martedì 19 luglio 2011

BANCAROTTA A STELLE E STRISCE - L’ACCORDO TRA OBAMA E I REPUBBLICANI SUL TETTO ALL’INDEBITAMENTO SI FARÀ (CONVIENE A TUTTI), MAGARI CON UNA PARACULATA: DARE AL PRESIDENTE L’AUTORITÀ DI ALZARE IL TETTO PER TRE VOLTE ENTRO LA FINE DEL PROSSIMO ANNO - IL CONGRESSO OGNI VOLTA VOTEREBBE UNA RISOLUZIONE CONTRO LA MANOVRA E OBAMA USEREBBE IL SUO POTERE DI VETO PER BLOCCARLA - COSÌ IL PROBLEMA SI RIMANDA AL DOPO ELEZIONI DEL NOVEMBRE 2012 - IN OGNI CASO OCCORRE RIDURRE IL DEFICIT DI 1.500 MLD $ IN DIECI ANNI CON TAGLI ALLA SPESA SOCIALE E NUOVE TASSE…


Flavio Pompetti per "il Messaggero"
Barack ObamaBARACK OBAMA
«Basta con questo inconciliabile dibattito sul tetto di indebitamento del governo americano. Aboliamo il limite una volta per tutte, e leghiamo l'indebitamento a nuovi parametri di bilancio che assicurino una spesa responsabile». La proposta che l'agenzia di rating Moody's ha lanciato all'interno di un rapporto pubblicato ieri, sembra a prima vista l'uovo di Colombo.
Gli Usa sono uno dei pochi Paesi al mondo obbligati a fissare per legge il limite del debito pubblico. Lo hanno fatto per la prima volta nel 1917 con un intento tutt'altro che rigoristico: dovevano affrontare spese straordinarie per rilanciare l'economia alla fine della prima guerra mondiale, e volevano liberare il governo dal tedioso controllo del Congresso su ogni nuova assunzione di debito. Ha ancora senso mantenere la procedura oggi, con il rischio di insolvenza continuamente alle porte?
La questione avrà anche un suo interesse nel lungo termine, ma al momento la tensione politica che si è venuta a creare nel Paese è troppo alta perché possa davvero essere presa in considerazione. E quindi le trattative sul debito sono riprese ieri dopo la breve interruzione del fine settimana, che ha visto i rappresentanti vecchi e nuovi della squadra economica presidenziale duellare in televisione con i rappresentanti politici repubblicani sui tagli della spesa sociale (sicuri e profondi) e sull'ampliamento della raccolta fiscale (incerta e fortemente osteggiata dal tea party).
casa biancaCASA BIANCA
La novità è che si è passati dalla Casa Bianca al Campidoglio, cioè al Parlamento. Segno che, come dice il segretario del Tesoro Geithner, «le parti si stanno finalmente avvicinando, e un accordo appare possibile».
Quali saranno i termini di questo accordo, e quale l'iter congressuale, è più difficile da definire, tanto che al momento di annunciare l'apertura dei lavori, il senatore democratico Reid ha ammonito: «La sessione continuerà fino a che non saremo riusciti a risolvere l'impasse». Saranno i repubblicani a fare la prima mossa presentando nelle due camere un progetto di revisione costituzionale che chiede bilanci rigorosamente in parità.
GEITHNERGEITHNER
Obama ha già detto che se dovesse arrivare sul suo tavolo opporrà il diritto di veto, in difesa degli interessi della classe media del Paese. La misura potrebbe in ogni caso passare alla Camera ma non al Senato, dove invece a metà settimana sarà in arrivo il vero oggetto di contesa: un testo scritto a due mani dai capigruppo dei due partiti, Reid e McConnell, che prevede una riduzione del deficit di 1.500 miliardi di dollari in dieci anni tramite tagli alla spesa sociale, senza considerare nuove tasse. Il consenso al Senato è scontato, ma non è chiaro se il presidente della Camera Boehner accetterà di portarlo in aula, vista l'alta resistenza dei repubblicani.
OBAMA & GEITHNEROBAMA & GEITHNER
Un progetto di legge separato darebbe poi a Obama l'autorità di alzare il tetto del debito per tre volte entro la fine del 2012, per un totale di 2.500 miliardi di dollari. Il Congresso ogni volta voterebbe una risoluzione che disapprova la manovra, e il presidente userebbe il suo potere di veto per bloccarla.
Una soluzione salomonica e un po' ipocrita, e soprattutto un modo pratico per rinviare la questione al dopo elezioni del novembre 2012. Esattamente quello che il presidente aveva giurato di non poter accettare non più tardi dello scorso lunedì, prima che le estenuanti trattative della settimana, unite ad una buona dose di realpolitik, non lo convincessero a cambiare idea e a caldeggiare il progetto di legge.
BOEHNER OBAMABOEHNER OBAMA
Nel complesso la situazione appare così intricata, e il dibattito così stridente, da scoraggiare ogni proiezione ottimistica. Eppure un barlume di consenso ci deve essere se l'agenzia di rating Fitch può permettersi di prevedere che lo stato di insolvenza del Tesoro sarà evitato il prossimo 2 agosto, e che il Paese manterrà intatto il favore degli investitori internazionali.
by dagospia

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