giovedì 26 giugno 2014

HOLLANDE TOGLIE IL VELO SU USTICA - LE PRIME AMMISSIONI SULLA STRAGE DEL D9 ITAVIA IN CUI MORIRONO 81 PERSONE SMENTISCONO LA VECCHIA VERSIONE DEI FATTI FORNITA DA PARIGI: I CACCIA VOLARONO FINO A TARDA SERA Qualcuno ha già ammesso che il 27 giugno 1980 i caccia della base di Solenzara in Corsica volarono fino a tarda sera - Per anni, invece, Parigi sostenne che la base chiuse alle 17 e che i propri velivoli non potevano quindi essere coinvolti nell'abbattimento del Dc9 Itavia, scambiato per il volo su cui viaggiava Gheddafi…

Giovanni Corato per “il Giornale”

Per saperne di più sulla strage di Ustica, qualche informazione porebbe arrivare dalla Francia. Il presidente François Hollande ha ingatti deciso di togliere per i militari l'obbligo di segreto sulla vicenda.

HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL
E, come riporta l'Huffington Post, qualcuno ha già iniziato a parlare e ha ammesso che il 27 giugno 1980 i caccia della base di Solenzara in Corsica volarono fino a tarda sera. Per anni, invece, Parigi sostenne che che la base chiuse alle 17 e che i propri velivoli non potevano quindi essere coinvolti nell'abbattimento del Dc9 Itavia, aereo civile - lo ricordiamo - con 81 persone a bordo.

In totale sono quattordici gli ex militari ascoltati una prima volta e che saranno interrogati nuovamente nelle prossime settimane. Ai magistrati italiani che indagano sulla strage è stata fornita inoltre tutta la documentazione in possesso della Difesa francese e che finora era rimasta secretata.
strage di ustica strage di ustica

 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/hollande-toglie-velo-ustica-prime-ammissioni-strage-d9-79807.htm

domenica 22 giugno 2014

Pearl Harbor: il grande inganno di Franklin Delano Roosevelt

Sull’11 settembre 2001 molti hanno suggerito spiegazioni complottiste. Pochi invece hanno parlato del grande inganno della Casa Bianca dietro l’attacco giapponese di Pearl Harbor, laddove i documenti dimostrano ampiamente come davvero – in quel caso – la presidenza americana volle, cercò ed ottenne un attacco proditorio da parte dei giapponesi per avere un casus belli in grado di trascinare l’intera nazione americana in un’avventura bellica.

di Stefano Schiavi
L’11 settembre 2001 è una delle tante date storiche per gli Stati Uniti e per il mondo intero. Un giorno che difficilmente potrà essere dimenticato e che verrà celebrato nei libri di scuola come l’inizio del grande scontro tra l’Occidente e l’integralismo islamico. Un giorno che grida vendetta e che ha inorridito il mondo. Proprio come l’alba del 7 dicembre 1941. Un giorno come tanti per le isole Hawaii dove il clamore della guerra non giunge nemmeno attraverso la radio. Gli Stati Uniti del New Deal sono tranquilli, il presidente Franklin Delano Roosevelt ha assicurato che non entrerà in guerra al fianco dei cugini britannici che laggiù, in Europa, rischiano seriamente di capitolare dinanzi la forza distruttrice delle truppe di Adolf Hitler. Il non intervento era stato uno dei cavalli di battaglia per la terza rielezione del presidente che era riuscito a dare un nuovo corso a quell’America uscita con le ossa rotte dalla catastrofe economico-finanziaria che era stata la grande depressione del 1929.
Eppure quel giorno di routine come tanti, sarebbe entrato nella storia degli Stati Uniti e del resto del mondo. Un giorno che avrebbe cambiato le sorti della Seconda guerra mondiale. Ma che cosa hanno in comune l’attacco a Pearl Harbor con quello alle Torri Gemelle? Molto. Più di quanto si possa immaginare. Soprattutto per quel che riguarda l’intelligence e la ragion di Stato. Anche se per quanto concerne l’11 settembre 2001 la verità è ancora lontana e difficilmente riusciremo a saperla in breve tempo. Resta il fatto che tutti e due i tragici accadimenti sono stati la scintilla che ha scatenato l’intervento militare statunitense. Insomma, almeno per quanto riguarda Pearl Harbor, una “scusa” necessaria, voluta e cercata nonostante l’alto tributo di sangue che ne sarebbe derivato. Un attacco proditorio ed impensabile fino a quel giorno, tranne che per Franklin Delano Roosevelt, il capitano di fregata Arthur McCollum ed i vertici dell’intelligence statunitense.
Ma cosa c’entrano questi uomini con l’attacco scatenato dalle Flotte Combinate dell’Imperatore Hirohito? C’entrano per il semplice motivo che furono loro gli artefici di quello che passò alla storia come “l’attacco di Pearl Harbor”. La solita propaganda antiamericana propinata agli ignari lettori proprio mentre nel mondo infuriano guerra e distruzione?
Nulla di tutto questo. La storia, si sa, ha i suoi tempi di “decantazione” e dopo molti anni rivela all’opinione pubblica quanto di più nascosto, ed indicibile, era riposto nel fondo degli scrigni della memoria ma, soprattutto, nel fondo degli archivi dei servizi segreti.
Ogni nazione che si rispetti ha i suoi scheletri nell’armadio e Washington non fa eccezione. Il “grande inganno di Pearl Harbor” è forse uno dei più importanti. Inganno, che a ben guardare, sarebbe più esatto classificare come, rimanendo in tema con l’attualità dei nostri giorni, “la madre di tutti gli inganni”. Uno “splendido” lavoro dell’allora nascente intelligence statunitense.

Il Freedom Of Information Act
La verità di quel terribile 7 dicembre 1941, che tante similitudini sembra appunto avere con l’11 settembre 2001, era nascosta nelle pieghe delle migliaia di documenti classificati “Top Secret” che affollano gli archivi della Cia, del Fbi, del Pentagono, del Dipartimento di Stato, del servizio di intelligence della Us Navy, del più recente Nsa e della miriade di servizi segreti che costellano il panorama politico-militare statunitense.
Se la verità su quell’improvviso (?) attacco giapponese alla flotta del Pacifico degli Stati Uniti è venuta a galla, lo si deve alla tenacia e a ben 14 anni di ricerche effettuate da Robert Stinnet, un giornalista americano, che ha rivelato al mondo come, nonostante le apparenze, non fu poi tutta colpa di Tokyo se Washington entrò in guerra. Nel libro “Day of deceit. The truth about Fdr and Pearl Harbor”, Stinnet mette a nudo il cinismo di quello che tutti gli americani, di ogni estrazione sociale, fede politica, razza e religione, consideravano (dopo Washington, Franklin e Lincoln) uno dei padri della patria. Fu infatti Roosevelt, senza ombra di dubbio, a condurre una vera e propria politica della provocazione per indurre l’Imperatore giapponese a firmare l’ordine d’attacco.
Il presidente statunitense era costantemente al corrente di quanto stava accadendo e pur sapendo che la guerra era ormai alle porte si guardò bene dall’informare i comandi delle truppe di stanza alle isole Hawaii.
Follia, incredulità, calcoli sbagliati? Nulla di tutto questo. Roosevelt voleva che tutto accadesse senza curarsi di danni e vittime. Effetti collaterali, come li chiameremmo oggi, necessari ad uno scopo irrinunciabile: l’entrata in guerra al fianco della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica. Insomma, la Casa Bianca lasciò deliberatamente che Tokyo attuasse indisturbata un atto di guerra nei suoi confronti per consentire al democratico ed anti-interventista (ma solo a fini elettorali) Roosevelt di entrare in guerra.

