mercoledì 18 luglio 2012

Draghi: i signori del rating giocano sporco

Il presidente Bce alla Procura di Trani: "Le agenzie Usa in conflitto d'interesse, giudicano i loro azionisti"

«Conosco il fenomeno, che esiste ed è documentato. Vi è un conflitto tra analisti e uffici che producono il rating. Va rammentato che le società che proponevano i prodotti strutturati soggetti a rating erano società da cui dipendevano quelle stesse agenzie». Parole testuali di Mario Draghi, numero uno della Bce, che, se non fossero sufficientemente chiare, tratteggiano un colossale conflitto d'interessi, dunque. E le parole escono dalle carte, quelle non da gioco, ma dei documenti e dei faldoni all'esame del pubblico ministero di Trani, Michele Ruggiero e della Procura di Bari nell'ambito dell'inchiesta sulle agenzie di rating e sul declassamento del nostro sistema bancario operato da Moody's il 6 maggio 2010.
Un'inchiesta che può contare appunto su una testimonianza ,che i magistrati ritengono di fondamentale importanza, come è emerso ieri, da un servizio in esclusiva proposto dal TG5 delle 20 e realizzato dal collega Andrea Pamparana.
Il 24 gennaio 2011 Draghi, quando era ancora governatore della Banca d'Italia venne sentito dal magistrato e dalla Guardia di finanza negli uffici di via Nazionale proprio in merito al declassamento di Moody's del 6 maggio 2010. Non solo Draghi tratteggiò già allora in modo chiaro ed esplicito il conflitto d'interessi caratterizzato dal curioso modus operandi delle agenzie ma si sentì in dovere di precisare : «Il sistema bancario italiano è robusto. Il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto. Il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi. L'aumento di volatilità nel prezzo dei titoli è - questa è l'altra la pesante accusa di Draghi nella sua testimonianza - un sicuro danno derivante da queste valutazioni». Perché? Perché come spiega Draghi al magistrato «proprio a seguito di giudizi negativi gli investitori non trovano conveniente sottoscrivere titoli di banche e gli stessi titoli di Stato». Draghi nella sua testimonianza ricorda infine al pm di Trani come la credibilità delle tre agenzie di rating sia diminuita dopo le errate valutazioni negli Stati Uniti sui cosiddetti mutui subprime nell'agosto 2007.
E ora come la mettiamo? Forse sarebbe meglio esprimere sentenze di decapitazione finanziaria con molta ma molta più prudenza. Far quadrare i conti per quelli che sono realmente e smettere di cambiare le carte in tavola a seconda delle «strane» convenienze del momento. Già, perché se è vero che gli investigatori sono oramai giunti alla conclusione che gli analisti di Moody's Abercromby e Wassemberg «fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari informazioni tendenziose, distorte (e, come tali, anche falsate) in merito all'affidabilità creditizia del sistema bancario italiano, idonee a disincentivare l'acquisto di titoli bancari italiani e deprezzarne, così, il valore è anche vero che l'Esma, l'Authority europea incaricata di vigilare sulla stabilità dei mercati finanziari, ha pure deciso di avviare un'istruttoria sulle tre grandi agenzie di rating in relazione alle modalità e le procedure di valutazione della solidità patrimoniale delle banche. Tornano alla mente le recentissime parole pronunciate anche dal presidente di Consob, Giuseppe Vegas dopo l'ennesimo declassamento targato Moody's: «Non mi farei prendere tutti i giorni dall'angoscia dello spread e dei rating . La situazione non è particolarmente brillante, abbiamo le nostre difficoltà, ma questa storia dei rating sta diventando imbarazzante. Dall'anno scorso, da quando è scoppiata l'ultima parte della crisi, abbiamo avuto 28 pronunce da parte di agenzie di rating sull'Italia, sul debito sovrano o su istituzioni italiane, il che significa null'altro che una doccia scozzese secondo me assolutamente ingiustificata, perché un conto è avere un rating periodico ogni 3-6 mesi, un conto è pronunciarsi a ogni pie' sospinto». «Soprattutto- aveva osservato Vegas- quando l'ennesimo giudizio di Moody's arriva proprio la notte prima di una importante emissione di titoli di Stato italiani. Allora uno si pone dei problemi. La domanda è: queste agenzie fanno correttamente il loro mestiere oppure no? Queste agenzie che sono in parte possedute anche da fondi esteri fanno l'interesse dell'opinione pubblica o di chi le possiede?». Domande lecite cui sono finalmente arrivate risposte inequivocabili.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/draghi-i-signori-rating-giocano-sporco.html

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