Francesco Semprini per “la Stampa”
I furbetti di Wall Street ci provano? Sembrerebbe di sì, a giudicare dal contenuto di un dossier del Tesoro degli Stati Uniti: dice che alcune grandi banche d’affari americane starebbero trovando appigli finanziari all’estero per dribblare i regolamenti stringenti in fatto di swap. A finire nel mirino del dicastero guidato da Jacob Lew sono in particolare Citigroup, Goldman Sachs e Jp Morgan: avrebbero cominciato a rimuovere le garanzie Usa previste sugli swap emesse da loro affiliate all’estero, anzitutto a Londra.
Questo elimina la necessità di rispettare stringenti norme che impongono misure di trasparenza e una gestione dei contratti attraverso mercati di scambio regolari e camere di compensazione. Gli swap sono contratti che permettono alle parti di scambiare strumenti finanziari, bond, valute o altri tipi di titoli in cambio di denaro per un determinato periodo di tempo, al fine di ottenere vantaggi economici in base all’andamento di tassi di interesse o benchmark di altro genere. Prodotti che rientrano nella categoria dei derivati, e dunque sono simili a quelli che hanno scatenato la grande crisi esplosa a Wall Street tra il 2007 e il 2008.
Il Tesoro americano sospetta che la banche trasferiscano operazioni di trading oltreoceano per eludere la contestatissima (da Wall Street, si intende) riforma finanziaria Dodd-Frank: messa a punto e adottata proprio all’indomani dello tsunami che si è scatenato sugli Usa prima, e quindi sull’Europa con la crisi dei debiti sovrani. Un campanello d’allarme quello proveniente dal governo americano che ha un rintocco ancora più tetro perché giunge alla vigilia del sesto anniversario del collasso di Lehman Brothers, quinta principale banca d’affari di Wall Street, la cui implosione avvenuta il 15 settembre del 2008, segnò l’inizio della fase più acuta e dolorosa di una crisi da cui l’America ne è appena uscita fuori, ma di cui il Vecchio continente ne porta ancora segni evidenti.
È proprio l’incubo del ripetersi di una nuova perturbazione finanziaria a livello sistemico che spinge il Tesoro Usa, e più in generale tutte le autorità del settore, a tenere sotto controllo ogni manovra dettata da nuove tentazioni speculative ad alto rischio degli operatori. Il ministro Lew, ad esempio, in quanto capo del Financial Stability Oversight Council, ha i poteri per investigare e bloccare attività che pongono un rischio sistemico ai mercati finanziari.
Nella fattispecie, la rimozione delle garanzie sui contratti swap da parte delle banche Usa, significa che tali attività non rientrano più nella giurisdizione americana, e per questo sono svincolate dalle norme stringenti garantiscono la trasparenza di un mercato da migliaia di miliardi di dollari, sino a qualche tempo fa caratterizzato da normative talvolta nebulose.
A dare una mano al Tesoro americano in questa fase di investigazione è la Commodity futures trading commission, la commissione che vigila sui mercati futures di materie prime, il cui presidente, Timothy Massad, ha assicurato che ogni risultato della sua indagine sarà condiviso con tutte le autorità preposte.
Secondo quanto riferito da Massad al Wall Street Journal, il rischio è che eventuali perdite registrate dalle affiliate americane in operazioni con swap, possono poi ricadere sui bilanci delle società madri all’interno degli Usa, ponendo così rischi di destabilizzazione. Allarme condiviso anche dalla Federal Reserve, che la scorsa settimana ha rilanciato la necessità di individuare sistemi più chiari per contabilizzare questo tipo di contra
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