Il memorandum che incrimina la Casa Bianca
Nel marasma dei documenti analizzati ve ne è uno di particolare importanza: il Memorandum McCollum. Arthur H. McCollum, nato e vissuto in Giappone, da genitori americani, di cui conosceva usi costumi ma soprattutto la lingua e la mentalità, era un capitano di fregata della Marina statunitense e come tale aveva prestato servizio, seppur per un breve periodo, presso l’ambasciata Usa di Tokyo. McCollum, però era soprattutto un agente del Nio, il Naval Intelligence Office di Washington l’unico abilitato a fornire informazioni di intelligence e documenti di analisi strategica alla Casa Bianca. Fu proprio McCollum a fornire al presidente Roosevelt il Memorandum che lo convinse sulla necessità di sacrificare tante vite americane pur di avere l’opportunità di entrare in guerra contro la Germania e l’Italia degli odiati dittatori Hitler e Mussolini. Il 7 ottobre 1941, due mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, l’agente del Nio entrò nella Sala Ovale della Casa Bianca consegnando al presidente statunitense quel documento che cambierà la storia. Sui pochi fogli redatti dall’ufficiale si ipotizzava uno scenario a dir poco apocalittico: l’Europa occupata dalle truppe nazi-fasciste e, con la sconfitta militare britannica, un quasi immediato “effetto domino” in America dove i territori posti sotto il controllo di Londra in America centrale, meridionale e nei Carabi ma anche il Canada sarebbero caduti nelle mani di Berlino così come la flotta del Mediterraneo e dell’Atlantico. Era ovvio che da un simile catastrofico scenario ad uno che prevedesse l’attacco diretto agli Usa il passo era breve. Era dunque evidente, e necessario, entrare in guerra al fianco di Londra se non altro per tenere lontana la guerra dal proprio territorio. C’era però un problema non da poco, per la Casa Bianca, da dover risolvere: come avrebbero preso una tale scelta gli elettori americani? Non certo bene a giudicare dai dati di un sondaggio effettuato nel settembre del 1940 (ad un anno dall’inizio della guerra in Europa) secondo il quale quasi il 90% degli americani era ben deciso a rimanere fuori dal conflitto. In più c’era una sorta di “patto” con la nazione da dover rispettare. Roosevelt aveva infatti assicurato gli elettori (“I assure you again, and again, and again…”), e le famiglie americane, che mai nessun “nessun ragazzo americano sarà sacrificato su campi di battaglia stranieri”.
Come era possibile ovviare a questo problema di non poco conto? A fornire la risposta fu sempre il “Memorandum McCollum” (un documento simile a quello nel quale la Cia, 60 anni dopo, assicurava che l’Iraq di Saddam Hussein fosse in possesso di armi di distruzione di massa). Si doveva provocare il Giappone e costringerlo ad attaccare gli Stati Uniti e, per effetto del “Patto Tripartito” firmato tra Germania, Italia e Giappone il 27 settembre del 1940 a Berlino, Washington sarebbe automaticamente scesa in guerra al fianco del cugino britannico contro il “RoBerTo” (una sorta di “stati canaglia” dell’epoca). In fondo Londra era rimasta l’unico baluardo alla straripante potenza delle forze dell’Asse che ora, con l’alleato giapponese, potevano espandere le loro mire anche nel Pacifico. Washington non poteva dunque rimanere a guardare.
McCollum, dimostratosi un accorto stratega oltre ad un ottimo agente di intelligence propose al Presidente otto linee di azione per provocare l’inevitabile risposta di Tokyo:
1 )      accordarsi con Londra per l’utilizzo della base navale di Singapore.
2 )      Accordarsi con l’Olanda, il cui governo era in esilio in Gran Bretagna, per l’utilizzo delle basi nelle Indie olandesi (Sumatra, Borneo, Giava etc…).
3 )      Incrementare gli aiuti al governo nazionalista cinese in guerra con il Giappone.
4 )      Inviare incrociatori pesanti a ridosso delle acque territoriali giapponesi.
5 )      Inviare sommergibili sempre nelle stesse acque di cui sopra.
6 )      Mantenere la flotta americana, all’epoca nel Pacifico, a Pearl Harbor.
7 )      Fare pressioni sull’Olanda affinché negasse le materie prime delle Indie Olandesi al Giappone, compreso il petrolio necessario per la guerra in Cina.
8 )      Imporre un embargo totale al Giappone, d’intesa con Londra, per strangolare l’economia del Sol Levante.
Roosevelt decise di applicare alla lettera l’elenco di “pressioni-provocazioni” intraprendendo una serie di azioni che porteranno poi all’attacco di Pearl Harbor ed al conseguente ingresso nel conflitto mondiale.

Nel settembre 1940 Roosevelt fa approvare dal Congresso il “Draft Act” che gli conferisce la facoltà di aiutare la Gran Bretagna e di convertire le industrie nazionali alla produzione bellica.Nell’ottobre 1940 la Casa Bianca decide di trattenere alla Hawaii le navi di stanza nel Pacifico per un’esercitazione sguarnendo tutte le altre basi della costa continentale. Alla fine del 1940 scatta un embargo petrolifero congiunto al quale aderisce l’Olanda. Vengono avviate trattative che risulteranno poi volutamente inutili. Nel 1941, la Us Navy invia più volte incrociatori nelle acque territoriali giapponesi. Vibranti proteste di Tokyo. Nel febbraio 1941, viene ristrutturata la flotta americana. Fino ad allora unica, viene divisa in Flotta Atlantica e Flotta del Pacifico, questa agli ordini dell’ammiraglio Husband Kimmel. L’11 marzo 1941, il Congresso approva il Lend-Lease Act che attribuisce al presidente Usa la facoltà di aiutare tutti i paesi in guerra contro Italia, Germania e Giappone, con prestiti volti all’acquisto del materiale bellico che le industrie americane stavano producendo.

Verso la guerra
L’embargo petrolifero messo in atto dagli olandesi e dagli statunitensi cominciava a mettere alle corde il Giappone che cadde nel piano organizzato da Roosevelt. Le riserve scarseggiavano, e i negoziati stagnavano, a tal punto che il neo governo giapponese decise l’invasione delle Indie olandesi fonte di approvvigionamento. Prima dell’occupazione, però, bisognava “immobilizzare” la flotta statunitense. Era il settembre 1941 quando l’alto Ammiragliato giapponese, nella persona dell’ammiraglio Isoroku Yamamoto, cominciò a pianificare l’attacco che prevedeva due direttrici principali: la prima avrebbe colpito Pearl Harbor con una serie di bombardamenti aerei (come poi avvenne). La seconda, poche ore dopo le Hawaii, prevedeva lo sbarco anfibio di un’armata d’occupazione nelle Filippine (all’epoca colonia statunitense). Il 2 novembre dello stesso anno l’Imperatore Hirohito dà il proprio assenso. Tutto andava secondo i piani della Casa Bianca. Mancava solo un particolare: il fattore sorpresa. Nessuna forza statunitense avrebbe dovuto interferire con l’azione giapponese. Già il 3 novembre il piano nipponico divenne operativo. Cominciò un incessante scambio di messaggi cifrati tra ambasciate, consolati, comandi navali e di truppe. Venne anche individuata la baia di Hitokappu (nell’arcipelago delle Curili) come località di concentramento per la flotta che avrebbe attaccato Pearl Harbor.

Le intercettazioni
Tutti i messaggi vennero intercettati dallo “Splendid arrangement”, decriptati e consegnati a Roosevelt e a “pochissimi intimi”. Durante le intercettazioni si venne a scoprire anche il punto geografico di raduno della flotta giapponese.
L’unico a non sapere dei movimenti e delle intenzioni nipponiche era proprio l’ammiraglio Kimmel che da poco aveva assunto il comando della flotta americana del Pacifico trattenuta a Pearl Harbor come esca. Anche se era cosciente che la concentrazione rappresentava un pericolo. Ne era talmente convinto che decise di organizzare un’esercitazione navale di 4 giorni, dal 21 al 24 novembre, “Exercise 191” dove si prevedeva un attacco nipponico alla flotta di stanza alle Hawaii. Ma quindici ore prima dell’inizio Washington ordinò a Kimmel di fare dietrofront e rientrare in porto con la flotta proprio per non “provocare i giapponesi”! L’esercitazione, insomma, non si doveva fare.
Il 26 novembre la flotta imperiale giapponese, al comando del vice ammiraglio Chuichi Nagumo, salpa le ancore verso il suo obiettivo.
Trentuno navi, tra cui 6 portaerei con 423 aerei, solcavano il mare verso la guerra. L’arrivo sull’obiettivo doveva avvenire poco dopo l’orario d’inizio ufficiale delle ostilità, non ancora fissata. L’obiettivo dell’attacco venne “intercettato” da Washington il giorno prima della partenza della flotta giapponese, cioè il 24 novembre (il 23 data delle Hawaii): mancava solo la data finale dell’attacco che Tokyo non aveva comunicato nemmeno ai vertici militari. A Kimmel venne comunicato soltanto una vaga notizia riguardante una flotta giapponese salpata da Hitokappu con probabile destinazione le Filippine o la Malacca.

