Claudio, eri il più infaticabile intellettuale no-euro. Dopo Il Brexit cosa cambia per te? «Nulla: abbiamo stappato lo champagne».
Non ti spaventano gli effetti destabilizzanti sulla Gran Bretagna? «Quali? Vedo che si sgonfiano le panzane degli europeisti. Sul Brexit ci hanno raccontato balle, ci hanno terrorizzato perché erano terrorizzati».
Cioè? «L’idea che qualcuno esca e dimostri che si può evadere dal carcere, distruggere gli eurocrati».
Fammi degli esempi. «Le minacce erano solo propaganda e si vede. Molte cose sono incerte, ma una è chiara e inconfutabile: i britannici oggi stanno meglio di noi».
Non mi hai ancora detto perché. «Ho passato una vita in Borsa, so come ragionano gli investitori. I britannici hanno la loro moneta, la loro banca centrale, il loro mercato economico primario. Nessuno li tocca o li attacca».
Risultato? «Tutte le quotazioni di oggi hanno scontato già l’effetto del Brexit. Quelli nei guai siamo noi».
Il Brexit ci ha terremotato le banche! «È la panzana numero uno. Il terremoto delle banche non è colpa di Brexit».
L’attacco speculativo è figlio del voto britannico? «Bugia. La speculazione sulle banche nasce con il bail-in, a novembre 2015. Guarda gli indici di borsa».
Quale delle norme, secondo te? «L’idea bizzarra che in caso di insolvenza della banca ci si rivale su risparmiatori e correntisti. Con questa procedura choc qualsiasi effetto viene amplificato».
Perché? «Semplice: io investitore o correntista se vedo un rischio scappo. Così si affonda anche una banca che non avrebbe problemi. L’unico modo per evitarlo è una garanzia di Stato».
Sei diventato statalista? Tu? «Mai stato. Ma per certe cose lo Stato serve. Non è Borghi che dice follie demagogiche, è che la stampa che ci racconta cose senza senso nè logica. Leggiti “Stress test”, dell’ex segretario del Tesoro americano Tim Geithner».
L’uomo che ha gestito Lehman Brothers... «Lui. Ti racconta che l’avvitarsi della crisi è stata dettata dall’azzeramento degli investitori. E pure questo ultimo piano Ue non mi rassicura».
Come mai? «In realtà dice: aiutare le banche solvibili. Come aprire un pronto soccorso per curare solo quelli non malati!».
Tutti esaltano come un successo la garanzia sui conti fino a 100mila euro. «La regina delle balle».
Non è così? «Ma no. L’ennesima follia è stata agganciare il rimborso al fondo interbancario: ma si sa che il fondo è vuoto».
Sicuro?
«Vuoto, vuoto! E non lo dice Borghi, Ma il suo presidente Maccarrone: stiamo correndo nudi nel napalm!».
Possibile? «Tutta la disponibilità del fondo è stata usata per ricapitalizzare Etruria e le popolari. Follia! Il racconto dei media sulla crisi è un grossolano falso».
Spiegalo a un bimbo che nulla sa di cose finanziarie. «Un esempio: se ti vendono un biglietto di una nave di cui ti dicono che la tua cabina si allaga se la nave affonda, puoi dire: “Grazie tante, lo so”».
E invece? «Se ti vendono un biglietto e dopo che l’hai comprato ti dicono: guarda, abbiamo fatto un boat-i. Prevede questo: i soccorritori hanno l’ordine di far andare avanti la nave, ad ogni costo. In caso di difficoltà, quindi, allagheremo solo la tua cabina con te dentro».
Il bail-in è questo? «È come se arrivati sulla Concordia avessero iniziato a buttare a mare i passeggeri. Se c’è questo rischio devi dirmelo prima e almeno il prezzo del biglietto deve essere molto basso».
Dimmi le tue priorità. «Lo Stato deve garantire i risparmiatori, solo dopo le banche. Prima salva i passeggeri, poi decapita Schettino».
E così invece? «Abbandona i passeggeri e salva gli Schettino. È chiaro?».
Claudio Borghi si è formato in Borsa, partendo dal gradino più basso. È diventato economista, opinionista, polemista, teorico della fuoriuscita dalla moneta unica. L’intellettuale economico che ha ispirato le mosse più importanti di Matteo Salvini dopo una amicizia nata in modo rocambolesco. A fine intervista mi regala uno scoop sul piano di uscita dall’euro studiato in questi mesi.
