Il maxi-piano di ristrutturazione di Deutsche Bank non sarebbe potuto partire senza un aumento di capitale se non ci fosse stato l’aiuto della Vigilanza Bce che, temporaneamente, consentirà al gruppo tedesco di «navigare» con un livello di Cet1 (capitale primario) scontato dello 0,5%.
Deutsche Bank si era finora impegnata con la Vigilanza a mantenere un livello del 13% di Cet1, mentre nei prossimi tre anni il target è stato ribassato al 12,5%. Pochi centesimi in più del livello minimo di capitale definito a livello individuale di Srep 2019, che era fissato all’11,8%.
Gli stessi vertici di Deutsche Bank, nel comunicato di annuncio ufficiale del piano, hanno specificato - seppure genericamente - che «dopo una consultazione con i regolatori, la banca intende operare con un livello minimo di Cet1 ratio del 12,5». Nessun cenno al precedente 13%, nè allo sconto dello 0,5% che gli analisti stimano abbia un valore compreso tra gli 1,5 e i 2 miliardi.
Lo sconto concesso da Bce non è sfuggito agli analisti, come riassume efficacemente in un report Adam Terelak di Mediobanca Securities. «Una grande mano da parte del regolatore è stata di aiuto: la concessione di 50 basis points di CET1 è stata vitale perchè Deutsche abbia evitato grazie a un’efficace azione di lobbying con i regolatori di ridurre il target di CET1 ratio di 50 punti al 12.5%».
Se il piano Deutsche ha ricevuto un’accoglienza benevola da parte del regolatore, probabilmente per evitare che il caso Deutsche si avvitasse destabilizzando il sistema bancario europeo, bisognerà vedere se gli investitori globali si fideranno dei target di capitale indicati da Deutsche e accettati da Bce.
«La questione chiave da capire è se il mercato si sentirà tutelato nel medio termine da un buffer minimo di capitale sopra l’11,8% di Srep - scrive ancora Terelak, evidenziando l’anello debole dell’impalcatura del piano Deutsche Bank colta anche da altri sector analist del settore bancario.
Dubbi che si sommano con quelli che riguardano l’intenzione di Deutsche Bank di assegnare agli azionisti dal 2022 ben 5 miliardi di euro dalla progressiva liquidazione della Cru (la cosiddetta “bad bank”). Rimborso di capitale agli azionisti che, secondo gli analisti, non potrà avvenire senza ulteriori «concessioni da parte dei regolatori» nella riduzione dei rischi operativi che «pesano per circa metà degli asset ponedrati per il rischio (Rwa) nella nuova Cru.
I timori degli investitori si concentrano anche sulla reale capacità di execution del piano ma, come si vede, i dubbi principali riguardano il fatto che Deutsche Bank possa procedere senza un robusto aumento di capitale.
Sul primo punto, il target di cost/income del 70% (comunque tra i più' elevati in Europa) dovrebbe essere raggiunto grazie a un drastico taglio dei costi, doloroso per i 18.000 tagli al personale ma relativamente facile da realizzare, e da una crescita dei ricavi che, dopo la rinuncia ai 2 miliardi dell'equity, sales e trading business, gli analisti stimano che dovrebbero aumentare di 3 miliardi nelle attività' residue. Obiettivo non facile da raggiungere, dato il contesto dei tassi zero che sta erodendo i ricavi di tutte le banche europee.
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