Dopo tanti processi, la bagarre politica che accompagna la sentenza
della Cassazione sull'affare Mediaset rischia di far dimenticare una
verità assoluta, che prescinde dagli alterni e comunque controversi
risultati dei singoli casi giudiziari, per quanto importanti: Silvio
Berlusconi resta senza dubbio l'imputato più furbo d'Italia.
Per
misurare la sua grandezza, basta accantonare i codici e seguire la
pista dei soldi, ripercorrendo la storia di una formidabile caccia al
tesoro che dura da vent'anni. Un autentico tesoro: a conti fatti, più di
un miliardo e 100 milioni di euro. Una montagna di denaro nascosto
all'estero, che una raffica di sentenze definitive, convalidate negli
anni scorsi anche dalla Cassazione, nell'indifferenza quasi generale,
avevano già certificato come «la cassaforte occulta del gruppo
Berlusconi».
Il bello è che nessuna autorità è mai riuscita a
toccare un solo euro di quella fortuna. Insomma, per quanto sia ancora
lontana la fine di altri processi ad alto rischio, a cominciare dal caso
Ruby che vede il leader del centrodestra condannato in primo grado a
sette anni, la più grande caccia al tesoro dell'ultimo ventennio l'ha
stravinta lui.
Tutto comincia con un calciatore: Gianluigi
Lentini, ceduto al Milan dal Torino nel 1994. Berlusconi guida il suo
primo governo, dopo il trionfo alle elezioni in cui ha potuto
presentarsi come l'anti-politico: uno dei pochissimi capitani d'azienda
ancora non coinvolti in Tangentopoli. Nell'Italia già in crisi, il
prezzo di quell'attaccante crea un certo scandalo: 18 miliardi e mezzo
di lire. Ma il vero problema è che il presidente del Torino va in
bancarotta e a quel punto confessa di aver intascato altri 10 miliardi
(5 milioni di euro) in nero.
Da dove arrivano quei soldi? Da una
misteriosa società offshore, la New Amsterdam, che li ha trasferiti in
Italia tramite una finanziaria elvetica che spostava anche soldi di Cosa
Nostra. I pm di Mani Pulite scoprono che questa New Amsterdam è gestita
dalla filiale svizzera della Fininvest. Assistiti dal procuratore Carla
Del Ponte, riescono a farla perquisire. Ma non trovano niente. Le carte
che scottano sono finite a Londra, nascoste nello studio dell'avvocato
David Mills.
A Milano intanto infuria Tangentopoli. Quattro
squadre della Guardia di Finanza confessano di aver intascato mazzette
dal gruppo Fininvest. Il governo Berlusconi risponde con il decreto
Biondi, che punta a scarcerare i tangentisti, ma viene ritirato a furor
di popolo.
L'inchiesta più pericolosa riguarda Telepiù, la
prima tv a pagamento, che Berlusconi non potrebbe intestarsi per legge:
salta fuori che molti soci sono prestanome di lusso, finanziati
segretamente con 320 milioni di euro da un altro giro di società
offshore, proprio quelle su cui avrebbero dovuto indagare i finanzieri
corrotti dalla Fininvest. Nello stesso autunno del '94 il principale
cassiere di Bettino Craxi confessa che il leader socialista ha intascato
cospicue tangenti in Svizzera. Soldi bonificati dall'ennesima offshore,
chiamata All Iberian, che si rivela una cassaforte miliardaria.
Per
trovare le carte sparite dalla Svizzera, i magistrati devono mettere in
moto la polizia inglese, che il 16 aprile 1996 perquisisce lo studio di
Mills. E trova i primi documenti. Il legale inglese sembra collaborare e
ammette di aver aiutato i manager Fininvest a manovrare ben 64
offshore, compresa la New Amsterdam. Mentre le banche svizzere
documentano che la cassaforte centrale, quella All Iberian che pagava
Craxi e tanti altri, ad esempio i giudici corrotti dall'ex ministro
Cesare Previti, risulta «appartenente al gruppo Fininvest». Berlusconi,
finito all'opposizione, sembra perduto: condannato in tribunale per le
tangenti al Psi di Craxi e alla Guardia di Finanza, nel 2000 tenta di
trattare un patteggiamento per la maxi-accusa di falso in bilancio, nata
proprio dalla scoperta del "sistema All Iberian", ben 775 milioni di
euro nascosti in quei conti offshore.
Ma
dopo le prime riforme della giustizia e soprattutto la vittoria
elettorale del 2001, per il miliardario imputato cambia tutto. Una legge
del 2002 annienta il reato-base di falso in bilancio: Berlusconi
guadagna la prescrizione sia per l'affare Lentini sia per tutta la
vicenda All Iberian, oltre che per la corruzione giudiziaria del Lodo
Mondadori. Le sentenze definitive spiegano che «non può certo dirsi
innocente», ma ormai neppure il fisco può fargli niente: i conti
svizzeri si possono usare come prove solo nei processi penali, mai
contro l'evasione in sé. Intanto una sezione della Cassazione lo assolve
pienamente per le tangenti alla Guardia di Finanza, senza neppure un
processo-bis, pur condannando i suoi manager-parlamentari: loro hanno
corrotto perfino un generale, ma lui poteva non saperlo.