Le strane manovre di Washington
Nel Pacifico c’erano tre grandi portaerei americane, due a Pearl Harbor, la Lexington e la Enterprise e una a San Diego, la Saratoga. Il 28 novembre Washington dà l’ordine di partenza alla Enterprise, e ad 11 navi da scorta tra incrociatori e cacciatorpediniere. Il loro compito era quello di portare 12 aerei ai marine di stanza nell’isola di Wake (molto distante dalle Hawaii). Il 5 dicembre riceve un altro ordine da Washington la Lexington. Anche per lei aerei da consegnare ai marine. Stavolta sono 18 con destinazione le Midway. Con lei partono alte 8 navi di scorta. Con queste apparentemente inutili missioni Washington aveva messo in salvo tutte le portaerei e altre 21 modernissime navi da guerra. A Pearl Harbor rimangono 90 unità, tutte relativamente vecchie comprese 8 corazzate con oltre trent’anni di “carriera”.
Facciamo un passo indietro e torniamo alla fine di novembre. Il 27 il capo di Stato Maggiore dell’esercito, generale Marshall, invia un messaggio al tenente generale Short nel quale si annuncia un non meglio precisato attacco giapponese, ma che il governo “desiderava” che fosse Tokyo a fare il “primo passo”. Dunque, mettere in stato d’allerta le truppe ma non la popolazione. Il giorno seguente lo stesso identico messaggio giunge all’ammiraglio Kimmel.
Allarmare le truppe senza dare nell’occhio a presunte spie giapponesi ma, soprattutto, alla popolazione era veramente arduo. Così i due comandi militari decisero per un basso profilo.

Gli ultimi atti
Intanto la flotta giapponese era incappata in una tempesta che aveva letteralmente disperso la formazione tanto da rendere impossibile lo scambio di messaggi luminosi tra nave e nave. Il 30 novembre il vice ammiraglio Nagumo si vede costretto a interrompere il silenzio radio per ricompattare la flotta d’attacco. I messaggi radio vennero puntualmente intercettati, decriptati e inviati a Roosevelt. Tutto questo, però, venne tenuto segreto a Kimmel e a Short. Il 2 dicembre l’ammiraglio Yamamoto trasmette via radio una frase: “Niitaka-yama nobore 12 08” (scalare il monte Niitaka l’8 dicembre). Era l’ordine d’attacco fissato per l’8 dicembre (il 7, data di Tokyo). Nemmeno questo messaggio venne consegnato a Kimmel e Short. E non furono informati nemmeno dei 4 cablogrammi trasmessi in codice “purple” tra Tokyo e l’ambasciatore a Washington, intercettati dall’intelligence Usa. I primi due contenevano una comunicazione a Washington suddivisa in 13 parti nella quale si poneva fine ad ogni tipo di negoziato. Il terzo ed il quarto, trasmessi la mattina del 7 dicembre, contenevano la quattordicesima parte nella quale si comunicava la rottura delle relazioni diplomatiche e l’ordine di consegnare la dichiarazione i guerra un ora prima dell’attacco, cioè alle 13,00 ora di Washington. Queste ultime due parti furono poste in visione a Roosevelt alle ore 10,00, 4 ore prima l’attacco. Sulla base di tali informazioni il comando generale statunitense compilò un messaggio d’allerta per le Hawaii. Messaggi che “inspiegabilmente” giunsero a destinazione ad attacco avvenuto. Il 16 dicembre l’ammiraglio Kimmel ed il tenente generale Short, inconsapevoli vittime delle manovre di Roosevelt, vengono rimossi dall’incarico e degradati per negligenza nel comando. In fondo la ragion di Stato conta più della buonafede delle persone.
Stefano Schiavi

giovedì 12 giugno 2014

COSCA BILDERBERG: Nuova denunzia, dell’11.6.2014, ampliata, di Marra, contro la cosca bilderberg, Renzi, Monti e Letta ecc, poiché il PM Marcello Monteleone ha archiviato la denunzia del 1.2.2013 scrivendo che, secondo lui, si tratterebbe solo di «meri sospetti». Marra al Procuratore Capo di Roma dr Pignatone: la bilder-iustitia è pura follia: bisogna guarirne..

