Non sono un costituzionalista ma,
in omaggio all’uomo che qui ce-
lebriamo, un punto di vista non
strettamente accademico, nel senso più
nobile che ci appartiene, può rappresentare
un utile contributo al dibattito. Gli illustri
maestri del diritto che sono a questo tavo-
lo sanno meglio di me che no alla ne
del 1800, inizio 1900, quando si parlava
della nascente scienza costituzionale italia-
na, si diceva che i costituzionalisti italiani
pensano in inglese ma lavorano in france-
se. Naturalmente, questa antinomia è pre-
sente in tutto il libro di Luzzatti. Un libro
molto interessante che inizia osannando
il sistema inglese, il sistema della common
law che vive, nasce e si rafforza in un Pae-
se che non ha una sua data di fondazione.
Beate le nazioni che non hanno una data
che ricorda la loro fondazione! L’Inghil-
terra, ma anche la Francia, non ha questa
data. Anche se alla Francia ne è stata attri-
buita una che ricorda la parte più nobile
e, oggi diremmo, più smagliante della sua
storia anche se non priva di ombre. Il li-
bro è molto interessante e su questo aveva
scritto, anni or sono poco prima di mori-
re, Mario Galizia un interessante articolo
che mirava a ricostituire le fondamenta e
le basi ermeneutiche anche del giovane co-
stituzionalista Luzzatti.
Nell’affrontare questo libro ho seguito le mie passioni cercando di leggere in ligra- na cosa trasmettesse, nel faticoso percorso di costruzione dell’unità nazionale. Luz- zatti è imbevuto di amore per la common law e anche le osservazioni che fa sulla Co- stituzione turca e sulla questione messica- na sono piene, per certi versi, di disgusto per l’elemento monocratico-autoritativo presente in questi sistemi. Non gli piace la costituzione francese del 1791 e non solo perché dietro c’è il “terrore”, non solo per- ché non nasce dagli usi e consuetudini di un popolo, ma perché ne intravede la cadu- cità. In questo libro è chiara, netta la con- traddizione tra i sistemi di civil law ad or-
Nell’affrontare questo libro ho seguito le mie passioni cercando di leggere in ligra- na cosa trasmettesse, nel faticoso percorso di costruzione dell’unità nazionale. Luz- zatti è imbevuto di amore per la common law e anche le osservazioni che fa sulla Co- stituzione turca e sulla questione messica- na sono piene, per certi versi, di disgusto per l’elemento monocratico-autoritativo presente in questi sistemi. Non gli piace la costituzione francese del 1791 e non solo perché dietro c’è il “terrore”, non solo per- ché non nasce dagli usi e consuetudini di un popolo, ma perché ne intravede la cadu- cità. In questo libro è chiara, netta la con- traddizione tra i sistemi di civil law ad or-
dinamento romanico-germanico e di com-
mon law di origine anglosassone. In Italia
la colossale piramide di Vittorio Emanuele
Orlando, che sembrava imperitura, si co-
struisce, mattone dopo mattone, dall’inizio
del penultimo decennio dell’800, quando
lo stesso Orlando comincia ad affrontare il
problema che non è quello della rappresen-
tanza e della libertà, ma è quello dello State
building, quello, cioè, della costruzione del-
lo Stato che non ha più niente a che vedere
con la tradizione inglese e, dunque, con il
tema dello Stato di libertà. È la stessa idea
di Crispi che scioglie le opere di assistenza
perché avverte l’esigenza di avviare un fati-
coso percorso di State building in un Paese
che non era unito, che non aveva una sua
identità se non quella geogra ca. Luzzat-
ti è da tutt’altra parte. Non a caso è stato
sottolineato l’aspetto sulla libertà religiosa.
Luigi Luzzatti, sulla cui opera di costitu-
zionalista sarebbe necessario approfondire
con un attento lavoro storiogra co anche
per recuperare altri suoi studi, si muove in
questo universo con una profonda e spic-
cata originalità. La Costituzione che ha in
mente è una Costituzione che limiti i po-
teri dello Stato e favorisca ciò che nasce
dalla società civile, che lasci la libertà
alla comunità di organizzarsi dal basso.
Il suo ideale di uomo è quello che può
organizzarsi ed organizzare la comunità
alla quale appartiene.
La sua preferenza è per gli ordinamenti giuridici di fatto –come gli statuti delle banche, che altro non sono che ordina- menti giuridici di fatto. Probabilmente, se l’Italia avesse fatto quella scelta, l’av- vento dell’autoritarismo fascista sareb- be stato più dif cile. Uomo eclettico, uomo vario, uomo che organizza lo spirito della comunità, uomo cattolico, sentito modernista. E così, con questa idea, va letto tutto ciò che ha scritto anche sulla libertà religiosa che gli ser- ve a superare l’ordinamento germanico. Uomo aperto allo spirito del tempo, amante della tradizione, patriottico e non nazionalista. Insomma tutto quello che vorremmo fossero i giovani d’oggi: “proprio perché sono uomo a nulla mi nego”.
La sua preferenza è per gli ordinamenti giuridici di fatto –come gli statuti delle banche, che altro non sono che ordina- menti giuridici di fatto. Probabilmente, se l’Italia avesse fatto quella scelta, l’av- vento dell’autoritarismo fascista sareb- be stato più dif cile. Uomo eclettico, uomo vario, uomo che organizza lo spirito della comunità, uomo cattolico, sentito modernista. E così, con questa idea, va letto tutto ciò che ha scritto anche sulla libertà religiosa che gli ser- ve a superare l’ordinamento germanico. Uomo aperto allo spirito del tempo, amante della tradizione, patriottico e non nazionalista. Insomma tutto quello che vorremmo fossero i giovani d’oggi: “proprio perché sono uomo a nulla mi nego”.
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