Da "Libero"
Estratto del libro "M, l'importanza di chiamarsi Agnelli" scritto da Emanule Gamna (ex legale di Margherita Agnelli, M nel testo) pubblicato da Milano Finanza
L IMPORTANZA DI CHIAMARSI AGNELLI
Novembre 2007, un sabato, tarda mattinata. Villa Sole è una delle proprietà dell'Avvocato sulla collina torinese e, come tutte le altre, ora appartiene a M. L'Avvocato l'ha abitata per un poco, nelle more dei lavori di Frescot che sarebbe diventata la residenza ufficiale a Torino, dopo l'abbandono di Corso Matteotti. C'è una bella fotografia di famiglia, padre, madre e due figli, fine Anni 60, davanti a un camino da designer americano.
La casa è brutta, ma interessante, un tentativo dell'Avvocato di avvicinarsi all'architettura contemporanea, poi rientrato con le tradizionalissime scelte a venire. Rifilata a Edoardo con l'obiettivo di non stargli troppo col fiato sul collo e di sorvegliarlo senza parere, in realtà la casa era abitata solo in parte e abbastanza trascurata.
Edoardo abitava la portineria; l'avevo visitata anni prima con M, dopo il suicidio del povero fratello. Un modesto edificio, composto da stanzette piccolo borghese; ho un ricordo di candele accese, immagini sacre orientaleggianti del genere che si trova nei mercatini rionali, un arredo dozzinale e uno squallore marcato e consapevolmente coltivato da quell'ex ragazzo instabile e inconcludente, forse a significare che la sua strada, funambolica e già senza sbocco, non avrebbe incontrato mai quella, costruita e complessa, imboccata dai genitori.
MARGHERITA AGNELLI
Chissà se mai l'Avvocato ci ha messo piede. Villa Sole, M l'ha ereditata quasi senza saperlo, e, per un puntiglio, l'aveva negata al figlio Lapo che voleva riattarla. Per M aveva la funzione di mausoleo, serviva a divinizzare (senza grande sforzo) il fratello che lei amava pensare, più o meno al pari di lei, una vittima del sistema di Torino, dell'onnivoro Gabetti e di quei genitori distanti e insofferenti alle debolezze altrui. Quelle tetre stanzette della portineria assolvevano alla funzione di tempio votivo alla memoria.
RICORDI SU EDOARDO
Nel 2005 M aveva deciso di consacrare la casa a un fine sociale, iniziativa benemerita e solo atto di generosità visibile che io ricordi (oltre alla donazione al Faro). M, a modo suo, aveva amato il fratello, pigramente e senza impegno fisico. Edoardo, d'altronde, era dipinto dalla stampa come un individuo irrequieto, discontinuo ed esibizionista, in definitiva poco intelligente.
Mi raccontò M che Edoardo, a differenza di lei, rifiutò a fine anni Novanta la donazione di cento milioni di euro decisa a suo favore da suo padre in qualche paradiso fiscale e della quota nella Dicembre: forse un moto di gelosia per le designazioni (prima di Giovannino e poi di Jaki) che lo escludevano dal ponte di comando. La gelosia, acuita dallo stato di abbandono nel quale (volutamente?) viveva, era sfociata in una masochistica determinazione all'estraniazione e a condurre una piatta esistenza controcorrente; protesta disarticolata, funzionale ad attirare l'attenzione parentale che l'inettitudine gli precludeva.
GIANNI E MARGHERITA AGNELLI IL GIORNO DELLE NOZZE CON JOHN ELKANN
Dedicare quella casa per qualche anno ad attività benefiche (con il contributo tangibile del Comune di Torino), forse era un modo per contestare l'autorità costituita, quella familiare; dell'iniziativa me ne ero occupato brevemente qualche tempo addietro, insieme a lei. Per questo, M dice al telefono che mi vorrebbe presente, in quel giorno di inaugurazione.
Quel mattino, nell'ultima metà di novembre, è glaciale e terso. Il piazzale della chiesa di San Vito in collina, ben poco accogliente. Son stupito perché non c'è la stampa.
Curioso: c'è Gabriele Galateri, unico esponente di un establishment un tempo legato alla Famiglia, Franz e Silvia Rivetti, che sono vecchi amici comuni, l'Ambasciatore Migone con la moglie Annina, alcuni dipendenti di casa e addetti a Villa Sole, e poi Marellina Caracciolo.
Forte disagio. Non arriva nessun familiare. M ritarda, forse questi quattro gatti non sono ciò che si attendeva. Quando giunge, avvolta in un immenso cappotto, è tesissima senza sorriso. Mi viene in mente la Regina di Narnia del cartoon che vedo con la piccola Matilde. L'inevitabile marito e qualche figlia al seguito. Saluta in fretta, quasi infastidita di trovarci lì. Una messa senza pathos; in fondo, penso, a nessuno dei presenti importa granché di Edoardo, o di M, o di Villa Sole. Ognuno è lì per motivi disparati che nulla hanno a che fare con la ricorrenza. Io non faccio eccezione.
