giovedì 28 novembre 2013

NON CI SALVEREMO PIU’ DALLA BOLLA SPECULATIVA

Tradizionalmente le funzioni del denaro sono quattro:
1) Misura del valore,
2) Intermediario nello scambio,
3) Mezzo di pagamento,
4) Deposito di ricchezza.
Poco da dire sulle prime tre. Ma togliamoci dalla testa che il denaro sia ricchezza o
che la rappresenti. Preso nel suo complesso il denaro non è nulla, un puro nulla. Se
ne accorsero gli spagnoli agli albori del XVII secolo quando, dopo aver rapinato agli
indios d’America tutto quanto potevano d’oro e argento (la moneta dei tempi, in
Europa) si trovarono più poveri di prima. Nel suo Memorial Gonzalez de Cellorigo
scrive con icastica lucidità: “Se la Spagna è povera è perché è ricca”.
E Pedro De Valencia nel 1608: “Il male è venuto dall’abbondanza di oro, argento e
moneta, che è stato sempre il veleno distruttore delle città e delle repubbliche.
Si pensa che il denaro è quello che assicura la sussistenza e non è così. Le terre
lavorate di generazione in generazione, le greggi, la pesca, ecco quello che
garantisce la sussistenza…
Ciascuno dovrebbe coltivare la sua porzione di terra e quelli che vivono oggi della
rendita e del denaro sono gente inutile e oziosa che mangia quello che gli altri
seminano”.
Ecco un buon argomento per la Camusso e anche per la sinistra se, dopo aver
accettato tutto, il denaro, il mercato, la globalizzazione (l’industrializzazione, il
marcio di tutti i marci, ce l’aveva, marxianamente, nel sangue) fosse ancora
capace di fare qualcosa di sinistra.
Come hanno reagito le leadership mondiali alla crisi dei ‘subprime’ del 2008, che
seguiva la bancarotta del Messico del 1996, il crac delle ‘piccole tigri’ del 1997, il
default dell’Argentina del 1999 ? Immettendo nel sistema, per usare le parole di
Valencia, altro veleno, cioè altro denaro, creando così una gigantesca bolla
speculativa che prima o poi ci ricadrà addosso con effetti planetari e devastanti.
Il popolo finché ha avuto la testa, cioè prima di essere influenzato dai giornali, ha
sempre avuto in gran sospetto il denaro subodorando nei truffoni. Ma non solo il
popolo. Aristotele, che nell’Etica Nicomachea è stato il primo a occuparsi
scientificamente di Economia e sosteneva che il denaro essendo astratto, e quindi,
sterile Non poteva figliare altro denaro.
Si sbagliava. Ma fino a un certo punto. È stato anche grazie all’ipse dixit tradotto
dalla Scolastica in un argomento più sottile oltre che religioso (il tempo è di Dio, e
quindi di tutti, e non può essere perciò oggetto di mercato) che la Chiesa nel
Medioevo è riuscita a condurre una generosa, e spesso vittoriosa, battaglia non solo
contro l’usura, come pudicamente sempre si dice, ma contro l’interesse.
Ma alla fine ha prevalso il mercante (oggi chiamato imprenditore) con la logica
dell’investimento. È qui che cambia tutto. Al quieto e circolare presente si
sostituisce il dinamico e imperscrutabile futuro che dopo una travolgente cavalcata
durata due secoli e mezzo ci ha portati alla situazione attuale, un teorema
insolubile: dobbiamo crescere ma non possiamo più crescere. L’Illuminismo ci ha
illuso di essere degli animali intelligenti. Ma Nietzsche, che vedeva lontano, molto
lontano, scrive: “In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso
infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la
conoscenza. Fu il minuto più tracotante e menzognero della ‘storia del mondo’. Ma
tutto ciò durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e
gli ‘animali intelligenti’ dovettero morire… Vi furono eternità in cui l’intelletto umano
non esisteva, quando per lui tutto sarà nuovamente finito, non sarà avvenuto nulla di
notevole”.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

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