Vittorio Malagutti per Il Fatto
CRAGNOTTI
A sette anni dal crac, più di otto da quando non venne rimborsato il primo bond venduto a migliaia di risparmiatori, è cominciato ieri con la requisitoria dei pm l'ultimo atto del processo Cirio. Alla sbarra 35 imputati. Tra loro il patron del gruppo alimentare, Sergio Cragnotti con moglie, figli, genero. E poi manager e banchieri che per anni, secondo la ricostruzione dell'accusa, hanno condotto la danza infernale delle perdite e dei debiti. Un nome su tutti spicca nella lunga lista dei presunti complici di Cragnotti. È quello di Cesare Geronzi, ora al vertice delle Assicurazioni Generali, mentre all'epoca dei fatti, cioè dal 1998 al 2003, era presidente di Banca di Roma (poi Capitalia).
Geronzi è chiamato a rispondere dei reati di concorso in bancarotta distrattiva e preferenziale. Vuol dire che il banchiere romano, insieme a Cragnotti e ad altri dirigenti della Cirio, avrebbe dirottato centinaia di milioni di euro dalle casse della disastrata azienda alimentare a quelle della Banca di Roma. L'obiettivo, ovviamente, era quello di recuperare i crediti prima del prevedibile crac del gruppo di Cragnotti.
CRAGNOTTI GERONZI SOLE24ORE
Tra gli imputati c'è anche Gianpiero Fiorani, il pluricondannato ex presidente della Popolare di Lodi, un'altra banca esposta verso il gruppo dichiarato fallito a fine 2003. La velocissima ascesa di Cragnotti, un ex manager della Montedison dei Ferruzzi, venne finanziata soprattutto dall'istituto capitolino. "Almeno il 40 per cento dei prestiti elargiti a Cirio nel corso degli anni provenivano dalla Banca di Roma", ha ricordato ieri il pm Gustavo De Marinis.
I difensori di Geronzi hanno sempre respinto tutte le accuse, sottolineando, tra l'altro, che il banchiere non avrebbe mai personalmente preso alcuna decisione, perchè non aveva poteri operativi nella banca di cui era presidente. I pm invece si basano su una serie di documenti, tra cui alcuni verbali delle riunioni del comitato esecutivo, di cui Geronzi faceva parte. In quei verbali viene tra l'altro esaminata la grave situazione della Cirio e si descrivono operazioni finanziarie poi messe sotto accusa dai pm.
CESARE GERONZI
Correva l'anno 1999 e Cragnotti era sotto i riflettori, circondato dall'entusiasmo generale (romanisti esclusi) perché aveva portato la sua Lazio in Borsa (prima squadra di calcio in Italia) e poi allo scudetto. Nel frattempo, però, la galassia delle sue aziende, comprese le holding nei paradisi fiscali, era assediata dai debiti e rischiava seriamente il tracollo.
Fu allora che prese il via una girandola di operazioni finanziarie che, nella ricostruzione dei pm, servivano a niente altro che ad allungare l'agonia di un gruppo ormai condannato al fallimento. Tra gli affari sotto accusa c'è la vendita nel 1999 alla Parmalat di Calisto Tanzi della Eurolat e poi i giochi di sponda sulla Cirio, passata dapprima sotto il controllo della holding brasiliana di Cragnotti e dopo poco girata a quella lussemburghese.
CALLISTO TANZI
Il gran finale arriva nel 2000 quando Cirio incomincia a piazzare sul mercato bond per un totale di 1,125 miliardi di euro. Una montagna di titoli che furono venduti ai risparmiatori con l'assistenza del sistema bancario, tra cui alcuni degli istituti che maggiormente avevano finanziato il gruppo alimentare negli anni precedenti come Banca di Roma, San Paolo Imi (poi fusom in Intesa) e Popolare Lodi.
PARMALAT
In questo modo, come hanno ricostruito le indagini, il rischio della sempre più probabile insolvenza delle aziende di Cragnotti si è trasferita dalle banche agli acquirenti delle obbligazioni emesse in Lussemburgo. Almeno 11 mila investitori hanno comprato i bond targati Cirio tra il 2000 e il 2002. Nel 2003 arriva il fallimento e quindi il commissariamento del gruppo.
GIANPIERO FIORANI
Da allora i risparmiatori hanno ricevuto in media rimborsi non superiori al 10 per cento del capitale investito. Nel frattempo Cragnotti, rinviato a giudizio nel 2007 dopo alcuni mesi di carcere preventivo, ha fatto in tempo pubblicare un'autobiografia e ad candidarsi alla presidenza della Lega calcio. Geronzi, coinvolto anche in un filone del processo Parmalat, ha invece spiccato il volo verso Mediobanca e le Generali.
Le eventuali richieste di condanna arriveranno tra meno di una settimana, mercoledì 2 marzo, quando si concluderà la requisitoria dei pm Tiziana Cugini, Guastavo De Marinis e Rodolfo Sabelli. La sentenza, forse, a maggio.
by dagospia
sabato 26 febbraio 2011
NON DITE ALLO SCARPARO CHE IL PROCESSO PER IL CRAC PARMALAT ARRIVA A CONCLUSIONE (SENTENZA ATTESA PER MAGGIO), GRANDE IMPUTATO GEROVITAL GERONZI CHIAMATO A RISPONDERE DEL DIROTTAMENTO DI CENTINAIA DI MILIONI DI EURO DALLE CASSE DI TANZI A QUELLE DELLA BANCA DI ROMA, PRIMA DEL CRAC DI CRAGNOTTI - ECCO PERCHÉ SI DEFILÒ IN TEMPO DALLA PRESIDENZA MEDIOBANCA: UNA CONDANNA LO AVREBBE COSTRETTO ALLE DIMISSIONI...
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