EDOARDO GIANNI AGNELLI
ARRIVA SERGE
All'ingresso della casa ci raggiunge Serge che è tutto l'opposto: garrulo e gentile, ci invita, come i vecchi amici di un tempo, a San Pietroburgo a Natale, nella casa dove aveva gentilmente ospitato nostra figlia Ottavia l'inverno precedente, mi prefigura un programma di sogno con musei aperti per noi fuori orario. Idilliaco. Quasi mi pare sincero e la cosa mi sgomenta.
La colazione che segue è sconclusionata, schizofrenica, tutti che fingono interesse per la ristrutturazione della casa in educandato, nessuno che davvero si parla. Mi decido a non perdere altro tempo e chiedo a Serge di scambiare una parola in tête- à-tête: dalla reazione mi rendo conto che non attendeva altro, che questa, anche per lui, è la ragione della mia presenza.
Saliamo al piano di sopra, sloggiamo Marellina da una stanza e Marellina non pare sorpresa di quest'incursione. Vado subito al nocciolo della questione: "Che cosa volete da me e da Patry (l'altro ex legale di Margherita, ndr)? Perché questo attacco, chiaramente ricattatorio? Di chi è l'idea?" Serge ora ha cambiato faccia, ora è il russo delle periferie, con la mascella dura e pronto a colpire. È però estremamente calmo; segno, mi dico, che è tutto preparato da tempo.
EDOARDO E GIANNI AGNELLI
"Margherita si aspettava che l'accordo di quattro anni fa portasse la pace e così non è stato", mi dice stentoreo. "Margherita è scontenta, non ti ha coinvolto perché tu sei amico di Gabetti anche se non contestiamo affatto il risultato del 2004. Ma ti sia chiaro che ora vogliamo ben altro".
Tocco subito l'argomento che mi sta a cuore: "Serge, tu sai benissimo come le cose sono andate, quando, come e perché tua moglie ha pagato ben volentieri il compenso del mio lavoro. Il ricatto di oggi è uno schifo, un vero schifo. Poi sai altrettanto bene che un problema tira l'altro e M non ha di che stare tranquilla con il tesoro ricevuto da suo padre, mai denunciato al fisco".
Non uso mezzi termini, vorrei spaventarlo e Serge reagisce malamente. "È inutile che tu dica che noi abbiamo un problema fiscale, è una fandonia. I nostri commercialisti l'hanno categoricamente escluso, non ti crediamo". Vado al sodo, dato che non si apre alcuna strada e Serge è volutamente minaccioso e aggressivo : "Che volete da me, allora?"
"Che tu faccia quel che ci serve. Noi abbiamo ormai un dossier formidabile contro Gabetti e abbiamo le prove che il patrimonio dell'avvocato era pari a non meno di 10 miliardi di dollari (sic) nascosti all'estero. John Elkann la pagherà cara, ma tu devi darci una mano perché il Tribunale di Torino è in mano ai nostri nemici e le nostre prove potrebbero non bastare".
GABETTI GRANDE STEVENS
POCHE DOMANDE
È curioso, tuttavia, che né Serge né sua moglie si chiedano, qualora davvero esistesse tanto denaro nascosto dall'Avvocato, quale possa essere l'origine, né si pongano l'ovvio quesito sulla liceità della provenienza, sul perchè della macroscopica discrepanza con le fortune incomparabilmente più contenute degli altri membri della Famiglia; il tema (non da oggi) non li appassiona affatto. È tutto assurdo, mi dico, ma almeno è tutto chiaro. Dato che il dialogo si snocciola su questa falsariga, gli chiedo ancora se lui e sua moglie vogliono denaro anche da me.
GABRIELE GALATERI DI GENOLA
La risposta è sibillina: "Il denaro per noi è importante, ma lo è di più per Poncet e comunque ti confermo che tutto ciò che lui ti ha scritto è pienamente condiviso da noi. Certo Poncet è un po' aggressivo, ma Margherita ha deciso che è di questo tipo di professionisti di cui ora ha bisogno. Del denaro possiamo parlare, anzi ne parlo a Margherita e poi ti facciamo sapere. Penso proprio che il denaro ci serva perché abbiamo avuto tante spese". Sì, dice proprio così. "Tante spese". Sono allibito. (...)
MARELLINA CARACCIOLO
Teso, scendo al piano terra. M mi viene incontro dopo dieci minuti, quando decido di andarmene. È sorridente, per la prima volta oggi. Mi dice che Serge l'ha informata e che mi farà sapere in merito alla mia richiesta e che conta molto sul mio aiuto. Dice letteralmente "aiuto". Certo, in realtà le richieste sono tutte loro, ma che senso ha puntualizzare?
martedì 21 giugno 2011
AGNELLI SOLO DI NOME - NEL SUO LIBRO SUI SEGRETI DELL’EREDITÀ, EMANUELE GAMNA, L’EX LEGALE DELLA SVALVOLATA MARGHERITA, RACCONTA DI UN MINACCIOSO COLLOQUIO COL MARITO DELLA RAMPOLLA - NOVEMBRE 2007: “ABBIAMO UN DOSSIER FORMIDABILE. JOHN ELKANN LA PAGHERÀ CARA, MA TU DEVI AIUTARCI PERCHÉ IL TRIBUNALE DI TORINO È IN MANO AI NOSTRI NEMICI E LE PROVE POTREBBERO NON BASTARE”…
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