martedì 29 dicembre 2009

bettino craxi vittima di un paese di ladri?

Andrea Garibaldi per il Corriere della Sera

Il bisticcio, il battibecco, la controversia tra Stefania Craxi e Bobo Craxi è argomento stucchevole, come ogni cosa che duri per troppo tempo, troppo uguale. Un po' D'Alema contro Veltroni, Berlusconi e Di Pietro, Boldi-De Sica. Stavolta, però, c'è di mezzo un tentato omicidio.

«Una volta mia sorella tentò di uccidermi in culla», ha rivelato Bobo in una lunga intervista a Libero. Da Sri Lanka, dove si trova in vacanza, Stefania rifiuta di giustificarsi davanti all'atto di accusa. Bobo invece precisa che «si trattava solo di una battuta». Deve essere vero, dato che, quando lui stava in culla, Stefania aveva 4 anni.

craxi-signorile-formica

Solo che fratello e sorella continuano a far dispute, e fra venti giorni scatta il decennale della scomparsa di Craxi ad Hammamet, dove il leader socialista si autoesiliò, inseguito da Tangentopoli.

Bobo si dice sicuro che il presidente Napolitano invierà un messaggio al Senato il 19 gennaio, per la commemorazione ufficiale. L'entourage di Stefania fa sapere che il presidente della Repubblica dovrebbe ricevere i vertici della Fondazione Craxi, cioè il presidente Stefania Craxi, al Quirinale. «Non so se sia vero - dice Bobo -. L'unica cosa che mi preme, ora, è non mettere in imbarazzo il Presidente». Bobo sostiene che dalla Fondazione lui è stato emarginato, «cacciato».

Bobo accusa la sorella di non aver voluto «una gestione condivisa della figura di mio padre». Poi, ricorda che Stefania ha rotto «un patto morale»: Bobo, l'uomo di casa, avrebbe fatto politica, Stefania avrebbe curato la memoria.

Dall'Estremo Oriente, Stefania fa sapere «che non c'era alcun patto morale». E fa sapere: «Rapporti con mio fratello non ne ho. Ma non voglio creare contrapposizioni. Ognuno a casa sua fa quello che vuole». Insomma: Bobo insiste con questa bega familiare, io lavoro. «E voglio solo celebrare i dieci anni dalla morte di mio padre». Così, per una volta la grintosa Stefania fa la figura della "buona" e il gentile Bobo fa la parte di chi non molla il punto, "cattivo".

C'è una foto, tenera, primi anni 2000: Stefania e Bobo abbracciati, congresso del Nuovo Psi, lei appoggia la testa sulla spalla di lui. A separarli sono stati i caratteri, più che gli episodi. Sempre riguardo a tanti anni fa- i due ragazzi nascono nei '60- c'è la questione di chi fosse più il "cocco" di papà.

Secondo Bobo, Bettino aveva «più complicità» con lui. Secondo Stefania, era lei ad aver ereditato il «carattere forte». Nella sua, precedente, intervista a Libero, lei ricorda che seguiva «con tigna» Bettino presidente del Consiglio e riusciva a infilarsi negli incontri con Gorbaciov, Reagan, Rockfeller. Bobo rammenta con nostalgia una partita del Milan vista assieme al papà e poi due uova al tegamino nella cucina di casa...

CRAXI FAMILY

Nella diaspora socialista lei finì a destra, lui a sinistra. «Mio padre - disse Stefania - ci ha insegnato a riconoscere i nostri avversari: post-comunisti, cattolici integralisti, grande finanza e grandi giornali e stanno tutti a sinistra » . Replicò Bobo: «Nel centrodestra ci sono gli avversari più feroci di generazioni di socialisti: fascisti, post-fascisti, leghisti». Stefania, quando può, rammenta al fratello che fu eletto deputato nel Polo della Libertà (FI più An), anno 2001.

A metà gennaio si troveranno ad Hammamet per i dieci anni dalla fine di Bettino (lui, vivente, non aveva mai permesso litigi e baruffe fra i figli). Magari non si parleranno ma staranno l'uno al fianco dell'altra (o viceversa), come è già capitato, laggiù.

2 - RINO FORMICA, "L'ERRORE DI BETTINO FU L'ESILIO"
Fabio Martini per La Stampa

Il dibattito su Bettino Craxi, che Napolitano ricorderà al Senato, è ripartito in questi giorni. Ecco la testimonianza di Rino Formica, che di Craxi fu ministro.

