martedì 2 febbraio 2010

I furbetti del telefonino (L'INNOCENZA SI PAGA!) - Altro che parte lesa, sul dossieraggio selvaggio Pirelli e Telecom sono talmente “innocenti” che patteggiano e pagano la bellezza di 7 milioni e mezzo di euro - E proprio ieri intervista bomba dello spione cipriani: nella Bell, la società Lussembughese di GNUTTI, che controllava parte della telecom, C'era scritto Oak fund: fondo quercia…

1 - L'INNOCENZA SI PAGA

Luigi Ferrarella per "Il Corriere della Sera"
TELECOM tronchetti tavaroli dall Espresso

Centomila euro di profitto del reato, 400.000 di sanzione pecuniaria, 750.000 a titolo di risarcimento del danno a tre ministeri, più i circa 3.000 euro di offerta-standard ai dipendenti schedati al momento dell'assunzione (circa 4,8 milioni): su questa base, complessivamente intorno ai 7 milioni e mezzo di euro, sia Telecom sia Pirelli hanno ottenuto dalla Procura di Milano il consenso all'accordo che, depositato sabato mattina negli uffici deserti per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, farà uscire le due aziende dall'udienza preliminare sul dossieraggio illecito praticato dalla divisione Security negli anni in cui la guidava Giuliano Tavaroli, tra i primi a chiedere già mesi fa di patteggiare 4 anni e mezzo.
Logo "Telecom"

In questo modo, sebbene entrambe le imprese quotate in Borsa non intendano ammettere alcuna responsabilità ma si rappresentino come danneggiate dal comportamento di Tavaroli e degli altri manager della sicurezza aziendale che avrebbero reso vani i modelli organizzativi interni anti illeciti, Telecom e Pirelli chiedono di patteggiare l'accusa di corruzione per la quale i pm Napoleone- Civardi-Piacente ne avevano chiesto nel 2008 il rinvio a giudizio in forza della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per reati commessi dai propri dipendenti nell'interesse aziendale.
PIRELLI

Il dossieraggio illegale con casi anche di intercettazioni non telefoniche ma telematiche, pagato dal 1997 al 2005 con 34 milioni di euro aziendali (11 dei quali sequestrati all'investigatore privato Emanuele Cipriani), si alimentava infatti di molti canali: le risorse societarie utilizzate dalla struttura di Tavaroli per il mercimonio di tabulati telefonici o l'intercettazione di posta elettronica; l'agenzia di investigazione privata di Cipriani; il flusso informativo veicolato da detective privati come Giampaolo Spinelli (ex Cia) e Marco Bernardini (ex Sisde); la pirateria informatica del Tiger Team di Fabio Ghioni in Telecom; le notizie carpite dagli archivi dei servizi segreti grazie ai contatti con 007 (Marco Mancini) e «fonti» italiane (Rossi e Vairello) e francesi (Guatteri); i «profili» stilati dall'ex giornalista di Famiglia cristiana, Guglielmo Sasinini. Ma anche, ed è questa l'origine dell'imputazione di corruzione mossa alle aziende in base alla legge 231, le tangenti pagate a poliziotti-carabinieri- finanzieri per gli accessi abusivi alle banche dati del ministero dell'Interno, della Giustizia e delle Finanze.
Fabio Ghioni

Per riparare le conseguenze del reato, l'articolo 17 della legge 231 chiede che la società indagata risarcisca integralmente il danno, vanti un modello organizzativo che sia riconosciuto come adeguato a prevenire i reati dei dipendenti, si faccia confiscare il profitto conseguito.

