giovedì 30 giugno 2011

AVEVAMO INVENTATO IL COMPUTER! - FU L’OLIVETTI CHE, PER PRIMA NEL 1965, RIVOLUZIONÒ LA TECNOLOGIA CON IL PRIMO PC - GLI AMERICANI FIUTARONO SUBITO IL BUSINESS: “LA HEWLETT PACKARD NE COMPRÒ UN CENTINAIO DI ESEMPLARI E POCO TEMPO DOPO LANCIÒ UN MODELLO DI COMPUTER IDENTICO. ACCUSATA DI AVER VIOLATO IL BREVETTO OLIVETTI, LA HP SARÀ CONDANNATA A RISARCIRE 900 MILA DOLLARI ALL’AZIENDA DI IVREA”…

Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"


OLIVETTI
Che storia incredibile e che rammarico! Il personal computer l'abbiamo inventato noi, cioè l'Olivetti, ma a trarne vantaggi e a rivoluzionare il mondo della comunicazione sono stati gli americani della Silicon Valley: «Quando Olivetti inventò il pc», documentario di Alessandro Bernard e Paolo Ceretto (History Channel, canale 407 di Sky, domenica, ore 23).


OLIVETTI PROGRAMMA
Era il 4 ottobre del 1965 quando New York Times, Wall Street Journal, Business Week e New York Herald Tribune titolano a piena pagina: «The first desk top computer of the world». Un team di giovani ricercatori dell'Olivetti di Ivrea, diretti dall'ingegnere Piergiorgio Perotto, aveva presentato alla fiera di New York il primo Personal computer: la Programma 101 (un curioso femminile!), un calcolatore grande come una macchina da scrivere, pensato per il singolo utente senza l'intervento di un tecnico programmatore, in un'epoca in cui i calcolatori erano enormi, complicati e inaccessibili.



LOGO OLIVETTI

ADRIANO OLIVETTI A IVREA
La Hewlett Packard ne comprò un centinaio di esemplari e poco tempo dopo lanciò un modello di computer identico alla 101. Accusata di aver violato il brevetto Olivetti, la HP sarà condannata a risarcire 900 mila dollari all'azienda di Ivrea. Ma facciamo un passo indietro: nel 1964, a causa di una dura crisi finanziaria, l'Olivetti aveva ceduto la divisione elettronica a General Electric, come condizione perché Fiat e a Mediobanca intervenissero a salvare l'azienda.


ALDO GRASSO
Adriano era morto da quattro anni, vantandosi di non aver mai fatto ricorso a una banca. Il figlio Roberto dovette invece fare il gran passo. La squadra di Perotto aveva però nascosto il progetto sotto il cappello della divisione calcolatrici rimasta a Ivrea e riuscì così a portare a termine il suo lavoro. Attraverso le interviste ad alcuni protagonisti, prende corpo una storia tanto sconosciuta quanto emozionante.

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