Al Procuratore della Repubblica di Roma
Dr Giuseppe Pignatone.
OGGETTO: COSCA BILDERBERG. Nuova denunzia (n. 064740/11.6.2014) alla Procura di Roma, di Alfonso Luigi Marra, integrata con fatti nuovi (stante l’assurda archiviazione della denunzia del 1.2.2013 da parte del PM Marcello Monteleone adducendo egli che «trattasi di meri sospetti»), contro la cosca bilderberg, nonché i sig. Matteo Renzi (11.1.1975), bilderberghino de facto, Mario Monti (19.12.43) ed Enrico Letta (20.8.66), formalmente membri del bilderberg, ed altri, anche in relazione alle condotte delittuose finalizzate alle loro nomine a Presidenti del Consiglio.
IIIIIIIIIIII
È assurda per vari motivi l’archiviazione della mia denunzia contro la cosca criminale bilderberg del 1.2.2013, da parte del Sostituto Procuratore dr Marcello Monteleone, della Procura di Roma, secondo il quale «Letti gli atti, non è ravvisabile alcun fatto di valenza penale in quanto trattasi di meri sospetti non idonei a promuovere accertamenti di natura penale».
Detto infatti (a tacer d’altro) che la legge non fissa certo il limite entro il quale i «sospetti» non debbano essere oggetto di indagine, quand’anche di soli sospetti si fosse trattato, e si tratta invece di fatti gravissimi e concordanti, le innumerevoli circostanze che li avallano, o li facciano anche solo sospettare, richiedevano comunque l’apertura delle indagini, specie in considerazione della straordinaria rilevanza sociale di quanto denunciato.
La qualificazione dei fatti denunziati come «meri sospetti» configura inoltre, per la sua eccessiva arbitrarietà, un grave gesto di sprezzo verso le centinaia di milioni di persone che li asseriscono e verso la sofferenza che il mondo intero patisce per essi.
«Meri sospetti» che sono in realtà fatti notori, laddove per fatto notorio si intenda: cosa nota a tutti senza bisogno di ulteriore dimostrazione.
Denunzia del 1.2.2013 tradotta spontaneamente in decine di migliaia di siti di informazione di tutto il mondo, tra cui siti da milioni di visite, come il sito Alex Jones’Infowors.com, in nessuno dei quali mi è capitato di leggere che non fosse condivisa.
Una situazione in cui si può ben dire che la fantasiosità non caratterizza le tesi assertive della criminalità del bilderberg, ma le negatorie, come quelle implicite in quel «meri sospetti».
E, premesso che in internet ci sono infinite pagine dalle quali la Giustizia può attingere la verità, cioè la criminalità del bilderberg, si riportano esemplificativamente poche espressioni tratte da un’interrogazione del 22.6.2011 del Sen. Elio Lannuti, oltre ad alcune altre riportate alla fine del documento solo ad abundantiam.
Scrive Lannuti: «… si apprende invece in un altro articolo di Liquida pubblicato il 15 giugno: “In un’intervista fatta da WeAreChange a un importante banchiere svizzero il 30 maggio del 2011, vengono svelate le relazioni profondamente intrecciate tra i manager di alto livello della banche svizzere e il club del Bilderberg. È oramai palese che il Bilderberg usa le banche svizzere per le attività di riciclaggio del denaro, il finanziamento per rovesciare i governi, per gli assassini e per mandare in bancarotta le nazioni”; in altri siti Internet si legge l’intervista: “in particolare, il banchiere riferiva di essere stato coinvolto nel pagamento diretto in contanti di una persona che uccise il presidente di un paese straniero. Diversi servizi segreti provenienti dall’estero, soprattutto di lingua inglese, diedero l’ordine di finanziare azioni illegali, compresa l’uccisione di persone che non seguirono gli ordini del Bilderberg o del FMI o della Banca Mondiale, attraverso le banche svizzere”».
Una situazione la cui spaventosa delittuosità è così palese e notoria che verrebbe da pensare che l’ostacolo che la magistratura potrebbe incontrare è – come si legge ovunque nella stampa internazionale – che questi criminali sono «too big to jail» (troppo grandi per arrestarli), che però sarebbe incondivisibile.
Un ostacolo al quale ne aggiungerei un altro: quello cioè che forse sono anche «too many to jail» (troppi per arrestarli), perché sono bilderberghini praticamente tutti i vertici nazionali e internazionali della politica, dei governi, dei media, delle banche centrali e non, e, in un modo o nell’altro, anche tutti gli uomini chiave della giustizia, delle polizie, degli eserciti ecc, che spesso, se non sono bilderberghini, sono massoni deviati o massoni pedofilo satanici (vedremo di seguito perché ai vertici deve necessariamente sussistere la componente pedofilo satanica).
Bilderberg e massoneria deviata che sono per molti versi la stessa cosa, perché il bilderberg non è che la creme de la creme (sic!) della massoneria deviata, in cui sono le sue scaturigini (sono sia massoni che bilderberghini di fatto o di ‘diritto’ Monti, Letta, Obama, Renzi, Draghi e via continuando in un elenco che riempirebbe diverse pagine, e che la Giustizia può anch’esso facilmente riscontrare in internet e che non può continuare ad ignorare).
Una situazione in cui chi comanda sono le grandissime banche e le dinastie che ne detengono il controllo, ma, quanto agli adepti, c’è un vero ‘serra serra’ di gente che è già dentro o fa di tutto per entrare.
Bilderberghini per così dire ‘di diritto’ (tesserati, iscritti, titolari di cariche al suo interno ecc) ai quali devono sommarsi quelli che il delittuoso ‘club’ decide di occultare, ma che lo sono de facto (scrive sempre Lannuti in un’altra sua interrogazione, del 10.06.2011, altri brani della quale riporto alla fine: «… A molti membri è consentito di non apparire in alcun modo, nemmeno nei documenti interni …».
Chi infatti – in ipotesi – pur non avendo partecipato a rituali iniziatici mafiosi o comunque, pur non essendo iscritto ad alcun ‘albo’ o atto della mafia, vive però vite intrecciate alle vite dei mafiosi partecipando dei loro stessi affari, crimini e rituali, deve, giuridicamente parlando, essere considerato mafioso di fatto anche lui.
Cose che non vanno certo spiegate alla nostra magistratura, che talora spinge l’interpretazione del «concorso esterno» al punto da creare qualche confusione tra l’associazione nel delinquere, che è un delitto, e la generica associazione con il delinquente in altre comuni espressioni della vita, che di per se stessa non rileva giuridicamente.
Principi in base ai quali – premesso che il grosso dei capi di Stato sono bilderberghini e/o trilaterini e/o aspenini e/o massoni deviati – si deve ritenere, per analogia, lo siano anche quelli che vivono con loro forme di associazione che, se stessimo parlando di mafia, integrerebbero lo schema del «concorso esterno».
Un quadro in cui la pedofilia, o anche i sacrifici umani, spesso minorili (il satanismo è solo il pretesto e/o l’ambito rituale in cui vengono celebrati), sono un necessario, spaventoso presupposto.
Spaventoso presupposto perché è ovvio che, prima di poter consentire a taluno di accedere al sancta sanctorum degli ‘affari’ delittuosi occulti di rilevanza planetaria oggetto della ‘attività’ del bilderberg e altre simili cosche, tutti devono essere certi che nessuno possa più tornare indietro.
Di tal che è necessario (e del resto anche qui notorio) che tutti si compromettano, si rendano ricattabili, facendo cose ammettere le quali significherebbe incorrere in una definitiva rovina morale e materiale, quali appunto lo stupro o l’uccisione dei minori.
Una piovra planetaria che, non importa se sia «too big» o abbia «too many» tentacoli, imploro la magistratura di eliminare con una coraggiosa e celerissima iniziativa giudiziaria che, attraverso un pool ampio e specializzato, con 500 600 arresti in tutta Europa, liberi l’umanità da questa mortifera oligarchia che sta per soffocarla.
Depravati che, nell’anelito di soddisfare i loro mandanti, hanno stravolto l’ordinamento giuridico e sconvolti i codici, e non parlano ora d’altro che di modificare la Costituzione pur non essendo esperti d’altro che di volgari e incolti gerghi pseudo-giuridici.
Opere in cui si è ‘distinto’ Monti, che ha completato Letta, e sulle quali tace ‘opportunamente’’ Renzi, che bisognerà però vedere che altro farà – ahinoi! – per salvare sì la giustizia, ma secondo i dettami dei suoi padroni del bilderberg e della massoneria deviata e non.
Monti che ha mutilato il processo civile e ostacolato il più possibile l’accesso alla giustizia con i costi e le farraginosità per facilitare gli abusi piccoli e grandi, da quelli delle società telefoniche a quelli delle banche, delle assicurazioni, di equitalia, dell’apparato burocratico.
Monti che ha abolito di fatto la legge Pinto per causare l’ulteriore allungamento dei processi e togliere così alla società ogni possibilità di difendersi. Processi che sarebbe facilissimo rendere veloci, ma si sforzano di rallentare perché il mostro della frode e della corruzione, alle cui orride mammelle si alimentano, morirebbe se le cause durassero una settimana, o anche un anno.
Prostituti e prostitute, maiali, cani rognosi, truffatori, accattoni, peggiori persino dei genocidi deliranti che capeggiano le dinastie bancarie che li comandano a bacchetta. Bugiardi, millantatori, falsificatori e mistificatori di statistiche, proiezioni, percentuali, che usano l’informazione solo come strumento per aggirare la democrazia attraverso strategie di formazione del pensiero di massa. Favoriscono produzioni destinate a causare patologie mondiali. Tacciono sul traffico degli agenti patogeni diffusi per far vendere certi farmaci. Concorrono a far sì che le banche si mettano le leggi e le genti sotto i piedi. Fingono di non sapere, per non disturbare le multinazionali degli alimentari, che esiste il diritto di sapere quel che si mangia, e che inoltre la legge sull’etichetta dei prodotti agricoli ed ittici nella vendita al dettaglio renderebbe l’Italia ricchissima, perché i prodotti italiani sono i migliori del pianeta. Oscurano le scoperte scientifiche perché muterebbero lo status quo nel fango del quale vivono grufolando. Negano l’appestamento dei cieli con le scie chimiche. Si sforzano di far passare l’involuzione climatica per un problema dei prossimi decenni o secoli. Consentono l’uso e l’abuso dei grassi idrogenati, del bisolfito e di ogni altro tipo di sostanze tossiche erodendo la salute pubblica giorno per giorno. Costringono gli studenti a consumarsi senza imparare nulla su libri spesso inadeguati, a volte indecenti, solo per consentire agli editori e ai professori di venderli, anziché istituire un concorso per scegliere ogni anno i migliori e renderli obbligatori. Sono sordi alla necessità di far sì che le pronunzie della Corte Costituzionale giungano ad horas, impedendo così la proliferazione delle leggi illegittime. Si eclissano dinanzi alla proposta di abrogare le leggi regala-soldi alle banche. Scompaiono se gli dici che vero problema dell’UE è che lì i parlamentari non hanno il potere di iniziativa legislativa e il Parlamento non ha il potere di promulgare le leggi, perché è un finto Parlamento che serve solo da alibi alla Commissione e al Consiglio, che sono i veri legislatori dell’UE e sono al soldo del bilderberg. Non parlano mai della legge sugli imballaggi, che giace nei cassetti del Parlamento europeo dal 1994, per la sostituzione del polistirolo con un ‘polistirolo’ fatto di cereali, vietando inoltre l’uso della plastica, a partire dalle bottiglie, e ottimizzando le reti idriche per incrementare l’uso dell’acqua di rubinetto. Non si sognano neanche di fermare le produzioni dannose in quanto inutili, perché l’occupazione va garantita altrimenti che producendo inutilmente inquinamento. Fuggono dinanzi all’argomento che la nazionalizzazione mediante confisca penale delle quote private della Banca d’Italia e della BCE è l’unico modo di salvare l’economia, perché così gli Stati dell’UE potrebbero creare a costo zero e senza causare alcuna svalutazione tutti gli euro che occorrono per un’immensa riconversione industriale consistente per cominciare nella creazione di un altrettanto immenso processo di ristrutturazione e disinquinamento delle terre, delle acque e dei cieli, a partire dalle città, usando energia pulita producibile da tempo su vasta scala, ma osteggiata per favorire il petrolio e le centrali atomiche eccetera eccetera eccetera.
