martedì 9 febbraio 2010

JAKI REGISTA INVISIBILE - DALLA DISTRIBUZIONE DEI DIVIDENDI ALLO SCONTRO FIAT-GOVERNO SUGLI INCENTIVI, C’E’ LA STRATEGIA DI JOHN ELKANN – L’ASSE TRA LUI E MARPIONNE È SEMPRE PIÙ SOLIDO E INTERNAZIONALISTA (VERSO LA CINA) – MA IN CASA AGNELLI LA COSTRUZIONE DEL POTERE PASSA ANCHE DAL FUTURO DELLA JUVE:

Stefano Feltri per "il Fatto Quotidiano"
ALAIN E JOHN ELKANN

Nella partita di questi giorni tra Fiat e governo, i ruoli sono abbastanza definiti. All'amministratore delegato Sergio Marchionne spetta quello del poliziotto cattivo - chiudiamo Termini Imerese, gli incentivi non ci interessano - mentre il presidente Luca di Montezemolo è il poliziotto buono, che cerca di salvare i rapporti con la politica di cui il Lingotto continuerà ad aver bisogno.
JOHN ELKANN E FIGLIO

Alle loro spalle, più regista che spettatore, silenzioso ma presente, c'è il grande azionista: John Elkann, vicepresidente di Fiat. E Marchionne non perde occasione per ricordare che sta agendo in piena sintonia con la proprietà, lo ha fatto anche nella lunga intervista concessa al giornale del gruppo, "La Stampa", giovedì scorso: "C'è una collaborazione stretta e continua, soprattutto con John Elkann, e penso siano soddisfatti di quello che la squadra sta facendo".

IL DIVIDENDO
Per capire il ruolo di Elkann in questa fase bisogna partire da una scelta tattica che è stata letta in Italia come un errore di comunicazione (a cui l'intervista di Marchionne ha cercato di porre rimedio). Lunedì 25 gennaio il consiglio di amministrazione Fiat annuncia di aver chiuso l'anno 2009 con una perdita netta di 848 milioni di euro ma che, nonostante questo, e nonostante un indebitamento netto a 4,4, miliardi, verrà distribuito un dividendo complessivo di 237 milioni.
MArchionne Fiat

Due giorni dopo Marchionne mette in cassa integrazione 30 mila dipendenti del gruppo per il calo della domanda a gennaio. Non c'è nessuna relazione con la crescente tensione con il governo sul rinnovo degli incentivi alla rottamazione - sostiene il top manager Fiat - ma è una fisiologica reazione a un'inevitabile abbassamento degli ordini, visto che molti potenziali clienti hanno anticipato l'acquisto per sfruttare gli incentivi scaduti a dicembre.
Marchionne

La concomitanza dei due eventi - dividendo e cassa integrazione - contribuisce a far infuriare gli operai che in alcuni stabilimenti, soprattutto Termini Imerese, organizzano scioperi spontanei. Si dice che Elkann avesse bisogno di quei soldi per sostenere i conti della Juventus, per ridistribuirli tra i diversi rami della famiglia che già l'anno precedente non avevano incassato nulla.
Montezemolo

All'Exor, la finanziaria che controlla la Fiat, camera di compensazione degli eredi Agnelli di cui Elkann è presidente e che incasserà 67 milioni dei 237 del dividendo, danno un'altra spiegazione. Marchionne - come ha detto anche alla "Stampa" - sta per invadere gli schermi americani durante il Superbowl con gli spot delle nuove Chrysler. Quindi aveva bisogno di lanciare un messaggio di ottimismo ai mercati finanziari che ancora non sono del tutto convinti che l'espansione internazionale del Lingotto - rimasta monca dopo aver perso l'Opel - si rivelerà davvero un successo.

Meglio quindi scontentare un po' i dipendenti italiani, qualche ministro e persino Silvio Berlusconi (che, caso raro, ha polemizzato direttamente con Marchionne) perché la Fiat deve far capire che ormai è davvero un gruppo globale e, semplificando,ragiona più guardando a Detroit che a Termini Imerese. Quindi può permettersi di pagare il dividendo anche quando è in perdita.
Berlusconi alla camera - con capelli - 27 gennaio

LA CINA
John Elkann, da presidente Exor, sostiene in prima persona la linea di apertura internazionale della Fiat. Chi lo conosce racconta che è sempre più spesso in Asia, quasi sempre in Cina. Viaggi di lavoro che da Torino definiscono con diplomatica vaghezza "esplorativi", negli interessi tanto di Exor che di Fiat. I primi risultati degli interessi asiatici di Elkann (sta pensando di far studiare cinese al figlio Leone) si sono visti a luglio quanto Fiat ha siglato una joint venture con la Guangzhou Automotive Company per la produzione di 140 mila vetture e 220 mila motori all'anno, un investimento da 400 milioni di euro nello stabilimento di Changsha, provincia dello Hunan, operativo dall'autunno 2011.
CONCESSIONARIA CHRYSLER