È quello che Telecom e Pirelli hanno preferito fare, rinunciando a giocare nel futuro la lotteria delle tante variabili che pezzo dopo pezzo stanno smantellando l'udienza preliminare: la prescrizione che corre e che ha già cancellato i reati fino al 2003; la legge 2007 di distruzione dei dossier illegali, che dopo la sentenza della Corte costituzionale dell'aprile 2009 rende di scarsissima utilizzabilità gran parte del dvd sequestrato a Cipriani con migliaia di dossier; la recente apposizione del segreto di Stato da parte del premier Silvio Berlusconi sulle circostanze richiamate dall'indagato ex numero tre del Sismi, Marco Mancini; e la possibile approvazione della legge sul «processo breve» anche per le aziende, che estinguerebbe un procedimento la cui richiesta di giudizio non è lontana dai 2 anni.
EMANUELE CIPRIANI

Così Telecom e Pirelli hanno ciascuna affrontato 400.000 euro come sanzione pecuniaria misurata dalla legge in un numero variabile di quote societarie, versato 100.000 euro come confisca del profitto delle corruzioni; e con 750.000 euro l'una hanno risarcito i tre ministeri tutelati dall'Avvocatura dello Stato, cifra 10 giorni fa rifiutata ma ora accettata dalla presidenza del Consiglio come indennizzo del danno sia diretto sia da responsabilità per fatto illecito dei dipendenti.

In più, nel pacchetto vanno conteggiati i 2 milioni che Telecom e i 2,8 milioni che Pirelli avevano già offerto ai propri lavoratori come risarcimento (3.000 euro a dipendente) per le schedature di massa operate dalla Security al momento dell'assunzione e per asserite finalità antiterrorismo.

Come effetto collaterale della definizione della procedura sulla corruzione ai fini della legge 231, alle vittime del dossieraggio non resterà che provare a intentare alle società per le quali lavorava Tavaroli una causa civile a parte. Telecom e Pirelli restano invece nell'udienza preliminare solo come parti civili costituite contro Tavaroli e Cipriani per l'ipotesi che costoro si siano indebitamente appropriati di soldi delle società, e come responsabili civili rispetto ad altri reati contestati agli indagati.
marco mancini sismi02 lap

2 - Cipriani al Fatto: "Tronchetti sapeva tutto dei nostri metodi. Ci chiedeva dossier sui politici che doveva incontrare

Peter Gomez per "Il Fatto Quotidiano"

Guardi, funzionava così. Io, quasi ogni settimana, incontravo a Milano Giuliano Tavaroli e gli illustravo il contenuto delle pratiche. Quando il dossier era particolarmente importante, Giuliano nemmeno mi lasciava finire di parlare, che già era al telefono. Come ho raccontato ai pm chiamava la segreteria di Marco Tronchetti Provera o lui direttamente, visto che in azienda era uno dei pochissimi a poterlo fare. Diceva: 'Dottore sono qui con il fiorentino, ha portato l'esito che aspettavamo, vengo subito'. Poi s'incamminava verso via Negri, dove Tronchetti ha l'ufficio, con il dossier sotto il braccio".
marco mancini

Eccola qui la verità del "fiorentino", al secolo Emanuele Cipriani, 49 anni vissuti nell'ombra tra detective privati, servizi segreti e grandi aziende. E anche se viene da un imputato è una verità scomoda. Perché Cipriani, l'uomo che raccoglieva dossier su esponenti del mondo della finanza e della politica - dai Ds a Forza Italia - e che schedava i dipendenti di Telecom e Pirelli, oggi ha un diavolo per capello.

Ce l'ha con Tronchetti che nell'inchiesta sullo scandalo della security della compagnia telefonica era ed è rimasto testimone. Ce l'ha con i magistrati che "non sono saliti di livello". E che, per giunta, gli hanno sequestrato molti milioni di euro considerati frutto di una gigantesca appropriazione indebita ai danni dell'azienda. Denaro che adesso Cipriani rivuole indietro.
Silvio Berlusconi

"Perché - protesta - è come se mi dicessero che quei soldi li ho rubati. Ma io i reati che ho commesso, li ho ammessi. Ladro però, no. Era tutto fatturato. E a ogni fattura corrispondeva un codice numerico che rimandava ad una pratica, ovvero ad una attività che poteva essere: lecita, illecita o parzialmente lecita. Un lavoro di cui, oltretutto i vertici dell'azienda e Tronchetti, che adesso fa persino fìnta di non sapere chi sono, erano perfettamente a conoscenza. I miei committenti erano Pirelli e Telecom. Tra i miei clienti, in qualche caso, ci sono stati lo stesso Tronchetti e alcuni suoi avvocati: è tutto riscontrabile".