Porci e scrofe che per realizzare così nobili fini non esitano a rendersi complici di reati comuni così come di assassinii, stragi, rivoluzioni indotte, colpi di Stato, complotti di ogni tipo, terrorismo di ogni livello, guerre, stermini..
500, 600 arresti assolutamente indispensabili altrimenti la magistratura continuerà a causare la cosa terribile di cui si rende responsabile da anni: attribuire cioè implicitamente, con la sua mancata censura, legittimità ai crimini di questi animali e trasformarli così, da violazione del codice penale, in problemi politici che costoro usano per distogliere, squassare e soffocare la collettività.
Un processo in cui mi costituirò parte civile in proprio e quale segretario del PAS-FLB&T, perché si tratta di crimini che ledono tutti sia come singoli che come cittadini.
Ma, tornando ai fatti, va preliminarmente detto che qui rileva non tanto quello che queste canaglie si dicono nei meeting – forse da ultimo ormai più che altro delle occasioni di gala o addirittura uno specchio per le allodole, nel senso che in essi hanno negli ultimi anni probabilmente concentrato la parte da mostrare delle loro attività – ma le condotte segrete ed illecite che pongono in essere durante il resto dell’anno in ambiti che anch’essi resteranno meglio noti solo a loro finché non vi saranno adeguate indagini della magistratura.
Bilderberg che, scrivevo già nella precedente denunzia, secondo l’On. Ferdinando Imposimato, risulta, da carte processuali, essere un «governo mondiale occulto mirante a destabilizzare le democrazie anche attraverso le stragi».
Carte processuali che è arduo capire come possano essere giuridicamente inquadrabili nella categoria dei «meri sospetti», e che comunque sono solo uno degli infiniti elementi che la magistratura può e deve facilmente acquisire come prova.
Del resto, se, per cominciare, l’illecita occultezza è in re ipsa – come ho scritto nella precedente denunzia, che riporto integralmente di seguito, per poi concludere con le integrazioni di cui in premessa – i crimini sono indubbi per il semplice fatto che vengono commessi quasi apertamente.
Commessi quasi apertamente quanto impunemente perché la parte della magistratura non collusa culturalmente o materialmente corrotta è stata psichicamente piegata ad una visione dei membri del bilderberg quali legibus soluti, essendo essi espressione di un potere così vasto, schiacciante, indiscutibile, che la magistratura, come tutti, non ha mai fatto altro che cedergli e prostrarglisi.
Un quadro in cui però – siccome alla fine questo tipo di cedimenti è comunque espressione di un do ut des che è finito, perché per innumerevoli motivi siamo al ‘canto del cigno’ del regime – gli occhi stanno per aprirsi, sicché non rimarrà che accertare la qualità e quantità delle eterogenee responsabilità penali di ciascuno.
Perché il bilderberg è fatto da gente che rappresenta le grandi dinastie, come i Rockefeller e i Rothschild, in un modo o nell’altro proprietarie di un migliaio di banche; da ruffiani che fungono da esecutori materiali, come Renzi, Monti, Letta, Draghi o Obama; da una ‘manovalanza’ insulsa ancorché perniciosa, come i Gruber, i Maggioni o i Riotta; da soggetti insidiosi per la subdola camaleonticità del loro ‘buonismo’, come i Bonino; e via dicendo.
Ma venendo ora alla trascrizione della precedente denunzia, scrivevo il 1.2.2013:
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«Il bilderberg ha reagito all’essere stato ormai smascherato in milioni di pagine internet ‘autopubblicandosi’ nel 2009 in un ‘forum’ così trasparente da illustrare ogni cosa (evidentemente eccetto i crimini).
Cose tra cui i membri, i luoghi e i tempi delle riunioni (ora ‘conferenze’), in realtà noti da anni, non perché esplicitati, ma perché accanitamente svelati dai ‘segugi’ dell’anti-complottismo internazionale, quali il benemerito Daniel Estulin.
Un tal ‘buonismo’ da rendere indubbio che la prossima ‘conferenza’ spalancherà le porte al mondo e sarà ispirata ai più puri ideali del bene, del bello, del giusto e dell’utile, visto che nulla vieta a questi ora smascherati nemici dell’umanità, di continuare altrove i complotti con i quali, dal 1954, rendono amare le nostre sorti.
Una ‘segretezza’ durata oltre 50 anni perché frutto di amplissime collusioni istituzionali, mediatiche, politiche e giudiziarie.
Tant’è che innumerevoli fonti descrivono il bilderberg addirittura come nato da occulti aneliti mondialisti di ambienti deviati della NATO in criminale associazione segreta con i massimi poteri bancari.
Un però inutile espediente, quello di tentare di salvarsi auto pubblicandosi, perché i crimini sono nelle parole stesse di cui all’invero singolare ‘forum’.
Da un lato, recita infatti l’art. 1 della L. n. 17/25.2.1982 (detta “legge Anselmi” non si sa se tragicomicamente o emblematicamente, perché persino Anselmi è stata bilderberghina): “Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall’art. 18 della Costituzione, quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”.
Dall’altro, sulla home del ‘forum’ Bilderberg – di nuovo tragicomicamente – si legge: “.. In breve, il Bilderberg è un piccolo, flessibile, informale e non registrato forum in cui possono essere espressi differenti punti di vista e può essere intensificata la reciproca comprensione. La sola attività del Bilderberg è la sua annuale Conferenza. In questi incontri non vengono raccolti voti e non vengono emesse statuizioni comportamentali. Dal 1954 si sono tenute 59 conferenze. Per ogni incontro i nomi dei partecipanti come dall’agenda sono resi pubblici e sono rinvenibili sulla stampa”.
Parole menzognere, perché in ben altro che nel riunirsi annualmente consistono le orride attività di costoro, che comunque implicano, di per se stesse, la natura illecita del bilderberg, perché la composizione dei contesti di personaggi che alle ‘conferenze’ si mescolano senza documentazione configura di per sé l’associazione segreta di cui alla legge Anselmi.
La configura perché si tratta – proprio come vietato – di una mescolanza di uomini pubblici non liberi di partecipare a incontri non privati non protocollari, non documentati, segretati, con i titolari delle massime concentrazioni mondiali di interessi privati.
Una surreale, incredibile, illecita mescolanza di Capi di Stato, Re, Regine, Ministri, Presidenti di Parlamenti (tipo Barroso), Commissari Europei, chiusi in segreti ambiti con banchieri come David Rockefeller, o altri ai massimi livelli della BCE, della FED o della Banca d’Italia, con i vertici delle massime multinazionali, con giornalisti delle principali testate, e insomma con gli uomini chiave di tutto quanto accade nel mondo.
Uomini che – proprio come Monti dopo la ‘conferenza’ di St. Moritz del 9/12 giugno 2011 – sol che sortano dalle ovattate alcove dei segreti rituali inseminatorii della pregnazione bilderberghina, vengono rapiti da aliti messianici e traslati fino agli Olimpo di ogni forma di potere, come Clinton, Obama (rappresentanti del cui governo partecipano alle ‘conferenze’), Trichet, Ignazio Visco, Romano Prodi, Tony Blair, Mario Draghi, Franco Barnabé, Giulio Tremonti, Marco Tronchetti Provera, Tommaso Padoa Schioppa, Alessandro Profumo, Emma Bonino, Gianni Riotta, Ben Bernanke, Corrado Passera, Walter Veltroni, Sergio Romano, Carlo Rossella, Claudio Martelli e molti altri.
Politici, Re, Regine, Principi, quali Sofia di Grecia, Bernardo d’Olanda, Beatrice d’Olanda, Carlo d’Inghilterra, Juan Carlos di Spagna, grottescamente mescolati in un comune delirio di onnipotenza con squali dell’industria, del commercio e della finanza mondiale, quali Edmond de Rotschild, o i nostrani Giovanni Agnelli, Umberto Agnelli, John Elkan, con rappresentanti della Coca Cola, di IBM, Sony, British Petroleum, Shell, Exxon, Pan Am, Mobil, Texas Instruments, ENI, Toyota, Mitsubishi, Philips, Dunlop, HP.
Una singolare, illecita confraternita di soggetti che – dimentichi delle lezioni della storia, pur densa di rovesciamenti di poteri ‘intramontabili’ fino all’attimo prima di essere travolti – si è ritenuta sopra le leggi, stante l’essere così tanti, potenti, legati da regimi di relazioni di anno in anno sempre più consolidatesi nei ‘salotti buoni’ del mondo e in ogni altra sede e occasione che le circostanze richiedessero.
Uomini che devono tra l’altro essere considerati gli artefici del crimine dei crimini: il signoraggio primario e secondario.
Uomini i cui «punti di vista» – quelli di cui le 59 conferenze che si sono succedute hanno «intensificato la reciproca comprensione» – configurano in realtà le politiche mondiali di questi 59 anni, le scelte atomiche energetiche e militari con le quali ci hanno rovinato, le guerre da far scoppiare o quelle da sedare, i governi da promuovere o quelli da abbattere, le economie da schiacciare o quelle da alimentare, i dittatori da uccidere o quelli da sostenere, le etnie, le nazioni, i popoli, da sterminare o da vessare economicamente o quelli da privilegiare, l’inquinamento da consentire e quello da graduare, e tutto quant’altro ha reso drammatico il nostro quotidiano.
Folli cose rese possibili da una disattenzione della magistratura alla quale è forse ormai il caso di por rimedio, indagando anche su quei giudici che essi stessi fanno parte o sono contigui al bilderberg o ad organizzazioni da esso controllate o ad esso vicine.
Comportamenti, quelli del bilderberg, dei suoi membri e di quelli che li sostengono, che configurano la ovvia, sfrontata violazione, a tacer d’altro, degli articoli del codice penale: -n. 241 (Attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato); -n. 283 (Attentato contro la Costituzione dello Stato); -n. 648 bis (Riciclaggio); -n. 501 (Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio); -n. 501 bis (Manovre speculative su merci); -n. 416 (Associazione per delinquere)».
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Quanto invece ai nuovi elementi – constatato che la stragrande maggioranza dei Capi di Stato e delle massime espressioni della politica, dell’imprenditoria, dell’informazione e dell’economia provengono dal bilderberg – non possiamo che imputare ad esso i loro ‘folgoranti successi’, salvo la magistratura non voglia ritenere che l’entrata nel bilderberg trasformi chicchessia in un semidio capace di realizzare da sé qualsiasi obbiettivo in tempi olimpionici.
Monti, ad esempio, quando il bilderberg ha smesso di soffiare nelle sue vele, si è rivelato così debole che è indubbio (oltre che notorio) sia stato il bilderberg a decidere la sua nomina, e quindi a mettere in moto media, politica, burocrazia e finanza nazionale e internazionale, per realizzarla.
