Marco Ferrante per "Il Riformista"
Mario Pirani e Marco Benedetto - Copyright Pizzi
Dice Marco Benedetto, già amministratore delegato della Stampa e del gruppo l'Espresso, il quale nelle sue molte vite è stato anche capo ufficio stampa della Fiat dal 1976 al 1981 che non sa se l'iniziativa di Sergio Marchionne disposto a dire no agli incentivi segnerà una svolta epocale:
«Ma nella storia della Fiat non è la prima volta che il gruppo torinese si tiri fuori da una situazione difficile senza aiuti. È già successo nel 1980 con la marcia dei 40.000». Benedetto era un uno degli uomini della prima linea Fiat di quel momento, «fu un'azione voluta da Ghidella, con Annibaldi e Callieri, poi il merito se lo prese Romiti».
Marco Benedetto
I rapporti tra Stato e Fiat sono sempre stati complessi. «E' vero - dice che il fatto che la Fiat abbia superato l'attacco dei giapponesi negli anni Settanta e Ottanta fu dovuto a norme protezioniste, che peraltro costarono alla Fiat una perdita di capacità concorrenziale. Ma il modo in cui lo Stato si occupava della Fiat era schizofrenico, disordinato, e anche punitivo.
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La Fiat era ricca e monopolista e l'auto era un settore da spremere. Il bollo come nuovo macinato, secondo Nicola Tufarelli, capo dell'auto prima di Ghidella. Era un rapporto conflittuale. A un certo punto, con l'inflazione molto alta, il governo bloccò il prezzo di vendita delle auto per un paio d'anni. C'era di mezzo un po' di politica. I democristiani erano convinti, sbagliando, che Agnelli fosse il vero proprietario dell'Espresso, attraverso Caracciolo».
npra37 monica annibaldi filippo del drago
Se Benedetto dicesse queste cose in un'assemblea di piccoli imprenditori del nord-est, non sarebbe accolto con pacche sulle spalle. Benedetto osserva: «Infatti io non sono in un'assemblea del nord est, e comunque farei notare che persino la marcia dei quarantamila che cambiò la storia delle relazioni industriali - cioè la cornice in cui si organizza un sistema economico, fu ostacolata dal ministro del lavoro democristiano, Franco Foschi, il quale stava dalla parte del sindacato».
UNA QUASI BOTTA DI SONNO PER CESARIONE ROMITI agnelli gianni7
Al momento in cui trascriviamo la conversazione il giornale telematico di Benedetto, Blitzquotidiano, non dà molto credito alla storia della fine degli incentivi, terza notizia di economia. La sua opinione e che per adesso «è solo un rapporto dialettico, negoziale, il governo ce l'ha con la Fiat perché la Fiat bulleggia. D'altro canto la questione Termini Imerese da cui è nata la discussione sugli incentivi è cominciata non ora, ma un anno fa con l'operazione Chrysler. Era chiaro che sarebe andata a finire così, ma il governo non c'era, non ha seguito la crisi del settore auto con la stessa attenzione per gli stabilimenti nazionali della Merkel o di Sarkozy».
Come le sembra la relazione tra la Fiat e l'Italia? «Meno penetrante di com'era vent'anni fa. Non è più un mito. Quando venni a Roma per la campagna elettorale di Umberto Agnelli la gente pensava che la Fiat fosse la luna».
[05-02-2010]
by dagospia
sabato 6 febbraio 2010
"IO LA FIAT LA CONOSCEVO BENE" - MARCO BENEDETTO RICORDA: "I rapporti tra Stato e Fiat sono sempre stati complessi I democristiani erano convinti, sbagliando, che Agnelli fosse il vero proprietario dell’Espresso, attraverso Caracciolo - la marcia dei 40.000 - fu un’azione voluta da Ghidella, con Annibaldi e Callieri, poi il merito se lo prese Romiti - - LA FIAT Non è più un mito"....
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