D'accordo, Cipriani, le cose staranno pure così. Ma lei come fa a sostenere che Tronchetti fosse al corrente dei metodi usati per raccogliere informazioni? Agli incontri tra lui e Tavaroli lei non partecipava...

Sa che cosa sono i disturbatori d'assemblea?
Aldo Brancher

Sì, azionisti che fanno domande scomode. In qualche caso sono persino dei ricattatori...

Esatto, in Telecom ce ne erano molti. Ma alcuni di loro erano delle brave persone. Gente laureata, preparata che, come mi diceva Tavaroli, Tronchetti pativa. Lo puntavano da anni e spesso con le loro domande lo mettevano in imbarazzo.
Francesca Zaccariotto e Umberto Bossi

E allora?
Beh ogni anno Tavaroli mi chiedeva un aggiornamento investigativo sulla loro situazione. Si andava a vedere se c'era qualcosa di negativo su di loro. Li analizzavamo da cima a fondo.

Questo cosa dimostra?
Mi ascolti. Le racconto un episodio che non ho riferito ai magistrati, anche perche sul punto non mi hanno chiesto niente. Sarà stato il 2003 o il 2004, era comunque l'ultima assemblea da me seguita. Tavaroli riceve una telefonata. È Tronchetti che gli dice "Mi raccomando quello là". Si riferiva a un docente calabrese, Gianfranco D'Atri, su cui c'è un dossier molto particolareggiato. Giuliano mi spiega che "quello il Dottore lo patisce".
Umberto Bossi giovane

E lei cosa fa?
Un'attività pesante. Giuliano diceva: "voglio tutto". In assemblea D'Atri verrà anche controllato di continuo, in gergo diciamo mappato, dagli uomini della security d'accordo con i loro dirigenti e alcuni vertici dell'azienda seduti al fianco di Tronchetti.

Non mi pare un reato.
Sì. Ma io ho un colpo di fortuna. Riesco ad affiancargli una mia fonte. Una persona che mi anticipa quasi tutte le domande che farà a Tronchetti. È un'operazione stile servizi segreti, loro la chiamerebbero un'operazione di manipolazione. Nella notte precendente all'assemblea giro le informazioni a un uomo della security che, come mi viene detto, le veicola a Tronchetti. Il risultato è che il dottore risponde a tutto con tranquillità. Insomma fa una bellissima .figura. Mi spieghi lei come poteva pensare che fossero informazioni ottenute lecitamente?
Giuseppe D'avanzo

Storiaccia. Ma non chiude il cerchio...
Dice? Io mi sono occupato di business che per Pirelli e Telecom valevano molti milioni di dollari. Le richieste d'informazioni "ordinarie" riguardavano di solito i fornitori o gli aspiranti fornitori: facevamo delle analisi per capire se erano affidabili. In altri casi, chiamiamoli " straordinari ", le richieste erano mirate e dirette ali 'acquisizione di notizie anche strategiche per Pirelli e Telecom. A richiederle erano i cosiddetti "clienti interni". I mega dirigenti, spesso della direzione legale o del personale, che ne parlavano con Tavaroli o gli inviavano delle mail che, a volte, mi girava.

E allora?
Questo dimostra che l'azienda era perfettamente al corrente delle modalità, anche illegali, del mio lavoro. E non solo perché Tavaroli mi diceva che le pratiche più importanti e sensibili riguardavano affari che ovviamente Tronchetti seguiva personalmente. Il punto è che venivano spesso raccolte informazioni di natura bancaria e patrimoniale. E visto che il segreto bancario esiste, mi pare che tutti potessero capire che ci si trovava di fronte a qualcosa d'illecito. Per non parlare poi delle schedature di massa...
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Schedature di massa?
Sì, se lo ricorda lo scandalo dei primi anni Settanta sulle migliaia di dipendenti Fiat su cui l'azienda di Torino aveva fatto fare dei dossier?
LORENZO CESA

Certo.
Beh, anche noi avevamo fatto qualcosa di simile. Nelle operazioni Scanning e Filtro abbiamo controllato chi aspirava ad entrare in Telecom e in Pirelli. Controlli anche sui precendenti di polizia. I risultati li mandavo alla security che li girava ai dirigenti del personale.

