domenica 6 settembre 2015

Spunta il tesoretto dell'Avvocato

I pm di Milano: occultati all'estero beni di Gianni Agnelli
 di Alessandra Ricciardi 

Un nuovo capitolo nella saga dell'eredità Agnelli. Un capitolo che lascia ancora aperta la porta ai dubbi relativi alla reale consistenza e dislocazione del patrimonio dell'Avvocato, deceduto nel 2003. Questi i fatti: ieri la procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Margherita Agnelli e per l'avvocato Charles Poncet, indagati per tentata estorsione ai danni dell'avvocato Emanuele Gamna accusato, a sua volta, di falso in scrittura privata.
Stando ad una prima ricostruzione della procura, la figlia di Agnelli e Poncet avrebbero fatto pressioni su Gamna, minacciando una denuncia per evasione, perché firmasse un documento in cui riconosceva di aver lavorato non per Margherita, ma a favore di Gianluigi Gabetti e Franz Grande Stevens per pilotare i fondi neri dell'eredità Agnelli verso il figlio di Margherita, John Elkann, oggi a capo dell'impero di famiglia. Chiusa l'indagine, la procura ha chiesto l'archiviazione per Margherita e i due legali. Nell'ambito dell'inchiesta sarebbe emerso un vero tesoretto gestito e custodito all'estero e finora sfuggito alla rendicontazione del patrimonio di Gianni Agnelli: nel novero, due società offshore e una finanziaria riconducibili all'Avvocato. Su cui la magistratura italiana però, a quanto si apprende, non è stata in grado di fare ulteriori accertamenti per la mancata collaborazione, è l'argomentazione addotta, delle autorità locali del Liechstein e della Svizzera. Ma pure in assenza di prove processualmente definite, i pm ritengono «verosimile» l'esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Agnelli, che al momento non è possibile individuare e quantificare, ma che sarebbe comunque più ampio di quello ad oggi conosciuto ai fini dei passaggi ereditari. Così stando le cose, «l'iniziativa giudiziaria promossa da Margherita Agnelli» per ottenere una fetta maggiore di eredità paterna, «non può essere liquidata come una pretesa avventata», scrivono i magistrati, «e non possono escludersi, in linea teorica, accordi tra le persone coinvolte per marginalizzare Margherita Agnelli sul piano economico». I primi indizi conducono gli inquirenti alla Morgan Stanley di Zurigo, su cui graverebbe un conto non inserito nella dichiarazione dei redditi di Agnelli per gli anni di imposta 2002 e 2003 e che ammonterebbe a un miliardo. Altri indizi hanno condotto i pm a Vaduz, dove avrebbero sede fondazioni e società offshore riconducibili sempre all'Avvocato. Dalle indagini sarebbero spuntati anche tre moli sulla costa Azzurra. Insomma, ci sarebbero beni sfuggiti all'eredità ufficiale, tanto da poter far escludere a carico della figlia dell'Avvocato il reato di tentata estorsione. Il procedimento è nato nel 2004, quando la stessa Margherita impugnò l'eredità contestando l'esistenza di altri beni mobili e immobili rispetto a quelli censiti. La madre di John Elkann puntava il dito contro Grande Stevens, Gabetti e Sigrifid Maron, colpevoli, a suo dire, di volerla escludere delle attività del gruppo. Intanto, sempre ieri Gabetti e Grande Stevens sono stati condannati a un anno e quattro mesi nel processo d'appello, a Torino, per l'equity swap di Ifil-Exor, l'operazione finanziaria che nel 2005 permise a Ifil di restare l'azionista di riferimento della Fiat.
Per Gabetti e Grande Stevens, a cui è stata concessa la sospensione condizionale, c'è anche la pena accessoria dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici, alla quale si aggiunge, per Grande Stevens, l'interdizione dall'esercizio dell'avvocatura. Su questo filone, come su l'altro dell'eredità, tutti sono pronti a scommettere che non è affatto finita.

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