E i
soldi svizzeri di All Iberian dove sono finiti? Spariti in un altro
paradiso fiscale: le nuove carte rivelano che, proprio tra il decreto
Biondi del '94 e la perquisizione inglese del '96, il tesoro si è
spostato alle Bahamas, sotto la regia dell'impenetrabile banca Arner.
Solo
nel 2001, dopo altri cinque anni di opposizioni legali della Fininvest,
arriva in Italia la documentazione su altri conti svizzeri. Che svela
la storia delle offshore più strategiche, quelle che pompavano i soldi
dentro la cassaforte All Iberian. E qui comincia l'inchiesta Mediaset.
Le nuove carte raccontano che la perquisizione dello studio Mills fu
depistata: un banchiere della Arner ha portato via 43 scatoloni di
documenti. Dunque, nuova caccia al tesoro, tra Guernsey e l'Isola di
Man. Anche qui sembra sparito tutto, tranne un appunto di cinque righe
con un indirizzo di Londra: il nascondiglio dove nel giugno 2003 vengono
finalmente trovate le carte mancanti. Di fronte ai documenti, Mills
ammette di aver gestito anche le offshore supersegrete. E conferma che
Berlusconi, appena fu indagato, gli chiese di intestarne un paio ai due
figli maggiori, comportandosi da vero padrone.
Queste nuove
casseforti offshore, così ben nascoste, hanno incamerato solo dal 1994
al 1998 la bellezza di altri 368 milioni di euro. La difesa le ha sempre
definite società estranee, che compravano i diritti di trasmettere film
americani e li rivendevano alle tv italiane. Per l'accusa invece erano
solo un trucco (paragonato dai manager al «gioco delle tre carte») che
consentiva a Mediaset di gonfiare a dismisura i costi dichiarati al
fisco italiano. E a qualche furbone di nascondere i soldi nei paradisi
esteri.
Dopo tutte le precedenti sentenze definitive, il nuovo
processo Mediaset doveva solo stabilire chi fosse quel furbone. Partendo
da una confessione. Spaventato dalle indagini inglesi, infatti, Mills
rivela al suo commercialista e nel 2004 anche ai pm milanesi di aver
incassato una tangente di 600 mila euro dalla Fininvest proprio per non
testimoniare che le offshore del tesoro televisivo erano «di proprietà
di Berlusconi».
È allora che si apre l'altro processo per la
corruzione del testimone inglese: Mills cerca di ritrattare, ma viene
condannato in primo e secondo grado, mentre Berlusconi rinvia i verdetti
grazie a leggi incostituzionali. La mossa più astuta è del 2005: la
legge ex Cirielli dimezza i tempi della prescrizione e rende impunibile
la corruzione di Mills. La stessa riforma minimizza anche le accuse del
processo Mediaset: dei 368 milioni scoperti dalle indagini, sopravvive
solo l'ultima fetta di frode fiscale da 7,3 milioni di euro.
Tra
tante sentenze definitive, un dato economico resta assodato: i tesori
delle offshore sono spariti. Anche perché molte indagini si sono fermate
contro muri di gomma: nessuna collaborazione da Hong Kong né da altri
paradisi fiscali. E perfino a Parigi, quando la procura è andata a
cercare due archivi dei contratti di Mediaset, si è sentita rispondere
che uno era andato distrutto da «un incendio fortuito», l'altro da «un
allagamento».
Nell'articolo c'è una data sbagliata,
segnalata da un lettore: il 1994 è l'anno in cui si scopre il nero
pagato per l'acquisto di Lentini che risale al luglio 1992 (P.B)
http://espresso.repubblica.it/googlenews/2013/08/05/news/a-berlusconi-restano-i-soldi-offshore-1.57472
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
USTICA, GHEDDAFI DEVE MORIRE (COSÌ IMPARA A ESPROPRIARE IL PETROLIO TOTAL) - IL RACCONTO DEL SUPERTESTIMONE A PURGATORI, NEL 2013: DUE MIRAGE FRANCESI VIOLANO LO SPAZIO AEREO ITALIANO, SONO ALL’INSEGUIMENTO DEL MIG LIBICO (MA GHEDDAFI NON C’ERA, ERA STATO AVVISATO DAI NOSTRI SERVIZI). UN CACCIA ITALIANO SI ALZA IN VOLO E LI INTERCETTA. QUANDO PARTE IL MISSILE FRANCESE IL MIG SI NASCONDE SOTTO LA PANCIA DEL DC9 ITAVIA, ED È STRAGE – SUL DUELLO AEREO TRA DUE PAESI DELLA NATO, SCENDE IL SILENZIO - I DUE PILOTI DEL CACCIA SONO MORTI NELL’INCIDENTE DELLE FRECCE TRICOLORI A RAMSTEIN NEL 1986…
STRAGE USTICA, IL SUPERTESTIMONE NELLA SALA OPERATIVA: "ECCO COSA SUCCESSE CON IL MIG LIBICO, I DUE MIRAGE E IL TOMCAT" Andrea Pur...
-
Con operazione Blue Moon [1] si intende un'operazione sotto copertura messa in atto dai servizi segreti dei paesi del blocco occiden...
-
Vittorio Malagutti per Corriere della Sera (13 aprile 1999) giorgio magnoni L' indirizzo e' esotico quanto basta per un villaggio...
-
Estratto del libro di Gigi Moncalvo su "Libero" GIANNI AGNELLI GIOVANE Pubblichiamo alcuni estratti dal volume, appena arrivato ...
Nessun commento:
Posta un commento