mercoledì 30 giugno 2010

EURO o caos – PIÙ DI METÀ GERMANIA VUOLE RITORNARE AL MARCO (E IL NUMERO DEGLI EUROCONTRARI LIEVITA) - VOGLIONO UNA VALUTA “SOLIDA E DA NON RIMPIANGERE” – SECONDO GLI ESPERTI “TORNANDO AL MARCO I TEDESCHI AVREBBERO UNA RIVALUTAZIONE DELLA LORO MONETA, MA CI SAREBBERO CRISI VALUTARIE IN ALTRI PAESI" – “E SE SI TORNASSE ALLA LIRA LA SPECULAZIONE DILAGHEREBBE”…

Antonio Vanuzzo per "il Riformista"


Angela Merkel Niente euro, siamo tedeschi. A due mesi di distanza dalle polemiche seguite al piano da 750 miliardi di euro predisposto da Ue e Fmi per salvare la Grecia, a Berlino più della metà dei cittadini vorrebbe ritornare al marco. A dirlo è un sondaggio condotto dall'Ipsos, secondo cui - in particolare nella fascia di età che va dai 50 ai 64 anni - la percentuale dei nostalgici sale al 56 per cento; meno pronunciata ma pur sempre significativa la percentuale tra i giovani dai 16 ai 29 anni: 42 per cento.

I risultati sono simili ad un'altra ricerca, condotta a maggio dalla multinazionale della consulenza Tns Ermind, che evidenzia come in terra d'Alemagna sei persone su 10 preferiscano avere in tasca la divisa dei tempi di Kohl piuttosto che di Angela Merkel. La notizia, però, non deve stupire.


DEUTSCHE BANK
Guardandolo da una prospettiva storica, l'euroscetticismo teutonico è praticamente congenito: uno studio condotto dalla Commissione europea nel maggio del 2002 - a cinque mesi dall'entrata in vigore della moneta unica - mostrava già allora una percezione assolutamente negativa, riassunta dall'espressione «euro ist teuro», che suona pressappoco come «l'euro è caro».

Insomma, il rifiuto di Berlino ha una tradizione che comincia ben prima del boccone indigesto dei tzatziki bond. «Se gli europei, ed in particolare i tedeschi, dovessero perdere la pazienza, metterebbero a rischio tutto ciò che hanno guadagnato in questi anni» ha affermato ieri Gustav Horn, direttore del centro studi Imk di Dusseldorf - che periodicamente fornisce analisi economiche all'esecutivo - presentando un rialzo, da 1,5 a 2 per cento, delle stime sulla crescita del Pil tedesco nel 2011.

Se la Merkel, dopo un piano di austerity da 80 miliardi di euro, difeso anche nell'ultimo G20 di Toronto, dovesse seguire gli umori del suo elettorato ed uscire dall'euro - nonostante il trattato di Maastricht non contempli questa possibilità - quali sarebbero, dunque, gli scenari geopolitici possibili per l'Ue?

«Se esistesse nuovamente il marco, l'euro non avrebbe senso» nota Roberto Perotti, ordinario di Economia politica alla Bocconi di Milano, che osserva: «Quale credibilità potrebbe avere una moneta scambiata tra Spagna, Portogallo e Italia?» Un report diffuso da Morgan Stanley agli inizi di aprile, quando dagli ambienti finanziari tedeschi è rimbalzata sui blog di mezzo mondo l'indiscrezione secondo cui un dipendente di Deutsche Bank avrebbe spedito un container pieno di marchi freschi di stampa, analizza il rapporto costi/benefici di un'eventuale uscita dall'area euro per Grecia e Germania.


TREMONTI Secondo la banca d'affari, in estrema sintesi, nel lungo periodo appare più probabile uno scenario in cui un gruppo di Paesi «secessionisti» lascino l'euro per tornare ad una moneta più forte rispetto ad un'eventuale uscita per svalutare la propria divisa. Per Franco Bruni, ordinario di Politica monetaria internazionale alla Bocconi e vicepresidente del'Ispi, «se si tornasse al marco i tedeschi avrebbero un'immediata rivalutazione della loro moneta, e contemporaneamente ci sarebbero crisi valutarie in altri Paesi, perché gli istituti di credito tedeschi sono fortemente interdipendenti con gli Stati dell'Eurozona».

Attualmente, il rischio non sembra porsi - lo dimostra il sacrificio elettorale della coalizione cristiano democratica in Nord Reno - Westfalia, dove il partito della Merkel governava con i liberal democratici. Ma in passato, pur senza uscire dall'euro, la Germania è riuscita a piegare in suo favore i dettami di Maastricht.

Spiega Bruni: «Nel 2003 - 2005, quando faceva loro comodo, perché avevano un disavanzo che tendeva ad andare oltre i limiti consentiti, i tedeschi hanno favorito un ammorbidimento dei dettami di Maastricht, con la complicità della Francia e l'aiuto della presidenza italiana. Allora Tremonti, con grande cinismo, criticava il Patto di stabilità, dicendo di aver svergognato i tecnicismi inutili della Commissione, la quale si era impuntata con Germania e Francia affinché seguissero tutte le procedure per colmare un disavanzo eccessivo».

Oggi Tremonti si dichiara europeista, ma cosa succederebbe se l'Italia tornasse alla vecchia lira? Bruni risponde così: «L'unico modo per togliere un Paese dall'euro sarebbe accompagnato da una serie di provvedimenti cautelari e condivisi da tutti. Se si dovesse creare un'aspettativa del genere sull'Italia ci sarebbe un attacco speculativo così violento tale da rendere inutile ogni processo di svalutazione». Gli hedge fund di mezzo mondo non aspettano altro.


by dagospia

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