Dagonota
Ieri
Marchionne, a Detroit, ha ammesso che Fiat-Chrysler non è affatto
pronta per la fusione con GM, al massimo è buona per essere inglobata da
qualcun altro. Il CEO del gruppo è riuscito a rimborsare ben 3 miliardi
di dollari di debito grazie allo scorporo Ferrari. Ma è anche un po'
una partita di giro: senza il Cavallino, il titolo FCA ha perso
parecchio valore (e continua a perderne nei giorni dopo la quotazione),
quindi i 7 miliardi di debito rimasti pesano ancora molto, troppo, sui
10 miliardi scarsi di capitalizzazione.
Marchionne
dice che ''è importante che io ripulisca la cucina per lasciarla a chi
viene dopo di me'', e ammette che da qui al 2018, quando se ne andrà –
ma anche sulla data di uscita ha cambiato idea molte volte – il lavoro
dai fare sui conti è assai complicato. Se le previsioni degli analisti
''gufi'' si trasformeranno in realtà, il numero di auto vendute crollerà
inesorabilmente nei prossimi anni. E l'unico modo per restare vivi è
tagliare la produzione. E i posti di lavoro...
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
Da
Torino intanto arriva la notizia che l'impulloverato ha comprato una
villa in collina, da dividere con la sua compagna (dipendente Fiat)
Manuela Battezzato.
2.IL FUTURO DELL’AUTO È IN CONDIVISIONE PRESTO LE VENDITE USA SARANNO DIMEZZATE
Paolo Griseri per ''La Repubblica''
Uno
spettro si aggira per Detroit. Lo spettro di Las Vegas, della città
dove la scorsa settimana sono stati presentati i modelli della
“disruptive mobility”, le nuove auto iperconnesse e senza guidatore che
in pochi anni cambieranno il nostro modo di spostarci. Sotto gli stucchi
del Gem Theatre di Detroit, meravigliosa sala liberty di inizio
Novecento, Brian Johnson, analista di Barclays, proietta una slide
shock: nel 1920, meno di un secolo fa, i cavalli in Usa erano 25
milioni.
renzi con marchionne alla quotazione ferrari alla borsa di milano
Nel
1960 erano scesi a 3. La vecchia, cara automobile, farà la fine dei
cavalli? Il salone che si è aperto ieri a Detroit sarà ricordato come
una delle ultime fiere delle carrozze nella storia del trasporto?
Sergio
Marchionne non ci crede: «Gli analisti ci hanno abituato a scenari che
non si realizzano ». Poi però ammette: «Se cambierà il modo di
utilizzare l’auto, verrà modificata anche la geografia della
produzione». Perché se l’auto sarà sempre più condivisa, sempre più
automatica fino ad eliminare il guidatore, se potremmo utilizzarla per
andare al lavoro sapendo che può tornare da sola a casa e prendere
nostro figlio che va a scuola, quell’auto sarà molto più utilizzata. E
dunque ne serviranno molte di meno.
MARCHIONNE ELKANN 3
Gli
analisti come Johnson hanno simulato gli effetti sul mercato Usa: nella
stima più prudente le vendite (che quest’anno sfiorano i 18 milioni)
scenderanno drasticamente a 9,5 milioni. Ma ci sono scenari in cui
crollano addirittura a 6,8. Pessime notizie anche in Europa: «È chiaro
che la riduzione delle vendite inizierà prima nei grandi centri urbani e
prima in America – dice Johnson – ma anche in Europa, dove le città
sono più piccole e le persone sono più attaccate alla loro automobile,
il processo sarà inevitabile».
MARCHIONNE ELKANN
Insomma,
tempi duri per i produttori di auto: «Vorrà dire che quelli che sanno
farle meglio si spartiranno quel che resta del mercato», prevede
darwinianamente John Elkann. Marchionne concorda: «Sarà necessario
ridurre la capacità produttiva installata. Come si vede, tutto va nella
direzione delle fusioni tra costruttori». Poi l’ad invita al realismo:
«Sarà, ma prima di arrivare al futuro dobbiamo risolvere il problema del
presente, e cioè come pagare lo stipendio alle 300 mila persone che
lavorano per noi».
