martedì 20 ottobre 2015

Voleva liberare il Vaticano dalla Massoneria: muorì “misteriosamente” dopo 33 giorni Scritto il ottobre 20, 2015 by lastella

CERCO’ DI LIBERARE LA CHIESA DALLA MASSONERIA, MA MORI’ DOPO 30 GIORNI

 Ebbene si, la storia del Vaticano ha anche riportato questo caso, l’elezione del Papa Albino Luciani il 26 agosto del 1978 e la sua improvvisa morte 30 giorni dopo.
Albino Luciani era un personaggio non visto di buon occhio da alcune persone all’interno del Vaticano, ad esempio per monsignor Marcinkus, che fino all’ultimo aveva sperato per l’elezione di un altro candidato. E’ noto a tutti che questo monsignore, era un personaggio fondamentale dell’unione tra il Vaticano e le Grandi Banche, (o almeno è ciò che hanno riferito i giornali), rappresentava il più alto grado all’interno dello IOR, l’Istituto per le Opere Religiose, ed era scontento del cambiamento che questo nuovo Papa voleva attuare all’interno della Chiesa: rifarsi agli antichi insegnamenti cattolici di carità cristiana, rinunciando al lusso e agli sfarzi che da troppo tempo avevano distratto gli uomini della Chiesa. Inoltre, Albino Luciani era irremovibile su due punti fondamentali, il primo quello che gli ecclesiastici non dovevano far parte della massoneria e il secondo che il denaro della chiesa non doveva essere utilizzato alla stregua di una banca qualunque.
Il giorno della sua morte, fu dichiarato che il Papa era morto con in mano il libro “imitazione di Cristo”, ma successivamente il libro si trasformò in degli scritti da leggere per un discorso da tenere ai gesuiti e l’ora della sua morte dapprima fu fissata per le 23.00 e poi per le 04.00 del mattino.
Molte altre sono le cose che vennero dette e scritte riguardo alla morte del Papa Albino Luciani, ma nessuno saprà mai se rispecchiavano la verità.
Questo è un blog, si narrano storie e vicende raccontate nel tempo, e, ci tengo a precisare che, nessuno della redazione è mai stato a contatto con i personaggi sopra citati o all’interno del Vaticano.
La Redazione di Dillo ad Arianna
fonte: disinformazione.it, ILGIORNALE.IT
Lo strano caso della morte di Albino LucianiA cura di Giuseppe Ardagna – disinformazione.it
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani divenne ufficialmente Vescovo di Roma (cioè fu eletto Papa) e successore di Paolo VI. In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri.
Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più[1]. Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del primo cattolicesimo, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…
Marcinkus diceva ai suoi colleghi: «Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno»[2].
Su due punti Luciani sembrava irremovibile: l’iscrizione degli ecclesiastici alla massoneria, e l’uso del denaro della chiesa alla stregua di una banca qualunque[3]. E l’irritazione del Papa peggiorava al solo sentire nominare personaggi come Calvi e Sindona dei quali aveva saputo qualcosa facendo discrete indagini[4].
In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria, buona parte dei quali, erano del Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite.[5] Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi[6].
Ma, tornando alla lista ecclesiastico-massonica, questa comprendeva, fra gli altri, i nomi di: Jean Villot (Segretario di Stato, matr. 041/3, iniziato a Zurigo il 6/8/66, nome in codice Jeanni), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano, matr. 41/076, 28/9/57, Casa), Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, Marpa), il vicedirettore de «L’osservatore Romano» don Virgilio Levi (241/3, 4/7/58, Vile), Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana, 42/58, 21/6/57, Turo).[7]
Di Albino Luciani cominciò a circolare per la curia l’immagine di uomo poco adatto all’incarico, troppo «puro di cuore», troppo semplice per la complessità dell’apparato che doveva governare.
La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?[8]
Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.[9]
Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.
Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero. Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi.
Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.
Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot, il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.[10]
Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione[11].
La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa.
Tuttavia la ricostruzione dello scrittore inglese pone alcuni problemi, primo fra tutti la netta sensazione che, in alcuni passi della ricostruzione, gli episodi, le date e le circostanze, tendano ad «esser fatte coincidere» troppo forzatamente.
Tuttavia il lavoro investigativo di Yallop è comunque buono e non si può non tener conto del lavoro dell’inglese soprattutto considerando il fatto che troppi sono i dubbi inerenti le ultime ore di vita del Papa.
Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil. La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione.
Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire?
Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.
Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità…è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto…» recita l’articolo «…che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?»[12].
[1] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane,Ed.Pironti, Napoli, 1988 ;
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] Ibidem
[5] Ardagna G., La scoperta della lista P2 nella stampa italiana,Napoli, 2004;
[6] Ibidem
[7] Matillò R.D., L’avventura delle finanze Vaticane, Ed.Pironti, Napoli, 1988;
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992;
[11] Ibidem
[12] Ibidem

