L'ANNUNCIO DI OBAMA: "C'È L'INTESA SUI TAGLI AL DEFICIT E CONTRO IL DEFAULT"
Maurizio Molinari per La Stampa
OBAMA-VINCINOMaurizio Molinari per La Stampa
"Voglio annunciare che i leader dei partiti democratico e repubblicano, alla Camera e al Senato, hanno raggiunto un accordo per ridurre il deficit ed evitare un default che avrebbe avuto effetti devastanti per la nostra economia".
Sono le 20,40 ora di Washington, le 2,40 in Italia, quando il presidente americano Barack Obama parla dalla Brady's Room della Casa Bianca per far sapere che l'intesa sul debito fra Casa Bianca e Congresso è stata raggiunta. L'orario non è casuale perché coincide con l'apertura delle contrattazioni a Tokio, la prima delle Borse asiatiche ad aprire, e punta dunque a scongiurare panico ed incertezza sui mercati internazionali.
OBAMA E BOEHNER GOLF
Pochi attimi prima è stato John Boehner, presidente repubblicano della Camera, a chiamare a Obama confermando l'accordo. D'intesa con il presidente si muovono Harry Reid e Mitch McConnell, leader democratico e repubblicano al Senato, che intervengono in aula per dire che "l'accordo c'è".
E' Obama stesso che lo illustra. "La prima parte riguarda il taglio di 1 trilione di dollari di spesa nei prossimi 10 anni che porterà la spesa pubblica ai livelli più bassi dai tempi di Dwight Eisenhower" mentre "nella seconda si stabilisce la creazione di una commissione bipartisan del Congresso che entro novembre farà ulteriori proposte per ridurre il deficit" di altri 1,5 trilioni di dollari.
CASA BIANCA
In complesso dunque la riduzione del deficit sarà di 2,5 trilioni di dollari in 10 anni a fronte di un incremento del limite del debito di 2,1 trilioni, eliminando la necessità di ulteriori incrementi fino al 2013 ovvero dopo il termine dell'anno elettorale.
Obama non nega un certo disappunto per come il lungo negoziato si è concluso, a causa delle numerose concessioni fatte ai repubblicani. "E' questo l'accordo che avrei preferito? No, ma questo compromesso include i necessari anticipi della riduzione del debito e garantisce ad ogni partito incentivi forti per arrivare ad un piano bilanciato entro la fine dell'anno".
Per "piano bilanciato" Obama intende l'equilibrio fra tagli e entrate che al momento non c'è per via del cedimento ai repubblicani, che hanno ottenuto l'eliminazione di ogni incremento di imposte. L'annuncio di Obama punta a far sapere al mondo intero che Casa Bianca e Congresso sono d'accordo su come scongiurare il default alla vigilia della scadenza del 2 agosto.
BOEHNER VS REID
Ma "ancora non è finita", come lo stesso Obama dice al termine, perché Camera e Senato devono votare un identico testo prima che possa essere promulgato dalla firma del presidente. Da questa mattina riprende dunque la maratona di negoziati a Capitol Hill, dove il voto favorevole del Senato appare meno incerto rispetto alla Camera perché tanto i deputati repubblicani del Tea Party che quelli democratici del gruppo progressista manifestano palesi dissensi che potrebbero mettere a dura prova l'intesa.
2- IL COMPROMESSO CHE SPUNTA LE ALI ESTREME - AL SENATO PREVALE IL FRONTE DEI REALISTI CON IL PATTO REID-MCCONNELL SUL FISCO
Maurizio Molinari per La Stampa
I realisti prevalgono sulle ali estreme degli opposti schieramenti: l'accordo sul debito nasce dalla convergenza fra i volti di spicco dell'establishment di Washington a dispetto della sinistra liberal e del Tea Party. Se la bozza dell'accordo finale, con la rinuncia a imporre nuove tasse e il processo in due fasi, nasce dall'iniziativa di Harry Reid, capo della maggioranza democratica al Senato, di aprire agli avversari gli ultimi ritocchi li appone Mitch McConnell, leader della minoranza repubblicana al Senato.
Reid viene dal Nevada ed è entrato nei ranghi democratici all'epoca delle prime battaglie contro Richard Nixon mentre McConnell viene dal Kentucky e sbarcò a Washington ai tempi di Gerald Ford. Entrambi con le origini nell'entroterra sono veterani di Washington e amici di vecchia data: fanno ingoiare molteplici rospi alle ali estreme dei rispettivi partiti.
E' Reid che spiega a Nancy Pelosi, ex presidente della Camera dei Rappresentanti eletta nella roccaforte liberal di San Francisco, che «bisogna fare un compromesso con gli avversari» e dunque la strada del XIV emendamento della Costituzione, che consentirebbe a Obama di decidere da solo sul debito, non è percorribile.
MITT ROMNEY FOR PRESIDENT
Sempre Reid placa le richieste liberal di aumentare in qualche maniera le imposte facendo accettare a McConnell l'entrata della «riforma del fisco» nell'agenda della commissione speciale Camera-Senato che entro il Giorno del Ringraziamento dovrà varare importanti tagli al deficit per il conseguente nuovo aumento del tetto del debito.
NANCY PELOSI
A sostenere Reid, assediato dalla rivolta soprattutto dei deputati democratici, c'è Charles Schumer, il senatore di New York fedelissimo di Obama, che va ai talk show tv della domenica mattina per assicurare che «stiamo difendendo Medicare» evitando tagli alla Sanità pubblica.
E anche la Casa Bianca puntella il fronte realista, schierando David Plouffe, l'architetto della vittoria del 2008, che taglia corto: «Questo accordo serve per rilanciare l'economia» ovvero per avvicinare la rielezione nel 2012. A bere l'amaro calice è John Kerry, capo della commissione Esteri del Senato, che lamenta un «processo legislativo fra i peggiori mai visti» riversando sui negoziatori dei due partiti lo scontento per i contenuti del compromesso.
OBAMA BIDEN
Sul fronte opposto per McConnell è ancora più dura spuntarla contro il Tea Party, che alla Camera ha umiliato il presidente John Boehner facendo mancare 22 voti alla sua mozione. Boehner sostiene McConnell nella trattativa con Obama e i democratici ma proprio lo scontro con il Tea Party non lo rende spendibile.
Il senatore del Kentucky ottiene un accordo che premia le richieste di fondo dei repubblicani - incluso il voto del Congresso sull'emendamento per tenere in equilibrio il bilancio - ma non infligge a Obama l'umiliazione politica che il Tea Party perseguiva, guidato dalla pattuglia di cinque deputati della South Carolina che per leader hanno il senatore dello stesso Stato, Jim DeMint.
«Questi estremisti di destra sono degli irresponsabili, erano pronti a portare l'America nel default» accusa Schumer, dicendo ad alta voce ciò che McConnell e Boehner pensano. L'impatto della spaccatura fra conservatori potrebbe riflettersi sulla campagna presidenziale perché due dei candidati alla nomination repubblicana - la deputata del Minnesota Michele Bachmann e il deputato del Texas Ron Paul - hanno fatto quadrato col Tea Party.
Il favorito alla nomination, Mitt Romney, ha scelto il basso profilo sul debito facendo trapelare il timore di una spaccatura fra i maggiori finanziatori, favorevoli all'establishment, e la base dei militanti del Tea Party.
BARACK OBAMA E NANCY PELOSI
Da qui la strategia con cui Barack Obama si avvia ad affrontare la corsa per la rielezione: essere l'interprete dell'intesa pragmatica sul debito per corteggiare i moderati e indipendenti che potrebbero rivelarsi decisivi nell'Election Night.
by dagospia
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