MARCHIONNE ALLA NIAF
Il
presente è fatto di «un 2015 migliore delle nostre aspettative,
eccezionale», garantisce Marchionne rimandando per i dettagli alla
riunione del cda del 27 gennaio prossimo. Quando, promette, «non
cambieremo i target finanziari del nostro piano 2014-2018». Potranno
cambiare invece i target produttivi: Fca potrebbe rinviare il lancio di
alcuni modelli Alfa e non raggiungere i 7 milioni di vendite previste.
«Quel che conta sono gli obiettivi finanziari – sostiene l’ad – non come
li raggiungo».
La
promessa è quella di azzerare in tre anni i debiti del gruppo (oggi a 7
miliardi) «e vedrete che ce le faremo nonostante quelli che Renzi
chiama i gufi e che nel nostro caso ci dicono che non raggiungeremo mai i
target. Abbiamo già compiuto imprese più difficili». Il riferimento ai
gufi non riguarda solo lo scetticismo degli analisti o le critiche di
parte sindacale in Italia: «I gufi sono globali», dice Marchionne
prendendo a prestito la metafora renziana.
Sono,
pare di capire, i gufi di General Motors, quelli che non hanno creduto
al possibile risanamento di Fca e hanno di fatto imposto una strada in
due tappe: prima il risanamento dei conti del Lingotto, poi l’eventuale
fusione.
Implicitamente
rinviando tutto al 2018, quando l’ad lascerà l’incarico: «In questi
anni – scherza – è importante che io ripulisca la cucina per lasciarla a
chi viene dopo di me». Una metafora da Masterchef che ben illustra lo
stato d’animo dell’ad. La prospettiva è quella dei tempi medio lunghi,
tre anni trascorsi a mettere i conti in ordine in vista di una fusione.
Lavoro onorabilissimo e per niente facile con il quadro internazionale
che cambia continuamente. Lavoro che probabilmente può fare solo lui.
Sapendo
che, se ha ragione Johnson, tra non molti anni al posto di Marchionne
in cucina potrebbe arrivare un robot o direttamente un fast food. O, più
tradizionalmente, un manager di General Motors al momento della
fusione.
3.LA DONNA CHE HA NEGATO A MARCHIONNE PERFINO UN CAFFÈ
Nunzia Penelope per ''il Fatto Quotidiano''
La
donna che ha steso Sergio Marchionne ha una frangetta da ragazzina e lo
smalto dark sulle unghie. Nelle foto del suo account Twitter indossa
alternativamente jeans e Converse rosa confetto o rigorosi tailleur neri
con collane Chanel. Sorride molto, di un sorriso dolce.
Deve
aver sorriso anche il 5 gennaio, quando il Consiglio d' amministrazione
della General Motors (Gm) l' ha nominata presidente, sommando la carica
a quella di Ceo ottenuta due anni fa. Una manifestazione di fiducia che
ha messo fine, tra l' altro, all' ipotesi di un accordo con Fiat
Chrysler Automobiles (Fca). Marchionne questa alleanza la inseguiva da
tempo.
Solo che di
mezzo c' era lei: Mary Barra, classe 1961, madre casalinga e padre
operaio alla Pontiac, entrata a sua volta in fabbrica a 18 anni per
pagarsi gli studi di Ingegneria e arrivata fino al vertice del secondo
gruppo mondiale dell' auto.
MARCHIONNE AL MEETING DI RIMINI
Marchionne
l' ha tampinata per un anno, la Barra. Il capo di Fca aveva esordito a
gennaio scorso, annunciando al mondo di aver scelto Gm come partner per
creare un colosso mondiale dell' auto. Subito appoggiato dal premier
Matteo Renzi, che aveva applaudito il progetto.
Barra però ha declinato: "Grazie no, le nostre dimensioni sono sufficienti cosi".
ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN
Dopodiché
ha chiuso le trasmissioni. Marchionne si è irritato parecchio. E forse
anche perché a dire di no era una donna. Lo provano le molte battute
indirizzate alla Barra, difficili da immaginare verso un collega
maschio: "L' ho invitata a cena ma non ci è mai venuta, non ha voluto
nemmeno prendere un caffè con me'', si è lamentato con la stampa
internazionale.
E
ancora: "Non voglio uscire con lei, solo parlare, ma non prende le mie
telefonate, non risponde alle mie email''. E poi: "Puoi dirmi di no, ma
non puoi rifiutarti di discutere''. Infine, al limite dello stalking:
"Ti posso abbracciare gentilmente o con ruvidezza: questo atteggiamento
mi costringe a fare pressione su Gm per obbligarla a discutere".
mary barra
Le
pressioni ci sono state, infatti: sugli azionisti del gruppo, che
Marchionne sperava avrebbero scavalcato la Barra, e perfino sul
sindacato dell' auto americano Uaw, a sua volta azionista attraverso i
fondi pensione, cui l' uomo del Lingotto, nel tentativo di portarlo
dalla sua parte, ha concesso un contratto molto più ricco di quanto
potrebbe mai sognarsi Maurizio Landini.
Ma
non ha funzionato. Per almeno due motivi. Il primo: qui non siamo a
Wisteria Lane, ma nei sobborghi di Detroit, la città più macha d'
America, patria dell' industria più macha del mondo. Mary Barra non è
una desperate housewife, né una quota rosa qualunque. È in Gm da 33
anni, ha iniziato come stagista e l' azienda ha deciso di puntarci: le
ha pagato un Mba (master in business administration) a Stanford, l' ha
fatta crescere, l' ha nominata capo risorse umane, e via tutta la
carriera fino a Ceo.
mary barra general motors
Entra
in carica il 15 gennaio 2014, e appena due settimane dopo Obama la cita
nel discorso sullo Stato dell' Unione: come perfetto esempio di quanto
può l' etica americana del lavoro - "la figlia di un operaio che diventa
capo di un grande gruppo industriale" - ma anche come speranza di
futuro per la Gm, che proprio Obama aveva risanato nel 2009 con 50
miliardi di fondi pubblici, e da cui il Tesoro si era appena ritirato,
consegnando la rinascita nelle mani di Barra.
Il secondo motivo è che negli Usa certe battute da maschio alfa sono mal viste.
Ne
sa qualcosa il New York Times, sospettato di sessismo solo per aver
scritto che Barra è stata nominata chairwoman, invece che chairman:
sottolineare il genere equivale a sminuire l' incarico.
Con
Barra c' è poco da sminuire: Forbes l' ha inserita nella classifica
delle donne più potenti del mondo al quinto posto, dopo Angela, Hillary,
Melinda e Yellen, molte posizioni prima di Michelle, appena decima.
Femminista convinta, ma anche madre di due ragazzi e moglie di un
collega ingegnere, è animatrice di un circolo mondiale di power women -
con Merkel, Melinda Gates, Rania di Giordania ecc. - per sostenere lo
studio delle discipline scientifiche per le ragazze. Il suo stipendio è
di 1,5 milioni di dollari, ma tra stock option e incentivi nel 2014 è
arrivata a 16 milioni.
SERGIO MARCHIONNE E MANUELA BATTEZZATO
Non esattamente una con cui scherzare su telefonate e inviti a cena, insomma.
Infatti,
la storia è finita così: gli azionisti di Gm, dovendo scegliere tra il
duro Sergio e la dolce Mary, non hanno avuto dubbi. Le hanno conferito
la carica di presidente, dotandola di potere assoluto e buttando
definitivamente nel cestino le avances di Marchionne. Che ha dovuto
rassegnarsi: "Se mai ci sarà l' alleanza con Gm, non sarò io a farla'',
ha ammesso. Dimostrando, quanto meno, di capire quando il gioco con una
donna è finito.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/futuro-marpionne-spazzino-devo-ripulire-fca-prima-116494.htm
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