E i dossier sui politici, invece, a che cosa servivano?
Quello sul sottosegretario alle riforme Aldo Brancher 10 facemmo perché Tavaroli mi disse che il "dottore" doveva incontrare il leader della Lega, Umberto Bossi. E che per questo " Tronchetti aveva bisogno della sponsorizzazione di Brancher". Lui mi spiegò che doveva essere pesante, che doveva sapere tutto di lui. Io così partii da una società off-shore che lo collegava a una serie di operazioni speculative. Da lì sono arrivato andato a finire su di lui.
Lorenzo Cesa - Copyright Pizzi

Ma Tronchetti lesse il dossier?
Quando ne riportai l'esito a Giuliano fu una di quelle volte in cui lui gli telefonò per dirgli "è arrivato il fiorentino, vengo subito da lei". Ma adesso leggo che Tronchetti sostiene di non aver quasi mai visto Giuliano e che Tavaroli si è approfittato della sua fiducia. E il bello è che la magistratura gli ha creduto.

Forse perché Tavaroli nei suoi interrogatori lo ha accuratamente tenuto fuori da tutto. Mentre lo ha tirato in ballo durante sei chiacchierate con Giuseppe D'Avanzo di Repubblica. Si è chiesto il perché di questo atteggiamento da parte di Tavaroli?
Me lo sono chiesto, e non l'ho condiviso. Dico solo che Tavaroli, a distanza di due anni dalle sue dichiarazioni a Repubblica, ha chiesto il patteggiamento e ha chiuso tutto con 4 anni e mezzo di pena. Una pena di fatto già espiata, visto che tre anni sono stati condonati. Insomma forse alla luce del suo patteggiamento la risposta ciascuno se la può dare da solo.
Luigi De Magistris

Cosa pensò quando vide le sue affermazioni?
Dopo aver chiuso il giornale, dissi "Finalmente si è deciso a parlare". Siccome ero contentissimo insistetti con i miei avvocati perché andassero in procura dal dottor Fabio Napoleone a chiedere che cosa sarebbe accaduto. Uno dei miei legali mi riferì la risposta: "Io sono qua, se Tavaroli viene lo verbalizzo". Mi cascarono le braccia...
Luigi De Magistris

Per lei, quindi, non si è voluto indagare a fondo.
Constato quello che è accaduto. Si potevano sentire molte altre persone da me menzionate come a conoscenza del "modus-operandi" nelle aziende Pirelli e Telecom. Pensi solo ai dirigenti che ricevevano i report sul personale d'assumere. Si potevano fare perquisizioni, per riscontrare le mie dichiarazioni. Mi fa poi riflettere il fatto che le registrazioni di alcuni miei interrogatori sui dossier più sensibili politicamente sono state depositate, ma senza trascriverle. Agli atti ci sono i verbali riassuntivi in cui mancano dei nomi che sono quasi certo di avere fatto.

Cosa intende dire?
Le faccio un esempio: il dossier su Lorenzo Cesa, il segretario dell'Udc. Durante un interrogatorio il dottor Napoleone mi dice sorridendo che per certi versi ho anticipato delle situazioni che poi sono emerse nelle indagini di Luigi De Magistris Poseidone e Why Not. Io gli ho risposto, con altrettanta simpatia: "Ha visto perché mi pagavano bene? Perché dicevano che ero bravo". Lui si è messo a ridere. Ma era la verità. La procura però per capire perché mi era stata commissionata l'indagine avrebbe dovuto prendere l'agenda di Tronchetti, come avevo suggerito, mi pare ovvio.
berlusconi dalema colaninno

