Federico Rampini per "Affari&Finanza - La Repubblica"
Stiamo rifacendo il 1999? Siamo cioè nella fase finale della formazione di una nuova bolla speculativa, come quella della prima New Economy che si sgonfiò di botto col crollo del Nasdaq nel marzo 2000? L'interrogativo aleggia da tempo negli Stati Uniti. E la stratosferica quotazione di Twitter in occasione del suo primo collocamento in Borsa, non ha fatto che accentuare questi timori. Il partito degli "allarmati" sottolinea una lunga serie di analogie tra la situazione odierna e quella del 1999. Le Borse, almeno qui negli Stati Uniti (ma anche in alcune piazze straniere), sono ai massimi storici.
LOGO TWITTER
In particolare nel settore delle tecnologie avanzate, la galoppata al rialzo delle quotazioni è stata furiosa. Sempre nel settore hi-tech, oltre ai valori azionari sono di nuovo cresciuti in modo fantastico gli stipendi con annessi e connessi (stock-options, bonus ecc.). Infine dietro i nomi ipercelebri come Twitter, avanza una folta schiera di aziende che si vedono attribuire delle valutazioni fantasiose, a fronte di progetti industriali quanto meno labili. Vengono valutate a livelli elevati anche aziende che non hanno mai avuto un fatturato. Alcune di queste sono oggetto di acquisizioni costose, da parte di aziende come Yahoo ... che faceva lo stesso proprio nel 1999.
Qualcuno ha calcolato che ci sono ormai più agenzie pubblicitarie specializzate nel piazzare annunci su Facebook, rispetto al totale delle agenzie pubblicitarie tradizionali. Tutto ciò comincia ad essere sospetto. Per chi come me l'aveva vissuta da vicino, stando a San Francisco, tornano in mente i ricordi della bolla di 14 anni fa. Era l'epoca in cui ci si strappavano a peso d'oro le azioni di una dot.com che come unico business aveva la vendita online di cibo per cani e gatti... Anche allora, il mondo intero si era convinto che i titoli legati a Internet potessero andare solo all'insù.
COMPLEANNO TWITTER
Oggi abbiamo la "religione" dei social network e tutti sembrano convinti che Facebook e Twitter cambiano le regole del gioco. Nel 1999 c'era la religione del Millennium Bug, un culto millenarista in senso letterale: diffondendo la paura che tutti i software andassero in malora la notte fatidica del passaggio tra il 1999 e il 2000, si era creato ad arte un boom di investimenti per acquistare programmi a prova di "baco".
TWITTER ANNUNCIA LA QUOTAZIONE IN BORSA
Per aggiungere un altro parallelo tra il 1999 e il 2013, non dimentichiamo la fantastica corsa al rialzo dei prezzi immobiliari, a San Francisco come a Manhattan. Poi tutto finì in malora, come ricordiamo. Non arrivò affatto la fine del mondo, non il 31 dicembre 1999, ma la fine della bolla ci fu e fece male.
Allora come oggi, un indiziato del crimine era ed è ovviamente la politica monetaria. Il '99 vedeva Alan Greenspan al timone della Federal Reserve e un costo del denaro eccezionalmente basso. Oggi abbiamo Ben Bernanke, che sta per cedere il posto a Janet Yellen. Non solo il costo del denaro oggi è perfino più basso di 14 anni fa, ma in più è tuttora in corso il "quantitative easing", creazione di liquidità aggiuntiva attraverso operazioni di mercato aperto al ritmo di 85 miliardi di dollari di acquisti di bond ogni mese.
ALAN GREENSPANLOGO FACEBOOK
Tra la Fed di Greenspan e quella di Bernanke-Yellen, alcune cose sono cambiate. In mezzo c'è stata la più grave crisi economica degli ultimi 70 anni. Si è persa ogni illusione sulla capacità auto-regolatrice dei mercati. E c'è una consapevolezza più acuta sui rischi annessi alle bolle speculative. Il dilemma di oggi però è perfino più acuto. Può la Fed "staccare la spina" prematuramente, prima che sia stata riassorbita tutta la disoccupazione della grande crisi, al solo scopo di "bucare" la bolla? Esiste una "chirurgia di precisione" che consenta di sgonfiare la bolla senza fare troppo male all'economia reale?
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