E lo stesso è per Letta, che ho definito altrove come «un uomo tenuto in piedi dai vestiti», o per Renzi, di cui l’On. Mario Borghezio, già nel luglio 2013, diceva: «Renzi? È pronto per la mafia-bilderberg. Il prossimo anno al bilderberg ci sarà Matteo Renzi. Faranno come per Enrico Letta: un fungo spuntato all’improvviso, con poco consenso popolare, pochi voti, che è diventato poi Presidente del Consiglio. Così succederà pure per il sindaco di Firenze. Li fanno emergere. Accadde per primo a Bill Clinton».
Salvo che con Renzi hanno preferito occultare la sua appartenenza, perché Renzi è sia bilderberghino de facto che figlio di massone e massone occulto lui stesso (pare – povera Italia – di 33° grado, ma per ‘investitura con la spada’, senza cioè dover percorrere la ‘carriera’).
Fermo restando che la cosa veramente sconfortante è essere costretti dalla Giustizia a tanti inutili sforzi per dimostrarle cose che sanno tutti e sono facilmente riscontrabili ovunque.
Non è infatti ovvio che se alla bilderberghina Lilly Gruber è consentito dalla RAI3 di guidare un’importante trasmissione televisiva, significa che il bilderberg controlla anche la RAI3?
E se le altre reti RAI tacciono sul fatto che la RAI3 è bilderberghina, non significa che anch’esse sono sotto il controllo del bilderberg?
E se anche alla bilderberghina Monica Maggioni è consentito di essere Presidente di Rai News 24, ciò non avalla ulteriormente che tutta la RAI è espressione del bilderberg?
E sembra o no alla Giustizia un «sospetto» sufficiente ad aprire le indagini il fatto che Il Giornale del 1.10.2012, scrive che, il 21.9.2012, il Senatore Massimo Garavaglia dichiarava in un convegno, di cui in internet c’è il video, che gli ispettori della BCE dissero in Commissione Bilancio del Senato, di cui Garavaglia era Vicepresidente: «Se voi non sostenete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi e andate in fallimento», e che, tracciando l’excursus che portò all’insediamento dell’attuale esecutivo, Garavaglia spiega: «Monti viene fatto senatore a vita il 9 novembre 2011. Il 10 siamo in Commissione Bilancio a chiudere la finanziaria, e quello stesso giorno vengono a interrogarci gli ispettori della Bce e di Bruxelles perché eravamo sotto inchiesta», e alla fine i Commissari di Bruxelles chiedono alla Commissione: «Ma voi sosterrete il governo Monti?». Garavaglia «tra l’incredulo e lo sbigottito» risponde «..ma, vedremo, c’è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo», e i Commissari ribadiscono: «No, no, no, verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete?».
E sembra o no sufficiente alla Giustizia per sospettare quel tanto che basta ad aprire le indagini sull’ipotesi di reato che la decisione dell’elezione di Monti alla Presidenza del Consiglio sia stata assunta alla riunione del bilderberg del 9-12 giugno 2011, a Saint Moritz, quella in cui l’On. Mario Borghezio fu picchiato per aver tentato di entrare, il fatto che a quella riunione erano presenti, insieme a Monti, anche Draghi e Trichet, che si erano alternati alla guida della BCE, e che sono tutti e tre membri del direttivo del bilderberg, nonché Josef Ackermann, Presidente della Deutsche Bank, e Peter Sutherland, Presidente della Goldman Sachs, che in tempi ‘opportuni’ avevano causato l’inspiegata vendita, d’un subito, della quasi totalità dei titoli di Stato italiani?
E, se questi elementi sembrano troppo vaghi, basta o no a corroborarli quanto scrive nel suo libro Stress Test Timothy Geithner, all’epoca dei fatti Ministro del Tesoro USA e, come al solito, bilderberghino di rango, il quale, messosi ora a parlare non si sa se perché più ‘illuminato’ di altri o per quali altri motivi, scrive apertamente che al G20 del 2011 «Ad un certo punto, in quell’autunno (2011), alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato».
Cederlo, il potere, naturalmente a Monti, così come imposto da Bruxelles. Un’operazione, sempre a dire di Geithner, realizzata gonfiando artificiosamente quello spread che poi Monti sarebbe stato così bravo da far scendere.. intanto che Draghi, sempre a quel G20, prometteva «l’uso di una forza schiacciante».
Geithner che aggiunge di aver detto a Obama che «non potevano farsi coinvolgere in un complotto come quello», che però «i funzionari europei» riuscirono a realizzare ugualmente facendo sostituire in poche settimane Berlusconi da Monti, definito «un economista che proiettava competenza tecnocratica».
Operazioni avvenute mediante le condotte di vari agenti che hanno praticamente tutti in comune una cosa: una cosa molto rilevante, ma che omette dolosamente di dire anche Geithner, e cioè che, a partire da lui stesso e da Obama, tutti i protagonisti del complotto facevano e fanno tutti parte formalmente o de facto del bilderberg, compresi i rappresentanti del G20, gli uomini chiave del Congresso o del Governo degli USA, della BCE, della Banca d’Italia, e di tutte le principali banche o aziende del mondo.
Una legatissima, luciferina confraternita di individui che, dovunque si trovassero o di qualunque Paese fossero, qualunque carica in qualunque organo rivestissero, rispondevano però ad un unico padrone: un unico padrone che era il bilderberg per il semplice fatto che al bilderberg dovevano sia quello che erano sia la possibilità di continuare ad esserlo.
Bilderberg che poi, alla riunione del 2012, decise la sostituzione di Monti con Letta alla Presidenza del Consiglio.
Copione analogo a quello greco, in cui usarono il solito sistema di far cadere i mercati per spingere alla Presidenza come sempre un bilderberghino: Lucas Papademos, Vice Presidente della BCE, e proprio come Monti e Trichet membro anche della trilaterale.
Perché le massime cariche in tutti i campi sono ormai aperte sostanzialmente solo ai membri del bilderberg, questa organizzazione che riesce ogni volta – da dietro le quinte, occultamente – a battere ovunque la democrazia e la politica e ad insediare i suoi membri: cosa che, già di per sé, implica i delitti tutti qui descritti.
Senza contare – mi si perdoni la digressione – che non si sa all’esito di quali singolari analisi il bilderberg abbia potuto scegliere soggetti come Monti, Letta e Renzi, perché la verità è che le ‘scelte’ e i ‘progetti’ di questo ‘club’ sono ormai innanzitutto frutto di una grave sclerosi culturale, sicché va fermato perché lasciare che dei simili pazzi criminali continuino a influire così pesantemente sul destino dell’umanità costituisce un pericolo grandissimo.
Bilderberg il cui ‘spirito’ è descritto in termini grosso modo equivalenti nei brani tratti dalle due interrogazioni di Lannuti, la prima, quella già detta, e la seconda, del 10.06.2011, in cui si legge:
«…Il Bilderberg opera nel segreto assoluto, e per 50 anni non si è saputo nemmeno che esistesse. Solo di recente ha aperto un sito realizzato in grande economia e che dice di fatto pochissimo. Non si conoscono le sue finalità. I suoi membri, curiosamente, non vantano l’appartenenza al gruppo nei curricula vitae. Quando il club si riunisce in seduta plenaria ai giornalisti non è permesso avvicinarsi …
…Come riferisce l’inviato Charlie Skelton, l’ex segretario della Nato, Willy Claes, membro del Bilderberg negli anni ‘90, “ogni partecipante riceve un documento e si ritiene che i membri lo usino per determinare le politiche nelle rispettive aree di influenza” …
James Tucker sostiene che al meeting ci sia stata una forte frattura fra la compagine americana favorevole alla guerra in Iran e la fazione europea che invece era contraria alla soluzione militare
… dall’articolo pubblicato su “La Voce delle Voci” il 5 luglio 2010 si apprende che il gruppo Bilderberg avrebbe avuto un ruolo determinante nelle sciagure ‘avvertimento’, come quella di Smolensk, e alla pianificazione degli eventi mediatici destinati a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale
… Fra gli altri italiani … c’erano gli immancabili Romano Prodi, Tommaso Padoa Schioppa … John Elkan … Mario Draghi …
… A maggio … uno fra i ‘padri’ del Bilderberg, Zbigniew Brzezinski, aveva messo in guardia i partner dai pericoli del “risveglio politico globale”, autentico ostacolo per i fautori del governo mondiale …
… Lo storico Daniel Estulin è stato ancor più esplicito: “L’idea dietro ognuna di queste riunioni Bilderberg è di creare quello che loro stessi chiamano “L’aristocrazia del proposito”, sul modo migliore per gestire il pianeta tra le élite dell’Europa e del Nord America”. In altre parole, “la creazione di una rete di enormi cartelli, più potente di qualsiasi nazione sulla Terra, destinata a controllare i bisogni vitali del resto dell’umanità, ovviamente dal loro punto di vista privilegiato, per il bene di noi tutti, la classe inferiore o “The Great Unwashed”, come loro ci definiscono …
… Considerato infine che, ad avviso dell’interrogante, la partecipazione di Mario Draghi ai vertici di Bilderberg, che spesso decide la destabilizzazione dell’ordine monetario e delle finanze, è incompatibile con la carica di governatore della Banca d’Italia … »,
Argomenti integrati da quanto si legge in un’altra interrogazione del 10.1.2014 dell’On. Sergio Berlato (PPE) che più semplicemente scrive:
«… Diverse inchieste giornalistiche, prevalentemente veicolate attraverso Internet, avrebbero messo in luce il rapporto molto stretto tra le annuali riunioni del club Bilderberg e alcune importanti decisioni adottate dall’Unione Europea, con particolare riferimento al Meccanismo europeo di stabilità (MES) … ».
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Chiedo pertanto nuovamente voglia la Procura della Repubblica avviare una vasta attività info-investigativa per verificare:
-La conformità o non conformità alle leggi delle condotte del circolo bilderberg, della trilatere, del gruppo dei trenta, ed altre organizzazioni simili, e dei loro responsabili e membri palesi o occulti, sia in relazione a quanto descritto che a quanto accaduto, in generale, da ultimo e negli anni scorsi, sia nelle ‘conferenze’ che, ad opera di ciascuno di costoro, nel corso dell’anno e nei vari ‘teatri’. Ciò con particolare riferimento alla liceità delle condotte, oltre che di altri, di Matteo Renzi, quale membro de facto, di Mario Draghi, Ignazio Visco, Mario Monti, Enrico Letta, quali membri formali, del bilderberg e/o di altre delittuose organizzazioni affini.
-La dipendenza – non da legittimi motivi istituzionali, bensì da illecite e occulte ragioni dettate dal bilderberg ecc – della nomina dei predetti alla Presidenza del Consiglio e/o ad altre cariche.
Chiedo, più in generale, che vengano verificati i percorsi, le logiche, i metodi, i fatti, attraverso i quali i membri del bilderberg e/o della trilatere e/o del gruppo dei trenta vengono portati alle massime cariche.
Rinnovo l’istanza che mi venga notificata ogni eventuale, denegata, richiesta di archiviazione ex art. 408 cpp, sia in proprio che in quanto Segretario del PAS (Partito di Azione per lo Sviluppo)-FermiamoLeBanche&LeTasse, poiché queste organizzazioni violano i diritti di tutti sia uti singuli che uti cives, e mi riservo la costituzione di parte civile nell’auspicato processo.
Allego copia dell’atto costitutivo del PAS-FermiamoLeBanche&LeTasse.
11.6.2014
Alfonso Luigi Marra

