UNA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO “PREMIA” LA BPBLUS DI CORALLO: ADESSO È ANCORA MENO PROBABILE CHE IL GOVERNO LETTA RIESCA A INCASSARE I 600 MILIONI DI EURO PREVISTI.
Il governo Letta ci aveva sperato: incassare dai concessionari delle slot machine 600 milioni di euro. Nel decreto approvato pochi giorni fa che abolisce l’Imu sulla prima casa, c’era infatti una norma che riguardava i colossi del gioco d’azzardo: i concessionari che in passato hanno ricevuto una multa (più precisamente una penale per violazione del contratto con i Monopoli di Stato) di 2 miliardi e mezzo, possono sanare la propria posizione pagando il 25 per cento della quota da versare entro il 15 novembre. Un condono che doveva fornire parte delle coperture necessarie per cancellare la prima rata dell’Imu da due miliardi di euro.
I ministri però non hanno tenuto conto né delle difficoltà dei concessionari a pagare – pochi infatti si potranno permettere di sanare la propria posizione – né della situazione particolare della BPlus, ex Atlantis World Group of Companies, società gestita un tempo dall’ex latitante Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sui prestiti elargiti dalla Banca popolare di Milano quando alla guida c’era Massimo Ponzellini. Pochi giorni fa, infatti, la posizione della BPlus è cambiata: con una sentenza del consiglio di Stato il colosso del gioco d’azzardo potrà non rispettare i requisiti richiesti dalle nuove norme inserite per le concessioni, come previsto dalla legge 220 del 2010, e potrà persino evitare di pagare 9 milioni di euro che avrebbero dovuto versare.
LE QUOTE della Bplus che un tempo deteneva Francesco Corallo (figlio di Gaetano, che era amico del boss mafioso Nitto Santapaola, e che è stato condannato per fatti degli anni 80 per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia, con il quale Francesco sostiene di non avere nulla a che fare da decenni), sono finite in un blind trust, un fondo guidato da un fiduciario, l’avvocato olandese Jeroen Veen, gradito alla proprietà. Il 4 settembre scorso però il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che favorisce molto la concessionaria. Davanti al Cds era aperto un contenzioso che riguardava le concessioni. Con una legge del 2010 sono stati stabiliti i nuovi requisiti per concedere le concessioni in ambito slot (era già scoppiato il caso Corallo). La BPlus non vuole perdere la fruttuosa concessione quindi presenta ricorso prima al Tar, che lo respinge, poi al Consiglio di Stato che invece emette un parere favorevole. I giudici di Palazzo Spada hanno stabilito che BPlus può continuare ad operare sul mercato italiano degli apparecchi senza adeguarsi alle nuove convenzioni, in virtù della concessione acquisita nel 2004. Questo creerà non pochi problemi nei rapporti tra i diversi soggetti attivi nel settore del gioco, perché ci sono altri nove concessionari che invece hanno rispettato la legge 220/2010 che prevede requisiti molto più stringenti.
TRA GLI OBBLIGHI rispettati dai vecchi operatori per partecipare a un bando c’era il pagamento una tantum di 100 euro per ognuna delle 350 mila slot all’epoca attive sul territorio: dopo la sentenza lo Stato dovrà rassegnarsi a non incassare i circa 9 milioni di euro previsti per le 90 mila macchinette collegate a BPlus. E ora si vedrà cosa faranno gli altri, perchè a questo punto tutte le società potrebbe tentare il ricorso.
INSOMMA, sembra che il governo Letta in tema di slot abbia fatto male i conti. Per non parlare poi delle difficoltà nel sanare la propria posizione da parte di molti concessionari. BPlus, pagando entro il 15 novembre, potrebbe versare allo Stato 200 milioni di euro. Una bella cifra che però i pretendenti pronti a comprare la società di Corallo (valutata 450 milioni circa) sborserebbero volentieri per chiudere ogni contenzioso. Incontreranno maggiore difficoltà a pagare le penali, nonostante lo sconto dei tre quarti, le altre società.
La Sisal Slot, dell’omonimo gruppo quotato in borsa, potrebbe sanare la propria posizione pagando 61,2 milioni di euro. Altre concessionarie che dovranno pagare penali simili non possono contare su grandi gruppi alle spalle. La piccola Gamenet dovrebbe dare allo Stato 58, 7 milioni di euro, la HBG deve 50 milioni e anche la Snai, quotata in borsa, incontrerebbe difficoltà a pagare 52 milioni di euro. Il presidente di Confindustria sistema gioco Italia, Massimo Passamonti ha infatti dichiarato che il condono è destinato al flop:“Preferiamo aspettare il giudizio d’appello, siamo sicuri che ci darà ragione”. La ma-xi-multa da 2,5 miliardi potrebbe essere cancellata in appello. Perché pagare subito il condono?
Se questa copertura del decreto Imu dovesse svanire, scatterebbe la cosiddetta clausola di salvaguardia, con un aumento degli acconti di Ires, Irap e accise. O pagano le concessionarie delle slot,o pagano tutti gli italiani con le tasse.
Da Il fatto Quotidiano del 19/09/2013.