essandra Farkas per il "Corriere della Sera"
BARACK OBAMA
Il Washington Post l'ha ironicamente ribattezzata «l'offensiva dello charme nella West Wing» . È la nuova strategia messa in atto dietro le quinte da Barack Obama e dal suo entourage per riconquistare l'appoggio, ma soprattutto le donazioni, dei tre gruppi di sponsor oggi più delusi dalle sue politiche: Wall Street, gay ed ebrei. «Le loro elargizioni sono cruciali per Obama in questa prima fase della raccolta fondi- spiega il Post -, di fronte ai suoi tassi di popolarità sempre più bassi».
È una corsa a dir poco frenetica per convincere i «big donor» che è ancora dalla loro parte, dove il sacrificio personale più grande spetta allo stesso presidente. Reduce da ben 28 serate di gala coast to coast in poche settimane, Obama nei prossimi mesi è rassegnato a indossare Lo smoking quasi tutte le sere, conscio che il suo è un percorso ad ostacoli.
BARACK OBAMA IS NOT SUPERMAN
La sfida, per i suoi cosiddetti rainmaker, abilissimi a procacciarsi clienti, è corteggiare le lobby continuando a mantenere intorno ad Obama l'aureola del movimento grass-root che quattro anni fa gli consentì di superare ogni precedente record di fundraising, con ben 745 milioni di dollari raccolti via internet da piccoli donatori. «Corteggiare le lobby è un do ut des -, mette in guardia il politologo Larry Sabato -, Obama deve prepararsi a dare qualcosa in cambio a questi finanziatori».
BARACK OBAMA
Dopo essere arrivato alla Casa Bianca come il presidente della trasparenza e nemico delle lobby, Obama avrebbe addirittura riesumato la controversa tradizione clintoniana dei «weekend nella stanza di Lincoln» offerti agli «amici» . Ma i metodi per ingraziarsi i vip sono anche altri: dalle degustazioni private con lo chef della Casa Bianca Sam Kassall e serate tête-à-tête con i suoi ministri e persino a incontri con la first family.
«Il modo migliore per motivare i donatori è farli sentire dei veri insider» , teorizza Noah Shaw, 34enne avvocato di Boston nominato da Obama a capo dell'iniziativa forse più innovativa della sua corsa presidenziale 2012: la «Gen44» - vale a dire la generazione Obama, il 44esimo presidente - tesa a creare una nuova generazione di big donor tra i giovani professionisti under 40.
OBAMA CON I SUOI OSPITI DURANTE UNA CENA DI STATO
Quelli tra loro disposti a versare 100 mila dollari nelle casse di Obama acquisiscono il titolo di copresidenti di Gen44, ricevendo automaticamente accesso a big quali Lawrence Summers, Valerie Jarrett. Per «comprare» le stesse identiche entrature, gli over 40 devono raccogliere invece almeno 350 mila dollari a testa. Andando avanti di questo passo, secondo i media Obama finirà per raccogliere un miliardo di dollari. Un obiettivo che in un momento di grande austerità e crisi economica la campagna di Obama si guarda bene dal confermare.
by dagospia
mercoledì 29 giugno 2011
SENZA SOLDI NON SI CANTA MESSA (ANCHE IN AMERICA) - VI RICORDATE LE POMPE MEDIATICHE SUI "PICCOLI DONATORI" CHE VIA INTERNET AVEVANO FINANZIATO LA CAMPAGNA ELETTORALE DA 745 MILIONI DI DOLLARI DI OBAMA? UNA MEGA-FREGNACCIA PER UNA MEGA-CIFRA - LA REALTÀ È QUELLA CHE STA VENENDO A GALLA IN QUESTI GIORNI: OBAMA SÌ È DOVUTO ATTOVAGLIARE IN 28 SERATE DI GALA CON LE LOBBY MILIARDARIE USA (IN CAMBIO DI CHE?)…
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