Felice Cavallaro per "il Corriere Della Sera"
Da sinistra Colonnello Gargiulo - contrada - colonnello fausto del vecchio - di pietro il comandante vitagliano
Non è solo l'ex segretario di Italia dei Valori Mario Di Domenico a custodire alcune delle foto scattate nella caserma dei carabinieri di Roma il 15 dicembre 1992 con Antonio Di Pietro e Bruno Contrada vicini. Perché proprio l'ex numero tre del Sisde arrestato per mafia nove giorni dopo ne ha trovato sette in un cassetto di casa, a Palermo. E ce n'è pure una in cui di spalle compare l'«americano», Rocco Mario Modiati, l'agente della Kroll Secret Service collegata alla Cia, ancora in servizio all'ambasciata Usa di via Veneto.
Colonnello GArgiulo Tommaso Vitagliano e Bruno Contrada Di schiena mentre gesticola Rocco mario modiati, gargiulo, FAusto del vecchio e francesco d'agostino.jpg contrada, di pietro, vitagliano, col conforti, fausto del Vecchio, In piedi francesco d'agostin
Eccolo mentre, tutt'intorno, ufficiali dell'Arma e vertici dei servizi segreti sorridono verso l'obiettivo. A differenza di Di Pietro che, rilassato e quasi divertito, ascolta proprio Modiati, arrivato con una targa del Servizio statunitense per premiare il magistrato più determinato del pool Mani Pulite, quel giorno a Roma con il suo fidato collaboratore dell'Arma, il maggiore Francesco D'Agostino, per la notifica dell'avviso di garanzia a Bettino Craxi.
Contrada sta ai «domiciliari» per ragioni di salute, scontando una condanna definitiva e parla attraverso il suo avvocato catanese Giuseppe Lipera, pronto a mostrare foto «innocenti», come ripete l'ex 007, guardando però le istantanee con amarezza perché dietro il sorriso di quella sera, spiega, c'è la rabbia dell'umiliazione: «Il 7 dicembre mi avevano sospeso dal Sisde ed ero rientrato in polizia...». Lo status di «sospeso» potrebbe acuire le polemiche suscitate dalla pubblicazione delle prime foto sparite dalla circolazione dopo l'arresto dello stesso Contrada e riapparse adesso in vista di un libro d'attacco scritto da Di Domenico contro il suo ex amico Di Pietro.
Di Pietro e Contrada a cena nel 1992 - Da sinistra, il colonnello dei carabinieri Gargiulo, Bruno Contrada, Antonio Di Pietro, il generale Tommaso Vitagliano, il colonnello Conforti e il colonnello Fa
Il provvedimento di sospensione doveva essere ovviamente noto ai colleghi di Contrada, ai capi dei servizi, certamente a tanti ufficiali riuniti quella sera dal comandante del reparto operativo Tommaso Vitagliano. Tutti stupiti dall'atteggiamento dell'amministrazione, come lo saranno poi al momento dell'arresto, increduli davanti alle accuse di due pentiti contro il collega e il giudice Domenico Signorino, pm al maxi processo, per questo già suicidatosi il 3 dicembre.
Quell'evento drammatico aveva scosso gli apparati, mentre l'Italia, oltre che sul fronte antimafia, accendeva attenzioni internazionali anche per le scosse dell'inchiesta Mani pulite. Un vortice. Montavano tensioni e ansie. Ma quella sera, alla mensa della caserma di via In Selci, è il momento degli auguri. E Contrada, chiamato come Di Pietro pure per il saluto ufficiale al microfono, siede accanto all'ospite d'onore.
da sx Andrea Arcai-Colonnello Turchi-Alessandra Casali-Narcisa Brassesco-Alessandro Casali-Caterina Balivo-Stefano Saglia
«Ma fu tutto casuale» assicura il funzionario. «Io ero seduto accanto a Vitagliano e, quando arrivò, cedetti il mio posto a Di Pietro che mi chiese "Ma lei che grado ha nei carabinieri?". Spiegai di essere un questore. "Allora siamo colleghi", sorrise pensando a quando era poliziotto».
dipietro contrada
E Modiati? «Non saprei se si conoscessero, forse sì, forse no. La targa premio? Non so. Anch'io ho i diplomi firmati George Bush senior. I servizi americani sono molto attenti al nostro lavoro. E in quel caso premiavano le operazioni da noi fatte contro le fabbriche di dollari falsi». Perché Di Pietro? «Io non parlo di quello che non so» ripete a Lipera. «La Cia interessata aMani pulite? I servizi seguono tutte le vicende politiche degli altri Stati. Difficile che fossero distratti sul punto. E' prassi normale. E la Kroll in particolare si occupa di tutela del presidente, protezione del dollaro e attività economiche».
[08-02-2010]
by dagospia
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