PALERMO - Il funzionario dell'Aisi Lorenzo Narracci, indagato dai pm di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta sulle stragi mafiose del '92, è stato riconosciuto dal pentito Gaspare Spatuzza durante una «ricognizione di persona» come «il soggetto estraneo a Cosa Nostra visto nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell'attentato al giudice Paolo Borsellino». A Spatuzza sono state mostrate più persone, tra cui il funzionario dei Servizi, simili di aspetto, dietro a un vetro. Il pentito non avrebbe avuto esitazioni nell'indicare Narracci, in precedenza già riconosciuto in foto, come la persona vicina a Cosa Nostra di cui aveva parlato nei mesi scorsi.
CIANCIMINO - Anche Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, ha riconosciuto nel funzionario dell'Aisi «l'uomo che in un'occasione incontrò il padre nella sua abitazione». Tra Ciancimino e l'agente c'è stato un confronto: lo 007 ha però negato di avere mai visto Ciancimino e suo padre.
L'INCHIESTA - Narracci, ex funzionario del Sisde tuttora in servizio all'Agenzia per la sicurezza interna (Aisi), è indagato dalla procura di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta sulla strage del '92 in via D'Amelio a Palermo in cui vennero fatti saltare in aria con un'auto-bomba il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque poliziotti di scorta. Il funzionario, dopo la notizia del suo coinvolgimento nell'inchiesta, è stato allontanato dal suo precedente incarico e destinato ad altri compiti all'interno dell'Aisi.
COPASIR - Di Lorenzo Narracci si sarebbe parlato anche in una delle ultime sedute del Copasir, il 13 ottobre, nel corso dell'audizione del direttore dell'Aisi, Giorgio Piccirillo. In quest'occasione - a quanto si apprende - alcuni componenti del Comitato per la sicurezza della Repubblica avrebbero chiesto la rimozione del funzionario dai Servizi e in particolare dall'Aisi. Una rimozione già sollecitata precedentemente, quando a inizio luglio il comitato affrontò il caso di fronte al direttore del Dis, Gianni De Gennaro.
27 ottobre 2010
by corriere.it
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