Anche il dossier Oak, quello su presunti conti esteri dei Ds fu disposto in vista di un appuntamento politico?
No, quella fu un'inchiesta lunghissima. La chiese Tavaroli per Tronchetti in occasione dell'acquisto del pacchetto di maggioranza di Telecom, insomma subito dopo il suo ingresso.
ROBERTO COLANINNO

Tavaroli ha detto a verbale che si era partiti perché si credeva che Oak Fund riguardasse dei dirigenti di Telecom.
No, le dico come è andata. L'ho già detto ma nessuno mi ha creduto. Lui mi chiama e mi dice che devo rientrare dalle ferie "perché il Dottore ha comprato Telecom" . Siamo a fine agosto 2001. Tavaroli ha II Sole 24 ore sul tavolo. Prende la penna e dice guardando la composizione di Bell, la società Lussembughese, che controllava parte del capitale: questi sono loro. C'era scritto Oak fund: fondo quercia. Io dico 'ah bene, è uno scherzo? ', lui mi dice ' no io ho contezza che sono loro. Il Dottore vuole sapere chi ha in casa'. E io esco con l'articolo in mano, chiedendomi: e adesso come faccio a partire?
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Già, come ha fatto?
Come quasi sempre. Dall'inizio, analizzando le notizie su fonti aperte e banche dati accessibili a tutti. Se ci fossero qui i mie faldoni anche lei se ne renderebbe conto. Chiamai a rapporto le mie fonti, tra cui la mia fonte principale per operazioni internazionali, il famoso investigatore inglese "John Poa" e siamo andati avanti gradino per gradino. Abbiamo fatto più di 10 report, con altrettanti schemi riassuntivi, perché il Dottore voleva solo schemi ed "executive summary", Tavaroli me lo diceva sempre. Il lavoro che fai, lo fai bene. Ma i documenti me li metti dietro. Ed è così venuto fuori un sistema finanziario di altissimo livello. Le famose società finanziarie...
MASSIMO DALEMA MISTICO

Il problema, hanno scritto i giornali, è che l'ultimo documento, quello decisivo, è macchiato.
No, non è l'ultimo documento. E' un documento, allegato a uno degli ultimi "executive summary", ottenuto da una fiduciaria estera di un paese off-shore. Ma è su carta intestata e dentro viene lasciato il corpo. Insomma si legge una frase, se ricordo bene, del tipo: secondo la vostra richiesta vi diciamo che dietro questo conto ci sono queste persone. Poi sono macchiate solo le firme degli amministratori della fiduciaria.

Quindi potrebbe essere falso...
Me lo ha detto anche il dottor Napoleone. Ma io gli ho risposto: peccato che negli ultimi report, tra documenti bancari, telex e carta con le firme macchiate ci saranno una trentina di allegati. Ipotizziamo che mi abbiano truffato al 50 per cento, ma mi pare che basti. E poi tenga conto che le mie fonti sono persone con cui ho lavorato per più di dieci anni e non mi hanno mai dato un'informazione sbagliata. Le stesse aziende Pirelli e Telecom ne hanno certificato l'affidabilità.
MASSIMO DALEMA

Che cosa vuoi dire fonti certificate ?
Significa che ci sono stati dei dirigenti costretti alle dimissioni sulla base dei miei dossier. Dirigenti che oggi non si sono costituiti parte civile contro di me. Eppure in quei fascicoli si parla di loro conti esteri; di bonifici bancari oltre frontiera, insomma di infedeltà aziendale. È tutta gente che è stata dimissionata con tanto di lettera di benemerenza di Tronchetti. Insomma, erano Telecom e Pirelli che mi confermavano che le mie fonti erano buone, perché quei dirigenti erano stati visti "in difficoltà" da Tronchetti. E allora, se erano buone quando io facevo cacciare i dirigenti, perché non dovevano essere buone su Oak?