 http://www.signoraggio.it/cosca-bilderberg-nuova-denunzia-dell11-6-2014-ampliata-marra-contro-cosca-bilderberg-renzi-monti-letta-ecc-poiche-pm-marcello-monteleone-archiviato-denunzia-1-2-2/

La truffa dell’Unità d’Italia: dal ladro Garibaldi ai Rothschild

di Enrico Novissimo
Il processo di Unità di Italia ha visto come protagonisti una sfilza di uomini più o meno celebri, i cosiddetti padri del Risorgimento. Dal nord al sud Italia ogni piazza o via principale si fregia di nomi illustri: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele etc.
Il popolo viene indottrinato fin dalla più tenera età a considerare costoro dei veri eroi, gli artisti li raffigurano esaltando il loro valore in maniera da rafforzare il mito che li circonda. Innumerevoli sono infatti le opere d’arte che ritraggono l’eroe dei due Mondi ora a cavallo…ora in piedi che impugna alta la sua spada, alcune volte indossa la celebre camicia rossa…altre volte si regge su un paio di stampelle come un martire. Tuttavia un ritratto che di certo non vedremo mai vorrebbe il Gran Maestro massone, Giuseppe Garibaldi, privo dei lobi delle orecchie. E dire che nessuna raffigurazione potrebbe essere più realistica poiché al nostro falso eroe furono davvero mozzate le orecchie, la mutilazione avvenne esattamente in Sud America, dove l’intrepido Garibaldi fu punito per furto di bestiame, si vocifera che fosse un ladro di cavalli. Naturalmente nessuna fonte ufficiale racconta questa vicenda.
È dunque lecito chiedersi quante altre accuse infanghino le gesta degli eroi risorgimentali? Quante altre macchie vennero lavate a colpi d’inchiostro da una storiografia corrotta e pilotata? Ma soprattutto quale fu il ruolo dei banchieri Rothschild nel processo di Unità d’Italia?
La Banca Nazionale degli Stati Sardi era sotto il controllo di Camillo Benso conte di Cavour, grazie alle cui pressioni divenne una autentica Tesoreria di Stato. Difatti era l’unica banca ad emettere una moneta fatta di semplice carta straccia. Inizialmente la riserva aurea ammontava ad appena 20 milioni ma questa somma ben presto sfumò perché reinvestita nella politica guerrafondaia dei Savoia. Il Banco delle Due Sicilie, sotto il controllo dei Borbone, possedeva invece un capitale enormemente più alto e costituito di solo oro e argento, una riserva tale da poter emettere moneta per 1.200 milioni ed assumere così il controllo dei mercati.