Claudio, cosa è accaduto sulle popolari? «Chi ha sottoscritto le obbligazioni subordinate non era un bieco speculatore, ma pensionati e piccoli risparmiatori, scippati dal decreto che ha cambiato le carte in tavola. Etruria è il momento in cui Renzi ha mostrato la sua vera faccia. E non è finita».
In che senso? «Per Veneto Banca e Popolare Vicenza vendevano azioni dicendo che non c’erano rischi. Faccia una somma a spanne. Hanno bruciato 13 miliardi per due banche. Ora il fondo è azzerato».
E i prospetti di rischio? «Una balla. Il rischio di bail-in non era mai citato. E purtroppo, mentre Schettino è stato processato, non c’è uno di Bankitalia indagato per Etruria, non uno della Consob che spieghi. Pazzesco. Gli unici inculati - scusa l’inglese - sono stati i risparmiatori».
C’è il rischio per l’Europa? «Gli eurocrati hanno perso il senso della realtà. Junker che minaccia la Gran Bretagna è grottesco. Se gli inglesi si arrabbiano conquistano il Lussemburgo con i paracadutisti in dieci minuti».
«Out is out» disse Claude. «La Gran Bretagna è un impero commerciale, ha rapporti con tutto il mondo, uno degli eserciti più forti. Un lussemburghese li minaccia!? Rido».
Facciamo il check-in al Brexit. «La Borsa di Londra ha indici superiori al pre-Brexit. È un fatto. Non voglio dare consigli, però un po’ di sterline le ho comprate».
Il rischio di crollo non c’è? «Ci hanno detto: se esce la Gran Bretagna finisce civiltà occidentale, salta il sistema previdenziale».
È falso? «Non c’è relazione tra Brexit e pensioni. È l’euro che sta creando legioni di poveri».
Dammi un altro dato. «Gli investitori in fila per comprare i titoli di Stato inglesi che sono ai minimi. Quelli italiani e spagnoli stanno salendo».
Ma tu sei euroscettico. «Non ero così. Lo divento nel 2011 quando dicono: bisognava far fallire la Grecia».
È la madre di tutte le battaglie? «Sì. Una cosa sicura era stata trasformata in insicura. Questo ha ucciso gli Stati indebitati».
La guerra dello spread. «Lo spread non dovrebbe esistere. I tedeschi hanno creato un mostro che distrugge l’Europa. Se c’è una moneta unica Draghi dovrebbe comprare tutti i titoli dei Paesi in sofferenza fino ad azzerare lo spread».
Chi era tuo padre? «Impiegato della Pirelli, progettista di camere d’aria. Votava repubblicano, piccola borghesia lombarda. Onestà, una grande industria che ci rendeva orgogliosi: gli anni Sessanta».
Dove hai studiato? «Scuole statali nel “ridente” paesino di Carnate. Liceo a Vimercate. All’università faccio i test per la Bocconi ed entro tra i primi».
Un biglietto di ingresso nelle elites. «Lo so. Ma lo butto via per fare il fattorino in Borsa».
Scherzi? «Era un mondo magico e straordinario. Correvo dall’operatore al recinto delle grida. Si chiamava “mercato gridato” perché lo era».
E poi? «Piano piano mi allargo. Mi affidarono il terzo mercato».
Ovvero? «Il posto dove vengono trattati i titoli non quotati. Ero passato dall’altra parte della scrivania. Correvo con i biglietti delle offerte, tornavo a casa la sera e provavo i segni convenzionali allo specchio».
Poi tutto inizia a correre veloce per te. «Nel 1991 la Borsa diventa digitale e chiunque un po’ sveglio sapesse toccare un computer fa carriera».
Cioè tu. «Deutsche bank mi fa un contratto di 82 milioni di lire. Mi sento un re».
E non è finita. «Dopo due anni divento Director di Merrill Lynch, supero il muro dei 100 milioni».
Ti richiamano i tedeschi. «Torno a Deutsche Bank: responsabile azionario Italia. Nel 2005, quando Visco pubblica i redditi di tutti, dichiaravo 540 mila euro».
Eri ricco. «Ero additato come ricco, ma il mio netto era 250 mila euro. Tanto, ma non ci fai lo yacht. Il vicino sopra di me, con yacht e attico, in quella lista era nullatenente. I milanesi straricchi erano tutti a zero. Una lezione».