Non si tratta soltanto di attenzione al mercato più importante del prossimo decennio, ma anche della consapevolezza che in Italia avviare nuove iniziative è sempre più difficile (Marchionne aveva provato a immaginare la produzione della nuova Small in Sicilia, ma ha dovuto rinunciare, Termini Imerese non aveva speranza). L'asse tra Elkann e Marchionne, quindi, è sempre più solido, cementato intorno alla comune linea internazionalista.
y 2bag41 john elkann

Anche perché Marchionne ha superato quella che nei corridoi del Lingotto chiamavano "l'ultima tentazione di Sergio", dal film di Martin Scorsese su quella di Cristo: la carica da vicepresidente non esecutivo della disastrata banca svizzera Ubs che Marchionne ricopre dalla fine del 2008. Per un po' il manager italo canadese ha coltivato l'ipotesi di lasciare Fiat nel 2010 e tentare un altro risanamento impossibile, poi ha capito che dopo l'accordo con Chrysler Torino rimaneva più interessante di Zurigo.
y 2bag10 john elkann

GENERAZIONI
L'esterofilia di Elkann non implica però il disinteresse verso l'Italia, non soltanto per l'attenzione con cui segue il suo business editoriale (soprattutto La Stampa, un po' meno il Corriere). Se il nonno Gianni Agnelli voleva fornire all'Italia l'hardware delle fabbriche, Elkann ha l'ambizione di lavorare sul software. Per questo ha trasformato la fondazione intitolata all'avo Giovanni Agnelli in un istituto con un unica missione: fare ricerca sulla formazione, nella più ampia accezione inglese di "education". Il 24 febbraio la fondazione presenterà il rapporto 2010 al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.
agnelli romiti tribuna juve

Lo scrittore Leonardo Colombati ha pubblicato per Mondadori un romanzo sulle ultime ore di Gianni Agnelli, "Il Re", ma di John Elkann non si è ancora occupato: "La sua è una generazione meno interessante che vive in tempi meno interessanti". E John sembra avere la capacità di attraversare indenne anche le più "interessanti" tra le recenti storie di famiglia.
agnelli juventus giamp boniperti

Dalle accuse della madre - Margherita - ai suoi mentori professionali, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, di aver tenuto nascosto un tesoro estero dell'Avvocato, al processo equity swap. L'internazionalità di Elkann lo ha salvato infatti dal peccato originale della nuova Fiat, l'operazione illecita (Consob l'ha sanzionata) con cui nel 2005, grazie a un accordo tenuto segreta al mercato, l'Exor guidata da Gabetti riesce a conservare il pacchetto di maggioranza della Fiat al momento in cui le banche convertono in azioni i loro crediti. Il reato contestato riguarda il comunicato alla Consob scritto il 24 agosto 2005 con cui la finanziaria degli Agnelli diceva di non aver approntato alcuna manovra difensiva.
GIANLUIGI GABETTI

Quel giorno Elkann non era in Italia e quindi non può aver partecipato alla redazione del comunicato, e poco importa se forse era informato dei fatti. Penalmente non è rilevante. Il 30 marzo si arriverà alla sentenza di primo grado. E anche se il suo mentore Gabetti sarà condannato, per Elkann non cambierà nulla: ha già ereditato da lui la presidenza della finanziaria.
fiat08 franzo grande stevens lap

LA JUVE
Nei complessi equilibri interni alla galassia Agnelli è forse più rilevante la data dell'undici luglio, quella della finale dei mondiali di calcio in Sud Africa. Il giorno dopo Marcello Lippi lascerà la nazionale che oggi allena e sarà pronto a tornare nella sua società di sempre, la Juventus presieduta da Elkann. A quel punto John, che oggi ha imposto come tecnico provvisorio Alberto Zaccheroni al posto del fallimentare Ciro Ferrara, dovrà decidere che fare.

Rimettere al suo posto l'allenatore di Calciopoli (questa volta come direttore tecnico), tuttora sponsorizzato da Luciano Moggi (che tifa anche per una presidenza affidata ad Andrea Agnelli, figlio di Umberto), oppure marcare la cesura con il passato scegliendo come nuovo uomo forte della Juve 2010 una personalità più internazionale come Rafael Benitez, attuale allenatore del Liverpool? In casa Agnelli la costruzione del potere passa anche da queste cose.



[08-02-2010]
by dagospia

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