mercoledì 10 agosto 2016

Caso Moro, nuovo colpo di scena: il pg accusa di concorso in omicidio il superconsulente Usa di Cossiga "Gravi indizi contro di lui": il procuratore generale chiede ai pm di procedere contro Steve Pieczenik, nel 1978 funzionario del Dipartimento di Stato inviato a Roma per 'gestire' la crisi aperta dal sequestro del presidente della Dc da parte delle Brigate rosse. Accuse anche a un ex ufficiale del Sismi deceduto. "In via Fani servizi segreti italiani e stranieri"

ROMA  - La storia infinita del caso Moro si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Il procuratore generale di Roma Luigi Ciampoli, ha chiesto alla procura della repubblica di procedere formalmente a carico di Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato Usa ai tempi del sequestro, in quanto vi sarebbero "gravi indizi circa un suo concorso nell'omicidio" del presidente della Democrazia cristiana. Pieczenik, 'inviato' informale del governo americano, era il superconsulente Usa del governo di Gulio Andreotti e soprattutto del ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, per la gestione della crisi aperta dal sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

Pieczenik è sempre stato uno dei grandi misteri della vicenda. Psichiatra, esperto di terrorismo, lauree alla Cornelle e ad Harvard e specializzato al Mit, nella sua inquietante ambiguità è spesso stato considerato dagli storici il 'commissario straordinario' inviato dagli Usa per conto del blocco atlantico e dell'Occidente intero per gestire quella crisi in sostituzione - più che in appoggio - del governo italiano. Nel 2008, in un libro-intervista pubblicato a trent'anni dagli avvenimenti, Pieczenik ruppe il silenzio, dichiarando apertamente di aver portato avanti un piano di "manipolazione strategica" perché si arrivasse all'uccisione di Aldo Moro, obiettivo irrinunciabile nel contesto della 'stabilizzazione' dell'Italia, unico paese dell'Occidente dove un partito comunista stava per avere accesso al governo. "Fino alla fine ho avuto paura che lo liberassero", aggiunse Pieczenik.

La sua 'confessione', tradotta anche in Italia, passò all'epoca quasi inosservata, ma a quanto pare la magistratura italiana avrebbe chiesto spiegazioni al Dipartimento di Stato Usa sul ruolo dell'ex funzionario e l'amministrazione Obama avrebbe aperto un'inchiesta sul caso.

Le presunte responsabilità di Pieczenik vengono messe in luce dal procuratore generale della corte d'appello nella richiesta di archiviazione, inoltrata ieri al gip del tribunale di Roma, dell'inchiesta sulle rivelazioni dell'ex ispettore di polizia Enrico Rossi che aveva ipotizzato la presenza di agenti dei Servizi, a bordo di una moto Honda, in via Fani, a Roma, la mattina dell'agguato in cui venne uccisa la scorta di Moro e fu rapito lo statista.

Il pg ha quindi disposto la trasmissione della richiesta di archiviazione - un documento di cento pagine - al procuratore della Repubblica di Roma perché però "proceda nei confronti di Steve Pieczenik in ordine al reato di concorso nell'omicidio di Aldo Moro, commesso in Roma il 9 maggio 1978". La procura generale di Roma sottolinea che "sono emersi indizi gravi circa un suo concorso nell'omicidio, fatto apparire, per atti concludenti, integranti ipotesi di istigazione, lo sbocco necessario e ineludibile, per le BR, dell'operazione militare attuata in via Fani, il 16 marzo 1978, ovvero, comunque, di rafforzamento del proposito criminoso, se già maturato dalle stesse BR".

Ma quello su Pieczenik non è il solo colpo di scena incluso del documento inviato dal pg alla procura del tribunale. Secondo Luigi Ciampoli, anche un ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare dell'epoca, il colonnello Camillo Guglielmi, avrebbe dovuto essere indagato con l'accusa più grave di concorso nel rapimento di Moro e nell'uccisione della sua scorta. Ma nei suo confronti, rileva il Pg, non si può promuovere l'azione penale perché è morto. Guglielmi era finito nelle inchieste sulla strage perché non aveva dato spiegazioni ritenute plausibili dai magistrati sulla presenza in via Fani al momento in cui scattò l'agguato delle Brigate rosse.

"L'uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato solo alle Brigate Rosse. Sul palcoscenico di via Fani c'erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia". Lo ha detto il procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, Luigi Ciampoli, sentito dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento dell'ex presidente ella Dc, avvenuto il 16 marzo del 1978.

Ciampoli, ascoltato in audizione dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, ha detto poi che "l'uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato solo alle Brigate Rosse. Sul palcoscenico di via Fani c'erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri interessati a creare caos in Italia". Quanto al ruolo di Pieczenik, Ciampoli ha spiegato: "Abbiamo chiesto alla Procura di Roma di approfondire ai fini della configurazione di un reato la posizione di Steve Pieczenik che riteniamo possa essere l'ispiratore dell'omicidio di Aldo Moro. La sua autoreferenzialità era esasperata e quasi schizofrenica - ha detto il pg - perché lui in una intervista a Giovanni Minoli su Rai Storia raccontò che
Moro doveva morire perché in questo modo si sarebbero destabilizzate le Brigate Rosse. Noi abbiamo acquisito il cd di quell'intervista televisiva e tutto il girato completo e siamo convinti - ha concluso Ciampoli - che la sua posizione meriti un approfondimento da parte della Procura".

http://www.repubblica.it/politica/2014/11/12/news/caso_moro_accusa_di_omicidio_a_superconsulente_usa-100381454/

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