E tu? «Arrivato sul tetto del mondo, dopo tre anni mi ritiro».
A vivere di rendita? «Anche. Ma soprattutto a fare quel che mi piace. Avevo preso degli impieghi “riempitempo” che diventavano la mia vita».
L’università? «Insegnavo alla Cattolica come professore incaricato. Prima lezioni saltuarie. Poi mi propongono di tenere tutto il corso. Quindi insegno sia intermediari finanziari, aziende di credito ed infine economia dell’arte, un mio pallino. Amavo spiegare ai ragazzi».
Li hai abbandonati? «Li lascio con dolore quando divento responsabile economico della Lega nord».
Intanto ti sposi con Giorgia Fantin. «Pensa: il 9-9-99! Lei seguiva la gestione eventi di una banca d’affari, oggi è una famosa wedding planner».
Come diventi editorialista? «Nel 2006 c’era il governo Prodi-Padoa schioppa, raccontavano balle sul bilancio dello Stato. Ricordo un capannello di professori indignati, all’università. “Bisognerebbe dirlo!”».
E tu? «Come Forrest Gump chiamo il centralino de Il Giornale: “Mi passa il caporedattore del politico?”. Risponde Rocchi, che diventerà mio amico».
E lui? «Mi ascolta supito. Ma mi prende sul serio. Mi organizza un appuntamento con Belpietro: “Molto interessante. Se scrive, la pubblichiamo”».
E poi? «Mando un primo pezzo, durissimo, in una giornata piena di impegni. Il giorno dopo scopro che mi ha sbattuto in prima pagina. Incredibile».
Abbandoni anche il Giornale. «Con la candidatura alle europee, e la morte nel cuore. Ma è esaltante. Portare un partito dal 3% al 15%!».
Dicono che avete perso. «Sì, come il Brexit: abbiamo raddoppiato i sindaci! Niente ballottaggi solo nelle due città dove il centrodestra si è fatto male da solo. Lasciali parlare».
Come hai conosciuto Salvini? «Questa è bella. Era l’estate del 2013, avevo scritto sull’euro. Non avevo mai visto Matteo, semplice eurodeputato. Mi chiama all’una di notte».
Cosa dice? «”Sono Matteo Salvini, è un problema a quest’ora? Lei ha delle idee sull’euro che mi interessano. Ci possiamo vedere?”».
Gli hai attaccato il telefono? «No. Ho detto: “Domani va bene?”. Simpatia immediata. Gli ho fatto uno spiegone su Euro: lui ha capito al volo e siamo diventati amici e compagni di battaglia».
Hai scritto il libretto verde economico della Lega. «”Basta euro”, c’è ancora dentro tutto. È esplosivo. Aggiungerei due cose, ma non c’era nulla di sbagliato. Spiega come uscirne».
Non crollerebbero i nostri titoli? «Siamo un Paese esportatore. Con la lira diventeremmo iper-competitivi. Se tu esporti e ti fanno crollare diventi invulnerabile. L’Italia della lira ha sofferto quando ha dato ragione alle elites che volevano fissare il cambio. Nel 1992, per esempio, con l’attacco di Soros alla sterlina e alla lira. Pensa ai ricorsi».
Ma non si può uscire dall’euro secondo i trattati? «Sì, è previsto. Si può uscire dall’eurozona senza uscire dall’Unione. Lo spiega un esperto come Luciano Barra Caracciolo. Sarebbe faticoso per la procedura, ma legalmente molto più facile della Brexit».
Ma è una ipotesi remota? «Scherzi? Se la Lega va al governo ci accordiamo con la Le Pen e gli altri, facciamo una manovra coordinata, militare e feroce e ce ne andiamo via».
Ne avete già parlato? «Basta che ci sia l’accordo Italia-Francia. Siamo in stato di studi avanzato, abbiamo fatto incontri tecnici con olandesi e austriaci. Lavoriamo da mesi sui piani, ci siamo visti due volte, in Francia e Polonia».
E non lo hai detto a nessuno? (Ride). «Sei il primo che me lo chiede! Hai fatto un euroscoop».
di Luca Telese
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11926469/claudio-borghi-intervista-luca-telese-uscita-italia-euro-ue-brexit-lega-nord-salvini-marine-le-pen.html
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