Non sempre le sue battute micidiali mettevano di buon umore il suo amico e compagno Bettino Craxi, ma di quegli anni in prima linea Rino Formica ha mantenuta intatta l'indipendenza di giudizio. E infatti non è rituale neppure la previsione sulle parole che il suo amico Giorgio Napolitano pronuncerà in occasione delle cerimonie che si svolgeranno in occasione dei 10 anni dalla scomparsa del leader socialista: «Conoscendo il suo proverbiale equilibrio e la profonda onestà intellettuale, credo che dirà parole di verità. E se va al fondo delle cose, esprimerà anche un giudizio educativo sul presente».

i figli di craxi

Nel presente, Silvio Berlusconi si difende dai processi, cambiando continuamente leggi, mentre Craxi se ne andò dall'Italia. Non fu una colpa, tanto più per un uomo che aveva guidato l'Italia?
«Gli dissi: commetti un errore grave verso la comunità che ti ha voluto bene e anche verso te stesso».

E lui?
«Lui mi rispose che non resisteva all'ingiustizia di cui era vittima. Proprio lui, che per carattere e per cultura era abituato a lunghe lotte minoritarie non colse un elemento decisivo: gli altri non avrebbero fatto una rivoluzione. Quella di Tangentopoli era soltanto una rivolta».

Vuol dire che non avrebbero arrestato Craxi?
«Dico che quella non era una rivoluzione, perché le rivoluzioni cambiano l'ordine sociale. All'inizio degli anni Novanta l'ordine sociale era da restaurare e infatti quella fu soltanto una rivolta di Palazzo per restaurare l'ordine».

Insomma, lei pensa che se Craxi fosse restato in Italia, non sarebbe stato «umiliato»?
«Quel che contava era la distruzione della forza del Psi. Una volta raggiunto quel risultato, la guerra finisce».

Craxi è personaggio che resta divisivo, ma negli anni un minimo comun denominatore sembra essersi consolidato: il sistema era corroso, lui ne era uno dei leader ma alla fine il capro espiatorio fu lui. Condivide?
«La sua fu una liquidazione necessaria. Craxi era il punto debole di un nuovo ressemblement che sarebbe nato dalla crisi di direzione politica della Dc e di direzione sociale del Pci. Vedemmo arrivare personaggi dall'America, vedemmo alcuni magistrati che non avevano in mente progetti politici, ma che furono spalleggiati da forze interne ed esterne».

bebo e bettino craxi

Lei tende a «nobilitare» la caduta di Craxi: ma perché in voi non ci fu mai una rivolta verso l'illegalità diffusa, perché cavalcaste questo male italiano, fino ad allora così poco socialista?
«Ma guardi che non è stato l'uso distorto, "improduttivo" dei finanziamenti ai partiti a determinare la catastrofe, la crisi della Prima Repubblica...».

No? Mica bisogna esser giustizialisti per ricordare che allora l'illegalità era diffusa e che i partiti erano onnivori...
«Proviamo a metterla così: se fosse vero che allora la crisi fu determinata da quel problema, negli ultimi 15 anni e ancora oggi il finanziamento degenerato e l'uso personale di finanziamenti illegali avrebbe dovuto portare alla distruzione del sistema non una, ma mille volte!».

In certe pulsioni Berlusconi ricorda Craxi. Fu Bettino, nel 1993, a consigliare a Silvio di entrare in politica, o no?
«Ognuno si racconta la storia a modo suo. Bisogna sempre vedere in che stato d'animo e in che circostanze si dicono certe cose. Magari si dicono a tavola e restano proverbiali. Quel che conta sono i processi reali...».

Lei allude al colpo di grazia che a Craxi diedero la Lega di Bossi, i missini di Fini, il Feltri che coniò "il cinghialone"?
«Sì, ma penso soprattutto ai Tg di proprietà di Berlusconi. Ma lì giocò la paura. All'inizio di Tangentopoli Mediaset fu colta da una crisi logistica. Stava perdendo i punti di riferimento politico-sociali che gli avevano garantito la presenza sul mercato. E si schierarono con quelli che pensavano potessero diventare i vincitori. Oggi quasi tutti scomparsi...».

Mica tanto, la Lega è più che mai in campo...
«Sì, ma ha fatto dimenticare il ruolo che ebbe allora».

Anche Di Pietro è più che mai in campo...
«Sì, ma la sua non è ancora una storia finita...».

In che senso?
«Ho sempre pensato che lui sia un "utilizzato" e che non sia mai stato un "generatore" degli eventi di cui è stato protagonista. Ogni tanto emerge, entra in sonno, poi riemerge. Ora per esempio è attivissimo e si potrebbe immaginare che questo stia a cuore a chi lo muove in qualunque parte del mondo esso si trovi. Ma sono solo supposizioni...».

[28-12-2009]
by dagospia

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