Cavour e gli stessi Savoia avevano ormai messo in ginocchio l’economia piemontese, si erano indebitati verso i Rothschild per svariati milioni e divennero in breve due burattini nelle loro mani. Fu così che i Savoia presero di mira il bottino dei Borbone. La rinascita economica piemontese avvenne mediante un operazione militare espansionistica a cui fu dato il nome in codice di Unità d’Italia, un classico esempio di colonialismo sotto mentite spoglie. L’intero progetto fu diretto dalla massoneria britannica, vero collante del Risorgimento. Non a caso i suddetti eroi furono tutti rigorosamente massoni.
La storia ufficiale racconta che i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi, benché disorganizzati e privi di alcuna esperienza in campo militare, avrebbero prevalso su un esercito di settanta mila soldati ben addestrati e ben equipaggiati quale era l’esercito borbonico. In realtà l’impresa di Garibaldi riuscì solo grazie ai finanziamenti dei Rothschild, con i loro soldi i Savoia corruppero gli alti ufficiali dell’esercito borbonico che alla vista dei Mille batterono in ritirata, consentendo così la disfatta sul campo. Dunque non ci fu mai una vera battaglia, neppure la storiografia ufficiale ha potuto insabbiare le prove del fatto che molti ufficiali dell’esercito borbonico furono condannati per alto tradimento alla corona. Il sud fu presto invaso e depredato di ogni ricchezza, l’oro dei Borbone scomparve per sempre. Stupri, esecuzioni di massa, crimini di guerra e violenze di ogni genere erano all’ ordine del giorno. L’unica alternativa alla morte fu l’emigrazione. Il popolo cominciò a lasciare le campagne per trovare altrove una via di fuga. Ben presto il malcontento generale fomentò la ribellione dei sopravvissuti, si trattava di poveri contadini e gente di fatica che la propaganda savoiarda bollò con il dispregiativo di “briganti”, così da giustificarne la brutale soppressione.
A 150 anni di distanza si parla ancora di questione meridionale. Anche i più distratti scoveranno diverse analogie con quella che oggi viene invece definita questione palestinese. Stesse tecniche di disinformazione, stesse mire espansionistiche e soprattutto stesse famiglie di banchieri.
Solo che un tempo gli oppressi erano chiamati briganti…oggi invece sono i cattivi terroristi.
 
 http://www.nocensura.com/2014/06/la-truffa-dellunita-ditalia-dal-ladro.html

martedì 10 giugno 2014

GLI SQUALI DI WALL STREET SI COMPRANO A PEZZI L'ITALIA - IL FINANZIERE SOROS VUOLE IL FONDO IMMOBILIARE FIP, DOVE CI SONO CASERME E UFFICI DELLA GUARDIA DI FINANZA - INTERESSATI ALL'ARTICOLO ANCHE I FONDI CERBERUS E BLACKROCK (CHE HA GIA' COMPRATO LA SEDE DEL ‘CORRIERE’) Soros, che gareggia col suo fondo suo fondo Quantum Strategic Partners, non sarebbe solo nell'offerta: sarebbe infatti alleato al fondo Kennedy Wilson e assistito dagli advisor di Beni Stabili. Nel pacchetto di immobili ci sono uffici ministeriali e dell'Agenzia delle entrate ma anche caserme e uffici dell'esercito...

Carlo Festa per “Il Sole 24 Ore

caserme abbandonate caserme abbandonate
Anche il magnate George Soros fa rotta sul patrimonio dello Stato italiano. Soros, tramite il suo fondo Quantum Strategic Partners, avrebbe infatti fatto un'offerta per il portafoglio di palazzi che fanno parte del fondo immobiliare Fip (Fondo immobili pubblici), gestito dalla Sgr Investire Immobiliare (la società controllata dalla Banca Finnat della famiglia Nattino). Ma Soros non sarebbe solo nell'offerta: sarebbe infatti alleato al fondo Kennedy Wilson e sarebbe assistito dagli advisor di Beni Stabili.
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Nel pacchetto di immobili ci sono uffici ministeriali e dell'Agenzia delle entrate ma anche caserme e uffici della Guardia di Finanza e dell'esercito. Per il Quantum Fund di George Soros è la seconda operazione allo studio in Italia dopo quella conclusasi con successo il marzo scorso quando i veicoli di George Soros hanno acquistato il 5% di Igd - Immobiliare Grande Distribuzione Siiq, cioè uno tra i principali player in italia nel settore immobiliare della grande distribuzione controllato dalle cooperative. Soros, negli ultimi mesi, ha infatti accresciuto il peso dei suoi investimenti nell'immobiliare in Europa, valutando che ci siano soprattutto buone occasioni in Italia e Spagna.
Quantum Strategic Partners sarebbe uno dei tre soggetti in lizza nell'asta: gli altri due contendenti sarebbero i fondi americani Blackstone e Cerberus. Di recente è infatti finito sul mercato un portafoglio di Fip di oltre una ventina di immobili. I portafogli in vendita avrebbero diversi perimetri: il pacchetto più corposo di asset avrebbe un valore che sarebbe attorno agli 800 milioni di euro.
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Dei tre contendenti, secondo indiscrezioni, proprio Blackstone sarebbe quello al momento più aggressivo: il fondo Usa punterebbe a fare massa critica in Italia, dove è rappresentato dal manager Paolo Bottelli, puntando sugli immobili che hanno la garanzia di avere lo Stato come affittuario. Il processo di vendita sul Fondo immobili pubblici, affidato all'advisor Cbre, è partito nel maggio scorso e i fondi statunitensi sembrano avere il ruolo di protagonisti.
Di pari passo con la cessione di questi portafogli principali, sarebbe in corso un'asta su alcuni pacchetti minori: fra questi sarebbe in svolgimento la cessione di tre caserme dislocate a L'Aquila, Roma e Bari. La caserma di L'Aquila della Guardia di Finanza, tra le strutture risparmiate dal terremoto, è nota per essere finita sotto i riflettori della cronaca nel 2009 quando nella città abruzzese si tenne il G8 organizzato da Silvio Berlusconi.
Soros ha intestato la casa di Manhattan a Tamiko Soros ha intestato la casa di Manhattan a Tamiko Soros con la nuova moglie Tamiko Bolton Soros con la nuova moglie Tamiko Bolton
Proprio per questo sotto-portafoglio sarebbe stato selezionato per una trattativa in esclusiva il fondo opportunistico statunitense Och Ziff, uno dei maggiori investitori americani con cassa disponibile per l'Europa per 8 miliardi di dollari. Och Ziff, che investe in equity, debito e real estate, ormai da qualche mese ha concentrato le sue strategie in Italia rilevando pacchetti di gruppi bancari come Mps e ora sembra interessato anche ad opportunità nell'immobiliare.
Fip è il primo fondo immobiliare promosso nel 2004 dallo Stato italiano, che vi ha inserito 394 immobili sul territorio nazionale per un valore di portafoglio di circa 3,9 miliardi. Le prime cessioni sono iniziate nel 2007, quando Investire Immobiliare ne ha dismessi in modo progressivo circa 150 per un controvalore di oltre un miliardo di euro. I 21 asset del portafoglio, che sono oggetto dell'asta gestita dall'advisor Cbre, sono distribuiti su tutto il territorio italiano e a occuparli sono in particolare uffici della pubblica amministrazione (agenzia delle Entrate, agenzia delle Dogane, Inail, Inps, ministero dei Trasporti, ministero del Lavoro) oltre a caserme e uffici della Guardia di Finanza.

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