“Così è stato ucciso papa Luciani”

Di uaar.it
Il 29 settembre 1978 il mondo si svegliò con un titolo: Giovanni Paolo I è morto. Erano passati 33 giorni dall’ascesa di Albino Luciani al soglio di Pietro. […] La sera prima Luciani avrebbe avuto una riunione tempestosa con i cardinali del vertice vaticano. Si sentì gridare, raccontò poi suor Vincenza, che avrebbe visto salire il papa nel suo appartamento con in mano gli appunti mai più ritrovati. Ce ne sarebbe stato abbastanza per indagare, ma non fu fatto. Ora il libro di un giovane e intraprendente giornalista portoghese, Luis Miguel Rocha, l’anti Dan Brown che sostiene di possedere i documenti che provano l’assassinio di papa Luciani, minaccia di riaprire clamorosamente il caso. S’intitola La morte del papa, è in testa alle vendite in Portogallo e in Spagna, è edito in Italia da “cavallodiferro”, i suoi diritti sono stati venduti in ben cinquanta paesi, dalla Francia agli Stati Uniti al Giappone, e nel 2008 diventerà anche un film. Ne ha acquistato il titolo il produttore dei Pirati dei Caraibi di Johnny Depp. Il libro, peraltro, esce in Italia alla vigilia della fiction televisiva che questa sera e domani su Raiuno ripasserà la vita di Luciani, naturalmente in tono buonista. Che cosa racconta invece Rocha? Che papa Luciani fu ucciso, anzi che “il pontefice aspettava il suo assassino, per questo – dice – nel suo corpo non ci sono tracce di violenza. Tutto è avvenuto nel silenzio e nell’ombra”. Ma come fa a dirlo? «Perché ho avuto documenti segreti che lo rivelano, ma non posso dire da chi. Presto però la verità verrà fuori». E chi è stato l’assassino? J. C. si legge a pagina 373. Davanti a quest’uomo indicato con le sole iniziali, il cardinale Villot – dopo un’ultima, infruttuosa discussione col papa che l’aveva redarguito per l’acquiescenza nei confronti di Licio Gelli – aveva aperto un cassetto, estratto un mazzo di chiavi ed esclamato “dev’essere stanotte”. Giallo, verità, fantasia? «Tutto inventato per vendere il libro, mio fratello è morto per cause naturali», ha dichiarato a un’agenzia il novantenne Edoardo Luciani. Altrettanta sicurezza manifesta Rocha che però sfugge alle domande più stringenti giocando tra fiction e realtà e mettendosi i panni dell’anti Dan Brown. Che cosa la differenzia da Dan Brown? «Il fatto che io racconti fatti veri». Quali prove ha a sostegno dei documenti che dice di possedere? «La mia funzione non è provare, è raccontare. Altri saranno incaricati di provare». Se ci sono perché non dice chi glieli ha dati? «Lei tradirebbe la sua fonte di informazioni, dopo aver accettato le condizioni che la fonte stessa ha espresso?». […]
DA uaar.it

http://lastella.altervista.org/voleva-liberare-il-vaticano-dalla-massoneria-muori-misteriosamente-dopo-33-giorni/

Nessun commento:

Posta un commento