Le polpette avvelenate si vendono anche così...
Certo, però io ho trenta allegati....

Solo che ora nessuno per legge può indagare per sapere se il contenuto dei dossier era falso o meno. Nel 2006 il parlamento con una legge bipartisan ne ha ordinato la distruzione..
Interviene Francesco Caroleo Grimaldi, avvocato di fiducia di Cipriani, assieme a Vìnicio Nardo: "Sulla base dei dossier non si può aprire un'indagine. Ma sulla base delle dichiarazioni del nostro assistito si. E infatti ci lascia interdetti che oggi si colpisca l'autore delle investigazioni e che viceversa restino immuni chi ha dato l'incarico delle investigazioni e i soggetti destinatari di ipotesi di reato oggetto delle investigazioni". Cipriani continua: "Io penso che se era difficoltoso fare le verifiche sull'estero, c'era abbondante materiale su persone fisiche e societarie italiane che avevo individuato come fiduciari italiani, alcuni dei quali addirittura lombardi. Queste cose andavano verificate."
IL GRANDE VINCITORE BAFFINO MASSIMO DALEMA

Credo di sì, anche se in procura spiegano che i fatti contenuti nel suo dossier non erano recenti. E che l'eventuale ipotesi di reato, la violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, era già caduta in prescrizione. Comunque, Cipriani, le informazioni sui Ds a che servivano?
Tavaroli diceva che le avrebbe gestite il dottore nelle sue attività romane. Perché Telecom, sosteneva, era un patrimonio romano ed un "feudo " di una certa area politica. Io ne prendevo atto e pensavo che loro volessero sapere come gira la musica per avere argomenti di interlocuzione.

Un ricatto?
In carcere i magistrati mi hanno chiesto: "ma voi chi ricattavate?". Ho risposto io nessuno e sfido chicchessia a dire se è mai stato ricattato da me. Le pratiche non erano per me, ma per chi le commissionava: lo chieda a loro. Comunque io, con tutto quello che penso di Tronchetti, sono convinto che non sia un ricattatore. Certo, però, che conoscere le notizie serve: si dice da sempre che l'informazione è potere.
IL GRANDE VINCITORE BAFFINO MASSIMO DALEMA

Lei aveva anche legami di amicizia e lavoro con Marco Mancini, il capo del controspionaggio...
Sì, da quasi trent'anni. Ma su questo, oggi, c'è il Segreto di Stato. Posso dire, come ho già fatto con la procura, dopo aver chiesto ai magistrati che s'informassero se potevo rispondere, che ho fatto delle attività per conto del Sismi. A verbale ho parlato di due operazioni perché ritenevo, e ritengo, che non ponessero problemi si segretezza anche se erano riservate. Del resto non ho parlato. Comunque la mia collaborazione col servizio risale all'epoca del colonnello'Umberto Bonaventura. Era un supporto finalizzato all'attività informativa, operativa e logistica italiana ed estera. Il mio interlocutore di solito era Mancini anche perché io avevo delle fonti che lui non aveva.

Così tra legge che impone la distruzione dei dossier, il segreto di Stato, i silenzi di Tavaroli e quelli della stampa di queste storie nessuno parla più...
I poteri forti esistono. Quando Tavaroli, nelle sue dichiarazioni a Repubblica ha descritto il network "romano" che può influenzare strategie e decisioni di rango politico ed economico, sulla base di quanto mi narrava, ritengo avesse ragione. Tronchetti ha giocato bene le sue carte. Ha trovato i canali attraverso cui poteva essere ascoltato. La situazione è questa. E il fatto che sia diventato vice-presidente di Mediobanca dopo aver lasciato Telecom, per me, la dice lunga. Comunque facciano come credono.

A me importa solo che non mi facciano passare per un ladro. Le mie società non erano una cartiera, non facevano fatture false. Lavoravano per Pirelli, Telecom e per le migliori industrie italiane, con un portafoglio clienti di tutto rispetto. E io oggi voglio solo indietro quello che mi spetta.



[01-02-2010]
by dagospia

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