà al sequestro e all'uccisione dell'onorevole Aldo Moro. Arrestato nel 1981 dal 1993 è in regime di semilibertà. Pochi mesi dopo l'arresto del 1981 Mario Moretti è vittima di una misteriosa aggressione all'interno del carcere di Cuneo. Nel 1994 rilascia una lunga intervista a Carla Mosca e Rossana Rossanda dove spiega il punto di vista sulla vicenda storica delle Br e sulla scelta della lotta armata Mario Moretti, l http://forum.termometropolitico.it/forum/movimenti-e-cultura-politica/socialismo-nazionale/101520-mario-moretti-l-hyperion-e-la-c-i.html

1 commento: